Corso di Laurea Magistrale in Lingue e culture comparate Cl. 37/S - a.a. 2008-2009
LINGUISTICA GENERALE (60 ORE 12 CFU)
SEMANTICA SEMANTICA SEMANTICA SEMANTICA
PROF.SSA PROF.SSA PROF.SSA PROF.SSA CLARA FERRANTI CLARA FERRANTI CLARA FERRANTI CLARA FERRANTI
DISPENSA DISPENSA DISPENSA DISPENSA a cura di Clar a cura di Clar a cura di Clar a cura di Clara Ferranti a Ferranti a Ferranti a Ferranti
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PRIMA PARTE
SEMANTICA
RAPPORTI SEMANTICI
MODELLI DANALISI
1. Rapporti semiotici e semantica 2. Significato e senso 3. Semantica lessicale 4. Semantica prototipica
Riferimento bibliografico: CASADEI Federica, Lessico e semantica, Carocci, Roma 2003
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1. RAPPORTI SEMIOTICI E SEMANTICA
1.1 TRIANGOLO SEMIOTICO DI OGDEN E RICHARDS, 1923 Charles Kay Ogden (1889-1957 - psicologo, filosofo e linguista), Ivor Amstrong Richards (1893-1979 - critico letterario e studioso di semantica), The Meaning of Meaning, New York, Harcourt & Brace, 1923 Triangolo della significazione (thought, symbol, referent)
pensiero conceptis
simbolo referente voces res
Il triangolo semiotico mostra e sintetizza linterminabile e ampio dibattito sulla relazione tra lingua lingua lingua lingua, ,, , pensier pensier pensier pensiero oo o e realt realt realt realt, tema sviscerato e disputato sin dallantichit nella speculazione filosofica e linguistica tale rapporto ben riassunto nella formulazione scolastica medievale:
voces voces voces voces significant res res res res mediantibus conceptis conceptis conceptis conceptis
CHE COSA VUOL DIRE? la parola resa equivalente alla cosa mediante il concetto, ovverosia, il rapporto tra lespressione linguistica e il mondo extralinguistico mediato dal pensiero tale lettura non affatto esclusiva e condivisa e linterpretazione del triangolo e della relazione che lega le tre componenti dipende dallinterpretazione delle componenti stesse
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LE TRE COMPONENTI DEL TRIANGOLO SEMIOTICO SIMBOLO SIMBOLO SIMBOLO SIMBOLO = segno che sta per (si riferisce a) qualcosaltro (oggetto, referente) il segno pu essere linguistico ma anche non linguistico (vedi la simbologia dei sistemi di comunicazione non verbale, dei segnali stradali, ecc.) in linguistica, per simbolo si intende normalmente lespressione linguistica, il significante e non il segno linguistico in toto o il segno di natura non linguistica REFERENTE REFERENTE REFERENTE REFERENTE = la cosa, loggetto (cognitivo? reale?) la realt oggettiva, percepibile, tangibile e ontologicamente preesistente oppure una entit del pensiero, immagine astratta e cerebralizzata delloggetto reale, che non necessariamente definito linguisticamente? dalla diversa interpretazione del concetto di referente dipende anche la sua posizione allinterno delle teorie semantiche, che va dalla pole position alla totale esclusione la distinzione tra loggetto concreto e la sua astrazione (cio la res e loggetto che nella mente, sia che si tratti di oggetto concreto, sia che si tratti di idea astratta) molto importante. Troviamo tuttavia che in molte speculazioni, descrizioni e spiegazioni realt e referente coincidono PENSIERO PENSIERO PENSIERO PENSIERO = concetto, idea, significato concetto e significato non significano la stessa cosa a seconda delle diverse concezioni, il significato pu essere oggettivo, o linguistico, o cognitivo e dunque pu coincidere o meno con il concetto mentale problematicit legata alla controversa ed eterogenea concezione del significato del significato si occupa la SEMANTICA, che parte della semiotica
Le molteplici interpretazioni delle tre componenti del triangolo semiotico comporta una lettura estremamente differenziata dello stesso, a seconda degli approcci alla problematica della relazione tra lingua lingua lingua lingua - -- - pensiero pensiero pensiero pensiero - -- - realt oggettiva realt oggettiva realt oggettiva realt oggettiva - -- - realt cognitiva realt cognitiva realt cognitiva realt cognitiva ammessa, ma non concessa, la validit del modello triadico della significazione di Ogden e Richards, cambia di molto la sua interpretazione se ai vertici poniamo simbolo-pensiero-referente, oppure significante-significato-referente, oppure parola-concetto-cosa, ecc., in qualsivoglia combinazione le nozioni di pensiero, significato, concetto non sono equivalenti, come non lo sono simbolo, significante, parola, espressione, e tantomeno lo sono referente, realt/cosa, oggetto tutta la complessit della problematica qui si evidenzia e allo stesso tempo si intravede la precariet di ogni modello che non tenga e renda conto di questa complessit
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1.2 LE SEMANTICHE CHE POSTO OCCUPA LA SEMANTICA ALLINTERNO DELLA SEMIOTICA? La SEMIOTICA la scienza generale dei segni e non solo linguistici Tridimensionalit della semiotica: semantica: relazione dei segni con gli oggetti cui i segni si riferiscono (referenti) sintattica: relazione dei segni tra loro pragmatica: relazione dei segni con gli utenti dei segni usati nel processo comunicativo
SEMANTICA SEMANTICA SEMANTICA SEMANTICA = dal greco sminein = significare, indicare con un segno (sma = segno): la scienza del significato e si occupa del rapporto di significato che sussiste tra i segni e il loro referente
La semantica linguistica si occupa del significato dei segni linguistici e cerca di rispondere ai seguenti quesiti: che cos il significato? come si forma il significato? come si struttura il significato allinterno di una parola? come si istituiscono e si organizzano i significati tra le varie parole?
QUANTE SEMANTICHE? tante concezioni del rapporto tra lingua - pensiero - realt
QUALI GLI INDIRIZZI FONDAMENTALI DELLA SEMANTICA MODERNA? Questi approcci alla teoria del significato si occupano del segno linguistico, in rapporto al pensiero e al mondo dei referenti, ma non per tutte le teorie semantiche il significato unentit linguistica, come lo per la semantica linguistica di derivazione strutturalista Suddivisione fondamentale tra gli innumerevoli approcci alla semantica: semantica filosofica referenziale semantica linguistica strutturale semantica cognitiva esperienziale
la SEMANTICA FILOSOFICA quella che ha radici pi antiche, la tesi referenzialista risale ad Aristotele e al pensiero greco antico la semantica referenziale moderna, che nasce con Frege agli inizi del Novecento insieme alla filosofia analitica del linguaggio nellambito degli studi di logica, la riproposta in chiave moderna della vecchia concezione referenzialista del significato la SEMANTICA LINGUISTICA nasce alla fine dellOttocento con Bral ed ha un orientamento storico, cio una semantica diacronica, in armonia con la corrente linguistica contemporanea dominante, che si interessa del mutamento semantico delle parole. A Bral, ritenuto il padre fondatore della semantica, si deve la coniazione del termine nel 1883 la semantica strutturale procede dalla considerevole svolta novecentesca dellapproccio al linguaggio dovuta allinfluenza degli assunti saussuriani e al rinnovato interesse per la sincronia della lingua; essa pertanto una semantica sincronica. Tutti gli approcci strutturali moderni della semantica linguistica scaturiscono dalla teoria del significato di De Saussure la SEMANTICA COGNITIVA nasce negli anni 70/80 del Novecento negli Stati Uniti in contrapposizione alla linguistica generativa di Chomsky, ad opera di molti ed eterogenei studiosi la semantica esperienziale una designazione alternativa del cognitivismo, proposta dallo studioso Lakoff a motivo della forte dipendenza delle strutture cognitive della mente umana dallesperienza corporea e fisico-percettiva
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QUALE RELAZIONE FRA LE COMPONENTI DEL TRIANGOLO SEMIOTICO? Dicevamo che il modo in cui possibile vedere il rapporto tra le componenti del triangolo semiotico, lingua-pensiero-realt, cambia a seconda dei diversi approcci alla semantica e del diverso modo di concepire le componenti stesse
Nella CONCEZIONE REFERENZIALISTA, la lingua denota direttamente la realt ontologicamente preesistente e pertanto: loggetto viene prima del segno che lo indica il significato (pensiero, idea, concetto) lo stesso per tutti gli uomini e rinvia direttamente alla realt esso oggettivo, non mentale o cognitivo, e si forma dalla relazione tra i nomi e le cose nelle varie lingue la realt viene indicata con espressioni linguistiche diverse, pertanto la lingua concepita come una nomenclatura e il rapporto che lega lingua e realt di tipo necessario e diretto fa parte delle dispute antiche la tesi, aristotelica, del CONVENZIONALISMO, che si oppone al referenzialismo, secondo la quale la lingua esprime le idee che sono gi presenti nella mente umana attribuendo loro un nome convenzionale anche in questo caso la lingua una nomenclatura ma il rapporto che lega lingua e realt di tipo convenzionale e non diretto ma mediato dal concetto lorientamento referenzialista moderno si basa sui metodi danalisi dei linguaggi formalizzati e artificiali della logica e della matematica ogni espressione linguistica, in quanto rappresentazione della realt, sar vera o falsa rispetto alla realt extralinguistica cui si riferisce lanalisi semantica basata sulla definizione delle condizioni di verit che rendono una frase vera o falsa, cio sulla descrizione delle regole che permettono di assegnare un valore di verit alle asserzioni, indipendentemente dalla verit o falsit oggettiva del contenuto, o dalla differenza di contenuto tra due frasi, o dallinterpretazione dei singoli costituenti, assumendo una posizione antimentalista e antipsicologista il valore di verit dipende dalla struttura logica delle frasi
Nella CONCEZIONE STRUTTURALISTA, la lingua autonoma rispetto alla realt e anche rispetto al pensiero, pertanto: la realt oggettiva non ha alcun ruolo nella formazione del pensiero e del significato, come vuole la tesi referenzialista il pensiero in s una massa amorfa, caotica e indistinta nella fase prelinguistica; non esistono nella mente idee o concetti prestabiliti e preesistenti alla lingua, ben
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distinti e delimitati, ai quali le lingue assegnerebbero delle etichette linguistiche, come vuole la tesi convenzionalista preesistono solamente idee confuse dovute alla percezione del mondo reale la sostanza fonica emessa dallapparato fonatorio una materia altrettanto indeterminata, caotica e flessibile la lingua il principio organizzatore della realt, del pensiero e del suono in quanto: opera una segmentazione arbitraria della realt, conosciuta dunque distintamente dalluomo solo tramite la lingua e nel modo in cui la lingua la organizza e categorizza; vedi ad esempio: tanti concetti di neve in eschimese, quella che sta sul terreno, quella portata dal vento, quella che cade e come cade it. legna/legno/bosco versus fr. bois lat. niger/ater - candidus/albus (nero e bianco brillante/opaco) versus it. nero/bianco ing. meat/flesh o fr. viande/chair versus it. carne segmenta, d forma e struttura il pensiero e il suono delimitandoli in unit discrete e reciproche tale per cui una sequenza fonica delimitata corrisponde a un concetto delimitato (un segmento fonico corrisponde ad un segmento del pensiero, il segno linguistico dunque forma e non sostanza) il significato esprime un concetto, un contenuto, ma unentit puramente linguistica, non mentale o psicologica o oggettuale, perch promana dal sistema linguistico, cio nasce unicamente allinterno di esso il concetto in senso strutturalista-saussuriano, dunque, si identifica con il significato (Saussure chiama prima concetto e poi significato, in senso tecnico, una delle due facce del segno linguistico) e non , come per altri approcci alla semantica, mentale o cognitivo ma unicamente linguistico in quanto promana dal sistema linguistico, il significato un valore differenziale e relazionale, la sua ragion dessere sta non nellesprimere un contenuto concettuale ma nellessere in relazione con altri significati e nellopporsi ad essi, cos come il significante in relazione con altri significanti e si oppone ad essi il valore di ogni segno linguistico dato dagli altri valori ed in rapporto agli altri valori il concetto, o significato, di per s non esiste perch esso un valore puramente differenziale, ci che gli altri non sono: infatti nella lingua non ci sono che differenze lanalisi semantica ha una dimensione prettamente intralinguistica e prescinde da ogni forma di mentalismo e di psicologismo
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Nella CONCEZIONE COGNITIVISTA, la lingua una facolt mentale imprescindibile dal complesso delle facolt cognitive che, a loro volta, scaturiscono dallesperienza percettiva-fisico-corporea, pertanto: conoscenze, capacit e fenomeni linguistici non possono prescindere da conoscenze, capacit e fenomeni cognitivi la lingua non autonoma e autosufficiente rispetto al pensiero perch il pensiero gi strutturato nella mente umana prima ancora dellespressione linguistica la quale dipende direttamente dal sistema concettuale-mentale il significato ha natura concettuale-mentale ed il risultato di un processo cognitivo esso manifesta il pensiero, cio un contenuto mentale lanalisi semantica imprescindibile dallanalisi dei processi mentali di costruzione e comprensione del contenuto mentale sottostante al significato ed ha dunque una forte attinenza con la psicologia ed un impostazione mentalista da una concezione radicale ad una pi moderata, ogni significato, in veste fonologica-grammaticale, associato ad un concetto, con corrispondenza uno-a- uno nelle varie lingue, ovvero non tutti i concetti sono linguisticamente rappresentati, cio non tutti i contenuti mentali trovano espressione formale nella lingua il sistema concettuale del pensiero strutturato in schemi preconcettuali basilari, tipo SU-GI, DAVANTI-DIETRO, PARTE-TUTTO, CONTENITORE, PERCORSO, EQUILIBRIO, CONTROLLO, LEGAME, ATTRAZIONE, che generano le strutture semantico-concettuali proprie della lingua gli schemi preconcettuali sono originati direttamente dallesperienza fisico- corporea, per i concetti concreti, o da processi immaginativi metaforici, per i concetti astratti, i quali, attraverso laccostamento al concetto concreto, sono comunque sia indirettamente legati allesperienza corporea la dimensione mentale-cognitiva dunque radicata nella dimensione fisico- percettiva la quale essa stessa organizzata e strutturata a priori, prima ancora della lingua e dei concetti mentali dimensione fisica dimensione mentale dimensione linguistica
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2. SIGNIFICATO E SENSO
2.1 INTERPRETAZIONI DIFFERENZIATE Significato e senso delle espressioni linguistiche sono, nella terminologia specialistica della linguistica, due concetti distinti di grande rilevanza linterpretazione che ne danno la semantica filosofica e la semantica linguistica molto diversa la terminologia tecnica da un lato prolifera, perch troviamo la formulazione di altri concetti, accanto a quelli di significato e senso, che possono essere ad essi associati e pertanto considerati equivalenti (riferimento, intensione-estensione, denotazione-connotazione, significato denotativo-connotativo, linguistico-sociale, letterale-non letterale, della frase-dellenunciato), dallaltro fuorviante sia per le interpretazioni diversificate che troviamo nelle varie cornici ermeneutiche o tra studioso e studioso, sia per linversione del significato stesso attribuito alla coppia terminologica significato-senso
