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Lingua è un codice altamente simbolico con qualche elemento di iconicità. È un codice ridondante in
quanto rende espliciti i rapporti di dipendenza all’interno del linguaggio. Sfrutta questa ridondanza per
creare la sua struttura.
Es: Molte cose sono state distrutte – nome femminile plurale (ripetizione – questi elementi sono insieme
tra loro grazie ad un accordo)
È detta biplanare, in quanto ha un piano del significante (forma esterna) e uno del significato (contenuto)
che sono messi in relazione.
Significante immagine acustica (sequenza di suoni) che sul piano concreto si può ricreare in modi
diversi
Significato qualcosa di astratto che vive nella mente
1. Langue livello astratto delle regole, norme, strutture che rendono possibili gli enunciati
2. Parole livello concreto, produzione concreta del parlante di singole unità nella realizzazione del
piano linguistico.
Con Chromsky si ha un cambiamento radicale dagli anni ’60 del ‘900 nasce la Linguistica generativa = egli
postula l’esistenza di un linguaggio innato, distinguendo tra
La morfologia naturale, scuola di pensiero tra gli studenti linguistici, afferma che ci siano forme di iconismo
nella lingua, come ad esempio la formazione del plurale:
Continuum di iconicità
Icone (segni)
+ motivato
- arbitrario
+ trasparenza (somiglia al significato)
Indici segni che si motivano sulla base del contesto come pronomi e aggettivi dimostrativi; oggi, lì,
domani comprensibili solo se destinatario e emittente condividono lo stesso messaggio.
Diagrammi segni arbitrari non motivati da relazioni di somiglianza tra forma e contenuto. (Es: cassaforte
– alla formazione sono trasparenti, possono cogliere il significato complessivo dal diagramma).
Simboli
+ arbitrario
- motivati
+ trasparenza
Sistema è il piano delle regole, dei principi secondo i quali funziona la lingua nel suo uso concreto.
Introduce il livello intermedio della
Norma è l’interfaccia tra il piano concreto delle regole e quello astratto degli usi. È più concreta del
sistema in quanto prevede una serie di regole basate su possibilità che di fatto nella lingua non vengono
usate. È molto più ristretta rispetto alla possibilità e può prevedere delle forme non producibili in base a
regole del sistema.
Entrambe sono l’insieme delle forme accettate da una comunità di parlanti che poi vengono impiegate.
Es: italiano – da verbi transitivi derivano aggettivi con i suffissi -abile e -ibile (che può essere X)/ processo
morfologico = leggere – leggibile – letto / sistema = suffisso -abile si attacca ad una base verbale/ norma =
suffisso -abile si attacca ad un nome, come “passo carrabile” carro_abile.
Prima una parola deve imporsi a livello di norma e poi a livello di sistema.
Errori mettono in evidenza punti di criticità del sistema che portano all’ambiguità. Possono essere:
Del singolo – non hanno molta importanza, non possono modificare il sistema
Della sottocomunità – entrano a far parte della norma e modificano il sistema
Lo studio sociolinguistico permette di comprendere come la lingua di diffonde nei vari strati sociali e…
SingoloNormaComunitàSistema
Arbitrarietà (Saussure) i rapporti tra piano dell’espressione e piano del contenuto sono privi di una
ragione naturale. Il concetto è differente dal significato, in quanto il primo di riferisce al referente
extralinguistico oggetto.
Le lingue si differenziano in base a cosa devono dire, perché tutte “possono dire”.
Sincronia è un’astrazione della lingua che si occupa di stabilire quali sono i sistemi di quella determinata
lingua in un determinato momento. Sembra dipendere dalla storia. Es: formazione del femminile – giust o -
giustamente.
Diacronia è la successione di stati sincronici ognuno dei quali può essere descritto per capire come
funzionava la lingua in un determinato momento nella sua evoluzione nel tempo. Es: latino.
Fonetica:
1) Articolatoria – come vengono prodotti i suoni, gli aspetti concreti di come viene prodotto un
suono. Entrano in gioco i parametri fisiologici e fisici.
2) Acustica – come vengono trasmessi i suoni, come si propagano
3) Uditiva – come vengono recepiti i suoni dal destinatario
Per determinare la fonologia e la fonetica, ovvero il rapporto tra suono e segno, occorre:
- Scrittura alfabetica
- Scrittura sillabica
Tra parentesi quadre vanno le lettere [], tra gli slashes i fonemi //. Viene utilizzato l’ IPA, ovvero
l’international phonetic alphabet in quanto l’alfabeto standard è uno strumento inadeguato per una
rappresentazione scientifica.
Per classificare i suoni si usano dei parametri:
1) In base alle corde vocali di vibrazione o non vibrazione dei suoni. Se vibrano sono sordi, se
non vibrano sono sonori.
2) In base alle vocali e alle consonanti le prime sono tutti suoni sonori, le seconde sono sia
suoni sordi che sonori.
3) In base al velo palatino parte molle del palato che se sollevato impedisce all’aria di uscire e
emette suoni orali; se abbassato permette all’aria di uscire e produrre suoni nasali.
Se nella fuoriuscita dell’aria si incontrano ostacoli il suono sarà consonantico, mentre se non ci saranno
ostacoli sarà vocalico.
Apparato fonatorio rispetto ai primati, gli umani presentano un abbassamento della laringe che ha fatto
in modo di aumentare la gamma dei suoni pronunciabili dall’apparato fonico umano con conseguente
sviluppo della facoltà del linguaggio.
Vocali la causa del loro timbro riguarda la posizione della lingua che può essere più o meno sollevato o
più o meno avanzato. Nel sistema eptavocalico che in italiano vede 7 vocali si possono dividere in base:
1) altezza,
2) posteriorità e anteriorità.
I suoni anteriori hanno più spazio per essere articolati. Possono essere:
Altro parametro è l’arrotondamento, Prochelia avanzamento delle labbra che formano vocali
arrotondate [o]; [u]; [с]. Il francese ha una serie di vocali alte e arrotondate [y]; [ ꭀ]; [ꝋ], mentre il turco ha
vocali posteriori non arrotondate.
Central
Anteriore Posteriore
e
Alte i u
Medio-alte e o
Medio-
ɛ ɔ
basse
Basse a
Sistema ī ĭ ē ĕ ā ă ŏ ō ū ŭ
vocalico latino (vinum (mittere) (tempus) (vocem)
)
Sistema i e ɛ a ɔ o u
romanzo (vino) (mettere) (tempo) (voce)
comune
Vocalismo i ɛ a ɔ u
siciliano (pelo- pilu) (croce – cruci)
Tutte le lingue romanze sono partite da un sistema vocalico comune a 7 vocali.
Sistema vocalico asimmetrico ha più timbri sulla serie anteriore che su quella posteriore. Es: francese.
