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Semiotica

Storia, contesti e metodi


- Bernardelli e Grillo
Paradigma: un complesso di principi, convinzioni culturali e metodologie condivise dalla comunità
scientifica di una data epoca. Il primo a parlare di paradigma fu Kuhn (1962) in “La struttura delle
rivoluzioni scientifiche”.
Un esempio di paradigma sono la teoria tolemaica o aristotelica.
I primi passi (pre-semiotici) verso il paradigma semiotico sono detti Strutturalismo: un metodo di
analisi dei processi conoscitivi che presta attenzione alla struttura di un fenomeno.
Il metodo strutturalista è caratterizzato da:
1. Identificazione degli elementi portanti del fenomeno da distinguere dagli elementi accidentali.
2. Presupposizione di un’interdipendenza tra gli elementi. (per spiegare un elemento del
fenomeno bisogna studiare il legame che esso ha con gli altri elementi.)
3. Creazione di un modello che rappresenti in astratto gli elementi del fenomeno.
Lo strutturalismo si divide in:
• Strutturalismo applicato al linguaggio (strutturalismo linguistico), che ha come centri di
ricerca la Scuola di Ginevra (Saussure, 1857-1913), il Circolo linguistico di Praga (Jakobson,
1896-1982), che elabora una particolare visione del linguaggio ad ogni suo livello e si
concentra particolarmente sulla fonologia, e il Circolo linguistico di Copenaghen (Hjelmslev,
1899-1965). Quest’ultimo ha elaborato la glossematica, una propria concezione dello
strutturalismo linguistico, in cui il monema (unità minima scomponibile) è chiamato
glossema.
• un movimento culturale generale interdisciplinare, portato avanti da Lévi-Strauss, Lacan
e Foucault, che si sviluppa a Parigi negli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento.
Per gli strutturalisti l’idea fondamentale (koinè) è che i fenomeni culturali, la società, la realtà stessa
possono essere assimilati al linguaggio e alla sua struttura, e che di conseguenza nella linguistica si
può trovare un modello per ogni genere di fenomeno culturale.

Fonetica: studia il suono linguistico dal punto di vista della sua produzione, percezione e propagazione.

Fonologia: studia articolazione e funzionamento dei suoni nei sistemi linguistici. Si occupa della comprensione degli
elementi minimi del suono dotati di una funzione significante (fonemi).

Jakobson è il principale acceleratore della ricerca semiotica. Questa si basa su:


1. Principio di opposizione binaria, così come le opposizioni binarie (+/-), il sistema fonologico
di una lingua può essere ridotto a un numero limitato di tratti distintivi, che, attraverso
l’assenza o la presenza di uno specifico tratto, definiscono i fonemi:
/𝐶𝑎𝑠𝑎/ /𝐶𝑎𝑠𝑎/
𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑛𝑡𝑒 { 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑒 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑡𝑜 {
/𝐶𝑎𝑧𝑎/ /𝐶𝑎𝑣𝑎/
un solo diverso fonema (coppia minima)
2. Teoria dell’informazione, teoria matematica di Shannon e Weaver, nata alla fine degli anni
Quaranta. Studia il modo in cui si trasmette un’informazione da un mittente a un destinatario.
Secondo Jakobson, il linguaggio deve essere studiato in tutta la varietà delle sue sei funzioni
compresenti:
o referenziale, si caratterizza prevalentemente su ciò di cui si parla, sul contesto o
referente;
o emotiva, è incentrata sul mittente, sottolineandone l’atteggiamento e le emozioni;
o conativa, riguarda il destinatario;
o fàtica, tratta i messaggi in cui prevale la verifica dell’apertura del canale (Pronto mi
senti? al telefono) o in cui si cerca di ristabilire, prolungare o interrompere una
comunicazione (Allora, mi ascolti?!);
o poetica, porta l’attenzione sul messaggio, su come è costruito formalmente;
o metalinguistica, si focalizza sul codice usato per la costruzione del messaggio.
Il mittente invia un messaggio al destinatario. Il messaggio deve riferirsi a un contesto, deve
esigere un codice comune a mittente e destinatario, deve esserci un contatto, un canale fisico,
fra mittente e destinatario affinché essi entrino e rimangano in comunicazione.
