Filosofia analitica del linguaggio: concepisce la filosofia non come costruzione di ampie
sintesi teoriche ma come indagine minuziose basata su un'impostazione il pi possibile
oggettiva dei problemi filosofici.
L'elemento che pi caratterizza le teorie semantiche analitiche il loro referenzialismo: al
centro dell'interesse della semantica filosofica c' la relazione che si instaura tra il
linguaggio e il mondo extralinguistico al quale esso si riferisce.
Il referenzialismo legato all'assunto teorico fondamentale della semantica referenziale: il
significato non inteso come un concetto o costrutto mentale, ma come qualcosa di
oggettivo che nasce dalla relazione tra il linguaggio e la realt.
Una concezione puramente referenziale del significato pone molti problemi e appare
difficile sostenere che il significato si esaurisca nelle capacit linguistiche di denotare: se
cos fosse non potremmo cogliere alcuna differenza fra Dante Alighieri, l'autore del
Convivio, l'autore della Divina Commedia e sapremmo quale significato assegnare alla
parola unicorno.
La nozione di riferimento resta prioritaria per la semantica referenziale, perch da essa che
dipende la possibilit di interrogarsi sulla veridicit del linguaggio. L'importanza assegnata
al concetto di verit ha fatto s che la semantica referenziale sia chiamata anche semantica
vero-condizionale. Secondo questo approccio l'obbiettivo fondamentale di una teoria
semantica deve essere elaborare una teoria della verit che descriva le regole tramite le quale
le espressione di un linguaggio si connettono in modo vero o falso al mando al quale fanno
riferimento.
Mentre la semantica linguistica si occupa di descrivere i significati delle parole, la semantica
referenziale interessata a descrivere il modo in cui si forma l'interpretazione di frasi
complesse a partire dalle espressioni che le costituiscono (approccio formale).
Il termine semantica entra nella linguistica moderna nel 1883 grazie Michel Breal, che lo
conia dal greco semano, indicare. Alla sua fondazione essa ha come obiettivo principale lo
studio diacronico del significato, cio l'analisi dei tipi di mutamento semantico che
subiscono ne parole nel corso della storia di una lingua o nel passaggio da una lingua
all'altra e delle cause di tali mutamenti.
Ferdinand De Saussure (1857-1913), Corso di linguistica generale (1916): il significato
un'entit puramente linguistica, cio qualcosa che non nasce dal rinvio a un elemento
esterno al linguaggio (gli oggetti o i concetti), ma che si crea all'interno del sistema
linguistico nel momento in cui la lingua organizza un pensiero di per s non strutturato.
Saussure sostiene che non vi sia alcuna corrispondenza fra nomi e cose: gli oggetti non
hanno alcun ruolo nella genesi dei segni linguistici, che sono il prodotto dell'associazione di
concetto/significato e immagine acustica /significante.
Principio dell'arbitrariet: il legame, cio il segno linguistico, che unisce il significante al
significato arbitrario.
Il ruolo caratteristico della lingua di fronte al pensiero non creare un mezzo fisico
materiale per l'espressione delle idee, ma servire da intermediario tra pensiero e suono in
condizioni tali che la loro unione sbocchi necessariamente in delimitazioni reciproche di
unit.
Ciascuna lingua crea il proprio repertorio di significati articolando arbitrariamente la massa
amorfa del pensiero.
La linguistica cognitiva deve il proprio nome all'assunto di fondo che la caratterizza, cio
l'idea che vi sia una relazione imprescindibile tra il linguaggio e altri aspetti della cognizione
umana. In questo approccio il linguaggio non visto come un'entit autonoma o un sistema
autosufficiente e governato da principi di funzionamento propri, ma come una facolt
mentale le cui caratteristiche sono legate indissolubilmente al complessivo funzionamento
della mente umana.
La linguistica cognitiva ritiene che i fenomeni linguistici non siano analizzabili restando
all'interno del linguaggio: sia le caratteristiche delle lingue, sia la capacit di usare il
linguaggio possono essere descritte solo in relazione alle altre facolt cognitive.
Ipotesi della non-autonomia della lingua: la comprensione del linguaggio richiede dunque
uno sforamento verso l'extralinguistico e la linguistica non pu fare a meno di servirsi dei
dati provenienti da altre discipline (psicologia).
