a.a. 2021-22
Prof. Antonio Perri
antonio.perri@docenti.unisob.na.it; perrimessico@gmail.com;
perrimessico@libero.it
Facoltà di Lettere
Corso di Laurea in Lingue e culture moderne
Orari delle lezioni: martedì 14:00-15:30
mercoledì 15:30-18:30
Storia della linguistica: antichità classica
Affezioni dell’anima identiche per tutti: le differenze fra lingue sono solo nei
modi in cui i pensieri vengono espressi tramite suoni (anti-arbitrarismo).
Distinzione onoma (senza t[empo]) e rhema (predicato con t) entrambi
convenzionali.
Articolabilità del linguaggio umano in opposizione a quello animale.
Concetto di ptosis (‘flessione’); onoma e rhema vs logos.
Poetica, cap. 20: stoicheion, (singolo suono), syllabé, syndesmos
(congiunzione, preposizione), arthron (articolo e pronomi personali,
dimostrativi), onoma, rhema, ptosis e logos.
Le preposizioni, congiunzioni ecc. per Aristotele non hanno significato perché
non hanno significato referenziale. Ambiguità rispetto al De interpretatione circa
il ruolo dell’aggettivo; ampiezza e vaghezza del termine logos.
Stoici ed epicurei
Anche Roger Bacon concepisce la grammatica come una scienza, ma esamina la funzione
delle espressioni linguistiche nel loro contesto d’uso (prospettiva funzionalista). Le
costruzioni figurative sono non coerenti solo per la forma morfosintattica, ma lo sono dal
punto di vista del senso. Se le regole della grammatica sono violate, e c’è un motivo,
«l’incoerenza formale può essere perdonata» (impostazione di orientamento funzionale e
pragmatico, con importanza data al ricevente).
Classificazione dei segni di Bacone: naturali (indizi, immagini, effetti), stabiliti dalla mente
o convenzionali (intenzionali, istintuali e, a metà strada, le interiezioni).
Attenzione alla variazione linguistica e alle differenze fra lingue (posizione universalista).
Dopo la critica di Ockham, i Modisti vengono dimenticati assieme all’idea della
grammatica speculativa.
Dante riflette sulla natura e storia delle lingue nel De vulgari eloquentia. È presente una
visione oggi superata del rapporto fra latino e volgari (che non deriverebbero da quello): i
volgari acquisizione spontanea laddove il latino sarebbe esito di apprendimento formale.
Il linguaggio è proprietà specifica degli esseri umani (non serve agli angeli né agli animali).
Lingua originaria l’ebraico, poi Babele. Classificazione delle lingue e corrispondenza con i
gruppi individuati nell’Ottocento (intuizione della parentela fra lingue romanze, e forse
dell’esistenza di un PIE; ma questo è discutibile…).
Perché cambiano le lingue? Sono prodotti umani che mutano nel tempo. (Spiegazione
semplice, ma più convincente di quelle formulate anche in epoca successiva). ,
Il Rinascimento e la diversità delle lingue
Frammentazione e diffusione della cultura occidentale, rottura dell’unità religiosa e nascita
degli Stati nazionali (con diffusione dei volgari). Perdita progressiva del monopolio intellettuale
del latino. Scoperte geografiche e confronto con lingue ‘altre’. Nuove scoperte scientifiche e
nuove idee filosofiche (superamento aristotelismo a partire dal Cinquecento e poi con
Cartesio, Locke e altri).
Gli Umanisti propugnano un ritorno al latino dei ‘classici’, ostilità nei confronti della
grammatica medievale e filosofica. Esigenza di stilare grammatiche dei ‘volgari’, che dal
Quattrocento si moltiplicano (cfr. la Grammatichetta Vaticana dell’italiano di Alberti, 1440 ca.)
per raggiungere il loro apice nel Cinquecento con la diffusione della stampa. Grammatiche
pratiche, ispirate ai modelli di Donato e Prisciano (con necessarie innovazioni e adattamenti,
ad es. l’introduzione dell’articolo fra le parti del discorso). Ricerca dello standard e
contrapposizione Bembo-Machiavelli. Origine della «questione della lingua». Grammatiche di
lingue ‘esotiche’.
Due tesi sull’origine dei volgari: 1. frattura originata dalla mescolanza fra latino e idiomi
‘barbari’; 2. esistenza della lingua ‘volgare’ costante, ed evoluzione per differenziazione.
Bizzarre teorie alternative sull’origine dei volgari.
Primi studi sulla parentela fra le lingue ancora condizionati dal mito dell’ebraico come lingua
originaria. Nuova attenzione al divenire delle lingue, assente nel Medioevo. Si affaccia il
problema della lingua originaria (Ursprache).
Scaligero e la classificazione delle lingue europee (genealogie molto ‘ridotte’), Sassetti e il
sanscrito (1583). Leibniz e parentele troppo ‘estese’ (finnico, turco), ma ipotesi celto-scitica
interessante.
