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LE BASI DELLA SEMIOTICA Stefano Traini PRIMA PARTE I PRESUPPOSTI TEORICI: LA


LINGUISTICA STRUTTURALE
CAPITOLO 1 FERDINAND DE SAUSSURE: DALLA LINGUISTICA ALLA SEMIOLOGIA
1.1. CENNI BIOBIBLIOGRAFICI Dopo la sua morte, Charles Bally e Albert Sechehaye
costruiscono nel giro di due anni il Cours de linguistique gnrale (1922). Nella
prima met degli anni cinquanta lo studioso Robert Godel riprende in mano e
rianalizza i materiali con i quali stato costruito il CLG. Da questo lavoro Godel
trae un libro di grande portata che rivela come i primi editori abbiano utilizzato
solo in parte e in modo non sempre appropriato le fonti. 1.2 LANGUE E PAROLE Tutta
la dottrina linguistica di Saussure nasce dallinsoddisfazione nei confronti della
linguistica dell 800 . Nella parte introduttiva del CLG Saussure riflette appunto
su quale debba essere loggetto della linguistica circuito della comunicazione
linguistica tra A e B = Il punto di partenza del circuito nel cervello di uno dei
due individui, per esempio A, in cui i fatti di coscienza (concetti), si trovano
associati alle rappresentazioni del segni linguistici o immagini acustiche che
servono alla loro espressione. Supponiamo che un dato concetto faccia scattare nel
cervello una corrispondente immagine acustica: un fenomeno interamente psichico,
seguito poi da un processo fisiologico: il cervello trasmette agli organi della
fonazione un impulso correlativo alla immagine; poi le onde sonore si propagano
dalla bocca di A allorecchio di B: processo fisico. Saussure vuole mostrare come
il linguaggio sia un oggetto estremamente complesso e come lo si possa affrontare
da diverse prospettive. La linguistica deve sempre costituire il proprio oggetto.
Loggetto, dice Saussure, non precede il punto di vista, ma viene creato dal punto
di vista. La linguistica deve decidere ogni volta dove comincia e dove finisce il
proprio oggetto. Per la definizione delloggetto linguistico,Saussure propone una
dicotomia: parole come realizzazione del segno linguistico e quindi atto
individuale: langue che la competenza collettiva e sociale che permette di
produrre e comprendere gli atti di parole. La parole la realizzazione individuale
di un segno; la langue la parte sociale del linguaggio. I due individui di
Saussure che comunicano, A e B, svolgono due processi paralleli e simultanei. A
pronuncia (B sente) delle sequenze di suoni= fonazioni / fonie A trasmette suoni
che stanno per pensieri, per associazioni psichiche= significazioni / sensi Le
fonie possono essere simili, ma non sono mai identiche. Lipotesi di Saussure la
seguente: quando produce una fonia, compie un atto fonatorio avendo presente un
modello, una sorta di scema astratto che nella teoria saussuriana viene definito
immagine acustica/ significante. Il significante un modello, uno schema,
unentit astratta; Saussure la definisce psichica. Il significante non uno
schema o un modello identificabile con lo stato psichico di un singolo parlante,
non si identifica con un modello psichico individuale. Il singolo parlante ha
costruito questo modello attraverso leducazione e laddestramento. Il
significante, un modello superindividuale, un modello collettivo. Lo stesso
discorso vale per i sensi: anche qui ci sono modelli astratti, schemi collettivi
che servono ad ancorare le possibili varianti concrete dei sensi. Questi schemi
astratti sono definiti da Saussure concetti o significanti, non si tratta di
modelli individuali, ma superindividuali e collettivi. Significanti e significati
sono dunque classi astratte; cos possiamo dire che fonie e sensi, in quanto atti
linguistici concreti, unici, irripetibili, in quanto insomma esecuzioni,
costituiscono il dominio della parole. I significanti, in quanto classi di
fonazioni, e i significati, in quanto classi di sensi, costituiscono i dominio
della langue. De Mauro (1970) ricorda come il punto di partenza delle riflessioni
di Saussure sia proprio la consapevolezza dellindividualit assoluta e
irripetibile di ogni atto espressivo, cio della parole. Per esempio se noi diciamo
due volte la parola guerra ci troviamo davanti a qualcosa di diverso. Per
riconoscere delle occorrenze diverse, cio delle repliche, bisogna che ci sia
qualcosa di identico da qualche punto di vista. Il punto di vista che consente
lidentificazione non quello dellesecuzione. Esso va cercato non in quello che i
parlanti fanno ma in quello che i parlanti sanno allinterno del loro sapere.
Se la parole lesecuzione materiale, la realizzazione individuale che collega una
fonia a un senso, la langue laspetto sociale, collettivo, condiviso del
linguaggio, linsieme dei suoi limiti e delle sue articolazioni che permettono agli
individui di comunit di riconoscere le variazioni e le identit linguistiche.
Loggetto di studio della linguistica, secondo Saussure, deve essere la langue. Gli
elementi che costituiscono la parole, secondo Saussure, sono subordinati rispetto
alla langue, che viene definita come la prima scienza. La langue il sistema dei
limiti entro cui si collocano le fonie e i sensi: tale sistema regola la parole,
vige su di essa, e questa importante funzione determina il suo ruolo rimario
allinterno degli studi linguistici. La langue regola le esecuzioni materiali ma
daltra parte non potrebbe sussistere senza la parole, che storicamente precede
sempre la formazione di una lingua. Si pu pensare a una linguistica interna e a
una linguistica esterna. L linguistica esterna confina con letnologia e studia i
rapporti tra la storia di una lingua e quella di una razza o di una

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civilt. Studia le conseguenze linguistiche della conquista romana per esempio.
Saussure pensa che non sia indispensabile conoscere le circostanze entro cui una
lingua si sviluppata. 1.3 IL SEGNO LINGUISTICO: LARBITRARIETA E LA LINEARITA
Secondo Saussure il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto
e unimmagine acustica. Limmagine acustica non il suono materiale, non il
prodotto fisico di una emissione, ma la traccia psichica (astratta) di questo
suono, la rappresentazione astratta che ci viene data dalla testimonianza dei
nostri sensi. Il segno linguistico unentit psichica a due facce. Saussure
propone una volta per tutte di definire significato il concetto e significante
limmagine acustica, per cui il segno risulta essere lunione di un significante e
di un significato. Il segno, secondo Saussure, caratterizzato da due caratteri
primordiali : -larbitrariet del segno -il carattere lineare del significante Il
legame che unisce il significante al significato, secondo Saussure, arbitrario.
Non c legame naturale tra significante e significato e che la loro relazione
immotivata. Dire che il segno arbitrario non significa dire che un soggetto
parlante pu scegliere liberamente i significanti, ma semplicemente che tra i
significanti e i significati non vi sono nella realt degli agganci naturali.
Saussure segnala due fenomeni linguistici che potrebbero mettere in discussione
questo principio: le onomatopee e le esclamazioni. Per le onomatopee Saussure dice
che il loro numero assai limitato e che comunque non sono elementi organici di un
sistema linguistico. Certe parole apparentemente onomatopeiche, secondo Saussure,
sono il risultato di scelte convenzionali e quindi culturali. (es. espressione
chicchiricch in altre lingue viene reso in modi diversi).Lo stesso discorso vale
per le esclamazioni.Le onomatopee e le esclamazioni non costituiscono esempi che
mettono in crisi il principio dellarbitrariet. Il significante essendo di natura
auditiva, si svolge soltanto nel tempo ed ha i caratteri che trae dal tempo:
-rappresenta unestensione -tale estensione misurabile in una sola dimensione I
significati visivi possono avere simultaneit su pi dimensioni, i significanti
acustici dispongono solo della linea del tempo. 1.4 IMMUTABILITA E MUTABILITA DEL
SEGNO I segni linguistici sono assai stabili e le lingue hanno un forte carattere
di immutabilit. Per giustificare questo carattere Saussure porta 4 possibili
motivazioni: 1) carattere arbitrario del segno: Larbitrariet dei segni il
principio che legittima la libert di scelta e nello stesso tempo un sistema di
sicurezza contro i possibili attacchi per trasformare le lingue. 2) moltitudine dei
segni necessari a costituire qualsiasi lingua: i segni linguistici sono
innumerevoli e mentre pensabili modificare e/o sostituire un sistema di pochi
elementi, assai difficile pensare alla sostituzione di un sistema linguistico. 3)
carattere troppo complesso del sistema: la lingua costituisce un sistema complesso
e coloro che la usano quotidianamente la ignorano profondamente. 4) resistenza
dellinerzia collettiva a ogni innovazione linguistica: la lingua una faccenda di
tutti. Tutti la usano, altri codici (es. riti, segnali militari,..) sono condivisi
da un numero limitato di individui, mentre tutti, indistintamente, devono
condividere una lingua. Questo fattore assicura, limpossibilit di una
rivoluzione: la lingua appartiene alla massa sociale e questo il pi importante
fattore di conservazione. Il sistema linguistico sempre uneredit dellepoca
precedente e questo un altro importante fattore di stabilit: il segno non
conosce altra legge che quella della tradizione. Se da un lato assicura la
continuit e la stabilit del sistema linguistico, dallaltro ne determina la
mutabilit. La lingua si trasforma senza che i soggetti possano trasformarla. La
lingua intangibile, non inalterabile. La lingua ha dunque un profondo carattere
sociale nonch un profondo carattere storico. 1.5 SINCRONIA E DIACRONIA Il tempo
una variabile fondamentale degli studi linguistici, la linguistica non pu fare a
meno di considerare due assi: lasse della simultaneit, concernente i rapporti tra
entit coesistenti, da cui escluso ogni intervento del tempo; e lasse delle
successioni, su cui possibile considerare solo un elemento alla volta e dove sono
situate tutte le entit del primo asse con i loro cambiamenti. Si pu prevedere una
linguistica statica, che studia appunto gli stati di una lingua; dallaltro lato
una linguistica evolutiva, che focalizza lattenzione sullevoluzione della lingua.
Saussure parla di linguistica sincronica, che si occupa degli aspetti statici e di
linguistica diacronica, che si occupa degli aspetti evolutivi delle lingue.
