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—— Hjelmslev ——

Analisi scientifica del linguaggio ➞ significa partire da un testo linguistico (classe),


e andare a cercare gli elementi ultimi (componenti).

I componenti dipendono dal testo ➞ se pensiamo di avere uno scritto, procedere in modo
scientifico significa scomporlo in frasi, poi in parole, poi in sillabe e poi in unità
più piccole fino ad arrivare alle unità ultime che in linguistica sono i fonemi, quindi
le classi di suono che definiamo in italiano come a b c.

Il metodo di analisi linguistica, secondo Hjelmslev, non sarà basato sull’induzione, che
prende un’ascesa dal particolare al generale, ma sulla deduzione.

Si era provato a studiare il linguaggio, ma sempre per altri fini, sociali, fisiologici,
storici ➞ mezzo per arrivare a una conoscenza trascendente ➞ lui vuole che diventi il
fine di una conoscenza immanente.

Principio di immanenza ➞ immaginare la lingua come un sistema chiuso, concentrarsi


sull’analisi interna alla lingua senza considerare gli aspetti di contorno.

Concepisce la lingua come una struttura autosufficiente ➞ entità autonoma di dipendenze


interne ➞ l’aspetto importante del segno non è da ritrovare nel segno stesso, ma nelle
relazioni che il segno intrattiene con gli altri.

È importante la langue, cioè l’insieme dei segni che costituiscono una lingua e i
rapporti tra questi segni.

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1 / I piani: espressione e contenuto

Scomporre qualsiasi testo linguistico in due piani: il piano dell’espressione e il piano


del contenuto.

Espressione = significante
Contenuto = significato
Funzione segnica o denotazione = segno (unione tra significante e significato)

E (R) C = denotazione (o funzione segnica)

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2 // Stratificazione del linguaggio: materia, forma, sostanza

I due piani sono ulteriormente suddivisi in strati: materia, forma e sostanza.

———— Espressione

• Materia dell’espressione ➞ massa amorfa e indistinta di suoni

• La lingua proietta una sua forma su questa materia e consente l’individuazione di


alcuni possibili suoni da utilizzare per comunicare (a, b, u).

[Siamo ancora però ad un livello virtuale: la lingua forma dei suoni possibili,
individua degli spazi fonetici che poi si potranno realizzare, come se avessimo la
possibilità di dire a.]

• Nel momento in cui diciamo a, entriamo in una dimensione realizzata e abbiamo la


sostanza dell’espressione.

[A monte c’è un lavoro di articolazione e organizzazione di una materia (e questo


lo fa la forma), poi in virtù di questo lavoro possiamo emettere delle sostanze,
quindi suoni.]

Per ricapitolare: (1) abbiamo una materia dell’espressione (massa indistinta di suoni).
(2) Una forma si proietta sulla materia, individua dei possibili spazi fonetici ancora a
livello virtuale, (3) poi questo consente di emettere sostanze. La forma si proietta
sulla materia e permette la produzione delle sostanze.

Materia dell’espressione = continuum sonoro non ancora formato linguisticamente ma


organizzato secondo criteri puramente fisici o fisiologici.

Non pensa quindi a una massa amorfa di suoni del tutto indefinita, ma a una successione
di suoni che possono avere una definizione acustica ma non ancora fonetica.

La forma linguistica organizza questa materia prevedendo spazi fonologici (ancora


virtuali) quali /a/ /b/ /c/. In virtù di questa articolazione si possono produrre delle
sostanze linguistiche.

- piano dell’espressione ➞ ha una sua concretezza, noi sentiamo i suoni, li percepiamo;


- piano del contenuto ➞ lavora su concetti, pensieri, è più vago, difficile da definire.

————— Contenuto

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• Materia ➞ massa amorfa di pensieri, concetti (immagina una situazione in cui ancora non
hai il concetto di /albero/).

• La lingua proietta una forma, costruendo degli spazi concettuali, quindi articola il
concetto di /cane/ /albero/ e definisce il significato complessivo di queste unità del
piano del contenuto, spazi concettuali in tutte le sue possibili articolazioni.

• Nel momento in cui questi concetti vengono calati all’interno di una frase, un contesto
linguistico particolare, allora il significato assume una sua manifestazione, viene
realizzato, prende una direzione univoca e particolare, e questa è la sostanza del
contenuto.

Esempio. La forma determina un concetto di albero ampio che prende diverse


possibilità (pianta, albero genealogico, albero motore, albero maestro). Nel
momento in cui utilizziamo questo concetto in una frase ben precisa (per esempio
parliamo di una pianta con foglie verdi e un tronco), stiamo prendendo una
direzione ben precisa e molto concreta, questo significato interno a quella frase
è la sostanza del contenuto, cioè è il significato concreto nel senso che viene
utilizzato in una frase ben contestualizzata.

Due dimensioni ➞ una concreta (sostanze), una più astratta e sociale (forme). Le forme
sono spazi vuoti che vengono condivisi all’interno di una comunità. Quindi se le
sostanze costituiscono la parole, le forme, astratte e sociali, costituiscono la langue.

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3 // Funzione segnica

Funzione segnica ➞ unisce piano dell’espressione e del contenuto.

La funzione segnica collega due forme, non due sostanze, quindi collega dei possibili
suoni con dei possibili spazi concettuali.

La realizzazione di tutto questo, nelle frasi, è marginale, nel senso che riguarda delle
possibili variazioni individuali che nell’ottica di Hjelmslev, come valeva per Saussure,
sono secondarie.

Funzione segnica ➞ unisce una forma dell’espressione e una forma del contenuto e si
realizzerà in diverse possibili sostanze.

Il linguaggio non è l’intera realtà, né l’intero pensiero, non esclude un mondo di


percezioni e ideazioni, una “realtà” che può essere studiata da varie scienze non
linguistiche, come la psicologia.