1) Sonorità, sonore o sorde in base alla vibrazione delle corde vocali; dipende dalla maggiore o
minore apertura dell’apparato fonatorio.
2) Modo di articolazione, ovvero la modalità con cui l’aria fuoriesce che le rende ostruenti che
prevedono anche suoni sordi e sonoranti quando le corde vibrano spontaneamente:
- occlusivo = ostacolo totale quando dopo la pressione l’ostacolo se ne va e con l’esplosione
si forma il suono.
- Fricativo, ovvero il restringimento del canale articolatorio che produce un suono continuo.
- Affricato, combinazione tra occlusivo e fricativo, inizio occlusivo seguito da fricativo.
- Nasale, il velo palatino di abbassa permettendo la fuoriuscita di aria sia dalla bocca che dal
naso.
- Vibrante, ovvero la vibrazione della punta della lingua in corrispondenza degli alveoli.
- Laterale, aria fuoriesce dai lati della lingua.
- Approssimanti, organi articolatori si avvicinano quasi a chiudere l’apparato fonatorio senza
occluderlo.
3) Luogo di articolazione, ovvero posizione fisica dell’ostacolo che l’aria incontra nella fuoriuscita.
Dall’esterno all’interno:
Bilabiali
Labiodentali
Alveolari
Palatoalveolari
Palatali
Velari
Uvulari
Fonemi consonantici
Nasali m ɱ n ɲ ŋ
Occlusive pb td kɡ
Affricate ͡ ts d͡z ͡ tʃ d͡ʒ
Fricative fv sz ʃ
Vibrante r
Laterali l ʎ
Approssimante j w
Scala di sonorità si basa sull’intensità acustica:
Scala della forza consonantica si basa sulla forza articolatoria impiegata nella realizzazione dei foni, dalle
consonanti sorde a quelle sonore.
1. Occlusive sorde
2. Occlusive sonore
3. Affricative
4. Fricative …
Prosodia la parte della fonetica che studia l’organizzazione delle unità più grandi rispetto al suono.
I tratti prosodici si definiscono a partire dal confronto/relazione tra suoni diversi perché ad esempio si può
parlare dei tratti della lunghezza vocalica o consonantica solo se ho un elemento di confronto. Non hanno
lo stesso rilievo per tutti i suoni e per tutte le lingue. Sono grandezze fisiche che si misurano per:
I suoni non si presentano mai soli ma tendono ad aggregarsi e l’elemento immediatamente superiore al
suono è la sillaba unità prosodica (combinazione di più suoni) che è costituita da uno o più suoni
aggregati ad un nucleo di sonorità. La struttura sillabica è composta da:
Nell’italiano gli unici suoni che possono fungere da nucleo sillabico sono le sillabe, mentre nelle altre lingue
si accettano anche altre come approssimanti, vibranti, laterali e nasali. Es: ra|ci|sm nasale che funge da
nucleo. La scala di sonorità ci dice qualcosa anche sull’ordine in base al quale i suoni si dispongono. Es:
tron|co inizio suono occlusivo meno sonoro, poi vibrante e infine nasale più sonoro composto da CCVCCV.
486 lingue hanno strutture CV 274 hanno struttura CCV/CVC 151 hanno struttura CCCVCCC (Es:
strada).
La sillaba è più facile da percepire tanto più è presente una diversità tra C e V, l’attacco dev’essere il più
sordo possibile e il nucleo sillabico il più sonoro. Per Jakobson la sillaba ottimale è k t p – a.
Alternanza ritmica = ﹷ꙾ (꙾) ritmo trocaico dove il primo è accentuato sulla penultima sillaba, il
secondo non è accentuata e il terzo è un eventuale altro tempo non accentuato.
Le parole monosillabe ossitone hanno un’unica sillaba accentuate ma possono esistere delle sequenze che
prevedono una parola che termina con una sillaba accentata che sono parole ossitone seguite da parole
con consonante con vocale accentata. Es: “finì male” VCV. Esistono anche parole in cui l’accento cade sulla
terzultima sillaba e seguono sempre lo schema di alternanza ritmica. Es: “così poco”. Per quanto riguarda le
consonanti e le doppie consonanti spesso avviene il rafforzamento fonosintattico consiste nel
raddoppiare la consonante:
in italiano è presente perché si rifà alla struttura dei dialetti come il toscano, contrariamente a quelli
settentrionali che tendono ad indebolire le consonanti. Per i dialetti meridionali che conservano la forza
consonantica bisogna tenere presente:
Fonologia:
Accento oltre che segnalarlo nella trascrizione fonetica, lo ricordiamo anche nella fonologia, ovvero
come valore distintivo. (Es: ancora)
1. Vocalica – è una variante combinatoria che non ha valore fonologico. Le vocali sono lunghe solo se
sono accentate, in penultima posizione e hanno sillaba aperta ma dipende anche dal contesto. Es:
fonetica - [ka’de:re] mentre fonologia - /ka’dere/.
2. Consonantica – la distinzione tra consonante scempia (semplice) o geminata(doppia) serve a
distinguere parole diverse come ad esempio [‘fat:o] /’fat:o/. Ha valore distintivo e quindi fonologico
– es: [‘baɲ:o] /‘baɲo/; tranne per alcuni suoni sempre foneticamente geminati ma fonologicamente
scempi: [λ] [ʃ] [ɲ] [ts] [dz] si possono trovare in italiano ad inizio di parola anche se questa
lingua non ammette suoni doppi alla posizione iniziale ma solo quelli scempi. Per questo si
comportano come scempi.
Esiste un gruppetto di parole che ha conservato sia l’occlusiva sorda sia quella sonora:
Vi è un altro gruppo di parole che in italiano antico presentavano la forma forte che poi hanno perso ma
riacquisito successivamente. Questo accadde tra il XII e XIII secolo, quando l’Italia non aveva una forma
determinata, un modello linguistico preciso ma ci si ispirava a quella gallo romantico che farà nascere le
lingue romanze:
Morfologia unità di articolazione del contenuto semantico, studio delle parole, dei morfemi che il
parlante registra in termini di parole.
Parola segmento di lettere racchiuso tra spazi bianchi, anche se non tutte le lingue utilizzano spazi
bianchi tra una parola e l’altra. Non esiste un tratto unico per spiegarla:
1. Mobilità
2. Isolabilità
3. Coerenza
Il criterio fonologico della parola è una sequenza di suoni provvista di un unico accento ma on è sufficiente
per le parole composte in cui ci sono due accenti oppure per parole senza accento che si appoggiano alla
parola successiva per accentarsi. Es: porta ombrelli [‘portaom’brel:i].
