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Esame di Semiotica Prof.

Caputo
Semiotica
Università del Salento (UNISALENTO)
18 pag.

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SEMIOTICA

[COS'È LA SEMANTICA]
La parola semantica fu introdotta inizialmente da Michel Bréal nel 1883, constatando che
allo studio delle leggi che presiedono ai mutamenti di senso, alla scelta di nuove espressioni
e alla nascita e morte delle locuzioni possiamo attribuire il nome di semantica che altro non
è che la scienza dei significati - la quale, come parola, al giorno d’oggi è ampiamente
utilizzata e ha acquisito nel tempo diverse accezioni. A proposito di tali accezioni, noi
introduciamo tale termine attraverso le due fondamentali accezioni della semantica - Ivor
Armstrong Richards e Charles Kay Ogden si occuparono di molte accezioni del termine
significato e a 60 anni di distanza, possiamo vedere come sia diventata la semantica della
parola semantica nel prospetto di una duplicità fondamentale [noi usiamo la parola
semantica tanto per designare il settore di studi quanto la materia di cui tali studi si
occupano; come la storia che serve a designare le azioni e gli accadimenti tanto quanto la
storiografia]. La semantica in definitiva si riferisce a due campi differenti, che sono
- [il piano dei fenomeni connessi al senso e al significato delle lingue, dei linguaggi e
delle singole espressioni]
- [il piano del sapere riflesso ed organizzato entro cui è presente quel settore delle
ricerche sui fenomeni semantici]
Introducendo però altre accezioni, iniziamo col dire che la semantica dunque si occupa del
linguaggio verbale o per meglio dire di quella porzione di esso che si riferisce alle possibili
interpretazioni - a seconda delle lingue - del significato, meaning o signification. Dal termine
che fu inizialmente lanciato da Bréal nel 1883 possiamo vedere successivamente nel 1920
l’utilizzo di esso da parte di studiosi di logica simbolica che lo usarono prima come sinonimo
di sintassi logica e poi come elemento di relazione tra espressioni e designata nei linguaggi
formalizzati; delle due accezioni fondamentali precedentemente menzionate tra cui quella
realistica [semantica come insieme dei fenomeni del significare] e quella epidemica
[semantica come studio dei fenomeni di per sé], la seconda si sdoppia in due altre realtà del
termine, tra cui
- [la semantica come studio storico linguistico]
- [la semantica come studio logico matematico]
e sulla base di questa suddistinzione troveremo una folla di ulteriori partizioni. Tornando a
noi, coloro che si rifanno alla prima subaccezione intravedono l’oggetto della semantica
come i fenomeni generali del linguaggio linguistico mentre altri i fenomeni di natura
evolutiva/diacronica [di fatto noi ricordiamo che gli studi linguistici seguono due principali
correnti teoriche che sono la linguistica sincronica basata sullo stato presente della lingua
ignorandone completamente l’aspetto evolutivo e supportando il concetto di arbitrarietà - fu
Saussure ad enunciare la sua teoria del segno che risulta dall’associare un significante con
un significato attraverso un legame arbitrario; e poi la linguistica diacronica che invece studia
l’evoluzione della lingua nel tempo e che associa ai suoi suoni una radice comune concepita
attraverso i cinque sensi, come nel caso di abbaiare, boyer e bark invece che un elemento
arbitrario]. Coloro che invece si rifanno alla seconda subaccezione sono i filosofi e logici che
includono tutti i fatti di significato di tutti i linguaggi, quindi la semantica è una disciplina sia
logica che linguistica, perciò una disciplina semiotica. Questa scienza generale dei segni fu
reintrodotta nella seconda metà dell’800 da Peirce come semiotica e poi battezzata da
Saussure come semiologia - ma indipendemente dalla terminologia annessa noi
riconosciamo che questa scienza dei segni negli ultimi decenni ha conseguito importanti
traguardi in merito allo studio matematico e statistico dei sistemi di comunicazione e

