Sei sulla pagina 1di 24

Linguistica generale 9 CFU

a.a. 2021-22
Prof. Antonio Perri
antonio.perri@docenti.unisob.na.it; perrimessico@gmail.com;
perrimessico@libero.it
Facoltà di Lettere
Corso di Laurea in Lingue e culture moderne
Orari delle lezioni: martedì 14:00-15:30
mercoledì 15:30-18:30
Storia della linguistica: antichità classica

Eraclito: rapporto naturale tra il linguaggio e le cose.


Parmenide: solo l’essere è vero, i segni linguistici non
possono rappresentarlo.
Impossibilità del falso e Sofisti.
Pensiero socratico e Platone: il Cratilo.
Linguaggio physei o nomō? (problema del naturalismo
vs convenzionalismo; problema della verità vs falsità
e Sofista).
Distinzione fra onoma e rhema: nome vs verbo?
soggetto vs predicato?
Storia della linguistica: Aristotele
Distinzione fra enunciati e parole.
Categorie, sostanze prime e seconde.

De interpretatione: enunciati assertivi (V/F) e altri tipi di enunciato.


Osservazioni linguistiche, logiche e retoriche fuse nell’argomentazione.

Affezioni dell’anima identiche per tutti: le differenze fra lingue sono solo nei
modi in cui i pensieri vengono espressi tramite suoni (anti-arbitrarismo).
Distinzione onoma (senza t[empo]) e rhema (predicato con t) entrambi
convenzionali.
Articolabilità del linguaggio umano in opposizione a quello animale.
Concetto di ptosis (‘flessione’); onoma e rhema vs logos.
Poetica, cap. 20: stoicheion, (singolo suono), syllabé, syndesmos
(congiunzione, preposizione), arthron (articolo e pronomi personali,
dimostrativi), onoma, rhema, ptosis e logos.
Le preposizioni, congiunzioni ecc. per Aristotele non hanno significato perché
non hanno significato referenziale. Ambiguità rispetto al De interpretatione circa
il ruolo dell’aggettivo; ampiezza e vaghezza del termine logos.
Stoici ed epicurei

Entrambe le scuole sostengono una concezione naturalistica del


linguaggio, ma più raffinata di quella del Cratilo platonico.
Per gli stoici, l’etimologia (impressionistica) porta alla luce il rapporto
fra i suoni e referenti (onomatopea o sinestesia); le altre parole ne
derivano per somiglianza o contrasto.
Per gli epicurei i nomi sono effetto delle emozioni e immagini che le
cose producono sugli esseri umani, diverse a seconda delle
popolazioni (ecco il perché della diversità delle lingue). In seguito
agisce una convenzione che trova nomi anche per le nozioni
astratte.
Per gli stoici il linguaggio umano differisce nettamente da quello
animale ma è frutto della capacità riflessiva dell’uomo che trasforma
le onomatopee in segni. [discontinuisti]
Per gli epicurei, invece, fra linguaggio animale e umano non c’è una
vera frattura quanto piuttosto continuità: entrambi possono
esprimere vari stati d’animo con vari tipi di segni (anche il linguaggio
animale, a una miglior comprensione da parte nostra, sembrerebbe
articolato). [continuisti]
Gli Stoici e l’analisi del linguaggio

La filosofia razionale o logica si distingue in retorica e dialettica (= scienza di ciò che