Il linguaggio è la forma del pensiero di ogni comunità linguistica, che opera le


proprie classificazioni del reale e le organizza in pensieri articolati secondo
abitudini differenti da nazione a nazione.

Questo non significa che la realtà o la materia esistono solo in quanto esiste il
linguaggio, o che siano conoscibili solo tramite il linguaggio: il linguaggio è
solo uno dei modi possibili di conoscenza di tale realtà.

Quindi espressione e contenuto presentano lo stesso tipo di stratificazione e la


funzione segnica è una funzione “interna” che collega una forma dell’espressione e una
forma del contenuto.

La funzione segnica, come in Saussure, si pone quindi a un livello formale, nel senso
che non investe le sostanze con le quali i segni si manifestano.

La teoria di Hjelmslev allora si pone in una prospettiva immanente, mirando alla


descrizione delle costanti e delle funzioni interne ai linguaggi, e non delle sostanze
manifestate.

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4 // Arbitrarietà della forma dell’espressione

Le forme dell’espressione e del contenuto sono arbitrarie ➞ suddivisioni dei suoni che
l’italiano farà in un modo, e l’inglese in un altro.

Le lingue formano la materia in modi differenti, quindi in modo arbitrario, ogni lingua
ha i suoi suoni particolari, condivisi dalle comunità linguistiche, sociali.

Questo vale anche per la forma del contenuto, anche i concetti sono stati organizzati
dalle lingue in modo arbitrario.

Vale anche per i colori, nonostante pensiamo spesso che abbiamo un


legame naturale, le culture concettualizzano i colori in modi
diversi.

Una medesima zona di materia viene quindi formata in modo differente


da lingue diverse.

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5 // Il principio di doppia articolazione

Bisogna ora scomporre i piani in elementi più piccoli, minimali. Significa arrivare a un
insieme di suoni che siano minimi, non ulteriormente scomponibili,

Principio della doppia articolazione ➞ le lingue hanno delle unità che in sé sono prive
di significato, (fonemi), che si combinano tra loro e costruiscono unità di livello
superiore che sono invece dotate di significato.

/a/ /l/ /b/ /e/ /r/ /o/ → questi fonemi non hanno significato di per sé;
/albero/ → si combinano insieme e la loro combinazione diventa una parola assumendo
significato.

Si definiscono di seconda articolazione gli elementi privi di significato, e di prima


articolazione gli elementi dotati di significato.

Il discorso diventa più difficile per il piano del contenuto. Hjelmslev prova ad
individuale delle unità minimali:

Qui gli elementi di seconda articolazione sarebbero Maschio, Femmina, Ovino, Suino,
Bovino, Equino, Ape, Umano. Attraverso la combinazione di questo elementi noi potremmo
definire i significati degli altri elementi.

Figure → elementi minimi non dotati di significato.

Animato, Umano, Maschio, Adulto → figure del piano del contenuto;

/c/ /a/ /n/ /e/ → figure del piano dell’espressione.

Segni → elementi del linguaggio che hanno un’entità corrispondente sul piano opposto, e
che sono composti di “entità minime” (figure), che non hanno un’entità corrispondente
sul piano opposto.

Hjelmslev pensa che i segni debbano essere composti da un numero limitato di figure,
pertanto si dovranno analizzare il piano dell'espressione e il piano del contenuto
separatamente, e ciascuna delle due analisi dovrà portare al riempimento di un numero
limitato di figure. Questo tentativo ha successo sul piano dell’espressione ma sul piano
del contenuto ha molti limiti, il primo consiste nel fatto che non si riesce a trovare
un numero limitato di figure del piano del contenuto.

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6 // Asse del sistema e asse del processo

Saussure aveva detto che i rapporti tra gli elementi linguistici possono essere di due
tipi:
- Sintagmatici, quando gli elementi si susseguono l’uno dopo l’altro;
- Associativi, quando tra gli elementi si stabilisce un collegamento virtuale,
mnemonico.

L’asse del processo → l’asse su cui si dispongono gli elementi della lingua uno dietro
l’altro. Quello che vediamo sull’asse del processo è una sequenza di elementi
linguistici.

Il + falegname + pialla + una + porta

Il processo può essere definito come una gerarchia di funzioni logiche di tipo
e...e, denominate funzioni di relazione (gerarchia perché gli elementi concatenati
funzionano a qualsiasi livello di grandezza: frasi, segni, sillabe, lettere).

Sono elementi tutti presenti uno dietro l’altro, in praesentia.

Gli elementi si congiungono per contiguità spazio-temporale e la relazione che si


instaura è detta sintagmatica.

Indicato convenzionalmente con una linea che va da sinistra verso destra.

L’analisi del processo prende il nome di partizione. Una partizione del processo
porta a riconoscere delle catene e a suddividere a sua volta le catene in parti.

L’asse del sistema → asse su cui si dispongono gli elementi che potrebbero stare al
posto degli elementi del processo, che potrebbero sostituirli.

L’asse del sistema è un asse virtuale.

Si può definire come una gerarchia di funzioni di tipo o...o.

La relazione tra gli elementi è in absentia.

Gli elementi del linguaggio hanno un rapporto di sostituzione: la relazione che si


instaura è detta paradigmatica.

Immaginato da Hjelmslev come una linea che interseca in modo ortogonale l’asse del
processo.

L’analisi del sistema prende il nome di articolazione. Un sistema si articola in


categorie, una categoria si compone di un paradigma, un paradigma a sua volta si
articola in un numero delimitato di membri.

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La rappresentazione della linea del processo da sinistra a destra è una rappresentazione
convenzionale.

La caratteristica propria di un processo è che questo è sottomesso alla regola generale


dell’ordine posizionale, esso consiste di unità i cui elementi sono combinati in una
maniera precisa e occupano delle posizioni precise.

Vale a dire che non è una questione di “prima” e “dopo”, ma una questione di
compatibilità e condizionamento.