3. Scritti di Peirce, per spiegare i simboli linguistici dobbiamo fare costantemente ricorso ad altri
sistemi di segni (interpretanti). Jakobson riprende da Peirce la semiosi illimitata: processo
che coinvolge tre elementi:
• Segno, il segno è chiamato da Peirce Representamen. È qualcosa che sta per
qualcos’altro, un segno che rappresenta l’oggetto, non nella sua interezza, ma a partire
da una serie di aspetti e caratteri (Oggetto Immediato: ad esempio il simbolo che indica
il bagno delle donne). Per Saussure, il segno è un’equivalenza (corrispondenza tra due
piani: il significante da un lato e il significato dall’altro).
Per Peirce, il segno è un’inferenza, cioè è un elemento che possiamo percepire e che,
grazie a un ragionamento, ci fa arrivare alla conoscenza di un elemento non manifesto.
Processo logico mediante cui, data una o più premesse, viene tratta una conclusione:
Se p, allora q. L’inferenza segue lo schema del sillogismo: ragionamento che parte da
tre tipi di termini per giungere a una conclusione. Se c’è il fumo, allora ci sarà il fuoco.
L’inferenza può essere per deduzione (regola-caso-risultato), induzione (caso-
risultato-regola) e abduzione (risultato ↔ regola-caso, ad esempio:

).
Per Peirce, i segni si classificano in base al tipo di rinvio: indici (rapporto di
contiguità-causalità, rimandare a qualcosa con cui è connesso: impronte-passaggio di
qualcuno, bolle sulla pelle-morbillo), icone (rapporto di somiglianza-similarità, si
sostituiscono completamente a ciò che rappresentano: ritratto-persona, diagramma-
insiemi astratti) e simboli (rapporto di arbitrarietà-convenzionalità, relazione
immotivata con ciò che rappresenta: la parola cucchiaio e l’oggetto cucchiaio non
hanno alcuna specifica somiglianza).
• Interpretante, un altro segno che ci aiuta ad interpretare il Representamen in un
processo di semiosi illimitata.
• Oggetto Dinamico, la cosa in sé, oggetto per intero, nella realtà esterna che dà luogo
al processo di semiosi. (ad esempio, l’interezza del bagno, tot di lavandini e servizi)
Roland Barthes, scrittore di Elementi di semiologia (1964), è considerato il padre della semiotica.
Egli si propone di:
o definire gli strumenti di base della nuova disciplina;
o trasferire il lessico linguistico all’ambito dell’analisi della comunicazione di massa.
Barthes riprende da Saussure l’idea di una scienza che studia i sistemi di segni, ma capovolge il
rapporto che egli aveva dato a linguistica e scienza dei segni: è la linguistica che deve fornire i principi
e metodi alla semiologia, poiché è il linguaggio il sistema di segni più potente.
Egli prende in considerazione cinque coppie di concetti (tipico dello strutturalismo):
1. Langue/Parole,
Per Saussure il segno è l’unione di un significante e un significato, concretizzate in fonia
(enunziato) ed espressione. Secondo lui, la linguistica deve occuparsi dei fenomeni astratti e
psichici (la langue) e non ai fenomeni concreti e fisici (la parole). La linguistica non si occupa
del passaggio tra orecchio e bocca altrui, ma solo di ciò che accede nella mente.
Per Barthes, può essere applicata anche a fenomeni sociali non linguistici. Infatti, per lui la
langue è un’istituzione sociale e un sistema di valori, che solo la collettività può creare e
modificare. Il valore è il posto che il termine assume all'interno di un sistema a partire da tutte
le relazioni che può avere con tutto ciò che lo circonda, ovvero cose simili e cose dissimili.
2. Significato/Significante,
Per Saussure, il segno linguistico ha due caratteristiche: arbitrarietà (il legame tra significante
e significato è frutto di una convenzione sociale e immotivato; a parte le onomatopee o alcuni
gesti iconici, non c’è nessuna somiglianza per cui un significante rappresenti proprio quel
significato) e linearità (i segni linguistici si sviluppano secondo una catena o successione nel
tempo e nello spazio; a differenza dei segni visivi come un gesto o un’immagine che si
possono presentare tutti contemporaneamente).
