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Letteratura tedesca I – Cermelli aa 2016/17 (appunti)

Sturm und Drang (tempesta e spinta)


Inizia nel 1770 con l’incontro tra Goethe e Herder a Strasburgo, il quale permette a Goethe di
conoscere i classici come Omero, Shakespeare e i canti popolari. Prende il nome dalla tragedia di
Klinger ma viene a crearsi il movimento con i saggi critici di Herder “Von Deutschland Art und
Kunst”, dove scardina del tutto l’idea di saggio politico, proponendo l’arte come modo di vivere e
si cita per la prima volta il termine “tedesco” (“deutsch”), in un momento in cui ancora non si
aveva un’identità nazionale. Il movimento si concluderà nel 1776/78 quando Goethe viene assunto
come precettore del futuro principe e, con il cambiamento del suo stile di vita, il movimento arriva
al suo termine. Si sviluppa in un periodo di provvisorietà politica e di atteggiamento supino da
parte delle diverse classi sociali:

 Nobiltà vista come parassita, che vivono nell’oziosità e nella loro vita frivola, i quali imitano
i francesi corrotti
 Borghesia classe indipendente che però cerca di somigliare alla nobiltà, è vista con simpatia
ma viene anche criticata
 Popolo incorrotto dalle inquietudini del tempo, sono simbolo di verità e sono molto
credenti.
Importante opera è il “Deutsche Misere” di Heine, che vede la classe borghese sottoposta al
potere aristocratico ma non compie nessun tentativo nel modificare questa situazione; il popolo è
passivo, si ribellò solo individualmente ma in modo banale. Critica inoltre la cultura francese,
elegante ma piatta e pone in antitesi l’uomo e la società. Il movimento nasce come progetto di
rinnovamento antropologico e come tentativo di creare un nuovo linguaggio poetico. Il periodo
illuministico, il quale propone un pensiero critico sulla realtà, nutre il movimento ma non lo
influenza, di fatti si distacca dall’assolutizzazione razionalista. Riprende, anche se marginalmente,
diverse correnti:

 Empfindsamkeit (sentimentalismo) tipico francese con Rousseau, ripreso in un primo


momento da Klopstock. Fondamentale il triangolo filadelfico, che vede un rapporto di
amore-amicizia tra uomo e donna, ma anche di fratellanza, dove le passioni sono nobilitate
e controllate.
 Pietismus (pietismo) il quale nasce come protesta dell’ortodossia religiosa alla fine del ‘700,
in un momento in cui si sente il bisogno di maggiore spiritualità. Si basa sul colloquio
personale dell’anima con Dio, il quale s’è fatto uomo e viene visto come un fratello che ha
da condividere qualcosa con l’uomo. Inoltre, critica l’Ancient Regime, in una nuova visione
che, da un lato, promuove una comunità di eguali basata sull’amicizia e dall’altro una
comunità appartata che segue regole proprie che si autoesclude in un centro ideale
rappresentato dalla “hütte” (capanna). Si privilegia l’interiorità ma si ha un’accettazione
passiva del mondo circostante che è ingiusto. Con questi presupposti i generi letterari
prevalenti sono: autobiografia (Selbstbiographie), lettera (Brief), romanzo epistolare
(Briefroman), diario (Tagebuch).
Il movimento si nutre di tutti questi movimenti ma rappresenta anche una rottura. Parla
principalmente di “Schwärmerei” (entusiasmo) che rappresenta la malattia del secolo
dall’introduzione della riforma protestante. È visto come un comportamento ereticale, richiama il
movimento che fanno le api che si muovono in modo disordinato, rappresentano le idee e i
pensieri che escono dalla testa dell’intellettuale, le quali sono incoerenti. È l’immaginazione, la
fantasia e l’utopia politica che vengono lodate ma che possono essere usate solo sotto il controllo
di entità superiori. Vista come patologia pericolosa da curare, è tipica dei poeti del periodo ma non
diventa negativa se mediata dall’intelletto. Dal nome emergono elementi chiave, i quali scardinano
l’assetto ordinato della realtà:

 Sturm = sconvolgimento che porta la tempesta, rappresenta il sublime che provoca


prima terrore ma poi euforia soprattutto relativamente alla natura, figura che si impone
sull’uomo ma può anche essere domata dall’uomo stesso; per questo si venerano le
leggi.
 Drang = spinta, energia impossibile da incalzare
Parole chiave, infatti, sono:

 Mitleiden /Mitgefühl = compassione di sentimenti gioiosi e tristi


 Genißen= godere tramite i sensi, tramite una riappropriazione del proprio corpo,
naturalezza
 Mensch= l’uomo nelle sue caratteristiche, nella sua individualità ritrovata che racconta la
propria esperienza individuale. È un uomo inquieto, oppresso dalla via pratica, malinconico
del passato che vuole essere indipendente
 Giovinezza= impeto che implica la libertà, la vitalità ma anche l’anticonformismo e la lotta
alla tradizione
 Fanciullezza= rappresentante della fantasia e immaginazione ma anche dell’intelletto
 Rapporto uomo – natura= visti come un tutt’uno, in un recupero della primitività
 Passività= l’eroe non agisce più
La poetica tipica del movimento si configura come fonte di gaiezza e, allo stesso tempo, senso
stesso della vita. Di fatti l’arte è vita, dove la bellezza rappresenta una fonte di esperienza. Da un
lato si riprendono i modelli classici come Omero e Shakespeare come figura la quale ignora le
regole ma segue la natura e quindi la verità. Di fatti, questo è un periodo in cui il senso di limite
viene visto come negativo e le regole non sono contemplate; si tende a descrivere una situazione
di estasi tramite esuberanza verbale, enfatizzazione della realtà a discapito della ragione. Si
privilegia un linguaggio metaforico e ritmico, il quale cerca di rappresentare gli impulsi provenienti
dai sensi in una sorta di ritorno alla primitività. Il poeta viene concepito come un dio, ha poteri
sacri. Vi è anche una forma di realismo soprattutto nella descrizione di immagini e
rappresentazioni che non imitano più ciò che si ha intorno ma provengono dall’immaginazione. Da
qui nascono mondi irreali e fantastici, nei quali si ritrova anche il mistero, l’oscurità e le profezie
che rimandano ad una concezione dell’orrore. Non ci si preoccupa più dell’elemento morale e si
racconta l’esperienza individuale come fosse universale. Queste premesse prendono vita dalle
radici del movimento, che provengono dalla realtà e società semplice a loro contemporanea delle
classi medie. Sotto l’aspetto religioso si riprende una visione antidogmatica ed etero ortodossa,
soprattutto mistica, pietista e panteista. Sotto l’aspetto filosofico, si riprendono gli empiristi e i
sensisti, come Bacone e Locke per quanto riguarda la natura come fonte di esperienza e l’uomo
che constata l’esperienza singolare rendendola universale attraverso anche leggi scientifiche ma
anche Diderot della corrente illuminista che vede l’uomo come essere pensante nella sua libertà di
pensiero. Nasce il “Genio”, forza creatrice ma anche distruttrice che domina gli individui
eccezionali, come appunto i poeti, permettendo loro di andare oltre i limiti, ribellandosi all’ordine
per la creazione di uno nuovo. Concetto accompagnato dal Bello e il Sublime, dove il primo
rappresenta i sensi, l’erotismo e appagamento dei sensi ma anche il dolore dovuto dalla continua
ricerca del piacere, richiama la sfera femminile e infantile caratterizzata dalla curiosità per la
novità, sfera anche borghese, in architettura si riversa nello stile rococò con la sua linea ondulata e
la città; mentre il secondo rappresenta un sentimento dello spirito che privilegia il timore e, allo
stesso tempo, il piacere e richiama la sfera adulta, maschile e raziocinante, elitarie e per questo
aristocratica, in architettura si riversa nello stile neoclassico dalla linea retta e la natura. Da ciò si
comprende che vi è una distinzione tra Mann (uomo), il quale si proietta verso l’esterno e agisce e
Frau (donna), la quale interiorizza.
Il teatro non è più assoggettato alle regole aristoteliche e non esiste una forma definita,
rappresenta però una dimensione pubblica e di emancipazione culturale e sociale che vede da un
lato la tragedia (“Trauspiel”) e dall’altro il dramma (“Schauspiel”) influenzato da Shakespeare;
nasce anche il “Singspiel” con Goethe che pone insieme parti musicate e parti recitate.
Il movimento verrà criticato di non essere attivo e, di fatti, intorno al 1780 si apre il filone
politicizzato, che vede un pensiero radicale dell’Illuminismo con:

 Schubart, giornalista e musicista del sud della Germania a confine con la Francia, cresce
nella culla della civiltà medievale tedesca, ricca culturalmente ma governata nel ‘700 da
Eugen, un tiranno oscurantista contro il quale l’autore scrive dei testi. In questi raccontava
le abitudini del regime, dove si vendevano i cittadini per andare a combattere contro i
coloni americani e, dalla vendita dei sudditi, costruì un castello con grandi parchi (“Zur
Geschichte des menschlichen Herzen” che influenzerà Lessing, Lenz e Schiller). Morirà in
prigione.
 Heinse, unisce la filosofia sensualista di emancipazione della carne al materialismo, in una
visione immorale dello Sturm und Drang. Scrive “Ardinghello”, ambientato in Italia, patria
della bellezza e della libertà dei sensi, dove il pittore/artista è libero da ogni vincolo morale
e trova la fonte d’ispirazione nella pienezza dei sensi. È un individuo geniale che crea una
società utopica su un’isola, rendendo il romanzo di tipo utopico che vede l’uomo lontano
dall’umanità come un fallimento.
Goethezeit
Nasce nel 1770 e si conclude intorno al 1832. Ricopre il periodo dello Sturm und Drang e della
pubblicazione del Faust. Si prepara alla Rivoluzione francese e incarna le tendenze dell’epoca,
proponendo l’arte come risposta estetica a queste, per la creazione di mondi migliori.
Goethe (1749 – 1832): Nasce a Francoforte, dove viene educato al pietismo. Studia
all’Università di Lipsia, influenzata dal rococò francese alla moda. Continua gli studi in ambito
legale a Strasburgo, dove incontra Herder che lo introduce ad Ossian, i canti popolari e
Shakespeare. A Sesenheim conosce Federica Brion e, nel 1771, a Francoforte vive un rapporto
speciale con Kestner e la sua fidanzata Charlotte Buff (triangolo) nella cerchia di amici stürmer
antisociali. Discusse molto con colleghi, pietisti e filosofi, dando molta importanza all’attimo, il
quale, se vuoto, provoca dolore. Vede la poesia con rifugio. Fu un personaggio ribelle e irrequieto,
ebbe molte relazioni tra cui anche quella con Lili Schönemann, la quale lo portò a vivere un forte
malessere all’interno della società salottiera. Non si adagiò mai alla religione e ad una professione
fissa fino al 1775 quando diventa precettore del principe a Weimar e vive la vita di corte, nobile. Il
rapporto con Lili finisce e lui si dà allo studio scientifico riguardante le leggi naturali e fu
influenzato da un forte idealismo.

 Si configura come scrittore che decide della vita dell’uomo ma non ne partecipa, ha un
rapporto traumatico con l’amore, sente il bisogno di essere amato, è narcisista ma anche
parassita invidioso di chi prova amore. Vede l’uomo come un demiurgo, il quale vuole
possedere il mondo per poter godere di esso. Di fatti il suo operato si configura come un
mix di vitalità ed erotizzazione di ciò che lo circonda. Vive una costante malinconia che lo
porta all’insoddisfazione per una vita che non ha uno scopo se non quello di ricercare
sempre la novità.
 Prova depressione e solitudine, pensa al suicidio, in quanto venera un’immagine perfetta
che è impossibile. Conosce l’Etica di Spinoza e cambia, superando il bisogno d’essere
amato, matura e condanna il suo male giovanile come decadente. Usa un linguaggio
metaforico e vario che adesso fa da guida al lettore. Propone un’idea di nichilismo e di
singolarità, dove la passioni buone o cattive si riconoscono in base alla fonte di gioia o
letizia che procurano. La poesia diviene la divina natura e la natura è una fonte di
nutrimento. Distacca la visione dell’amore dallo scrivere e vede l’uomo moderno come
vano. Odia innamorarsi, in quanto lo vede come una sottomissione alla vita borghese.
Riprende una visione classica, di purificazione dell’amore (Lili). Va in Italia, poi scrive
Dichtung und Wahreit, dove parla della sua vita fino al 1776, quando deve andare a
Weimar.
 Weimar lo cambia ulteriormente. L’amore non è più tormentato, è dolcezza. L’uomo è visto
come nume e vi è la sconfitta del genio. Sviluppa in questo periodo l’etica della rinuncia,
che vede l’inutilità del realizzarsi per adattarsi alle leggi morali esistenti, mettendo di lato
anche i propri ideali. Inizia la sua produzione teatrale, legata alle usanze di corte.
Scritti sull’arte e sulla letteratura ricoprono un arco di tempo ampio ma hanno un’idea
complessiva di base: l’arte non deve essere una pura imitazione della natura, ma conoscenza di
essa e, di conseguenza, dell’essere umano. Quello dell’artista è quindi un compito importante,
ovvero conoscere l’essenza dell’oggetto che rappresenta.

1. Per l’onomastico di Shakespeare (1771) = attraverso un linguaggio fortemente metaforico,


Shakespeare viene paragonato ad un viandante, figura che colpì molto Goethe, in quanto
ha percorso molta della sua vita col proprio io. Critica i canoni tradizionali, parlando anche
del teatro greco come opera divina. Critica alle tragedie francesi, noiose e tutte uguali.
Elogia Shakespeare, il suo teatro privilegiava la soggettività contro la società. Critica i suoi
contemporanei che non hanno fatto onore a Shakespeare, il quale rende i suoi personaggi
parte della natura, accolgono non più solamente sentimenti nobili ma anche di sentimenti
abbietti. Il male è necessario al bene (sublime). Critica inoltre il gusto a lui contemporaneo,
incapace nell’agire, inconsistente.
2. Dell’architettura tedesca (1772) = Il saggio è un elogio dell’architettura tedesca, in
particolar modo quella gotica della cattedrale di Strasburgo, opera dell’architetto Erwin von
Steinbach (XIII – XIV secolo). Goethe sostiene che il genio degli antichi ha ingabbiato quello
italiano che si è limitato a imitarlo. Ciò che ne è scaturito non è la bellezza vivente e
creatrice che ha in sé le forze della conoscenza e dell’agire, ma solo una parvenza di
bellezza e verità. La vera architettura, invece, è quella tedesca, esemplificata nella
cattedrale di Strasburgo, perché si tratta, appunto, di stile gotico, che non imita gli antichi o
la natura, e di arte plastica. L’arte plastica è la vera arte autentica perché “agisce intorno a
sé lasciando fuori ogni cosa estranea”, “forma una totalità vivente”, permette allo spirito
“l’intuizione della bellezza delle proporzioni”, è “l’arte in cui vive il genio”, arte degli
antenati e forma di esperienza del bello. La nostra epoca ha invece rinunciato al suo genio.
Il genio ha bisogno delle sue forze che sono educate dalla natura. Solo in questo modo egli
può agire e gioire. Vi è inoltre una critica all’architettura classicista francese, priva di
carattere proprio. È contro la razionalità del rendere l’architettura pura misura
matematica. Si esalta lo stile gotico, medievale perché stile libero fatto da uomini liberi.