Questa organizzazione del processo è tutta interna, e quindi precede quella che sarà la
manifestazione concreta. Asse del processo e asse del sistema rientrano quindi nel
dominio della forma e non della sostanza.

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7 // Le dipendenze

Una totalità non consiste di cose, ma di rapporti → l’analisi consiste nella


registrazione di certe dipendenze fra certi termini di un testo.

Interdipendenze → dipendenze reciproche, in cui un termine presuppone l’altro e


viceversa.

• Solidarietà → interdipendenza tra termini di un processo.

• Complementarità → interdipendenza tra i termini di un sistema.

Determinazioni → dipendenze unilaterali, in cui un termine presuppone l’altro ma


non viceversa.

• Selezione / Reggenza → determinazione tra i termini di un processo.

• Specificazione → determinazione tra i termini di un sistema.

Costellazioni → dipendenze più libere, in cui i due termini sono compatibili ma


nessuno dei due presuppone l’altro.

• Combinazioni → costellazioni entro un processo.

• Autonomie → costellazioni entro un sistema.

Costante → un funtivo la cui presenza è una condizione necessaria per la presenza del
funtivo rispetto al quale esso ha funzione.

Variabile → un funtivo la cui presenza non è una condizione necessaria per la presenza
del funtivo rispetto al quale esso ha funzione.

Interdipendenza → funzione tra due costanti.


Determinazione → funzione tra una costante e una variabile.
Costellazione → funzione tra due variabili.

Funzione Processo Sistema

Interdipendenza Solidarietà Complementarietà

Determinazione Selezione Specificazione

Costellazione Combinazione Autonomia

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8 // Invarianti e varianti: la prova di commutazione

Il principio di riduzione dice che ogni analisi deve portare alla registrazione del
numero più basso possibile di elementi. L’analisi deve allora riuscire a portare dalle
varianti alle invarianti.

Questa riduzione di ottiene attraverso la prova di commutazione.

Abbiamo due piani e due assi, vediamo se possiamo fare delle modifiche per vedere se ci
sono degli effetti sull’altro piano.

Se io cambio falegname con artigiano, avrò un cambiamento sul piano del contenuto perché
artigiano è più ampio e generico, quindi ho fatto un cambiamento sul piano
dell’espressione che ha prodotto un cambiamento su quello del contenuto.

Commutazione → avviene quando cambio una cosa su un piano e c’è un cambiamento


sull’altro piano.

Possono esserci dei cambiamenti che invece non hanno dei corrispondenti sull’altro
piano, per esempio /casa/ pronunciata con la c aspirata toscana.

Fonema → classe di suoni che possono scambiarsi l’uno con l’altro senza che ciò produca
cambiamenti di significato.

Sono sonorità astratte, indicano classi di suoni; nessun parlante emette fonemi,
ma emette delle realizzazioni concrete.

La commutazione lavora sull’asse del sistema, delle possibili sostituzioni che si


possono effettuare.

Si possono avere dei cambiamenti anche sul processo, ad esempio se invertiamo pialla e
porta, porta a un cambiamento sul piano del contenuto (il falegname porta una pialla).

Questa modifica che avviene sull’asse del processo prende il nome di permutazione.

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Mutazione → quando produciamo un cambiamento che ha un effetto sull’altro piano.

Commutazione → mutazione che avviene sull’asse del sistema.

Permutazione → mutazione che avviene sull’asse del processo.

Sostituzione → se modifichiamo degli elementi ma non abbiamo cambiamenti sull’altro


piano (come la r moscia).

Gli elementi che vengono mutati prenderanno il nome di invarianti, gli elementi che
vengono sostituiti prendono il nome di varianti.

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9 // Linguaggi ristretti e non ristretti

Linguaggi ristretti (o non-linguistici) → possono essere utilizzati solo per obiettivi


molto circoscritti (matematica, musica, semafori, scacchi) hanno obiettivi molto
circoscritti e settoriali.

Linguaggi non ristretti (linguistici) → l’esempio maggiore è la lingua verbale, che ha


molti obiettivi, serve per moltissime cose e proprio per questo viene definita
linguaggio passepartout.

Tutti e due hanno i due piani e i due assi.

Esempio. il linguaggio dei semafori avrà l’espressione che sarà il colore, e il


contenuto che sarà l’obbligo di fermarsi o procedere. Ha un processo che sarà la
sequenza, e un sistema che è costituito da alcune possibili sostituzioni.

Cambia la doppia articolazione: nella lingua verbale possiamo scomporre le parole in


unita minime prive di significato, ma questo non è possibile nei linguaggi ristretti: il
rosso del semaforo, non si può scomporre.

Si può immaginare che i due piani del linguaggio siano corrispondenti gli uni con gli
altri e si può parlare di conformità dei piani, mentre nel caso delle lingue verbali
parla di non conformità dei piani.

Monoplanarità → nei linguaggi ristretti c’è una corrispondenza perfetta tra i due piani
che sono perfettamente conformi, allora è come se si schiacciassero.

Nella lingua verbale abbiamo la doppia articolazione e i piani sono non conformi, nelle
lingue ristrette non l’abbiamo e i piani sono conformi.

Sistemi simbolici → linguaggi ristretti. Hanno la conformità dei piani e la non


commutabilità dei componenti (se c’è un solo piano non può esserci commutazione)

Sistemi di segni → linguaggi non ristretti, più importanti. Hanno la non-conformità dei
piani e la commutabilità dei componenti.

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10 // Connotazione e denotazione

Se pronunciamo casa con la c aspirata cambia il piano dell’espressione ma non produce un


cambiamento sul piano del contenuto, quindi si tratta di sostituzione e non di
mutazione. Ma un cambiamento lo produciamo perché stiamo comunicando qualcosa sulla
nostra provenienza geografica.