Nella SEMANTICA FILOSOFICA (approccio referenziale): Frege (1892): significato (Bedeutung) = riferimento = entit/oggetto denotato senso (Sinn) = il modo in cui loggetto viene oggettivamente presentato o pensato; intersoggettivo e condiviso sensi diversi per uno stesso significato (diverse espressioni che individuano, si riferiscono e descrivono un unico referente) rappresentazione (Vorstellung)= il modo in cui loggetto viene soggettivamente presentato o pensato; individuale e psichico Leibniz: estensione ( significato) = insieme delle entit del mondo reale extralinguistico cui unespressione si riferisce e che condividono delle propriet essenziali intensione ( senso) = insieme delle propriet essenziali che individuano unentit Carnap introduce la nozione di mondo possibile per legittimare le espressioni linguistiche che non hanno estensione (oggetti inesistenti e immaginati, espressioni ipotetiche o possibili) Mill: denotazione ( significato, estensione) = insieme delle entit designate connotazione ( senso, intensione) = informazione concettuale espressa che raccoglie linsieme delle propriet delloggetto designato
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alcuni termini sono meramente denotativi (nomi propri) e mancano di connotazione, altri sono denotativi e connotativi (nomi comuni, aggettivi, verbi)
Nella SEMANTICA LINGUISTICA (assunto saussuriano di base Langue-Parole): significato = contenuto del segno nel sistema linguistico; esprime il significato oggettivo e condiviso senso = contenuto del segno nel contesto comunicativo; esprime linsieme dei valori aggiunti di tipo affettivo, evocativo, emotivo, espressivo e stilistico determinato dal contesto e dalle intenzioni comunicative dei parlanti contesto e intenzione comunicativa sono gli ingredienti fondamentali del concetto di senso e per comprenderlo bene occorre fare un piccolo excursus allinterno della sociolinguistica (SL)
2.1.1 ALCUNE NOZIONI DI SOCIOLINGUISTICA Il concetto di senso equivale nella SL a quello di significato-nel-contesto e nella linguistica testuale a quello di significato testuale il significato specifico che una parola o una frase o un testo, scritto o orale, assumono allinterno del contesto situazionale secondo le intenzioni comunicative del parlante o dello scrivente il testo una qualunque espressione linguistica, scritta o orale, che abbia un senso compiuto, che va dal proferimento di una parola alla scrittura di unintera opera (Giovanni!, al ladro!, vai al cinema stasera?, Il sabato del villaggio, La Divina Commedia); in altre parole, noi parliamo e scriviamo per testi il contesto situazionale, o pragmatico-situazionale, la specifica situazione pragmatica nella quale si svolge un evento linguistico, come ad esempio: una conversazione tra amici, conoscenti o sconosciuti; un litigio; un incontro amoroso; una telefonata; unudienza in tribunale; una visita medica; una conferenza; una lezione; un esame; una cerimonia religiosa; un canto; una lettera; un articolo di giornale; una ricetta; un diario; un romanzo; una poesia; ecc. il contesto situazionale dunque ogni situazione comunicativa sociale in cui venga usata la lingua parlata o scritta lintenzione comunicativa data dagli obiettivi che il parlante vuole raggiungere con il suo parlare o scrivere ed espressa dal verbo performativo sottostante le cui caratteristiche determinano la forza illocutoria dellatto linguistico (cfr. la teoria degli atti linguistici di Austin) latto linguistico ha, dunque, in s, uno scopo perlocutorio (cio lintenzione del parlante, la ragion dessere dellatto linguistico) e una forza illocutoria (cio il
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grado di forza con cui lemittente vuole che il messaggio venga recepito dal destinatario) il parlante pu raggiungere un obiettivo anche usando verbi performativi con diversa forza illocutoria; ad es. un ordine e una richiesta possono avere lo stesso scopo ma non la stessa forza illocutoria: Metti in ordine la tua stanza! e Potresti mettere in ordine la tua stanza? hanno lo stesso obiettivo perlocutorio (stanza riordinata, effetto obbedire) ma una diversa forza illocutoria (io ti ordino... versus io ti chiedo o invito... Per comprendere il senso occorre tener conto, oltre che del contesto situazionale, anche: del contesto umano, che multiforme e complesso perch allo stesso tempo un contesto sociale, culturale, cognitivo, psicologico e comportamentale del contesto argomentativo, cio dellargomento di cui si parla o si scrive del contesto linguistico, cio della variet di lingua usata nello scambio comunicativo (codice, sottocodice e registri sociolinguistici), la cui scelta dipende dalla competenza linguistica individuale e dagli altri contesti Il contesto contesto contesto contesto umano umano umano umano, ,, , situazionale situazionale situazionale situazionale e argomentativo e argomentativo e argomentativo e argomentativo nel quale si svolge un evento comunicativo condiziona dunque la scelta della variet di lingua che verr usata tra le diverse possibilit che sono alla portata del parlante, o dello scrivente, e che fanno parte della sua competenza individuale Il parlante/scrivente esprime unintenzio intenzio intenzio intenzione comunicativa ne comunicativa ne comunicativa ne comunicativa e sar anche questa intenzione a condizionare le sue scelte lessicali, sintattiche e stilistiche se ad es. lintenzione di un parlante quella di litigare, egli operer scelte linguistiche, soprattutto lessicali e paralinguistiche, orientate in tal senso; se quella di mediare in una situazione di litigio, opter per un repertorio lessicale, stilistico e paralinguistico differente e adeguato Da tutto questo dipende il senso
MESSAGGIO/SIGNIFICATO CODICE TESTO/SIGNIFICATO TESTUALE Il messaggio una combinazione di elementi linguistici grammaticalmente ben formata che comunica uninformazione prendiamo ad es. le frasi convenzionali usate verosimilmente nei libri di grammatica di una lingua straniera: il gatto sul divano, Mario sta aprendo la porta, ecc. gli elementi linguistici che le compongono sono dotati di un significato che chiamiamo significato-codice: il significato referenziale, denotativo, grammaticale, cio quello che troviamo nel dizionario e che estraneo al contesto
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Se per inseriamo il messaggio linguistico nel contesto, il messaggio innanzitutto un testo e, inoltre, il significato-codice si arricchisce di altre componenti e diventa significato testuale ad es., il gatto sul divano, che una semplice constatazione, in una situazione di proferimento pu essere un invito a farlo scendere dal divano perch gli proibito starci; Mario sta aprendo la porta pu voler dire che giunto il momento di accendere le luci e di cantare tanti auguri a te! Accanto al significato referenziale esiste dunque nella coscienza linguistica del parlante anche un significato testuale, che propriamente: il senso del messaggio inteso dal parlante in una specifica situazione comunicativa un significato che comunica non solo informazioni di tipo denotativo, referenziale e grammaticale, ma comunica anche lintenzione, lo stato emotivo e la condizione socio-geografica e cognitiva del parlante Nella linguistica testuale Eugenio Coseriu il teorizzatore del concetto di senso ed egli lo riferisce sia ai segni linguistici che compongono il testo, sia allintero testo
CHE COS DUNQUE ESATTAMENTE IL SENSO SENSO SENSO SENSO RIFERITO AL SEGNO LINGUISTICO O AL TESTO? Riferito ad un segno linguistico, il senso il significato testuale di una parola significato testuale di una parola significato testuale di una parola significato testuale di una parola usata in un preciso contesto linguistico, argomentativo, umano e pragmatico-situazionale Riferito ad un intero testo (scritto o orale) esso il senso globale del discorso senso globale del discorso senso globale del discorso senso globale del discorso Il senso ha natura composita perch presuppone un insieme di significati compresenti; tali significati costituiscono i valori aggiunti: significato geografico, in rapporto al codice prescelto significato sociolinguistico, in rapporto al registro o sottocodice significato pragmatico, in rapporto alla situazione e agli interlocutori significato emotivo, in rapporto allo stato danimo del locutore significato performativo, in rapporto allintenzione del locutore Tale compositivit del significato testuale deriva dal fatto che esso quello che emerge nellevento comunicativo, che per definizione un evento complesso Nella DECODIFICAZIONE del messaggio, il destinatario ne interpreta il senso e, se riesce a coglierlo completamente, percepisce nellinsieme tutti questi significati. Automaticamente infatti il destinatario: associa il parlante ad una determinata area geografica (significato geografico) individua il grado di formalit del registro usato, e di conseguenza mantiene lo stesso livello se risponde, nei limiti delle sue competenze (significato sociolinguistico)
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coglie il significato particolare per la situazione in cui il messaggio viene proferito (significato pragmatico) coglie lo stato danimo del locutore (significato emotivo) coglie la forza illocutoria e lo scopo perlocutorio del messaggio (significato performativo) Il senso dunque un significato che va oltre il significato-codice e che trova giustificazione allinterno del testo, anche nel caso in cui la frase dovesse presentare qualche incongruenza sul piano linguistico ad es. in un bar posso pronunciare una frase del tipo io sono il caff, per specificare che sono io che ho ordinato il caff: lenunciato scorretto dal punto di vista grammaticale, ma adeguato dal punto di vista testuale in quella specifica situazione Pu tuttavia accadere che questo significato che va oltre il significato-codice sia assente, ossia, il significato testuale coincide con il significato-codice. In tal caso il senso del testo lobiettivit, come nelle formule matematiche e chimiche (ad es. H2O) o nei testi scientifici descrittivi (ad es. un testo di anatomia umana)
Riprendiamo ora il discorso sulle nozioni di significato-senso per la semantica linguistica. Tenendo conto delle interpretazioni delle nozioni stesse secondo le diverse angolature dei vari indirizzi disciplinari della scienza linguistica (SL, linguistica testuale, pragmatica), vediamo che la coppia terminologica viene espressa con concetti equivalenti significato referenziale/denotativo/descrittivo = significato linguistico ( significato) = valore dellespressione nella lingua che prescinde da altri valori e funzioni assunti nelluso significato contestuale/connotativo = significato sociale ( senso) = valori sociali di unespressione nelluso interazionale. Due tipi di significato connotativo: significato affettivo/evocativo/emotivo, riferito alle sensazioni, emozioni e suggestioni che una parola pu suscitare significato espressivo/stilistico, riferito al carattere stilisticamente marcato di una parola che abbia una specifica connotazione diafasica, cio appartenente ad un determinato registro (ad es. connotazione poetica o letteraria)
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pragmatica opera una distinzione analoga: significato proposizionale o della frase ( significato) significato dellenunciato o del parlante ( senso) altre distinzioni: significato letterale ( significato) = significato linguistico significato non letterale ( senso) = significati aggiuntivi del significato linguistico che assume un valore pragmatico in particolari contesti come il linguaggio figurato (metafora, metonimia, espressioni ironiche e idiomatiche)
significato lessicale e grammaticale = tipi di significato che individuano classi diverse di parole: parole che esprimono entit o concetti (nomi, aggettivi, verbi) versus parole che esprimono relazioni grammaticali (preposizioni, congiunzioni, articoli)
2.2 POLISEMIA: LA VAGHEZZA SEMANTICA La manifestazione concreta della complessit del significato delle parole, che abbiamo visto analizzando i concetti di significato-senso, rappresentata dal fenomeno della polisemia la quale riguarda la maggior parte delle parole che compongono il lessico di una lingua ed appunto la caratteristica delle parole di possedere pi significati a motivo della sua natura elastica ed estendibile in rapporto alluso Nel corso del tempo le parole possono mutare significato, abbandonare o aggiungere vecchi e nuovi sensi, assumere significati contrari o contrastanti: questultimo il caso dellenantiosemia (enantio-: 1 elemento di composti nella terminologia scientifica <gr. enantos = opposizione), ad es. feriale < feriae = giorni di riposo, ma > lavorativo ospite colui che ospita e colui che viene ospitato affittare prendere in affitto e dare in affitto Il significato dei segni linguistici dunque flessibile, aperto e variabile e si modella e riorganizza nel tempo e nello spazio in base alle esigenze espressive delle comunit parlanti e dei singoli parlanti Tale fenomeno costituisce la caratteristica pi marcata delle lingue naturali ed chiamata vaghezza semantica (termine tecnico), la quale il segno pi visibile dellefficacia comunicativa del sistema linguistico ma, al tempo stesso, ci che rende estremamente complessa lanalisi semantica, difficilmente regolabile e sistematizzabile su base logico-formale
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3. SEMANTICA LESSICALE
3.1 PAROLA E LESSEMA La semantica lessicale semantica lessicale semantica lessicale semantica lessicale una branca della semantica che si occupa delle relazioni tra i significati delle parole, cio dei rapporti semantici che sussistono tra i lessemi di una lingua Il termine parola, anche se di indubbia comprensione nella coscienza linguistica di ogni parlante, in realt ambiguo e indefinibile in maniera univoca e universalmente valida sul piano linguistico a motivo della diversit tipologica delle lingue che non permette una definizione di tale unit valida per tutte La definizione di parola dunque prototipica e genericamente valida, ma non in assoluto: la parola un segmento della catena fonica o del testo scritto tale che sia mobile, che possa comparire da solo, che abbia un significato e che non sia interrompibile da altri elementi si applica alle lingue analitiche, flessive e agglutinanti, ma non alle incorporanti che presentano anche frasi intere come ununica parola La grammatica tradizionale distingue parole piene (nomi, aggettivi, verbi, avverbi) parole vuote (pronomi, articoli, congiunzioni, preposizioni, affissi) che equivale alla distinzione tra classi diverse di parole con significato lessicale o grammaticale, infatti: le parole piene sono parti del discorso lessicali che segnalano concetti le parole vuote sono parti del discorso funzionali che segnalano relazioni Per parola, inoltre, si pu intendere: la parola grafica = gruppi di lettere separati da spazi bianchi le occorrenze = stesse forme di parole che compaiono in un testo il lessema = unit di base che assume forme diverse per via delle modifiche grammaticali che subisce Il termine lessema invece, rispetto a parola, un termine tecnico pi preciso e adeguato allanalisi linguistica poich indica ununit astratta, portatrice di informazioni semantiche, che pu presentare forme flessionali e derivazionali attraverso laffissazione di morfemi (prefissi, suffissi e infissi), a loro volta unit astratte portatrici di informazioni grammaticali nella teoria della doppia articolazione di Martinet, lessema e morfema sono monemi, unit significative di prima articolazione, distinti dai fonemi, unit distintive di seconda articolazione; negli studi di morfologia