La semantica cognitiva intende il significato non come un fenomeno linguistico ma come il
risultato di un processo cognitivo, come l'esito di una concettualizzazione. Per i moderati, il
piano linguistico mantiene comunque una sua specificit nel realizzare certi e non altri
contenuti concettuali e non c' una corrispondenza uno a uno tra significati e concetti. Per i
radicali, i significati delle parole non sono altro che pezzi del sistema concettuale associati,
nella nostra memoria, a una veste fonologica e grammaticale, sicch studiare la semantica
coincide con lo studiare la psicologia. In tutti i casi, comunque, si assume che i significati
delle parole abbiano sempre una controparte concettuale, cio che dietro i significati
linguistici vi siano dei contenuti mentali e che l'analisi semantica sia inseparabile dall'analisi
dei processi con cui questi contenuti si costruiscono.
Rispetto alla semantica strutturale: la prospettiva capovolta. Mentre la semantica
strutturale ritiene che il piano linguistico sia totalmente autonomo da quello concettuale e
prioritario rispetto a esso, la semantica cognitiva ritiene che i significati linguistici siano una
delle forme in cui si manifesta un pensiero che esiste ed strutturato gi prima della sua
espressione linguistica.
Rispetto alla semantica referenziale: la semantica referenziale considera il significato
un'entit oggettiva, indipendente dagli stati mentali dei parlanti e che si definisce in base ala
relazione con una realt extra-linguistica altrettanto oggettiva. Viceversa la semantica
cognitiva ritiene che il significato sia un costrutto mentale e che la nozione di verit non
abbia un ruolo centrale nella semantica.
Le strutture cognitive traggono il loro fondamento dal complesso dell'esperienza degli esseri
umani e in particolare dall'esperienza corporea, fisico-percettiva. Non vi quindi
separazione fra mente e corpo. Il fatto stesso di avere un corpo, e quindi essere capaci di
movimento, d luogo ad una serie di schemi concettuali basilari (parte-tutto, su-gi, davantiindietro).
La moderna distinzione risale a Frege che nel 1892 introdusse i termini di Sinn e Bedeutung
per indicare senso e significato.
Il punto di partenza di Frege risolvere un apparente paradosso: qual la differenza fra
Dante Dante (A=A) e Dante l'autore della Divina Commedia (A=B)? La prima frase
una tautologia, mentre la seconda ha un contenuto informativo. Questa la differenza tra
senso e significato.
Il significato (Bedeutung) di un segno linguistico dunque l'oggetto che quel segno disegna.
Il senso (Sinn) il modo in cui quella particolare entit ci si presenta o il modo in cui la
pensiamo e che ci consente di individuarla.
Per Frege il senso qualcosa di oggettivo, che non va confuso con la concezione soggettiva
che ciascuno di noi pu avere di una certa entit, cio una rappresentazione (Vorstellung).
Esempio: quando guardiamo un pianeta con un cannocchiale abbiamo tre elementi: il
pianeta, cio l'oggetto, che corrisponde al referente e dunque al significato/Bedeutung;
l'immagine che si produce sulla retina dell'osservatore, che qualcosa di soggettivo e che
corrisponde alla rappresentazione/Vorstellung; l'immagine che si produce sulla lente del
telescopio, che un dato oggettivo che chiunque pu guardare allo stesso modo in cui lo
guardano gli altri, e che corrisponde al senso/Sinn.
La distinzione introdotta da Frege fra senso e significato per molti versi simile a quella
introdotta dal filosofo tedesco Leibniz fra intensione ed estensione dei concetti e quella
introdotta dal filosofo inglese Mill tra connotazione e connotazione.
Estensione: l'insieme delle entit cui applicabile un'espressione.
Intensione: l'insieme delle propriet che individuano quell'entit.
Esempio: presa la parola gatto, l'estensione data dalla classe delle entit alle quali la parola
applicabile (gatti), mentre l'intensione data dalle propriet essenziali per qualificare
un'entit come il gatto (felino, domestico...).
Denotazione: l'insieme degli oggetti che esso indica.
Connotazione: l'informazione concettuale che esso esprime.
Esempio: presa la parola virtuoso, la denotazione costituita dall'insieme delle persone
virtuose, mentre la connotazione la propriet dell'essere virtuoso che attribuiamo a queste
persone.
2.1.3 Senso e significato nella semantica linguistica
Nella semantica linguistica la distinzione tra significato e senso usata in un'accezione
diversa da quella fregeana, per esprimere la differenza tra il contenuto che un segno possiede
all'interna del sistema linguistico e il contenuto che quel segno esprime quando usato in un
particolare contesto comunicativo.
Saussure: distinzione fra langue e parole.
La langue ci che i parlanti sanno, cio l'insieme dei segni e delle regole che costituiscono
il codice linguistico e la cui conoscenza ci permette di produrre messaggi in una lingua.