Saussure scrive: la linguistica sincronica si occuper dei rapporti logici e
psicologici colleganti termini coesistenti e formanti sistema, cos come sono
percepiti dalla stessa coscienza collettiva. La linguistica diacronica studier
invece i rapporti colleganti termini successivi non percepiti da una medesima
coscienza collettiva, e che si sostituiscono gli uni agli altri senza formare
sistema tra loro. 1.6 LA LINGUISTICA SINCRONICA

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Loggetto della linguistica sincronica generale stabilire i principi
fondamentali di ogni sistema idiosincratico, i fattori costitutivi di qualsiasi
stato di lingua Saussure. I fatti evolutivi sono molto pi concreti, mentre i
fatti statici possono avere un alto grado di astrazione. Sorgono cos i concetti di
identit e valore, e sui rapporti sintagmatici o associativi che possono avere gli
elementi linguistici. 1.6.1 LIDENTITA E IL VALORE Lidentit tra due elementi non
data dalla materialit degli elementi stessi, ma dalle relazioni che
intrattengono con altri elementi del sistema, dalle posizioni che ricoprono, dalle
differenze che li caratterizzano: lidentit data dal valore. Il concetto di
valore rendere marginali gli aspetti materiali degli elementi linguistici, e pone
con forza limportanza degli aspetti relazionali, differenziali, oppositori degli
elementi stessi. La lingua, dice Saussure, un sistema di valori cio un sistema
di elementi che intrattengono relazioni. La lingua non pu essere concepita come
una nomenclatura, cio come una serie di nomi arbitrariamente selezionati e
collegati a una serie di oggetti o concetti. Il fatto che il concetto di cane
venga espresso dal termine /dog/ in inglese , dal termine /chien/ in francese,
induce a pensare che ciascun linguaggio abbia un nome arbitrario per un concetto
che esiste a priori e indipendentemente dal linguaggio. Se le lingue fossero delle
semplici nomenclature sarebbe estremamente semplice tradurre da una lingua
allaltra, non ci sono invece concetti universali fissati una volta per tutte e non
ci sono significanti universali: le lingue articolano suoni e concetti in modo
diverso e da una lingua allaltra cambiano non solo gli elementi fonetici
selezionati ma anche gli spazi concettuali. I significati si stabiliscono in modo
arbitrario e differenziale, cos come i significanti. 1.6.2 ANCORA
SULLARBITRARIETA Non c nessuna ragione perch il significato tavolo debba
essere veicolato dal significato /tavolo/ piuttosto che dal significante /table/.
Questa accezione detta arbitrariet verticale. E detta arbitrariet orizzontale
i rapporti arbitrari tra un significato e gli altri significati. Le
rappresentazioni visive dei sistemi linguistici pongono i segni in linea
orizzontale. Simone (1990) ricorda come i due significati /pino/ e /piino/ in
italiano designano lo stesso significato pino, poich litaliano non pone
differenza tra la i breve e quella lunga; non funziona cos per linglese (es.
sheep - shep) 1.6.3 ANCORA SULLA LANGUE E LA PAROLE A partire dalla constatazione
che il linguaggio una massa confusa di fatti eterogeni, Saussure asserisce che
lunico modo per inaugurare uno studio metodico e sistematico del linguaggio
concentrarsi sul sistema linguistico condiviso dalla collettivit (langue),
lasciando da parte le manifestazioni individuali (parole). I valori delle fonie
sono i significanti di una lingua; i valori delle significazioni sono i
significati. Tali valori sono arbitrari, nel senso che dipendono unicamente dalla
societ e dalle vicende storiche della societ. Si arriva cos alla langue e al suo
ruolo centrale negli studi linguistici: Larbitrariet del segno ha il primato
nelloro rerum: il basamento su cui poggia ledificio della lingua come forma,
la regola fondamentale di ogni possibile gioco linguistico; la distinzione tra
langue come forma e parole come realizzazione significazionale e fonico- acustica
la prima verit a cui si approda una volta che si sia riconosciuto il carattere
radicalmente arbitrario del segno. 1.6.4 RAPPORTI SINTAGMATICI E RAPPORTI
ASSOCIATIVI La teoria di Saussure pone dunque lattenzione sui rapporti che si
instaurano tra gli elementi linguistici. I rapporti esistono in due sfere distinte.
Da un lato vi sono i rapporti basati sul carattere lineare della lingua (parole),
queste combinazioni sono definite da Saussure sintagmi. Il rapporto dunque
sintagmatico ed in presentia: si basa su due o pi termini presenti in una
serie. Il proprio della parole la libert individuale delle combinazioni e delle
esecuzioni (es. forzare la mano). Dallaltro, gli elementi che hanno qualcosa di
comune si associano nella memoria: per esempio il termine insegnare pu
collegarsi ad altre parole quali insegnamento, insegnante , ecc. Il rapporto
quindi associativo ed in absentia: unisce due o pi termini in una serie
mnemonica virtuale. 1.7 LA SEMIOLOGIA La lingua, scrive Saussure, un sistema di
segni esprimenti delle idee e, pertanto, confrontabile con la scrittura,
lalfabeto dei sordomuti, i riti simbolici, le forme di cortesia, i segnali
militari, ecc. Essa semplicemente il pi importante di tali sistemi. Se la lingua
un sistema di segni confrontabile con altri sistemi di segni, auspicabile una
disciplina- la semiologia- che sia proprio scienza generale dei segni. La
semiologia avr dunque i compito di studiare i sistemi di segni, siano essi lingue,
riti, costumi, alfabeti particolari, ecc. La linguistica dovr far parte di questa
scienza generale dei segni.

CAPITOLO 2 LOUIS HJELMSLEV: I FONDAMENTI DELLA TEORIA DEL LINGUAGGIO


2.1. CENNI BIOBIBLIOGRAFICI Hjelmslev nasce a Copenaghen nel 1899. Padre della
glossematica: valorizzazione degli aspetti formali, astratti e algebrici
dellanalisi linguistica. 2.2. PREMESSE TEORICHE

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Hjelmslev si oppone al carattere aneddotico, vago e soggettivo di una certa
tradizione umanistica che ha predominato nella scienza linguistica, ritiene che i
fatti linguistici possano essere studiati in modo esatto e quindi scientifico.
Muove dallipotesi che vi siano delle costanti nei fatti linguistici. Per ricercare
tali costanti la teoria dovr seguire il principio empirico cio dovr essere
coerente (libera da contraddizioni) esauriente e semplice. La teoria fornisce un
metodo. Il linguistica non pu che partire dal testo integro e inanalizzato, deve
considerare il testo come una classe e deve analizzarlo in componenti, procedendo
poi alla verifica dei componenti dei componenti fino allesaurimento dellanalisi.
DEDUZIONE. Secondo Hjelmslev la teoria deve essere indipendente dal qualsiasi
esperienza. Questo fattore determina larbitrariet della teoria: le premesse della
teoria vengono poste sulla base di una certa esperienza e possono essere applicate
a un gran numero di dati empirici. Questo fattore determina ladeguatezza della
teoria. Di fronte al problema epistemologico se sia la teoria a determinare e
influenzare loggetto o viceversa, la risposta di Hjelmslev che il movimento
bidirezionale: essendo arbitraria, la teoria arealistica, ma essendo adeguata,
essa realistica; essendo arbitraria , la teoria si basa sul calcolo delle
possibilit, ma essendo adeguata essa anche empirica. Secondo Hjelmslev la
linguistica deve tentare di cogliere la lingua come una totalit autosufficiente.
Il linguaggio sempre stato visto come un mezzo per arrivare a una conoscenza
trascendente, mentre Hjelmslev vuole che diventi il fine di una conoscenza
immanente: principio di immanenza. Hjelmslev non esclude il trascendente, non
esclude lextralinguistico e non esclude lo studio delle varianti: stabilisce solo
un ordine di procedura, fissando come prioritaria la descrizione degli elementi
costanti e rimandando a un secondo momento lanalisi delle varianti. 2.3 LANALISI
DEL TESTO Lanalisi del testo deve essere il primo compito della teoria
linguistica, la scomposizione delloggetto in oggetti pi piccoli. Si definisce
classe loggetto linguistico sottoposto ad analisi, componenti della calessi altri
oggetti registrati da una singola analisi come dipendenti in maniera uniforme dalla
classe e luno dallaltro. 2.3.1. I PIANI: ESPRESSIONE E CONTENUTO Il primo passo
dellanalisi lo scomporre un testo linguistico in un piano dellespressione e in
un piano del contenuto.Il seno va pensato come unentit genera dalla connessione
fra unespressione e un contenuto. Il contenuto il complemento necessario
dellespressione. Il linguaggio resta doppio, una struttura a due facce che
implica contenuto ed espressione. Io li chiamer i due piani del linguaggio
(Hjelmslev 1968). Il significante di Saussure diventa dunque lespressione,
mentre il significato diventa il contenuto. Quello che Saussure definiva segno
(lunione tra significato e significante), diventa funzione segnica. 2.3.1.1.
MATERIA, FORMA, SOSTANZA Saussure aveva ipotizzato una massa amorfa
prelinguistica; la materia dellespressione e la materia del contenuto come
realt che hanno gi una propria organizzazione e che sono analizzabili da
diverse scienze: su queste materie si proietta una forma linguistica che consente
di identificare delle sostanze linguistiche, la sostanza essendo materia
linguisticamente formata. Si tratta di una stratificazione che strettamente
connessa alla teoria del linguaggio. Forma e sostanza dellespressione Hjelmslev
concepisce la materia dellespressione come il continuum sonoro non ancora
formato linguisticamente ma organizzato secondo criteri puramente fisici o
fisiologici. Lautore non pensa quindi a una massa amorfa di suoni, ma a una
successione di suoni che possono avere una definizione acustica (e quindi fisica),
ma non ancora fonetica (e quindi linguistica). Forma e sostanza del contenuto
Hjelmslev concepisce la materia del contenuto come la molteplice realt esterna:
su questa realt ogni lingua traccia le sue particolari suddivisioni allinterno
della massa del pensiero amorfa, e d rilievo in essa a fattori diversi in
disposizioni diverse, pone i centri di gravit in luoghi diversi e d loro enfasi
diverse. Hjelmslev sottolinea come di fronte a una materia del contenuto, ogni
lingua imponga arbitrariamente le sue suddivisioni rendendola sostanza. Forma e
sostanza del contenuto vanno differenziate perch costituiscono due tipi di
relazioni diverse. La forma del contenuto di un segno linguistico considerata
indipendentemente dal suo referente, quindi senza alcuna relazione con la materia.
La sostanza del contenuto costituita invece dal rapporto della forma linguistica
con la materia. Il linguaggio la forma del pensiero di ogni comunit linguistica,
che opera le proprie classificazioni del reale e le organizza in pensieri
articolati secondo abitudini differenti da nazione a nazione. Questo non significa
che la realt o la materia esistono solo in quanto esiste il linguaggio: il
linguaggio solo uno dei possibili modi di conoscenza di tale realt. Hjelmslev
adotta una prospettiva immanente, mirando alla descrizione delle costanti e delle
funzioni interne ai linguaggi e non delle sostanze manifestate. Il segno segno di
una sostanza del contenuto e segno di una sostanza dellespressione. E in questo
senso che si pu dire che il segno segno di qualcosa. Nella formazione e nella
descrizione della sostanza del contenuto la lingua converse con lantropologia
sociale:

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solo in questo modo si pu capire perch una stessa cosa fisica pu avere
descrizioni semantiche diverse a seconda del tipo di cultura che si incontra. (es.
cane avr una definizione semantica del tutto diverso presso gli eschimesi:
animale da tiro; diverso per i parsi : animale sacro; diverso ancora per i popoli
occidentali: animale domestico). Il livello degli apprezzamenti collettivi il pi
importante: il livello in cui ha luogo quel contratto sociale che permette di
pertinentizzare una materia. 2.3.1.2. SEGNI E FIGURE Distinzione tra segni e
figure. I segni sono elementi del linguaggio che hanno unentit corrispondente sul
piano opposto, e sono composti di parti di segni o unit minime, dette figure,
che non hanno unentit corrispondente sul piano opposto. Hjelmslev pensa che i
segni debbano essere composti da un numero limitato di figure. Analizzare il piano
dellespressione e il piano del contenuto separatamente. Una lingua dunque
organizzata in maniera che, grazie a un numero limitato di figure a disposizioni
sempre nuove di esse, si possa costituire un numero larghissimo di segni. DOPPIA
ARTICOLAZIONE: le lingue hanno in s unit prive di significato che, combinandosi,
danno luogo a unit di livello superiore dotate di significato. Martinet (1960)
definisce di seconda articolazione gli elementi privi di significato, e di prima
articolazione gli elementi dotati di significato. 2.3.2. GLI ASSI: SISTEMA E
PROCESSO Il piano dellespressione e il piano del contenuto vanno analizzati
considerando due assi: lasse del processo e lasse del sistema.