I dolori del giovane Werther romanzo in forma diaristica/epistolare del periodo di Lipsia 1774,
nel quale il destinatario è inventato da Werther. In parte sono lettere reali, le quali si presentano
come confidenze frammentarie ma spontanee. Storia di una contaminazione, la prima parte
riprende Klopstock, le sacre scritture e Omero mentre la seconda Ossian di MacPherson nel
paesaggio contorno, il desiderio di reclusione, la notte e il dolore. Goethe rappresenta il
protagonista in modo centrale, mentre il mondo intorno a lui e le persone che lo circondano
sembrano essere solo rappresentazioni in un paesaggio idilliaco. Riprende il triangolo filadelfico e
il gioco settecentesco che finisce male. In Werther la poesia diventa rappresentazione di sé stessi
ma anche recupero di una tradizione che si sta perdendo attraverso la scolarizzazione.

 Werther sarebbe Goethe attraverso la storia di Jerusalem, giovane intellettuale che si


suicidò. Goethe lo seppe grazie a delle lettere ricevute da Kestner. È un personaggio
contaminato dalla figura della madre, donnina rococò-sensuale a causa della quale diventa
un libertino, edonista che sente il bisogno d’essere amato, di voler essere un Ganimede e
poter godere di un amore erotico cosmico ma ne è impossibilitato. Vive di sogni e
immaginazione, è infantile quanto spontaneo. Suo padre è morto e rappresenta
contrariamente la sensibilità dell’Empfindsamkeit, delle origini primitive. La sua malattia è
la malinconia e la solitudine, prova odio per sé stesso e per la felicità altrui. Da ciò nasce
l’idea di costruzione e distruzione, soprattutto nell’atto di amare quando si accende già si
consuma. I suoi dolori lo rendono (ed egli stesso si paragona) ad un giovane Cristo,
monumentalizzandosi. È una figura duplice e contraddittoria che presenta la sua giovinezza
come fallita e un precoce invecchiamento.
 Lotte è la moglie di Kestner, anima bella, donna di casa
 Albert è Kestner, uomo di affari, figura borghese

Lettere:
10 maggio= cuore pulsante, presenta l’homo eroticus che non gode più dell’amicizia tipica della
cultura sentimentale ma al quale piace la sua solitudine. La sua è una natura erotizzata e oggetto
del desiderio dell’uomo singolo, il quale deve goderne tramite i sensi. Diventa la figura di una
bellissima donna, in contrasto con la visione di natura immagine di Dio.
12 maggio = inizia con un quesito retorico. La fontana rappresenta l’acqua che sgorga e da vita,
centro della comunità. Cita Melusina, spirito dell’acqua che si sposa con un cavaliere e, con lui,
fonda una casata. Si chiude nella sua stanza per non farsi vedere perché diventa una creatura
acquatica mostruosa. Il marito infrange le regole e la vede, così lei è destinata a rimanere
mostruosa a vita e, nella notte, si sente il suo lamento. La fontana viene descritta dalla prospettiva
del viandante, il quale, camminando, piano piano scopre sempre più dettagli. Vi è una particolare
attenzione ai sentimenti misti e alla confusione degli stati d’animo, al passaggio da un sentimento
ad un altro che caratterizza il carattere umano, dinamico e processuale. Il paesaggio presenta
elementi di inquietudine. Vi sono riferimenti alla Bibbia e ad Omero quando le persone attingono
l’acqua, reminiscenze letterarie di Werther. Attraverso questo egli rivive il passato. Si delinea un
romanzo che delimita ed esclude, di fatti chi condivide ciò che vede Werther può fondare un
nuovo mondo, mentre il resto è visto come borghese e filisteo.
13 maggio = ha un cuore inquieto, paragonato a quello di un bambino che fa i capricci. Paragona
poi gli uomini ai bambini che si accontentano di vivere il momento con lo scopo di soddisfare i loro
desideri, in una visione pessimistica ridotta al puro edonismo.
15 maggio = vi è una riscoperta del popolo, dei contadini e degli artigiani, i quali vengono visti
come più umani delle classi agiate. Nota la diffidenza iniziale del popolo nei suoi confronti, in
quanto lui è un borghese ma si abbassa, vuole cercare una lingua comune e porre rimedio alla
differenza tra ricchi e poveri. Da questo si nota la sua polemica sociale contro i pregiudizi.
L’episodio della fontana riprende la Bibbia e pone insieme un primo momento di consacrazione
quando trova un modo di comunicazione emotiva positiva e un secondo momento di dissacrazione
quando la ragazza arrossisce, perché immagina sia un approccio da seduttore. Nasce
un’ambivalenza tra nuove forme di comunicazione e gesto da libertino settecentesco, che crea
delle inquietudini.
22 maggio = vi è una contrapposizione tra vita esterna come sogno, passione e bisogni e vita
interna reale, dal dolce sentimento di libertà che rappresenta una forma negativa e passiva che
riguarda il pensiero del suicidio e la decisione.
26 maggio = ovunque si può costruire una capanna, in questo caso è rappresentata da Wahlheim,
cittadina inventata, luogo chiuso sempre minacciato dall’esterno(piazza). La visione è idilliaca dove
gli alberi che delimitano il luogo sono simboli di sogno-erotismo, ma anche nella scena dei fratelli.
La vista è quella del viandante, il quale vede la natura come figura femminile, madre che può
formare l’artista.
27 maggio = racconta dei bambini
16 giugno = sembra essere una letterina di un adolescente innamorato ma, nonostante ci sia il
sentimento in primo piano, scrive in modo molto ordinato. Viene delineandosi la figura di Lotte,
dalle tipiche doti borghesi che la rendono un’eroina del Settecento. È ineffabile, semplice,
intelligente e buona, ferma nei propositi e serena nell’animo. Viene presentata come una Schöne
Seele, tipica dell’Empfindsamkeit, viene presentata anche come sacerdotessa, in quando lei stessa
è sacra e da un valore divino alla vita e alla casa. In contrapposizione vi è Werther, uomo
irrequieto che non vuole avere le sue virtù, in quanto le assegna ai filistei ma contempla Lotte da
lontano. Si paragona ad un brigante che quando agisce commette dei delitti, delle colpe e Lotte, in
quanto anima bella, serve ad equilibrare le due forze. Ad un certo punto interrompe la lettera per
andare da lei. La conobbe ad un ballo, riprende la Novelle Heloise di Rousseau. La sua famiglia
rappresenta il perfetto quadretto: ordine, fratellanza, amore e semplicità. Lotte e Werther amano
le stesse letture, che diventano un canale di comunicazione tra entrambi. Il ballo viene visto come
manifestazione del corpo, della sensualità, soprattutto il Valzer tedesco, ballo ai tempi moderno e
più trasgressivo. Ci fu il temporale che è un topos, sconvolge la comunità ma Lotte riesce a tenere
insieme la comunità proponendo di fare giochi di società. La natura è pacifica dopo la tempesta, in
un ritorno alla lettera del 10 maggio. Entrambi amano Klopstock anche se a Goethe non piaceva e,
in un momento di emozione, vi sono lacrime e un baciamano.
Da questo incontro la modalità delle lettere si modifica, infatti da ora le lettere non parlano più di
processualità ma di singole situazioni senza tempo nel quale Werther passa da un’impressione
all’altra. Inoltre, ogni lettera conduce sempre più verso la morte, in un costante pensiero del
suicidio.
21 giugno = si riprende la visione della natura della lettera del 10 maggio, appagamento da essa
ma con più consapevolezza. Vive una situazione di ansia dell’uomo che vuole andare oltre i propri
limiti, premonizione della fine. Figura il viandante che, sempre irrequieto, erra, non muore e non si
stabilisce in un posto, vuole andare oltre i suoi limiti e non fermarsi nella capanna, non conosce il
piacere della comunità ma desidera una hütte, ma è un’utopia in quanto riesce a trovare pace solo
nella capanna che non è la sua.
6 luglio = Werther si reca con Lotte a una fontana, luogo omerico e paesaggio idilliaco. Werther
contamina la sorella di Lotte, baciandola con troppa passione. La bambina rimane scioccata dalla
dirompenza del gesto e Lotte le lava la guancia con l’acqua purificatrice della fonte, in un
momento dissacratorio e battesimale che rompe l’idillio, dove Lotte è la sacerdotessa. Werther
può essere purificato dalla sua passionalità solo da Lotte e solo in quella città, lontana dai mali del
moderno ma che adesso è il luogo dove è stata commessa una colpa.
16 luglio = parla di passione fisica, vuole scatenare il desiderio nell’innocenza di Lotte, di fatti è il
tipico seduttore settecentesco. Lotte è la fanciulla pura da profanare e Werther ha un cuore
corrotto e gode di tutto questo. Parla di musica come linguaggio delle passioni, riprendendo la
cultura della sensibilità. Lotte quindi rappresenta la purezza della donna e del sentimento
d’amore, quasi in una visione petrarchesca ma Werther, che odia sé stesso, la ama perché lei
rappresenta l’immagine ideale di sé stesso, nella quale lui stesso potrebbe amarsi. L’amore è la
contemplazione si sé stesso, Lotte è l’oggetto del desiderio ma che non può essere consumato.
8 agosto = cronaca di un io che si distrugge, l’amico gli scrive che deve fare una scelta tra
conquistare Lotte o andarsene. Questo pone un AUT AUT, ma lui è incapace di scegliere, in quanto
uomo moderno estetico e narciso, che vive solo per l’istante. Di fatti la sua esistenza è una
malattia mortale, la sua vita interiore è consumata, infernale e rappresenta una condizione umana
universale.
12 agosto = Werther parla con Albert di Lotte, cercando di formare un triangolo filadelfico ma non
ci riesce e allora subentra il disagio. Werther non sopporta Albert e, con lui, inizia a parlare del
suicidio e gioca con le pistole, giocando quindi con la morte. Di fatti lui non è più in grado di
sostenere l’alternarsi di gioia e dolore, non ha più la forza di rigenerarsi. La loro discussione è
asimmetrica: Albert ha una logica razionale, agire secondo ragione e non comprende il gesto di
Werther perché non comprende la condizione umana dell’uomo moderno; Werther invece vive la
condizione del malato che rappresenta tutta l’umanità. Riprende la tragedia Margherita nel Faust,
nella quale Lotte s’immedesima, è vittima ma anche carnefice.
18 agosto = si contrappone del tutto al 10 maggio ed è espressione del nichilismo moderno. La
natura qui è vista come un’istanza che per nutrire, deve anche divorare, distruggere ma è vista
come metafora dell’io di Werther che si autodistrugge. Tutto trascorre e svanisce, veloce.
22 agosto = depersonalizzazione, angoscia dell’impotenza e nausea della cultura, Werther non ha
più forza di amare e il romanzo acquisisce il pathos mortuario e desiderio di morte.
28 agosto = compleanno di Werther anche compleanno di Goethe. Riceve un regalo ambiguo:
nastri di Lotte in segno di amicizia e condivisione, volumi di Omero in una condizione idilliaca. Il
regalo rimanda al triangolo filadelfico.
30 agosto = vi è un cambio di lessico che rimanda ad una condizione di disperazione e desiderio,
passione. Werther diventa blasfemo, il suo unico Dio è Lotte. Si ha una descrizione quasi clinica
della sintomatologia amorosa che vede come soluzione la disperazione e quindi la morte.
3 settembre = vuole scappare
10 settembre = si parla della fine del triangolo. Muore la madre di Lotte, simbolo della comunità.
Albert e Lotte si sposano. Werther è degno di conoscere la madre di Lotte, in quanto visto come
parte della famiglia, come amico.
Secondo libro = resoconto di una tragica decadenze. Werther fa un pellegrinaggio ai luoghi
d’infanzia alla ricerca del mondo del padre morto. Si congeda da Lotte, dalla felicità. In questi
luoghi però trova il morbo della metropoli, che cambia l’idillio del mondo di provincia. Vi sono
vicende violente contro il prossimo e la natura. (garzone e donna che taglia alberi) Werther
diventa un Cristo nel suo calvario solo.
20 gennaio = capovolge le immagini di serenità del primo libro con immagini di desolazione. La
capanna è un luogo di solitudine e non più di comunità.
12 ottobre = Ossian ha preso il posto di Omero, l’atmosfera è quella tipica nordica, nebbiosa e
funeraria.
19 ottobre = Werther parla della sua anima come un vuoto orrendo, vede ormai solo immagini di
malattia e morte. Cerca conforto nel pensiero di Lotte ma non ci riesce.

Inni sono componimenti che percorrono un ampio periodo (1772-1783). Sono di diversa natura:

1) Lied che sottolinea l’interiorità del borghese, ha come modello la canzone anacreontica e si
presenta in Kinderton, ovvero il tono infantile dell’umanità che si meraviglia ed esclama.
2) Ballade, di natura narrativa, articolata per singole scene dal forte effetto simbolico che
sottolinea il desiderio romantico e popolare del borghese in Volkston, inventato da Goethe,
che accompagna sempre la poesia e gli usi popolari.
3) Hymne-ode pindarica, dallo stile elevato che rappresenta l’atto eroico del genio.