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il morfema lessicale lunit minima significativa che contiene informazioni sui tratti semantici della radice lessicale (cas-, amic-, libr-, bell-, ecc.) il morfema grammaticale lunit minima significativa che contiene informazioni sulle categorie e relazioni grammaticali (genere, caso, numero, tempo, modo, ecc.) Da tale distinzione risulta chiaro che la parola e il lessema non coincidono perch generalmente il lessema, tranne in alcuni casi (es. ing. good, bad), non autonomo mentre la parola ununit comprensiva di lessema e morfema (amic- o/a/evole/izia) Linsieme dei lessemi compongono il lessico lessico lessico lessico di una lingua e di questo si occupano, da tre angolazioni diverse ma in parte sovrapponibili, la semantica lessicale, la lessicologia e la lessicografia Il presupposto teorico dellanalisi semantica lassunto saussuriano del significato come valore differenziale e relazionale: determinato in negativo e dunque necessariamente relazionato agli altri valori del sistema; pertanto lo studio del significato non pu che essere di tipo relazionale Saussure individua due tipi di relazione tra le unit linguistiche: rapporti sintagmatici e rapporti associativi (Saussure, pp. 149 ss.) Tipologia di analisi della semantica lessicale: interlessicale, analisi dei rapporti di senso e di combinazione tra lessemi (rapporti sintagmatici e paradigmatici) intralessicale, analisi semantica dei singoli lessemi (significato, senso, accezioni)
3.2 ANALISI SEMANTICA INTERLESSICALE I lessemi di una lingua sono in rapporto tra di loro esistono due tipi di rapporti: luno riguarda lasse paradigmatico, di tipo associativo e mentale laltro riguarda lasse sintagmatico, di tipo combinatorio nella successione lineare degli elementi linguistici Rapporti paradigmatici: nella mente, in absentia associazione mentale tra unit linguistiche, basata sui legami di senso o di forma, cio legami di tipo semantico o morfologico poich mentale, le associazioni sono soggettive e non determinabili a priori esistono tuttavia percorsi semantici condivisi dai parlanti che formano una rete di rapporti paradigmatici consolidati e sistematici Rapporti sintagmatici: nel discorso, in praesentia capacit di un lessema di combinarsi con gli altri lessemi compresenti sullasse lineare del discorso secondo regole combinatorie di tipo sintattico e semantico
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il valore di ogni elemento che cooccorre dato in relazione agli elementi che precedono e che seguono esistono vincoli sintattici, semantici e lessicali allordine e alla combinatoria degli elementi: la selezione di un lessema comporta il suo accostamento a determinati tipi di lessemi, e non altri, secondo regole sintattiche, regole semantiche e convenzioni lessicali stabilite da una comunit nelluso della lingua la selezione degli elementi linguistici sullasse sintagmatico non dunque libera ma lessicalmente determinata le regole combinatorie di ordine sintattico non coincidono con quelle di ordine semantico o lessicale, infatti una frase pu essere semanticamente corretta ma sgrammaticata grammaticalmente corretta ma insensata grammaticalmente e semanticamente corretta ma lessicalmente inappropriata pertanto: alla congruenza semantica pu corrispondere unincongruenza grammaticale me lho mangiata tutta la marmellata, ha piovuto tutto il giorno, ho andato a casa, ho parlato con il psicologo, ho aprito la bocca (secondo le regole dellit. standard) alla congruenza grammaticale pu corrispondere unincongruenza semantica idee verdi senza colore dormono furiosamente (es. classico di Chomsky) la sedia rideva saltando sul tavolo malinconico, Ada ha appeso Luigi alla congruenza semantica e grammaticale pu corrispondere unincongruenza lessicale proporre unipotesi (fare/formulare/avanzare unipotesi), penare la fame (soffrire/patire la fame) dei rapporti sintagmatici a livello sintattico, e dunque delle incongruenze grammaticali, si occupa la sintassi dei rapporti sintagmatici a livello semantico-lessicale, e dunque delle incongruenze semantiche e lessicali, si occupa la semantica
3.2.1 TIPOLOGIA DEI RAPPORTI PARADIGMATICI Quattro tipi di relazioni semantiche paradigmatiche (rapporti di senso): sinonimia opposizione gerarchia - meronimia 1. SINONIMIA: somiglianza di significato (dono/regalo) condivisione parziale del contenuto semantico: condivisione del significato denotativo, differenza nel significato connotativo intercambiabilit perfetta solo in casi rarissimi (varianti formali)
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sostituibilit impossibile nelle espressioni idiomatiche
2. OPPOSIZIONE: significato contrario 3 tipi di relazioni binarie: antonimia = opposizione graduabile: estremi di una scala con gradi intermedi, talvolta lessicalizzati (caldo/freddo tiepido) i termini di una scala graduabile, i cui estremi sono antonimi, sono legati dalla relazione di incompatibilit (non binaria) nella logica classica gli antonimi sono i contrari: due affermazioni contrarie non possono essere tutte e due vere ma possono essere tutte e due false complementarit = opposizione non graduabile: termini reciprocamente esclusivi senza gradi intermedi, apparte luso idiomatico che permette la graduabilit (vivo/morto) nella logica classica i complementari sono i contraddittori: due affermazioni contraddittorie non possono essere entrambe vere o entrambe false, una deve essere vera, una deve essere falsa inversione = termini che indicano prospettive opposte o diverse e simmetriche aree lessicali delle relazioni di parentela, dei ruoli sociali, delle relazioni spazio-temporali (padre/madre, dottore/paziente, sopra/sotto, prima/dopo) conversi: terminologia usata per termini che indicano relazioni spaziali e relazioni temporali interpretate come estensione metaforica di relazioni spaziali (sopra/sotto, prima/dopo) opposizione direzionale = termini che indicano direzioni opposte o movimento in direzioni opposte (su/gi, andare/venire) 1 tipo di relazione non binaria: incompatibilit = insiemi di termini reciprocamente esclusivi raggruppati secondo un criterio ciclico o seriale (primavera/estate/autunno/inverno, uno/due/tre ....)
3. GERARCHIA (RELAZIONE DI IPONIMIA/IPERONIMIA): uno dei pi importanti criteri di categorizzazione lessicale ed alla base delle tassonomie: classificazioni di entit in tipi e sottotipi le tassonomie possono essere scientifiche o naturali relazione tra termini di significato generale/specifico (fiore/rosa-violetta-giglio) relazione di iponimia del tipo -UN (la rosa un fiore) una relazione di inclusione: se X iperonimo e Y iponimo allora X include Y (i fiori includono le rose)
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una relazione di implicazione unilaterale: Y iponimo di X se Y implica X, ma X non implica Y (tutte le rose sono fiori, ma non tutti i fiori sono rose) i termini in relazione sono detti: iperonimo o sovraordinato, con significato generale: termine generico che possiede una maggiore estensione il suo significato include quello degli iponimi, ad esclusione dei tratti specifici iponimo o subordinato/sottordinato, con significato specifico: termine specifico che possiede unestensione ridotta ma ha una maggiore intensione, e pertanto caratterizzato da un numero maggiore di tratti semantici il suo significato incluso in quello del suo sovraordinato per i tratti pi generici co-ipomini: iponimi dello stesso iperonimo
4. MERONIMIA (RELAZIONE PARTE-TUTTO): relazione tra termini che indicano una parte e il tutto (dito/mano, ramo/albero) relazione di meronimia del tipo PARTE-DI (il dito parte della mano) per un principio di coesione, quando il tutto complesso, formato cio da molte parti e da parti di parti, la relazione di meronimia si instaura solo tra le parti intermedie, direttamente legate tra loro (corpo umano: pollice/mano, mano/polso, ma non pollice/polso anche se pollice e polso fanno parte del corpo umano) meronimo il termine che donota la parte di un tutto la relazione tra un lessema e i suoi meronimi presuppone fattori percettivi e cognitivi, ma in ultima analisi la lingua che segmenta il mondo: siamo in grado di riconoscere le parti di un tutto grazie alla segmentazione che opera la lingua
3.2.2 TIPOLOGIA DEI RAPPORTI SINTAGMATICI Due tipi di relazioni semantico-lessicali sintagmatiche (rapporti combinatori): collocazione selezione ambedue esprimono dei vincoli alle possibilit combinatorie dei lessemi: le restrizioni di collocazione sono di tipo lessicale, pertanto la combinazione fissata da convenzioni esistenti nelluso di una lingua violando le quali si producono espressioni inappropriate
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le restrizioni di selezione sono di tipo semantico, in questo caso la combinazione obbligata dalle propriet semantiche dei lessemi stessi e la violazione di tali vincoli comporta la produzione di espressioni anomale
1. COLLOCAZIONE (CONGRUENZA LESSICALE): cooccorrenza regolare di due o pi parole vicine in un enunciato che presentano un certo grado di fissit distribuzionale tale per cui la selezione di un lessema B lessicalmente determinata dalla selezione del lessema A sono dunque ammesse determinate combinazioni e ne sono escluse altre; il grado di possibilit combinatorie dipende dalle caratteristiche lessicali dei lessemi selezionati: alcuni hanno distribuzione fissa e cooccorrono con uno solo o pochi altri lessemi (zonzo, ruba, lasso, madornale) altri hanno distribuzione libera (ipotesi, provvedimenti) ma usati in determinate combinazioni comportano una scelta lessicale determinata entro certi limiti (fare o formulare o avanzare unipotesi, ma non dire/proporre unipotesi, prendere provvedimenti, ma non stabilire/decidere provvedimenti) il termine collocazione anche inteso come iperonimo di diversi tipi di cooccorrenze che vanno da un grado variabile di fissit lessicale, e sono dunque possibili delle sostituzioni con alcuni sinonimi, ad un grado massimo di fissit, e in tal caso la sostituzione non ammessa: solidariet lessicali: lessemi il cui significato specifico limita fortemente la libert di combinarsi con altri lessemi (leccare/lingua, miagolare/gatto, isoscele/triangolo) verbi frasali: combinazione di verbo+preposizione tipica in inglese (get in, give up, go with) espressioni idiomatiche: espressioni cristallizzate che non ammettono variazioni lessicali e pertanto, pur avendo equivalenti in altre lingue, sono difficilmente traducibili letteralmente (tirare le cuoia, girare al largo, piantare in asso) proverbi: tanto va la gatta al lardo..., lerba del vicino..., meglio un uovo oggi... formule fisse, come frasi fatte e formule convenzionali (tragica scomparsa, come stai? grazie mille) lessemi complessi: carta carbone, macchina da scrivere binomi e trinomi: sali e tabacchi, aglio, olio e peperoncino Dal punto di vista formale le collocazioni (escludendo proverbi ed espressioni idiomatiche e stereotipiche) possono essere composte da: verbo+nome (avanzare unipotesi) verbo+avverbio (accusare apertamente, dormire pesantemente)
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nome+verbo (il telefono squilla, la mente vacilla) nome+aggettivo (errore madornale, sonno ristoratore) nome+di+nome (spicchio daglio, risma di carta) La convenzionalit che alla base delle restrizioni di collocazione, tale per cui la loro violazione comporta linadeguatezza espressiva, trova una base teorica nella funzione poetica postulata da Jakobson (1960), una delle 6 funzioni del linguaggio che predomina quando la comunicazione maggiormente orientata sugli aspetti formali del messaggio
2. SELEZIONE (CONGRUENZA SEMANTICA): la nozione introdotta da Jakobson e indica la scelta delle forme necessarie e adeguate, che ogni parlante opera per costruire un enunciato, che presentino determinate caratteristiche semantiche tale scelta implica dunque che le propriet semantiche dei lessemi che vengono selezionati da un repertorio paradigmatico e combinati sullasse sintagmatico siano reciprocamente congruenti in modo da produrre frasi dotate di senso le restrizioni selettive sono i vincoli che impediscono la combinazione di parole aventi tratti semantici incongruenti e la loro violazione comporta la produzione di frasi anomale o bizzarre, prive di senso, e dunque non interpretabili: tratto semantico [INANIMATO] di un lessema incongruente con il tratto semantico [ANIMATO] di un altro lessema e pertanto la loro combinazione comporterebbe unanomalia (il muro sbadiglia), cos come la combinazione di lessemi i cui tratti semantici non si accordano (idee verdi senza colore dormono furiosamente) le eccezioni alle regole di selezione sono costituite dagli usi metaforici e metonimici della lingua (il piatto piange, la primavera esulta, la vita mi sorride, quelluomo un orso, Ada unoca, ascolto Mozart, bevo una bottiglia)
3.3 I CAMPI LESSICALI I campi lessicali sono un insieme di unit lessicali legate da relazioni paradigmatiche che strutturano unarea concettuale e si delimitano a vicenda, ricevendo il proprio significato dalla reciproca relazione semantica e dal valore differenziale di ogni unit (presupposto saussuriano) esempi di campi lessicali: area cromatica, area della parentela, delle stagioni, sfera dei sentimenti, settore culinario I campi lessicali non sono sfere chiuse e circoscritte ma piuttosto si intersecano tra di loro perch ogni lessema pu appartenere a pi campi lessicali
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Il campo lessicale dunque una struttura in cui ogni unit ritaglia una sezione dellarea concettuale cui appartiene ma, allo stesso tempo, pu costituire unaltra area concettuale Le relazioni paradigmatiche tra i lessemi allinterno di un campo sono di vario tipo, dalla sinonimia allopposizione Se esiste un lessema indicativo di tutte le unit del campo, cio il cui significato corrisponde al contenuto dellintero campo (come colore o stagione), questo in relazione di iperonimia con tutti i lessemi, che sono dunque co-iponimi, e si chiama arcilessema (Coseriu)