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trasmissione dell’informazione oltre che nei tradizionali ambiti dei linguaggi formalizzati e del
linguaggio verbale.
La definizione decisiva della semantica come studio delle relazioni tra gli insiemi dei segni
che permettono di comunicare e lo studio dei campi di contenuto su cui vertono tali insiemi
dei segni è immediata e trasparente ma problematica sotto molti aspetti - di fatto nella
semantica le diversità non risiedono soltanto nella varietà degli indirizzi ideologici e teorici
ma anche nella materia stessa, perché la semantica per potersi formare in modo completo
deve mettersi in discussione e stipulare una sua definizione; se come Saussure insegnava
che il terzo grande compito della linguistica era quello di mettersi in discussione, nella
semantica questo è il primo compito; per una teoria del significato è decisivo il significato
che si da alla parola significato - quindi in altrettanto modo per la semantica è decisiva la
semantica su cui si basa la parola semantica

[PROBLEMATICHE NELLA DEFINIZIONE]


La parola ‘SEMANTICA’ fu introdotta per la prima volta da Michel Bréal nel 1883 per indicare
la SCIENZA DEI SEGNI. AL giorno d’oggi questa parola ha acquisito diverse accezioni,
infatti usiamo questa parola per indicare tanto un SETTORE DI STUDI quanto la MATERIA
di cui questi studi si occupano. La semantica si occupa dunque del LINGUAGGIO VERBALE
e in particolar modo al SIGNIFICATO che quest’ultimo assume. Ad oggi possiamo affermare
che la semantica è una disciplina sia LINGUISTICA sia LOGICA ossia una disciplina
SEMIOTICA. La definizione stessa della parola semantica lascia ancora aperta la decisione
se la si possa definire un campo di studi o una scienza. Ciò che manca all’insieme di studi e
delle opere della semantica è un sufficiente grado d’istituzionalità sociale diffusamente
riconosciuta. Questa debolezza istituzionale dipende soprattutto dall’atteggiamento tenuto
dalle altre scienze del linguaggio. Una lingua è una semiotica nella quale ogni altra
semiotica può essere tradotta [Hjelmslev]. Con le lingue ci è concesso dar forma a tutti i
sensi possibili, direzioni assai diverse di pensiero convergono nel riconoscere nella lingua
storico-naturale la matrice ultima di ogni possibile calcolo. Importante è anche l’intervento di
Emilio Garroni il quale trasferisce ed estende dal piano della grammatica riflessa al piano
della grammatica vissuta, in altre parole noi siamo in grado di riconoscere i linguaggi in
quanto su di essi proiettiamo l’esperienza del linguaggio verbale che ci appartiene in quanto
esseri umani. La capacità di parola dunque non è così solo una matrice metodologica, ma
anche una matrice vissuta. Dire che la semantica studia il piano del contenuto rischia di
mutarla in una scienza senza confini, dunque si pone un limite iniziale dicendo che la
semantica studia le relazioni tra insiemi di segni e i rispettivi campi di contenuto. Per ATTO
SEMICO , intendiamo l’azione o insieme di azioni compiute da un congegno o da un essere
vivente , per stabilire un rapporto semiotico. Nell’atto semico abbiamo sempre la presenza di
un EMITTENTE e un RICEVENTE. Quando questi 2 s’incontrano nel riconoscere uno stesso
senso ad uno stesso segnale diciamo che essi comunicano tra di loro. Il problema generale
della comunicazione è un problema SEMANTICO che consiste nel trovare condizioni ottimali
sia per emittente che per ricevente nel riconoscere uno stesso senso per uno stesso
segnale. Tuttavia possono esserci degli ostacoli, dei limiti e condizioni di natura diversa che
possono ostacolare questo processo. Per una parte sono di natura ‘materiale’ (dipendono
cioè da qualità fisiche di emittenti, riceventi, segnali e messaggi) per un’altra di natura
‘formale’. A entrambi i tipi di limiti diamo il nome di

- [ARBITRARIETA’ CONCETTO DI PLURIPLANARITA’: Ciascuna parola può dare


luogo a più accezioni che possono essere collegate tra di loro fino a ricavare ciò che

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si dice una lingua speciale. Le lingue sono dei codici METASEMIOLOGICI e
PLURIPLANARI e PLURISEMIOLOGICI]

- [ONNIFORMATIVITA’: Diversamente da altri codici semiologici una lingua non


soltanto è pluriplanare, ma è pluriplanare sia in senso debole ( perché il luogo dove
si costituiscono i piani del contenuto), sia in senso forte]

[CHI FU IL MAESTRO DI TULLIO DE MAURO?]