è vero, falso o né vero né falso). La dialettica si occupa dei significati e dei suoni. Per
gli Stoici sono in gioco nel costituirsi del segno linguistico quattro elementi: oggetto,
rappresentazioni, voci (fonie) e il lekton o ‘dicibile’, ‘esprimibile’. Le affezioni dell’anima
NON coincidono con i significati che sono i lektà e sono diversi da lingua a lingua.
Agostino d’Ippona raccoglierà questi suggerimenti è definirà le parole (verba) come
segni (riflessivi o denotativi); l’immagine mentale è definita dicibile, mentre la dictio è
la parola in quanto espressione dell’immagine e la res il referente. Differenza con gli
stoici, ma il concetto di dictio e quello di lekton rimandano a una combinazione
suono/significato inscindibile.
Gli Stoici distinguono fra ‘articolato’ e ‘significativo’; il logos è per gli stoici l’insieme dei
vari tipi di voci significative (parti dell’enunciato o, appunto, parti del discorso). La
ptosis è considerata come un ‘concomitante’ del nome e le classi di parole individuate
dagli stoici sono onoma, rhema, arthron e syndesmos (nomi propri e comuni verranno
poi considerati classi di parole diverse). Distinzione fra asserzioni e altri tipi di
enunciato. I lektà possono essere completi e incompleti; distinzione fra predicati attivi,
passivi e intransitivi. Gli stoici danno al termine ‘caso’ il suo valore (nominale) attuale e
distinguono i casi ‘obliqui’ dal nominativo come ‘caso retto’. Per il verbo fu sviluppata la
distinzione fra tempo e aspetto (perfettivo vs imperfettivo) individuando anche i tempi
‘indeterminati’ (aoristici). I grammatici successivi non valorizzarono la distinzione fra
tempo e aspetto, recuperata (a parte Varrone) sono nell’Ottocento.
La grammatica antica

La grammatica come disciplina autonoma dalla dialettica nasce


distaccandosi dalle problematiche filosofiche (tradizione «bassa»,
con scopi pratici e non teorici): si doveva analizzare e descrivere
greco e poi latino, fissando i canoni dello scrivere «corretto».
Periodo alessandrino, nascita della filologia omerica.
In quest’ambito viene scritto intorno al I sec. a.C. il trattato di Dionisio
Trace, allievo di Aristarco. Dionisio elenca otto parti del discorso:
nome, verbo, participio, articolo, pronome, preposizione, avverbio e
congiunzione. Termini nuovi: 1. participio (è nome e verbo assieme);
2. pronome, distinto come parte a sé dall’articolo; 3. preposizione
distinta dalla congiunzione; 4. avverbio.
Lexis ormai = ‘parola’, e logos = ‘frase’.
Criteri della definizione di nome e verbo a un tempo morfologici e
semantici (quest’ultima prospettiva avrebbe prevalso). Nelle
grammatiche latine le interiezioni erano una categoria a sé e non
parte degli avverbi, ma poiché mancava l’articolo le parti della frase
restavano otto.
La sola classe di parole che manca rispetto a quelle delle
grammatiche tradizionali moderne è quella dell’aggettivo, mentre il
participio è oggi assimilato alla classe del verbo.
Varrone, Apollonio Discolo, Donato e Prisciano
Varrone non adotta il modello di Apollonio, e incentra la sua disamina sulla disputa fra
analogisti e anomalisti: per i primi la lingua è razionale e convenzionale, dunque
regolare mentre per i secondi è connaturata alle lingue una irregolarità di fondo.
Diverso l’inventario varroniano di parti del discorso, basato su presenza/assenza
desinenze (caso e tempo). Quattro classi: con caso ma senza tempo; con tempo ma
senza caso (verbi); con caso e tempo (participi); senza caso e tempo (avverbi).
Varrone riprende dagli Stoici la distinzione fra tempo e aspetto del verbo, e considera
l’aspetto come primario.
Apollonio Discolo è autore del primo trattato dedicato alla sintassi (grammatica
«ragionata»), ma mancano ancora le nozioni di soggetto e predicato come pure
quella di frase principale e dipendente.
Donato è un grammatico pratico, che insiste sulle parti del discorso di cui dà
definizioni schematiche. La semplicità del testo costituì il modello di grammatica
scolastica per secoli a venire.
Prisciano (VI sec. d.C.) scrive un trattato enorme, una grammatica «colta» modello
per secoli. Vi si sistematizza l’elenco di parti del discorso; l’analisi delle forme verbali
e nominali in paradigmi; la definizione di frase (sul modello di quella di Dionisio:
criterio è il ‘senso compiuto’); la classificazione dei verbi (attivi, passivi, deponenti); la
distinzione tra costruzione transitiva e intransitiva. Mancano anche il lui le nozioni di
soggetto e predicato (medievali), come quelle di dipendente e complemento (si
cita solo la reggenza casuale del verbo, e la nozione di frase esclude le dipendenti
prive di senso compiuto). Grammatica sostanzialmente normativa, quelle teoriche
saranno elaborate solo nel medioevo e soprattutto in età moderna.
Storia della linguistica: il Medioevo