La teoria del campo lessicale nasce negli anni 20-30 ad opera soprattutto di Trier e Weisgerber, Porzig e Ipsen (che preferiscono la dizione campo semantico) Trier lha applicata anche alla semantica diacronica, mostrando levoluzione dei rapporti di valore tra i lessemi di un campo. Lanalisi pi nota quella dellevoluzione del lessico medio alto-tedesco, relativo alle parole che si riferiscono al campo della conoscenza e dellintelligenza (wisheit, kunst, list > wisheit, kunst, wissen), analizzato non in termini di sostituzione di un lessema con un altro ma di ristrutturazione del significato e dei rapporti di senso fra i tre lessemi Nel basarsi sugli assunti saussuriani del valore relazionale e differenziale del segno linguistico e della lingua come principio organizzatore di una realt percepita ma non segmentabile e di un pensiero di per s amorfo, la teoria del campo lessicale relativistica e deterministica, perch ogni campo lessicale che organizza unarea psicopercettiva rappresenta la visione particolare del mondo in quella specifica comunit che parla una determinata lingua (cfr. ad es. la visione delle sfere concettuali che si riferiscono alla parentela e ai colori) Il relativismo e determinismo linguistico una tesi che si sviluppa in epoca romantica, echeggiata dalle idee di Herder e di Humboldt, e che viene sintetizzata nella cosiddetta ipotesi Sapir-Whorf (antropologi e linguisti nordamericani) secondo la quale la lingua di una data cultura determina la sua visione del mondo, la quale riflessa nella struttura lessicale e grammaticale di quella lingua; la lingua pertanto prioritaria rispetto alla realt, poich influisce sulla categorizzazione culturale del mondo (determinismo) ogni sistema linguistico , nel lessico e nelle strutture grammaticali, intrinsecamente peculiare a una determinata cultura e nazione, escludendo con ci propriet universali delle lingue naturali (relativismo) Tale impostazione strutturalista, che spiega il significato unicamente allinterno del sistema linguistico (il significato infatti unentit linguistica), concepisce le relazioni di senso allinterno di un campo lessicale solamente in termini di rapporti linguistici tra le varie unit escludendo totalmente il piano extralinguistico
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Il campo lessicale ha dunque natura linguistica e non concettuale, perch i concetti stessi sono creati dal sistema linguistico. Ci pone ovviamente alcuni problemi perch: innanzitutto, non affatto dimostrato che, univocamente, la lingua crei limmagine della realt (tesi del determinismo linguistico) essendo vero anche il contrario, e cio che anche la realt determina in qualche modo la lingua, nel senso che lorganizzazione cognitiva che luomo d alla realt impone le sue caratteristiche alla lingua (il concetto di neve che ha un solo nome in alcune culture rispetto a quelle in cui ne ha molti, come in eschimese, un fatto che pu essere interpretato, strutturalisticamente, come segmentazione arbitraria della realt ma anche, cognitivisticamente, come imposizione di una specifica realt di determinati luoghi sulla cultura che la esperisce) inoltre, limmagine peculiare della realt di una data cultura, che sarebbe riflessa nella struttura lessicale e grammaticale di una lingua (tesi del relativismo linguistico), pu essere di fatto modificata e ampliata da altre culture a motivo dei prestiti interlinguistici e della naturale permeabilit delle lingue Nellimpostazione cognitivista, invece, i piani linguistico ed extralinguistico vengono integrati e pertanto le relazioni di senso allinterno di un campo lessicale implicano un insieme di conoscenze extralinguistiche, ovvero una cornice interpretativa necessaria alla comprensione dei rapporti tra lessemi chiamata frame La concezione del campo lessicale sempre dunque di tipo strutturale, perch i significati si organizzano strutturalmente, ma esso ha natura concettuale poich occorre un contesto cognitivo per interpretare le relazioni che si instaurano tra i lessemi
3.4 ANALISI SEMANTICA INTRALESSICALE: LA SEMANTICA COMPONENZIALE
3.4.1 CONCETTI PRELIMINARI DELLANALISI SEMICA: ALCUNE NOZIONI DI FONOLOGIA Lanalisi semantica dei lessemi, di cui uno dei metodi pi diffusi lanalisi componenziale, o analisi semica, si avvale di alcuni concetti fondamentali che derivano dalla fonologia, vediamoli
1. IL TRATTO La nozione di tratto si riferisce al fono/fonema e indica le caratteristiche che descrivono o definiscono il suono linguistico inteso come entit fisica della catena fonica (fono) ovvero come entit astratta distintiva di significato (fonema) rappresenta la scomposizione del fono/fonema in unit minime non ulteriormente frazionabili
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si applica al fono come tratti articolatori o fonetici, che sono descrittivi della sua qualit sonora (sono dunque tratti classificatori in quanto classificano i foni di tutte le lingue del mondo) si applica al fonema come tratti pertinenti o distintivi, tratti funzionali, ovvero tratti non pertinenti, tratti ridondanti, che sono definitori del suo valore distintivo allinterno di un sistema linguistico (sono dunque tratti definitori in quanto definiscono ogni fonema in relazione agli altri fonemi del sistema fonematico) tratti pertinenti sono i tratti definitori che nel sistema fonematico di una specifica lingua definiscono sufficientemente ogni fonema in relazione a tutti gli altri fonemi del sistema; linsieme dei tratti che definiscono ogni fonema si chiama fascio di tratti pertinenti (o distintivi) tratti funzionali sono i tratti pertinenti distintivi di significato in una determinata opposizione fonologica in quanto distinguono i due termini di una coppia minima; dei tratti pertinenti definitori di due fonemi in opposizione sono infatti funzionali solo quelli che la determinano tratti non pertinenti sono i tratti definitori di due fonemi in opposizione che non sono funzionali per quella specifica opposizione in quanto condivisi da entrambi: es. in it. possono essere pertinenti: tutti e tre i tratti per unopposizione /p/ ~ /v/, come in para ~ vara: 1. [+occlusivo] ~ [+fricativo] modo di articolazione 2. [+bilabiale] ~ [+labiodentale] luogo di articolazione 3. [sonoro] ~ [+sonoro] meccanismo laringeo solo due per unopposizione /p/ ~ /f/, come in pare ~ fare: 1. [+occlusivo] ~ [+fricativo] modo di articolazione 2. [+bilabiale] ~ [+labiodentale] luogo di articolazione [sonoro] tratto non pertinente meccanismo laringeo solo uno per unopposizione /p/ ~ /b/, come in palla ~ balla: 1. [sonoro] ~ [+sonoro] meccanismo laringeo [+occlusivo] tratto non pertinente modo di articolazione [+bilabiale] tratto non pertinente luogo di articolazione
2. LA RIDONDANZA Il concetto di ridondanza si riferisce al fonema e indica, nella forma tratti ridondanti, una sottospecie dei tratti non pertinenti del fonema che sono superflui per la definizione di una determinata opposizione in quanto sono: peculiari solo ad uno dei due fonemi in opposizione ma che non vi contribuiscono perch sono obbligatoriamente presenti in certi contesti:
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es. in ing. le occlusive sorde in posizione iniziale sono sempre aspirate, mentre le occlusive sonore non lo sono, pertanto, poich la mancanza di sonorit nelle occlusive in posizione iniziale implica laspirazione, il tratto [aspirato] ridondante, come nell'opposizione pin ~ bin: /ph- ~ b-/ [sonoro] ~ [+sonoro] [sonorit] tratto pertinente [aspirazione] tratto ridondante [+occlusivo] tratto non pertinente [+bilabiale] tratto non pertinente automaticamente fruiti da alcuni fonemi di un sistema privo di fonemi dello stesso tipo che non fruiscono di quel determinato tratto: es. in it. le vocali anteriori sono sempre non labializzate, le vocali posteriori sempre labializzate, non esistono cio anteriori labializzate (come in francese) e posteriori non labializzate (come in inglese), pertanto, poich il tratto [anteriorit] implica la non labializzazione e il tratto [posteriorit] implica la labializzazione, il tratto [labializzato] ridondante, come nellopposizione pipa ~ pupa: /i ~ u/ [+anteriore] ~ [+posteriore] [anteriore] tratto pertinente [labializzato] tratto ridondante [+alto] tratto non pertinente
3. LA MARCATEZZA E IL BINARISMO La nozione di marcatezza si riferisce a unopposizione privativa in cui un termine provvisto di marca (termine marcato), e laltro ne privo (termine non marcato), es.: marca sonorit in unopposizione privativa di sonorizzazione, come nei fonemi /p/ ~ /b/ (palla ~ balla) in cui luno sordo laltro sonoro: il fonema sonoro il termine marcato, il fonema sordo il termine non marcato marca durata in unopposizione privativa di quantit, come nei fonemi // ~ // (lat. lvis lieve ~ lvis levigato) in cui luno breve laltro lungo: il fonema lungo il termine marcato, il fonema breve il termine non marcato dalla fonologia la nozione si estesa a tutti i livelli dellanalisi linguistica, da quella morfologica a quella semantica, fino allanalisi sociolinguistica insito nella nozione di marcatezza il principio del binarismo La nozione di binarismo si riferisce al tipo di opposizione tra i fonemi che sempre binaria in quanto affidata al valore positivo o negativo di un singolo tratto, denotato graficamente dai simboli [], ovverosia si basa sulla presenza/assenza di un determinato tratto in tal senso, i tratti distintivi sono sempre binari perch in unopposizione fonologica o sono presenti o sono assenti
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3.4.2 LANALISI COMPONENZIALE Lanalisi componenziale, o analisi semica, un metodo di analisi semantica sviluppato da vari studiosi, in particolare Katz e Fodor, Hjelmslev, Coseriu, Pottier (tra gli anni 60/70), finalizzato allanalisi del significato dei lessemi e alla deduzione dei rapporti di senso tra le unit lessicali sul piano paradigmatico (iponimia, sinonimia, antinomia, ecc.) e sintagmatico (collocazioni e restrizioni di selezione nellanalisi semantica dellenunciato) consiste nella scomposizione del significato del segno minimo, cio dellunit lessicale, o morfema, in unit atomiche (componenti del significato) non ulteriormente segmentabili, chiamate tratti semantici o semi
Il tratto semantico o sema dunque lunit minima di significato linsieme dei semi necessari e sufficienti a definire il significato del segno minimo costituisce un fascio di tratti semantici, chiamato anche semema (Pottier) i semi sono rappresentati con dei nomi in maiuscoletto, tra parentesi quadre, chiamati indicatori semantici ad es. gli indicatori semantici di uomo sono [UMANO] [MASCHIO] [ADULTO] Dal confronto dei tratti semantici dei lessemi appartenenti allo stesso campo lessicale si possono ricavare vari tipi di opposizioni semantiche
Principio del binarismo: le opposizioni semantiche sono generalmente binarie in quanto sono affidate al valore positivo o negativo di un singolo tratto, la cui presenza/assenza descrive il significato di una parola, da un lato, e le differenze e/o somiglianze con altre parole, dallaltro: ad es. nel confronto del contenuto di uomo - donna uomo [+UMANO, +MASCHIO, +ADULTO] donna [+UMANO, -MASCHIO, +ADULTO] il lessema donna privo del tratto semantico [MASCHIO] (cos come lo bambina, pecora, vacca, scrofa, giumenta, pecchia) ma uguaglia uomo e bambina per il tratto [UMANO] (che invece lo differenzia da pecora, vacca, scrofa, giumenta, pecchia che posseggono il tratto [ANIMALE], ossia [-UMANO]) Non tutte le opposizioni sono tuttavia binarie in quanto nella descrizione del significato il valore meramente dicotomico talvolta insufficiente, nel senso che non tutti i valori rispondono al criterio +/-, ma possono essere graduati su una scala che va dal + al -
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Principio della marcatezza: il binarismo dei tratti semantici connesso alla condizione di termine marcato o non marcato dei lessemi, che deriva generalmente da unarbitraria considerazione della marcatezza di un tratto rispetto ad un altro se un lessema privo di un tratto semantico non marcato significa che esso il termine marcato, come ad es. donna rispetto a uomo in quanto non possiede il sema [MASCHIO], che considerato non marcato rispetto a [FEMMINA] I lessemi non marcati, rispetto a quelli marcati, sono forme: basilari pi frequenti meno intrinsecamente complesse, anche dal punto di vista morfologico che hanno un significato pi generale, che implica quello dei lessemi marcati che possono dunque fungere da iperonimi dei rispettivi lessemi marcati, con significato pi specifico che costituiscono il metro di riferimento neutrale per la caratterizzazione dei lessemi marcati nel caso ad es. di uomo - donna il lessema uomo il termine non marcato perch pi generico di donna e in taluni enunciati inclusivo del suo significato; il sema non marcato dunque [MASCHIO], rispetto a [FEMMINA] che marcato non vale tuttavia la non marcatezza di [MASCHIO] nel caso di pecora montone, dal momento che il lessema non marcato pecora; rimane per confermato il principio che i lessemi non marcati sono pi neutrali, generici e di uso pi frequente
Principio della ridondanza: nella scomposizione del significato in semi, alcuni di essi risultano superflui, e possono dunque essere omessi, a motivo del rapporto gerarchico di tipo implicativo che esiste tra i semi di significato generale e specifico di un lessema il tratto gerarchicamente pi alto quello che esprime un significato pi generale e inclusivo dei significati via via pi specifici espressi da altri semi gerarchicamente pi bassi: esempio di scala implicativa: [UMANO] implica [ANIMATO] che implica [CONCRETO] i significati di [CONCRETO] e [ANIMATO] sono compresi in [UMANO], che il sema pi estensivo, e sono dunque ridondanti nella descrizione semica ad es. di uomo
Per quanto concerne la tipologia dei semi, essi possono essere: costanti, descrivono il significato denotativo del lessema contestuali, ne descrivono il significato connotativo e pertanto sono variabili i semi costanti possono essere: generici, esprimono il significato generale di un lessema, comune ad altri lessemi appartenenti a vari campi lessicali, come [ANIMATO], [UMANO], [MASCHIO];
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da essi dipendono i rapporti sintagmatici che si instaurano tra i lessemi di un enunciato specifici, esprimono il significato specifico di quel lessema, assente in altri i semi contestuali esprimo il senso e sono ricavabili dallanalisi dei testi esempio: bue [+BOVINO, +MASCHIO, +ADULTO] semi costanti generici [-ATTO ALLA PROCREAZIONE] semi costanti specifici [+PAZIENTE, -AGGRESSIVO, +ATTO AL LAVORO] semi contestuali toro [+BOVINO, +MASCHIO, +ADULTO] semi costanti generici [+ATTO ALLA PROCREAZIONE] semi costanti specifici [+FORTE, +AGGRESSIVO, +ROBUSTO] semi contestuali
La terminologia usata dagli studiosi varia: Pottier: semema semema semema semema
I classemi, o marcatori, creano le classi lessicali: un insieme di unit lessicali legate, indipendentemente dallarea concettuale cui appartengono, da un sema generico comune; ad es. coltello e bisturi condividono il tratto [+TAGLIENTE] ma appartengono a campi diversi: coltello appartiene a utensili da cucina e armi, bisturi a strumenti chirurgici
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tra i lessemi della classe lessicale si instaura, come nel campo lessicale, una relazione paradigmatica; la differenza che le unit lessicali: nel campo condividono unarea concettuale (es. parentela, colori, aggettivi di et) nella classe condividono un tratto semantico (es. [ANIMATO], [UMANO], [ANIMALE]) e pertanto campo e classe non si sovrappongono e possono intersecarsi tra di loro: i lessemi di un campo possono correlarsi ad una classe o a pi classi (parentela esseri umani) (aggettivi di et esseri umani-entit non animate) i lessemi di una classe sono normalmente correlati a pi campi (esseri umani parentela, aggettivi di et, mestieri, ecc.) (entit non animate sedili, utensili, arredamento, ecc.)