Stile tipico degli inni:


 Sintassi forzata
 Aggettivi non declinati
 Interrogativi retorici
 Esclamazioni (discorso enfatico)
 Parole composte (compressione)
 Parole inventate
 Linguaggio fortemente espressivo

 Der Wandrer (il viandante) = poesia dialogata degli anni ’70, si presenta come un piccolo
dramma che rappresenta il “aneinander Vorbeireden” ovvero l’incomunicabilità tra
persone diverse interiormente, che non parlano la stessa lingua. Rappresenta la figura del
viandante che erra senza casa che ricorda i viaggi che si percorrevano nel periodo alla
ricerca dell’antichità, come ad esempio l’Italia era una tappa amata, la quale conserva
l’antichità classica mentre la Grecia era difficile da raggiungere perché sottoposta al potere
ottomano. Richiama Pindaro. Il viandante pone le coordinate del contesto idilliaco in cui è
entrato salutando la donna. Da subito entriamo in contatto con il quadretto idilliaco
tramite le parole del viandante. La donna dopo aggiunge altri elementi del paesaggio. Il
viandante riprende le parole della donna ma non risponde alla sua domanda, entrando in
una componente erotica. Si delinea poi una netta contrapposizione della visione del luogo
dei due: la donna vede la sua capanna, l’uomo il paesaggio idilliaco. La donna ripete le
parole dell’uomo, in una visione in cui la fonte è parte del mondo in cui il cuore è la
capanna. Il viandante, quindi si rivolge alla natura e nota dei nobili ruderi tra la natura ricca
di frutti. Di fatti la natura è piena di spirito ma si contrappone alla donna che ne è priva,
vive in uno stato dal quale il viandante si distacca, non rispondendole. Architrave si
presenta come un elemento umano tra la natura, il quale rappresenta il divino che si
manifesta nell’uomo. Vi è un ulteriore contrasto tra il linguaggio del viandante nel suo
entusiasmo sublime e il linguaggio della donna. Vi è un ulteriore contrasto tra il nucleo
della civiltà ingenua della donna, che ha la capanna tra le rovine di un antico tempio e il
viandante che capisce l’importanza dei ruderi. Si parla di genio immortale, che rappresenta
sempre il divino nell’uomo e il suo spirito che aleggia. Le colonne del tempio vengono
umanizzate, chiamate sorelle, personificate ed erotizzate. La natura viva ha nascosto la
bellezza delle colonne, ha costruito una tomba intorno all’opera dell’uomo, non vuole che
l’uomo ne faccia parte. L’uomo è visto come colui che fa opere d’arte destinate a durare
nei secoli. La donna cerca di inserire il viandante nel suo mondo attraverso il bambino e
l’uomo parla al bambino, cercando una mediazione tra spirito e natura nel bambino stesso.
Si ha la visione dell’importanza dell’istante, il quale ha la sua pienezza grazie a Dio. Il
viandante invoca e investe il bambino dello spirito dell’uomo che fa opere d’arte. La donna
rappresenta la semplicità omerica e il viandante risponde alla donna. Dopo l’investitura, la
natura è buona. La donna cerca sempre più di avvicinarsi a lui e il viandante si risveglia
come da una trance e chiede alla donna, la quale riporta l’epifania del mondo classico
attraverso la catena generazionale, nella presentazione di un mondo ordinato. Architettura
è quella greca e viene presentata l’inconsapevolezza della natura buona (rondine) che
sopravvive sopra le rovine. In fine vi è un passaggio da un ambiente vivo ma che conserva
le anime del passato ad un idillio allo stato di natura che però poi è un congedo dallo stato
di natura stesso. Per il viandante la capanna è un luogo di sosta ma un’utopia, un sogno, in
quanto è destinato ad errare in eterno.
 Wandrers Sturmlied (canto del viandante nella tempesta) = inno pindarico degli anni ’70,
che si distacca dalla poesia settecentesca. La prima parte è caratterizzata dall’invocazione
al genio attraverso connessioni alogiche, dove il poeta cerca di elevarsi dal fango, il quale
rappresenta la materia caotica dopo la tempesta mandata da Giove e il viandante sfida la
tempesta come Apollo. Ciò simboleggia la vittoria sul caos, nella speranza anche che il
genio porti calore, inteso come calore umano ma anche come focolare, cuore e ancora
come evento ordinatore dell’uomo, il quale separa gli elementi (acqua e terra). Da ciò vi è
l’invocazione alle muse, che rappresentano l’ordine e la chiarezza, presiedono alla bellezza
e alla poesia per la creazione poetica, che pongono un momento apollineo dopo quello
dionisiaco iniziale. Da un primo momento mitico si arriva al momento reale, prima
attraverso l’auto divinazione del viandante che si identifica col genio e poi attraverso la
figura del contadino, fortemente legato alla terra che gode dei doni di Bacco, del fuoco del
focolare. Il viandante pensa che se il contadino non ha paura di sfidare la tempesta, non
deve averne nemmeno lui. Inizia l’invocazione a Dioniso, attraverso l’estasi poetica che fa
perdere i confini di sé, diventa poi un lamento, del calore interiore che deve ardere, che è
un calore universale, il calore della luce del sole come lo sguardo di Apollo che passerà
sopra colui che non proietta la propria interiorità nel cosmo. Dopo aver contrapposto la
tempesta ai numi, adesso la identifica con essi, lo ispira, se ne identifica. La tempesta viene
personificata da Giove, in una forma quasi panteistica. Il dio che ispira tempesta ha
influenzato Pindaro e non si è mai avvicinato ai modelli settecenteschi idilliaci Teocrito e
Anacreonte. In fine la tempesta di grandine riprende Orazio. Si parla della mancanza di
coraggio del viandante, contrapposta alla poesia di Pindaro che riesce ad infondere
coraggio. Il dio è la nube come il poeta è il genio che crea. La poesia si chiude con una sorta
di anticlimax, un ripiegamento dopo l’entusiasmo iniziale, riprendendo la fatica estrema
per raggiungere la capanna. La tempesta deve contrastare il viandante, ma essendo
provvisto di genio e consapevole di sé, egli sa contrastarla, affermando la propria
individualità. L’ispirazione del poeta e oggetto della sua poesia è la tempesta.
 Mahomets-Gesang (canto a Maometto) = questo canto mantiene un linguaggio sempre
uguale, privilegiando la compressione e un ritmo binario, soprattutto inizialmente. Si ha
anche il discorso enfatico nelle parti descrittive contrariamente alle parti narrative. Viene
ripresa la figura di Maometto perché profeta che ha creato una religione, una guida e
anche un genio fondatore di civiltà, in grado di parlare alla natura. Subito si ha una
descrizione della natura, dove l’imperativo iniziale rappresenta un io poetico che invita la
comunità a guardare la natura. Si parla di una fonte che condivide il suo entusiasmo divino
e dionisiaco con la comunità. Si passa una visione passato, ad una presente, di gioventù
come qualcosa di attuale, irruente e distruttiva. Il suo entusiasmo è giovanile, dinamico che
supera gli ostacoli della natura. Vi è la personificazione della fonte (tipica del periodo con
Hölderlin che fece dei componimenti sui fiumi della Germania) come un giovane danzante
che, scendendo, trascina le altre. Il ritmo si placa e coincide con la rinascita, il fiume vivifica
la natura. Poi, attraverso uno stile innico, il fiume si adatta al paesaggio per arrivare a valle.
È Maometto, essere umano paragonato alla forza della natura. Richiama il mito. Vi è la
descrizione epica del fiume che o torna in alto o muore glorioso disperdendosi nel mare.
L’invocazione sottolinea la potenza del fiume che, anche se scorre più lentamente, ha la
forza di portare tutti con sé per formare una comunità. Le forze maligne che da sole sono
imponenti ma sono bloccate senza l’aiuto del fiume. Il condottiero non li obbliga a seguirlo
ma li inserisce nel loro ciclo cosmico, mette ordine, separa gli elementi. In fine la civiltà
umana, in tutto il suo splendore, coinvolge la natura e conquista il mare. Il padre (mare) li
accoglie in un abbraccio. Il fiume viene personificato e, vorticoso, si fa strada tra gli
ostacoli, si ingrandisce e crea la civiltà; è il genio ed esplicazione dell’individualità, anche il
senso stesso del fluire dell’acqua che provoca anche il ristagno e l’ostacolo. Il genio è forza
civilizzatrice dell’uomo, paragonato alla forza della natura divina, è potenza creatrice e
distruttrice che però non è né bene né male, in quanto è al di sopra. Il fiume che proviene
dal cielo, dal mondo celeste, scende come pioggia, forma un ruscello e diventa fiume è la
rappresentazione dell’uomo che nasce, cresce e muore. È diverso dal mare che è abbraccio
vitale e mortale, è la forza che dissolve le personalità, è la civiltà umana che si rigenera
sempre rimanendo però sempre uguale a sé stessa. È diverso anche dal lago, il quale è
delimitato, nutrito dai fiumi e solo specchio di morte in quanto ha dei limiti.
 Prometheus (Prometeo) = lui è la modalità dell’uomo legislatore e costruttore che crea col
cuore, che è al centro del suo mondo, arrogante vuole autoaffermarsi attraverso la
manipolazione della natura, è padrone di sé e demiurgo. Rappresenta l’homo faber, padre
delle arti e delle scienze, uomo borghese che si ribella ai vecchi ordinamenti e crea secondo
la sua vocazione interiore. È contro i principi assolutistici, rifiuta la rassegnazione e la virtù,
per seguire la passione attraverso il suo sacro cuore che tutto ha compiuto da solo, senza
gli dei. Richiama la tragedia di Eschilo e tutto il componimento ha un tono immediato,
entusiastico e spontaneo. Un tema che percorre tutto l’inno è il destino e lo scorrere del
tempo che sottomettono l’umanità ma anche il dio. Inizialmente, attraverso uno stile
enfatico, l’io lirico grida facendo il verso al sublime settecentesco (Goethe con Klopstock).
Questo gesto è infantile ma vuole sottolineare che il Dio non può stare senza gli uomini ma
gli uomini possono vivere senza Dio. Già dall’inizio vi è quindi una separazione tra Dio e
uomo, tra figli e padri dove i primi si ribellano ai secondi. Poi inizia uno stile colloquiale
dove sottolinea l’inutilità e impotenza del dio, la ribellione a lui, contesta l’autorità di Giove
che provoca la tempesta che distrugge le cose umane. Il cuore è elemento chiave, ha in sé i
dolori (Leiden), le gioie (sich freuen) e il pianto (weinen), rappresenta la compassione che
contraddistingue l’uomo, la condivisione del dolore. Il cuore sacro e ardente da calore alla
capanna, luogo della comunità. Rappresenta l’umanità nella sua condizione di natura, che
ha paura, prova dolore e oppressione a causa degli dei che fondano il loro potere sulla
paura, l’illusione e la delusione. La ribellione si manifesta quasi come dichiarazione di
guerra, dove si delegittima il dio e si delimitano gli ambiti. Dalla ribellione si arriva
all’autoaffermazione, nella consapevolezza che il dio sta dentro ogni uomo. Infine,
attraverso uno stile lapidario dove l’espressione diventa legge, riprende anche Lutero, si
parla di Destino che è quello di seguire la propria legge, di godere con i sensi, di
condividere. Attraverso la ribellione si ha la costruzione di un nuovo soggetto, Prometeo
non ha paura di Dio, è fondatore di una nuova comunità.
 Ganymed (Ganimede) = legato a Prometeo. Attraverso uno stile lapidario, viene riprodotto
un linguaggio originario dell’umanità, un linguaggio che si prosciuga. Influenzata dal
vitalismo di Spinoza, è una poesia d’amore ad altissima densità erotica cosmica che
rappresenta l’autoaffermazione ma mediata dall’intelletto. Ganimede è una modalità
dell’essere umano nuovo, che perde i propri confini, non ha paura di perdersi né di salire al
cielo, anzi vi è un’esaltazione dionisiaca della morte dovuta al cuore che trabocca, non
riesce più a contenere la pienezza dei sentimenti. È il centro della natura, per la quale
prova estasi amorosa, la divinizza. La sua forza è l’abbandono delle forze, si abbandona
all’estasi di Zeus, è immerso nella creazione. È l’aspetto femminile di Prometeo, quello
erotico dove la natura è funzione del soggetto. È inoltre espressione del naufragio dell’io
nell’amore cosmico. Riprende il Werther ancora inconsapevole della morte dell’homo
eroticus. Inizia con uno scenario idilliaco mattutino, sorge il giorno, sorge il mondo,
circonda l’io lirico e brucia. Vi è un’enfasi religiosa maggiore che nel Prometeo. La natura
arde, in un momento panico di erotismo cosmico, viene invocata la primavera, donna
amata, bellissima ma vi è anche una confusione di generi tra femminile e maschile.
Successivamente la natura si inverte, adesso lei rinfresca il cuore che arde. Il padre qui è un
padre d’amore.
 An Schwager Kronos (all’auriga Cronos) = dio del tempo, padre di tutti gli dei, è
l’onnipotente giovane viandante, capace di domare i cavalli (tempo della vita). Il ritmo si
modifica spesso, è concitato ma anche estatico. Il componimento è realistico e rappresenta
un rafforzamento dell’io lirico. Il dio va oltre i limiti, deve correre, oltrepassare gli ostacoli.
Si ha un primo momento di ascesa come pulsione vitale, godimento della vita e tuffo nella
natura sublime che rimanda ad un presagio di eternità e un secondo momento che è
discesa, abbraccio fatale e consapevolezza della senilità e quindi morte. Questo fa capire
come lo slancio per la vita è anche corsa alla morte, l’erotismo viene spegnendosi con il
tempo, l’ardore giovanile si brucia della sua stessa energia. Mette in relazione il vitalismo e
il nichilismo tipici di Werther.
 Harzreise im Winter (Viaggio invernale nello Harz) = è un inno pindarico dalle strofe
incatenate. Scritto durante il periodo di Weimar; ricorda il viaggio che fece Goethe con il
suo allievo Karl August nello Harz, regione al nord della Germania, che è una zona
montuosa e mineraria che sottolinea l’interessamento del poeta nei confronti dei minerali.
Vi è un’ascesa verso la montagna di Brocken che sembra essere intangibile. Il titolo è
descrittivo e rappresenta subito una collocazione stagionale. Subito il poeta si identifica
con un avvoltoio in mezzo alle nubi. Subito si scorge il tema del destino che è determinato
dal tempo e prescrive un cammino che non è né buono né cattivo, ma dipende dal singolo
individuo, riguarda il rapporto dell’uomo col proprio io. Chi segue il corteo è felice perché
ha un buon rapporto con la società e con le proprie leggi mentre chi è solo è infelice perché
ha posto sopra tutto la propria legge, negando la società e rinchiudendosi nell’odio. Vi è
una contrapposizione tra gli abitanti che stanno al sicuro nelle loro case e il poeta che, nel
suo viaggio continuo, è esposto ai pericoli. Dedica dei versi a Plessing, uomo che soffrì di
wertherismo. Tutto il componimento è il congedo del poeta dalla giovinezza per l’arrivo sul
Brocken, visto come divinità che non è più maligna, ma da sostentamento all’uomo
(acqua). La natura è presentata come un eterno divenire e il divino è la razionalizzazione
del destino nella realizzazione di una legge morale che adesso è universale.
 Grenzen der Menschheit (limiti dell’umano) = si presenta come un emblema, catalogo di
saggezza e poesia didattica, di fatti inizia con l’inscriptio che è una massima ovvero limiti
dell’umano, continua con l’icona e quindi una raffigurazione allegorica, in quando caso
l’uomo che si erge e quello che sta a terra e, infine, la subscriptio e morale che è la
spiegazione finale. Segue quindi un procedimento sequenziale dal tono freddo e blindato
ma anche pedante, che impone un comportamento che non accetta errori. L’io lirico
sembra essere un bambino, di fatti la sintassi è molto elementare, il ritmo è martellante.
Già dal titolo si comprende la critica che il nuovo poeta scienziato pone ai primi
componimenti, riprendendo anche Kant. Si presenta la figura del Dio come tempesta che in
questo caso non è distruttore, anzi vuole il bene della terra. La tempesta è un dono
(Klopstock), i lampi fecondano la terra, l’acqua da vita, nutre la terra. Nessun essere
umano, visto come bambino, può misurarsi con dio. Se l’uomo riesce ad arrivare a dio, i
suoi piedi non stanno più in terra e rimane sospeso, eccede, non ha più contatto con la
realtà; se sta con i piedi per terra non può confrontarsi con la quercia. Vi è quindi
un’accettazione passiva del divino. L’uomo, quindi, può partecipare al divino ma ha dei
limiti. È presente una dichiarazione di modestia ambigua, infatti la quercia è la pianta degli
eroi tedeschi (mi spezzo ma non mi piego), mentre la vita è rappresentata da Dioniso, dal
vino. Da un lato vi è la vita, dall’altra la pianta rampicante che è in contrasto con la quercia.
Ciò rappresenta l’uomo che non sarà mai un eroe e nemmeno una fonte di vita. La
molteplicità delle onde rappresenta gli dei, immortali e forze cosmiche, che hanno un
movimento regolare ed eterno che ricorda la circolarità della vita. L’uomo, come i pesci, ha
la vita e la morte in un ciclo perpetuo. L’uomo, in contrasto con il dio, è mortale. La vita è
percepita come un anello, comincia e si conclude nello stesso punto, questo da un lato
garantisce il continuo delle generazioni e quindi dell’esistenza infinita dell’umano ma non
del suo progresso.
 Das Göttliche (il divino) = è una raccolta di massime fatte di termini semplici ed immagini
elementari che forma un’argomentazione stringente e ferrea. Rappresenta un ritorno
all’illuminismo, che rapporto l’uomo alla società, la quale funzione è quella restauratrice. Vi
sono varie novità: il principio di utilità che sta alla base dell’umanità (etica della rinuncia)
che vede un nuovo rapporto con la realtà storica e porta ad un nuovo realismo; la forma
che presenta un tono definitorio e didattico; la semplicità e la terminologia. Il divino adesso
rappresenta l’universalità della legge morale che forma l’umanità. Il componimento inizia
attraverso una forma argomentativa che vuole presentare le virtù umane nel distinguere il
bene dal male e scegliere il bene. Bisogna sollevarsi sopra la necessità animale, dominare
gli impulsi per la collettività (rinuncia), nell’idea di conformarci al nostro “dover-essere”,
ideale che è il dio. La natura dispensa i suoi doni a chiunque, è indifferente nei confronti dei
nostri ideali, infatti si parla di fortuna. L’uomo è sempre sottoposto alle leggi della necessità
e del tempo. L’uomo che riesce a scegliere il bene, è giudice di sé stesso, è emancipato, sa
darsi leggi morali da solo e riesce a dare durata al tempo, essendo in grado di condurre ad
una comunità e quindi essendo utile. Le ultime strofe chiariscono le prime. Il dio è la
migliore immagine di noi, l’uomo deve proiettarsi in esseri superiori in quanto la natura è
insensibile e l’uomo è in grado di giudicare e formare comunità.
Faust Urfaust riprende il tema dello studioso che, per superbia, fa un patto col diavolo, in
quanto non riesce a contenere la propria ansia di conoscenza e non si trattiene nei limiti di Dio.
Questo tema è presente sin dal Medioevo, quando nel ‘500 si ha la rivoluzione scientifica:

 Storia del dottor. Johannes Faust (1587), riprende la figura di Paracelso, fu una figura di
ciarlatano e mago che utilizzava le sacre scritture e il libro della natura, dicendo di
prevedere il futuro, vi è anche una polemica contro la religione cattolica. Volle conoscere i
segreti del cielo e dell’inferno ma, scegliendo il demonio, non gli fu permesso conoscere il
cielo ma acquisirà dei superpoteri. Si sposa con Elena, donna greca, con la quale avrà un
figlio. Si pente ma è dannato e finisce all’inferno.
 Faust di Marlowe, in periodo dell’Inghilterra elisabettiana, rappresenta l’eroe superbo ed
orgoglioso che va contro l’autorità divina e terrena. È una sorta di superuomo. Il testo verrà
spesso rielaborato e rappresentato al teatro, è una vicenda comica dove anche il diavolo è
comico. La fine è tragica.
 Abbozzo di Faust di Lessing, in periodo illuministico, è una figura positiva, diffidente e
libero, desidera conoscere ma è destinato a salvarsi. Viene presentato come un filantropo,
eroe dell’umanità ma non si sa come si salva.
Stesure:
1) 1773 – 1775 Urfaust = riprende il modello di Lessing e anche quello comico rappresentato
con i burattini di Marlowe, rinnovandoli, modernizzandoli e rendendoli prototipi di una
nuova comunità limitata. Inizialmente scrive un paio di scene che vanno perse, dopo che
furono state lette in pubblico. Dopodiché Goethe non continua a scrivere in quanto lavora
ad altre vicende riguardanti la Rivoluzione Francese. Pubblicato 100 anni dopo (1887), è
una copia di una dama di corte che decise di ricopiare il Faust. Viene riscoperta la materia
faustiana e per tutto l’800 verrà letto come figura positiva, che vuole andare oltre i suoi
limiti. È una stesura innovativa, dove mancano volutamente delle parti seguendo una
sequenza voluta. Inizia con Nacht e ha 20 scene, delle quali l’ultima è Kerker.
2) 1790 Faust Ein Fragment = ha 17 scene. Inizia con Nacht, nella seconda scena Mefistofele
entra dal nulla come nella seconda scena dell’Urfaust, la quarta scena sostituisce Land
Strase con Hexenküche, nel corso del dramma vi sono titoli che verranno motificati, viene
aggiunto Wald und Höhle alla 15esima scena e si conclude con Dom.
Il successivo Faust di divide in due parti, le quali non hanno niente a che fare l’una con l’altra:
3) 1808 Faust I = la prima parte della tragedia, che prende le distanze dalle vecchie
pubblicazioni. Coincide con la Gretchentragödie, dove Faust (Heinrich) è un cavaliere che
cerca di sedurre Margherita, donna fortemente religiosa. Riuscirà a sedurla e rimarrà
incinta, commette infanticidio e, in carcere, Faust cerca di farla scappare ma lei si assume
le sue responsabilità e muove, mentre Faust viene condannato. Questa storia è anche una
condanna sociale soprattutto alla colpevolezza dei borghesi, difatti riprende una storia vera
di una donna a Francoforte sedotta da un alto borghese, rimane incinta e commette
infanticidio. Margherita è la vera protagonista e viene descritta dal suo punto di vista. Le
scene significativa sono in versi e manca spesso di connessioni logiche. Inizia con tre
introduzioni: la prima introduce i fantasmi del passato; vicenda come opera teatrale che
causa straniamento e prologo in cielo che è il colloquio tra Dio e Mefisto, servitore di Dio
che fa una scommessa con lui, cercando di indurre nel peccato Faust. Vi è Nacht, che è un
piccolo dramma a sé stante e poi vi sono due scene in più (Vor dem Tor), di cui una divisa in
due (Studierzimmer I-II) dove si spiega come Faust ha conosciuto Mefisto, che qui viene
rappresentato sotto forma di cane. Hexenküche qui è la sesta scena e rappresenta il
grottesco e sovrannaturale. La scena 8,15,20 e 25 (Abend, Gretchens Stube, Dom, Kerker)
rappresentano i luoghi interni e la vicenda di Margherita, sono scene monologiche ma
anche di Aneinander Vorbeireden, ovvero d’incomunicabilità tra più persone (Marthens
Garten). In fine vi sono più scene, la 24 (Nacht. Offen Feld) pone in rassegna tutti i mostri e
parla della ragazza col nastrino rosso che è Margherita, la quale verrà decapitata. La scena
Kerker viene scritta in versi e vi è un elemento sovrannaturale, ovvero una voce che dice
“lei è salva” che fa da contraltare a Mefistofele; inoltre la figura di Margherita viene
indebolita.
4) 1832 Faust II = la seconda parte della tragedia. Coincide con la Gelehrtentragödie (la
tragedia degli studiosi) = riprende il Faust del ‘500, è uno studioso che lavora a corte. Va
con Mefistofele e Homunculus nel passato per prendere Elena di Troia, la quale diventerà
sua moglie e con la quale avrà un figlio che però muore giovane e, dopo la sua morte, Elena
si dissolve per il lutto. Faust è vecchio e cieco, decide di impossessarsi di un territorio
costiero e muore ma sale in cielo. Così Mefistofele va a prendere la sua anima ma non può,
perché Faust viene salvato dagli angeli per aver sempre inseguito l’Eterno Femminino,
incontrerà Margherita.
Struttura:
è un dramma che affonda le sue origini nella tradizione della commedia popolare, per questo
viene visto anche come:
 Dramma popolare, che riprende i miti e dove il popolo viene incarnato in un’unica voce
anonima e banalizzante
 Dramma storico, che contestualizza la realtà presente
 Commedia tragica/tragedia, per la presenza di Mefistofele, il quale incarna il male in senso
ironico, ovvero banale e non come forza oscura
 Ballata, che scatta da scena a scena
Suddiviso in scene e non in atti, è scritto in Knittelvers, i quali sono versi ben scanditi e irregolari
che riprendono i Blankverses inglesi, che sono pentapodie giambiche da cinque accenti, che
vengono usati molto per il teatro in quanto riescono a simulare il parlato.
Personaggi:
Il Macromondo, che rappresenta la crisi del moderno, è di -
o Faust = egocentrico, superbo, irrequieto, voglioso di vita e di piacere che vive di vitalismo,
ovvero del solo piacere presente. È l’edonista che Spinoza e Goethe condannano, è il
Prometeo moderno che anela a conoscere sempre di più ma è passivo, non agisce come
Amleto. Impaziente del desiderio, è il genio sconfitto dallo Spirito della Terra, che invoca
ma non riesce a guardare. È una figura negativa perché fallimentare. Vuole manipolare il
sapere, attraverso le sue facoltà, le quali non sono mediate dall’intelletto. Di fatti il suo
LINGUAGGIO è finto, ha eccessi di enfasi ed è pieno di idiotismi nella sua natura
colloquiale, quasi innaturale.
o Mefistofele = è il demone umano, Ganimede pervertito che ricerca il solo piacere
consumistico e degenerato che va contro l’idea di Faust di “costruire e distruggere”, per
una visione che prevede solo la distruzione (“per conoscere bisogna distruggere”). È banale
(ironico), vede il nulla in ogni cosa, è sterile, nichilista. Vede la condizione misera
dell’uomo, realista e pessimista. L’amore non è altro che passione, dolore e distruzione e
nega il vitalismo. Odia Margherita, che sarà la sua avversaria. Nasce da lui il DEMONIACO di
Goethe, che si oppone al sublime; nasce dal moderno e rappresenta il miserabile, il
sentimento erotico, principio del male e del puro appetito, è pessimismo e nichilismo e
rappresenta la qualità umana di essere irresistibile e di attrarre la massa a proprio
piacimento.