Status (e ruolo del latino): diglossia con i volgari.


Cristianesimo e nuovo ruolo della grammatica.
Molti materiali manoscritti, ancora non sufficientemente noti.

Severino Boezio (V-VI sec. d.C.). Traduce e commenta Aristotele. Distinzione


fra locutio e interpretatio (riprende quella degli Storici). Verbo che ‘con-
significa’ una determinazione temporale e predica: distinzione fra
soggetto e predicato (distinti da nome e verbo). Distinzione tra frase
semplice e complessa, e fra tipi di frase.

Isidoro di Siviglia e le Etymologiae. Legame ‘naturale’ fra parole e cose che


non si realizza sempre. Interesse per la storia delle parole e per la ricerca
della lingua originaria, destinato a restare vivo sino al XIX secolo.
Storia della linguistica: dall’alto al basso Medioevo

Rifiuto della filosofia classica (pagana). Si dimentica Prisciano, si


continua a studiare Donato per l’insegnamento del latino.
Grammatiche con scopo e orientamento pratico. Ruolo di Alcuino di
York nel recuperare la grammatica filosofica di Prisciano, e al tempo
stesso la tradizione logica di stampo aristotelico.

Riscoperta dei testi di Aristotele, e ritorno di una grammatica istituita


su basi scientifiche; convergenza fra tradizione «bassa» e «alta».
Nascita delle università, internazionalizzazione del sapere grazie
all’uso del latino e spostamenti di docenti e studenti in tutta Europa.

Nasce la grammatica detta «speculativa», con fondamento filosofico,


che si sviluppa dall’XI al XIII secolo. Il tentativo è quello di rifondare il
sistema grammaticale di Prisciano basandosi sulla filosofia di
Aristotele.
I Modisti e la grammatica speculativa
I Modisti sono gli ultimi esponenti (XIII sec.) di quella corrente di pensiero che nel periodo XI-
XIV secolo ca. vuol dare un fondamento filosofico alla grammatica. Si tratta di rifondare il
sistema grammaticale di Prisciano basandosi sulla filosofia di Aristotele (fornendo
giustificazione filosofia al sistema delle parti del discorso, e approfondando la nozione di
modi significandi di ciascuna).
- Costruzioni transitive e intransitive (in base all’identità delle persone coinvolte
nell’azione).
- Distinzioni su base aristotelica fra sostanza e qualità (= nome e aggettivo). Anselmo:
significato diretto e indiretto vs denominazione.
- Pietro Abelardo e la ‘copula’.
- Messa in luce della complessità nel rapporto fra espressioni linguistiche e realtà (i modi di
presentarla).
- Subiectum e predicatum, suppositum e appositum (Pietro Elia e congruità in base al
suono o al senso: si anticipa il concetto di «buona formazione»).
Boezio di Dacia, Tommaso di Erfurt (De modis significandis, 1310): scienza della grammatica,
corrispondenza fra modi significandi, intelligendi ed essendi (considerati isomorfi). Problemi
dei nomi di entità inesistenti, e problema della diversità delle parti del discorso data dal loro
diverso modo di significare il reale: dolor / doleo / dolens / heu, stessa dictio ma diversi modi
di «consignificare». Una stessa sensazione di dolore può esser vista come stabile (nome,
sostantivo o aggettivo, poi modi accidentali come specie, genere, ecc.), o temporalizzata
(verbi).
Sintassi: transitività, coerenza e completezza che «genera un senso compiuto nella mente».
Necessari soggetto e predicato, che siano coerenti (concordanza), e siano soddisfatti i
terminali (saturazione).
Ruggero Bacone e Dante