Il maestro di Tullio De Mauro fu Antonino Pagliaro il quale era un linguista italiano che si era
posto a cavallo tra scienza e filosofia - ha avuto una formazione storico/comparativa in
linguistica e si trovava nel periodo di sboccio del neoidealismo, ragion per la quale si baserà
su Benedetto Croce. Quest’ultimo parte dall’idea di irriducibilità delle lingue e esclude da
esse qualsiasi dato astratto o logico matematico; seguendo la corrente neoidealistica della
prima metà del 900 in cui semantica e stilistica si incontrano nell’estetica e nella critica viene
adesso difeso il carattere soggettivo e irripetibile della creatività dello spirito. Per Croce ciò
che viene espresso una volta non può ripetersi e il linguaggio ha forza creativa, più che il
fine di un mero strumento comunicativo. Successivamente però si staccherà dal
neoidealismo di Croce e inizierà a formulare una nuova filosofia del linguaggio che fonde
filosofia e filologia [ispirato quindi a Giovan Battista Vico], da lui nasce la Scuola Romana di
Linguistica in modo da far trapelare le idee di Saussure, ma sarà compito di Tullio De Mauro
tradurre il Corso di Linguistica Generale che dedicherà a Pagliaro stesso

[SEMANTICA LOGICA DURANTE IL NEOPOSITIVISMO]


Il Neopositivismo è un movimento filosofico che è sorto sviluppatosi ed esauritosi tra il terzo
e il sesto decennio del ventesimo secolo; il richiamo del movimento è al positivismo
ottocentesco nonché direttamente al ruolo di privilegio svolto dalle scienze sperimentali nel
processo di acquisizione della conoscenza. Il fondamentale caposaldo della teoria è la
bipartizione delle proposizioni significanti in analitiche il cui valore dipende dalla loro forma
logica o dal significato dei contenuti - il cui valore viene tratto dall’esperienza. In sintesi,
secondo i positivisti una proposizione è valida se è verificabile

[ATTO LINGUISTICO]
L’atto linguistico è un atto che viene compiuto attraverso l’uso della parola, quindi ogni volta
che si attua un enunciato si compie automaticamente un atto linguistico sia esso tramite
domanda, richieste, asserzioni o promesse. Searle ha individuato cinque tipi di atto
linguistico tra cui gli
- [ATTI RAPPRESENTATIVI - che impegnano il parlante nei confronti della verità della
proposizione espressa]
- [ATTI DIRETTIVI - con cui il parlante tenta di indurre l'interlocutore a fare qualcosa]
- [ATTI COMMISSIVI - che impegnano il parlante a fare qualcosa nel futuro]
- [ATTI ESPRESSIVI - che esprimono uno stato psicologico]
- [ATTI DICHIARATIVI - che provocano cambiamenti immediati in uno state di cose
istituzionale]
Per Austin invece l’atto linguistico è un atto fondamentale di linguaggio con cui diciamo
qualcosa [in prospettiva locuzione e atto locutorio; quindi quando diciamo qualcosa lo
facciamo sempre secondo una modalità diversa e di conseguenza ad ogni atto linguistico
corrisponde un valore locutivo nonché uno indipendente dal contenuto ma correlato alla
locuzione stessa - definito illocutorio. Abbiamo tre tipi di atto, tra cui

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- [ATTO LOCUTIVO - che comprende un’attività fisica necessaria per costruire un
enunciato verbale o scritto e in essa vengono comprese le operazioni intellettuali che
rimandano all’uso di un determinato codice grammaticale o le operazioni di carattere
semantico che permettono di fare previsioni sul significato globale della frase]
- [ATTO PERLOCUTIVO - il quale consiste nell’infinita varietà di intenzioni che
sostanzialmente costituiscono la base dell’azione psicologica che supporta la
costruzione di un enunciato; consiste fondamentalmente nell’influenza che la
comunicazione di un senso da alla parola]
- [ATTO ILLOCUTIVO - il quale fa parte dell’attività linguistica ed è compiuto tramite
parola. Qui si distinguono un contenuto proposizionale che è pertinente alla
semantica e una forza illocutiva che è pertinente alla pragmatica]
Ovviamente gli atti linguistici si collocano nel discorso e nella conversazione, la quale è la
pratica verbale che interessa due o più partecipanti con un grado di vicinanza sociale o varie
misure di formalità annesse