Sullasse del processo si dispongono gli elementi che formano la catena del
sintagma. Il processo pu essere definito come una gerarchia di funzioni logiche di
tipo e..e.., denominata funzioni di relazione. Lanalisi del processo prende il
nome di partizione. Una partizione del processo porta a riconoscere delle catene e
a suddividere a sua volta le catene in parti. Sullasse del processo gli elementi
si congiungono dunque per contiguit spazio-temporale e la relazione che si
instaura detta sintagmatica. Sullasse del sistema si dispiegano invece gli
elementi che potrebbero stare al posto di un elemento che effettivamente presente
in una particolare posizione del processo. Cos un sistema si pu definire come una
gerarchia di funzioni di tipo o..o.., denominate funzioni di correlazione.
Lanalisi del sistema prende il nome di articolazione. Un sistema si articola in
categorie, una categoria si compone di un paradigma, un paradigma a sua volta si
articola in un numero delimitato di membri. Se sullasse del processo la relazione
tra gli elementi in presentia, sullasse del sistema la relazione pi astratta
perch ivi si dispiegano gli elementi che potrebbero stare al posto di unentit
linguistica, e dunque la relazione in absentia. Nel caso della lingua naturale,
il processo prende il nome di testo e il sistema prende il nome di lingua.
Hjelmslev sottolinea che la rappresentazione grafica dei due assi solo
convenzionale, nel senso che si riferisce a processi che hanno unespressione
lineare con una progressione spazio-temporale. Ci che conta nel processo, non la
direzione spazio-temporale, quanto piuttosto lordine posizionale. Non una
questione di prima e dopo, ma una questione di compatibilit e di
condizionamento: gli elementi si implicano e si combinano secondo particolari
rapporti di dipendenza. 2.3.3 LE DIPENDENZE Hjelmslev arriva a sostenere che
loggetto esaminato e le sue parti esistono solo in virt di queste dipendenze: gli
oggetti si possono descrivere solo attraverso le dipendenze, lunico modo per
definirli e coglierli scientificamente. Una totalit non consiste di cose, dice
Hjelmslev, ma di rapporti. Secondo Hjelmslev qualsiasi conoscenza scientifica
conoscenza di rapporti. Hjelmslev propone una classificazione delle dipendenze, le
dipendenze reciproche vengono chiamate interdipendenze. Linterdipendenza tra i
termini di un processo chiamata solidariet: nelle lingue si ha spesso
solidariet fra morfemi di categorie diverse entro la stessa forma grammaticale.
Linterdipendenza tra i termini di un sistema chiamata complementariet. Le
dipendenze unilaterali, in cui un termine presuppone laltro ma non viceversa,
vengono chiamate determinazioni. La determinazione tra i termini dun processo
chiamata selezione, ed anche nota come reggenza. La determinazione tra i termini
di un sistema chiamata specificazione. Le dipendenze pi libere, in cui i due
termini sono compatibili ma nessuno dei due presuppone laltro sono chiamate
costellazioni. Le costellazioni entro un processo sono chiamate combinazioni. Le
costellazioni entro un sistema sono chiamate autonomie. Si definisce costante un
furtivo la cui presenza una condizione necessaria per la presenza del furtivo
rispetto al quale esso ha funzione; con variabile
process o
sistem a
1 LE BASI DELLA SEMIOTICA Stefano Traini PRIMA PARTE I PRESUPPOSTI TEORICI: LA
LINGUISTICA STRUTTURALE CAPITOLO 1 FERDINAND DE SAUSSURE: DALLA LINGUISTICA ALLA
SEMIOLOGIA 1.1. CENNI BIOBIBLIOGRAFICI Dopo la sua morte, Charles Bally e Albert
Sechehaye costruiscono nel giro di due anni il Cours de linguistique gnrale
(1922). Nella prima met degli anni cinquanta lo studioso Robert Godel riprende in
mano e rianalizza i materiali con i quali stato costruito il CLG. Da questo
lavoro Godel trae un libro di grande portata che rivela come i primi editori
abbiano utilizzato solo in parte e in modo non sempre appropriato le fonti. 1.2
LANGUE E PAROLE Tutta la dottrina linguistica di Saussure nasce
dallinsoddisfazione nei confronti della linguistica dell 800 . Nella parte
introduttiva del CLG Saussure riflette appunto su quale debba essere loggetto
della linguistica circuito della comunicazione linguistica tra A e B = Il punto di
partenza del circuito nel cervello di uno dei due individui, per esempio A, in
cui i fatti di coscienza (concetti), si trovano associati alle rappresentazioni del
segni linguistici o immagini acustiche che servono alla loro espressione.
Supponiamo che un dato concetto faccia scattare nel cervello una corrispondente
immagine acustica: un fenomeno interamente psichico, seguito poi da un processo
fisiologico: il cervello trasmette agli organi della fonazione un impulso
correlativo alla immagine; poi le onde sonore si propagano dalla bocca di A
allorecchio di B: processo fisico. Saussure vuole mostrare come il linguaggio sia
un oggetto estremamente complesso e come lo si possa affrontare da diverse
prospettive. La linguistica deve sempre costituire il proprio oggetto. Loggetto,
dice Saussure, non precede il punto di vista, ma viene creato dal punto di vista.
La linguistica deve decidere ogni volta dove comincia e dove finisce il proprio
oggetto. Per la definizione delloggetto linguistico,Saussure propone una
dicotomia: parole come realizzazione del segno linguistico e quindi atto
individuale: langue che la competenza collettiva e sociale che permette di
produrre e comprendere gli atti di parole. La parole la realizzazione individuale
di un segno; la langue la parte sociale del linguaggio. I due individui di
Saussure che comunicano, A e B, svolgono due processi paralleli e simultanei. A
pronuncia (B sente) delle sequenze di suoni= fonazioni / fonie A trasmette suoni
che stanno per pensieri, per associazioni psichiche= significazioni / sensi Le
fonie possono essere simili, ma non sono mai identiche. Lipotesi di Saussure la
seguente: quando produce una fonia, compie un atto fonatorio avendo presente un
modello, una sorta di scema astratto che nella teoria saussuriana viene definito
immagine acustica/ significante. Il significante un modello, uno schema,
unentit astratta; Saussure la definisce psichica. Il significante non uno
schema o un modello identificabile con lo stato psichico di un singolo parlante,
non si identifica con un modello psichico individuale. Il singolo parlante ha
costruito questo modello attraverso leducazione e laddestramento. Il
significante, un modello superindividuale, un modello collettivo. Lo stesso
discorso vale per i sensi: anche qui ci sono modelli astratti, schemi collettivi
che servono ad ancorare le possibili varianti concrete dei sensi. Questi schemi
astratti sono definiti da Saussure concetti o significanti, non si tratta di
modelli individuali, ma superindividuali e collettivi. Significanti e significati
sono dunque classi astratte; cos possiamo dire che fonie e sensi, in quanto atti
linguistici concreti, unici, irripetibili, in quanto insomma esecuzioni,
costituiscono il dominio della parole. I significanti, in quanto classi di
fonazioni, e i significati, in quanto classi di sensi, costituiscono i dominio
della langue. De Mauro (1970) ricorda come il punto di partenza delle riflessioni
di Saussure sia proprio la consapevolezza dellindividualit assoluta e
irripetibile di ogni atto espressivo, cio della parole. Per esempio se noi diciamo
due volte la parola guerra ci troviamo davanti a qualcosa di diverso. Per
riconoscere delle occorrenze diverse, cio delle repliche, bisogna che ci sia
qualcosa di identico da qualche punto di vista. Il punto di vista che consente
lidentificazione non quello dellesecuzione. Esso va cercato non in quello che i
parlanti fanno ma in quello che i parlanti sanno allinterno del loro sapere.
Se la parole lesecuzione materiale, la realizzazione individuale che collega una
fonia a un senso, la langue laspetto sociale, collettivo, condiviso del
linguaggio, linsieme dei suoi limiti e delle sue articolazioni che permettono agli
individui di comunit di riconoscere le variazioni e le identit linguistiche.
Loggetto di studio della linguistica, secondo Saussure, deve essere la langue. Gli
elementi che costituiscono la parole, secondo Saussure, sono subordinati rispetto
alla langue, che viene definita come la prima scienza. La langue il sistema dei
limiti entro cui si collocano le fonie e i sensi: tale sistema regola la parole,
vige su di essa, e questa importante funzione determina il suo ruolo rimario
allinterno degli studi linguistici. La langue regola le esecuzioni materiali ma
daltra parte non potrebbe sussistere senza la parole, che storicamente precede
sempre la formazione di una lingua. Si pu pensare a una linguistica interna e a
una linguistica esterna. L linguistica esterna confina con letnologia e studia i
rapporti tra la storia di una lingua e quella di una razza o di una
2 civilt. Studia le conseguenze linguistiche della conquista romana per esempio.
Saussure pensa che non sia indispensabile conoscere le circostanze entro cui una
lingua si sviluppata. 1.3 IL SEGNO LINGUISTICO: LARBITRARIETA E LA LINEARITA
Secondo Saussure il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un concetto
e unimmagine acustica. Limmagine acustica non il suono materiale, non il
prodotto fisico di una emissione, ma la traccia psichica (astratta) di questo
suono, la rappresentazione astratta che ci viene data dalla testimonianza dei
nostri sensi. Il segno linguistico unentit psichica a due facce. Saussure
propone una volta per tutte di definire significato il concetto e significante
limmagine acustica, per cui il segno risulta essere lunione di un significante e
di un significato. Il segno, secondo Saussure, caratterizzato da due caratteri
primordiali : -larbitrariet del segno -il carattere lineare del significante Il
legame che unisce il significante al significato, secondo Saussure, arbitrario.
Non c legame naturale tra significante e significato e che la loro relazione
immotivata. Dire che il segno arbitrario non significa dire che un soggetto
parlante pu scegliere liberamente i significanti, ma semplicemente che tra i
significanti e i significati non vi sono nella realt degli agganci naturali.