Il Microcosmo, visto come un santuario, quasi una piccola capanna di pace, che rappresenta il
passato e la beatitudine della stanzetta di –
o Margherita (Greta) = al contrario di Faust, inizialmente è una figura positiva che
rappresenta l’Eterno Femminino, ovvero l’unica istanza salvifica. Si presenta come
un’esemplare di donna come tutti gli altri uomini, che fa le stesse cose che gli altri hanno
sempre fatto e affezionata alla famiglia e il suo LINGUAGGIO rispecchia questo. Quando
entra in contatto con Faust e Mefistofele, lei diventa individuo singolo e figura più negativa
che conosce il desiderio e la passione che la porteranno all’autodistruzione. Diventa vittima
senza un linguaggio, infatti canta la propria angoscia; il suo piccolo mondo si distrugge e la
sua stanca diventerà poi il suo carcere mentre il mondo esterno lo concepisce solo in
funzione dell’uomo amato. In fine esce dal mondo di Faust e ne crea uno suo, del quale lei
è l’amministratrice, si assume le sue responsabilità della condanna umana e anche quelle di
Faust, di fatti sarà perdonata dalla condanna divina.
Piccolo confronto con il Werther:
1) Entrambi sono figure passive
2) Werther fa parte della cultura del sentimento
3) Nel Faust vi è la contrapposizione tra mondi opposti: quello di Margherita che è distrutto, e
il resto.
Scene più importanti:
- Nacht = l’ambientazione è notturna e questo simboleggia la ricerca del significato più
profondo della realtà, di fatti la stanza è gotica e ciò viene visto da due punti di vista: uno
positivo perché vi è una riscoperta dell’arte medievale; uno negativo perché ricorda il
vecchio e il desueto. L’incipit è comico (purtroppo la teologia) e mette in risalto la figura
dell’uomo studioso, tipico uomo dell’epoca, che, nonostante abbia studiare tutto il
possibile, si accorge di non sapere nulla di nuovo. È il professore, che viene deriso perché
visto come ciarlatano che trasmette un sapere farlo. L’uomo moderno non crede più
nemmeno al diavolo e a Dio, vi è una dichiarazione di fallimento totale. Anela a conoscere
le forze che tengono in mondo, sogna una rigenerazione ma vede la sua stanza come un
carcere. Cerca di proiettarsi fuori attraverso il libro di Nostradamus., la conoscenza della
natura. Attraverso il libro sente ardersi, il Prometeo che comprende la forza che collega la
vita umana e naturale ma che poi fallisce quando invoca lo spirito della terra e non riesce a
reggerne lo sguardo, difatti lo spirito lo prende in giro. Si sente alla pari dello spirito, alla
pari di un dio ma non lo è. Faust concepisce la conoscenza come uno spettacolo, perché
non conosce la vita vera.
- Abend = nella “linda” cameretta di Margherita, rispecchia il suo stato d’animo. L’anima
bella parla in dialetto francofortese, ha la cadenza dialettale. Quando va via, entrano Faust
e Mefistofele. Faust fa una specie di inno alla sua cameretta, che viene nobilitata a tempio
di pace ma anche ad un carcere dove sembra si possa vivere. Faust utilizza un linguaggio
amoroso troppo enfatico rispetto alla situazione che sottolinea la finzione e la recitazione
di una parte. Poi si siede sulla poltrona, simbolo degli avi, ricorda il mondo omerico del
Werther, mondo integro e sacro. Rimpiange il piccolo mondo del passato in un momento di
alto lirismo e di costruzione della dimensione sacra che poi distrugge e profana attraverso il
desiderio, vi è un cambio di tono, un lungo monologo in stile alto che manifesta il suo
entusiasmo sublime. Dopo ciò i due lasciano la propria presenza nell’armadio, ovvero i
gioielli per sedurla, non potendo stare tutti e tre nella stessa stanza. I gioielli rappresentano
una promessa di felicità dovuta all’oro, al denaro e alla scalata sociale, al lusso. Margherita
entra in stanza e apre la finestra, l’aria è contaminata da Faust. Comincia a cantare la
canzone del Re di Tule, sempre fedele e vicenda esemplare di amore eterno che si svolge in
un luogo fiabesco dove molto significativa è la coppa, simbolo di vita. È una ballata in
Volkston, che fu spesso musicata, a livello di sintassi vi sono molte trasgressioni e la
metrica è facile, ha tre accenti per ogni verso in rime alternate e irregolari. Lei continua a
cantare della bellezza dell’amore che non muore anche quando viene contaminata dai
gioielli, in una scena che ricorda quella della caduta, del lusso come peccato originale nel
mondo moderno. La canzone si riallaccia alle prime battute di Margherita, dando voce al
proprio stato d’animo e ai propri desideri di amore eterno. Piano piano comincia a
sgretolarsi il suo Kleine Welt, le note della canzone diventano malinconiche e pervade un
desiderio di possesso. Il suo linguaggio diventa colloquiale e si conclude con
un’esclamazione sconvolta ma è anche influenzata dal desiderio di essere diversa; si apre
una scissione tra piccolo mondo, ormai contaminato da Faust e Margherita stessa che
vuole cambiare.
- Der Nachbarin Haus (casa della vicina ) = è una scena tragicomica, dove si delinea la figura
di Marta, donna ruffiana, civettuola che vuole attenzioni. Le muore il marito e sembra
pensare già al prossimo, è materialista. Lei induce Margherita ad incontrare Faust ma lei è
ancora una voce genuina. Mefistofele scherza con Marta.
- Garten (giardino) = è contraddistinto da una struttura incrociata: da una parte vi sono
Marta e Mefistofele parlano la stessa lingua; dall’altra vi è Margherita e Faust che non
parlano la stessa lingua (aneinander vorbeireden), di fatti Greta è genuina nei sentimenti
mentre Faust, che si approccia in modo amoroso, lo fa fingendo. Vi è un confronto tra i
dialoghi delle due coppie. Margherita si presenta come consapevole della propria
semplicità e umiltà, infatti è diretta e non finge; Faust ha uno stile galante nel parlare.
Marta cerca di sedurre Mefistofele. Il modo di parlare di Greta manca di nessi logici,
ricorda Lotte come donna del focolare, mentre Faust è un attore. Si contrappone
l’immensità d’animo di Margherita al vuoto di Faust. Margherita poi fa una dichiarazione
d’amore attraverso il gioco dei petali dei fiori (mi ama, non mi ama) e dopo sente la sua
anima traboccare, andare oltre i limiti; mentre Faust utilizza un linguaggio biblico, cita il
cantico dei cantici in un discorso che si presenta asimmetrico.
- Gretchens Stube (la stanza di Greta) = correlato di Abend. Greta, attraverso la sua
semplicità, parla del suo turbamento. La sua stanza è il suo luogo interiore, qui rappresenta
il suo processo interiore che la porterà a vederla come un carcere. La sua poesia è negativa,
parla solo lei e da voce alla propria vicenda, Faust viene descritto da lei ma non accade
viceversa. Goethe sembra voler imitare il ritmo della ruota, è un ritmo veloce, vi sono due
accenti per verso che rappresentano una scissione, una spaccatura di Margherita. Il
ritornello rappresenta la consapevolezza di non poter tornare indietro, lei sceglie di non
tornare indietro. Dopo descrive la sua condizione amorosa, parlando di lui attraverso il
linguaggio biblico del cantico dei cantici. Si conclude con il desiderio sessuale di Greta per
Faust, non vi è più il ritornello, simbolo del non poter più tornare indietro. L’interno è
distrutto, lei è disponibile nel venir meno a lui, perde i confini di sé. La sua consapevolezza
amorosa è come di qualcosa che è più forte di lei, qualcosa di totalmente nuovo, come se
fosse il primo essere umano che prova su sé stessa la potenza distruttiva dell’amore. La sua
esperienza amorosa è drammatica.
- Marthens Garten = questa scena sottolinea la contrapposizione tra Margherita e
Mefistofele. Mefistofele vede Margherita come un’avversaria, entrambi si condannano a
vicenda ma si capiscono quando parlano. Greta parla con Faust e inizia la discussione con
una domanda apparentemente semplice ma in realtà molto profonda, alla quale Faust
risponde in modo allusivo e successivamente anche in disapprovazione per la religione.
Quando Greta gli chiede se crede in Dio, lei sta condividendo i suoi valori con lui, cercando
di capire se lui li condivide (mi sposi?). Faust risponde attraverso un linguaggio innico, dove
s’intravede Goethe stesso. È finzione, cerca di costruire un cosmo simile a quello di
Ganimede. Inoltre, è polemico nei confronti del linguaggio, vedi il nome come una
convenzione, concepisce tutto attraverso il sentimento ma, in questo modo, non ci da
accesso alla realtà e Greta comprende che c’è qualcosa di strano. Parla di Mefistofele
attraverso un tedesco colloquiale dialettale, in totale rifiuto di lui. Mefistofele rappresenta
il diavolo moderno civilizzato e indifferente, in contrasto alla compassione di Greta.
Margherita commette il primo delitto: per desiderio di Faust, egli le fa uccidere la madre.
- Am Brunnen (alla fontana) = luogo simbolico per Goethe, presente spesso anche nel
Werther; è luogo omerico tipico della cultura dell’Empfindsamkeit e del Pietismus.
Attraverso questa scena si da voce al popolo, che è un pettegolezzo, gioia maligna nel
vedere la sventura altrui. Lisetta incarna la voce comune, non capace di misericordia
ricorda Mefistofele; parla attraverso battute lunghe contrariamente a Greta che ha battute
scarne e prova compassione, difende sé stessa. Alla fine, Margherita riconosce il suo
peccato, le sue colpe ma anche il sentimento che prova, di fatti non vive più in uno stato di
natura, ma in uno morale dove è autonoma.
- Zwinger (dentro le mura) = in dialetto francofortese, Greta mostra la sua disperazione
attraverso una preghiera del dolore. La seconda strofa riprende una sequenza medievale in
latino in prosa che parla della madonna che vede il figlio morire di Jacopone da Todi. La
preghiera cambia sempre metro, si trasforma in lamento. Greta vede la Madonna come
unica istanza ultraterrena che può capire fino a che punto Faust la sta distruggendo.
Sempre più enfatica, attraverso le ripetizioni, si conclude con una struttura che riprende
quella precedente e si chiude in una circolarità perfetta.
- Dom (duomo) = muore la madre di Margherita e lei vive una condizione psichica in preda ai
pensieri, mentre la sua condizione fisica è oppressa, il Duomo sembra schiacciarla. Uno
spirito maligno le ricorda cosa è stata e cosa non è più, la accusa e la sua presenza anticipa
anche il futuro infanticidio. Greta utilizza un linguaggio semplice e primitivo ma molto
espressivo. Il coro comincia a cantare il Dies irae, una sequenza medievale di Tommaso de
Celano che parla della sorte del peccatore al giudizio universale, tutti saranno chiamati a
rispondere dei propri peccati; quando il peccatore chiede perdono vi sono due possibilità: il
terrore davanti al giudice che tutto sa, oppure la preghiera per richiedere la grazia. Goethe
sceglie solo la prima parte, dove il peccatore non può essere perdonato. Lo spirito maligno
è il super-io di Margherita, da voce al suo senso di colpa, la opprime parafrasando il dies
irae, incutendo terrore nell’anima del peccatore (Greta) che si sveglia dal sonno e trema
davanti il giudice. Margherita vive uno sdoppiamento della sua anima, diventa pazza.
Attraverso lo spirito e il coro si sovrappongono la condanna divina e quella degli uomini,
Margherita sente di non potersi difendere e sviene, cade in basso segnalando un punto di
non ritorno dalla condanna inflittole.
- Nacht (davanti la casa di Greta) = viene presentata la figura di Valentino, fratello di Greta,
uomo gretto e limitato, al quale non importa che succede alla sorella ma non perdona,
l’unica cosa che gli importa è la reputazione. Successivamente, nel dialogo tra Faust e
Mefistofele, Faust comincia un monologo narcisistico attraverso un linguaggio innico,
sublime, tipico della finzione e del teatro. Lui non è il viandante, visto come uomo
maledetto ma allo stesso tempo eroe e demone; lui paragona sé stesso a un evento
naturale, a Prometeo. È la forza della natura, il genio contro una ragazzina stupida del
piccolo mondo, della quale sa già la fine. Lo spirito faustiano rappresenta il genio che
precipita nell’abisso e distrugge tutto, anche il piccolo mondo e ciò rappresenta da un lato
la disperazione del superuomo, ma dall’altro prefigura il suo fallimento e autoinganno.
Mefistofele, in fine, smaschera Faust, lui è la voce della realtà e corregge ciò che dice Faust.
- Terz’ultima scena è senza titolo né tempo, è in prosa e parlano Faust e Mefistofele, il quale
incarna ancora la voce della realtà mentre Faust invoca lo Spirito infinito che può essere o
Dio o lo Spirito della Terra a portare via Mefistofele. Faust non prende le proprie
responsabilità.
- Nacht. Offen Feld (notte. Aperta campagna) = è una scena scollegata dal resto, ambientata
nell’oscurità, è inquietante e il male sembra essere intollerante a Mefistofele. Si parla di
Streghe.
- Kerker = si ricollega ad Abend. Tutti parlano in prosa, il primo è Faust e l’ultima è
Margherita. Vi sono due sfere: Faust e Mefistofele, Margherita; lei ricorda la figura di Ofelia
nell’Amleto. Margherita accetta la propria colpa e diventa pazza, canta una canzoncina
popolare, tipica del folklore tedesco che riprende una fiaba dei fratelli Grimm. Parla di un
bambino fatto a pezzi dai genitori e seppellito dalla sorella, si trasforma in uccellino e andrà
a raccontare la verità. Margherita non riconoscere Faust, in lui vede Mefistofele e Faust
trova impossibile colloquiare con lei, non la capisce. Margherita continua ad oscillare tra le
due dimensioni di fiaba e realtà. Quando sembra tornare in sé vuole un bacio da Faust,
vuole ristabilire una dimensione amorosa subito ma Faust non la comprende e continua un
dialogo asimmetrico. Nella pazzia Margherita dice la verità ma poi muta, chiama Enrico. Si
prende le sue responsabilità, ammettendo le proprie colpe in un attimo che sembra ricorda
il Macbeth di Shakespeare. Successivamente riordina il suo mondo attraverso una svolta, il
piccolo mondo e il grande mondo sono un tutt’uno attraverso l’immagine del cimitero. In
fine lei si affida al giudizio divino e Faust ha una scelta: restare con lei o scappare con
Mefisto. Sceglie la seconda e Margherita vive una doppia condanna: quella di Mefistofele
che la condanna umanamente, non conoscendo le decisioni divine; quella di Faust che
scappa. Alla fine, sarà lei a rivolgersi pentita alla condanna divina.

Herder (1744 – 1803)


Luterano e fervente religioso, fu una figura malinconica ma anche dai tanti problemi, di fatti
soffriva di ipocondria. Fu allievo di Kant e conobbe i migliori intellettuali francesi ma criticò molto
gli enciclopedisti. Fu influenzato dalla filosofia di Spinoza ma anche dai filosofi empiristi e sensisti.
Riprese molto i testi biblici e Shakespeare ma, soprattutto i canti popolari, perché la Germania non
ha reminiscenze di canti popolari mentre Inghilterra e Scozia hanno un rapporto profondo con le
origini e, attraverso loro, Herder vuole spronare la nazione tedesca ad avere dei propri canti. Nel
1775 anche lui andò a Weimar. Fu uno scrittore infelice, ispirato dall’umore. Da un lato fu
sistematico, di fatti poneva la teoria insieme alla pratica, razionalista e dall’altro sentimentalista
che dava importanza all’immaginazione e ai sensi. Fu molto intuitivo ma non ebbe mai intenti da
erudito. Odiava le professioni e, per questo, non riuscì mai ad entrare attivamente nella vita.
Tendeva a idealizzare tutto e fu anche molto sospettoso e critico, in un’amarezza sarcastica. Esaltò
le antiche civiltà, in quanto ricche di senso, intelletto ma anche vita pratica. Di fatti raccoglie tutti i
canti popolari, in quanto convinto che questi avessero delle tracce della lingua origine
dell’umanità. Da ciò stabilisce una riforma delle età della lingua, che corrispondono anche all’età
dell’uomo:
1. Bambino = conosce con i sensi la natura, grazie alla quale sperimenta i colori e i suoni. La
sua lingua è fatta di gesti, di suoni e si presenta come irregolare e disordinata; corrisponde
alla forma del canto.
2. Giovane = studia la geografia e la storia dei popoli, inoltre cresce in lui l’immaginazione e la
forte passionalità che vive all’interno di una condizione atemporale. La sua lingua è piena
di metafore ed immagini; corrisponde alla poesia che ha un ritmo e può riprodurre suoni. È
l’età dello splendore, della vera lingua.
3. Adulto = è influenzato dalla ragione, dalla filosofia astratta e metafisica, ha acume e buon
senso e, inoltre, fa parte della società. La sua lingua è decadente e invecchiata, le sue
parole sono borghesi; corrisponde alla prosa e, quindi, alla perdita del contatto con la
natura.
4. Ganzer Mensch = è l’adulto che riesce a porre in armonia tutte e tre l’età. Mette insieme il
genio, l’antichità e la saggezza. La sua è una bella prosa che si riflette nelle traduzioni, le
quali rispecchiano i sensi e nelle riflessioni che, invece, rispecchiano la ragione. Entrambi
costituiscono la lingua perfetta.
La dimensione dell’antichità si rispecchia anche nel confronto tra:

 Mitologia = che riunisce i sensi e l’intelletto, mettendo ordine nel mondo sensibile. Da un
lato è storia per il contatto con la natura e dall’altro è poesia per la sua forza immaginativa,
ma è anche religione perché venera la natura.