Le categorie prototipiche sono modi di classificare la realtà in insiemi strutturali in base alla condivisione di
certi tratti. Le parole sono prototipiche come nome, il quale rappresenta bene e contrariamente l’aggettivo
(marginalità) ma vi sono anche quelle meno prototipiche come articoli o preposizioni.
Ognuno di noi ha in mente per ogni parola un’immagine prototipica, uno schema con determinate
caratteristiche. Tutto ciò che non riflette quest’immagine fa comunque riferimento alle parole per mezzo di
categorie cognitive. Es: [melodia] <melodìa> <me lo dia> ha coesione, “me” e “lo” si appoggiano a “dia”.
Macrodistinzione tra:
I criteri si possono incrociare, le combinazioni sono possibili come le categorie variabili di nomi e verbi che
linguisticamente esprimono delle proprietà semantiche e linguistiche (comunicative) che in alcune lingue si
differenziano, mentre in altre no. Es: “smoke” = nome fumo, verbo fumare.
Nome tutti quegli elementi della realtà che verosimilmente restano uguali a sé stessi in un periodo di
tempo. È time stable, ha funzione referenziale che introduce il referente/topic di cui si sta parlando. Ha
proprietà semantiche e discorsive. Sotto l’aspetto morfologico si flette per genere e numero (caso per le
lingue che lo hanno). Possono essere prototipici o meno.
Verbo eventi, mutamenti di stato, coglie situazioni che si evolvono nel tempo, per questo non è time
stable. La sua funzione è predicativa, ovvero di dire qualcosa relativamente al referente/topic, ruolo di
comment. Ha proprietà discorsive e sotto l’aspetto morfologico si flette per tempo, modo, persona, diatesi
(passivo - attivo). Può essere:
Ha proprietà per passare ad altre categorie, ha alcune proprietà delle preposizioni. Es: problemi della scuola
– problemi riguardanti la scuola (modificatore del nome). Anche in inglese: …using his talent (modificatore
avverbiale).
Il PRESENTE è considerato attivo ma il PASSATO non è sempre passivo. Es: Maria guardava ammirata la
Gioconda – lei stava ammirando-> forma attiva, non è considerato verbo prototipico.
N – AGG - AVV – PREPOSIZIONE- V
Aggettivo a livello semantico denotano caratteristiche fisiche, il prototipico è time stable e denota
qualità. A livello discorsivo sono modificatore, a livello sintattico non hanno argomenti a meno che non
siano comparativi. A livello morfologico hanno genere e numero e si dividono in comparativo o superlativo.
Il tipo prototipico ammette due tipi di modificazioni:
Morfemi unità minime dotate di significato autonomo, pezzi di significante che ha un significato.
Es:
in toller abil e
Derivativo in+aggettivo Morfema lessicale Derivativo che apporta Flessivo che esprime la
non - negativo un significato alla parola distinzione tra singolare
– può essere X e plurale – maschile
singolare
Possono essere:
1. Lessicali apportano il contenuto semantico della parola, sono base. Es: gatt-o
2. Grammaticali
o Flessivi – responsabili della flessione per ad esempio genere e numero nel nome. Nei
composti per i parlanti si tende a portare la flessione in fondo alla parola ed eliminarla
all’interno. Es: pesce palle – pesci palla / pomo d’oro -> pomidoro -> pomidori -> pomodori.
o Derivativi – derivare altre parole aggiungendo tratti derivativi del morfema iniziale. Le
parole possono cambiare la classe lessicale di appartenenza. Es: morfema lessicale nazione
-> nazionale (aggettivo) -> nazionalizzare (verbo). Si distinguono:
suffissi – possono modificare la classe lessicale di appartenenza formando nomi da
aggettivi, avverbi da aggettivi, ecc oppure non farlo come ad esempio nei nomi di
mestiere. Es: giornale -> giornalaio. Suffisso latino -ARIUS che ha esiti diversi: in
toscano -AIO; in francese -IERE (proveniente dal cavaliere della letteratura epico-
cavalleresca); in dialetto centrale -ARO.
Prefissi – non possono mutare la classe. Es: inglese cranberry – esempio di
morfema unico isolato in cui cran -> crane (gru – uccello) non è riconducibile ad
un’unità significativa sul piano sincronico, mentre a livello etimologico si riconduce
ad una struttura regolare.
Processi:
1. Infissazione inserisce un infisso all’interno del morfema lessicale, è rara in quanto viola la
coesione interna. Es: latino tactus -> tango.
2. Composizione processo morfologico dove si uniscono due morfemi lessicali, ciascuno provvisto
della sua morfologia flessiva. Es: pesce spada. Hanno una testa che rappresenta il significato
complessivo del composto, dandogli tratti grammaticali (il genere). Es: il pesce spada è un pesce. I
composti possono essere:
o Endocentrici – hanno una testa, il proprio centro dentro. La testa può trovarsi:
- a sinistra come in italiano, tranne alcune eccezioni derivanti dal latino come
terremoto da terraemotus, gentiluomo dal latino che ha testa a destra; oppure
dall’inglese come ferrovia da railway.
- A destra come nell’inglese in housewife con l’eccezione di werewolf derivante da
vir-vira; e in tedesco – lingue germaniche.
o Esocentrici – non hanno una testa, un elemento che dia tratti complessivi; cioè il centro del
composto sta al di fuori dello stesso come ad esempio senza tetto e lava piatti. L’italiano e
l’inglese da un punto di vista sintattico sotto questo aspetto sono uguali, mentre dal punto
di vista morfologico no, in quanto in inglese questi composti sono endocentrici.
o Coordinativi – i due elementi coordinativi stanno sullo stesso piano, sono meno utilizzati.
Es: cassa panca e porta finestra hanno due teste.
3. Conversione una parola può cambiare classe lessicale senza alcuna modifica apparente. Es:
aggettivo sostantivato “vecchio” – “il vecchio e il mare”. In inglese è molto usato. Es: “water”
significa acqua ma anche innaffiare.
4. Raddoppiamento riproduzione totale o parziale del morfema lessicale. In italiano ha funzione
espressiva (rafforza). Es: piano – piano piano. Può essere:
- completo
- parziale – della parte iniziale. Es: latino mordo – momordi
5. Parasintesi serve a formare verbi a partire da aggettivi o nomi, è molto diffuso in italiano. Ha una
base + suffisso e prefisso come ad esempio giallo – ingiallire.
Come per i fonemi ci sono gli allofoni, per i morfemi ci sono gli allomorfisono varianti con lo stesso
significato del morfema di base. Es: cat-s [s] sibilante sorda / dog-s [z] sibilante Sonora /fish-es [iz] -> tre
varianti di un unico morfema plurale.
