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Il significante dei segni linguistici può essere tramesso o realizzato:
_ attraverso il mezzo aria (canale fonico-acustico) proprietà di trasponibilità del mezzo
_ attraverso il mezzo luce (canale visivo-grafico)
Il canale orale è prioritario rispetto a quello visivo. Il parlato, la fonicità, è prioritario:
_ antropologicamente → tutte le lingue hanno una forma orale, non tutte una forma scritta
_ ontogeneticamente → tutti gli uomini imparano prima a parlare, poi a scrivere
_ filogeneticamente → la scrittura si è sviluppato dopo la parola
Il canale fonico-acustico e l’uso parlato della lingua hanno maggiori vantaggi biologici e funzionali:
si necessita solo di aria, si possono fare altre attività mentre si parla, parlare è più veloce dello scrivere, etc
Lo scritto ha priorità sociale: fissa/trasmette leggi, tradizioni culturale e letteraria, sapere scientifico, etc
Linearità → proprietà dei segni linguistici, significa che il significante viene prodotto, si realizza e si
sviluppa in successione nel tempo e nello spazio. Implica la…
Discretezza del segno linguistico → la differenza fra gli elementi, le unità della lingua, è assoluta, non
quantitativa o relativa. C’è un confine preciso tra un elemento e un altro.
Onnipotenza semantica → con la lingua si può dare espressione a qualunque contenuto (plurifunzionalità)
Dal punto di vista sintattico, i messaggi linguistici possono avere un alto grado elaborazione strutturale →
si parla di complessità sintattica. Aspetti:
_ ordine degli elementi contigui
_ relazioni strutturali di interdipendenza
_ incassature (come gli incisi, ma senza virgola)
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_ ricorsività
_ parti del messaggio che danno informazioni sulla sua struttura sintattica (Es. subordinate, coordinate, etc)
_ possibilità di discontinuità nella strutturazione sintattica
_ equivocità, ovvero a un unico significante possono corrispondere più significati
Lingua → è un codice che organizza un sistema di segni dal significante primariamente fonico-acustico,
fondamentalmente arbitrari e articolati, capaci di esprimere qualunque concetto, e che permettono di produrre
infinite frasi partendo da un numero finito di elementi
Per analizzare una lingua, bisogna compiere delle distinzioni:
_ distinzione tra sincronia, descrivere le cose così come si presentano all’osservatore in un dato momento
diacronia, esaminare lo sviluppo nel tempo delle cose
_ distinzione tra sistema astratto, cosa in potenza
realizzazione concreta, cosa in atto
_ distinzione tra asse paradigmatico, riguarda le relazioni a livello del sistema
asse sintamatico, a livello delle strutture che realizzano le potenzialità del sistema
Livelli di analisi di una lingua, ovvero come è fatta una lingua:
_ fonetica e fonologia (realtà fisica)
_ morfologia e sintassi
_ semantica e lessico (mondo esterno cognitivamente codificato)
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Riassumendo: i foni sono le unità minime della fonetica, i fonemi sono le unità minime della fonologia
La prova di commutazione → nella parola “mare”, ad esempio, ciascuno dei 4 fonemi è identificato per
opposizione, confrontando un’unità in cui compaia il fono di cui vogliamo dimostrare se è o no un fonema con
altre unità della lingua che siano uguali in tutto tranne che nella posizione in cui compaia il fono stesso.
Gli inventari fonematici delle diverse lingue sono costituiti da alcune decine di fonemi (di solito). L’italiano
ha 30 fonemi (28 se non consideriamo le semivocali, 45 se consideriamo le consonanti lunghe (doppie) ).
Per trascrivere foneticamente bisogna basarsi sul modo in cui si pronuncia la parola, sulla fonia.
Sillaba: minima combinazione di fonemi, solitamente costituita da una consonante + una vocale
Dittongo: combinazione di una semivocale + una vocale (es: au-to, pie-no)
Trittongo: combinazione di due semivocali + una vocale (es: a-iuo-la)
Iato: combinazione di due vocali che non formano dittongo (es: spi-a, pa-e-se)
Accento → particolare forza o intensità di pronuncia di una sillaba. Non va confuso con l’accento grafico,
che si mette alla fine di una parola ossitona. La posizione dell’accento in una parola può essere libera o fissa.
Tipi di parole: piane (casa), tronche (virtù), sdrucciole (tenebra), bisdrucciole (scivolano), trisdrucciole.