[ATTO PERFORMATIVO]
L’atto performativo invece è un’asserzione che non descrive lo stato delle cose ma permette
al parlante di compiere una vera e propria azione ed è tramite tale atto performativo che si
dice di fare qualcosa e conseguentemente produrne un fatto reale

[FUNZIONI DEL LINGUAGGIO SECONDO JAKOBSON]


Prima di parlare delle funzioni di Jakobson è importante fare una premessa inerente la
comunicazione e i suoi modelli. Fino al 1940 la comunicazione veniva intesa come la
trasmissione e il passaggio riferito ai mezzi di trasporto e solo dopo sarà associata anche
alla comunicazione di per sé, per non dire che la comunicazione stessa come campo di studi
e disciplina è stato introdotto ben più tardi rispetto ad altro studi, quindi la comunicazione
come corso di studi non è mai stata adeguatamente strutturata ma cosa cambia
esattamente durante il 1990? Iniziamo dalla
- [TEORIA IPODERMICA - fondamentalmente la Communication Research ha iniziato
a studiare il processo comunicativo come tale attraverso un modello unilineare che
prevede un emittente che produce messaggi che arrivano ai riceventi e provocano
conseguentemente delle reazioni immediate; i riceventi risultano quindi un’amorfa di
individui singoli, passivi e isolati che non riescono a filtrare il messaggio ricevuto il
quale si inocula facilmente in loro e risultano perciò bersagli facili e prevedibili]

- [FLUSSO DI COMUNICAZIONE A DUE STADI - le successive ricerche sulla


audience hanno portato a rivalutare la comunicazione, questo perché i mass media
non riescono a raggiungere direttamente gli individui dato che il messaggio viene
filtrato dagli opinion leaders che altro non sono che mediatori nel rapporto con i
media e fenomeni sociali che influenzano le comunità, quindi sono loro a
ritrasmettere il messaggio alle persone. Queste teorie però funzionavano in una
società dove i mass media erano poco sviluppati e la comunicazione interpersonale
era ben più importante ma oggi invece, che la televisione ormai si è imposta ai mass
media e ha accesso alla maggior parte delle persone, gli opinion leaders spariscono
e di sopra la comunicazione interpersonale cambia poiché ora essi sono strutturati in
modo tale da permettere ai singoli individui di commentare il contenuto dei messaggi
- questo attraverso il opinion sharing]

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- [USI E GRATIFICAZIONI - adesso che i rapporti tra mass media e individuo sono
cambiati è quest’ultimo a scegliere quali contenuti soddisfano di più i suoi bisogni e il
rapporto non risulta più unilaterale, con un ricevente attivo e autonomo]