Per Hjelmslev, l’oggetto della linguistica è caratterizzato da materia (massa amorfa), che è la
base su cui la lingua si articola in funzione di una forma astratta, da cui deriva la sostanza
organizzata e articolata. Per lui, il significante è l’uso, il piano dell’espressione (piano
concreto) e il significato è lo schema, il piano del contenuto (piano astratto), non di singoli
segni ma di sistemi di segni. La linguistica è lo studio del rapporto tra questi due piani.
Ad esempio, in un semaforo: Ad esempio, per la lingua nel piano
Materia: lo spettro del visibile, la dell’espressione:
totalità di ciò che vediamo attorno al Materia: tutta la gamma dei suoni possibili
semaforo Forma: i fonemi tipici di una lingua
Forma: aspetto generale, le tre luci Sostanza: i suoni concreti emessi dal parlante
colorate Invece, per la lingua nel piano del contenuto:
Sostanza: unione tra i due, il singolo Materia: tutti i significati possibili
semaforo Forma: la segmentazione arbitraria di ciascuna
lingua (Perché in italiano, Why e Because in inglese)
Sostanza: tutto il lessico della lingua

3. Sintagma/Sistema,
Per Saussure, un’espressione linguistica ha come valore, determinato da ciò che lo circonda,
la sua significazione. Bisogna fare un paragone tra espressione linguistica e moneta: può
essere scambiata con qualcosa di un altro ordine (dissimili) e può essere confrontata con
qualcosa dello stesso ordine (simili).
I segni stanno in rapporti sintagmatici o in presentia (fondato sulla compresenza di più segni
linguistici disposti in una serie, in un enunciato) e in rapporti paradigmatici o associativi o in
absentia (i segni associano tra di loro nella memoria del parlante altri segni secondo qualcosa
che li accomuna per poi sceglierne uno solo). Hjelmslev specifica questa distinzione in
processo (relazione e…e…) e sistema (relazione o…o…).
4. Denotazione/Connotazione,
Per Barthes, a un segno, già fornito di un proprio significante e significato,
si sovrappone un altro significato, che veicola il sovrasenso culturale
deformante.
La denotazione è la relazione tra il piano dell’espressione e il piano del
contenuto e l’attribuzione di un significato a ciascun significante,
rappresenta il livello superficiale e letterale dell’immagine (pacco di pasta,
rete, pomodoro). La connotazione è un “frammento di ideologia”, un
significato aggiuntivo veicolato da una serie di ‘indicatori di connotazione’ (freschezza,
genuinità, italianità).
5. Sincronia/Diacronia,
Rispetto al tempo, lo studio del linguaggio doveva tenere conto di due diverse prospettive di
analisi: una incentrata sullo studio degli stati di una lingua in un momento determinato della
società (linguistica sincronica), l’altra che analizza l’evoluzione della lingua attraverso la
successione di diversi stati della medesima nel tempo (linguistica diacronica).
Esempio partita di scacchi: ci si può concentrare su una fase particolare della partita in corso,
la posizione dei pezzi in un determinato momento (sincronia) oppure si può valutare la partita
nel suo sviluppo, ricostruendo le mosse fatte nel tempo e immaginando quelle che potranno
essere fatte (diacronia).
Secondo Barthes, la semiotica non è solo descrizione di segni, ma ha anche un ruolo politico e sociale.
Da Mythologies, nel saggio Il Mito oggi (1957), lo scopo generale di Barthes è costruire un’immagine
semiologica del mondo borghese per svelare le strategie per cui un messaggio determinato e limitato
viene fatto passare come un messaggio naturale, universale e neutro. Questo meccanismo è chiamato
mito: la tecnica di mascheramento utilizzata dai borghesi per far passare un messaggio come loro
vogliono che sia interpretato. Ciò avviene grazie all’ideologia, cioè il modo in cui una cultura associa
valori e valutazioni a oggetti, situazioni, persone, ecc.