 Moderni = mancano di metodo filosofico e sintetico, ovvero riuscire a passare dal generale
al particolare e viceversa.
A questa riforma, corrisponde anche un percorso di vita dei popoli, che vive diverse fasi:
1. Stato di stasi – infanzia = fase iniziale dell’umanità che vive l’indipendenza dal resto
2. Uscita di sé – giovinezza = vi è un’iniziale perdita della felicità primitiva e una successiva
apertura al mondo, un cambiamento esposto al pericolo, una rivoluzione. È una condizione
essenziale del progresso.
3. Ritorno – adulto = ha fatto tesoro del percorso compiuto, anche se diverso dalle origini e,
per questo, incontro il suo opposto e ritorna alle origini ma evolvendosi.
4. Menschheit = rappresenta la fine a cui tutti i popoli devono tendere, è la somma degli
uomini di tutte le epoche, di nazioni differenti, è la virtù e la meta dell’educatore.
Se una di queste fasi non viene passata, deve avvenire il processo di ringiovanimento, ovvero
bisogna far conoscere al popolo che non ha passato una delle fasi ciò che gli manca per poter
recuperare insieme la ragione e i sensi.
Volkslieder sono canzoni folkloriche, provenienti anche dalla letteratura colta come quella
dell’Inghilterra e della Scozia, riprendendo anche Shakespeare ma anche il contemporaneo
Goethe, anche se inserite anonimamente. Sono tutte di matrice popolare per la ricerca della lingua
origine dell’umanità. Ebbe varie pubblicazioni e, dopo la morte di Herder, furono pubblicate col
nome “Stimmen der Völker in Liedern”, nome non dato da Herder. Le poesie popolari hanno delle
caratteristiche:
- Non sono soggette a regole
- Raccontano singole situazioni emotive-simboliche senza avere connessioni, che devono
essere rese dal lettore. (Sono delle specie di schizzi che lanciano il senso e poi spingono il
lettore a porlo nel contesto generale würfe und spunge)
- Ognuna ha una sua melodia (Weise) e, di fatti, sono sempre cantate
- Intonate da un coro o da un solo cantore che rappresenta tutta la comunità
- La forma principale è la Ballata (quella che preferisce è quella scozzese), che viene cantata
e ha caratteristiche narrative, perché riesce a raccontare vicende epiche e anche
drammatiche. Spesso è alogica e dialogata (dialogo tra due persone).
Diario del mio viaggio nell’anno 1769 riguarda il viaggio che intraprese Herder da Riga a Nantes
e rappresenta l’ansia di rinnovamento dalla tradizione. La sua fuga si configura come un modo per
riflettere sulla condizione giovanile, un modo che permette all’uomo di poter essere un adulto
felice attraverso il confronto con la realtà. La giovinezza è l’età piena, nella quale ragione e sensi
vengono mitigati dall’immaginazione e si vuole sempre conoscere cose nuove, aspirando al ganzer
Mensch. L’anima umana e la lingua tedesca sono invecchiate precocemente e, per questo, hanno
bisogno di ringiovanirsi così come Herder. Egli sente che il suo spirito ha preso una piega negativa,
si sentiva costretto e stretto sulla terra ferma, facendo di sé un autoritratto negativo. Fece questo
viaggio alla ricerca di sé, oltre alla ricerca geografica. Il suo scopo era quello di costruire un nuovo
sé dalle molteplici nuove esperienze. Volle leggere il suo passato e poter vedere il suo futuro,
anche attraverso il mare, elemento simbolico, in cui ci si può specchiare. La sua nuova identità
deve partire appunto da un ringiovanimento, fare tabula rasa partendo da una
depersonalizzazione in terre sconosciute, che vengono viste attraverso diverse angolature e un
diverso sguardo, il quale è il punto di vista esterno che prova terrore e piacere, che cerca di capire
ciò che vede per capire la propria interiorità. Proprio da questo punto di vista, il diario risulta come
un accumulo di impressioni e appunti. Parte da un’incapacità di sentire che lo porta a voler
rivoluzionare i sensi, attraverso l’arte plastica. Il viaggio rappresenta un eterno presente, ha valore
terapeutico e implica una disposizione attiva verso il mondo contro la passività tipica del periodo.
In Francia crebbe il suo patriottismo tedesco e così poi tornò in Germania e vi rimase. Il suo
spostamento fu anche un voler conoscere il nuovo ed è anche caratterizzato da un continuo
cambio di oggetto del desiderio e del piacere secondo il tipico sensualismo erotico. Il suo diario è
ricco di analessi e digressioni ma anche progressioni, in una scrittura che emula il viaggio. Il viaggio
viene associato allo scrivere e lo scrivere al sognare.
Shakespeare (1773) la tragedia nasce in Grecia e ha mutevoli forme e tradizioni: culturali,
religiose, civili, linguistiche e formali. Nasce senza aver rigidi principi, si limita a rappresentare il
suo tempo. Con Aristotele il dramma comincia ad essere sottoposto a delle regole ben precise
(unità di tempo, luogo e azione) che allontanano il dramma dal rapporto con la natura. Herder
condanna il teatro neoclassico francese che rappresenta una società cortigiana, elegante e
salottiera e privilegia il teatro di Shakespeare, il quale è contrario alle regole aristoteliche e
presenta una varietà di scene. Herder privilegia il dramma soggetto a mutazioni, perché fondato
sulla natura che è mutevole, come la società e l’individuo.
La Ballata
La parola ha origine latina, ha tracce provenzali, inglesi e celtiche.
 La prima forma fu la Romanica, la quale nasce in Francia nel 16° sec. Si sviluppa anche nei
paesi del Nord come la Scandinavia, che in epoca medioevale, sviluppa canti di battaglia
(Kämpe Viser).
 Quella Romanza nasce in Spagna con Quevedo, De vega e Gongora e prende il nome di
“romanze” grazie a Gleim nel 1756. Questa ha un accento comico, burlesco e spesso veniva
ambientata al sud.
Entrambe le forme vengono viste come sottogeneri di Erzählgedichte (poesie narrative) da
Piontek in “Neue deutsche Erzählgedichte”.
 ‘400-‘500 si sviluppano in Germania la Volksballade che, dopo il periodo illuminista,
cederà il posto alla Kunstballade.
 Bänkelsang che erano i cantastorie
 Moritats che avevano carattere morale
Goethe teorizza la ballata chiamandola “Ur-ci” come forma che riprende:
1. La lirica per i suoi strumenti poetici (allitterazioni, onomatopee…)
2. L’epica per l’elemento narrativo
3. Il dramma per la sua struttura finalistica, di fatti fin dalle prime battute si attende il
dramma.
Non ha una forma determinata ma la predominante è la Chevy Chase, che teorizzò Addison
all’inizio del 16° sec. È composta di quattro versi, dei quali il primo e il terzo hanno quattro piedi
mentre il secondo e il quarto ne hanno tre. Ha rima alternata ABAB e ha una cadenza maschile,
ovvero l’accento cade sulla penultima.
Successivamente venne fatta una caratterizzazione delle ballate in base al contenuto:
 Naturmagische Ballade = in atmosfere cupe, bisogna combattere una natura oscura e
incomprensibile, in una visione irrazionale e primitiva della natura stessa
 Historische Ballade = sostituirà la prima
 Numinose Ballade che ha tre sottogeneri:
I. Totenmagische Ballade = tratta l’elemento folklorico della cavalcata notturna dei
morti, che verrà ripresa nella letteratura colta
II. Natur Ballade
III. Schicksals Ballade = che parla del destino che porta alla rovina.
La Ballata troverà la sua fortuna con Herder che mette in luce le sue caratteristiche in “Auszug
über Ossian und die Lieder alter Völker, entrambi riguardanti Ossian, nonostante egli sapesse che
non è mai esistito, ha avuto un effetto vivificante sul falso che ha portato ad un nuovo interesse
per la poesia popolare. Si parla di Volkston, tono popolare del quale una sua parte è rappresentata
dal Kinderton, il tono infantile con il quale l’umanità cerca di descrivere qualcosa di sconosciuto, di
nuovo davanti al quale si meraviglia. La ballata più fortunata è quella che ha un rapporto con la
natura ma dove l’idillio è poco presente e il rapporto è armonico ma dura poco.

Bürger
Fece parte del gruppo Göttinger Haingund che privilegiava una poesia allusiva che rappresentasse
l’idillio. La sua concezione di rapporto uomo-natura è disarmonica, di fatti la natura è una forza
buona che viene offesa dall’uomo e si vendica, acquisendo caratteri demoniaci attraverso
figurazioni elementari. Fu sempre interessato alle forme del passato, che mischiava alle
problematiche a lui contemporanee. Sostenne sempre la poesia tedesca come una tradizione
autoctona e indipendente, privilegiando i sentimenti e le emozioni divine. In quest’ottica riprende
la poesia popolare in pieno contesto dell’Empfindung e la pone in contesti reali, scrivendo per il
popolo. Per questo fu criticato da Herder, il quale parteggia per la poesia scritta dal popolo, dalla
sua voce e ciò gli fa vedere l’operato di Bürger come un artefatto lontano dalla poesia popolare,
come una mera operazione letteraria. Fu criticato anche dall’illuminista Nicolai che, in pieno
pensiero razionale, vede il popolo come plebe che bisogna educare e, quindi, in questa concezione
conservatrice, vede nell’operato di Bürger un’opera diseducativa. Ciò a cui mirava Bürger era
proprio di abbattere le barriere sociali. Nella sua poesia ricorre il “Volkstümlichkeit” (popolarità)
tipica delle ballate e viene influenzato dalla Volkspoesie inglese del ‘700 con:
- Macpherson e i suoi Fragments of ancient poetry, attribuiti all’inesistente Ossian
(1760/62)
- Percy e le sue Reliquies of Ancient Poetry (1765), grazie al quale scriverà la raccolta di
180 ballate “Herzenausguß über Volkspoesie”.
Lenore è una Kunst-ballade, vista come la progenitrice della ballata tedesca (Stammutter der
Deutschen). Scritta nel 1773, fu pubblicata nel 1774 nel Musenalmanach e nel 1789 nel Epysch-
lirische Gedichte. Ambientata alla fine della guerra dei sette anni (1756-1763), presenta la
tematica del macabro, attraverso la storia del mancato ritorno di Wilhelm, amato di Lenore. La
vicenda in svolge in un giorno. Berchet, attraverso la Lettera semiseria di Grisostomo al suo
figliolo, sottolinea l’invenzione della storia di Lenore da parte di Bürger e descrive le reazioni della
ballata tra Nord e Sud della Germania. Inoltre, pone Bürger tra gli idoli della poesia popolare,
insieme a Goethe e Herder, parlando di Lenore come della rappresentazione dell’anima tedesca
incline all’entusiasmo, all’immaginazione e alla malinconia ma anche come raffigurazione di
questione teologica blasfema secondo i tedeschi protestanti.
La ballata è divisa in tre unità:
1) Strofe 1-4 = di natura storica
2) Strofe 5-12 = di natura drammatica dialogica (madre e figlia)
3) Strofe 13-30 = arrivo di Wilhelm
4) Le ultime due strofe sono a sé stanti
Il tono è popolaresco, privilegia il dialogo e il canto, asserzioni molto semplici, discorso diretto e
paratassi. Bürger si mette nella prospettiva di Lenore e impone a tutta la ballata una visione dal
basso. Sono presenti molte onomatopee. I personaggi sono tre:
1) Madre di Lenore = fervente religiosa, legata a motivi terreni
2) Lenore = figura di emancipazione intellettiva, concepisce l’amore terreno come qualcosa
che da senso all’esistenza, di fatti ha sfiducia nei confronti della preghiera e sembra quasi
ribellarsi a Dio, essere blasfema
3) Cavaliere che Lenore pensa sia Wilhelm = viene visto o come allegoria della morte che
punisce Lenore per la sua blasfemia oppure come Wiedergänger (zombie).
Il dialogo tra madre e figlia è molto serrato, Lenore esce dal mondo popolare e usa parole
emancipate, di solito maschili ed eretiche. Desidera essere felice sulla terra e non le importa di ciò
che viene dopo. Mentre il dialogo con il cavaliere sembra essere un continuo equivoco, l’ambiguità
nasce dai due personaggi: Lenore è improntata alla realtà, Wilhelm è metaforico. Nella terza parte
si parla di letto nuziale e di matrimonio che da Lenore viene inteso come unione carnale e amore,
mentre dal cavaliere come bara (e viene descritto come tale) e come funerale. La cavalcata
spettrale inizia alle 23 e si conclude all’alba, è ultraterrena mentre un senso di morte si avvicina, ci
sono i corvi. L’ambientazione è spettrale, è giorno ma vi è sempre la presenza della luce notturna.
Quando l’armatura cade, si palesa la figura della Morte che ha ingannato Lenore e forse si
presenta come punizione per l’eresia oppure come punizione per l’impazienza che Lenore ha
avuto. L’ultima strofa riprende le parole della madre e rende la poesia una poesia didattica e
morale, che mira alla rinuncia dei propri sentimenti per la salvezza. Vi è una sproporzione tra colpa
e punizione, la sua condanna non ha certezze di salvezza. Chiusa in questo modo, la Ballata lascia
aperti tanti interrogativi e non pone un giudizio. Può essere interpretata come delirio di Lenore
stessa, in una visione circolare che si apre con l’incipit che si collega al finale quasi come fosse un
incubo; oppure come conseguenza alla morte di Wilhelm.