Intonazione → andamento melodico (la tonìa) con cui è pronunciata una frase o un gruppo tonale. Permette
di capire se si pronuncia un’esclamazione, un’interrogativa, un ordine, etc
Categorie grammaticali → ci sono quelle più flessionali, che riguardano il livello dei morfemi stessi, e si
dividono in due categorie, che operano rispettivamente su:
_ nomi. Categorie della morfologia nominale: genere (masc/femm), numero (sing/plur), caso (dativo, etc)
_ verbi. Categorie della morfologia verbale: modo (certezza/incert), tempo (quando) , aspetto (azione
compiuta Vs azione vista come svolgimento), diatesi (attiva/passiva), persona (chi compie l’azione)
Esistono anche le funzioni sintattiche, definite dall’analisi logica: soggetto, predicato, c. oggetto, etc
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CAPITOLO 4 --- SINTASSI
Sintassi → si occupa della struttura delle frasi, ossia come si combinano fra loro le parole
Frase: fa da unità di misura della sintassi. Una frase di solito contiene una predicazione (un verbo), esistono
anche frasi nominali (senza verbo). All’interno di una frase ci sono costrutti complessi: le proposizioni.
Un metodo di rappresentazione che permette di rendere visivamente la struttura della frase è quello degli
Alberi etichettati →
F Frase F
Grammatica generativa (di Noam Chomsky) → intende predire le frasi possibili di una lingua. È costituita
da un lessico e da regole (istruzioni) che governano i diversi aspetti della grammatica e descrivono il
meccanismo di formazione delle frasi. Le regole generano una frase, e ogni frase ha assunto un indicatore
sintagmatico che ne rappresenta la struttura e ne FRASI il cane abbaia
determina il significato globale: l’interpretazione. sintassi
SINTAGMI il cane
Le frasi, che funzionano da blocchi di significato,
PAROLE cane
si scompongono, partendo dalle unità complesse morfologia
fino alle minime (vedi schema) → MORFEMI can-
SILLABE /ka/
fonologia
Concetti di:
FONEMI /k/
_ coordinazione, le proposizione di affiancano,
senza un rapporto di dipendenza tra le frasi, che invece caratterizza la…
_ subordinazione, c’è un rapporto di dipendenza (una delle frasi è gerarchicamente superiore all’altra)
Tipi di subordinate: avverbiali (mentre…), completive (facendo questo…), relative (a cui, per cui…)
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CAPITOLO 5 --- SEMANTICA
Semantica → parte della linguistica che si occupa del piano del significato, che è un concetto complesso
perché esso non è visibile. Però ci sono due modo di concepire il significato:
_ concezione referenziale, o concettuale. Il significato è visto come un concetto, un’immagine mentale
_ concezione operazionale, o contestuale. Esso è funzione dell’uso che si fa dei segni
Elementarmente, possiamo dire che il significato è l’informazione veicolata da un segno, e che può
assumere valore: _ denotativo, per es. “gatto” significa “felino domestico di piccole dimensioni”
_ connotativo, per es. “gatto” significa “animale grazioso, furbo, indipendente”
_ linguistico, per es. “buongiorno” significa “auguro buono giornata”
_ sociale, per es. “buongiorno” significa “riconosco la persona e le indirizzo un saluto”
_ lessicale, parole piene come “buono, bere, tavolo”, rappresentano la realtà esterna
_ grammaticale, parole vuote come “di, a, con”, sono concetti o rapporti grammaticali
Nota: esistono anche parole variabili (es: verbi, nomi) e invariabili (es: avverbi, congiunzioni)
Senso → è il significato contestuale, mentre a un significato possono corrispondere diversi sensi
Lessema: unità minima fondamentale del livello semantico. È una parola studiata nel suo significato.
L’insieme dei lessemi di una lingua costituisce il suo lessico, che è un insieme aperto e caotico. Per ordinarlo,
bisogna stabilire delle relazioni di significato, dei rapporti semantici. Attenzione a:
_ omonimia, termini identici con significati del tutto diversi riso: cereale Vs riso: ridere
_ polisemia, termini con significato simile, ma non uguale testa: parte sup. del corpo, estremità iniz
_ sinonimia, lessemi diversi con stesso significato gatto, micio
_ iponimia, tra 2 lessemi, quando “tutti gli x sono y, ma non viceversa”
tutti i gatti sono felini, ma non tutti i felini sono gatti
_ antonimia, due lessemi di significato contrario/opposto alto, basso
_ complementarietà, un lessema è la negazione dell’altro vivo, morto
Solidarietà semantica → si ha quando un termine è dipendente da un altro. Solo il gatto, per es, miagola
Sottoinsiemi lessicali: _ campo semantico, es. i colori (bianco, nero, rosso, etc)
_ sfera semantica, es. l’insieme della parole della moda, della musica, etc
_ famiglia semantica, es. parole imparentate (pace, pacifista, pacato, pacare, etc)
_ gerarchia semantica, es. dove un termine è una parte del seguente (secondo,
minuto, ora, giorno, mese, anno, etc)
Analisi componenziale → metodo per l’analisi del significato dei lessemi. Si tratta di scomporre il
significato dei lessemi, comparandogli gli uni con gli altri, cogliendo le differenze.