Anche Roger Bacon concepisce la grammatica come una scienza, ma esamina la funzione
delle espressioni linguistiche nel loro contesto d’uso (prospettiva funzionalista). Le
costruzioni figurative sono non coerenti solo per la forma morfosintattica, ma lo sono dal
punto di vista del senso. Se le regole della grammatica sono violate, e c’è un motivo,
«l’incoerenza formale può essere perdonata» (impostazione di orientamento funzionale e
pragmatico, con importanza data al ricevente).
Classificazione dei segni di Bacone: naturali (indizi, immagini, effetti), stabiliti dalla mente
o convenzionali (intenzionali, istintuali e, a metà strada, le interiezioni).
Attenzione alla variazione linguistica e alle differenze fra lingue (posizione universalista).
Dopo la critica di Ockham, i Modisti vengono dimenticati assieme all’idea della
grammatica speculativa.

Dante riflette sulla natura e storia delle lingue nel De vulgari eloquentia. È presente una
visione oggi superata del rapporto fra latino e volgari (che non deriverebbero da quello): i
volgari acquisizione spontanea laddove il latino sarebbe esito di apprendimento formale.
Il linguaggio è proprietà specifica degli esseri umani (non serve agli angeli né agli animali).
Lingua originaria l’ebraico, poi Babele. Classificazione delle lingue e corrispondenza con i
gruppi individuati nell’Ottocento (intuizione della parentela fra lingue romanze, e forse
dell’esistenza di un PIE; ma questo è discutibile…).
Perché cambiano le lingue? Sono prodotti umani che mutano nel tempo. (Spiegazione
semplice, ma più convincente di quelle formulate anche in epoca successiva). ,
Il Rinascimento e la diversità delle lingue
Frammentazione e diffusione della cultura occidentale, rottura dell’unità religiosa e nascita
degli Stati nazionali (con diffusione dei volgari). Perdita progressiva del monopolio intellettuale
del latino. Scoperte geografiche e confronto con lingue ‘altre’. Nuove scoperte scientifiche e
nuove idee filosofiche (superamento aristotelismo a partire dal Cinquecento e poi con
Cartesio, Locke e altri).
Gli Umanisti propugnano un ritorno al latino dei ‘classici’, ostilità nei confronti della
grammatica medievale e filosofica. Esigenza di stilare grammatiche dei ‘volgari’, che dal
Quattrocento si moltiplicano (cfr. la Grammatichetta Vaticana dell’italiano di Alberti, 1440 ca.)
per raggiungere il loro apice nel Cinquecento con la diffusione della stampa. Grammatiche
pratiche, ispirate ai modelli di Donato e Prisciano (con necessarie innovazioni e adattamenti,
ad es. l’introduzione dell’articolo fra le parti del discorso). Ricerca dello standard e
contrapposizione Bembo-Machiavelli. Origine della «questione della lingua». Grammatiche di
lingue ‘esotiche’.
Due tesi sull’origine dei volgari: 1. frattura originata dalla mescolanza fra latino e idiomi
‘barbari’; 2. esistenza della lingua ‘volgare’ costante, ed evoluzione per differenziazione.