Allomorfia in flessione varianti di morfemi flessivi che però realizzano lo stesso significato. Es: cat-s [s]
sibilante sorda / dog-s [z] sibilante sonora /dish-es [iz] vocale + sibilante sonora -> tre varianti di un unico
morfema plurale. Un caso italiano: articolo determinativo maschile singolare “lo” prima di parole che
iniziano con [s], [ʃ], [ɲ], [w], [j] / articolo determinativo maschile singolare “il” prima di C+V. Le varianti di
allomorfia sono in distribuzione complementare, ovvero in un contesto in cui si trova il/i non troviamo lo/gli
e viceversa. Es: inglese a+C / an+V tra loro complementari nella forma in cui trovi “a” non puoi trovare “an”
e viceversa.
Prefissi – si assimila più o meno rispetto al modo di articolazione. Es: in+V -> [in]utile/[in]delebile
=assimilazione parziale. Con suoni sonoranti: [im]possibile/[ir]reale/[il]legibile.
Suffissi – suono laterale come -ALE e -ARE -> …l…l diventa …l…r come so[l]a[l]e – so[l]a[r]e oppure
…r…r diventa …l…r come pe[r]eg[r]ino – per[l]eg[r]ino oppure anche …l…ale diventa …l…are. In
inglese -AL – AR colonial, linear. Si hanno due eccezioni: globale e colossale che presentano la
laterale nel morfema base e non si può dire [l] e [l] perché hanno lo stesso suono.
Allomorfia del morfema lessicale le possibili partizioni paradigmatiche appartengono a schemi precisi, le
forme meno presenti in italiano si trovano alla 1° persona singolare e alle 3° plurale ma anche alla 1° e 2°
plurale. Es: paradigma dell’indicativo presente del verbo sedere ->
Siedo (sedeo) Fenomeno di dittongazione romantica – “E” breve latina e in sillaba aperta e
Siedi accentata. In italiano è diventata [jɛ] e lo stesso vale per o che diventa [wo].
Siede
Sediamo (sedemus)
Sedete (sedetis)
siedono
Suppletivismo simile all’allomorfia, sono forme diverse che realizzano lo stesso significato. Tutto sta in
quanto le forme siano diverse tra loro. Due forme hanno evidenti rapporti in termini di significato senza
nessuna relazione formale. Es: cavaliere - equitazione - ippodromo -> tre diversi morfemi lessicali che
vogliono dire “cavallo” ma non c’è nessuna somiglianza formale.
Irregolarità morfologica ha un carattere scalare, non c’è differenza netta tra regolarità e irregolarità.
Storage “memoria dichiarativa”, parte della conoscenza linguistica dove sono tutti i morfemi ai quali il
parlante va ad attingere – lessico.
Processing “memoria procedurale”, parte elaborativa della costruzione del messaggio. Regole
grammaticali tramite cui si mettono in ordine elementi di lessico – grammatica.
Il significato di alcune espressioni non può essere dedotto solo attraverso la grammatica. Sono Crucks
grammaticali pezzi di enunciati memorizzati come blocchi unici. Es: tagliare la corda/svuotare il sacco.
Nell’italiano della massima grammaticalità ci sono verbi della prima coniugazione. Nel campo lessicale si
trovano verbi suppletivi del tutto irregolari. Tra i due ci sono forme allomorfe, intermedie.
Lingue germaniche (inglese) – i verbi regolari si assomiglia tutti, quelli irregolari sono tutti diversi ma non in
forma casuale nei preteriti.
o Meno irregolarità:
o tendenza alla regolarizzazione. Es: learn – learnt ma anche learned/ dream – dreamt ma anche
dreamed. Anche slept è una regolarizzazione, in inglese antico era “slapan” con preterito “slep” –
“sleped”- “slepd”-> slept. Così come sold e told, ma anche spoke e broke.
o Tendenza alla irregolarità.
- i verbi monosillabici che terminano in /iɲ/ hanno il preterito in /seɱ/ (sing – sang – sung)
- i verbi monosillabici che terminano in /iɱk/ hanno il preterito in /seɱk/ (drink – drank –
drunk)
- andai – andiedi (toscano) -> formatasi dai composti latini del verbo dare.
- Persi- perdidi- perdiedi -> dittongazione breve accentata in sillaba – morfema lessicale del verbo
dare. Perd/o morfema lessicale + flessivo / perd/iedi unico morfema flessivo.
Il morfema regolare nel momento in cui si crea tende ad applicarsi a morfemi con dentale.
Paradosso Di Sturtvant il mutamento fonetico opera con regolarità ma provoca irregolarità, mentre il
mutamento analogico opera con irregolarità ma provoca una regolarità.
le lingue non hanno gli stessi morfemi, ma sulla base di due criteri…
Es: lupo – morfema lessicale + flessivo. Indice di sintesi 2:1 (due morfemi a parola), indice di fusione 2:1
(due significati da genere e numero).
Queste modalità sono delle approssimazioni, di fatti all’interno di una lingua possono esserci tipi
morfologici diversi:
es: andrò -> I will go – la persona il tempo e il modo in inglese vengono distribuite e quindi si hanno
caratteristiche introflessive (l’inglese va verso l’isolante).
Alcune lingue finiscono per assumere dei tratti simili, nonostante siano di famiglie diverse - lega linguistica
balcanica: Sprachbund quasi tutte le lingue (tranne il rumeno) hanno sviluppato un sistema vocalico a
cinque vocali sul modello greco, hanno perso l’infinito e tratti che appartenevano ad una sola lingua si sono
espansi.
1. Greco
2. Albanese
3. Rumeno – romanza (neolatina)
4. Serbo croato
5. Bulgaro
6. Macedone
7. Sloveno
8. Turco
Sintassi il termine deriva dal greco “sintassio”, ovvero disporre insieme. Fa riferimento alle modalità e
alle regole con cui le lingue uniscono più parole per formare i sintagmi. Nel corso degli anni si sono
sviluppati diversi approcci a riguardo:
“Le strutture della sintassi” (1957) di Chomsky i parlanti hanno una competenza per la quale la lingua si
definisce partendo da cosa sa il parlante. La lingua ha un meccanismo generativo e ricorsivo, nel senso che
una frase senza senso può comunque essere giusta grammaticalmente, questo perché la sintassi non è
legata ad altri modelli linguistici.
Hausee e Fitch (2002) affermano che la capacità di parlare in senso stretto è legato al meccanismo
ricorsivo.
Es: il complemento di moto a luogo può essere rappresentato sia dalla preposizione semplice “a” e da
fonemi d’interfaccia.
La costruzione dei sintagmi si deve relazionare con la semantica. Per individuare gli elementi che presi da
soli hanno significato bisogna utilizzare il “movimento”, ovvero se spostandoli continuano ad avere un
significato e quindi se sono sintagmi.
Es: ieri| il cane | del vicino | ha inseguito | i gatti | in giardino | tutto il giorno.