Saussure segnala due fenomeni linguistici che potrebbero mettere in discussione
questo principio: le onomatopee e le esclamazioni. Per le onomatopee Saussure dice
che il loro numero assai limitato e che comunque non sono elementi organici di un
sistema linguistico. Certe parole apparentemente onomatopeiche, secondo Saussure,
sono il risultato di scelte convenzionali e quindi culturali. (es. espressione
chicchiricch in altre lingue viene reso in modi diversi).Lo stesso discorso vale
per le esclamazioni.Le onomatopee e le esclamazioni non costituiscono esempi che
mettono in crisi il principio dellarbitrariet. Il significante essendo di natura
auditiva, si svolge soltanto nel tempo ed ha i caratteri che trae dal tempo:
-rappresenta unestensione -tale estensione misurabile in una sola dimensione I
significati visivi possono avere simultaneit su pi dimensioni, i significanti
acustici dispongono solo della linea del tempo. 1.4 IMMUTABILITA E MUTABILITA DEL
SEGNO I segni linguistici sono assai stabili e le lingue hanno un forte carattere
di immutabilit. Per giustificare questo carattere Saussure porta 4 possibili
motivazioni: 1) carattere arbitrario del segno: Larbitrariet dei segni il
principio che legittima la libert di scelta e nello stesso tempo un sistema di
sicurezza contro i possibili attacchi per trasformare le lingue. 2) moltitudine dei
segni necessari a costituire qualsiasi lingua: i segni linguistici sono
innumerevoli e mentre pensabili modificare e/o sostituire un sistema di pochi
elementi, assai difficile pensare alla sostituzione di un sistema linguistico. 3)
carattere troppo complesso del sistema: la lingua costituisce un sistema complesso
e coloro che la usano quotidianamente la ignorano profondamente. 4) resistenza
dellinerzia collettiva a ogni innovazione linguistica: la lingua una faccenda di
tutti. Tutti la usano, altri codici (es. riti, segnali militari,..) sono condivisi
da un numero limitato di individui, mentre tutti, indistintamente, devono
condividere una lingua. Questo fattore assicura, limpossibilit di una
rivoluzione: la lingua appartiene alla massa sociale e questo il pi importante
fattore di conservazione. Il sistema linguistico sempre uneredit dellepoca
precedente e questo un altro importante fattore di stabilit: il segno non
conosce altra legge che quella della tradizione. Se da un lato assicura la
continuit e la stabilit del sistema linguistico, dallaltro ne determina la
mutabilit. La lingua si trasforma senza che i soggetti possano trasformarla. La
lingua intangibile, non inalterabile. La lingua ha dunque un profondo carattere
sociale nonch un profondo carattere storico. 1.5 SINCRONIA E DIACRONIA Il tempo
una variabile fondamentale degli studi linguistici, la linguistica non pu fare a
meno di considerare due assi: lasse della simultaneit, concernente i rapporti tra
entit coesistenti, da cui escluso ogni intervento del tempo; e lasse delle
successioni, su cui possibile considerare solo un elemento alla volta e dove sono
situate tutte le entit del primo asse con i loro cambiamenti. Si pu prevedere una
linguistica statica, che studia appunto gli stati di una lingua; dallaltro lato
una linguistica evolutiva, che focalizza lattenzione sullevoluzione della lingua.
Saussure parla di linguistica sincronica, che si occupa degli aspetti statici e di
linguistica diacronica, che si occupa degli aspetti evolutivi delle lingue.
Saussure scrive: la linguistica sincronica si occuper dei rapporti logici e
psicologici colleganti termini coesistenti e formanti sistema, cos come sono
percepiti dalla stessa coscienza collettiva. La linguistica diacronica studier
invece i rapporti colleganti termini successivi non percepiti da una medesima
coscienza collettiva, e che si sostituiscono gli uni agli altri senza formare
sistema tra loro. 1.6 LA LINGUISTICA SINCRONICA
3 Loggetto della linguistica sincronica generale stabilire i principi
fondamentali di ogni sistema idiosincratico, i fattori costitutivi di qualsiasi
stato di lingua Saussure. I fatti evolutivi sono molto pi concreti, mentre i
fatti statici possono avere un alto grado di astrazione. Sorgono cos i concetti di
identit e valore, e sui rapporti sintagmatici o associativi che possono avere gli
elementi linguistici. 1.6.1 LIDENTITA E IL VALORE Lidentit tra due elementi non
data dalla materialit degli elementi stessi, ma dalle relazioni che
intrattengono con altri elementi del sistema, dalle posizioni che ricoprono, dalle
differenze che li caratterizzano: lidentit data dal valore. Il concetto di
valore rendere marginali gli aspetti materiali degli elementi linguistici, e pone
con forza limportanza degli aspetti relazionali, differenziali, oppositori degli
elementi stessi. La lingua, dice Saussure, un sistema di valori cio un sistema
di elementi che intrattengono relazioni. La lingua non pu essere concepita come
una nomenclatura, cio come una serie di nomi arbitrariamente selezionati e
collegati a una serie di oggetti o concetti. Il fatto che il concetto di cane
venga espresso dal termine /dog/ in inglese , dal termine /chien/ in francese,
induce a pensare che ciascun linguaggio abbia un nome arbitrario per un concetto
che esiste a priori e indipendentemente dal linguaggio. Se le lingue fossero delle
semplici nomenclature sarebbe estremamente semplice tradurre da una lingua
allaltra, non ci sono invece concetti universali fissati una volta per tutte e non
ci sono significanti universali: le lingue articolano suoni e concetti in modo
diverso e da una lingua allaltra cambiano non solo gli elementi fonetici
selezionati ma anche gli spazi concettuali. I significati si stabiliscono in modo
arbitrario e differenziale, cos come i significanti. 1.6.2 ANCORA
SULLARBITRARIETA Non c nessuna ragione perch il significato tavolo debba
essere veicolato dal significato /tavolo/ piuttosto che dal significante /table/.
Questa accezione detta arbitrariet verticale. E detta arbitrariet orizzontale
i rapporti arbitrari tra un significato e gli altri significati. Le
rappresentazioni visive dei sistemi linguistici pongono i segni in linea
orizzontale. Simone (1990) ricorda come i due significati /pino/ e /piino/ in
italiano designano lo stesso significato pino, poich litaliano non pone
differenza tra la i breve e quella lunga; non funziona cos per linglese (es.
sheep - shep) 1.6.3 ANCORA SULLA LANGUE E LA PAROLE A partire dalla constatazione
che il linguaggio una massa confusa di fatti eterogeni, Saussure asserisce che
lunico modo per inaugurare uno studio metodico e sistematico del linguaggio
concentrarsi sul sistema linguistico condiviso dalla collettivit (langue),
lasciando da parte le manifestazioni individuali (parole). I valori delle fonie
sono i significanti di una lingua; i valori delle significazioni sono i
significati. Tali valori sono arbitrari, nel senso che dipendono unicamente dalla
societ e dalle vicende storiche della societ. Si arriva cos alla langue e al suo
ruolo centrale negli studi linguistici: Larbitrariet del segno ha il primato
nelloro rerum: il basamento su cui poggia ledificio della lingua come forma,
la regola fondamentale di ogni possibile gioco linguistico; la distinzione tra
langue come forma e parole come realizzazione significazionale e fonico- acustica
la prima verit a cui si approda una volta che si sia riconosciuto il carattere
radicalmente arbitrario del segno. 1.6.4 RAPPORTI SINTAGMATICI E RAPPORTI
ASSOCIATIVI La teoria di Saussure pone dunque lattenzione sui rapporti che si
instaurano tra gli elementi linguistici. I rapporti esistono in due sfere distinte.
Da un lato vi sono i rapporti basati sul carattere lineare della lingua (parole),
queste combinazioni sono definite da Saussure sintagmi. Il rapporto dunque
sintagmatico ed in presentia: si basa su due o pi termini presenti in una
serie. Il proprio della parole la libert individuale delle combinazioni e delle
esecuzioni (es. forzare la mano). Dallaltro, gli elementi che hanno qualcosa di
comune si associano nella memoria: per esempio il termine insegnare pu
collegarsi ad altre parole quali insegnamento, insegnante , ecc. Il rapporto
quindi associativo ed in absentia: unisce due o pi termini in una serie
mnemonica virtuale. 1.7 LA SEMIOLOGIA La lingua, scrive Saussure, un sistema di
segni esprimenti delle idee e, pertanto, confrontabile con la scrittura,
lalfabeto dei sordomuti, i riti simbolici, le forme di cortesia, i segnali
militari, ecc. Essa semplicemente il pi importante di tali sistemi. Se la lingua
un sistema di segni confrontabile con altri sistemi di segni, auspicabile una
disciplina- la semiologia- che sia proprio scienza generale dei segni. La
semiologia avr dunque i compito di studiare i sistemi di segni, siano essi lingue,
riti, costumi, alfabeti particolari, ecc. La linguistica dovr far parte di questa
scienza generale dei segni. CAPITOLO 2 LOUIS HJELMSLEV: I FONDAMENTI DELLA TEORIA
DEL LINGUAGGIO 2.1. CENNI BIOBIBLIOGRAFICI Hjelmslev nasce a Copenaghen nel 1899.
Padre della glossematica: valorizzazione degli aspetti formali, astratti e
algebrici dellanalisi linguistica. 2.2. PREMESSE TEORICHE
4 Hjelmslev si oppone al carattere aneddotico, vago e soggettivo di una certa
tradizione umanistica che ha predominato nella scienza linguistica, ritiene che i
fatti linguistici possano essere studiati in modo esatto e quindi scientifico.
Muove dallipotesi che vi siano delle costanti nei fatti linguistici. Per ricercare
tali costanti la teoria dovr seguire il principio empirico cio dovr essere
coerente (libera da contraddizioni) esauriente e semplice. La teoria fornisce un
metodo. Il linguistica non pu che partire dal testo integro e inanalizzato, deve
considerare il testo come una classe e deve analizzarlo in componenti, procedendo
poi alla verifica dei componenti dei componenti fino allesaurimento dellanalisi.
DEDUZIONE. Secondo Hjelmslev la teoria deve essere indipendente dal qualsiasi
esperienza. Questo fattore determina larbitrariet della teoria: le premesse della
teoria vengono poste sulla base di una certa esperienza e possono essere applicate
a un gran numero di dati empirici. Questo fattore determina ladeguatezza della
teoria. Di fronte al problema epistemologico se sia la teoria a determinare e
influenzare loggetto o viceversa, la risposta di Hjelmslev che il movimento
bidirezionale: essendo arbitraria, la teoria arealistica, ma essendo adeguata,
essa realistica; essendo arbitraria , la teoria si basa sul calcolo delle
possibilit, ma essendo adeguata essa anche empirica. Secondo Hjelmslev la
linguistica deve tentare di cogliere la lingua come una totalit autosufficiente.