Il potere connotativo delle immagini è dovuto alle possibilità di poter combinare codici e strategie
diverse fra loro (polisemia). L’immagine in sé sarebbe polisemica, ma la parte verbale che la
accompagna, indirizza la lettura di quell’immagine in una direzione precisa. Ad esempio, la pubblicità
di abiti, viene accompagnata da una descrizione verbale.
Per la realizzazione del paradigma semiotico fu fondamentale l’influenza dell’analisi del racconto, in
particolar modo l’idea che ogni racconto o narrazione avesse alla base una struttura astratta e
universale. Barthes parte dall’idea che esiste un modo universale di comunicazione rintracciabile
grazie al racconto nonostante esso sia veicolato in diverse sostanze (orali o scritte) e in diverse forme
(mito, tragedia ecc..). Influenzato da Saussure egli afferma inoltre che bisogna trovare un modello
generale, ossia la lingua, per le diverse parole. I primi a concentrarsi sulla struttura comune ad ogni
racconto furono i formalisti russi.

Anche Umberto Eco differenziava la semiotica generale e le semiotiche applicate: la prima si occupa
dei segni in generale, la seconda di un particolare codice semiologico o una determinata tipologia
testuale che combina diversi codici (testo letterario, immagine, testo filmico, testo musicale, …).
• Semiotica letteraria, è la più difficile da isolare dalla semiotica generale: la maggior parte
dei lavori dall’origine della semiotica sono lavori di semiotica letteraria.
Gli autori che stanno alla base di questa tipologia sono i formalisti russi (B. Tomaševskij, V.
Sklovskij, J. Tynianov). Due dei concetti fondamentali espressi da questo gruppo sono:
▪ L’opera letteraria come sistema integrato di funzioni tra loro correlate. Inoltre, l’opera
entra a sua volta in relazione con un più ampio sistema della letteratura composto dalle
altre opere letterarie del passato (analisi diacronica) e del presente (analisi
sincronica). (tipico dello strutturalismo)
▪ L’ordine del materiale narrativo: fabula e intreccio. La fabula è l’ordine degli
avvenimenti nel racconto secondo la loro sequenza cronologica, l’intreccio è la storia
come di fatto viene raccontata, la disposizione degli eventi nello svolgimento del
racconto che può subire variazioni nell’ordine cronologico (flashback, anticipazioni,
digressioni, ...).
Propp era un filologo con un grande interesse per il folklore e lavorava con le fiabe tradizionali
russe. Esse hanno come caratteristiche la trasmissione orale (e solo in seguito una
trascrizione). Nella Morfologia della fiaba (1928), Propp vuole ridurre la struttura della fiaba
ad elementi essenziali (struttura monotipica), producendo un modello generale a partire da
cui si possono descrivere tutte le altre fiabe. Secondo Propp, ogni fiaba parte da una situazione
iniziale in cui vengono introdotti i personaggi. Alla situazione iniziale fa seguito la serie delle
31 funzioni narrative di base (es. allontanamento da casa, imposizione di un divieto, …), e
le 7 sfere d’azione: i modi in cui queste funzioni si distribuiscono secondo gli agenti
(antagonista, donatore, aiutante, principessa e il re suo padre, mandante, eroe, falso eroe). Può
certamente accadere che nelle fiabe un solo personaggio sia investito dei compiti di diverse
sfere d’azione o che una sola sfera d’azione sia ripartita su più personaggi.
La prima traduzione in inglese de La Morfologia della fiaba è stata realizzata dalla moglie di
Jakobson. Levi-Strauss decide di scrivere un saggio in cui polemizzava l’impostazione teorica
di Propp. Egli infatti concentra la propria attenzione sulla differenza che esiste tra analisi
formale e analisi strutturale del racconto. Secondo lui, non basta solo un’analisi formale dei
testi (sintassi), ma c’è bisogno di affiancare la “logica del concreto” che guida la costruzione
e comprensione del racconto (semantica: il modo concreto in cui la struttura si realizza).