Ogni volta che comunichiamo facciamo una comunicazione diretta denotativa che entra in
relazione con un contenuto denotativo, ma mentre pronunciamo comunichiamo anche qualcosa
rispetto a noi stessi, il contenuto connotativo.

Quindi abbiamo:
• Un primo significato diretto (denotazione);
• Alcuni significati indiretti che ci dicono qualcosa di addizionale (connotazione).

E (R) C = denotazione

(Ed R Cd) R Cc = connotazione

Indicatori → elementi che in un sistema determinano un contenuto supplementare;

Connotatori → se si trovano in tutti e due i piani della semiotica;

Segnali → se sono riferiti a un solo piano.

Semiotiche connotative → semiotiche il cui piano dell’espressione è una semiotica;


Metasemiotiche → semiotiche il cui piano del contenuto è una semiotica.

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——— Greimas ——-

Lingua-oggetto: costituisce l’oggetto di studio;

Metalinguaggio: costituito dagli strumenti linguistici della ricerca semantica; Deve


essere scientifico, altrimenti sarebbe “naturale” come la lingua-oggetto. Il
metalinguaggio scientifico è costruito, nel senso che tutti i termini che lo compongono
costituiscono un corpus coerente di definizioni. Deve essere allora stato esaminato da
un livello superiore:

Linguaggio metodologico / meta-metalinguaggio: definisce i concetti descrittivi e la


coerenza.

Linguaggio epistemologico: verifica la solidità del linguaggio metodologico.

————————————-

Per quanto riguarda il piano dell'espressione, si erano definiti i fonemi come classi di
suoni che possono scambiarsi l'un l'altro senza che ciò produca cambiamenti di
significato.

Però le differenze non dipendono dai fonemi, ma da entità subfonemiche più piccole, che
prendono il nome di tratti distintivi o femi, sono inferiori al fonema e si devono
combinare per formarlo. Se i femi appartengono al piano dell’espressione, i semi
appartengono a quello del contenuto.

Sema ➞ elementi minimali di significazione. Il loro valore si determina sempre


all'interno di una categoria semantica (categoria di natura teorica con la quale il meta
linguaggio tenta di descrivere un'articolazione di senso ponendo in relazione due temi
tra loro contrari).

Esempio. per comprendere la differenza di senso tra i due termini donna e uomo:
Uomo: umano - adulto - maschile
Donna: umano - adulto - femminile
La differenza di significato è determinata dalla categoria semantica della
sessualità, che articola i due semi tra loro contrari maschile e femminile.

- Semi figurativi (o esterocettivi): grandezze del piano del contenuto delle


lingue naturali che corrispondono agli elementi del piano dell’espressione del
mondo naturale, cioè alle qualità sensibili del mondo (es. verticalità/
orizzontalità).

- Semi astratti (o interocettivi): sono grandezze del piano del contenuto che non
si riferiscono ad alcuna esteriorità, ma che al contrario servono a
categorizzare il mondo e a renderlo significante (es. relazione/termine).

- Semi timici (o propriocettivi) : connotano i sistemi semplici secondo la


categoria euforia/ disforia, facendone così dei sistemi assiologico, cioè
sistemi di valori morali, logici, estetici.

Lessema (virtuale) ➞ possiamo intendere come voce di dizionario, a può essere pensato
come un insieme di semi: per esempio, il lessema “alto” può essere descritto tramite i
semi “spazialità”, “dimensionalità”, “verticalità”. Il lessema è stabile ma non
immutabile, può, arricchirsi di nuovi semi o perderne alcuni. I lessemi sono dunque il
risultato dello sviluppo storico di una lingua naturale.

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Semema ➞ il lessema all’interno di un enunciato, cioè risultato di una selezione di
semi.

Capiamo l’organizzazione semica del lessema, analizzando il lessema testa in diverse


occorrenze.

- estremità + superiorità + verticalità (la testa di un palo, essere la testa


della ditta);
- estremità + anteriorità + orizzontalità + continuità (testa di una trave,
stazione di testa);
- estremità + anteriorità + orizzontalità + discontinuità (testa di corteo,
vettura di testa).

Ci sono due semi comuni: quello estremità e quello di superatività (superiorità e


anteriorità). Questi semi comuni, detti semi nucleari, costituiscono il nucleo semico
del lessema (Ns). Gli altri sono i semi contestuali, che cambiano con il contesto. Il
nucleo semico del lessema testa si manifesta come una figura nucleare, i cui semi hanno
una relazione gerarchica.

Ns = S1 (estremità) → S2 (superatività)

Il nucleo semico è un minimo semico permanente, un’invariante. A questi si aggiungeranno


i semi contestuali, che produrranno particolari effetti di senso. I semi contestuali
sono chiamati classemi (Cs) perché definiscono classi di contesti associati a uno stesso
effetto di senso. Determinano pertanto le accezioni particolari di un termine e
dipendono dall'inserimento del lessema nella catena sintagmatica dell’enunciato.
L’effetto di senso complessivo si definisce semema e risulta dalla combinazione di Ns +
Cs.

Sm = Ns + Cs

In realtà invece di analizzare separatamente ogni lessema, dovremmo considerare una


sequenza del discorso (Sd) intesa come incontro di due sememi. Ad esempio nella sequenza
“il cane abbaia”, il semema abbaia è dato dalla combinazione di un Ns (una specie di
grido) e un Cs (animale) contenuto nel semema cane, che a sua volta, manifestandosi,
seleziona il sema contestuale animale contenuto nel contesto abbaia. Quindi cane
contestualizza abbaia e abbaia contestualizza cane.

Sq = Ns2 cane + Cs1 (animale) + Ns1 abbaia + Cs1 (animale)

Il sema contestuale è allora sempre lo stesso.

Sq = (Ns2 + Ns1) Cs1

IL SEMEMA È IL PRODOTTO DELLA COMBINAZIONE DI ALMENO UN SEMA NUCLEARE E DI ALMENO UN


SEMA CONTESTUALE, E TRAE DAGLI ELEMENTI DEL SINTAGMA LE SPECIFICAZIONI NECESSARIE ALLA
SUA SIGNIFICAZIONE.