Lenz (1751 – 1792)


Cresciuto in una famiglia molto religiosa di teologi, cercò di studiare teologia ma con scarso
interesse. La sua educazione fu pietista, ebbe sempre un forte interesse per la letteratura ma
anche per la filosofia, di fatti fu allievo di Kant. Scrisse opere teologico – letterarie e, nel 1776, gli
venne proposto di diventare precettore presso Weimar e lui accettò. Lì conobbe Herder, entrando
a far parte della sua cerchia, e Goethe con il quale stinse un buon rapporto e collaborò e grazie al
quale cominciò il suo interesse per la ricerca di canti popolari. Fu un uomo molto timido,
smemorato ma anche affettuoso. Con il tempo divenne sempre più sensibile e disperato. Si
innamorò della fidanzata di Goethe ma ovviamente fu rifiutato. Consapevole della sua perversità,
fu comunque sempre una figura passiva e, negli ultimi anni della sua vita, soffrì di schizofrenia. Il
padre lo rifiutò, fu cacciato da Weimar e, una volta andato dal pastore protestante Oberlin per
trovare la guarigione, fu cacciato anche da questo. Lo stesso scriverà di Lenz in una novella su di
lui, dove lo descrive come figura emblematica che visse un’esistenza tragica in preda a forze e
debolezze, momenti tranquilli e di pazzia, fu contraddittorio tanto da trovare in lui una figura
letteraria che si fonde con la figura del Werther. In fine di vita troverà pace a Mosca, dove muore.
Lenz idealizzò sempre la figura della donna ed ebbe una visione pessimistica, in quanto pensava
che la società fosse costituita solo da gente banale e criticò la classe aristocratica e borghese
perché mondo parassitario che non riesce a ribellarsi. Contrapponeva il mondo della città a quello
della campagna, dove si coltivavano ancora i valori dell’esistenza. Lenz introdusse una novità nel
teatro dello Sturm und Drang, scrisse sempre commedie, in quanto pensava che non ci fosse nulla
di tragico nella società. Reinventa così la tragicommedia, genere già esistente nel teatro greco e
romano, caratterizzato da eventi dal finale fausto e da personaggi nobili come re e regine; con lui
si modifica. Di fatti mescola elementi tragici ad elementi comici, ponendo dei personaggi qualsiasi
che producono degli eventi dal finale infausto. Esempi sono:

 Der Hofmeister (1774) = fu la sua prima commedia che racconta di un uomo che si
innamora di una sua allieva sciocca che, rimasta incinta, cerca un fidanzato della sua stessa
classe sociale. I personaggi sono ambigui e accettano un finale avvilente. Attraverso questa
storia, Lenz critica la passività della classe borghese.
 Die Soldaten (1776) = fu la sua seconda commedia che racconta di una ragazza che viene
sedotta da un ufficiale e il fidanzato di lei avvelena lui e, subito dopo, sé stesso. Lei diventa
una prostituta. Tragicommedia, ha un esito infausto ma inutile. È presentata anche la
differenza tra borghesia e aristocrazia.
 Anmerkungen übers Theater (1773/74) = saggio teorico ben strutturato e presentato
attraverso un’argomentazione più calma. Qui Lenz critica le unità aristoteliche e parla di
Shakespeare come modello per il teatro.
Il suo compito in quanto scrittore era quello morale di utilizzare la scrittura come educatrice del
suddito. Voleva che i giovani potessero seguire la conoscenza attraverso i sensi, nonostante le
norme sociali imposte.
L’Eremita, un Pendant a I dolori di Werther scritto intorno al 1776 (periodo dopo Weimar),
venne conservato da Goethe e pubblicato dopo la morte di Lenz. Il termine “pendant” implica una
risposta al romanzo di Goethe, ma in senso di critica al wertherismo, che Lenz vede come il
crogiolarsi dell’individuo in fantasie, opposto all’azione morale che Lenz sosteneva. L’eremita
rappresenta il controcanto di Werther. È un romanzo autobiografico, perché riprende la vicenda
del rifiuto della ex ragazza di Goethe e il tema dell’amore per una ragazza fidanzata che riprende
dal Pietismo; ed epistolare che privilegia numerosi punti di vista che danno voce anche alle
pulsioni e ai motivi dell’agire dei personaggi, ovvero alla realtà interiore dell’uomo. Questa
polifonia però porta anche ad una mancanza di verità, il lettore deve sforzarsi a comprendere cosa
sia vero o no ma l’intera vicenda gira intorno ad un intrigo, inganno. Questa impossibilità di
cogliere il vero è in senso antilluminista, non si hanno certezze. Molto presente è anche il tema
dell’incomunicabilità, non permette una comunicazione sincera. Tutto il romanzo riporta un gioco
di rinvii alla tradizione letteraria passata, ma anche a lui contemporanea (Petrarca, La Novelle
Heloise e Werther stesso, dal quale riprende i temi). Attraverso gli interlocutori delle lettere si
vengono a caratterizzare i personaggi:
 Herz = protagonista che scrive al suo amico in città Rothe. È la raffigurazione di Lenz stesso,
è passivo. Rappresenta la figura del Sonderling (eccentrico), figura tipica dell’800 di uomo
strano e bizzarro, curioso che si distingue dalla comunità in quanto non riesce a
condividerne i comportamenti e cerca di ritagliarsi uno spazio per esprimere la propria
personalità, nonostante si esplichi in modo ridicolo. Questa personalità Lenz la riprende da
un racconto breve di Richter, dove il personaggio Maria Wuz è il prototipo di Sonderling,
figura semplice che fa il maestro e sta a casa, ricostruendosi il proprio mondo facendosi
mandare i cataloghi dei libri della fiera di Lipsia e scrivendoli lui stesso. Herz inoltre
rappresenta la Deutsche Misere. È innamorato di una contessa che è già fidanzata, anche
se lui non lo sa, e che idealizza creandosi una figura fittizia tramite le lettere. Nel suo amore
s’intravede la Schwärmerei, la malattia immaginativa e ipertrofica. La sua personalità e
modo di essere lo portano ad essere manovrato e ingannato, deriso ed espulso. Elemento
che percorre tutto il romanzo è il Riso nei suoi confronti (aus verlachen) come derisione e
strategia per tenerlo lontano, per mantenere l’ordine.
 Rothe = amico di città di Herz, è la figurazione di Goethe. È a capo dell’intrigo, regista
dell’azione, di fatti i suoi consigli sono scritti come fossero ordini. È l’anima nera, il
Mefistofele e burattinaio che muove tutti come marionette e che governa la Schwärmerei,
riducendola ad un piano banale e ridicolo (è amico della contessa). È un simulatore che
agisce non si sa a che scopo. È un damerino frivolo, che ha successo con le donne.
Rappresenta una variante del secolo dei Lumi alla fine del ‘700, quando si aveva un forte
interessa per l’occulto e ci si affidava a figure di cialtroni. Di fatti in questo periodo
nacquero le associazioni segrete (Massoneria, Illuminati e Gesuiti) che manipolavano le vite
altrui.
 M. me Schatouilleuse = si riferisce alla figura di Idris dello scrittore rococò Wieland
 Honesta = è la voce narrante e osservatrice che rimane esterna (narratore onnisciente). È la
voce più oggettiva ed è l’unica che prova compassione per Herz, di fatti sembra essere
l’eroina dell’Empfindasmkeit ma è passiva, incapace ad agire.
 Vedova Hohl = fa leggere a Herz le lettere di Stella
 Stella = viene ripresa da un dramma di Goethe, è una damigella aristocratica, fidanzata con
un generale più anziano di lei. È un’anima bella ma rimane sempre una figura ambigua sia
perché da un lato viene idealizzata da Herz, sia perché amica di Rothe.
Differenze e somiglianze con Werther:
1. Lenz scrive un romanzo epistolare polifonico; Goethe fa parlare solo Werther
2. In Lenz i personaggi sono meno caratterizzati
3. Herz non sa che la contessa è fidanzata; Werther si innamora proprio perché Lotte è
fidanzata
4. Stella rimane un’idealizzazione di Herz, sostituibile con un ritratto; Lotte viene ritratta nella
sua pienezza sia fisica che morale, nella sua carica sessuale e anche per la forza di
immedesimazione che suscita
5. In Lenz si ha la perdita dei valori, del cuore; Goethe da molto valore al cuore,tanto da
contrapporsi all’intelletto
6. Il finale di Lenz è aperto; Goethe lo chiude con la morte di Werther.
Analisi:
La prima lettera riprende molto il Werther ma solo in un primo momento, quando cerca di
ricostruire il suo idillio. Il paesaggio, in generale, viene descritto come pittoresco ma anche
grottesco, in un’opposizione che opprime Herz. Lui è un idealista e trova un rifugio, risalta la
mitezza del clima e anche un villaggio di poveri ma felici, onesti tanto da maledire il destino di non
essere nato tra loro, tanto che cerca di integrarsi ma non ci riesce, è estraneo ed oggetto di riso.
La seconda lettera introduce il tema del riso.
Dalla terza lettera viene introdotto il tema dell’incomunicabilità, la compassione di cui parla Rothe
è pietà, presa in giro che Herz comprenderà come compassione. L’idillio si rompe, il luogo dove
stava non ha possibilità di diventare idilliaco, è orrido, banale e non ha nulla di nobile. Il clima è
quello di fine autunno che diventa tanto freddo da pungere e porta Herz a doverlo lasciare, la
gente del villaggio è adesso composta da contadini abbruttiti, che rubano il denaro. Il topos della
felice innocenza della campagna viene quindi distrutto. È malinconico (la malattia che porta alla
morte), si lascia vivere, di fatti pensa alla morte e vuole che i suoi sentimenti muoiano.
Nel corso del romanzo, Herz scompare, nella terza parte è totalmente assente.
Anche la fine si conclude nel segno della malinconia, quando lui parte. Sono presenti punti di
sospensione, quasi in una premonizione che la storia non finisca bene.
Il suo nome diventa quindi un simbolo della demolizione del cuore in una società superficiale e
corrotta, dove non vi è più nulla di autentico e dove il linguaggio è pura finzione. Un’alienazione ed
erosione dell’io in una realtà incerta, sottoposta all’individualismo tipico delle classi sociali. Vi è
quindi una critica blanda alla società.

Schiller (1759 – 1805)


Nasce a Marbach am Neckar, un paese nel Baden-Württemberg, vicino Stoccarda, in un ambiente
religioso, di famiglia umile e onesta che fu molto presente. Si appassiona sin da subito alla
letteratura e al teatro, legge Shakespeare, Voltaire, Schubart, Ossian, Goethe e Klopstock e, sin da
adolescente, scrive trattati. A Lüdersburg entra nell’accademia militare presso il castello di Karl
Eugen, dove conobbe il professor Abel, il quale lo fece entrare in contatto con la filosofia francese
e con il quale collaborò. Nonostante lui continuasse a scrivere, non gli fu permesso pubblicare, per
questo scappa dall’accademia e studierà prima Giurisprudenza e poi, sulle orme del padre medico,
Medicina. Ma non perse mai l’amore per la letteratura e la filosofia, tanto che la sua laurea fu un
mix di filosofia e fisiologia. Fu un idealista molto distaccato dal reale, alla costante ricerca d’un
mondo ideale e una costante rivolta nei confronti della vita. Sosteneva un forte conflitto tra
l’uomo e l’ambiente sociale, nel quale egli stesso non riusciva a trovarsi bene e, di fatti, criticò
molto la società. Fu una persona molto sicura di sé, contrariamente a Goethe e ad Herder. Le sue
opere privilegiano sentimenti monotoni e una dizione tesa all’enfasi che allontana il lettore.
Opere teatrali:

 Die Verschwörung des Fiesco zu Genua (La congiura di Fiesko a Genova 1783) = si basa su
una congiura e ribellione sociale per rinnovare lo Stato. Lo scopo è nobile ma i mezzi
saranno ignobili e si trasformerà in distruzione. Fiesko parla attraverso un linguaggio
retorico fantastico, basato sulla dissimulazione.
 Kabale und Liebe. Ein Bürgerliches Trauerspiel (1783) = dramma tradizionale borghese che
riprende l’Emilia Galotti di Lessing. Parla di intrigo a corte, dove vi è una cattiva azione
politica (assolutismo), e di amore contrastato tra persone di stato sociale differente. L’esito
è tragico.
 Don Karlos, Infant von Spanien (1787) = dramma familiare, di crisi all’interno della casa
regnante di Filippo II di Spagna. Re del ‘500, fu sovrano tirannico che condusse gli interessi
egoistici di Stato e Chiesa. Il figlio, Don Carlos, tratta gli esseri umani come strumento nelle
sue mani. La sua casata fu macchiata dal patricidio, figlicidio e dall’incesto. In contrasto con
la figura del Marchese di Posa, sovrano utopico il quale verrà modificato degli anni e
ripreso nell’800, il quale rappresenta l’umanità, è portatore dell’emancipazione dei paesi
delle Fiandre e della libertà d’espressione e di pensiero. Schiller parlerà del Marchese nel
suo “Briefe über Don Karlos”, dove dice che lui, in nome del bene, compie il male (il fine
giustifica i mezzi.
I masnadieri opera che Schiller mandò di nascosto a Mannheim in un teatro civico retto da un
liberale, fu rappresentato nel 1872 ed ebbe molto successo. È un’opera controversa, d’impronta
shakespeariana in quanto rappresenta un mondo in disfacimento che sarà anche la critica al
mondo contemporaneo a Schiller, riprende anche la Bibbia di Lutero, l’Antico Testamento e
Klopstock anche se lo vede come un angelo caduto ormai. Parla di cose scomode caratterizzate da
personaggi colossali. Ha delle caratteristiche principali:

 Per il suo eccesso di efficacia sulla scena, sembrò sempre essere irrappresentabile
 I personaggi sono misti, tra bene e male
 È presente un’ipertrofia dello spirito e intelletto a discapito del cuore (delitti: fratricidio,
patricidio) che Schiller riprende dal suo trattato di antropologia del moderno, scritto in
prosa, dove si parla di eccessi che causano conflitti.