Barthes, Genette, Greimas ed Eco scrivono L’analisi del racconto (1969), cioè una raccolta
di saggi accomunati dall’idea che ogni forma di narrazione può essere ricondotta a una
struttura generale e astratta. Essi riprendono l’idea di Propp e la estendono a ogni forma di
racconto (testi folkloristici, film, racconto mitico, romanzi popolari di James Bond, …)
Per Barthes, la langue corrisponde alla sintassi, il piano astratto, la struttura generale del
racconto, e la parole corrisponde alla semantica, il piano concreto, la singola fiaba
realizzazione concreta della langue.
Barthes e Genette analizzano i testi letterari; Greimas ed Eco analizzano i testi etno-
antropologici. Genette ed Eco si avvicinano al pensiero di Levi-Strauss presenta un interesse
narratologico (astratta; analizza i dispositivi, le forme e i modi della narrazione); Greimassi
avvicina al pensiero di Propp e presenta un interesse semiotico (concreta; si interessa alla
narratività e al racconto, come modello per spiegare le proprietà di ogni tipo di testo).
• Semiologia dell’immagine,
• Semiologia del cinema,
• Semiologia del teatro,
• Semiologia della musica,
La stabilizzazione del paradigma semiotico avviene grazie ai testi Del senso (1974) di Greimas e
Trattato di semiotica generale (1975) di Eco.
Lo scopo del trattato di Eco è una critica parziale a sé stesso sotto cinque aspetti:
1. distinguere meglio sistemi di significazione e processi di comunicazione;
2. cercare di introdurre una teoria del referente che prima mi era parsa solo conoscenza teorica;
3. fondere i problemi tradizionali della semantica e della pragmatica in un unico modello che
mira a risolverli da un solo punto di vista;
4. criticare la nozione di segno e della tipologia dei segni;
5. affrontare la nozione di iconismo.
Eco identifica dei limiti della semiotica: limiti politici (legati alle relazioni con altre discipline) e
limiti naturali (legati ai fenomeni che non riguardano la semiotica dato che non sono segni).
Nel trattato, Eco si concentra su:
• Teoria dei codici (conoscenza dei codici, significazione). Essa può essere applicata a
qualsiasi funzione segnica, verbale e non. Si parla di sistema di significazione (e quindi di
codice) se mediante convenzioni sociali c’è la possibilità di generare funzioni segniche, sia
che si tratti di singoli segni che di testi, e di interpretare i testi. L’interprete deve avanzare
ipotesi interpretative che funzionino come forme di nuova codifica. Per questo si parla di
ipercodifica (da una regola già codificata viene proposta una semplice norma aggiuntiva al
codice culturale esistente per comprendere un’applicazione particolare della regola generale;
diversi modi di pronunciare una parola, espressioni fatte, ipercodifica iconografica (riconoscere
soggetti nelle immagini per mezzo di un’interpretazione di un codice convenzionale predefinito; ex. Santa
Lucia/gli occhi)) e ipocodifica (dall’assenza di regole rigidamente codificate, viene ipotizzata la
possibile esistenza di nuove regole interpretative; comprensione iniziale di termini o frasi di
una lingua straniera, immagini di civiltà lontane)
Per Eco, ogni messaggio è un testo il cui contenuto è determinato da un insieme di codici tra
loro collegati (riprende la semiosi illimitata di Peirce, da cui è molto influenzato). Il più delle
volte un solo significante ha tanti significati su più piani del contenuto.
fallacia referenziale: assumere che il significato di un significante abbia a che fare con
l’oggetto reale corrispondente → il significato è un’unità culturale che ci permette di pensa
re e immaginare ciò a cui si riferisce, ma non è un oggetto concreto che esiste nella realtà.
(esempio dinosauro: il referente non è un oggetto percepibile ma un’entità astratta che
rappresenta una convenzione culturale, anche se non l’abbiamo mai visto).
L’idea di partenza di Eco era che ogni segno potesse essere oggetto della semiotica, ma questo
avrebbe fatto pensare che la semiotica abbia come oggetto tutto (imperialismo semiotico). Ma Eco,
invece, definisce la semiotica come “teoria della menzogna”: ogni segno è qualcosa che sta per
qualcos’altro, che può anche non esistere. è per questo che per lui semiotica viene usata per mentire,
e se non è usata per mentire, non può essere usata per dire la verità.