- [MODELLO INFORMAZIONALE - qui ci stiamo avvicinando alla teoria di Jakobson


ed essenzialmente enuncia che la comunicazione deve produrre delle reazioni
affinché il processo sia riuscito, è un vero e proprio processo quello che porta un
individuo ad avere influenza sul prossimo. La cosa buffa è che inizialmente la
terminologia annessa era usata per dispositivi meccanici ma è stata
successivamente adattata alle persone. Da fonte a emittente, da segnale a
messaggio, il trasmettitore che decodifica il segnale per trasmetterlo attraverso le
onde radio, le quali passano per il canale, vi è poi il rumore annesso ossia il
gracchiare della radio e il ricevitore ovviamente decodifica il segnale per farlo
ricevere adeguatamente al ricevente]
Da qui scaturisce la teoria delle funzioni del linguaggio di Jakobson poiché per lui il
linguaggio è uno strumento e come tale ha 6 funzioni da assolvere che sono correlate alle 6
componenti del processo comunicativo:
- [il mittente svolge la FUNZIONE EMOTIVA dato che esprime l’atteggiamento
dell’emittente nei riguardi di ciò che sta esprimendo]
- [il contesto ha FUNZIONE REFERENZIALE che è relativa al rapporto tra mondo e
messaggio]
- [il messaggio ha FUNZIONE POETICA dato che è inerente al modo in cui è
organizzato e strutturato tale messaggio]
- [il canale ha FUNZIONE FATICA nei termini dell’attività presente o meno di tale
canale]
- [il codice ha FUNZIONE METALINGUISTICA che riguarda la presenza all’interno del
messaggio di elementi orientati a definire il codice]
- [il destinatario, infine, ha FUNZIONE CONATIVA la quale esprime nel messaggio la
tendenza ad avere nel mittente degli effetti extralinguistici che non si limitano alla
mera comprensione linguistica]
Detto ciò, ricordiamoci che un messaggio non deve necessariamente svolgere una sola
funzione quando ne può e solitamente le svolge tutte, ma esiste comunque una funzione
prevalente e determina il carattere funzionale del messaggio. Ricordiamo che il modello
informazionale si scontra con quello semiotico informazionale, poiché per il primo il
contenuto di tale messaggio è irrilevante mentre nel secondo no - perché fondamentalmente
il modello semiotico informazionale sostiene che il modo in cui si attribuisce senso al
messaggio ricevuto non combacia spesso con ciò che l’emittente ha dato; codifica e
decodifica non sono univoche sempre

[SIGNIFICATO E SIGNIFICANTE]
Per Saussure il segno è un’entità bifacciale le cui facce significante e significato sono
connesse da una relazione di equivalenza [a=b] in cui il significato permette di capire ed
esprimere il senso o contenuto del segno mentre il significante indica il piano
dell’espressione o piano del contenuto all’interno del segno. L’unione tra forma e contenuto
e la relazione tra significato e significante definiscono il segno e il significante risulta essere
la parte fisicamente percepibile del segno linguistico. Il nodo cruciale degli studi di Hjelmslev
riguarda la presupposizione tra significante e significato [la cui prima articola il contenuto e
tale contenuto può essere manifestato solo attraverso il significante]

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[SEGNO PER SAUSSURE E HJELMSLEV]
Fondamentalmente quando parliamo di linguaggio è importante definirlo su due prospettive
differenti che sono entro la sua globalità e nei suoi elementi specifici. Le parti del linguaggio
attraverso cui comunichiamo e che fanno parte dell'intero percorso di studio e analisi die
linguisti che abbiamo incontrato fino ad ora sono i segni, i quali sono interpretati secondo
due formule nella semiotica antica
- [IL MODELLO DI EQUIVALENZA A=B che si traduce sostanzialmente nel rapporto
arbitrario tra significante e significato quindi l’abbinamento tra immagine acustica e
immagina mentale o concetto]
- [IL MODELLO DELL’INFERENZA SE P ALLORA Q che invece rimanda a quei
sistemi semiotici di carattere non verbale]
quindi, come detto in precedenza questi sono i modelli a cui si rifà la semiotica come
disciplina e nel caso specifico di Saussure, padre della linguistica e della dottrina dei segni,
lui segue il modello dell’equivalenza sulla base del concetto di arbitrarietà. La sua opera di
maggior rilievo risulta essere il Corso di Linguistica Generale del 1916 dove lui introduce una
scienza generale dei segni [denominata semiologia nel prospetto della semantica che al
tempo stava prendendo molte accezioni in vista del suo carattere generale; la quale studia
l’interazione sociale attraverso tali segni e affronta tre temi fondamentali]
- [LA LINGUA COME SISTEMA DEI SEGNI E LA SUA POSIZIONE NELLA
SEMIOLOGIA]

- [DISTINZIONE TRA LINGUA, LINGUAGGIO E PAROLA - Il linguaggio concerne la


possibilità di usare sistemi linguistici e negli essere umani l’apprendimento spazia dai
24 mesi ai 12 anni / la lingua riguarda l’associazione fondamentale tra immagine
acustica e mentale per creare il segno e infine la parola che altro non è che l’atto,
l’esecuzione linguistica che permette all’individuo di esprimersi]

- [PROCESSO DI COMUNICAZIONE LINGUISTICA - il quale viene riconosciuto


anche come circuito di parole dove vi sono due o più interlocutori ed è il frutto di un
processo psichico, fisico e fisiologico]