Il Seicento e la prima metà del Settecento
Verso la fine del Cinquecento comincia a riemergere, accanto alle grammatiche ‘pratiche’, la
grammatica ‘filosofica’: opposizione sottolineata da Bacone e Campanella, torna la nozione di
‘grammatica speculativa’.
Scuole di Port-Royal, Grammaire e Logique (1660 e ss.), ristampate più volte sino alla metà
dell’Ottocento. Grammatica generale e ragionata, valida per qualsiasi lingua (idea ripresa da
Chomsky). Es dei casi: relazioni generali razionalmente motivate e manifestate in lingue diverse
con mezzi morfologici diversi.
Universalità delle categorie del linguaggio che corrispondono a quelle del pensiero (ma manca
il referenzialismo antico e medievale): le operazioni sono mentali, ‘concepire’, ‘giudicare’,
‘ragionare’.
Proposizione formata da Soggetto, Copula e Predicato, analisi valida per ogni frase: Pietro
mangia > Pietro è mangiante. Il verbo significa l’affermazione, ma questa è la proprietà
essenziale del verbo essere.
Individuazione del rapporto tra frasi principali e dipendenti (oltre alle frasi composte), e
proposizioni incidenti (frasi relative).
Razionalismo cartesiano, cui si contrappone l’empirismo di Hobbes e Locke. Anche per Locke il
linguaggio è proprietà esclusiva della specie umana, ma altri riterranno altrimenti.
Convenzionalismo dei ‘modi misti’ (idee semplici di diverse specie), cui replica Leibniz (le idee
sono innate in quanto possibili).
Progetti di lingue ‘universali’: Comenio, Dalgarno, Wilkins (analisi componenziale), e Leibniz
(characteristica unversalis), lingua come calcolo.
Grammatica di Du Marsais, distinzione fra analisi grammaticale e logica, emerge la nozione di
«genio delle lingue» (confusione fra parentela genealogica e tipologica): lingue analoghe,
traspositive e miste.
Tra la fine del Settecento e il XIX secolo
Due sono le preoccupazioni principali cui tenta di dar risposta la riflessione linguistica
della seconda metà del Settecento e dei primi anni dell’Ottocento:
1. Il problema dell’origine del linguaggio (in senso filogenetico prima che ontogenetico, e
adottando un approccio filosofico prima che storico). Si affaccia in tal modo la disputa
destinata a proseguire nel corso del secolo XIX fra poligenisti e monogenisti.
2. Il problema della cronologia relativa della storia delle lingue in relazione al dettato
biblico, e il connesso problema delle cause che condussero alla differenziazione/diversità
delle lingue.
Condillac (Saggio sulle origini delle conoscenze umane, 1746), Rousseau (Saggio sull’origine
delle lingue, pubblicato postumo nel 1782) e Herder (Saggio sull’origine del linguaggio, 1772)
cercarono di rispondere al primo problema. I primi due ipotizzarono un’origine gestuale del
linguaggio cui sarebbe seguito il prevalere dell’elemento fonico e l’introduzione di vocabolario
astratto e complessità grammaticale (in Rousseau fu tuttavia più pronunciata la lode per
l’origine passionale e poetica dei primi stadi del linguaggio); Herder affermò inoltre in modo
esplicito l’inseparabilità di linguaggio e pensiero e il loro sviluppo parallelo, inaugurando una
linea che via Humboldt giungerà sino alla linguistica americana dei primi del Novecento. Egli
inoltre sostenne la monogenesi, e adottò un’ottica a cavallo fra quella razionalista e quella
romantica (ritenendo che le lingue “primitive” potessero essere indizi circa le origini del
linguaggio).
Wilhelm von Humboldt
Humboldt (1767-1835) scelse quale tema centrale dei propri interessi linguistici la creatività
infinita e la diversità delle lingue.
• Lingua come energeia, capacità ed “energia” creativa insita nel parlante-ascoltatore e lingua
come ergon, ovvero la descrizione fissa e statica della struttura fornita dal linguista. (La
distinzione anticipa quella saussuriana fra parole e langue, mentre l’idea di una capacità
linguistica come parte essenziale della mente umana è chiara anticipazione dell’innatismo
chomskiano).
• Innere Spachform, di “forma interna” della lingua, principio organizzatore che ne determina la
struttura a tutti i livelli diventando espressione dello “spirito di un popolo” (e identificandosi con
il pensiero, oltre che con la langue saussuriana). “La lingua di un popolo è il suo spirito, e il suo
spirito è la sua lingua” (Humboldt).
• Tipologia tripartita su basi morfologiche (lingue isolanti, agglutinanti, flessive, con le due
polarità estreme del cinese e del sanscrito) accolta dai principali linguisti comparatisti e oggi
ancora in uso (sebbene priva delle implicazioni evolutive attribuitele per tutto l’Ottocento).
Riaffermò la superiorità del sanscrito, ma nell’ottica di una visione sistematica e strutturale di
ogni lingua come totalità.
• Il suo scritto sul linguaggio più importante fu pubblicato postumo, ed è l’introduzione all’antica
lingua di Giava, il kavi (1836).