Per definirlo, infatti, è necessaria la presenza di un contesto formato da almeno due


sememi legati fra loro da almeno un classema.

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Lessema (realizzato) ➞ nel suo stato virtuale il lessema può essere concepito come una
voce dizionariale che racchiude in sé un insieme di possibili percorsi discorsivi. Sarà
solo la realizzazione del lessema in un contesto a definirne l’accezione particolare
(es. Tavolo : da cucina, da pranzo, da surf), quando cio sarà possibile associare al suo
nucleo semico i classemi che provengono dal contesto.

Isotopia ➞ serve a produrre l’effetto di unità di un discorso. Inizialmente Greimas


concepisce l’isotopia come la ricorrenza in un testo dei classemi che assicurano al
discorso la sua coerenza. Poi la definisce come la ricorrenza di categorie semiche o
semi contestuali.

L’isotopia garantisce la coesione e omogeneità del discorso. Affinchè si stabilisca


un’isotopia è sufficiente che un sintagma riunisca almeno due figure semiche, come
avviene nell’esempio “il cane abbaia”, dove il classerà “animale”, che specifica il
lessema abbaia, stabilisce un’isotopia per l’enunciato e ne consente la lettura
omogenea.

————————————-

// Livello immanente e livello della manifestazione

I semi nucleari, i classemi e i sememi appartengono al livello immanente. Essi si


pongono anteriormente alla realizzazione dell'atto linguistico.

La realizzazione è il piano della manifestazione. Il livello immanente è suddiviso in


due sottolivelli, uno profondo e uno di superficie.

• Nel piano della manifestazione si ha l’unione tra fonemi realizzati e lessemi


realizzati (semiosi).

• Il piano immanente dell’espressione è suddiviso in un livello profondo (tratti


distintivi o femi) e uno di superficie (fonemi e sillabe).

• Il piano immanente del contenuto è suddiviso in un livello profondo (semi) e uno di


superficie (sememi).

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// DELL’IMPERFEZIONE. VERSO UN’ESTETICA SEMIO-LINGUISTICA

Greimas vuole rendere conto di quell’ “indicibile” estetico che non può essere reso
esplicito con il linguaggio comune.

L’esperienza estetica può essere descritta semioticamente in quanto esperienza


innanzitutto estesica: un’esperienza che sfugge al dominio del cognitivo.

“Essa si insinua tra le percezioni sensoriali, si confonde con le emergenze passionali,


e solo a posteriori, con l’intervento di un intelletto sistematizzante, può essere
ricostruita nei suoi componenti e nelle regole per dispiegarli”.

Presa estetica ➞ particolare messa in relazione percettiva tra soggetto e oggetto.


Incontro momentaneo e improvviso tra un soggetto e un oggetto di valore, i quali
sembrano fondersi attraverso la coalescenza di diverse percezioni sensoriali.

Non si tratta di un semplice cambiamento di isotopia testuale, ma di una vera e propria


frattura tra la dimensione della quotidianità e questo momento eccezionale. In seguito,
il soggetto può solo tentare di ricostruire l'accaduto, provando nostalgia per
quell'effetto percettivo durato un tempo non quantificabile.

“Ad un tratto accade qualcosa, non sappiamo cos’è. Cognitivamente inafferrabile, questa
frattura della vita quotidiana è suscettibile di ogni tipo di interpretazione: crediamo
di ritrovarvi l'attesa inaspettata che l'aveva preceduta, o di riconoscere la Madeleine
che rinvia alle sorgenti immemoriali dell'essere; essa fa nascere la speranza di una
vita vera, di una fusione totale del soggetto e dell'oggetto.insieme al sapore
dell'eternità ci lascia un fondo di imperfezione”.

“Intravisione di un altro senso. In quest'istante il soggetto e l'oggetto si


ridispongono in un nuovo spazio transizionale di sapere e di sapore; è un sentire altro,
insostenibile e irripetibile, di cui sta o resta soltanto la reversibile nostalgia”.

Presa estetica ➞ manifestazione superficiale di una dimensione estetica immanente, dove


gli ordini sensoriali sono disposti in stati di profondità.

I sensi hanno una loro organizzazione paradigmatica (chiudo gli occhi per ascoltare la
musica) ma anche una dimensione sintattica (cerimonia giapponese: continua gradazione di
approfondimenti visivi, odorosi, tattili).

Visualità ➞ il più superficiale dei sensi.


Tatto ➞ il più profondo.

La semiotica può tentare di descrivere il fenomeno estetico concentrandosi


sull’immanenza del sensibile e ricercando il livello plastico dei canali sensoriali.

La semiotica del visivo ha individuato dei sottolivelli:


• “figurale” ➞ dove si collocano i “formanti” figurativi;
• “figurativo” ➞ dove si collocano le figure del mondo;
• “iconico” ➞ dove le figure del mondo vengono arricchite di dettagli sempre più
minuziosi.

Livello figurale ➞ è il più astratto, prende i suoi elementi costitutivi dal mondo
naturale ma poi si organizza in un linguaggio autonomo, spesso strutturato in forme
semisimboliche.

Qui la figuratività si lega alla sensorialità ➞ il livello figurale-astratto è dato dal


mondo naturale nella sua dimensione visiva ma si tratta in realtà di una dimensione
estesica, perché predomina la vista ma si potrebbe esplorare il modo in cui gli altri
canali sensoriali costruiscono le grandezze del mondo naturale.

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————— Lotman ————-

1 // La definizione semiotica di cultura

Oltre ai bisogni naturali le collettività umane hanno bisogno di cultura. L’uomo è un


accumulatore di informazione e la cultura consente l’accrescimento dell’informazione.

Cultura ➞ memoria non ereditaria della collettività.