Il linguaggio sempre stato visto come un mezzo per arrivare a una conoscenza
trascendente, mentre Hjelmslev vuole che diventi il fine di una conoscenza
immanente: principio di immanenza. Hjelmslev non esclude il trascendente, non
esclude lextralinguistico e non esclude lo studio delle varianti: stabilisce solo
un ordine di procedura, fissando come prioritaria la descrizione degli elementi
costanti e rimandando a un secondo momento lanalisi delle varianti. 2.3 LANALISI
DEL TESTO Lanalisi del testo deve essere il primo compito della teoria
linguistica, la scomposizione delloggetto in oggetti pi piccoli. Si definisce
classe loggetto linguistico sottoposto ad analisi, componenti della calessi altri
oggetti registrati da una singola analisi come dipendenti in maniera uniforme dalla
classe e luno dallaltro. 2.3.1. I PIANI: ESPRESSIONE E CONTENUTO Il primo passo
dellanalisi lo scomporre un testo linguistico in un piano dellespressione e in
un piano del contenuto.Il seno va pensato come unentit genera dalla connessione
fra unespressione e un contenuto. Il contenuto il complemento necessario
dellespressione. Il linguaggio resta doppio, una struttura a due facce che
implica contenuto ed espressione. Io li chiamer i due piani del linguaggio
(Hjelmslev 1968). Il significante di Saussure diventa dunque lespressione,
mentre il significato diventa il contenuto. Quello che Saussure definiva segno
(lunione tra significato e significante), diventa funzione segnica. 2.3.1.1.
MATERIA, FORMA, SOSTANZA Saussure aveva ipotizzato una massa amorfa
prelinguistica; la materia dellespressione e la materia del contenuto come
realt che hanno gi una propria organizzazione e che sono analizzabili da
diverse scienze: su queste materie si proietta una forma linguistica che consente
di identificare delle sostanze linguistiche, la sostanza essendo materia
linguisticamente formata. Si tratta di una stratificazione che strettamente
connessa alla teoria del linguaggio. Forma e sostanza dellespressione Hjelmslev
concepisce la materia dellespressione come il continuum sonoro non ancora
formato linguisticamente ma organizzato secondo criteri puramente fisici o
fisiologici. Lautore non pensa quindi a una massa amorfa di suoni, ma a una
successione di suoni che possono avere una definizione acustica (e quindi fisica),
ma non ancora fonetica (e quindi linguistica). Forma e sostanza del contenuto
Hjelmslev concepisce la materia del contenuto come la molteplice realt esterna:
su questa realt ogni lingua traccia le sue particolari suddivisioni allinterno
della massa del pensiero amorfa, e d rilievo in essa a fattori diversi in
disposizioni diverse, pone i centri di gravit in luoghi diversi e d loro enfasi
diverse. Hjelmslev sottolinea come di fronte a una materia del contenuto, ogni
lingua imponga arbitrariamente le sue suddivisioni rendendola sostanza. Forma e
sostanza del contenuto vanno differenziate perch costituiscono due tipi di
relazioni diverse. La forma del contenuto di un segno linguistico considerata
indipendentemente dal suo referente, quindi senza alcuna relazione con la materia.
La sostanza del contenuto costituita invece dal rapporto della forma linguistica
con la materia. Il linguaggio la forma del pensiero di ogni comunit linguistica,
che opera le proprie classificazioni del reale e le organizza in pensieri
articolati secondo abitudini differenti da nazione a nazione. Questo non significa
che la realt o la materia esistono solo in quanto esiste il linguaggio: il
linguaggio solo uno dei possibili modi di conoscenza di tale realt. Hjelmslev
adotta una prospettiva immanente, mirando alla descrizione delle costanti e delle
funzioni interne ai linguaggi e non delle sostanze manifestate. Il segno segno di
una sostanza del contenuto e segno di una sostanza dellespressione. E in questo
senso che si pu dire che il segno segno di qualcosa. Nella formazione e nella
descrizione della sostanza del contenuto la lingua converse con lantropologia
sociale:
5 solo in questo modo si pu capire perch una stessa cosa fisica pu avere
descrizioni semantiche diverse a seconda del tipo di cultura che si incontra. (es.
cane avr una definizione semantica del tutto diverso presso gli eschimesi:
animale da tiro; diverso per i parsi : animale sacro; diverso ancora per i popoli
occidentali: animale domestico). Il livello degli apprezzamenti collettivi il pi
importante: il livello in cui ha luogo quel contratto sociale che permette di
pertinentizzare una materia. 2.3.1.2. SEGNI E FIGURE Distinzione tra segni e
figure. I segni sono elementi del linguaggio che hanno unentit corrispondente sul
piano opposto, e sono composti di parti di segni o unit minime, dette figure,
che non hanno unentit corrispondente sul piano opposto. Hjelmslev pensa che i
segni debbano essere composti da un numero limitato di figure. Analizzare il piano
dellespressione e il piano del contenuto separatamente. Una lingua dunque
organizzata in maniera che, grazie a un numero limitato di figure a disposizioni
sempre nuove di esse, si possa costituire un numero larghissimo di segni. DOPPIA
ARTICOLAZIONE: le lingue hanno in s unit prive di significato che, combinandosi,
danno luogo a unit di livello superiore dotate di significato. Martinet (1960)
definisce di seconda articolazione gli elementi privi di significato, e di prima
articolazione gli elementi dotati di significato. 2.3.2. GLI ASSI: SISTEMA E
PROCESSO Il piano dellespressione e il piano del contenuto vanno analizzati
considerando due assi: lasse del processo e lasse del sistema. Sullasse del
processo si dispongono gli elementi che formano la catena del sintagma. Il processo
pu essere definito come una gerarchia di funzioni logiche di tipo e..e..,
denominata funzioni di relazione. Lanalisi del processo prende il nome di
partizione. Una partizione del processo porta a riconoscere delle catene e a
suddividere a sua volta le catene in parti. Sullasse del processo gli elementi si
congiungono dunque per contiguit spazio-temporale e la relazione che si instaura
detta sintagmatica. Sullasse del sistema si dispiegano invece gli elementi che
potrebbero stare al posto di un elemento che effettivamente presente in una
particolare posizione del processo. Cos un sistema si pu definire come una
gerarchia di funzioni di tipo o..o.., denominate funzioni di correlazione.
Lanalisi del sistema prende il nome di articolazione. Un sistema si articola in
categorie, una categoria si compone di un paradigma, un paradigma a sua volta si
articola in un numero delimitato di membri. Se sullasse del processo la relazione
tra gli elementi in presentia, sullasse del sistema la relazione pi astratta
perch ivi si dispiegano gli elementi che potrebbero stare al posto di unentit
linguistica, e dunque la relazione in absentia. Nel caso della lingua naturale,
il processo prende il nome di testo e il sistema prende il nome di lingua.
Hjelmslev sottolinea che la rappresentazione grafica dei due assi solo
convenzionale, nel senso che si riferisce a processi che hanno unespressione
lineare con una progressione spazio-temporale. Ci che conta nel processo, non la
direzione spazio-temporale, quanto piuttosto lordine posizionale. Non una
questione di prima e dopo, ma una questione di compatibilit e di
condizionamento: gli elementi si implicano e si combinano secondo particolari
rapporti di dipendenza. 2.3.3 LE DIPENDENZE Hjelmslev arriva a sostenere che
loggetto esaminato e le sue parti esistono solo in virt di queste dipendenze: gli
oggetti si possono descrivere solo attraverso le dipendenze, lunico modo per
definirli e coglierli scientificamente. Una totalit non consiste di cose, dice
Hjelmslev, ma di rapporti. Secondo Hjelmslev qualsiasi conoscenza scientifica
conoscenza di rapporti. Hjelmslev propone una classificazione delle dipendenze, le
dipendenze reciproche vengono chiamate interdipendenze. Linterdipendenza tra i
termini di un processo chiamata solidariet: nelle lingue si ha spesso
solidariet fra morfemi di categorie diverse entro la stessa forma grammaticale.
Linterdipendenza tra i termini di un sistema chiamata complementariet. Le
dipendenze unilaterali, in cui un termine presuppone laltro ma non viceversa,
vengono chiamate determinazioni. La determinazione tra i termini dun processo
chiamata selezione, ed anche nota come reggenza. La determinazione tra i termini
di un sistema chiamata specificazione. Le dipendenze pi libere, in cui i due
termini sono compatibili ma nessuno dei due presuppone laltro sono chiamate
costellazioni. Le costellazioni entro un processo sono chiamate combinazioni. Le
costellazioni entro un sistema sono chiamate autonomie. Si definisce costante un
furtivo la cui presenza una condizione necessaria per la presenza del furtivo
rispetto al quale esso ha funzione; con variabile process o sistem a
6 intenderemo un furtivo la cui presenza non una condizione necessaria per la
presenza del furtivo rispetto a cui esso ha funzione. Linterdipendenza si pu
definire come una funzione tra due costanti, la determinazione come una funzione
fra una costante e una variabile, la costellazione come una funzione fra due
variabili. 2.3.4. INVARIANTI E VARIANTI: LA PROVA DI COMMUTAZIONE Il principio di
riduzione dice che ogni analisi deve essere tale da portare alla registrazione del
numero pi basso possibile di elementi. Lanalisi deve riuscire a portare dalle
varianti alle innovanti, cio dai vari esemplari di unentit linguistica
allentit di cui essi sono esemplari. Questa riduzione dalle varianti alle
invariati si pu ottenere attraverso una prova di scambio. La prova di scambio che
permette lidentificazione delle invariati rispetto alle varianti prende il nome di
commutazione. La commutazione uno scambio su un piano dellespressione (cane-
pane: cambio di significato sul piano dellespressione) che provoca uno scambio
sullaltro piano della lingua. Si chiama permutazione uno scambio di elementi
linguistici sullasse del processo che provoca uno scambio corrispondente
sullaltro piano della lingua (il falegname pialla una porta- il falegname porta
una pialla: cambio di significato sul piano del contenuto). Mutazione sar il
termine comune per commutazione e permutazione: la commutazione ridefinisce come
una mutazione che si attua sullasse del sistema, mentre la permutazione come una
mutazione che si attua sullasse del processo. Sostituzione il termine che indica
lassenza di mutazione tra i membri di un paradigma: in italiano la [r] vibrante e
la [R] vibrante c sostituzione, perch lo scambio non provoca cambiamenti sul
piano del contenuto. Concetto di fonema: classe di suoni che possono scambiarsi
luno con laltra senza che ci produca cambiamenti di significato. [r] e [R] sono
riconducibili a una stessa classe di suoni. I fonemi sono entit astratte.
Espressione e contenuto si differenziano per le diverse organizzazioni formali e
sostanziali, ma il principio di analisi identico per entrambi i piani. 2.4. UNA
TIPOLOGIA DEI LINGUAGGI: SISTEMI SEMIOTICI E SISTEMI SIMBOLICI Le considerazioni
generali fatte fin qui sono applicabili alla lingua naturali o a tutti i tipi di
linguaggio? Hjelmslev sostiene che siano applicabili a tutti i sistemi linguistici.