Ci sono elementi che anche presi da soli conservano un loro significato autonomo. Per quei sintagmi
costituiti da due o più elementi la relazione tra essi non è egualitaria, ha un elemento più importante
ovvero la testa del sintagma elemento che non può essere più eliminato. Es: il cane (testa) del vicino
(può essere eliminato) – sintagma nominale.
Sintagmi preposizionali non possono stare da soli ma la preposizione determina e condiziona l’elemento
con cui si combina.
I sintagmi inoltre possono essere coordinati dalla congiunzione “e” se sono dello stesso tipo. Le diverse
relazioni tra diversi sintagmi si esprimono attraverso:
Posizione – collocazione
Accordo – genere e numero. Es: tutte le siepi sono state tagliate – unico sintagma.
Soggetto è il ruolo sintattico che concorda con le forme finite del predicato
Oggetto è il ruolo sintattico che non concorda con le forme finite del predicato.
In una lingua con una morfologia più ricca ci saranno meno vincoli tra soggetto e predicato. In una lingua
ridotta come l’inglese tutto sarà vincolato alla posizione del soggetto. Non sempre la distinzione soggetto e
oggetto è possibile. In inglese il soggetto ha delle caratteristiche:
Accordo
Posizione proverbiale
Movimento nella interrogativa
Es: There are many students -> francese – il y a des etudiants/ il y a-t-il des etudiants?-> Tedesco – es gibt
einen Mann = sono tutti soggetti non distinguibili dall’oggetto.
Ordini marcati come ruoli pragmatici dove il fono è il riferimento allo status dell’informazione:
A sinistra – frase passiva come “le elezioni sono state vinte da Trump”
A destra – “le ha vinte Trump le elezioni” / “è Trump che ha vinto le elezioni” dove il comment è
espresso dal soggetto.
Sono tutte frasi simili ma ognuna sposta l’attenzione su un certo elemento piuttosto che su un altro,
rispondendo anche a domande diverse.
Ordini basici - Sistema = caso e accordo bastano, mentre posizione è secondaria/norma = posizione ben
precisa:
Configurazioni di ordine del SOV prevalenti in varie lingue – ordine basico dei costituenti di una frase:
SVO, sequenza più frequente in una lingua (modo in cui il parlante cerca di comunicare qualcosa ad un
ascoltatore) italiano
565 – SOV
488 – SVO
95 – VSO
25 – VOS
11 – OVS
4 – OSV
Principio di adiacenza tra verbo e oggetto, entrambi parte del comment vanno posti vicini – i primi due tipi
sono più frequenti in base a questi principi, rispettando la posizione informazionale.
Tipologie:
Universali Assoluti esprimono poche caratteristiche fondamentali e imprescindibili del linguaggio, come
la distinzione tra vocali e consonanti.
Lessicale Berlin & Kay 1969 “Basic Colour Terms” = Sistema dei nomi dei colori è uno delle manifestazioni
più diverse e incoerente. In realtà è riducibile a 11 termini che stanno in un rapporto gerarchico in 98 lingue
che non sono della stessa famiglia né della stessa area.
1. Bianco, nero
2. Rosso
3. Giallo, verde
4. Blu
5. Marrone
6. Viola, arancio, rosa, grigio
Questi termini basici non sono tutti presenti in ogni lingua. Principio di arbitrarietà dal colore rosso si
distinguono, mentre dal verde sono difficili se non inesistenti.
Semantica riguardante il significato che si definisce solo in relazione con altri significati.
Relazioni semantiche in genere creano ambiguità, ovvero le parole possono avere più di un significato.
La lingua per questo motivo è ridondante, arricchita.
Omonimia già esistente in latino prevede due parole che, per ragioni di evoluzione fonetica, hanno la
stessa forma ma significato diverso comprensibile solo in relazione al contesto. Es: letto come verbo o
aggettivo.
Polisemia parole che possiedono almeno due significati: uno principale e altri secondari. Es: scomparire –
principale = sparire mentre secondario = morire.
In certi casi polisemia e omonimia non sono facilmente distinguibili in quanto in passato certe parole erano
polisemiche ma con il tempo sono diventate omonime e viceversa. Es: penna – polisemia originariamente
riferendosi alle penne d’uccello, ora è solo omonima della penna da scrivere.
Esempio importante è “umore” che in origine era legato ai liquidi che influenzavano le emozioni che, sono
se in equilibrio, creavano benessere:
Sangue
Bile gialla (kholé) collera
Bile nera (Melankholé) melanconia
Flegma flemmatico
Metafora quelle poetiche sono inaspettate e nuove ma nella realtà vengono usate quotidianamente
creando un rapporto di somiglianza tra due domini differenti:
Lakoff e Johnson in “Metafore E Vita Quotidiana” parlano del linguaggio metaforico come interiorizzato e,
per questo, non viene percepito. Es: piedi della montagna, nella quale viene associata una figura umana alla
parte bassa di una montagna; capo dello stato come testa e vertice. La metafora pone insieme aspetti
concreti (luce, buio) con altri astratti (intelligenza, ignoranza), così come coordinate spaziali a valori astratti
(morali, stati d’animo…).
Cardona approfondisce lo studio e parla di un dominio concreto che instaura un rapporto di similarità con
uno astratto.
Metonimia rapporto di contiguità all’interno dello stesso dominio, ovvero sono due cose che hanno a
che fare l’una con l’altra come ad esempio una parte del corpo con una caratteristica associata in un
rapporto di vicinanza. Es: “bevo una bottiglia di vino” – ovvero il vino contenuto nella bottiglia/ “ho letto
Leopardi”.
Sinonimia due parole diverse con lo stesso significato, ma non possono essere sempre scambiate in tutti i
contesti come ad esempio le espressioni idiomatiche come “bel viso” o “bella faccia”. È impossibile
trovarne una perfetta perché il significato delle parole si basa su tre livelli:
Antonimia è il contrario della sinonimia. Due parole di significato opposto. Si hanno due tipologie:
1. Di contrarietà – contrari, due estremi tra i quali si collocano significati intermedi. Es: caldo – freddo
2. Di contraddittorietà – contrari che non hanno significati intermedi (o…o come valore disgiuntivo
forte AUT). Es: vivo – morto.
Iperonimo relazione asimmetrica tra due termini che comprendono uno di significato generale.
Iponimia relazione asimmetrica tra due termini che comprendono uno di significato più stresso, che ha
maggiore intenzionalità.
Questi ultimi due seguono una scala che va dal generale allo specifico:
Gatto scapolo
+ animato (tratto importante per il significato) + maschile
Non umano + umano
+ felino + adulto
+ maschile Non sposato
Limiti spesso include significati che non fanno parte del contesto e non definisce il significato
connotativo.
proprietà temporali inerenti – tipi di azioni che riflette su diversi elementi semantici.