Esempio → /UMANO/ /ADULTO/ /MASCHIO/ → componenti/tratti semantici
“uomo” + + + → tra “ ” i significati
“donna” + + -
“bambino” + - +
“bambina” + - -
La semantica componenziale concepisce il significato di un lessema come costituito da un insieme di tratti
semantici categorici, tutti ugualmente necessari e sufficienti a descriverlo.
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La semantica prototipica si basa sul lessema inteso come prototipo, ossia il punto focale di un concetto,
che varia da cultura a cultura, e che rappresenta l’immagine mentale del concetto stesso. Esempio: pensando a
un “uccello”, nella nostra cultura lo identifichiamo come un passerotto, non solo “animale volatile con piume”,
ma anche “piccolo, che canta”. Queste parole hanno diverso potere identificativo. In questo contesto c’è il
grado di esemplarità: se pensiamo a “frutto”, il più comune pensato sarà “mela”. Problema della sem. protot. è
che non è facilmente applicabile a processi psicologici o astratti (es. amore).
La semantica frasale fa riferimento alle combinazioni di lessemi: le frasi. Si introduce il concetto di
enunciato: una frase considerata dal punto di vista della pragmaticità (concreto impiego nella comunicazione).
Gli enunciati costituiscono degli atti linguistici, che sono le unità di base dell’analisi pragmatica. Produrre un
enunciato significa produrre: _ un atto locutivo, l’atto del dire qualcosa
_ un atto illocutivo, l’azione compiuta nel dire qualcosa (ordine, invito, etc)
_ un atto perlocutivo, l’effetto che si produce nel dire qualcosa (paura, etc)
Teoria degli atti linguistici → ha descritto le condizioni che devono esser soddisfatte perché un dato atto
illocutorio valga come tale, ovvero che l’intenzione e l’effetto siano soddisfatti e corretti. Si può parlare di
presupposizione: ciò che si ricava implicitamente da ciò che è stato detto e lo si dà per scontato (esempio: dire
“il gatto dorme” può far sorgere il dubbio che il gatto dorma o meno, ma dà per scontato che esista il gatto)
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CAPITOLO 7 --- MUTAMENTO E VARIAZIONE NELLE LINGUE
Una proprietà delle lingue è la loro variazione: una lingua non è un blocco uniforme e immutabile, ma
subisce delle modifiche sull’asse diacronico (quello del tempo), dando origine a un…
Mutamento linguistico → studiato dalla linguistica storica, è più veloce del mutamento genetico, ma più
lento dei mutamenti socio-culturali, e molto più lento dei mutamenti del costume e della moda. Cambiamenti
multipli possono ingrandire le differenze fra uno stato di lingua e un altro, originando una nuova lingua o
portando alla morte di un’altra, la quale però lascia comunque un sostrato (tracce di sé) in quella che subentra.
Nel mutamento fonetico ci sono fenomeni di:
_ assimilazione (nocte > notte _ la c è stata assorbita dalla dentale) Vs
_ dissimilazione (arbore > albero _ la r si è trasformate in l)
_ metatesi (peligro > pericolo _ la l e la r si sono invertite)
_ soppressione (civitate > città _ le tt hanno preso il posto del resto) Vs
_ aggiunta (cor > cuore _ sono state aggiunte delle lettere)
Nel mutamento morfologico ci sono fenomeni di:
_ analogia, è un fatto regolarizzante, che crea simmetria eliminando le eccezioni (es. nelle forme verbali)
_ rianalisi, per es. la formazione nelle lingue romanze del passato prossimo, inesistente in latino
_ grammaticalizzazione, un elemento del lessico diventa della grammatica (es. –mente)
Nel mutamento sintattico coincide con quello tipologico: muta l’ordine dei costituenti (SVO-SOV, etc)
Nel mutamento lessicale e semantico si nota di solito un arricchimento e approfondimento del lessico
La ragione ultima della variazione linguistica sta nell’essere funzionale alla comunicazione e alla socialità.