Tuttavia i linguaggi hanno potenzialit diverse e Hjelmslev vuole trovare le
caratteristiche tecniche per differenziarli. Nel saggio, Hjelmslev distingue due
tipi di linguaggi: i linguaggi ristretti (o linguaggi non linguistici) che possono
servire solo a certi fini (es. linguaggio dellalgebra, linguaggio dei
semafori,..), e i linguaggi non ristretti (o linguaggi linguistici) che si adattano
dappertutto e possono tradurre gli altri linguaggi (es. lingua naturale) detti
anche linguaggi passe-partout. Nel linguaggio dei semafori /rosso/ sta per
fermatevi, il /verde/ per partire, e tra gli elementi dei due piani si stabilisce
una corrispondenza di tipo uno-a-uno. Secondo Hjelmslev, se c conformit i due
piani dellespressione e del contenuto di fatto si riducono a un unico piano, e il
sistema si dir monoplanare. Hjelmslev propone di chiamare sistemi simbolici quelle
strutture che sono interpretabili ma conformi, e quindi non biplane; il caso dei
linguaggi ristretti. I linguaggi non ristretti, come la lingua naturale, secondo
Hjelmslev sono non-conformi; se vero che al termine /cane/ corrisponda cane e
al termine /gatto/ corrisponde il significato gatto, agli elementi /c/ /n/ /g/ ecc.
non corrisponde nulla sul piano del contenuto. Hjelmslev chiama sistema dei segni
quei linguaggi che sono non-conformi e quindi biplanari. I piani (espressione e
contenuto) e gli assi (sistema e processo) caratterizzano tutti i linguaggi, la
nonconformista e la commutazione permettono di diversificarli. I sitemi monoplani
detti anche sistemi simbolici, hanno la conformit tra i piani e la non
commutabilit dei componenti. I sistemi biplanari, detti anche sistemi di segni,
hanno la non-conformit tra i piani e la commutabilit dei componenti. 2.5. DALLE
SEMIOTICHE DENOTATIVE ALLE SEMIOTICHE CONNOTATIVE Gli elementi che entrano in un
sistema a determinare un contenuto supplementare sono definiti indicatori e
prendono i nome di connotatori se si trovano in tutti e due i piani della
semiotica, e di segnali se possono essere riferiti a un solo piano. Un sistema
segnico si compone dunque di particelle aggiuntive che vanno a costituire un piano
del contenuto supplementare contraendo con il sistema semiotico denotativo
unulteriore funzione segnica. Le semitiche connotative si definiscono dunque come
semiotiche il cui piano dellespressione una semiotica in opposizione alle
metasemioticheche si definiscono come semiotiche il cui piano del contenuto una
semiotica. La linguistica un esempio di metasemiotica, poich un
metalinguaggio che parla di un linguaggio. Hjelmslev fornisce un elenco di
possibili connotatori: diverse forme stilistiche; diversi stili; diversi valori di
stile; diversi mezzi; diversi toni; diversi idiomi. Secondo Hjelmslev una semiotica
si definisce scientifica se in accordo con il principio empirico, cio se
lanalisi pu essere coerente, esauriente, semplice, e pu basarsi sulla deduzione.
Se una semiotica non soddisfa questi requisiti, si definisce non-scientifica. La
semiotica connotativa, sostiene Hjelmslev, una semiotica non scientifica perch
non possibile applicare il criterio deduttivo nellanalisi dei connotatori. La
7 metasemiotica invece una semiotica scientifica perch in questo caso
possibile partire da una teoria generale e applicare la teoria ai testi in modo
deduttivo. PARTE SECONDA TEORIE SEMIOTICHE CAPITOLO 5 LA SEMIOTICA INTERPRETATIVA
DI UMBERTO ECO 5.2 LAVORI PRESEMIOTICI: OPERA APERTA E APOCALITTICI E INTEGRATI
Opera aperta pu essere definito un libro di storia della cultura: lautore
rileva una certa tendenza nelle poetiche di quel periodo e nota come alcune opere
darte abbiano come caratteristica comune lambiguit, la pluralit di significati,
la molteplicit di letture, insomma lapertura. L Opera aperta un modello per
indicare una forma comune a diversi fenomeni. Lopera darte contemporanea, secondo
Eco, si apre a molteplici possibilit interpretative, e il lettore indotto a una
serie di letture sempre variabili. E importante notare come laurore non prenda in
considerazione solo lopera, ma il rapporto di collaborazione tra lopera e il suo
fruitore. Se da un lato Eco interessato al fatto che lopera sia aperta a
differenti interpretazioni, non dimentica che il testo retto da leggi strutturali
che in qualche modo pongono vincoli e direzioni di lettura. Eco riprende e sviluppa
lestetica dellinterpretazione di Pareyson. Nel periodo in cui Eco scrive,
lapertura sembra essere una direzione prevalente dellarte contemporanea, se da un
lato unopera pu essere aperta, nel senso che pu essere interpretata in molti
modi, dallaltro una forma compiuta e chiusa nella sua perfezione di organismo
perfettamente calibrato. Da un lato c lapertura a numerose interpretazioni,
dallaltro c lopera che pone comunque dei vincoli e dei limiti alle letture
possibili. Eco manifesta un interesse costante per la cultura e le comunicazioni di
massa gi dagli anni cinquanta, una serie di scritti su questi temi vengono
raccolti ne Apocalittici e integrati (1964). Eco non crede che la cultura si
possa rappresentare secondo livelli rigidi e nei suoi saggi mette insieme Platone,
Kant, Nietzsche con Superman, Charlie Brown ed Elvis Presley. Loggetto di analisi
la cosiddetta cultura di massa . Per chi concepisce la cultura in modo
aristocratico, cio come gelosa coltivazione, assidua e solitaria, di una
interiorit che si affina e si oppone alla volgarit della folla, la cultura di
mamma lanticultura. In un momento storico caratterizzato dallo sviluppo delle
masse, questo fenomeno visto da costoro in modo apocalittico. Gli apocalittici
sostengono che i mass media, devono livellare i propri prodotti ed evitare
soluzioni originali: in questo modo sviluppano una visione conformista dei consumi,
dei valori culturali, dei principi sociali e religiosi; i mass media incoraggiano
una visione passiva e acritica del mondo, e scoraggiano lo sforzo personale verso
esperienze originali; i mass media sono messi a un circuito commerciale e quindi
devono rispondere a criteri economici. La risposta degli integrati consiste nel
constatare che i mezzi di comunicazione mettono i beni culturali a disposizione di
tutti, e questo consente un proficuo allargamento dellarea culturale. Gli
integrati sostengono che la massa ormai la protagonista della storia, e cha la
sua cultura, prodotta per essa e consumata da essa, sia un fatto positivo. E vero
che i mass media sviluppano soprattutto spettacoli di intrattenimento e che si
produce un certo livellamento del gusto, ma questo contribuisce ad attenuare le
differenze sociali. Secondo gli integrati, non vero che i mezzi di comunicazione
di massa sono stilisticamente e culturalmente conservatori: usando nuovi linguaggi,
essi introducono nuovi modi di parlare, nuovi stilemi, nuovi schemi percettivi. Gli
apocalittici trovano un sostegno teorico nella Scuola di Francoforte che
sottolineando il ruolo passivo delluomo allinterno di un mercato di massa
standardizzato; mentre gli integrati trovano un sostegno teorico in Marhall
McLuhan, che cerca di delineare gli elementi di un nuovo uomo gutenberghiano,
cerca cio di contestualizzare storicamente i nuovi mezzi di comunicazione di
massa. Eco ricorda come nella satira dellumanit ogni modificazione degli
strumenti culturali appaia come una profonda messa in crisi del modello precedente.
Civilt di massa, Eco suggerisce la necessit di uno studio scientifico che ne
sveli le caratteristiche e ne permetta una comprensione pi analitica in relazione
al contesto socio-politico in cui nasce e si sviluppa. Il contesto sociale vede
lascesa delle classi subalterne alla fruizione dellinformazione, ascesa che ha
determinato lo sviluppo della cosiddetta civilt di massa: nellambito di tale
civilt, tutti gli appartenenti alla comunit diventano consumatori di una
produzione intensiva di messaggi elaborati industrialmente in serie e trasmessi
secondo i canali commerciali di un consumo retto dalle leggi della domanda e
dellofferta. Luniverso delle comunicazioni di massa il nostro universo e
lindustria culturale va presa per quel che : un sistema di condizionamenti.
Secondo Eco bisogna procedere a unanalisi strutturale dei messaggi; poich tali
messaggi si rivolgono a una totalit di consumatori assai composita, occorre
stabilir per via empirica le differenti modalit di ricezione a seconda della
circostanza storica o sociologica, e delle differenziazioni del pubblico. In
Apocalittici e integrati Eco invoca uno studio scientifico dei mass media. 5.3 LA
STRUTTURA ASSENTE: METODOLOGIA VS ONTOLOGIA La struttura assente (1968) il primo
lavoro di Eco interamente dedicato alla semiotica. Secondo Eco, la ricerca
semiologia vede i fenomeni di cultura come fenomeni di comunicazione e i singoli
messaggi si
8 organizzano e diventano comprensibili in riferimento a codici. Cos Eco si
sofferma sui concetti di informazione, comunicazione, codice, segno, segnale. A
seguire, lautore dedica ampio spazio alla comunicazione visiva. Secondo Eco, la
funzione di un metodo strutturale quella di reperire omologhe formali tra diversi
fenomeni culturali. Di fronte a oggetti culturali diversi si cerca di desumere una
griglia strutturale comune. Rispetto a questo metodo si pone subito un problema:
La struttura un oggetto in quanto strutturato o linsieme di relazioni che
strutturano loggetto ma che sono estraibili dalloggetto?. In altri termini, la
struttura pu essere intesa come oggetto strutturato , quindi come sostanza
costruita secondo rapporti sistematici, oppure come modello strutturale, cio come
griglia astratta di relazioni, ossatura intellegibile? Si tratta di una
oscillazione - struttura come oggetto o come modello?- la cui soluzione si presenta
subito come determinante per la definizione corretta della metodologia
strutturalistica. Saussure afferma chiaramente che la lingua un sistema di
valori, cio di opposizioni e di differenze. Egli ci dice che non dobbiamo
considerare gli elementi del linguaggio nei loro aspetti materiali, ma nelle
relazioni che intrattengono con altri elementi del sistema linguistico. Hjelmslev
si pone in linea di continuit con Saussure, e i suoi strati di forma
dellespressione e di forma del contenuto sono concepiti come schemi costituiti da
posizioni che intrattengono relazioni reciproche. Trubeckoj ribadisce lidea di un
modello strutturale come sistema di differenze che prescinde dalla consistenza
fisica delloggetto studiato. In questi autori la struttura uno schema, o un
modello. Ma questo modello diventa operativo solo se pu essere applicato. Si
tratta quindi di scoprire forme invariati allinterno di contenuti differenti, di
rinvenire modelli strutturali trasponibili, si pu legittimamente parlare di
struttura solo quando sono in gioco pi elementi da cui astrarre un modello
costante. I linguisti strutturali cercano di risolvere loggetto concreto in
modello: se ne pu inferire che per lo strutturalismo ortodosso la struttura un
modello, inteso come sistema di differenze trasponibile da fenomeno a fenomeno, che
serve per descrivere oggetti concreti. Loscillazione da cui siamo partiti sembra
cos risolta e il concetto di struttura sembra avere una funzione puramente
operativa: la struttura viene fabbricata per studiare alcuni aspetti di un oggetto.