La parole ci che i parlanti fanno, cio l'atto linguistico individuale e concerto, la
realizzazione di un messaggio in un una lingua da parte di un particolare parlante in un
particolare contesto.
I linguisti chiamano significato il contenuto che un segno linguistico ha nella langue e
chiamano senso il contenuto che il segno veicola in uno specifico atto di parole. In altre
parole, il senso il concretizzarsi del significato in un particolare contesto.
Esempio: ci sono due finestre aperte pu essere un semplice constatazione, oppure l'invito
di un fumatore che abbia acceso una sigaretta in una stanza a non lamentarsi oppure un
lamento di una persona infreddolita. Dunque, una stessa frase, con lo stesso significato, pu
assumere nell'uso concreto sensi anche molto diversi a seconda del contesto.
Polisemia: La maggior parte delle parole di una lingua non ha un solo significato ma ha un
significato articolato in pi accezioni, cio in quelle che possiamo definire famiglie di sensi.
Esempio: presa la parola banco. Pu significare il banco del macellaio, il banco di scuola,
banco di nebbia, banco di pesci...
senso letterale.
Esempio: Leggere Proust, bere una bottiglia.
Espressione ironiche: espressione in cui il significato letterale della frase opposto a ci che
con essa si vuole intendere.
Esempio: Bella giornata oggi (in riferimento a una giornata piovosa)
Espressione idiomatica: locuzioni fisse e dotate di un significato figurato.
Esempio: Vuotare il sacco, tirare i remi in barca.
Significato composizionale: nelle metafore, nelle metonimie, nelle espressioni ironiche e
nelle espressioni idiomatiche il significato dell'espressione non coincide con quello che
possiamo assegnarle in base alla conoscenza delle parole e della grammatica della lingua,
cio il significato linguistico/proposizionale.
Significato lessicale: hanno significato lessicale quelle parole che esprimono entit o
concetti (nomi, verbi...).
Significato grammaticale (o funzionale): hanno significato grammaticale quelle parole che
esprimono relazioni grammaticali o indicano funzioni grammaticale (congiunzioni,
articoli...).
2.3 Significato ed enciclopedia
Dizionario: l'insieme delle conoscenze strettamente linguistiche che costituiscono il
significato delle parole.
Esempio: presa la parola toro. Bovino, maschio, adulto.
Enciclopedia: l'insieme delle conoscenze extra-linguistiche relative a ci che esse indicano.
Esempio: presa la parola toro. robusto, reagisce se vede rosso.
La sinonimia la relazione che si instaura tra lessemi diversi ma che hanno lo stesso
significato. Essa si definisce in termini di sostituibilit tra lessemi in un certo contesto.
Esempio: iniziare/cominciare, uccidere/ammazzare, testa/capo.
La meronimia la relazione che intercorre tra un lessema che denota una parte e un lessema
che denota il tutto corrispondente. E' una relazione gerarchica che risponde alla relazione
parte di: il dito parte di una mano.
Esempio: dito/mano, braccio/corpo, tastiera/pianoforte.
La differenza tra iponimia e meronimia pu essere descritta in base alla propriet della
transitivit: mentre la iponimia sempre transitiva, la meronimia pu non esserlo.
3.3 I campi lessicali
La teoria del campo lessicale ha alla base l'idea saussuriana che il significato di una parola
non definibile in s ma dipende dall'insieme delle relazioni che essa ha con le altre unit
del sistema, e in particolare dalle relazioni paradigmatiche che intrattiene con le parole che
esprimono delle idee vicine.
Un campo lessicale un insieme di lessemi che coprono una data area concettuale
delimitandosi a vicenda nel significato.
Esempio: il campo concettuale di rosso strutturato da lessemi come cremisi, scarlatto,
porpora...
Le parole che si collocano nello stesso campo lessicale possono rispondere anche ad altri tipi
di ordinamento, e anzi tipicamente proprio all'interno del campo che esse manifestano
rapporti semantici di affinit o contrasto.
Anche coloro i quali non condividono le tesi della semantica strutturalista riconoscono alla
teoria del campo il merito di avere mostrato che il lessico non una semplice lista di parole,
Anche la semantica cognitiva ritiene che capire il significato di una parola comporti fare
riferimento alla struttura in cui essa si inserisce. La differenza che per la semantica
strutturale questa struttura (campo lessicale) ha un natura linguistica, cio costituita da
altre parole, mentre per la semantica cognitiva ha una natura concettuale.