Bizzarre teorie alternative sull’origine dei volgari.
Primi studi sulla parentela fra le lingue ancora condizionati dal mito dell’ebraico come lingua
originaria. Nuova attenzione al divenire delle lingue, assente nel Medioevo. Si affaccia il
problema della lingua originaria (Ursprache).
Scaligero e la classificazione delle lingue europee (genealogie molto ‘ridotte’), Sassetti e il
sanscrito (1583). Leibniz e parentele troppo ‘estese’ (finnico, turco), ma ipotesi celto-scitica
interessante.
Il Seicento e la prima metà del Settecento
Verso la fine del Cinquecento comincia a riemergere, accanto alle grammatiche ‘pratiche’, la
grammatica ‘filosofica’: opposizione sottolineata da Bacone e Campanella, torna la nozione di
‘grammatica speculativa’.
Scuole di Port-Royal, Grammaire e Logique (1660 e ss.), ristampate più volte sino alla metà
dell’Ottocento. Grammatica generale e ragionata, valida per qualsiasi lingua (idea ripresa da
Chomsky). Es dei casi: relazioni generali razionalmente motivate e manifestate in lingue diverse
con mezzi morfologici diversi.
Universalità delle categorie del linguaggio che corrispondono a quelle del pensiero (ma manca
il referenzialismo antico e medievale): le operazioni sono mentali, ‘concepire’, ‘giudicare’,
‘ragionare’.
Proposizione formata da Soggetto, Copula e Predicato, analisi valida per ogni frase: Pietro
mangia > Pietro è mangiante. Il verbo significa l’affermazione, ma questa è la proprietà
essenziale del verbo essere.
Individuazione del rapporto tra frasi principali e dipendenti (oltre alle frasi composte), e
proposizioni incidenti (frasi relative).
Razionalismo cartesiano, cui si contrappone l’empirismo di Hobbes e Locke. Anche per Locke il
linguaggio è proprietà esclusiva della specie umana, ma altri riterranno altrimenti.
Convenzionalismo dei ‘modi misti’ (idee semplici di diverse specie), cui replica Leibniz (le idee
sono innate in quanto possibili).
Progetti di lingue ‘universali’: Comenio, Dalgarno, Wilkins (analisi componenziale), e Leibniz
(characteristica unversalis), lingua come calcolo.
Grammatica di Du Marsais, distinzione fra analisi grammaticale e logica, emerge la nozione di
«genio delle lingue» (confusione fra parentela genealogica e tipologica): lingue analoghe,
traspositive e miste.
Tra la fine del Settecento e il XIX secolo
Due sono le preoccupazioni principali cui tenta di dar risposta la riflessione linguistica
della seconda metà del Settecento e dei primi anni dell’Ottocento:
1. Il problema dell’origine del linguaggio (in senso filogenetico prima che ontogenetico, e
adottando un approccio filosofico prima che storico). Si affaccia in tal modo la disputa
destinata a proseguire nel corso del secolo XIX fra poligenisti e monogenisti.
2. Il problema della cronologia relativa della storia delle lingue in relazione al dettato
biblico, e il connesso problema delle cause che condussero alla differenziazione/diversità
delle lingue.