Quando Saussure delinea il segno lo fa in un modo che si scontra con la concezione di esso
come un’entità palpabile e materiale e semmai lo intravede come un’entità più psichica. Il
segno per Saussure fondamentalmente è un’entità BIFACCIALE tra significante e significato
i quali sono uniti da un rapporto di equivalenza [A=B; dove il significante è l’immagine
acustica e il significato l’immagine mentale o concetto, più o meno nell’illustrazione
essenziale di un foglio a due lati coesi]. Il segno è caratterizzato da altri due aspetti
essenziali che sono

- [L'ARBITRARIETÀ - la quale concerne il fatto che tra significante e significato non


esiste fondamentalmente nessuna relazione è necessaria se non una convenzionale;
di fatto lingue diverse usano espressioni diverse per esprimere un determinato
concetto, anche se Saussure presenta delle obiezioni a riguardo poiché esistono le
parole onomatopeiche e le esclamazioni. Benveniste parlava di OMEN NOMEN,
ossia un nome che rispecchia qualcosa per intendere ancor di più il legame
necessario tra significante e significato]

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- [LINEARITÀ - questa concerne il fatto che il significante nel lungo termine evolve e si
struttura in un modo tale che tale processo sia lineare, di fatto i suoni di una parola
per esempio si succedono in una direzione irreversibile, non si possono pronunciare
insieme due suoni]

Sempre riguardo al segno, parla di due dati che sono il valore e l’identità
- [IL VALORE - detto anche quaternione in algebra, è per Saussure la totalità delle
componenti e degli elementi di un segno; un'accezione presa dal rango economico
che si distingue in due fondamenta: la DIMENSIONE VERTICALE E ORIZZONTALI
le quali si rifanno alla semantica del prototipo e che riguarda i processi di
categorizzazione che si trovano in quei campi dove la linea divisoria tra dimensione
linguistica e non è offuscata e confusionaria. Eleanor Bush organizza le dimensione
dicendo che 1) la dimensione verticale si basa su un rapporto di scambio SCAMBIO
TRA DISSIMILI tra entità di diversa natura, per esempio con 2 euro compro 20
caramelle 2) la dimensione orizzontale invece si basa su un rapporto di SCAMBIO
TRA SIMILI, tra due entità dello stesso ordine; per esempio scambio una moneta da
2 euro con due da 1 - Saussure fa l’esempio confrontando 5 euro con 5 franchi; se
noi usiamo i franchi per comprare qualcosa di diverso si parla di scambio tra
DISSIMILI mentre se li scambiamo con altre monete è SCAMBIO TRA SIMILI]

- [L'IDENTITÀ - i segni si distinguono tra di loro a seconda della forma e della


sostanza, dipende dalla funzione]

Parlato di Saussure, ci spostiamo a Hjelmslev che si interessa delle lingue verbali e ciò che
lo ha portato a formulare la STRATIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO saranno le cosiddette
opere del Resume, dei Fondamenti/Principi di Grammatica Generale e la Categoria dei Casi.
Lui formula la stratificazione insieme ad altri due saggi che sono LA FORMA DEL
CONTENUTO COME FATTORE SOCIALE e PER UNA SEMANTICA STRUTTURALE.
Nella Stratificazione lui riprende il pensiero saussuriano spostando però la totale attenzione
verso l’intero sistema semiotico, dicendo che il linguaggio è il risultato dello stabilimento di
due funzioni che sono IL PIANO DEL CONTENUTO e IL PIANO DELL’ESPRESSIONE.
Delineando linguaggi verbali e non verbali, lui ci parla dei cinque tratti caratterizzanti di un
linguaggio

- [BIPLANARITÀ - questa è la fondamentale articolazione di ogni linguaggio secondo


due piani che sono espressione e contenuto]
- [BIASSIALITÀ - la presenza di due assi che sono processo e sistema]
- [POSSIBILITÀ DI COMMUTAZIONE TRA ELEMENTI DELLO STESSO PIANO - per
fare in modo che il segno sia correttamente strutturato come oggetto semiotico questi
due piani devono rispondere positivamente alla prova di commutazione e
negativamente alla prova dei derivati; fondamentalmente non si deve arrivare ad un
unico piano]
- [NON CONFORMITÀ TRA ELEMENTI DEI DUE PIANI - Saussure ci parlava di recto
e di verso e sicuramente Hjelmslev riconosce questi elementi ma non si possono
congiungere in maniera uguale]
- [PRESENZA DI RELAZIONI TRA ELEMENTI DI UN SISTEMA - tra cui
INTERDIPENDENZA quando due elementi si presuppongono a vicenda,
DETERMINAZIONE dove un elemento ne presuppone un altro senza che esso