La forma descrittiva dei lessemi usata nellanalisi componenziale lineare, ovvero un diagramma ad albero, che va dai semi +generali e quelli via via +specifici e/o connotativi possibile descrivere ogni tipo di lessema. La differenza tra la descrizione di nomi e quella di verbi sta nellordine combinatorio dei tratti che pu essere casuale in quella dei sostantivi/aggettivi (bue [+BOVINO, +MASCHIO, +ADULTO] oppure [+BOVINO, +ADULTO, +MASCHIO] indifferentemente) preciso in quella dei verbi, che esclude lo spostamento di posizione, a motivo della priorit di un sema rispetto ad un altro nella comprensione del significato (uccidere [CAUSARE, DIVENTARE, NON VIVO] ma non [NON VIVO, CAUSARE, DIVENTARE])
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3.5 STATUTO E DEFINIZIONE DEI TRATTI SEMANTICI Gli indicatori semantici che rappresentano i semi sono gli stessi termini che troviamo nelle lingue naturali, ma non tutti gli studiosi sono daccordo sullo statuto di tali indicatori SONO PAROLE O ENTIT DIVERSE? Tre interpretazioni: 1. IPOTESI STRUMENTALE: gli indicatori hanno statuto lessematico: sono parole sovraordinate, cio lessemi che fungono da descrittori di tutti gli altri lessemi di una lingua, con i quali sussiste un rapporto di iperonimia difficolt: tali parole a statuto speciale, essendo lessemi, sono a loro volta oggetto di definizione e pertanto rimane il problema definitorio dei tratti poich non ha senso descrivere con altre parole proprio le parole che hanno la capacit esplicativa pi ampia e che dovrebbero essere in grado di descrivere tutto il lessico di una lingua
2. IPOTESI CONCETTUALE: gli indicatori hanno statuto psicologico: sono concetti universali e innati nella mente umana, rappresentati attraverso lessemi di una lingua naturale ma che rappresenterebbero la manifestazione di una lingua mentale (linguistica generativa) 3. IPOTESI METALINGUISTICA: gli indicatori hanno statuto metalinguistico: sono costrutti teorici del metalinguaggio, di cui il linguista si serve per la descrizione dei significati, totalmente sganciati da ogni concezione mentalista o psicologista (linguistica strutturale) difficolt: anche in queste due ipotesi rimane aperto il problema definitorio dei tratti semantici perch il rischio sempre quello di descrivere gli indicatori semantici rinviando al significato che essi hanno nella lingua
Il problema principale dellinterpretazione dei tratti semantici sta evidentemente nei limiti della semantica componenziale stessa, il cui potere esplicativo si rivela poco efficace pur nella sua adozione ancora diffusa come metodo danalisi
3.6 CONTRADDIZIONE TRA LA NATURA DEI TRATTI E LA NATURA DEL SIGNIFICATO Comunque li si voglia definire nel loro statuto, un punto fermo e condiviso da tutti che i tratti semantici siano concepiti come condizioni necessarie e sufficienti a definire il significato del segno minimo il fascio di tratti semantici individuato per ogni lessema pertanto quanto basta per descriverne il significato
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Tale concezione sarebbe valida e applicabile se il significato delle parole fosse ben delimitato, univoco, dai confini precisi; tuttavia il principio della vaghezza semantica punta invece alla complessit del significato che, al contrario, ha una natura fortemente elastica poich variabile, modificabile ed estendibile in rapporto alluso, dai confini sfumati e indefiniti:
COME RENDERE CONTO DEI SIGNIFICATI CONNOTATIVI? COME RENDERE CONTO DEGLI USI ESTENSIVI DELLE PAROLE? COME RENDERE CONTO DEGLI USI METAFORICI, METONIMICI E, IN GENERE, DEL LINGUAGGIO FIGURATO, SENZA INCORRERE, SECONDO LA LOGICA FERREA CHE LANALISI COMPONENZIALE RICHIEDE, NELLANOMALIA SEMANTICA?
Eppure il senso che si aggiunge al significato e ogni forma di uso estensivo e figurato della lingua costituiscono la connotazione peculiare di ogni lingua naturale, ne sono una prerogativa fondamentale, pertanto una teoria semantica non pu non tenerne conto in tutte le sue sfaccettature La concezione stessa della natura dei semi, che sottostanno alla definizione di necessit e sufficienza, nonch ai principi del binarismo e della marcatezza, dunque in prima linea incongruente con la reale natura del significato, rendendo vano il metodo dellanalisi componenziale che risulta troppo limitante e riduttivo
3.7 IL DILEMMA DELLA COSTITUZIONE DEL SIGNIFICATO: DIZIONARIO ED ENCICLOPEDIA Un altro problema del metodo componenziale legato alla distinzione tra dizionario ed enciclopedia: questi due concetti si riferiscono alle conoscenze linguistiche ed extralinguistiche relative alle entit denotate dalle parole la rappresentazione semantica di una parola data dunque dallinsieme di queste conoscenze, ma il problema sta nella costituzione del significato: quali conoscenze devono essere considerate? Vediamo in che cosa consiste la differenza tra dizionario ed enciclopedia
propriet semantiche intrinseche insieme delle conoscenze, credenze, tratti semantici opinioni di un individuo / collettivit
tratti costitutivi del significato tratti aggiuntivi del significato
Anche in questo caso, la rigida natura dei tratti semantici, cos come sono concepiti dalla semantica componenziale, rappresentano un limite alla descrizione del significato perch non affatto chiaro n il criterio per distinguere le conoscenze dizionariali da quelle enciclopediche, n il modo in cui i tratti costitutivi e i tratti aggiuntivi debbano entrare nel significato dei lessemi senza incorrere nel rischio dellinsufficienza descrittiva, se troppo pochi, o delleccesso descrittivo, se troppi
Le questioni fondamentali cui difficile trovare una risposta sono:
QUALI CONOSCENZE SONO DA CONSIDERARSI LINGUISTICHE (COSTITUTIVE) E QUALI ENCICLOPEDICHE (AGGIUNTIVE)? QUALE DUNQUE IL LIMITE TRA DIZIONARIO ED ENCICLOPEDIA? QUALI INFORMAZIONI COSTITUISCONO IL SIGNIFICATO DI UNA PAROLA? SOLO QUELLE DIZIONARIALI O ANCHE QUELLE ENCICLOPEDICHE? IL SIGNIFICATO DEVE CIO ESSERE COMPRENSIVO DELLE CONOSCENZE ENCICLOPEDICHE O DEVE ESCLUDERLE? COME ESCLUDERE LE CONOSCENZE DI TIPO ENCICLOPEDICO DAL SIGNIFICATO DI TERMINI CHE NON SAREBBERO ALTRIMENTI DISTINGUIBILI TRA LORO SE FOSSERO LE SOLE CONOSCENZE DIZIONARIALI A COSTITUIRE IL SIGNIFICATO?
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Su queste questioni gli studiosi sono divisi: si va da una posizione di totale esclusione delle conoscenze enciclopediche dal significato ad una posizione di totale inclusione, la quale renderebbe tuttavia impossibile una definizione precisa del significato di ogni parola poich le conoscenze enciclopediche sono potenzialmente inesauribili la posizione intermedia tiene conto di un criterio di condivisione e di convenzionalit delle informazioni affinch esse possano essere considerate costitutive del significato sono tratti costitutivi del significato le conoscenze scontate per ogni parlante di una lingua, con un grado massimo di condivisione e di convenzionalit (DIZIONARIO) sono tratti aggiuntivi e non costitutivi del significato le conoscenze non scontate per ogni parlante, non convenzionali e non condivise da ogni parlante (ENCICLOPEDIA)
3.8 I PRIMITIVI SEMANTICI I primitivi semantici sono i semi elementari in cui si presuppone sia scomponibile il significato di tutte le unit lessicali tale per cui ogni concetto possibile pu essere analizzato attraverso un numero finito di concetti primitivi essi rappresentano dunque una specie particolare di tratti semantici, precisamente gli elementi ultimi, fondamentali, atomici e universali che trovano lessicalizzazione in tutte le lingue naturali in quanto costituiscono un inventario universale e fanno parte della generale capacit di linguaggio degli esseri umani i principi che fondano questa concezione sono luniversalismo, latomismo e linnatismo La ricerca dei primitivi semantici, di cui Anna Wierzbicka la maggior esponente contemporanea, si inserisce nella corrente di pensiero che si ispira a Leibniz il quale postula una lingua simbolica universale, la characteristica universalis, i cui componenti sono caratteri simbolici essenziali che rappresentano le idee semplici e che, tramite regole combinatorie di carattere matematico, la ars combinatoria, formano le idee complesse la characteristica universalis di Leibniz si chiama oggi Metalinguaggio Semantico Naturale di Wierzbicka, formato inizialmente da un inventario di 14 primitivi e poi ampliato per arrivare a circa 60 Il problema fondamentale della teoria dei primitivi sta nellinsufficienza e nellinefficacia descrittiva degli inventari proposti e dei criteri di formulazione e di costruzione dellinventario stesso
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4. SEMANTICA PROTOTIPICA
Attraverso ladozione di modelli teorici e metodi della psicologia cognitiva nasce, tra gli anni 80-90, un nuovo indirizzo della semantica, di impostazione cognitiva, chiamata semantica prototipica Il nome deriva dallapplicazione alla teoria del significato della nozione di prototipo, che scaturisce, in ambito psicologico, da una teoria formulata da Eleanor Rosch: la teoria dei prototipi, che una teoria della categorizzazione del mondo
4.1 LA CATEGORIA La categorizzazione un processo naturale della mente umana: luomo, attraverso la percezione e lesperienza fisico-corporea, elabora e segmenta la realt extralinguistica in categorie, cio in unit discrete e in insiemi o classi di unit, mettendo in atto processi psico-cerebrali di categorizzazione che gli permetter di svolgere tutta la sua attivit cognitiva: la categorizzazione dunque un processo di astrazione del reale che origina categorie mentali; le entit del mondo reale diventano entit mentali le categorie che man mano vengono formandosi nella mente delluomo sono a fondamento di ogni facolt cognitiva, dal riconoscimento di tutto ci che lo circonda, alla costruzione di concetti astratti e concreti e di sistemi segnici, fino alluso di tali sistemi La riflessione sulla categorizzazione ha origini antiche e risale ad Aristotele; dunque in ambito classico che si forma la concezione moderna della categoria, accettata e data per scontata a lungo dal pensiero occidentale, finch non stata criticata, evidenziandone linadeguatezza, e poi sottoposta ad una revisione teorica che ne ha cambiato quasi totalmente i connotati i punti che mettiamo a confronto nelle concezioni CLASSICA e RECENTE della categoria sono tre: 1. definizione 2. delimitazione 3. membi, suddiviso in appartenenza e rappresentativit
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CATEGORIA CATEGORIA CATEGORIA CATEGORIA CONCEZIONE CLASSICA CONCEZIONE RECENTE DEFINIZIONE insieme di propriet necessarie e sufficienti che esprimono le propriet essenziali e definitorie dei suoi membri e che le distinguono da altre categorie insieme di somiglianze e di propriet tipiche non necessariamente condivise da tutti i suoi membri DELIMITAZIONE le categorie sono discrete, dai confini netti e definiti le categorie possono essere vaghe poich hanno confini variamente sfumati e variamente definiti appartenenza appartenenza appartenenza appartenenza lappartenenza alla categoria sicura e non graduabile ed stabilita con certezza dalla discretezza dei confini categoriali e dal possesso delle propriet essenziali definitorie lappartenenza alla categoria pu essere incerta e graduabile a motivo dellindefinitezza dei confini categoriali ed stabilita non dal possesso di tutte le propriet tipiche ma dal grado di somiglianza con il membro pi tipico rappresentativit rappresentativit rappresentativit rappresentativit i membri sono tutti equivalenti tra loro e rappresentativi della categoria i membri non sono equivalenti tra loro: alcuni sono pi tipici e dunque pi rappresentativi di altri MEMBRI nella concezione recente un membro pu essere: - appartenente e rappresentativo - appartenente ma non rappresentativo - appartenente entro un certo grado e non rappresentativo
La nuova concezione della categoria, diametralmente opposta a quella classica: costituisce la base della teoria dei prototipi di Rosch, a partire dagli esperimenti degli antropologi Berlin e Kay sulluso dei colori da parte di parlanti di varie lingue; gli esperimenti di Berlin e Kay: minano il presupposto del relativismo linguistico e dellarbitrariet, in quanto i risultati mostrano che la categorizzazione dei colori tuttaltro che arbitraria perch guidata da fattori extralinguistici universali mostrano che alcuni colori (membri della categoria colore) sono, pi di altri, rappresentativi dellintera categoria: da qui nasce lidea del prototipo (che possiamo chiamare prototipo categoriale) si affermata in linguistica, prima grazie alla riflessione critica di filosofi e linguisti quali Wittgenstein e Labov, poi agli studi di linguisti cognitivisti come Jackendoff, Lakoff, Taylor, Geeraerts ed altri Lapproccio cognitivo al linguaggio, da un lato, e ladozione della nozione di prototipo, dallaltro, hanno dato origine ad un nuovo modello di analisi semantica,
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che si propone come alternativa alla semantica componenziale: la semantica dei semantica dei semantica dei semantica dei prototipi prototipi prototipi prototipi o semantica prototipica semantica prototipica semantica prototipica semantica prototipica