• Il kantismo di H. prevedeva uno stretto rapporto fra percezione e pensiero attraverso la lingua
(schematismo), adattato in senso relativista: intuire, pensare, sentire.
Il sanscrito e la linguistica dell’Ottocento
Nel 1786 William Jones lesse alla Royal Asiatic Society di Calcutta il famoso
saggio in cui stabilì la parentela storica fra il sanscrito, il latino, il greco e le
lingue germaniche, dando il via agli studi storico-comparativi scientifici e alla
linguistica storica ottocentesca. Ma la conoscenza del pensiero linguistico
indiano (a seguito dell’intensificarsi dello studio del sanscrito in tutta Europa)
ebbe un profondo influsso anche sul pensiero linguistico descrittivo
occidentale.
La linguistica dell’Ottocento fu la prima ad affrontare lo studio storico e comparativo
delle lingue in modo scientifico. Pionieristici furono gli studi di A.W. Schlegel e F.
Schlegel, di F. Bopp, di A.F. Pott ma soprattutto di R. Rask e di Jacob Grimm (anche se già
nel 1770 Sajnovich aveva dimostrato la parentela fra lappone e ungherese, e nel 1799
Gyármathi quella tra l’ungherese e il finnico).
1808: Nel suo trattato sull’antico indiano (sanscrito) Schlegel fa uso per la prima volta
dell’espressione “grammatica comparativa” e sostiene la necessità di cogliere le affinità
genetiche tra le lingue (soprattutto su basi morfologiche).
1816: Bopp avvia l’analisi comparativa dei sistemi di coniugazione di sanscrito, greco,
latino, persiano e germanico.
La legge di Grimm
1822: Nella sua seconda edizione della Deutsche Grammatik Grimm, dopo aver
letto l’opera di Rask, formula la teoria della “prima rotazione consonantica” nel
germanico ridefinita in seguito “legge di Grimm” (non dall’autore che parlava di
“tendenza generale”), le cui eccezioni sarebbero state spiegate
successivamente da Verner (un membro della scuola dei neogrammatici).
Grimm e Rask parlano ancora in modo confuso di “mutamenti di lettera”, ma la
sistematicità della regolarità individuata diede il via a una serie di studi in cui
anche le etimologie saranno verificate sulla base di corrispondenze lessicali
numerose, coerenti e sistematiche.
gr. πατήρ, lat. pater → aisl. faðir (le occlusive sorde [T] diventano fricative sorde [A])
gr. τύ, lat. tu → got. Þu gr. όκτώ, lat. octo → got. ahtau
gr. πόδα, lat. ped-em → got. fōtus (le occlusive sonore [M] diventano sorde [T])
gr. θύρα, lat. foris (IE *dhwer-) → got. daú r (le occlusive sonore aspirate [A] diventano
sonore [M])
*p, *t, *k > f, Þ [θ], h
*b, *d, *g > p, t, k
*bh, *dh, *gh > b, d, g
Il «metodo biologico» in Schleicher
MEILLET,
BENVENISTE,
TESNIÈRE SCUOLA DI
SCUOLA DI PRAGA COPENHAGEN
- funzionalismo - immanenza
- superamento
MARTINET: funzionalismo,
- antipsicologismo
economia, doppia
opposizione sin/dia - funzioni come relazioni
- fonologia articolazione, induttivismo
di dipendenza (logico-
- teleologismo formali)
- autonomia della - funzione segnica
linguistica SEMIOTICA E
STRUTTURALISMO JAKOBSON: binarismo, PROSPETTIVA
E SCIENZE UMANE leggi fonetiche, universalismo FORMALISTA NELLE
(Lévi-Strauss) SCIENZE UMANE
(SCUOLA DI PARIGI)
Lo strutturalismo americano
BOAS NEOGRAMMATI
CI
SAPIR BLOOMFIELD
- PSICOLOGISMO - EMPIRISMO LOGICA,
- RELATIVISMO - COMPORTAMENTISMO LINGUISTICA,
- ANTROPOLOGIA DEL - DISTRIBUZIONALISMO
LING.
SEMIOTICA
- ANALISI IN COSTITUENTI Russell, Frege, Carnap,
- TIPOLOGIA Wittgentein, Morris
- DRIFT E MUTAMENTO
GREENBERG
Tipologia linguistica PRAGMATICA
implicazionale. Austin, Grice, Searle.
CHOMSKY Universali statistici PRAGMATICA
- innatismo
- formalismo COGNITIVA E TEORIA
- universalismo DELLA PERTINENZA
- Mentalismo
FILLMORE
- GRAMM. DEI
Deep structure
- CASI
Grammatica e
componenti FUNZIONALISMO (CF. SC. DI
- MERGE, INT. PRAGA)
MERGE Semantica Halliday, Dik, Linguistica cognitiva, Givón,
generativa descrizione funzionale-generativa.
Altri indirizzi funzionalisti: sociolinguistica, etnolinguistica