1. Dinamicità compatibili con la perifrasi progressiva “stare + gerundio” e con costrutti all’infinito.
Es: camminando/ mangia – sta mangiando. Essere gentile non è uno stato inerente-> imperativo =
sii gentile.
2. Duratività compatibili con costrutto di “per X tempo” e con “cominciare a”. diversi da predicati
non durativi che invece descrivono un tempo preciso.
3. Telicità dal greco “telas” ovvero fine, il predicato telico descrive un evento di un raggiungimento
terminale (es: cadere), diversi da abitare o camminare. Il modificatore è “in X tempo”. Es: film finito
in 2 ore.
1. Stativi non dinamici, durativi e non telici. Es: essere alto, abitare, possedere.
2. Attività dinamici, durativi, non telici. Es: mangiare, correre, parlare.
3. Risultativi dinamici, durativi, telici. Es: asciugare, riempire, costruire.
4. Trasformativi dinamici, non durativi, telici. Es: esplodere.
5. Sottoclasse – semelfattivi dinamici, non durativi, non telici. Es: tossire, starnutire.
Il significato del predicato dipende dagli elementi con cui si compone e dal contesto – ibridismo azionale
predicati che appartengono in base al contesto all’una o all’altra classe. Es: mangiare – Mario ha mangiato
per 5 minuti (attività)/Mario mangia un piatto di pasta in 5 minuti (risultativi).
Telicità configurazionale dipende dal contesto, dalla presenza di un complemento oggetto. Si può
definire anche in base al soggetto (il gatto ha corso in casa – telico risultativo) così come in base al tempo
(Mario sapeva sarebbe finita cosi – stativo) e alla negazione.
Classificazione su base sintattica – ci si riferisce alle combinazioni sintattiche, ovvero il numero di elementi
con cui il predicato si può combinare.
Valenza indica con quanti argomenti si può combinare un predicato. Es: il cane inseguiva il gatto del
vicino – del vicino è un circostanziale, mentre il gatto e il cane sono argomenti del predicato, il quale
necessita di loro. Il numero di argomenti è variabile ma anche limitato, riguarda la ripartizione tra verbi
transitivi e intransitivi:
Predicati zero valenti non necessitano un argomento (piove, nevica). Non sono classificabili sulla
base della tipologia degli argomenti.
Predicati mono valenti/argomentali verbi intransitivi, necessitano di un solo argomento, ovvero
del soggetto del predicato (parlare, correre)
Predicati bivalenti/ biargomentali verbi transitivi, necessitano di due argomenti, ovvero
soggetto e oggetto (assassinare, dipingere)
Predicati trivalenti/triargomentali verbi di “dire” e “dare”, necessitano di tre argomenti, ovvero
di ricevente, emissario e oggetto. Sono una sottoclasse dei bivalenti, perché il terzo argomento non
è proprio necessario ed è considerato un secondo argomento.
Si possono ridurre i numeri di argomento trasformando un predicato transitivo ad uno intransitivo, ovvero
da due argomenti a uno. Es: i bambini mangiano la torta (transitivo - due argomenti) – la torta è mangiata
dai bambini (intransitivo – un argomento, perché “dai bambini” diventa circostanziale).
Se in italiano l’argomento somiglia più ad un circostanziale, mentre in inglese ad un oggetto. Es: John gives
Mary a book – passivo = Mary was given a book by John.
Costrutto anticausativo:
La differenza tra i due non è facile, in quanto diventa difficile circoscrivere la classe di predicati, si hanno tre
possibilità:
Costrutto causativo si costruisce sintatticamente attraverso il predicato “fare”. Es: la fune fa cadere
Marco.
Mentre un ruolo sintattico come soggetto e oggetto di un argomento può essere cambiato, il ruolo
semantico, ovvero ciò che ha a che fare con il significato di un argomento, la parte che svolge un
argomento all’interno dell’evento descritto dal predicato, non può essere cambiato. Tipicamente il soggetto
ha il ruolo di agente, mentre l’oggetto di paziente. Es: il Titanic è affondato/l’iceberg ha affondato il Titanic
– il Titanic semanticamente rimane il paziente.
Tra questi due estremi, vi sono circa altri quaranta ruoli semantici, i principali sono:
Es: me pudet/ me taedet/ es friert mich/ il y a-> soggetto marcato come oggetto – ruoli affini al paziente.
Verbi come “inciampare”, “fiorire” selezionano sia l’ausiliare essere che avere che indicano uno stato.
In francese i predicati che indicano un mutamento di luogo selezionano essere, per il mutamento di stato
sia l’ausiliare essere che avere, mentre per il resto selezionano l’ausiliare avere.
Perché una lingua esista occorrono dei parlanti che la parlino e questa scompare quando l’ultimo parlante
di quella lingua muore. Esiste però un caso documentato nel 1777 in cui è morta la signora di 102 ultima
parlante del Cordico; un altro nel 1888 l’ultimo parlante del Dalmatico anche se alcuni termini vengono
usati tutt’oggi da contadini. Per scomparsa di una lingua non si fa riferimento all’ultimo parlante ma alla
scomparsa di un’intera comunità di parlanti che avviene quando sostituiscono la vecchia lingua con la
nuova. Es: dialetti al posto dell’italiano, o il passaggio dal gallico con la sua definitiva scomparsa al latino. Di
tutte le lingue (7097) 572 sono le lingue istituzionali, ovvero le lingue con una propria grammatica,
letteratura, film, ecc -> lingue nazionali. 1619 sono le lingue in via di sviluppo che spesso hanno una
tradizione letteraria ma non sono considerata nazionali; 2462 sono lingue vigorose; 1524 sono lingue in
trouble e 920 sono lingue morenti.
I casi in cui i parlanti abbandonano una lingua in cerca di un’altra avvengono attraverso il progressivo
alternarsi di una lingua nel tempo fino ad ottenere una conformazione differente a quella che aveva prima.
Ad esempio, il latino si è trasformato nelle lingue romanze (italiano, francese, spagnolo…) ma attraverso
una transizione che non è lineare, ovvero non vi è un momento preciso in cui è diventata le altre lingue. Lo
è diventata progressivamente attraverso:
Per quanto riguarda il latino scritto nel 813 d.C per il Concilio di Tours venne chiesto ai parroci di
predicare in lingua romana rustica. Nel 999 d.C sull’epitaffio di un papa tedesco viene scritto
“Lingua teutonicus usus francisca vulgari et voce latina”
Per quanto riguarda il latino parlato si è sempre più distaccato da quello scritto verso il III e IV a.C,
periodo in cui si sono diffuse le lingue romanze.
Nel VIII e IX secolo d.C si ha l’iscrizione nella catacomba di Commodilla “Non dicere ille secrita
abbole”.