4.2 IL PROTOTIPO Il prototipo lesemplare pi rappresentativo tra i membri di una categoria perch ne possiede pi propriet tipiche che permettono di distinguerla da altre categorie Secondo la TEORIA DEI PROTOTIPI di Rosch, le categorie sono strutturate e organizzate su due dimensioni: sullasse verticale, le categorie sono organizzate gerarchicamente, tale da costituire dei livelli in rapporto di subordinazione: dal livello pi alto e inclusivo si andr a quello pi basso e specifico, costituito da elementi unici, passando per i livelli intermedi (ad es. MOBILE armadio, letto, tavolo, sedia, ecc. tavolo rotondo, tavolo quadrato, tavolino, tavolo da lavoro, ecc. il tavolino di Maria, il tavolo liberty di mia nonna) sullasse orizzontale, pi categorie sono in rapporto paritario e tutte incluse in una categoria superiore; implicito che le categorie di un livello inferiore costituiscono i membri della categoria a livello superiore (le categorie armadio, credenza, letto, tavolo, sedia sono i membri della categoria MOBILE) tale rapporto bidimensionale ci richiama lassunto della paradigmaticit e sintagmaticit dei rapporti semantici secondo cui esiste una relazione gerarchica di iper-/iponimia tra lessemi di significato generale/specifico e una relazione paritaria di co-iponimia tra lessemi inclusi nello stesso iperonimo; pur essendo improprio parlare di rapporto di iponimia e co-iponimia tra le categorie, indubbio che gli assunti di paradigmaticit e sintagmaticit siano presenti anche nella categorizzazione un livello tra i livelli organizzati sullasse verticale e una categoria tra le categorie strutturate sullasse orizzontale sono, secondo la Rosch, pi rilevanti degli altri livelli e categorie: il livello basico, costituito da un insieme di categorie intermedie (ad es. armadio, credenza, letto, tavolo, sedia) il prototipo, il membro pi tipicamente rappresentativo di una categoria sovraordinata (ad es. armadio il prototipo della categoria mobile) livello basico e prototipo sono, rispetto agli altri livelli e membri, pi salienti, immediati, frequenti, prioritari: dal punto di vista psicologico a livello di immagine mentale nellacquisizione e nelluso linguistici nellelencazione dei membri di una categoria
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Tale distintivit allinterno del processo di categorizzazione risponde ad un principio di economia cognitiva: fornire il massimo di informazione con il minimo sforzo si tratta di una necessit per luomo di ottimizzare le informazioni concernenti il mondo attraverso lesaltazione delle somiglianze tra membri della stessa categoria e delle differenze con i membri di altre categorie somiglianze e differenze sono dunque al livello basico e nel prototipo maggiormente visibili poich queste entit enucleano meglio le propriet tipiche e, allo stesso tempo, discriminatorie Il principio di economia cognitiva che guida la struttura della categorizzazione testimonia la non arbitrariet di questo processo, provata di fatto dalle corrispondenze tra le varie lingue nella scelta del livello basico e del prototipo categoriale
4.3 APPLICAZIONE DEL PROTOTIPO ALLA SEMANTICA: LA SEMANTICA PROTOTIPICA Il concetto di prototipo non applicabile alla semantica cos com concepito, facendolo coincidere col significato, perch il prototipo lesemplare mentale pi tipico di una categoria, ma non il suo significato che viene lessicalizzato in una parola che la designa (lentit passero il prototipo dellentit sovraordinata uccello, ma non il significato di uccello) esso stato dunque applicato alla semantica operando unastrazione del concetto stesso, intendendolo non come esemplare mentale di unentit concreta, bens come entit astratta (che possiamo chiamare prototipo semantico) che raccoglie le propriet tipiche di una categoria le quali, intersecandosi, rappresentano il significato lessicale il prototipo semantico, che astratto per definizione, non dunque identificato con il prototipo categoriale, ma ne rappresenta appunto unastrazione: prototipo categoriale = categoria mentale, cio esemplare mentale di unentit concreta che rappresenta una categoria sovraordinata (es. lesemplare passero il prototipo della categoria uccello) prototipo semantico = categoria semantica, cio insieme di propriet tipiche di una categoria lessicale che rappresentano il significato di una parola che ad essa si riferisce e di cui il prototipo categoriale lesempio migliore (es. linsieme delle propriet avere le ali, avere le piume, avere il becco, essere oviparo, saper volare, il prototipo astratto del lessema uccello che viene meglio rappresentato dallentit passero; ovviamente non tutte le propriet tipiche si applicano a lessemi che denotano membri meno rappresentativi di una categoria, come pinguino, il quale scevro della propriet saper volare)
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Il fatto che la rappresentazione semantica di determinate entit sia data dallintersezione di propriet tipiche e che non tutte le entit le posseggano integralmente dovuto alla graduabilit dellappartenenza categoriale (secondo la nuova concezione di categoria), che pu dunque essere piena ma anche sfumata la prototipicit, tuttavia, sembra manifestarsi sempre, anche in categorie semantiche non vaghe come i numerali, perch in ogni categoria esistono esemplari pi rappresentativi di altri ci vuol dire che la prototipicit si manifesta anche laddove il fenomeno della vaghezza semantica non si manifesta, e che la vaghezza dovuta alla graduabilit dellappartenenza categoriale ma non alla rappresentativit
4.4 PROTOTIPO E SIGNIFICATO TRATTI TIPICI E TRATTI SEMANTICI Secondo questa impostazione della semantica prototipica, il prototipo semantico il significato lessicale e le sue propriet tipiche, dal cui incrocio generato il prototipo, corrispondono ai tratti semantici sono cambiate le etichette definitorie, ma CAMBIATA LA SOSTANZA? Poniamoci alcuni quesiti
LE PROPRIET TIPICHE DEL PROTOTIPO CATEGORIALE SONO IDENTIFICATE CON LE PROPRIET TIPICHE DEL PROTOTIPO SEMANTICO?
sembrerebbe di s, visto che, nel trasformare la nozione di prototipo in prototipo astratto, non si fa alcuna distinzione tra le propriet tipiche riferite al prototipo categoriale e quelle riferite al prototipo semantico lo scarto tra le due nozioni dato solamente dalla concezione di esemplare mentale che si aggancia direttamente a unentit concreta, per luno, e di insieme di propriet astratte, per laltro, ma le propriet tipiche dellesemplare corrispondono esattamente alle propriet astratte
LE PROPRIET DI UNA CATEGORIA SONO IDENTIFICATE CON I TRATTI SEMANTICI DI UN LESSEMA CHE DESIGNA QUELLA CATEGORIA?
abbiamo detto che unentit categorizzata possiede determinate propriet che ne permettono il riconoscimento: alcune coincideranno con le propriet tipiche del prototipo altre saranno propriet diverse, secondarie, che quellentit non condivide con il prototipo ma che condivide con altre entit diversamente categorizzate
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le propriet, tipiche e non, di una categoria sembrano dunque identificarsi con la concezione dei tratti semantici costitutivi e aggiuntivi del significato lessicale Esiste tuttavia una differenza sostanziale che impedisce una tale identificazione: i tratti semantici secondo lapproccio classico sono condizioni necessarie e sufficienti per lappartenenza alla categoria, mentre le propriet tipiche sono la misura della somiglianza delle entit alla categoria che non ne esclude per lappartenenza in caso di somiglianza non perfettamente conforme
In aggiunta, c da considerare una questione di ordine psicologico: la semantica prototipica si base sullassunto cognitivista dellinfluenza della realt, cio degli esemplari concreti, sulla formazione delle categorie e del prototipo, tuttavia il processo di astrazione del prototipo allontana il prototipo semantico dallaggancio con lesemplare concreto, cui il prototipo categoriale invece intimamente legato come si convalida dunque lassunto fondamentale del cognitivismo?
La concezione del significato come intersezione di propriet astratte, non necessariamente condivise da tutti i membri di una categoria lessicale, non sembra comunque sia risolvere, infine, i problemi sorti in seno alla semantica componenziale, relative alla distinzione tra dizionario ed enciclopedia: quali propriet tipiche entrano nel significato? in base a quale criterio si selezionano? riesce tuttavia a superarne la rigidit dovuta alla tesi della necessit e sufficienza
4.5 DAL PROTOTIPO ALLEFFETTO PROTOTIPO: LA PROTOTIPICIT La revisione della teoria dei prototipi conduce Lakoff a spiegare la protipicit come meccanismo cognitivo generale che luomo mette in atto per significare lesperienza: lo chiama effetto prototipo, descritto come manifestazione superficiale degli schemi cognitivi umani che si realizza in modo diverso nelle diverse categorie linguistiche Il punto fermo che la rappresentazione semantica scaturisce dallintersezione di propriet tipiche che non tutti i membri di una categoria lessicale condividono e pertanto vale il principio della somiglianza al prototipo e non delle condizioni necessarie e sufficienti che erano la prerogativa dei tratti semantici Ci costituisce il punto di partenza per analizzare la struttura delle categorie lessicali Esistono due tipi di CATEGORIE LESSICALI:
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categorie monosemiche (o monocentriche) = polisemia referenziale: vari tipi di referenti diversi, ovvero vari tipi di referenti simili, con un unico centro semantico (ad es. frutto e dispari) e dunque somiglianza con un unico prototipo implica unitariet semantica, un unico senso prototipico categorie polisemiche (o policentriche) = polisemia semantica: diversi tipi di referenti e pi sensi diversi (cio diverse accezioni) con pi centri semantici (ad es. scuola) e dunque somiglianza con pi prototipi implica mancanza di unitariet semantica, pi sensi prototipici, perch ogni senso costituisce una categoria che ha il suo prototipo ( come se fossero tanti lessemi diversi, tanti quanti sono i sensi, compresi quelli metaforici)
Ogni lessema dunque una categoria che manifesta una sorta di prototipicit attraverso le propriet tipiche, non tutte sempre presenti la nozione di prototipicit non ne esclusa e dunque, secondo Geeraerts, occorre postulare le propriet tipiche della prototipicit tali propriet tipiche costituiranno cos il metro di paragone delle categorie per valutarne il grado di prototipicit: una categoria sar pi o meno prototipica nella misura in cui fruir di queste propriet (se ne avr di meno sar meno prototipica)
QUALI SONO LE PROPRIET TIPICHE DELLA PROTOTIPICIT? confine sfumato vari gradi di rappresentativit mancanza di propriet condivise da tutti i membri polisemia referenziale con univocit semanticamente unitaria
Vi saranno cos categorie che fruiranno di tutte le propriet prototipiche e quelle che fruiranno di una sola propriet, passando per i gradi intermedi; ci vuol dire che leffetto prototipo pervasivo, ma si manifesta in maniera graduale nelle varie categorie lessicali (ad es., nellordine frutto, uccello, fresco, rosso, dispari) le categorie lessicali hanno pertanto una struttura prototipica con grado variabile di prototipicit
Mentre facile individuare il prototipo delle categorie monosemiche, pi difficile lo per le categorie polisemiche perch ogni senso ha il suo prototipo; non esiste cio un senso prototipico cui fare riferimento per stabilire il grado di somiglianza delle varie accezioni e ci dovuto al fatto che non esiste almeno una propriet che le accomuna
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la polisemia sembra dunque mettere in difficolt il principio della somiglianza al prototipo, ovviata tuttavia dalla nozione di somiglianze di famiglia formulata da Wittgenstein: il modello prototipico spiega la polisemia referenziale delle parole monosemiche in cui tutti i membri della categoria condividono almeno una delle propriet tipiche, la quale funge da denominatore comune il modello delle somiglianze di famiglia spiega la polisemia semantica delle parole polisemiche in cui non esiste una propriet che funga da denominatore comune ma i vari sensi possono essere accomunati da varie propriet non condivise da tutti ma solo da alcuni
4.6 I MODELLI COGNITIVI IDEALIZZATI (ICM) Lakoff ha introdotto un altro modello ancora nel tentativo di dare una spiegazione unitaria, senza dover ricorrere a due modelli differenti per rendere conto della monosemia e polisemia: si tratta del modello cognitivo idealizzato o ICM (Idealized Cognitive Model) che richiama la tesi della prototipicit come principio cognitivo generale del ragionamento umano DEFINIZIONE: gli ICM sono strutture mentali con cui organizziamo le conoscenze, ovverosia schemi cognitivi preconcettuali presenti nella mente umana atti a dare senso allesperienza del mondo e che sottostanno alla categorizzazione semantico-lessicale ogni conoscenza, ogni nozione e significato scaturisce dunque da questi schemi cognitivi i quali sono originati nella mente delluomo dallesperienza corporea e fisico-percettiva, in consonanza con gli assunti della linguistica cognitiva Il punto di partenza della COGNIZIONE e della FACOLT DI LINGUAGGIO dunque, direttamente o indirettamente, la dimensione fisica la quale, essa stessa organizzata e strutturata: origina gli schemi cognitivi idealizzati che sottostanno alle categorie linguistiche dei domini concreti estende quegli schemi, attraverso processi immaginativi metaforici e metonimici, alle categorie linguistiche dei domini astratti Per quanto concerne la tipologia dei modelli cognitivi idealizzati, Lakoff ipotizza tre tipi di strutture mentali cognitive: ICM NETTI, per la formazione di categorie monosemiche, dai confini precisi e appartenenza certificata da condizioni necessarie e sufficienti (dispari) leffetto prototipo in queste categorie meno evidente ICM SCALARI, per la formazione di categorie monosemiche, dai confini sfumati e appartenenza graduabile (frutto, rosso)
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leffetto prototipo in queste categorie pervasivo ICM RADIALI, per la formazione di categorie polisemiche, che sono strutture complesse organizzate in una rete di varie sottocategorie centrali e periferiche collegate da ICM metaforici: la sottocategoria centrale che scaturisce da un dominio fisico-percettivo legata alle sottocategorie periferiche tramite una proiezione metaforica che estende la sottocategoria centrale ad un altro dominio concreto o astratto (vedere, madre) le sottocategorie periferiche sono dunque estensioni della sottocategoria centrale e sono appunto percepite come periferiche leffetto prototipo raggiunge in queste categorie la massima espressione
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SECONDA PARTE
LA COMPETENZA SEMANTICA LESSICALE
Riferimenti bibliografici: MARCONI Diego, La competenza lessicale, Laterza, Roma-Bari 1999 FERRANTI Clara, Il contatto linguistico nella competenza e nellesecuzione, in Rivista Italiana di Linguistica e di Dialettologia V (2003) [2005], pp. 149-172.