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presupponga a sua volta il precedente e poi COSTELLAZIONE quando due
espressioni sono collegate senza che si presuppongano a vicenda]

Ma cosa abbiamo compreso da Hjelmslev in comparazione a Saussure? che


essenzialmente il segno non è più compatto ma i due piani che sono quello dell’espressione
e del contenuto sono internamente stratificati e si scagliano in una massa amorfa che è la
materia - quando i due piani si scagliano si articolano nella FORMA [che rappresenta un
sistema astratto, potremmo dire una griglia che può essere descritta in termini differenziali] e
nella SOSTANZA [ossia le unità concrete che si realizzano] permettendo al segno di
dividersi in quattro componenti fondamentali che sono FORMA DELL’ESPRESSIONE,
FORMA DEL CONTENUTO, SOSTANZA DELL’ESPRESSIONE E SOSTANZA DEL
CONTENUTO.
Infine, l’espressione può avere diverse componenti
- [la parola mosca è INTERDIPENDENTE, perché la forma del suo contenuto può
essere insetto e anche la città]
- [chi da l’interpretazione è L’INTERPRETE che sceglie la forma del contenuto dare ad
una sostanza del contenuto]
- [i livelli della sostanza sono VALUTATIVO, INTERPRETATIVO, SOCIO BIOLOGICO
E FISICO]

[STRATIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO DI HJELMSLEV]


La Stratificazione del Linguaggio di Hjelmslev in sostanza semplifica il concetto di
Glossematica, quindi come guardare alle entità. Viene pubblicato nel 1954 per rispondere
all’invito di collaborazione della rivista Word nel circolo linguistico di New York e costituisce
un approfondimento e completamento di Fondamenti. Questo saggio vuole approfondire e
rivalutare la concezione saussuriana del segno con la fondamentale divisione tra forma e
sostanza e significato e significante - da questa distinzione ne consegue un’attenzione ben
maggiore verso la forma del contenuto e non solo nell’espressione e inoltre considera la
lingua come caso particolare di un sistema semiotico che implica diversi piani che all’interno
hanno una differenza tra forma e sostanza. La vera e propria distinzione o rinnovamento
potremmo dire da Saussure è la classificazione della semiotica non più come elemento per
delineare la teoria ma come oggetto vero e proprio di essa. La ricerca di Hjelmslev si orienta
in parte verso i Fondamenti con la teoria della lingua e verso il Resume con la teoria della
semiotica. Il compito del saggio è quello di orientare la ricerca verso la sostanza, la
materialità del segno che va portata fuori dall’idealismo, si ricercano ora le componenti
iletiche [non formate] del senso

Il lavoro del semiotico o del linguista è un lavoro di analisi dei dati empirici [fondati quindi
sull’esperienza immediata e pratica, estranea al rigore scientifico] che si svolge appunto
secondo un metodo empirico e deduttivo. Parliamo di una procedura modellizzante secondo
principi epistemici di ordine metateorico e quindi non relativi alla specificità dell’oggetto ma
bensì all’attività conoscitiva; tali vengono enunciati da Hjelmslev nei Fondamenti e nel
Resume - qui vediamo la propensione del principio empirico che è al di sopra di tutti e in
base alla quale si predilige la spiegazione più coerente, esauriente e semplice secondo
- [il PRINCIPIO DI SEMPLICITÀ - secondo il quale tra due descrizioni libere di
contraddizioni ed esaurienti, si predilige quella che porta al risultato più semplice ed
immediato]