Per individuare questo tipo di strutture concettuali sono state elaborate varie nozioni, tra cui
quella di frame (cornice, intelaiatura) e di script (sceneggiatura), schema, scena, scenario,
sfondo. Tutte queste nozioni indicano pacchetti di conoscenze che costituiscono, secondo
l'ipotesi cognitivista, lo sfondo indispensabile per interpretare una parola o un insieme di
parole.
Esempio: presa la parola luned. Per la prospettiva strutturalista: il significato si definisce in
base alla relazione puramente intra-linguistica che essa ha con altri lessemi appartenenti al
campo lessicale dei giorni della settimana, che formano un insieme ciclico governato dalla
relazione di incompatibilit, e che ha come arcilessema la parola settimana. Per la
prospettiva cognitivista: il significato fa riferimento alla cornice interpretativa (frame), che
include una serie di conoscenze extra-linguistiche relative alla struttura del nostro
calendario, alla distinzione che c' fra giorni festivi e feriali... In altre parole, la
comprensione del significato presuppone il riferimento a uno schema concettuale che
incorpora una serie di conoscenze convenzionalizzate, fondate da stereotipi di una
particolare cultura e sul modo in cui i membri di una comunit organizzano la loro
esperienza del mondo, e che costituiscono la cornice rispetto alla quale le espressioni
linguistiche acquistano un significato condivisibile dai parlati di quella cultura.
3.4 Rapporti lessicali sintagmatici
Rapporti sintagmatici: capacit di una parola di combinarsi con altre parole.
La buona formazione dal punto di vista sintattico non coincide con la sensatezza dal punto
di vista semantico. Esempio: Furia con verdi dormono senza idee colore.
3.4.1 Le collocazioni
Primitivi semantici: i componenti basilari del significato al di sotto dei quali non vi sono
tratti ancora pi elementari. Il punto di partenza che i concetti siano composti da idee
semplici che si combinano per fare le idee complesse cos come le lettere dell'alfabeto, ma
delimitazione dell'insieme primitivi molto problematica.
Esempio: Io, tu, qualcuno, qualcosa, questo, dire, volere, sentire, diventare, sotto, lontano,
vicino, qui...
I tratti dei lessemi che per il loro significato generico possono funzionare da descrittori di
tutti i lessemi di cui sono iperonimi. Esempio: atto, qualit, persona, oggetto, strumento,
sostanza.
Secondo l'ipotesi concettualista i tratti hanno uno statuto psicologico, cio sono concetti
presenti nella nostra mente e variamente lessicalizzati nelle diverse lingue (linguistica
generativa).
Secondo l'ipotesi metalinguistica i tratti sono costrutti teorici appartenente al metalinguaggio
con cui si descrivono i significati, l'esistenza dei quali postulata dal linguista per descrivere
i rapporti semantici tra i lessemi (linguistica strutturalista).
In mancanza di una definizione precisa dei tratti semantici, l'analisi componenziale non
aggiunge alla comprensione del significato pi di quanto farebbe una semplice traduzione di
una lingua.
L'analisi componenziale pone un notevole problema teorico legato alla concezione stessa del
significato che essa presuppone. Le semantiche componenziali si basano infatti sull'assunto
che il significato sia descrivibile da una lista di tratti che lo definiscono in modo necessario e
sufficiente, cio da un insieme limitato di tratti, ciascuno dei quali indispensabile per
definire quel significato. Bisogna per stabile esattamente quali informazioni stabiliscano il
significato di una parola.
Esempio: quel ragazzo un leone. Il tratto UMANO di ragazzo confligge con il tratto UMANO
di leone e quindi la classificazione non pu che essere quella di anomalia semantica.
CAPITOLO V. LA SEMANTICA DEI PROTOTIPI
5.1 Dalla teoria categoriale alla teoria dei prototipi
La teoria dei prototipi una teoria della categorizzazione, cio riguarda i processi con cui si
formano le categorie che sono alla base di tutta la nostra attivit cognitiva.
La categorizzazione l'attivit con cui raggruppiamo le entit in classi o categorie. Esempio:
compiamo una categorizzazione quando diciamo che un certo animale un gatto o che un
certo oggetto rosso. Nel fare ci identifichiamo quell'animale e quel colore come membri
rispettivamente delle categorie gatto e rosso, in cui rientrano entit in parte diverse, ma che
condividono caratteristiche tali da renderle pi simili tra loro di quanto non siano rispetto a
entit come cani o oggetti verdi.
Prima ipotesi: fattori non linguistici abbiano un ruolo cruciale nella creazione e
nell'organizzazione delle categorie.
Seconda ipotesi: le categorie siano organizzate intorno a un centro informativo costituito dal
loro esempio migliore (prototipo della categoria).