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LA COMPETENZA SEMANTICA LESSICALE
1. DUE ASPETTI DELLA COMPETENZA SEMANTICA LESSICALE La mente umana caratterizzata da unelevata modularit funzionale modularit funzionale modularit funzionale modularit funzionale, attestata dalla compartimentalizzazione neuronale delle diverse funzioni del cervello (organiche, sensoriali, linguistiche, ecc.), compartimentalizzazione che si estende anche allinterno delle funzioni stesse Il cervello umano ha dunque una struttura altamente specializzata, bench esista una coazione costante sia delle diverse aree allinterno del sistema nervoso centrale, sia tra questo e i sistemi degli organi periferici Il funzionamento modulare della mente umana suggerisce unanaloga modularit a livello del funzionamento e della gestione della competenza semantica lessicale competenza semantica lessicale competenza semantica lessicale competenza semantica lessicale, definita da Marconi come la capacit di usare le parole la competenza semantica lessicale fa parte della pi ampia e generale competenza linguistica, cio la facolt cognitiva propria delluomo che gli permette di conoscere e di usare una lingua
CHE COSA SIGNIFICA SAPER USARE LE PAROLE? Marconi propone di differenziare la competenza semantica lessicale in due tipi di capacit distinte e indipendenti luna dallaltra: la competenza referenziale competenza referenziale competenza referenziale competenza referenziale = la capacit di mettere in corrispondenza le unit lessicali col mondo reale, secondo due processi inversi che costituiscono i due lati della competenza referenziale: la deduzione della parola a partire dal referente o, inversamente, il recupero del referente a partire dalla parola (connessioni parola- mondo) la competenza inferenziale competenza inferenziale competenza inferenziale competenza inferenziale = la capacit di gestire una rete di connessioni tra parole, che sta alla base di procedimenti quali la parafrasi o la definizione, a partire da una parola, o il recupero di un sinonimo o di una parola a partire dalla sua definizione (connessioni intralinguistiche) questi due tipi di competenza sarebbero indipendenti anche neurologicamente, in accordo con la compartimentalizzazione neuronale del cervello, come di fatto sembrano mostrare le indagini empiriche della ricerca neuropsicologica su pazienti cerebrolesi, i quali: nel presentare la menomazione delluna (referenziale o inferenziale) conservano intatta laltra capacit, oppure nel conservare uno dei due lati della competenza referenziale presentano la menomazione o la perdita dellaltro lato
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Mentre nella competenza referenziale evidente il legame tra lingua e realt, dalla competenza inferenziale, nella visione di Marconi, escluso il rapporto segno- referente tale esclusione trova giustificazione nel fatto che la mente umana non gestisce unicamente le relazioni parola-mondo ma coordina anche una rete di relazioni tra le parole, come lorientamento paradigmatico della lingua e le relazioni che esso comporta dimostrano: si infatti in grado di collegare un segno linguistico ad un referente, a partire dal segno o dal referente ma si anche in grado di descrivere o di definire una parola o, seguendo procedimenti mentali inversi, di dedurre la parola a partire dalla descrizione o dalla definizione Marconi identifica la capacit inferenziale con le conoscenze, cio il lato non referenziale della competenza con ci non si intende che i segni linguistici chiamati in causa dalla conoscenza non siano collegati ad un referente, visto il naturale richiamo ad esso dei singoli elementi che producono uninferenza, ma che la competenza lessicale si esplica, anche, con una capacit, unicamente intralinguistica, di connettere i segni linguistici tra loro possiamo dunque concludere che nella competenza inferenziale il richiamo al referente c, ma non pertinente Prima di vedere in che cosa consistono le competenze referenziale e inferenziale, occorre fissare alcuni concetti basilari della teoria di Marconi sulla competenza semantica lessicale: il referente inteso come cognitivo, non come oggetto reale, in virt del fatto che la competenza referenziale una capacit cognitiva della mente e quindi la connessione parola-referente non oggettiva bens cognitiva; la capacit di proiettare il lessico sul mondo, cio, non deve essere interpretata nel senso di un collegamento puramente oggettivo tra la parola e la cosa, poich, dice Marconi, la competenza semantica lessicale ha luogo nella testa (anche se, naturalmente, la testa in contatto col mondo grazie alla percezione e alla motricit) per oggetto o figura non si intende pertanto la cosa concreta, reale, ma loggetto che nella mente, il referente appunto, limmagine delloggetto categorizzato nella mente umana attraverso il processo di categorizzazione del reale (tale concezione del referente esclude una visione esternistica del componente referenziale, che invece presente in altri studiosi come Putnam) non tutte le parole del lessico hanno un referente: lessemi teorici che si riferiscono a entit o idee astratte (ad es. tuttavia, ebbene, derivare, probabile, ecc.) non si applicano al mondo reale, anche se vengono usate per
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descriverlo, in quanto non sono determinate dalla percezione; ci sono dunque categorie linguistiche di lessemi astratti che possono essere usati solo inferenzialmente e il loro significato dato unicamente dal ruolo inferenziale che svolgono ci non vuol dire che i lessemi che si riferiscono al mondo dellimmaginazione non abbiano referente: possibile visualizzare cognitivamente un cavallo come un unicorno, indipendentemente dal fatto che luno appartiene al mondo reale e laltro al mondo immaginario il lessico semantico una collezione di rappresentazioni mentali distinte dalle rappresentazioni sia delle forme di parola grafiche, sia di quelle fonologiche; Marconi le definisce altre entit e, con un punto interrogativo, concetti? i lessici di output sono invece rappresentazioni mentali di parole, cio le parole stesse (in forma grafica o fonologica) in quanto distinte dai concetti o rappresentazioni semantiche
2. COMPETENZA SEMANTICA E TRIANGOLO SEMIOTICO Marconi, coerentemente con la concezione cognitivista, non associa il lessico semantico e quello di output ai concetti saussuriani di significato e significante egli tiene inoltre a precisare che la sua una teoria della competenza e non una teoria del significato depurando tuttavia i noti concetti saussuriani da una visione prettamente strutturalistica, che, nellescludere la componente mentale, appare troppo estremista e limitante, e comprendendovi invece unimprescindibile realt cognitiva della mente umana che non ha senso escludere dalla definizione di significato, possiamo stabilire lequazione lessico semantico = significato lessico di output = significante al fine di rappresentare nel noto triangolo semiotico i rapporti che, nellesercizio della competenza semantica lessicale, si instaurano tra parola, rappresentazione semantica e referente tolto dunque lo scarto tra il significato (che saussurianamente linguistico) e il concetto (che cognitivamente mentale) sembra evidente il parallelismo tra le componenti del triangolo semiotico e quelle della competenza semantica lessicale: significato significato significato significato = rappresentazione semantica = lessico semantico significante significante significante significante = parola = lessico di output referente referente referente referente = oggetto/figura = immagine
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Il LESSICO SEMANTICO, nella visione di Marconi, un sistema di rappresentazione mentale cui si accedde sia nellesercizio della competenza inferenziale, sia di quella referenziale, fermo restando il principio dellindipendenza dei due aspetti della competenza lessicale, neuropsicologicamente dimostrato dai dati clinici di perdita o menomazione delle capacit referenziali o inferenziali Allinterno dellanalogia tra lessico semantico e significato e in una concezione ampia del significato, linguistico ma anche cognitivo allo stesso tempo perch comprensivo di ci che imprescindibile nelluomo come essere pensante e capace di servirsi di un sistema semiotico per dare senso alla realt, sembra giusto ritenere che sia proprio il significato al centro dei distinti processi cognitivi referenziali e inferenziali della mente umana: il SIGNIFICATO costituisce esattamente il luogo dellintersezione tra parole, connessioni intralinguistiche e mondo
lessici di output fonologico/grafico
lessico semantico
mondo
Chiarito il ruolo centrale del lessico semantico nella struttura della competenza semantica, vediamo la struttura specifica dei suoi due aspetti attraverso la rappresentazione del triangolo semiotico
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3. LA COMPETENZA REFERENZIALE La COMPETENZA REFERENZIALE si suddivide nelle capacit di: denominazione denominazione denominazione denominazione = la capacit di trovare il nome di un oggetto (o di una figura) che stato categorizzato nel lessico semantico applicazione applicazione applicazione applicazione = la capacit di ricuperare una rappresentazione semantica a partire da una parola, e di farle corrispondere un oggetto o una figura secondo le definizioni di Marconi luna dunque il percorso inverso dellaltra; volendo rappresentare i due lati della competenza referenziale, vediamo che: la denominazione il recupero del lessema a partire dal referente, attraverso il significato; si esplica dunque nella direzione immagine direzione immagine direzione immagine direzione immagine parola parola parola parola, a partire dalla visione del referente (oggetto reale o raffigurato e che comunque sia cognitivamente categorizzato) lapplicazione il recupero del referente a partire dal lessema, attraverso il significato; si esplica dunque nella direzione parola direzione parola direzione parola direzione parola immagine immagine immagine immagine, a partire dallaudizione o dalla rappresentazione grafica della parola
COMPETENZA REFERENZIALE CONNESSIONI PAROLA-MONDO
parola immagine immagine parola APPLICAZIONE DENOMINAZIONE significato significato rappresentazione semantica rappresentazione semantica
parola oggetto oggetto parola significante referente referente significante
Se interpretiamo i tre componenti semiotici del triangolo di Ogden e Richards allinterno dellimpostazione cognitivista, vediamo fondamentalmente confermato lantico principio scolastico
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voces voces voces voces significant res res res res mediantibus conceptis conceptis conceptis conceptis
in cui voces e res, oggetti cognitivi che si identificano con lessici di output e referenti rispettivamente, sono messi in rapporto tra loro attraverso la mediazione dei conceptis cio del lessico semantico tale rapporto, che attualizza la capacit umana di proiettare il lessico sul mondo, avviene nella testa, come dice Marconi, e in esso non entra dunque il mondo oggettivo: la realt tangibile connessa alla competenza referenziale solo tramite la percezione e passando per la sua categorizzazione
4. LA COMPETENZA INFERENZIALE La COMPETENZA INFERENZIALE la capacit di gestione della rete semantica e di connessione della rete ai lessici di output essa comprende tutti tipi di procedimenti semantici inferenziali come la parafrasi, la definizione, il recupero di un sinonimo, ecc. lavvio e il risultato del processo inferenziale sono i lessici fonologici e grafici di input e di output i quali vengono collegati tra loro attingendo alle rappresentazioni del lessico semantico lesercizio della competenza inferenziale consiste dunque nella connessione tra parole che avviene attraverso il lessico semantico e che non presuppone la visione o la visualizzazione dellimmagine referenziale Bench Marconi parli della competenza inferenziale in termini di parafrasi, definizione, inferenza semantica, non indica tuttavia, come invece fa per la competenza referenziale, capacit differenziate della competenza inferenziale sulla scorta dei dati clinici ipotizza per, anche per questa, lesistenza di procedimenti inversi che sarebbero mentalmente dissociati: la capacit inferenziale che si esplica nella direzione parola definizione, luna, e quella che si esplica nella direzione definizione parola, laltra ci presuppone lutilizzo di pi lessemi (definizione, descrizione, ecc.) ovvero di un unico lessema (parola, sinonimo) e cos, sulla base non di procedimenti inversi, come la denominazione e lapplicazione, ma dellutilizzo di pi elementi linguistici (una frase), ovvero di un solo elemento (una parola, un sinonimo, comprendendovi anche i lessemi complessi), possiamo distinguere due capacit inferenziali, che possono essere nominate descrizione e corrispondenza: descrizione = la capacit di gestire relazioni intralinguistiche complesse, composte da pi elementi linguistici; essa ha luogo quando, a partire da uno o pi
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elementi linguistici, linferenza una frase, una parafrasi, una descrizione, una definizione estesa, una deduzione corrispondenza = la capacit di gestire relazioni intralinguistiche semplici, composte da un solo elemento linguistico; essa ha luogo quando, a partire da uno o pi elementi linguistici, linferenza una parola, un sinonimo, la definizione ridotta di una parola (ad esempio lindicazione del sovraordinato, cane = animale) Nel caso della descrizione, chiaro che la comprensione della relazione tra tutti i segni linguistici coinvolti nellinferenza presuppone una conoscenza delle regole sintattiche della lingua alla competenza semantica lessicale si aggiunge pertanto la COMPETENZA SEMANTICA STRUTTURALE (o SINTATTICA), definita da Marconi come la capacit di comprendere unespressione complessa sulla base della comprensione delle sue parti costitutive Nella corrispondenza, invece, linterfaccia della sintassi non viene attivata se non nellinput che avvia il procedimento inferenziale, quando questo input costituito da unespressione linguistica complessa, o nellinferenza costituita da lessemi complessi (ferro da stiro, macchina da scrivere, ecc.) Dal rapporto inferenziale escluso, come abbiamo gi detto, il referente, nel senso che esso non pertinente nellesercizio di tale competenza, e pertanto non possiamo pi avvalerci del triangolo semiotico per rappresentarlo la rappresentazione dunque la seguente e si presenta sotto forma di quadrilatero, anzich di triangolo:
S.te/S.teG- S.teG- S.te/S.teG- S.te- lessico di input lessico di output lessico di input lessico di output