La cultura è registrazione nella memoria di quanto è già stato vissuto dalla


collettività.

La cultura conserva l'informazione e ne riceve di nuova in un continuo processo di


codifica e decodifica di testi, messaggi, oggetti, pratiche.

La cultura funziona sullo sfondo della non-cultura ➞ uno spazio culturale altro, dotato
di codici diversi.

Meccanismo d’appropriazione culturale della realtà ➞ l'attività culturale consiste nel


tradurre una certa porzione di realtà in una delle lingue della cultura, trasformarla in
un testo, introdurre questa nuova informazione nella memoria collettiva.

“Solo ciò che è stato tradotto in un sistema di segni può diventare patrimonio della
memoria”.

Dimensione dinamica della cultura ➞ la cultura assimila testi, li traduce nei suoi
linguaggi, dialoga con la non-cultura producendo nuova informazione.

Il meccanismo d’appropriazione si può basare su due presupposti:


1. Il mondo è considerato come un testo (messaggio dotato di senso) ➞ l’uomo si appropria
culturalmente del mondo studiandone la lingua, decifrandone il testo relativo e
traducendolo in una lingua che gli è accessibile.
2. Il mondo non è considerato come un testo ➞ l’appropriazione si realizza trasformando
un non-testo in testo.

Attività culturale ➞ tradurre porzioni della non-cultura in una delle lingue della
cultura, trasformandole in testi e introducendo questa nuova informazione nella memoria
collettiva.

Cultura ➞ porzione, area chiusa sullo sfondo della non-cultura. Cultura e non-cultura
sino ambiti reciprocamente condizionati che hanno bisogno l’uno dell’altro.

Sistema modellizzante primario ➞ lingua naturale (funziona da mezzo e da modello per gli
altri linguaggi culturali): con la lingua naturale parliamo dell’arte ecc.

Sistema modellizzante secondario ➞ cultura: noi pensiamo ai sistemi culturali come


linguaggi e siamo inclini a pensare che funzionino come la lingua.

L’arte può essere considerata un sistema modellizzante nel senso che cerca di costruire
un modello del mondo basandosi sulla lingua naturale e andando a costruire una sorta di
“lingua di secondo grado”.

Modello di un oggetto ➞ tutto quanto riproduce l’oggetto stesso ai fini del processo
conoscitivo.

L’arte, riproducendo in qualche modo il mondo, ci consente di migliorarne la conoscenza.


Il mondo della realtà costituisce il contenuto dell'arte, e l'arte deve istituire un
rapporto di analogia con l'oggetto che intende rappresentare: l'opera d'arte è sempre
convenzionale ma deve essere percepita come l'analogo di un determinato oggetto; essa è
nello stesso tempo simile e di simile nei confronti del proprio oggetto.

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2 // La semiotica della cultura

Studio semiotico della cultura ➞ l’obiettivo è quello di smontare e analizzare i


fenomeni culturali con il metodo strutturale.

Semiotica della cultura ➞ la scienza della correlazione funzionale dei differenti


sistemi segnici.

Cultura ➞ un vasto spazio in cui coesistono molti sistemi di significazione.

Un sistema di significazione isolato non può costituire cultura perché la condizione


minima è che sussista almeno una coppia di sistemi correlati, per esempio un testo in
lingua naturale e un disegno.

Testo ➞ unità di base da analizzate, “programma condensato di tutta la cultura”,


qualsiasi veicolo di un significato globale, sia esso un rito, un'opera d'arte
figurativa, una composizione musicale.

Traduzione ➞ la linfa vitale di una cultura. Garantisce la continuità della semiosi


proprio in virtù della sua inevitabile imperfezione.

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3 // Tipologia della cultua

Lotman ricerca costanti in grado di definire tipologie culturali. Un modo efficace è


valutare il modo in cui la cultura si definisce da sé, il modo in cui si autovaluta.

È fondamentale la capacità della cultura di individuare dei testi automodellizanti,


introducendo nella propria memoria una concezione di sé.

Unità della cultura ➞ individua delle dominanti e rende omogeneo il sistema.

Vi sono sempre strutture organizzate diversamente, “isole” dotate di una propria


organizzazione.

La cultura ha bisogno di unità e l’automodello è un potente mezzo. Non coincide con la


cultura ma ne è l’autocoscienza ideale e svolge funzioni differenti:
1. Tende ad avvicinarsi alla cultura realmente esistente;
2. È distinto dalla pratica culturale e tende alla modificazione di tale pratica:
rappresenta una condizione ideale che si intende raggiungere;
3. Funziona in modo totalmente separato dalla cultura.

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4 // Culture testualizzate e culture grammaticalizzate

Cultura testualizzata ➞ si rappresenta come un insieme di testi. Le regole si delineano


come somma di precedenti. Pone come essenziale la consuetudine.

Cultura gramaticalizzata ➞ si rappresenta come un sistema di regole. Il precedente


esiste solo se può essere descritto da una regola. Pome come essenziale la legge.

Non dobbiamo pensare che le culture testualizzate e siano caotiche mentre le culture
gramaticalizzate siano ordinate: l'assenza di codificazione è vista come caos solo dal
punto di vista della cultura gramaticalizzata. Non si può parlare di superiorità della
regola o della consuetudine.

Cultura testualizzata ➞ orientata sull’espressione. Rispetto alla non-cultura,


l’antitesi fondamentale è quella “corretto vs erroneo”. Può tendere a non uscire dal
proprio ambito.

Cultura grammaticalizzata ➞ orientata sul contenuto. Rispetto alla non-cultura,


l’antitesi fondamentale è quella “ordinato vs non ordinato”. Concepisce se stessa in
continua espansione.

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5 // Culture mitologiche e culture non mitologiche

Cultura mitologica ➞ tende verso la lingua-oggetto rimanendo entro il suo perimetro. È


monolinguistica: gli oggetti di questo mondo vengono descritti attraverso lo stesso
mondo.