Descrizione: sull'asse orizzontale abbiamo varie categorie dello stesso livello (sedie,
tavoli...), ciascuna delle quali inclusa in una categoria superordinata (mobili) e include
categorie subordinate (sedie a dondolo, sedia da cucina...); al vertice della gerarchia
avremmo la categoria pi inclusiva possibile (entit, pensiero), mentre al livello pi basso ci
sono, pi che categorie, esemplati unici (la sedia di Ugo).
La tesi di Rosch che sia sull'asse verticale che sull'asse orizzontale esista una zona pi
importante dal punto di vista sia cognitivo che linguistico. Sull'asse verticale questa zona
costituita da categorie intermedie (sedia, tavolo...).
Le categorie devono rispondere a un principio di economia cognitiva che consiste nel fornire
il massimo di informazione con il minimo sforzo. Prototipo e livello basico sarebbero quelle
zone in cui questo principio di categorizzazione funziona meglio.
Esempio: al livello sedie troviamo entit che condividono una propriet tipica, lo usi per
sederti, che assente nelle categorie di pari livello (tavoli e telefoni non servono per
sedersi) e che dunque ben discriminativa delle sedie.
Il prototipo l'esemplare che condivide pi propriet con gli altri membri della sua categoria
e meno propriet con i membri di altre categorie.
Esempio: il passero vola, ha le piume, oviparo, ha un becco dunque ha tutte le propriet
degli uccelli. E' pi prototipico come uccello del pinguino.
5.2 La teoria dei prototipi applicata alla semantica
In una delle interpretazioni pi diffuse della teorie di Rosch il prototipo coincide con
Parole piene: parole che hanno un contenuto lessicale vero e proprio (significato lessicale),
come nomi e verbi.
Parole vuote: parole che hanno un significato grammaticale o funzionale, cio servono ad
L'etimologia il settore della lingua che studia le forme che una parola ha avuto nel corso
del tempo, consente di distinguere nel lessico di una lingua strati di vocaboli di diversa
origine e formazione.
Tradizione diretta: parole arrivate in italiano direttamente dal latino parlato. Esempio: fiume.
Tradizione indiretta: parole entrate di peso in italiano in epoche successive, quando il latino
aveva smesso di essere una lingua parlata ma continuava a essere, come lingua scritta delle
persone colte, un serbatoio da cui attingere parole. Esempio: fluviale.
Prestiti: lessemi che l'italiano ha acquisito dalle lingue pi diverse. Possono essere adattati
(se la parola ha subito una serie di mutamenti formali per adattarsi alla lingua d'arrivo, come
beef-steack > bistecca), non adattati (se la parola presa nella forma originaria e rimasta
tale, come playboy), di necessit (se il la parola serve a introdurre un concetto o un oggetto
nuovo, come caff) e di lusso (se la parola straniera si affianca ad una gi esistente, come
maquillage per trucco).
Formazioni endogene: le parole create tramite i meccanismi di formazione delle parole
propri della lingua, come la derivazione (lavorare+tore > lavoratore) e la composizione
(capo+treno > capotreno).
Calchi: parole straniere copiate o tradurre attraverso la derivazione o la composizione, come
skyscraper = sky + scraper > gratta + cielo > grattacielo (calco traduzione ), parole gi
esistenti che assumono il significato di una parola straniera, come realize = rendersi conto >
realizzare = attuare e rendersi conto.
La conoscenza lessicale varia soprattuto a seconda del grado di istruzione, ma anche della
professione e della provenienza geografica.
Vocabolario fondamentale: 2.000 vocaboli di massima frequenza. Esempio: ma, cio, bello,
casa...
Vocabolario di alto uso: 3.000 vocaboli note a chiunque abbia un livello medio di istruzione.
Esempio: accrescere, malgrado...
Vocabolario di alta disponibilit: 2.000 vocaboli poco frequenti nel parlato e soprattuto nello
scritto, ma che risultano presenti nel lessico mentale di gran parte dei parlanti perch
indicano oggetti e azioni legati alla vita quotidiana. Esempio: alluce, pantofola, pizzicare.
Vocabolario di base: unione di vocabolario fondamentale, di alto uso e di alta disponibilit.
Vocabolario comune: 45.000 vocaboli noti a chiunque abbia un'istruzione medio-superiore
indipendentemente dalla professione che svolge e dalla sua provenienza geografica.
Esempio: bacheca, cadavere, abboccare, ecologico, nientemeno, qualora.
Vocabolario corrente: l'insieme, formato dall'unione di vocabolario di base e vocabolario
comune, delle parole, pi o meno note, caratterizzate dal fatto di circolare al di fuori di