Condillac (Saggio sulle origini delle conoscenze umane, 1746), Rousseau (Saggio sull’origine
delle lingue, pubblicato postumo nel 1782) e Herder (Saggio sull’origine del linguaggio, 1772)
cercarono di rispondere al primo problema. I primi due ipotizzarono un’origine gestuale del
linguaggio cui sarebbe seguito il prevalere dell’elemento fonico e l’introduzione di vocabolario
astratto e complessità grammaticale (in Rousseau fu tuttavia più pronunciata la lode per
l’origine passionale e poetica dei primi stadi del linguaggio); Herder affermò inoltre in modo
esplicito l’inseparabilità di linguaggio e pensiero e il loro sviluppo parallelo, inaugurando una
linea che via Humboldt giungerà sino alla linguistica americana dei primi del Novecento. Egli
inoltre sostenne la monogenesi, e adottò un’ottica a cavallo fra quella razionalista e quella
romantica (ritenendo che le lingue “primitive” potessero essere indizi circa le origini del
linguaggio).
Wilhelm von Humboldt
Humboldt (1767-1835) scelse quale tema centrale dei propri interessi linguistici la creatività
infinita e la diversità delle lingue.
• Lingua come energeia, capacità ed “energia” creativa insita nel parlante-ascoltatore e lingua
come ergon, ovvero la descrizione fissa e statica della struttura fornita dal linguista. (La
distinzione anticipa quella saussuriana fra parole e langue, mentre l’idea di una capacità
linguistica come parte essenziale della mente umana è chiara anticipazione dell’innatismo
chomskiano).
• Innere Spachform, di “forma interna” della lingua, principio organizzatore che ne determina la
struttura a tutti i livelli diventando espressione dello “spirito di un popolo” (e identificandosi con
il pensiero, oltre che con la langue saussuriana). “La lingua di un popolo è il suo spirito, e il suo
spirito è la sua lingua” (Humboldt).
• Tipologia tripartita su basi morfologiche (lingue isolanti, agglutinanti, flessive, con le due
polarità estreme del cinese e del sanscrito) accolta dai principali linguisti comparatisti e oggi
ancora in uso (sebbene priva delle implicazioni evolutive attribuitele per tutto l’Ottocento).
Riaffermò la superiorità del sanscrito, ma nell’ottica di una visione sistematica e strutturale di
ogni lingua come totalità.
• Il suo scritto sul linguaggio più importante fu pubblicato postumo, ed è l’introduzione all’antica
lingua di Giava, il kavi (1836).
• Il kantismo di H. prevedeva uno stretto rapporto fra percezione e pensiero attraverso la lingua
(schematismo), adattato in senso relativista: intuire, pensare, sentire.
Il sanscrito e la linguistica dell’Ottocento

Nel 1786 William Jones lesse alla Royal Asiatic Society di Calcutta il famoso
saggio in cui stabilì la parentela storica fra il sanscrito, il latino, il greco e le
lingue germaniche, dando il via agli studi storico-comparativi scientifici e alla
linguistica storica ottocentesca. Ma la conoscenza del pensiero linguistico
indiano (a seguito dell’intensificarsi dello studio del sanscrito in tutta Europa)
ebbe un profondo influsso anche sul pensiero linguistico descrittivo
occidentale.
La linguistica dell’Ottocento fu la prima ad affrontare lo studio storico e comparativo
delle lingue in modo scientifico. Pionieristici furono gli studi di A.W. Schlegel e F.
Schlegel, di F. Bopp, di A.F. Pott ma soprattutto di R. Rask e di Jacob Grimm (anche se già
nel 1770 Sajnovich aveva dimostrato la parentela fra lappone e ungherese, e nel 1799
Gyármathi quella tra l’ungherese e il finnico).
1808: Nel suo trattato sull’antico indiano (sanscrito) Schlegel fa uso per la prima volta
dell’espressione “grammatica comparativa” e sostiene la necessità di cogliere le affinità
genetiche tra le lingue (soprattutto su basi morfologiche).
1816: Bopp avvia l’analisi comparativa dei sistemi di coniugazione di sanscrito, greco,
latino, persiano e germanico.
La legge di Grimm

1822: Nella sua seconda edizione della Deutsche Grammatik Grimm, dopo aver
letto l’opera di Rask, formula la teoria della “prima rotazione consonantica” nel
germanico ridefinita in seguito “legge di Grimm” (non dall’autore che parlava di
“tendenza generale”), le cui eccezioni sarebbero state spiegate
successivamente da Verner (un membro della scuola dei neogrammatici).
Grimm e Rask parlano ancora in modo confuso di “mutamenti di lettera”, ma la
sistematicità della regolarità individuata diede il via a una serie di studi in cui
anche le etimologie saranno verificate sulla base di corrispondenze lessicali
numerose, coerenti e sistematiche.
gr. πατήρ, lat. pater → aisl. faðir (le occlusive sorde [T] diventano fricative sorde [A])
gr. τύ, lat. tu → got. Þu gr. όκτώ, lat. octo → got. ahtau
gr. πόδα, lat. ped-em → got. fōtus (le occlusive sonore [M] diventano sorde [T])
gr. θύρα, lat. foris (IE *dhwer-) → got. daú r (le occlusive sonore aspirate [A] diventano
sonore [M])
*p, *t, *k > f, Þ [θ], h
*b, *d, *g > p, t, k
*bh, *dh, *gh > b, d, g
Il «metodo biologico» in Schleicher