Iscrizione del XI sulla basilica di S.Clemente.
Mutamento fonetico:
Assimilazione due termini che diventano uguali in parte o del tutto grazie al fenomeno di
coarticolazione, ovvero fenomeni vicini si possono influenzare l’un l’altro tanto che tratti del suono che
segue possono trovarsi nel suono precedente o tratti del suono che precede possono continuare in quello
che segue. Per questo può essere:
Regressiva – l’elemento che viene dopo influenza quello che viene prima (direzionalità regressiva).
o Totale – il secondo elemento ha influenzato il primo:
Progressiva – l’elemento che viene prima condiziona quello che viene dopo (direzionalità
progressiva).
o Totale – il primo elemento ha influenzato il secondo:
“dente” “dende”
[nt] sorda [nd] sonora
Bidirezionale – condizionamento sia del suono precedente che di quello che segue-> in posizione
intervocalica passano il tratto di sonorità
“Fabula” “favola”
[b] consonante che acquisisce tratti vocalici [v] modo di occlusione-> da occlusivo a
fricativo
A distanza – tra tratti non contigui. Es: plurali irregolari dell’inglese come foot-> feet condizione la
vocale radicale rimanendo solo il morfema lessicale.
Metafonesi – soprattutto nei dialetti meridionali il valore grammaticale che segnala la differenza tra
maschile e femminile. Es: maschile-> nero – neru (vocale “e” medio-bassa/ vocale “u” alta) – niru
(“i” diventa alta, assimilando l’altezza della “u”) – nirj. Femminile-> nera – nera – nerj.
Dissimilazione suoni inizialmente uguali finiscono per differenziarsi in diacronia, tra suoni non contigui
ma sonoranti e a distanza. Es: peregrinum – pellegrino/arborem – albero dove [r] [r] (vibrante + vibrante)
diventano [l] [r] (laterale + vibrante).
Cancellazione scomparsa di un suono che interessa le vocali soprattutto per l’esposizione in posizioni
estremamente deboli. Può coinvolgere consonanti.
Di vocali all’interno della parola e subito dopo l’accento. Es: calidum – caldo/dominam – donna.
Di una sibilante nella formazione di nasale + sibilante. Es: mensem – mese/ insulam – isola.
Inserzione presenza di un suono che non dovrebbe esserci. Fenomeno non frequente. Es: inserimento di
vocale in psicologo – pissicologo/ per sciogliere il suono sm in baptismus – battesimo/ comparsa della “e”
ad inizio di parola, non c’era in latino ma presenta in spagnolo come escuela.
Coalescenza suoni che si uniscono dando vita ad un unico suono che preserva elementi di entrambi i
suoni di partenza. Può coinvolgere vocali. Es: alium – aglio o filium – figlio-> da laterale alveolare e
approssimante palatale [lj] a laterale palatale [λ], ovvero conserva il modo del primo e il luogo del secondo.
Scissione suoni che si scinde in due elementi diversi, come la dittongazione di “i” brevi e “o” brevi. Es:
pedem – piede [ɛ] a [jɛ]/ bonum – buono [ɔ] a [wɔ]-> vocale che diventa una sequenza di approssimante +
vocale in base al suono di partenza.
Metatesi inversione di posizione di due suoni all’interno di una parola. È un fenomeno perlopiù
marginale. Es: formaticum – francese fromage.
Le parole di trafila dotta conservano le forme latine, mentre le parole di trafila popolare no.
lacum – lago dal punto di vista fonologico non cambia nulla, perché il suono [g] era già presenta nel
sistema latino di partenza, cambia solo a livello fonetico nella pronuncia.
Moto fonologico
Legge di Grimm prima rotazione consonantica. Nelle forme indoeuropee si hanno suoni occlusivi come:
In inglese in partenza tre suoni diversi sono diventati in arrivo tre suoni diversi, cambiando il tratto che
opponeva i suoni. T e D si opponevano fra sorda e sonora e poi tra occlusiva e fricativa, mentre D e H tutto
il contrario:
[ꝋ] di three – occlusiva che diventa fricativa
[t] di ten
[d] di door
Tu-> thou/two-> two/dha-> do
Kom-> hom (occlusive fricative)/ gen-> knee/ ghost-> guest
Eccezioni ci sono suoni che in un certo contesto non ci aspettiamo strutturali. Es: paradigma del verbo
suonare:
suono [wo]
suoniamo [wo] – analogico = non è motivato il mutamento fonetico
soniamo [o] – per livellamento.
Mutamento morfologico:
Analogia altera gli esiti fonetici che ci aspettiamo. Es: 1° singolare di andare imperfetto – andato.
Grammaticalizzazione altera la tipologia del morfema, cioè rende un morfema lessicale (parola dal
significato autonomo) in un morfema grammaticale.
Happer & Traugott “Cline of grammatics” piano inclinato che si spiega in quattro fasi:
Formazione del suffisso derivativo -MENTE che permette di formare i verbi dall’aggettivo e che si unisce alla
forma femminile dell’aggettivo: obstinata (aggettivo) | mente (ancora parola autonoma, ablativo) perfer.
Quello che era il significato autonomo delle parole (mente = mente di un essere umano) oggi si è perso
perché è diventato un affisso grammaticale (inflectional affix) di tipo derivativo che serve a formare avverbi
a partire da aggettivi. Spesso deve quindi essere attaccato all’aggettivo al quale si riferisce per formare
l’avverbio. Non è più un elemento mobile autonomo e attraversa tutte e quattro le fasi progressivamente.
Caso dell’ausiliare avere il latino non aveva l’ausiliare avere ma aveva il verbo habere (possedere, valore
autonomo). Es: qui habet (sintagma verbale) coctum cibum (sintagma nominale)-> coctum è diventato una
parola grammaticale, rielaborato come parte di un sintagma verbale.
Caso in cui si parte da un costrutto infinito + verbo avere hoc dicere habemus – a partire da un costrutto
si è originato il futuro.
I morfemi o,ai,a sono forme del verbo avere che si sono fissate all’infinito.
Caso di passum (passo) parola latina con un significato autonomo che oggi viene applicato anche nel
francese “je ne sais pas”. Adesso non ha più valore originale, il suo compito è quello di rafforzare il valore di
negazione.
Ciclo di Jespersen fenomeno di grammaticalizzazione, prende il nome dal linguista danese che aveva
notato la ciclicità di parole autonome che diventano rafforzativi e poi negazioni, infine hanno bisogno di un
elemento che le rafforzi. Es: briciola-> “mica” (piccola quantità) viene trasformato in rafforzativo (non ti
piace mica?) e nel parlato italiano viene usato come negazione (mica male!). In toscano “punti” è
rafforzativo della negazione (non c’era punta gente) e poi negazione autonoma (non c’erano punti), quindi
è stata grammaticalizzata.