Eco chiama sememi la parte più piccola del significato. Egli elabora un modello che tiene conto del
fatto che il significante del segno può avere più significati: modello semantico. Ne esistono due:
➢ A dizionario: il significato è costituita da una serie finita di tratti universali;
➢ A enciclopedia: le conoscenze che ciascuno di noi ha, storicamente e culturalmente
definite.
Per Peirce, il processo conoscitivo nasce da un dubbio, che si deve trasformare in una credenza
(conoscenza acquisita), la quale deriva da un abito (interpretazione finale del segno nella semiosi
teoricamente illimitata, soluzione che soddisfa il dubbio).
• Teoria della produzione segnica (prassi dei segni, comunicazione). Essa studia la
scomposizione in modo semplificato i vari tipi di segni, riconducendoli a simbolo, icona e
indice. La comunicazione si attua quando le possibilità del sistema di significazione sono
usate per produrre concretamente delle espressioni per fini pratici.
Eco identifica due principali tipologie di rapporto (ratio):
1. ratio facilis, una relazione tra tipo (modello astratto di produzione) e occorrenza
(manifestazione concreta di un segno) del segno basata su una codifica
istituzionalizzata. Ad esempio, le parole del linguaggio verbale o i segnali stradali che
sono repliche di un tipo previsto da un codice e facilmente interpretabili. È basato sui
simboli;
2. ratio difficilis, una relazione tra tipo e occorrenza del segno basata su una somiglianza
in quanto non esiste un codice di riferimento. Ad esempio, in una rappresentazione
pittorica spesso bisogna inventare correlazioni tra immagini e il contenuto che si vuole
esprimere. È basata sulle icone e necessita un processo interpretativo.
Eco mette in discussione la classificazione dei segni di Peirce.
L’icona è, per lui, un segno costruito in modo da produrre nell’interprete percezioni simili a quelle
provate di fronte all’oggetto, ma che non ha una relazione diretta con lo stesso. Per questo egli parla
di similarità: una convenzione produttiva che caratterizza le icone, per cui senza la quale non sarebbe
possibile cogliere i tratti dell’oggetto che lo rendono simile al segno.
In Lector in fabula (1979), Eco espone in sintesi il suo modello di interpretazione testuale. Egli
definisce il testo narrativo come una “macchina pigra”, un dispositivo che attende la cooperazione
del lettore per produrre il proprio senso, ricorrendo all’enciclopedia, al sapere culturale condiviso.
Non tutte le interpretazioni del lettore sono valide, ma devono essere coerenti con ciò che l’autore ha
costruito e che ha pensato di voler fare intendere. L’autore e il lettore empirici, reali, non possono
avere un rapporto diretto, quindi l’autore modello inserisce all’interno del testo istruzioni e direttive,
esplicite o implicite per mezzo di strategie retoriche, che aiutano il lettore modello nella costruzione
del senso.
Greimas ha come obiettivo la sistematizzazione degli elementi semiotici e in particolare si occupa
della semantica. La semantica è un’entità psichica che si occupa del significato. Egli si chiede se la
semantica sia davvero la “parente povera” della linguistica, che non ha la stessa importanza di esse.
Ma secondo lui è possibile renderla una disciplina scientifica se ci si basa sul modello di Hjelmslev
arricchendo e specificando il linguaggio necessario.
Greimas sapeva che un testo è caratterizzato da diversi livelli di significato: due astratti e uno
concreto. Uno con significato a livello superficiale, in cui vi sono le strutture semio-narrative
superficiali, e uno a livello più profondo, in cui troviamo le strutture semio-narrative profonde e
opposizioni semantiche fondamentali (amore-odio, vita-morte), con cui si spiega il quadrato
semiotico. Quello concreto sono le strutture discorsive.
Le strutture discorsive sono caratterizzate dai veri e propri personaggi e oggetti concreti che fanno
parte della narrazione. Essi si dispongono secondo un tema, legati da una certa coerenza e in modo
che si parli di personaggi-tipo (ruoli tematici) e oggetti tipici (figure). Tutte queste strutture devono
essere testualizzate, cioè espresse in un certo linguaggio (verbale, visivo, ecc.).