La teoria dell’albero genealogico rappresenta una semplificazione della


realtà effettiva dell’evoluzione linguistica:
1. le lingue non si “dividono” di botto in un momento determinato del
tempo, ma attraverso un lento processo che ha origine a livello
subdialettale sino a giustificare la possibilità di parlare di due lingue
distinte;
2. finché esiste una contiguità geografica fra lingue sono sempre
possibili contatti e influssi reciproci (e una famiglia linguistica da
questo punto di vista non ha nulla a che fare con una famiglia
bootanica o zoologica);
3. il modello porta a ritenere che le divisioni dialettali siano una
caratteristica recente della storia linguistica perché i dialetti si
trovano solo alle estremità finali dell’albero (ma non è così).
Schmidt e la teoria delle onde

Schmidt si rese conto di questi limiti elaborando la Wellentheorie o


teoria delle onde: le innovazioni si diffondono su una data area da
un dialetto all’altro o da una lingua all’altra in contatto, secondo
una dinamica simile a quella delle onde d’acqua prodotte da un
sasso caduto in uno stagno.
Col tempo l’albero di Schleicher si è trasformato, via via che
venivano scoperte nuove famiglie linguistiche (ittita, tocario); egli
sottolineò solo nei suoi ultimi anni di vita il rapporto tra il suo
modello e quelli evoluzionisti delle scienze naturali (in particolare
Darwin, che nel 1859 pubblicò L’origine delle specie), sostituendo
l’immagine dell’evoluzione come sopravvivenza a quella
humboldtiana dell’evoluzione (meglio, “sviluppo”) come
perfezionamento e “biologizzando” il suo modello.
I Neogrammatici

La vera e propria formulazione scientifica della dottrina


storica in linguistica, tuttavia, si ebbe solo con l’opera dei
neogrammatici.
Essi vollero fondare i postulati della nuova disciplina sul
modello delle scienze naturali, ma scelsero le scienze
fisiche esatte della materia inanimata come la fisica e la
geologia. Nel 1878 i due rappresentanti più noti della
scuola, Osthoff e Brugmann, formularono in un articolo
programmatico la dottrina dell’ineccepibilità del
mutamento fonetico (posto che dal loro punto di vista il
principio della regolarità era il solo a giustificare
l’esistenza della linguistica storico-comparativa come
scienza).
È a partire dai neogrammatici che le regolarità scoperte
dalla prima generazione di studiosi di linguistica storico-
comparativa iniziano a essere denominate leggi.
Lo strutturalismo europeo
NEOGRAMMATI
CI
BAUDOIN DE
COURTENAY SAUSSURE SCUOLA DI
dinamica / statica - LANGUE VS PAROLE
Foni / fonemi - SINCRONIA VS GINEVRA
DIACRONIA Bally (stilistica), Godel,
Secheaye, Frei
- STE/STO E ARBITRARIETÀ
- RAPPORTI SINT. VS
PARADIGM.