Rianalisi spostamento e creazione di un confine di morfema che prima non c’era. Es: humburger indicava
gli abitanti di Amburgo, morfema derivativo + morfema lessicale -> ham = prosciutto e burger = panino –
creazione di confine di morfema. Uso di -OPOLI in italiano e -GATE in USA -> legato allo scandalo, per gli
USA nel 1972 con Watergate a alle intercettazioni.
Mutamenti lessicali:
la creazione di una nuova parola consiste nell’avere un nuovo referente. Può avvenire per contatto con
altre lingue, tramite un prestito o interferenza, ovvero vecchie parole che hanno preso da antiche lingue
come il meridione ha fatto con l’arabo. Tramite anche lessicalizzazione di sigle o parole macedonia, ovvero
amalgami di parole che creano creatività verbale come ad esempio “apericena” che però è diverso dal
composto che invece è formato da due morfemi lessicali completi.
La scomparsa di una parola dipende dalla scomparsa di chi la pronuncia, dall’oggetto a cui si riferiva e con il
tempo questo processo si sta accelerando tanto che negli ultimi anni si ha un impoverimento della lingua
che da 144 mila parole (vocabolario) i parlanti ne usufruiscono solo 5 mila.
Ad un medesimo significante viene assunto un nuovo significato, attraverso slittamenti di significato per
rapporti di somiglianza:
o Metafora – capo ovvero testa ovvero persona più importante del gruppo; sinistra considerata come
parte negativa è ora oscuro, misterioso.
o Metonimia – bucca – guancia-> ha un rapporto di contiguità di vicinanza fisica; cocsa – anca->
coscia.
o Paraetimologia – somiglianza tra significati: hamburger
o Ellissi – contiguità tra significati, tra parole che ricorrono frequentemente insieme tanto che una
delle due può essere omessa ed essere sostituita dall’altra. Es: giornale quotidiano –
quotidiano/sedia a sdraio – sdraio.
Il contatto con lingue straniere porta al calco semantico che provoca una polisemia indotta da un modello
straniero. Es: falchi e colombe sono rispettivamente oltranzisti e moderati e ciò proviene dal modello
inglese “Hawks” e “Doves” che ricorda la guerra in Vietnam per cui gli Hawks erano favorevoli, mentre i
Doves no.
Mutamenti strutturali alterano le categorie linguistiche, causando mutamenti fonologici che hanno
carattere strutturale e che creano distinzioni all’interno della lingua.
Es: il perfetto latino è diventato il passato remoto e anche il passato prossimo italiano; così come i generi
maschile femminile e neutro latini in italiano sono solo maschile e femminile.
Mutamenti non strutturali riguardano il mutamento fonetico che non ha carattere strutturale e non hanno
ricaduta all’interno del sistema.
Es: in latino “bianco” si differenziava tra quello opaco “albus” e quello brillante “candidus”; così come il
“Nero” si differenziava tra opaco “ater” e brillante “niger” in italiano il tratto della brillantezza è andato
perso.
Scolarizzazione
Età
Genere
Labov – studioso dell’est Europa, studiò le relazioni tra fenomeni linguistici e contesti sociali negli anni ’60.
Facendo studi sulla pronuncia newyorkese, scopre che varia in base alle classi sociali dei parlanti.
Le classi medioalte tendono alla pronuncia occlusiva, mentre quando leggono un testo scritto
tendono alla pronuncia fricativa seguendo una forma standardizzata
Le classi basse tendono alla pronuncia fricativa
L’atteggiamento linguistico di oggi, nella nostra società dinamica, nasce da una consapevolezza esplicita nei
confronti delle forme sbagliate ma come tratto di appartenenza. Es: il suono “da” per “the” che all’interno
di un gruppo mette in risalto l’appartenenza a questo.
Opposizione differenza tra generi maschile e femminile (fattore di genere) studio della pronuncia a
Detroit, dove all’interno di una classe sociale le donne tendevano a dire la forma corretta fricativa <-ing> [ ɳ]
forma standard usata dalle donne, [n] meno prestigiosa. In Italia in famiglia le donne privilegiano l’italiano
al dialetto, questo perché quando i parlanti avvertono l’esistenza di forme più prestigiose queste sono più
usate dalle donne. La madre, nella cura dei loro figli, cerca d’insegnare loro la giusta lingua per metterli in
grado di aver successo.
Fattore di età ed etnia si basa sulla centralizzazione di dittonghi, ovvero quando la vocale più alta tende
verso il centro dell’apparato fonatorio. Es: “right” [‘rait]. L’utilizzo di questi dipende dal senso di
appartenenza al luogo per cui certe forme vengono viste come positive per alcuni mentre negative per
altri.
Eredi dei primi coloni inglesi – benestanti, legati al mondo agricolo. In questa comunità gli anziani
usano i dittonghi, gli adulti poco, i giovani no. Gli anziani hanno un forte senso di appartenenza,
mentre i giovani vogliono andare via, per cui abbandonano la caratteristica linguistica del paese.
Comunità d’immigrati – portoghesi pescatori. In questa comunità gli anziani non usano dittonghi,
gli adulti sono coloro che li usano di più e i giovani li usano. Questo perché gli anziani sono poco
integrati mentre i giovani vanno sempre più integrandosi, acquisendo la caratteristica linguistica.
Nativi americani – confinati. In questa comunità i giovani usano molto più i dittonghi e più degli
anziani inglesi, questo perché hanno un forte senso di appartenenza proveniente dal modello dei
ricchi e da una prospettiva sociale chiusa che rende la caratteristica linguistica del paese una
variante di prestigio ai loro occhi.
Onomastica parte della linguistica che si occupa di nomi propri ma riguarda vicende storiche:
In generale i nomi propri sono indici per cui un parlante e l’interlocutore condividono un medesimo
contesto e fanno riferimento ad un singolo elemento – iconicità rovesciata nella credenza del parlante
dando un nome ad una persona le si augurano certe cose (fortuna, felicità…), instaurando un legame tra
parola e cosa – nome omen.
Non è possibile confrontare nomi propri con comuni attraverso la congiunzione “e”, perciò bisogna:
nome comune + nome comune
nome comune + nome proprio
Es: Publio (nome proprio) Ovidio (appartenenza alla casa) Nasone (caratteristica fisica o imprese compiute)
> tipico nome del cittadino libero.
Con l’Editto di Caracalla questo sistema viene messo in crisi, in quanto la cittadinanza viene data a tutti che
sono ormai cittadini liberi. Nel 1200 compare la formula del nome e cognome. Con il Concilio di Trento a
metà del ‘500 la Chiesa chiese di registrare il cognome per evitare matrimoni con consanguinei.