Cultura non mitologica ➞ elabora un metalinguaggio descrittivo servendosi di una lingua


astratta. È polilinguistica: ricorre a un metalinguaggio che è un’altra lingua.

La comprensione dei testi non mitologici richiede una traduzione, mentre la comprensione
dei testi mitologici richiede un riconoscimento, un’identificazione.

Nella coscienza mitologica il segno si comporta come nome proprio (identificazione tra
parola e cosa nominata).

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6 // Comunicazione IO-IO e comunicazione IO-EGLI

IO-EGLI ➞ c’è un soggetto della trasmissione (IO) che possiede l’informazione, e un


destinatario (EGLI) che aspetta di ricevere il messaggio.

IO-IO ➞ il soggetto trasmette un messaggio a se stesso (annotazioni diacritiche, fatte


per chiarire un certo stato d’animo).

IO-IO ➞ il depositario dell’informazione non cambia, mentre il messaggio si


modifica e acquista un nuovo senso. La trasmissione viene condizionata
dall’intrusione di codici esterni che ne ristrutturano il contenuto (influenza di
suoni esterni sul monologo interiore dell’uomo).

Nella comunicazione IO-EGLI abbiamo un’informazione che viene trasferita con codice
stabile; nella comunicazione IO-IO abbiamo un aumento dell’informazione attraverso
l’introduzione di nuovi codici.

Culture orientate alla comunicazione IO-EGLI ➞ dinamiche, tendono a un rapido aumento


delle conoscenze. La società risulta segmentata in modo rigido con emittenti e
destinatari ben separati e la verità viene concepita come un messaggio pronto,
confezionato da altri e da ricevere con passività.

Culture orientate alla comunicazione IO-IO ➞ dimensione spirituale, molto meno dinamiche
di quanto richiedano i bisogni umani.

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7 // Un metalinguaggio spaziale per la descrizione delle culture

Un problema della descrizione delle culture è che la lingua della descrizione non è
separata dalla lingua della società a cui appartiene l’analista. È necessario un
metalinguaggio descrittivo per indagare non solo le culture, ma anche i metodi
descrittivi adottati.

Testo della cultura ➞ testo che rappresenti l’infarinate di tutti i testi appartenenti
all’area culturale. Si ottiene attraverso l’analisi di testi esemplari di quella
cultura.

A partire dal testo della cultura (invariante) i testi costituiranno le sue


realizzazioni concrete in strutture segniche di diverso tipo (varianti).

Testo della cultura ➞ il quadro del mondo di una cultura (modello più astratto della
realtà dal punto di vista di una data cultura).

I testi della cultura possono essere divisi in due sottotesti:


1. Quelli che caratterizzano la struttura del mondo (rispondono alla domanda “come è
organizzato?”), si distinguono per la loro immobilità, presentano uno spazio
“discreto” descrivibile attraverso le categorie topologiche di continuità, vicinanza,
frontiera ecc.
2. Quelli che caratterizzano l’attività dell’uomo nel mondo (rispondono alla domanda
“cosa fece lui?” “Cosa avvenne?”), sono caratterizzati dalla narratività, sono
descrivibili attraverso categorie topologiche connesse alla traiettoria ecc.

Opposizione “fisso vs mobile”:


1. Testi fissi ➞ hanno forma autonoma e sono testi anarrativi;
2. Testi mobili ➞ non sono autonomi, la struttura “fissa” vi è sempre presente.

Delimitazione dello spazio culturale ➞ una frontiera (circonferenza) divide il piano in


due porzioni, una esterna (ES) e una interna (IN):

L'orientamento è dato dalla coincidenza di un determinato spazio con il punto di vista


del depositario di un testo: sarà diretto se il punto di vista coincide con lo spazio
interno del modello culturale, sarà inverso se il punto di vista coincide con i punti
dello spazio esterno.

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8 // La semiosfera

I segni non sono mai in isolamento ma sono sempre immersi in un continuum semiotico
omogeneo (semiosfera).

Semiosfera ➞ un organismo di significazione, uno spazio semiotico complessivo che rende


significativo il singolo atto segnico (testo, frammento di linguaggio, ecc.).

Può essere intesa in senso globale (una cultura) o locale (un museo). Ma è un unico
grande ambiente, circoscritto rispetto allo spazio che lo circonda.

Confine ➞ la somma dei filtri linguistici di traduzione. Affinché i testi esterni alla
semiosfera diventino comprensibili bisogna tradurli in una delle lingue della
semiosfera. Il confine è un meccanismo bilinguistico, che traduce le comunicazioni
esterne nel linguaggio interno della semiosfera e viceversa.

Da un lato il confine unisce due sfere semiotiche, dal punto di vista dell'autocoscienza
le divide (avere coscienza di se stessi nel rapporto culturale significa avere coscienza
della propria specificità in contrapposizione ad altre realtà culturali).

Il confine è un elemento necessario della semiosfera perché questa ha sempre bisogno di


un ambiente esterno "non organizzato", e quando manca se lo crea. Lo spazio “non
semiotico” è lo spazio di un’altra semiotica.

Da un lato la cultura svolge funzioni di conservazione e trasmissione delle


informazioni, dall’altro deve elaborare informazioni nuove. L’elaborazione richiede che
tra i sistemi culturali vi sia un dinamismo strutturale (scambio attivo).

Simmetria ➞ vi tende un organismo culturale che punta alla conservazione e mantenimento


dell’informazione.

Asimmetria ➞ vi tende un organismo culturale che punta alla produzione di informazioni


nuove (deve anche necessariamente trovare un partner).

Tutti i meccanismi generatori di senso partono da uno stato iniziale di simmetria, cioè
di equilibrio e staticità, che si complica progressivamente attraverso la produzione di
una simmetria speculare enantiomorfa.