MEILLET,
BENVENISTE,
TESNIÈRE SCUOLA DI
SCUOLA DI PRAGA COPENHAGEN
- funzionalismo - immanenza
- superamento
MARTINET: funzionalismo,
- antipsicologismo
economia, doppia
opposizione sin/dia - funzioni come relazioni
- fonologia articolazione, induttivismo
di dipendenza (logico-
- teleologismo formali)
- autonomia della - funzione segnica
linguistica SEMIOTICA E
STRUTTURALISMO JAKOBSON: binarismo, PROSPETTIVA
E SCIENZE UMANE leggi fonetiche, universalismo FORMALISTA NELLE
(Lévi-Strauss) SCIENZE UMANE
(SCUOLA DI PARIGI)
Lo strutturalismo americano
BOAS NEOGRAMMATI
CI

SAPIR BLOOMFIELD
- PSICOLOGISMO - EMPIRISMO LOGICA,
- RELATIVISMO - COMPORTAMENTISMO LINGUISTICA,
- ANTROPOLOGIA DEL - DISTRIBUZIONALISMO
LING.
SEMIOTICA
- ANALISI IN COSTITUENTI Russell, Frege, Carnap,
- TIPOLOGIA Wittgentein, Morris
- DRIFT E MUTAMENTO

GREENBERG
Tipologia linguistica PRAGMATICA
implicazionale. Austin, Grice, Searle.
CHOMSKY Universali statistici PRAGMATICA
- innatismo
- formalismo COGNITIVA E TEORIA
- universalismo DELLA PERTINENZA
- Mentalismo
FILLMORE
- GRAMM. DEI
Deep structure
- CASI
Grammatica e
componenti FUNZIONALISMO (CF. SC. DI
- MERGE, INT. PRAGA)
MERGE Semantica Halliday, Dik, Linguistica cognitiva, Givón,
generativa descrizione funzionale-generativa.
Altri indirizzi funzionalisti: sociolinguistica, etnolinguistica

Da parlante «ideale» a «I-Language»: Chomsky e la comunità


linguistica

Le strutture sono (in qualche modo) determinate o spiegate a


partire dagli usi: la relazione fra lingua, società e cultura.
Weinreich e l’interferenza (lingue in contatto)
Hymes e la competenza comunicativa (vs competenza linguistica)
Labov e le regole variabili (vs regole formali della generazione di
frasi)

Sociolinguistica, etnolinguistica e antropologia del linguaggio


si concentrano sulla variabilità (cercando tendenze,
regolarità statistiche).

Passaggio di Chomsky dalla «disfunzionalità » del linguaggio come


mezzo di comunicazione alla nuova visione del rapporto fra
strutture (entità lessicali) e usi delle lingue, che lo riavvicina alla
pragmatica.
Linguaggio e cervello: origine del linguaggio e universali

LAD vs meccanismi cognitivi generali (Chomsky vs Piaget)


Dipendenza dalla struttura (formale, matematica) vs plausibilità psicologica
Neurolinguistica: da Lenneberg a Moro

Origine del linguaggio: discontinuisti (Chomsky) vs continuisti (sia in ambito


formalista che funzionalista). Tomasello e la «condivisione di intenzioni»
Il paradigma chomskiano: - linguaggio non originatosi per la comunicazione; -
evoluzione “per salti”; - Merge come operazione esclusivamente umana e il
ricablaggio cerebrale.

Linguistica e genetica: corrispondenza fra albero genealogico su basi geniche e


famiglie linguistiche. Ma non esiste un “gene del linguaggio” (e neppure della GU si
può dimostrare sia parte del corredo genetico).
Da unità linguistica (monogenesi) > unità della specie umana (Trombetti) a unità
della specie > unità di origine del linguaggio (monogenesi? non necessariamente).

Universali linguistici: Chomsky e universali formali, tipologie funzionaliste e


universali materiali. Teoria principi e parametri e suoi limiti come prospettiva
deduttiva. Universali “concreti”, induttivismo e tendenze. Ruolo delle nozioni di
prototipo e gerarchia implicazionale. Rifiuto universali materiali, tranne struttura in
costituenti e ricorsività .

Potrebbero piacerti anche