Alcuni strutturalisti altrettanto ortodossi hanno messo in discussione questa
valenza operativa, ipotizzando che la struttura sia una realt ontologica, che si
pu scoprire come definitiva e immutabile. La struttura uno strumento operativo o
una relata ontologica? Intesa come strumento operativo, la struttura un modo
per ridurre a uno schema omogeneo oggetti difformi: un elaborato metalinguistica
che consente di parlare di altri ordini di fenomeni. Si tratta di capire se le
nozioni che emergono dalle analisi risultano della stessa natura delloggetto
(realismo) o se risultano dal metodo (nominalismo). Secondo Hjelmslev si tratta di
un problema epistemologico che non di pertinenza del linguista. Il metodo
scientificamente legittimo si riassume nel metodo empiricamente adeguato. Accanto
alla prospettiva marcatamente operativa dello strutturalismo di Hjelmslev, Eco
registrava altre posizioni pi ambigue. Per esempio, Levi-Strauss in taluni
passaggi di alcune sue opere sembra passare da uno strutturalismo operativo e
metodologico a uno strutturalismo ontologico. Lantropologo trova codici, regole,
strutture per spiegare fenomeni difformi, e Levi-Strauss sottolinea che si tratta
di operazioni di laboratorio per costruire una intelligenza investigativa. Eco
sottolinea il passaggio da una concezione operativistica a una concezione
sostanzialista: se i modelli funzionano universalmente, riflettono una sostanza
universale che li garantisce. I codice fanno riferimento a un Ur-codice, una
struttura delle strutture. Il tessuto connettivo di ogni indagine strutturale
sarebbe pertanto la presenza di un pensiero oggettivo. Levi-Strauss non rinuncia a
ribadire loperativit dei modelli strutturali, ma parallelamente arriva a
sostenere lisomorfismo tra le leggi del pensiero investigativo e quelle delle cose
investigate, postulando di fatto lidentit tra le leggi del mondo e quelle del
pensiero. Egli arriva a ipotizzare una attivit incosciente universale. Se Levi-
Struass oscilla tra uno strutturalismo ancora operativo e uno forse gi ontologico,
Eco nota che Lacan, andando a studiare come psicanalista linconscio e la sua
struttura, si pone nella prospettiva di uno strutturalismo, radicalmente
ontologico. Alla base di Lacan, nota Eco, c Heidegger, che aveva gi ipotizzato
un essere attendibile solo attraverso la dimensione del linguaggio, che peraltro
non in potere delluomo. In Heidegger lunico modo per stabilire un rapporto con
lessere lattivit ermeneutica, cio una continua interpretazione che ha
lobiettivo di farlo parlare, senza tuttavia pretendere di esaurirlo.
Limpressione che ha Eco, che la ricerca di strutture ultime porti alla scoperta
di qualcosa che non pu pi essere strutturato, di fronte a queste aporie dello
strutturalismo ontologico che il nostro arriva a sostenere la funzionalit dello
strutturalismo operativo e metodologico. La struttura assente: assente in ogni
caso, la struttura non verr pi vista come il termine oggettivo di una ricerca
definitiva, ma come lo strumento ipotetico con cui saggiare i fenomeni per condurli
a correlazioni pi vaste Le strutture descritte dalla semiotica sono dunque
modelli esplicativi: dapprima teorici. Si tratta, dice Eco, di sostituire a un
procedimento barconiano un modello kepleriano. Proprio come la matematica, la
teoria linguistica deve procedere per assiomi e per teoremi. Le premesse vengono
costruire sulla base dellesperienza e la teoria deve poter essere applicata
allesperienza: questo fattore garantisce ladeguatezza della teoria, cio il suo
ancoraggio alla realt empirica. Eco nega dunque la struttura in quanto codice
dei codici, ma sostiene limportanza delle descrizioni strutturali. Le strutture
elaborate per analizzare la realt sono parziali, culturali, storiche e dipendono
dalle scelte di pertinenza che impone lanalista. 5.4 IL TRATTATO DI SEMIOTICA
GENERALE: DAI CODICI ALLA PRODUZIONE SEGNICA
9 Il Trattato di Semiotica generale viene pubblicato in Italian nel 1975, e
rappresenta forse lopera pi importante tra quelle che hanno caratterizzato il
percorso semiotico di Eco. E un libro che riassume otto anni di lavoro e nasce
sulle spoglie di alcuni importanti libri precedenti. scopo di questo libro
esplorare le possibilit teoriche e le funzioni sociali di uno studio unificato di
ogni fenomeno di significazione e /o comunicazione. Si ha significazione ogni
volta che qualcosa di materialmente presente e percepibile sta per qualcosa
daltro: un albero pu stare per lidea di natura. La significazione una
relazione di rinvio del tutto astratta. La comunicazione, invece, un processo tra
esseri umani che presuppone dei sistemi di significazione e li attiva: il momento
in cui gli esseri umani si servono delle significazioni per veicolare messaggi.
Pare possibile a Eco ipotizzare una semiotica della significazione che sia
indipendente da una semiotica della comunicazione, sebbene nei processi culturali i
due fenomeni siano strettamente intrecciati. Eco definisce la semiotica come una
teoria generale della cultura, e pensa che la cultura possa essere integralmente
studiata da una prospettiva semiotica. Eco si chiede, se la semiotica debba essere
intesa come disciplina specifica col proprio oggetto o un campo di studi, un
repertorio di interessi non ancora unificato e forse no del tutto unificabile. Eco
propende per il campo semiotico. Nel Trattato di semiotica generale, Eco
riconosce due domini della disciplina semiotica: una teoria dei codici e una teoria
della produzione segnica. La teoria dei codici ha una forte impronta hjelmsleviana,
e si propone come studio della funzione segnica: il modello semantico strutturale
viene tuttavia integrato con la teoria della semiosi di Peirce. La teoria della
produzione segnica riguarda invece il lavoro compiuto nel produrre e
nellinterpretare segni, testi, messaggi. 5.4.1 LA TEORIA DEI CODICI E LINFLUENZA
DI PEIRCE Per definire il concetto di codice, Eco ipotizza un modello comunicativo
molto semplice, quello di un bacino collocato a monte, chiuso da due montagne e
regolato da una diga; una serie di segnali elettrici indicano lo stato dellacqua e
richiedono delle risposte del destinatario. lampadine stati dellacqua risposte del
destinatario AB livello critico evacuazione BC livello dallarme stato dallarme CD
livello di sicurezza stato di riposo AD livello di insufficienza immissione A
partire da questo modello elementare, si possono mettere in evidenza quattro
possibili fenomeni riconducibili al concetto di codice: 1) una serie di segnali
regolarti da leggi combinatorie interne: un sistema sintattico che collega gli
elementi A,B,C,D 2) una serie di stati dellacqua: che costituiscono un sistema
semantico 3) una serie di possibili risposte comportamentali da parte del
destinatario 4) una regola che associa alcuni elementi del sistema (1), con alcuni
elementi del sistema (2) o del sistema (3) Solo lopzione 4, intesa come tipo
complesso di regola, secondo Eco pu essere chiamato codice. Tuttavia poich anche
le prime tre opzioni sono valore assimilate al concetto di codice, Eco definisce
queste tre possibilit con il nome di S-CODICE (intendendo codice in quanto
sistema), e riserva il termine CODICE alla regola che associa gli elementi di un S-
CODICE con gli elementi di un altro S-CODICE o di pi S-CODICI. Quando un codice
associa gli elementi di un sistema veicolante agli elementi di un sistema
veicolato, il primo diventa lespressione del secondo, il quale a sua volta diventa
il contenuto del primo. Si ha funzione segnica quando una espressione correlata a
un contenuto, ed entrambi gli elementi correlati diventano funtivi della
correlazione. Eco riesce a circoscrivere meglio il concetto di segno, sempre
caratterizzato da uno o pi elementi di un piano dellespressione, correlati a uno
o pi elementi di un piano del contenuto. E sempre sulla scorta di Hjelmslev, Eco
mette in evidenza due aspetti centrali: - un segno non unentit fisica; la
funzione segnica stabilisce una correlazione astratta, una correlazione tra
posizioni vuote, come gi aveva sottolineato Hjelmslev, mentre le occorrenze
segniche investo le sostanze - un segno non unentit semiotica fissa, ma il
luogo dincontro di elementi mutuamente indipendenti: in questo senso pare pi
appropriato parlare di funzione segnica. I segni sono risultati provvisori di
regole di codifica, stabiliscono correlazioni transitorie poich ciascun elementi
pu contrarre funzione segnica, lespressione piano pu essere correlata ai
contenuti di livello, progetto, lentamente. In questi modo la nozione rigida
di segno si dissolve in un reticolo flessibile di relazioni multiple e mutevoli.
Seguendo le
10 indicazioni di Hjelmslev e di Barthes, Eco passa a considerare unaltra
possibilit, quella della superelevazione di codici: il caso in cui, oltre a un
primo codice che stabilisce un significato, entra in funzione un secondo codice che
veicola un secondo significato. Il primo codice la denotazione, il secondo codice
la connotazione. ESPRESSIONE CONTENUTO espressione contenuto AB pericolo
evacuazione BC allarme allarme CD sicurezza riposo AD insufficienza immissione In
questo modello ci saranno due contenuti per il segnale AB: un primo contenuto che
denota pericolo e un secondo che denota evacuazione. Eco ritiene che il
problema del referente, cio degli stati del mondo che si suppongono corrispondere
al contenuto della funzione segnica, non sia pertinente allinterno di una teoria
semiotica. Eco dice che conviene pensare il significato in quanto unit culturale,
Eco dice che il significato ununit semantica posta in uno spazio preciso entro
un sistema semantico. Il sistema semantico si configura pertanto come un insieme di
unit che si definiscono a partire dalle loro posizioni, dalle loro opposizioni e
dalle loro differenze. Eco fa notare come l0unico modo di definire un significato
in quanto unit culturale sia quello di ricorrere ad altre unit culturali, cio ad
altri segni, e in questottica la categoria-chiave diventa quella di interpretante,
cos come stata elaborata da Peirce. Secondo Peirce la semiotica studia la
semiosi, cio un processo che coinvolge un segno, un oggetto e un interpretante, in
modo tale che questa triade non sia riducibile a un rapporto tra due di questi
elementi. I tre termini devono sempre essere compresenti. Nel circuito della
seriosi il primato da attribuire alla realt, il punto di partenza secondo Peirce
loggetto, inteso in senso ampio come realt esterna. Loggetto il primo motore
della semiosi. Loggetto esterno pu essere identificabile con quello che in pi di
unoccasione Peirce chiama loggetto dinamico, cio la cosa in s, loggetto quale
esso . Il segno costituisce quindi il fulcro della semiosi, in quanto media fra
loggetto e linterpretante: un segno determinato da un oggetto e genera un
interpretante. Il segno deve prendere di mira, illuminare sotto certi aspetti
loggetto, coglierne delle qualit, costruirne unidea fondamentale. Loggetto
viene illuminato poich viene interpretato, poich su di esso si fanno delle
ipotesi. Nella terminologia di Peirce, il ground ci che viene selezionato e
trasmesso di un dato oggetto sotto un certo profilo: di fatto un segno voglie solo
certi aspetti delloggetto dinamico secondo precise scelte di pertinenza. In molte
occasioni Peirce usa il termine representamen nel sendo di significante, e parla
di oggetto immediato per indicare il contenuto di un segno. Se loggetto dinamico
loggetto esterno vero e proprio, loggetto immediato dunque il significato. Ma
come possibile cogliere loggetto immediato? Come possibile delineare il
contenuto di un segno? Lunica via, secondo Peirce, quella di ricorrere a un
interpretante, cio a un altro segno che ci dice qualcosa in pi rispetto al segno
di partenza. Se dobbiamo spiegare il significato del representament /cane/ a un
bambino, gli diremo che un animale che ha certe caratteristiche, gli diremo che
pu essere fedele ma anche pericoloso: tutti questi sono segni interpretanti che ci
servono per delineare un significato del segno /cane/. La semiosi per
definizione, illimitata: perch il ricorso agli interpretanti , per lappunto,
potenzialmente infinito. Bonfantini ha rappresentato il circuito della seriosi con
questo schema triangolare: segno interpretant e oggetto dinamico
11 Secondo Eco, i significati possono essere definiti solo attraverso la catena
dei loro interpretanti quali sono dati in una determinata cultura. Il sistema
semantico assume la forma di una struttura (Hjelmslev), dallaltro assume la forma
della seriosi (Peirce). Eco quindi arriva ad ipotizzare una struttura della seriosi
illimitata, un modello ibrido che secondo lo stesso autore pu apparire
paradossale. Se infatti si concepisce il significato come ununita culturale che si
colloca in modo oppositivo e differenziale tra altre unit culturali, il modello
semantico descrittivo pi adeguato sembra essere quello dellanalisi componenziale,
che mira a scomporre il significato in elementi minimali.Questi modelli sono molto
astratti, mentre se si concepisce il significato come una catena di interpretanti
nel flusso della semiosi, sembra necessario un modello che contempli le credenze e
le competenze concrete dei parlanti, le loro esperienze del passato e del presente.