Le strutture semio-narattive si dividono in superficiali → attanti, modalizzazioni, congiunzioni e
disgiunzioni, e in profonde → quadrato semiotico.
Un racconto produce senso se è caratterizzato da una struttura superficiale semplice. Questa è basata
su 5 funzioni (riprese dalle 31 di Propp):
1. Contratto (accordo tra personaggi)
2. Scontro (conflitto tra i personaggi)
3. Comunicazione (relazione comunicativa tra i personaggi)
4. Spostamento
5. Posizione (inizio e fine degli spostamenti)
I personaggi sono astratti, sono dei ruoli, che egli definisce
con il concetto attante: colui che compie o subisce l’atto.
Essi sono sei macro-tipologie, divise in tre coppie:
❖ Un Soggetto che vuole conseguire un Oggetto;
❖ Un Destinante che propone l’Oggetto a un
Destinatario;
❖ Un Aiutante e un Opponente, che rispettivamente
facilitano o ostacolano l’azione del Soggetto.
Greimas elabora un percorso narrativo canonico in quattro
momenti:
1. manipolazione, un Destinante convince un Soggetto a intraprendere un’azione;
2. competenza, strumenti di cui si dota il Soggetto per diventare adatto all’azione;
3. performanza o esecuzione, il Soggetto trasforma gli stati delle cose;
4. sanzione, valutazione del Soggetto da parte del Destinante.
Per ottenere una certa competenza, il Soggetto deve essere modalizzato, cioè possedere delle
modalità, combinabili tra loro a seconda della storia, che gli permettano di svolgere il suo compito:
dovere (obblighi sociali), volere (sfera dei desideri), sapere (conoscenza) e potere (possibilità di compiere
un’azione).

A livello più profondo delle strutture semio-narrative troviamo le opposizioni semantiche


fondamentali, attorno alle quali ruota l’intero testo: bene-male, vita-morte, ragione-passione,
giovane-vecchio, …
Greimas cercò di rendere la semantica una disciplina scientifica e per questo arricchì il
metalinguaggio, ovvero il vocabolario della disciplina stessa, introducendo termini quali:
• Sema: elemento minimo sul piano del contenuto (o significato), sono gli elementi minimi che
definiscono la parola. ex: Testa → parte del corpo/sfericità/estremità.
• Lessema: la parte astratta potenziali che quando si presenta in un enunciato diventa semema.
Tutti i lessemi si compongono di elementi che non variano, che definiscono il nucleo, ovvero
i semi nucleari, e altri che variano a seconda del contesto, cioè i semi contestuali.
Ex. “testa d’aglio” vs. “rompersi la testa” → i semi nucleari sono il fatto che si riferisca a un’estremità,
quelli contestuali al contesto.
• Semema: realizzazione concreta del lessema in un enunciato in uno specifico percorso di
senso, attuazione del lessema.
Un altro concetto importante attenzionato da Greimas è quello di isotopia, ovvero una nozione che
aiuta a capire meglio il senso. Determinate parole possono avere più sensi, ma attraverso l’isotopia
gliene viene dato solo uno.
Il quadrato semiotico, derivato da quello aristotelico, serve a formalizzare il modo in cui si struttura
il senso nella sua astrazione. Vi è una struttura elementare della significazione data dallo sviluppo di
un’opposizione binaria, di contrarietà, del tipo maschile vs. femminile. Da ognuno di tali semi,
derivano due termini contradditori, detti subcontrari, ad esempio non-bianco vs. non-nero.
Dall’articolazione di questi semi, secondo lo schema del quadrato, è possibile rappresentare le
relazioni tra essi.
Il quadrato si può lessicalizzare: i due poli dell’asse dei
contrari (es. maschile – femminile) possono essere denominati
attraverso termini semplici, come uomo o donna, o se i due poli
vengono riconosciuti contemporaneamente essi vengono
descritti da termini complessi, come ermafrodita, oppure
ancora da termini neutri, come angelo, se la relazione è tra i
subcontrari.
I poli del quadrato non sono fissi, ma variano a seconda del testo in cui si trovano.

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