La sociolinguistica studia la variazione, correlando la lingua con la società e gli usi linguistici delle persone.
Una varietà di lingua è costituita da un insieme di forme linguistiche che vengono usate dalla società, e le
varianti stesse possono essere correlate con diversi fattori sociali. Dimensioni di variazione:
_ diatopia, variazione nello spazio geografico (topos). Prendendo ad esempio l’Italia, si fa riferimento agli
italiani regionali: i dialetti, che possono essere diversissimi da regione a regione.
_ diastratia, nello spazio sociale (stratos). Non si parla solo di fattori come il reddito economico, ma da
indicatori sia economici che culturali: istruzione, occupazione lavorativa, ambiente in cui si cresce.
_ diafasia, nella situazione comunicativa (phasis). L’uso di registri (alto/basso) e di sottocodici (linguaggi
settoriali) in base alla situazione: scrivere un saggio, una lettera, un manuale implica diversità di scrittura.
_ diamesia, nel mezzo di comunicazione (mesos). La lingua parlata corrisponde all’informalità, quella
scritta alla formalità; ma anche: la scrittura consento progettazione e rielaborazione, il parlato no.
_ diacronia, nella dimensione cronologica (cronos). Tutte le lingue evolvono nel tempo, e sono soprattutto i
giovani i portatori di questi cambiamenti.
Lingua standard → con la quale tutti in un Paese si capiscono. Esistono in ogni Paese però anche delle
minoranze linguistiche (non imparentate con la lingua s.) e dei dialetti. Può verificarsi il contatto linguistico fra
lingue diverse, causando interferenza e seguente trasporto di materiale linguistico da una lingua all’altra.
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CAPITOLO 8 --- CENNI DI STORIA DELLA DISCIPLINA
La linguistica è una disciplina relativamente giovane, dal punto di vista del suo riconoscimento come tale.
Ciò non significa che non siano esistiti studi o descrizioni grammaticali precedenti.
Platone (428-348 a.C.) fu uno dei primi a studiare la linguistica, grammaticalmente e filosoficamente, nel
“Cratilo”: parla dei Sofisti e della loro idea che tra parole e cose vi fosse un’assoluta convenzionalità.
Aristotele (384-322 a.C.) sostenne una prospettiva convenzionale tra parole e realtà.
I grammatici greco-latini fissarono le nozioni fondamentali della grammatica.
Isidoro di Siviglia (560-636), nell’Alto Medioevo, fu autore di venti libri di “Etymologiae”.
I grammatici arabi, nell’VIII sec d.C., fissarono nozioni della loro lingua.
Dante Alighieri (1265-1321), ovviamente, occupa un posto di tutto riguardo, soprattutto per il “De vulgari
eloquentia” dove traccia una panoramica dei dialetti italiani.
Il Seicento fu caratterizzato dall’interesse per la documentazione di lingue esotiche, che portò anche
l’interessa per la creazione di lingua artificiali, valide per la comunicazione universale.
Il Settecento presentò dibattiti sulle origini del linguaggio. Emerse la posizione di Giambattista Vico che
sostenne il radicamento spontaneo del linguaggio nella natura umana.
L’Ottocento presentò la svolta: alla fine del secolo precedente, William Jones riconobbe la parentela tra
sanscrito e lingue europee (1786). Preparò così il lavoro a studiosi come Rasmus Rask e Franz Bopp e i loro
studi di linguistica comparativa.
Il Novecento, dopo un secolo di studi di fonetica, grammatica, etc aveva terreno fertile per le questioni
teoriche, che portarono alla nascita della vera e propria linguistica generale. Data storica della nascita: 1916
→ pubblicazione del “Cours de linguistique générale” di Ferdinando de Saussure, che proponeva separazione
tra la diacronia (studio lungo l’asse del tempo) e la sincronia (studio della lingua in un dato periodo). Inoltre:
l’assunzione della nozione di “sistema” come concetto centrale per la considerazione della lingua /e/ la
rilevanza della nozione di “struttura” come manifestazione del sistema stesso (da qui → strutturalismo)
Sorsero, col tempo, le prime scuole strutturaliste: il Circolo linguistico di Praga (1926), che ha direzione
funzionalista, la Scuola di Copenaghen, con orientamento formale, e lo strutturalismo americano.
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