 È una tragedia della modernità, vissuta come dissoluzione della buona sovranità e
benevolenza, come catastrofe, in quanto l’uomo si è allontanato dallo stato di natura e
minaccia di sovrastarla. La modernità che ha portato il progresso ha annullato l’uomo, lo ha
snaturalizzato. L’uomo moderno ha un’etica che aspira all’abbattimento dei valori,
sostituendoli con la sopraffazione e la razionalità.
Parole chiave sono:

 Natura, che è maligna perché vissuta da bestie, è anarchica e disordinata


 Gesezt, che cerca di portare ordine
 Macht (potere)
 Neid (invidia), passione ignobile
 Geist ≠ Herz
Questo dramma presenta anche meccanismi del teatro popolare, contrapponendo effetti tristi ad
effetti speciali (ad. Esempio l’arcobaleno a mezzanotte). Ha funzione morale: i giovani gioiscono
mentre gli anziani riflettono. Verrà ripreso da Verdi in una sua opera lirica dell’800.
Il linguaggio è eccessivo dalla retorica pesante che mischia il sublime al basso, sono molto usati i
monologhi, funzionali all’azione, attraverso i quali i personaggi principali si autopresentano. Sono
personaggi solitari.
 Max Moor = sovrano anziano e debole (tanto che morirà di crepacuore), è benevolo, ama e
si rifiuta di smettere di farlo anche quando capisce che la linea naturale di trasmissione è
stata spezzata (la catena aurea che lega padri ai figli viene a costituire una conseguenza
della crisi dello stato di natura)
 Karl Moor = rimasto coinvolto in uno scontro (tra studenti universitari e popolo, perché le
università erano autonome) da giovane, si hanno inizialmente la descrizione da parte del
fratello Franz, invidioso, e dell’amata di Karl, Amalia che rappresenta la sua immagine
interiore. Ancorato ai valori antichi di coraggio, eroismo, vive un forte traviamento a causa
della modernità, vive un contrasto tra la virtù eroica e il tempo in cui è costretto a vivere.
Entra a far parte dei Masnadieri, dei quali diventa capo, a causa del disprezzo che prova per
l’umanità moderna, venuta meno alle leggi della natura. Si rivolta alle forme del male
dell’uomo moderno facendo egli stesso del male ma al fine di ordinare la natura,
nonostante sia consapevole di questa contraddizione. Per questo motivo si eleva rispetto
agli altri, i quali sono solo esuberanti. In lui prevale il cuore, sui modelli classici.
Rappresenta la Repubblica, l’azione politica assetata di libertà e giustizia che però non sa
come attuare, di fatti vive un eccesso di idealismo. Crede fino all’ultimo in una società di
fratellanza e d’amore ma fallisce e rinuncia alla vita, una decisione simbolica che
rappresenta la fine delle leggi di natura e l’inizio delle leggi di sopraffazione. In fine viene
presentato come un eroe e vittima autosacrificale, degno di ammirazione.
 Franz Moor = prova un odio universale che lo porta a rifiutare il valore delle leggi naturali,
di fatti il suo unico mezzo è l’intelletto e la razionalità, in lui è assente il cuore, sui modelli
dei mostri shakespeariani. Rappresenta l’assolutismo, che riesce ad attuare tramite la
strumentalizzazione degli altri attraverso varie trappole. È bramoso di potere che lo porta
ad eliminare ogni tipo di ostacolo, anche attraverso la violenza. Falsifica la realtà (lettere
del fratello), prova invidia. È la raffigurazione dell’uomo moderno. Viene rappresentato in
modo sdoppiato: nei dialoghi mente sempre tranne quando è violento; nei monologhi dice
sempre la verità, facendo di sé anche una lucida autoanalisi.
Entrambi i fratelli sono figure speculari in contesti differenti, anche i loro concetti sono uguali ma
sono usati diversamente. Sono rivali e durante tutta la tragedia non s’incontrano mai, solo per un
momento. Li accomuna il potere, l’amore che il padre ha per loro e l’amore che entrambi hanno
per Amalia. Sono entrambi figure inverosimili, degli Schwärmer politici che si creano delle proprie
realtà attraverso i propri progetti non commisurati alla realtà. Sono anche dei Kraftkerl, varianti
attive del genio, il quale agisce sotto l’istinto e che rappresenta il cosiddetto “uomo tutto di un
pezzo”.
 Amalia = figura positiva e anima bella, è l’incarnazione dei valori di armonia e perfezione
che vengono dall’abbandono all’idillio. Infatti, ascolta sempre la voce del sentimento e non
sbaglia mai (non cade nelle trappole di Franz). Idealizza il suo amato Karl, porta con sé
l’immagine di lui giovane, della sua vera natura, che lo avrebbe portato a diventare il più
nobile.
 Spielberg = rappresenta l’anima brutale di Karl, il suo Mefistofele e, infatti, Karl lo disprezza
ma lo tiene vicino perché lo spinge ad agire. Ha una natura malvagia, rappresenta il
principio maschile che porta al male (Faust) che può essere salvato solo dall’anima bella,
ma non succede. È uno schwärmer politico, sogna di fondare uno stato ed esservene a
capo (lettura di un brano contro il popolo romano che sottomise gli ebrei, proponeva di
andare in Palestina e fondare uno stato utopico) ma, essendo irrealizzabile, fonda la banda
di gente sempre stata incline al male, di gente schiava. Diventa poi aiutante di Franz.
 Kosinsky = diventerà parte della banda, è un giovane nobile che s’innamora di una
borghese (di nome Amalia) che viene rapita dal principe e lui viene arrestato (Riprende
l’Emilia Galotti di Lessing). Karl si riconosce nella sua storia.
 Hermann = è un piccolo Franz
 Daniel = È una persona di buon cuore, paziente e fedele. Tuttavia, la sua lealtà verso Franz
si contrappone alla sua stima per Karl, seconda persona dopo Franz.
Struttura e analisi:
1. Si apre con un detto di Ippocrate, che rappresenta l’operato dei Masnadieri
2. Prefazione soppressa = Schiller sottolinea la supremazia del dramma alla poesia, in quanto
capace di rappresentare le passioni e il presente attraverso le parole dei personaggi. Critica
i francesi, i quali non sanno cogliere l’anima e li contrappone alla grandezza di
Shakespeare, il quale ha sempre saputo rappresentare il cuore e l’anima dei suoi
personaggi. I personaggi che Schiller presenta sono caricature dei costumi a lui
contemporanei, personaggi che inseguono il male. Lui ha deciso di porre questi personaggi
per far comprendere alla plebe che non vi è solo il bello. Ma ciò che rende realmente
importante un’opera è il suo fine educativo, non gli applausi del pubblico.
3. Prefazione alla prima edizione = Schiller vuole presentare tre personaggi, attraverso
un’analisi che però non potrà essere del tutto completa perché è impossibile rappresentare
gli animi umani in tre ore. Presenta Franz come figura che si fa beffa della religione, che
mette al primo posto la ragione e che segue il vizio per il suo senso di grandezza, forza e
anche pericolo. Queste energie lo portano ad essere un Bruto, eroe non invidioso di Cesare
ma che teme il suo potere illimitato, quindi visto come uomo nobile che salvò Roma
dall’oppressione; o un Catilina, uomo violento che seguiva le proprie ambizioni personali e
fece una congiura contro la Repubblica. Contrapposto a Karl, personaggio misto di bene e
male. Il suo scopo è quello di rappresentare la bruttezza e critica la plebe che non
comprende né il male né il bene che viene rappresentato. Alla fine, vince la virtù.
4. Prefazione alla seconda edizione = rivisto e migliorato secondo consigli di critici e amici,
aggiunge anche pezzi musicati.
5. L’autore al pubblico (dalla prima rappresentazione) = parla dei sentimenti misti e parla
della necessità del male per fare del bene.
I primi atti fanno da presentazione ed esposizione dell’opera, descrivono la biografia dei
protagonisti e la loro morale, presentano Amalia come l’unica istanza morale regolatrice e, sin da
subito, si presenta il problema della Repubblica e il suo paradosso.
I ATTO: la prima e la seconda scena presentano concetti speculari ma visioni differenti
1. Inizia in medias res e pone subito la differenza tra Max, padre tenero che rappresenta
l’ancien Regime, il potere buono e la benevolenza e Franz, falsificatore dettato dal calcolo
mentale e anima nera che tesse subito l’intrigo infernale, iniziando dalla preoccupazione
falsa nei confronti del padre. Si esprime in modo reticente e falso. Porta al padre una
lettera falsa di Karl, che è stata scritta da un altro personaggio. Ciò rappresenta la
falsificazione della realtà, attraverso il gioco teatrale di Franz. Prova invidia per il fratello,
ne parla con il padre e non lo umilia, ricorda le sue letture riguardo le gesta di nobili
uomini. Inoltre, parla di lui come colui che vide sempre il fratello e il padre come un
ostacolo, quando invece è Franz che lo pensa, quindi attraverso la figura di Karl, Franz da
voce alle proprie volontà. Rompe la catena aurea. Cerca di convincere il padre delle sue
colpe. Nel suo monologo il Geist vince su Herz, è in collera con la natura e le sue leggi
perché l’ha fatto brutto. Di fatti lui è l’uomo moderno, decadente fisicamente che rifiuta il
suo corpo perché sottoposto all’arbitrio della natura e adesso vuole autoaffermarsi.
Continua ad accusare la natura attraverso degli interrogativi retorici e poi cambia tono e
parla di una natura disordinata che ci fa fare a gara per chi è il più forte. Lui vuole essere
autore di sé stesso ma anche degli altri, affermando uno stato di guerra. La sua unica legge
è quella del più forte, dove la morale non ha più valore e si ribella alla sacralità della
famiglia. Vuole affermare una nuova forma di potere nella prevaricazione.
2. Vi è il monologo di Karl, dove egli contrappone le biografie dei grandi uomini greci e
romani, accomunati dalla loro grandezza che prende come modelli collocati in un’epoca
eroica; al suo secolo. Si manifesta la sua insoddisfazione ma anche le sue manie di
grandezza. La fiamma di Prometeo non esiste più, adesso ci sono gli artifici teatrali. Rievoca
con rabbia la grandezza passata, rispondendo indirettamente a Franz, usando le stesse
figure ma in modo differente. È presente l’Herz, la sua natura è sana ma sono gli uomini
che non sanno seguirla. La legge della natura porta la libertà del volo d’aquila, mentre la
legge di sopraffazione ci fa andare avanti a passo di lumaca. Si figura uno stato nuovo, di
libertà e grandezza d’animo, contro alla tirannia, la Repubblica. Spiegelberg sembra
riprendere Franz quando cerca di convincere il padre, così lui fa con Karl. Alla fine della
scena, Karl fa giuramento da capo dei Masnadieri. Ciò rappresenta il patto tra uomini liberi,
uomini risperati e schiavi, i quali si uniscono per fare il male ma lo fanno secondo libera
scelta di ciascuno e, inoltre, hanno un barlume di coscienza nello scegliere Karl come capo,
in quanto uomo nobile.
3. Franz cerca di intrappolare Amalia, cercando di sedurla ma non ci riesce. Lei lo caccia e
ricorda la parte più bella di Karl.
II ATTO:
1. Monologo di Franz dove si esalta la fine di un regime buono per uno assolutista illuminato.
Invoca la disperazione, che rappresenta una delle passioni più tormentate che cancellano
la fede in Dio. Non si pente, vuole vendetta. Nel frattempo, cerca di fare adirare Hermann
contro Karl che gli ha rubato Amalia. Hermann si lascia convincere e si vuole ribellare a lui
davanti ad un crocifisso, simbolo di mancanza di fede e ribellione a Dio in senso negativo.
2. Max, addormentato, riconosce in Amalia suo figlio Karl. Amalia canta l’addio di Ettore ad
Andromaca, profezia dell’allontanamento e della morte di Karl. Franz ricorda la figura di
Riccardo III in Shakespeare, che prende il potere con l’inganno.
3. Subentra una parte espositiva. Karl oscilla, è nervoso. Entra un prete, figura comica che
inveisce contro Karl.
III ATTO: fa da cerniera tra i primi e gli ultimi e rappresenta un’inversione di tendenza,
subentrando la nostalgia.
1. Amalia suona il liuto, in un compianto funebre di Karl e Hermann tradisce Franz, svelando
ad Amalia che sia Karl che Max sono ancora vivi.
2. Karl è pentito, ricorda la sua infanzia, è nostalgico. Compiange sé stesso ed è consapevole
di essere un cattivo essere umano. La sua infanzia e il suo ordine di natura è perduta, così
come l’antichità che ha lasciato spazio al moderno. Giura inoltre di non lasciare mai la
banda. Arriva Kosinsky, che fa riflettere Karl sull’ingiustizia subita e Karl s’immedesima in
lui.
IV ATTO:
1. Karl torna a casa e ciò rappresenta il desiderio di confrontarsi con il mondo delle proprie
origini e mette alla prova le proprie scelte, alludendo anche alla possibilità di ricostruire un
idillio rievocando i valori patriarcali.
2. Amalia parla di dipinti, i quali sono una metafora. Lei saprebbe riconoscere i tratti di Karl
nonostante il suo cambiamento. Il ritratto di Karl è stato inserito tra quelli degli avi perché
creduto morto e Karl incontra sé stesso attraverso di lei e soffre, perché non si riconosce.
Amalia riconosce Karl con il cuore e non con l’intelletto (sdoppiamento). Mentre Franz lo
riconosce e riversa su di lui i suoi cattivi sentimenti di rivalsa. È presente un paradosso tra i
fratelli: Franz, che vuole uccidere, non lo fa; Karl, che non vorrebbe uccidere, invece uccide.
3. Daniel riconosce Karl da una cicatrice, evento che ricorda l’Odissea. Questo servitore è
fedele e rivela a Karl che è stato tradito.
4. Amalia parla di Karl quasi come una divinità.
5. I Masnadieri cantano e Spiegelberg attua un tentativo di sovversione ma viene ucciso da
uno della banda che difendeva Karl. Karl suona il liuto, rappresenta la sua debolezza, cerca
la solitudine, allontanandosi dai Masnadieri in un momento di meditazione sublime in cui
canta sia la parte di Bruto, sia quella di Cesare. Il primo si autolegittima ad essere pari al
secondo ed è un patricida, che ha costruito un nuovo ordine. Sono figure in
contrapposizione di tiranno e anti tiranno. Questa scena prepara l’incontro tra Karl e Max.
Karl pensa al suicidio, ma non lo fa per una forma di eroismo su modello degli antichi. La
morale è storica, accettare il male e il dolore. Successivamente il canto si realizza, incontra
il padre che pensava fosse morto. Max non è più sé stesso, era cardine di un mondo in cui
Karl credeva molto e in cui ancora crede. Rompe il patto tra esseri umani (il figlio ha ucciso
il padre), inveisce con Franz e compie l’errore di autolegittimare sé stesso e la banda (visti
adesso come giustizieri) nel rimettere ordine. Di conseguenza fanno un giuramento. Karl è
mosso da motivi privati che lo portano alla vendetta, ma anche dall’inseguimento della
giustizia nel cercare di riordinare il pubblico.
V ATTO: i discorsi riprendono i sovrani malvagi dell’immaginario shakespeariano in punto di morte,
in preda alla paura e al non senso.
1. Franz ha paura ma non lo ammette, Daniel è un timorato di Dio. Franz fa un sogno, che
Daniel interpreta come il giudizio universale. Da un lato vi è la giustizia divina che punisce
Franz per il patricidio, ma dall’altro vi è anche la sua clemenza, in quanto i peccati si
possono perdonare. La conclusione però prevede il patricidio come un peccato
imperdonabile. Franz cerca conferma nel fatto che dopo la morte non ci sia nulla, ma ha
paura della possibile punizione. Cerca di pregare ma non ci riesce e lo fa fare agli altri per
lui. In fine, riconosce di non riuscire ad uccidersi da solo per il troppo orgoglio, ma si
strangola.
2. Max non vuole vendetta, è clemente e riesce a convincere Karl e lo benedice, poi muore.
Amalia vuole ricongiungersi con il Karl nobile ma ormai quello è morto, ora lui è un
criminale. Dopo Max, Karl viene perdonato anche da Amalia, si sente rigenerato ma non
può essere felice con lei perché ha giurato di stare con la banda. Amalia quindi diventa
nemica dei Masnadieri e Karl la uccide. Attraverso il suo sacrificio, egli sacrifica sé stesso.
Attraverso l’ultimo gesto di autolegittimazione, lascia la banda e si consegna alla giustizia in
quanto non è riuscito a sostituire il vecchio ordine, si sente in peccato contro le leggi della
natura nonostante si sia sentito capace di riportarle in vigore. Comprende che lui stesso è
d’intralcio alla natura.

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