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significato globale e significante globale (S.toG-S.teG) sono da intendersi come lunione relazionale dei significati e dei significanti di una frase complessa la quale, grazie alla competenza sintattica, viene compresa globalmente costituendo un significato unico e, per analogia, un significante unico e globale, ferma restando, ovviamente, lindividualit semantico-lessicale dei segni linguistici costitutivi della frase complessa i lessici di input e di output (fonologico e grafico) rappresentano, rispettivamente, lo stimolo linguistico di avvio (S.te-) e il risultato del processo inferenziale (S.te-) il lessico semantico, luogo del significato, il luogo in cui avviene la correlazione tra il significato (S.to-) e il significato inferito (S.to-) nella DESCRIZIONE, che gestisce connessioni intralinguistiche in cui sono coinvolte pi parole, linferenza avviene, a partire da una parola o da una frase complessa che costituisce il lessico di input (S.te/S.teG-), nella direzione di unaltra frase complessa (frase, parafrasi, descrizione, definizione estesa), costituita dal lessico di output (S.teG-), attraverso la mediazione del lessico semantico (S.to/S.toG-; S.toG-) nella CORRISPONDENZA, che gestisce connessioni intralinguistiche in cui sono coinvolte pi parole ma il risultato del procedimento una parola, linferenza avviene, a partire da una parola o da una frase complessa che costituisce il lessico di input (S.te/S.teG-), nella direzione di una parola (lessema, lessema complesso, sinonimo, definizione ridotta), costituita dal lessico di output (S.te-), attraverso la mediazione del lessico semantico (S.to/S.toG-; S.to-) Confrontando queste due capacit della competenza inferenziale con i procedimenti inversi mentalmente separati indicati da Marconi, certamente possiamo dire che: la descrizione mostra il percorso parola definizione, dal momento che il risultato una frase complessa la corrispondenza mostra il percorso definizione parola, poich il risultato una parola tuttavia la capacit di descrivere pu essere avviata anche da una definizione o descrizione, e non necessariamente da una parola, cos come la capacit di corrispondere pu essere avviata da una semplice parola, e non necessariamente da una definizione descrizione e corrispondenza non si identificano dunque con i procedimenti inferenziali suggeriti da Marconi
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5. COMPETENZE REFERENZIALE E INFERENZIALE: IPOTESI DI INTEGRAZIONE Bench la competenza inferenziale non possa essere rappresentata dal triangolo semiotico, a motivo della mancanza del referente come componente della relazione intralinguistica, tuttavia da notare che il lessico semantico funge, come nella denominazione e nellapplicazione (i due lati della competenza referenziale), da mediatore nella connessione dei lessici di input e di output in altre parole, tanto nei procedimenti referenziali quanto in quelli inferenziali la capacit di usare le parole si esplica tramite il transito nel lessico semantico, con la differenza che esso media tra le parole e il mondo, nella competenza referenziale, ovvero tra le parole, nella competenza inferenziale se riprendiamo la formulazione scolastica voces significant res mediantibus conceptis (le parole significano le cose mediante i concetti), tenendo conto dei requisiti della competenza inferenziale la si potrebbe riformulare come:
e cio: le parole significano le parole mediante i concetti insomma, il terzo elemento che viene a mancare: la res, il referente, che invece presente nella competenza referenziale Tuttavia, legittimo chiedersi
POSSIBILE CHE NELLESERCIZIO DELLA COMPETENZA INFERENZIALE IL REFERENTE SCOMPAIA COMPLETAMENTE? avevamo detto che tale componente semiotico non pertinente nellesercizio della competenza inferenziale, ma ci non vuol dire che i lessemi oggetto delle connessioni intralinguistiche non siano collegati ad un referente sarebbe infatti impensabile concepire la rappresentazione semantica di un qualsiasi lessema senza il richiamo al suo referente cognitivo, tranne che per i lessemi astratti privi di referente, il cui significato dipende unicamente dal loro ruolo inferenziale se dunque diciamo che il referente escluso dalla competenza inferenziale, possiamo dire che lo solo perch viene evidenziato il fatto che esiste nella mente umana anche una capacit cognitiva unicamente intralinguistica per il cui esercizio non rilevante la visione, anche solo mentale, dellimmagine referenziale Possiamo tuttavia ammettere, in virt del naturale richiamo al referente dei lessemi oggetto di inferenza nella descrizione o nella corrispondenza, che la competenza
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referenziale venga comunque sia attivata nella mente del parlante anche nelle funzioni inferenziali: la visione delloggetto sar, in questo caso, unicamente mentale, cio non percettivamente stimolata da un oggetto reale categorizzato nel lessico semantico, come normalmente accade nellesercizio della competenza referenziale, ma direttamene attualizzata nella mente (come naturalmente avviene, del resto, ogni volta che, ad esempio, pensiamo di prendere un oggetto in una stanza e con la mente vediamo loggetto cognitivo finch non troviamo loggetto reale) ci che vogliamo supporre dunque che la non pertinenza della visione del referente (percettiva o mentale) nellesercizio della competenza inferenziale non esclude la sua partecipazione a tale esercizio, pertanto anche la competenza referenziale non pu dirsi che attivata contemporaneamente a quella inferenziale, tranne che per i lessemi astratti, privi di referente Lipotesi avanzata dunque la seguente: nella competenza inferenziale il parlante vede il referente connesso alle parole oggetto dinferenza con gli occhi della mente in assenza di stimolo percettivo e mentre gestisce la rete semantica attraverso il collegamento del lessico semantico ai lessici di output grazie alla competenza inferenziale, nel contempo connette le diverse rappresentazioni semantiche ai rispettivi referenti grazie alla competenza referenziale, in particolare alla capacit di applicazione, dal momento che linferenza normalmente catalizzata da uno o pi elementi linguistici e non da un referente; lapplicazione rimane implicita, confinata cio nella mente, rispetto alla descrizione o alla corrispondenza che sono invece esplicite se invece linferenza fosse catalizzata da un referente, allora il risultato sarebbe uninferenza semantica, del tipo definizione, descrizione, parafrasi, sinonimo, ad esclusione tuttavia del nome delloggetto poich la denominazione, come avviene per lapplicazione, rimarrebbe implicita, cio confinata nella mente Tale ipotesi porta alla conclusione che nel caso di procedimenti inferenziali la competenza semantica lessicale viene totalmente attivata, laddove invece nei procedimenti referenziali di denominazione e applicazione viene attivato un solo aspetto della competenza, quella referenziale appunto La considerazione della contemporanea attivazione di ambedue gli aspetti della competenza semantica lessicale nellesercizio della competenza inferenziale ci permette di tornare alla rappresentazione del triangolo semiotico, con alcune integrazioni (per i lessemi astratti vale invece lo schema della competenza inferenziale gi presentato)
In questi schemi revisionati della competenza inferenziale viene rappresentata lattivazione implicita del lato applicativo o denominativo della competenza referenziale: nel primo, competenza inferenziale con attivazione dellapplicazione, rappresentato, a partire dal lessico di input (S.te/S.teG-), il duplice rimando contestuale dal significato (S.to/S.toG-) al referente (R-) e al significato inferito (S.toG- ovvero S.to-), il quale rimanda al connesso referente (R-) e al lessico di output (S.teG- ovvero S.te-) nel caso di connessioni intralinguistiche in cui siano coinvolte frasi complesse, anche il referente R va inteso come globale, cio come unione di tutti i referenti cui rimandano i singoli significati di lessemi non astratti il carattere tondo di descrizione e corrispondenza e il carattere corsivo di applicazione vogliono indicare, rispettivamente, le modalit esplicita ed implicita della competenza inferenziale globale nel secondo, la competenza inferenziale con attivazione della denominazione invece rappresentata invertendo i poli di avvio e risultato, referente (R-) e lessico di output (S.teG- ovvero S.te-), mentre il lessico di input scompare perch linferenza catalizzata dal referente e non da un lessico grafico o fonologico; al suo posto, vista lattivazione implicita della capacit di denominazione, possiamo ipotizzare un lessico mentale, ovverosia il significante, controparte del lessico semantico, che rimane nella mente e non viene esplicitato n come input n come output grafico o fonologico il duplice rimando contestuale avviene dunque dal significato (S.to/S.toG-) al lessico mentale (S.te/S.teG-) e al significato inferito (S.toG- ovvero S.to-), il quale rimanda al connesso referente (R-) e al lessico di output (S.teG- ovvero S.te-)
Secondo questa ipotesi integrativa, la competenza referenziale, pur rimanendo indipendente da quella inferenziale, risulta dunque implicitamente attivata nellesercizio di questultima
CHE COSA VUOL DIRE QUESTA SIMULTANEA ATTIVAZIONE DELLE DUE COMPETENZE? che, probabilmente, bench la competenza inferenziale possegga la sua specificit e autonomia rispetto alla competenza referenziale, tuttavia la sua attivazione comporta lattivazione della competenza globale competenza globale competenza globale competenza globale del parlante in altre parole, la competenza inferenziale si identifica con la competenza semantica lessicale globale, o complessiva
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6. COMPETENZA INFERENZIALE ED EVIDENZE CLINICHE Lipotesi della simultanea attivazione dei due aspetti della competenza semantica lessicale sembrerebbe tuttavia contraddire i risultati degli esperimenti su cerebrolesi con capacit linguistiche ridotte o danneggiate perch nel caso di deficit della competenza referenziale, quella inferenziale rimane intatta. Se dunque la competenza inferenziale corrisponde, secondo lipotesi integrativa, alla competenza globale, come possibile, occorre chiedersi, che la competenza inferenziale risulti intatta, secondo i dati clinici, se una parte di essa comunque lesa? Vediamo il problema da vicino. Sono stati studiati e descritti molti casi di: A. competenza REFERENZIALE intatta e competenza INFERENZIALE danneggiata B. competenza REFERENZIALE danneggiata e competenza INFERENZIALE intatta Nellipotesi di autonomia esclusiva di ambedue le competenze (lesercizio delluna esclude lesercizio dellaltra) il DEFICIT riguarder: A.1 la descrizione/corrispondenza con efficienza della denominazione/ applicazione B.1 la denominazione e/o applicazione (a loro volta indipendenti secondo i dati clinici) con efficienza della descrizione/corrispondenza Nellipotesi di autonomia parziale (lesercizio della competenza inferenziale include lesercizio di quella referenziale ma non viceversa) il DEFICIT riguarder: A.2 la descrizione/corrispondenza con efficienza della denominazione/ applicazione (come A.1) B.2 la denominazione e/o applicazione con efficienza della descrizione/ corrispondenza (come B.1) e tuttavia, occorre ipotizzare, con una menomazione nel percorso di richiamo al referente Volendo rappresentare tale ipotesi di competenza referenziale lesa tramite lo schema della competenza semantica lessicale globale, avremo una proiezione di questo tipo:
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COMPETENZA INFERENZIALE CON COMPETENZA REFERENZIALE LESA NELLA CAPACIT DI APPLICAZIONE
le linee tratteggiate rosse indicano lincapacit del cerebroleso di procedimenti referenziali: nel primo schema, lesa la capacit di applicazione poich, pur essendo egli in grado di fare particolareggiate descrizioni allo stimolo di una data parola accedendo al lessico semantico, non in grado di visualizzare il referente e dunque di proiettare il lessico sul mondo nel secondo schema, lesa la capacit di denominazione poich il cerebroleso ugualmente in grado di fare particolareggiate descrizioni allo stimolo per, in questo caso, di unimmagine che riconosce, tuttavia non in grado di nominarla Una tale interpretazione, oltre a non minare lipotesi integrativa, si accorderebbe anche con i dati clinici che autenticano la struttura altamente specializzata del cervello umano e lasciano intuire una plausibile modularit funzionale della mente Per terminare il quadro clinico delle lesioni della competenza semantica, nel caso di competenza inferenziale lesa con competenza referenziale intatta, si pu facilmente immaginare che risulti menomato il percorso inferenziale che avviene allinterno del lessico semantico poich il cerebroleso non in grado di gestire la rete semantica e di collegarla ai lessici di output; rimane tuttavia intatta la capacit di denominare e/o di applicare e ci vuol dire che il transito nel lessico semantico avviene comunque, anche se il cerebroleso di questo tipo non in grado di descrivere, definire, trovare un sinonimo ecc. la rappresentazione vedrebbe dunque delle linee rosse tratteggiate solamente nel percorso che va dal significato (S.to/S.toG-) al significato inferito (S.to/S.toG-) ma non dal significato al significante o al referente
COMPETENZA REFERENZIALE CON COMPETENZA INFERENZIALE LESA
parola immagine immagine parola APPLICAZIONE DENOMINAZIONE lessico semantico S.to/S.toG- S.toG-
S.te/S.teG- R- R- S.teG- lessico immagine lessico di input di output
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Occorre osservare una dato singolare: pur in presenza di lesione, anche grave, della competenza semantica lessicale nei suoi vari aspetti, il lessico semantico rimane comunque sia funzionante, vuoi nella capacit di gestire la rete semantica, vuoi nella capacit di attingere ad esso per connettere le unit lessicali e il mondo referenziale pu essere lesa pi o meno gravemente la competenza semantica, ma se la grande miniera del lessico semantico rimane comunque sia, in una certa misura, efficace, permettendo con ci alluomo di continuare in qualche modo a significare la realt, cio a dare senso al mondo circostante, allora il lessico semantico sembra godere di unimmunit speciale, ammenoch, forse, non venga lesa totalmente la competenza nei suoi due aspetti (e tuttavia questo andrebbe verificato, se, cio, il danno totale della competenza semantica non lasci per in qualche modo operativo il lessico semantico) Ci vuol dire che la formazione del lessico semantico nelluomo, che inizia sin dal momento in cui egli viene al mondo, ha un carattere potremmo dire permanente e decisamente solido dal momento che, come sembra, nemmeno le forti scosse subite a motivo di lesioni cerebrali sono capaci di annientare la funzionalit del lessico semantico C da chiedersi: per avere una tale resistenza, su quali fondamenta poggia luniverso semantico dellessere umano? una risposta che si orienti verso una mera base neuro-cerebrale appare forse troppo superficiale poich non sembra possa rendere conto della complessit relazionale che caratterizza la laboriosit della sua continua espressione: di fatto la mente umana significa incessantemente la realt tangibile ed intangibile e, come mostrano i limiti dei pur rigorosi metodi dellanalisi semantica, il significato e la sua espressione non si lasciano imbrigliare nei confini, sebbene ampi, di tratti semantici, propriet tipiche, effetti prototipo, e cos via Che cosa regge dunque il principio della semanticit, che esclusiva delluomo, la quale sembra resistere anche laddove lo strumento linguistico viene compromesso? Principio e Strumento non sembrano andare di pari passo: il vigore della lingua e della competenza linguistica pu affievolirsi, e non solo a seguito di traumi, e tuttavia il principio che vive nellocculto lessico semantico rimane attivo, operante, comunque sia sempre presente nella mente Tanto profondo, ampio e misterioso lo spazio del significato nella mente delluomo, quanto profonda e ampia la risposta che esige