Una cultura A — in stato di simmetria — riceve un testo dalla cultura B.


Attraverso l’interpretazione (disintegrazione/riorganizzazione) del testo, la
cultura A “trae fuori dalle proprie viscere” un’immagine della cultura B. Questa
immagine è una sorta di simmetria speculare elaborata da A, con similarità e
differenze.

Come in un dialogo è necessario che i partecipanti siano diversi e che abbiano nella
propria struttura l'immagine dell'interlocutore, allo stesso modo nel dialogo tra
culture è necessario che le culture siano diverse e che abbiano un’asimmetria correlata.

Dialogo ➞ alla base dei meccanismi di produzione culturale.

Lo sviluppo di una cultura è un atto di scambio che presuppone sempre un partner ➞ la


cultura crea una cultura estranea (la crea perché interpreta i suoi testi attraverso i
propri codici, ne costituisce un’immagine enantiomorfa funzionale ai suoi scopi).

Due spinte contrarie:


• L’immagine interiorizzata deve essere “estranea” ➞ non del tutto riconducibile ai
codici della cultura che la descrive;
• Deve essere “non estranea” ➞ tradotta nel linguaggio interno della cultura.

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Attraverso questi meccanismi di traduzione e produzione di modelli enantiomorfi le
culture lavorano all'accrescimento della varietà, tuttavia queste forze hanno bisogno di
essere controbilanciati da meccanismi opposti, che diano unità e stabilità.

Dall'asimmetria che produce dinamismo si deve tornare alla simmetria che garantisce
stabilità e assicura la conservazione.

Metadescrizioni ➞ riflessioni semiotiche sui meccanismi culturali. Pongono un freno alle


trasformazioni, ricordando regole e codici.

Al centro della semiosfera si collocano i sistemi più stabili e dominanti, mentre le


zone periferiche sono più flessibili, mobili. A seconda delle epoche storiche, i sistemi
culturali da mittenti attivi possono passare in fase di ricezione per poi riassumere il
ruolo di produttori.

Emozioni collettive ➞ le onde della cultura si muovono nel mare dell'umanità, e per
questa ragione i processi che si verificano sono inseparabili dall'esplosione delle
emozioni collettive.

Il terrore funziona come l'equivalente emotivo della metadescrizione, agisce come


correttivo interno rispetto alle spinte dinamiche troppo accelerate di un altro
sottosistema culturale.

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9 // Processi continui ed esplosioni: dinamiche dei sistemi culturali

Questioni cruciali che riguardano ogni sistema semiotico:


1. Rapporto del sistema con l’extrasistema (mondo che si estende al di là dei suoi
confini);
2. Rapporto tra statica e dinamica (un sistema si sviluppa mantenendo l’identità).

————-

Sistema culturale semiotico ➞ insieme di lingue;


Sistema extrasemiotico ➞ extra-linguistico, una realtà che le lingue della cultura
devono inglobare e trasformare in contenuto.

Traduzione ➞ la realtà extralinguistica a comunque pensata come una lingua e la


definizione del significato è sempre la traduzione da una lingua all’altra.

Il sistema culturale non è chiuso in sé ➞ entra continuamente in relazione con lo spazio


che gli sta intorno.

———-

Dinamiche dei sistemi culturali ➞ due possibili “movimenti in avanti”:


1. Movimenti continui, basati sulla prevedibilità;
2. Movimenti discontinui, basati sull’imprevedibilità e che si realizzano nelle modalità
dell’esplosione.

Imprevedibilità ➞ non insieme di possibilità illimitate, ma un complesso di possibilità,


una sola delle quali si realizza.

Processi graduali e esplosivi ➞ rapporto di reciprocità.

Non vanno intesi solo come fasi che si succedono, ma anche dinamiche che si
sviluppano in uno spazio sincronico.

In un sistema semiotico possono esservi strati che subiscono trasformazioni


esplosive e strati che si modificano gradualmente. Le sfere della lingua, della
politica, della moda, possono avere differenti velocità nel loro sviluppo
dinamico.

Anche all’interno di una stessa sfera culturale vi possono essere spinte


propulsive e movimenti di contenimento: nello spazio culturale della moda c’è una
lotta costante tra la tendenza alla stabilità e quella alla novità.

Le trasformazioni dei sistemi avvengono secondo procedure interne (o immanenti), o a


partire da influenze esterne ➞ qualunque sistema dinamico è immerso in uno spazio nel
quale sono situati altri sistemi ugualmente dinamici.

Qualunque struttura vive non soltanto secondo le leggi dell’autosviluppo, ma è anche


sottoposta a multiformi collisioni con altre strutture culturali.

Le influenze esterne possono dare luogo a due casi:


1. Modello binario ➞ l’intrusione esterna porta al prevalere di uno dei due sistemi in
collisione e alla soppressione dell’altro;
2. Modello ternario ➞ la collisione genera un terzo sistema, in linea di principio nuovo.

L’assoluta distruzione dei vecchi modelli è impossibile in entrambe le strutture, però:


- I modelli ternari conservano meglio i valori del periodo precedente attraverso
mediazioni, fusioni, trasferimenti;
- I modelli binari si propongono il completo annientamento di tutto l’esistente,
giudicato totalmente negativo.

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“Ci si può rappresentare la cultura come una struttura che, immersa in un mondo a essa
esterno, attira questo mondo in sé e lo espelle rielaborato (organizzato) secondo la
struttura della propria lingua. Tuttavia questo mondo esterno, che la cultura vede come
caos, in realtà è anche’esso organizzato. La sua organizzazione si compie secondo leggi
di una qualche lingua ignota alla cultura data. Nel momento in cui i testi di questa
cultura esterna risultano introdotti nello spazio della cultura, avviene l’esplosione.
Da questo punto di vista, l’esplosione può essere interpretata come il momento dello
scontro di lingue estranee l’una all’altra: dell’assimilante e dell’assimilato.”

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