Comincia cos a delinearsi lopposizione tra modello semantico dizionariale e
modello semantico enciclopedico. Eco arriva a proporre un modello semantico
riformulato che intende inserire nella rappresentazione semantica le denotazioni e
le connotazioni che si attivano in relazione ai contesti e alle circostanze. Eco
sostiene che la teoria non deve elencare tutte le possibili occorrenze di un dato
item lessicale, ma solo quelle culturalmente e convenzionalmente riconosciute come
statisticamente probabili. Un sistema semantico descritto in questi termini obbliga
peraltro a rivedere il concetto di codice. Il codice non pu pi essere inteso come
regola che associa due sistemi, termine a termine, ma come correlazione tra una
vasta serie di sistemi parziali del contenuto, che sono variamente correlati con
insieme di unit dellespressione. Emerge con evidenza che i codici sono sempre
parziali e rivedibili, sono ipotesi regolative, e una semiotica del codice si
istituisce solo quando la pratica comunicativa la postula come sua condizione
esplicativa. 5.4.2 LA TEORIA DELLA PRODUZIONE SEGNICA Con la teoria della
produzione segnica lautore cambia prospettiva e si concentra sul lavoro compiuto
nel produrre e nellinterpretare i segni. Eco si sofferma sulla correlazione tra il
piano dellespressione e il piano del contenuto, introducendo la distinzione tra
ratio facilis e ratio difficilis. Si hanno segni prodotti per ratio facilis
quando una occorrenza espressiva si accorda al proprio tipo espressivo, per esempio
delle parole o dei segnali stradali. Si ha ratio difficilis quando non c un tipo
espressivo performato e loccorrenza espressiva viene direttamente accordata al
proprio contenuto, per esempio la natura dellespressione motivata dalla natura
del contenuto; il caso degli indici gestuali, la produzione dei quali dipende
dallorganizzazione del contenuto corrispondente. La tipologia dei modi di
produzione e interpretazione tiene conto di 4 paramenti: I. il lavoro fisico
necessario a produrre lespressione, che pu andare dal semplice riconoscimento di
oggetti allinvenzione di espressioni inedite II. il rapporto tipo-occorrenza III.
il continuum da formare, che pu essere omomaterico, se lespressione formata
nella stessa materia del possibile referente, o eteromaterico, se il continuum pu
venir scelto arbitrariamente IV. il modo e la complessit dellarticolazione, che
va da sistemi che prescrivono precise unit combinatorie a sistemi che presentano
testi inanalizzati. (VEDI PAGINA 201) RICONOSCIMENTO Il riconoscimento ha luogo
quando un dato oggetto, prodotto intenzionalmente o non, viene interpretato dal
destinatario come espressione di un dato contenuto. Latto di riconoscimento
ricostituisce loggetto come impronta, sintomi, o indizio. Nel riconoscimento delle
impronte, Eco scrive, lespressione preformata, il contenuto la classe dei
possibili impressori, il rapporto tipo/occorrenza di continuum da formare
eteromaterico. Nel riconoscimento dei sintomi lespressione preformata, il
contenuto la classe delle possibili cause, il rapporto tipo/occorrenza di ratio
facilis e il continuum da forare eteromaterico. Nel riconoscimento degli indizi
si individuano certi oggetti lasciati in un certo luogo da un agente causassero,
in modo tale che dalla loro presenza attuale si possa inferire la presenza passata
dellagente. OSTENSIONE Lostensione ha luogo quando un dato oggetto, prodotto
intenzionalmente o non, viene selezionato da qualcuno e mostrato come lespressione
della classe di oggetti di cui membro. Eco scrive lostensione rappresenta il
primo livello di significazione attiva, ed lartificio usato per primo da due
persone che non conoscono la stessa lingua. Loggetto fatto della stessa materia
del suo possibile referente, e per questa ragione tutti i segni ostentavi sono
omomaterici. I segni sono gi prodotti e non si pone il problema della loro ratio;
in quanto funzioni segniche sembrano dipendere da una ratio facilis perch
lespressione determinata dalla forma del contenuto, ma anche da ratio facilis,
poich si basano su espressioni gi preformate: ecco perch Eco le pone a mezza
strada tra le due rationes. Un caso tipico di ostensione lesempio, quando un
oggetto viene selezionato per rappresentare la classe di cui membro. Quando viene
selezionata solo una parte delloggetto abbiamo un campione. Si possono anche avere
campioni fittizi, Eco
12 ricorda per esempio quando si finge di dare un pugno a qualcuno e arresto la
mano prima di compiere latto. I campioni fittizi sono posti tra le ostensioni e le
repliche. REPLICHE Con le repliche di unit combinatorie entriamo nel modo di
produzione che regge gli artifici espressivi pi noti, cio i suoni della lingua
verbale (es. segnaletica stradale). Le unit espressive sono prodotte per ratio
facilis, il continuum che formano etoromaterico, cio estraneo a quello dei
possibili referenti, e sono arbitrariamente correlate a determinate unit di
contenuto. La stilizzazione una categoria che raccoglie le espressioni
apparentemente iconiche che sono di fatto il risultato di una convenzione che
stipula la loro riconoscibilit in virt del loro accordo a un tipo espressivo non
strettamente prescrittivo che permette molte varianti libere. Le stilizzazione sono
prodotte per ratio facilis, e comprendono le insegne, gli emblemi, gli stemmi, le
figure delle arte da gioco. I vettori sono invece retti da ratio difficilis: in
questa categoria possiamo comprendere le frecce, le dita puntate. Gli stimoli
programmati sono quegli stimoli in grado di suscitare una risposta riflessa i cui
esiti sono previsti dallemittente ma non dal destinatario, per esempio un lampo di
luce durante una rappresentazione teatrale. Le unit preudocombinatorie sono
elementi di un sistema espressivo non correlati a un contenuto, per esempio un
quadro astratto o di una composizione di musica atonale.Il loro modo di produzione
retto da rati facilis perch le occorrenze riproducono un tipo espressivo.
INVENZIONI Con le invenzioni Eco indica quei casi di ratio difficilis in cui
lespressione inventata molto spesso nel momento in cui si procede per la prima
volta alla definizione del contenuto. E il caso dei grafi, delle figure
topologiche, delle invenzioni pittoriche o linguistiche. Tali rappresentazioni
inventive producono testi e quando questi testi si configurano difficile
distinguere i tratti pertinenti dai tratti irrilevanti e liberi. Con lesposizione
dei modi di produzione segnica Eco tenta di superare le numerose tipologie di segni
elaborate fino a quel momento, e lo fa identificando una serie di possibili
processi attraverso i quali si possono costruire segni (o testi). Egli coglie la
necessit di inserire la progettualit dinamica della produzione nella
configurazione statica dei codici. E qui che comincia a entrare in gioco
linterpretazione; del resto tutte le pratiche di produzione- il riconoscimento,
lostensione, la replica, linvenzione- implicano un lavoro interpretativo. 5.5
LECTOR IN FABULA: LA COOPERAZIONE INTERPRETATIVA Pragmatica del testo: si tratta di
analizzare lattivit cooperativa che porta il destinatario a collocare il testo,
traendo da esso anche quello che non dice. Se nei decenni precedenti si era
affermato il punto il punto di vista strutturalistico, che privilegia lanalisi del
testo in quanto oggetto chiuso, ora Eco pu volger lattenzione al ruolo svolto dal
destinatario nellinterpretazione di un testo, nonch al modo in cui il testo
stesso prevede una certa interpretazione. Lattenzione non posta
sullorganizzazione semiotica che presiede alla generazione del testo, bens sulla
ricezione/interpretazione del testo da parte dei destinatari. Eco si concentra sul
rapporto testo-destinatario, diventa centrale la dimensione pragmatica: un testo
postula il suo destinatario come condizione indispensabile per la propria capacit
comunicativa. Eco usa molto il concetto di inferenza, e in particolare il concetto
di abduzione cos com stato esposto da Peirce. Peirce rifiuta lidea che parte
della conoscenza della realt esterna sia diretta e immediata, e sostiene che la
conoscenza procede per ipotesi e assestamenti. Secondo Peirce, luomo, nella sua
attivit conoscitiva, fa dei ragionamenti, cio delle inferenze. Gli elementi che
entrano in gioco in qualsiasi processo inferenziale sono tre: un caso, una regola,
un risultato. Il caso una occorrenza a cui viene applicata una regola generale, e
il risultato la conseguenza prevedibile dellapplicazione della regola a quel
caso. Dalle combinazioni dei tre elementi emergono tre tipi di inferenza, che si
caratterizzano per lultimo elemento che li compone: la deduzione, linduzione e
labduzione. DEDUZIONE: regola: Se un uomo un governatore, allora riceve grandi
onori. caso: questuomo governatore. risultato: questuomo riceve grandi onori
(sicuramente). Il sillogismo deduttivo si basa sul principio logico diretto modus
ponendo pones: se p allora q. Dunque q. Il ragionamento deduttivo non
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