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- [IL PRINCIPIO DI ECONOMIA - secondo il quale la procedura deve attualizzare la
descrizione pur sempre nel cospetto del risultato più semplice e comprensibile]
- [IL PRINCIPIO DI RIDUZIONE - secondo il quale ogni operazione deve essere
continuata o fatta progredire nella descrizione al punto in cui esaurisce il numero
possibile di oggetti. L’operazione è una descrizione conforme al principio empirico]
- [IL PRINCIPIO DI GENERALIZZAZIONE - secondo cui se un oggetto ammette una
soluzione in maniera univoca perciò l’oggetto è ulteriormente analizzabile e poi un
altro oggetto ammette la stessa soluzione ma in maniera equivoca perciò l’oggetto
non è piu analizzabile, allora la soluzione viene generalizzata come valida per
l’oggetto equivoco. Per esempio, se prendiamo le parole pecora, montone, porco,
scrofa, toro, vacca, uomo, donna e successivamente capo ovino, capo suino, capo
bovino o essere umano allora le prime entità vengono eliminate]
oltre a questi principi Hjelmslev ne introduce altri come per esempio il Principio di Analisi che
giustifica l’impostazione di tutta la Glossematica dato che la teoria parte dal testo come
proprio dato e poi cerca di suggerirne una descrizione coerente ed esauriente, quindi
l’analisi altro non è che la ragione dietro la teoria stessa che in quanto tale è a-realistica cioè
non ha oggetto specifico. Il principio dell’analisi risulta essere conseguentemente universale
quindi vale sotto tutte le condizioni e per tutti gli oggetti che diventano solo rapporti, perché
solo i rapporti esterni e interni hanno valenza ed esistenza scientifica. Massimo Prampolini ci
suggerisce due principi che più che principi sono condizioni costruttive della teoria, ossia
L'ARBITRARIETÀ E L’INADEGUATEZZA
- [in base alla prima condizione la teoria opera indipendentemente da ogni esperienza
o applicazione ai dati empirici, da un’immagine generale del mondo e i suoi
fondamenti non possono coincidere con formulazioni già fatte sulla sostanza
linguistica o semiotica. Come teoria delle realtà piene e a-sostanziale è proiettata
fuori di sé, verso altro o per meglio dire le pratiche semiolinguistiche]

- [la seconda riguarda invece l’applicazione e la verifica delle ipotesi e come tale
complementare all’arbitrarietà - rappresenta il momento del contatto con la sostanza
nei termini dell’esistenzialità e del senso incarnato]
Tutti questi principi hanno validità universale quindi sono validi e rilevanti per ogni
conoscenza e costituiscono quello che Hjelmslev nel Resume chiama componente
universale che funge da presupposto di un componente generale che funge da
presupponente. Tra presupposto e presupponente c’è una funzione di determinazione o
dipendenza unilaterale tra funtivo costante e funtivo variabile. In generale il componente
universale consiste in una catena di analisi in cui le analisi presupposte sono trattate prima
di quelle che presuppongono e tale catena di analisi può essere eseguita su un qualsiasi
oggetto ma solo sotto certe condizioni, perché contrariamente si parla di componente
generale. Come abbiamo accennato, nel Resume di Hjelmslev lui tematizza
specificatamente piu l’oggetto semiotico che l’oggetto lingua, mentre lo sviluppo della
semiotica glossematica procede dalla forma universale [pura, arbitraria e a-realistica senza
un determinato oggetto specifico] a quella generale che è la forma semiotica o della
semiotica secondo cui un oggetto viene analizzato solo sotto certe condizioni ossia nella
prospettiva dell’articolazione espressione/contenuto. Si crea in questo modo una continuità
tra la forma universale e la forma generale in cui la prima si adegua alla funzione della forma
generale in vista entità concreta della scienza del linguaggio

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Espressione e contenuto non sono immediatamente identificabili con una qualunque
sostanza semiotica pena il venir meno del principio stesso della glossematica che in pieno
stile strutturale del pensiero assegna l’identità di un’entità semiotica ai rapporti per differenza
oppositiva o negativa con altre entità - espressione e contenuto sono mere connotazioni
puramente operative, definizioni dei piani [funtivi] che regolano la funzione segnica. Nel
cuore della teoria di Hjelmslev, ogni oggetto è uno spazio di relazioni quindi non ha un suo
significato intrinseco e a priori ma un significato legato dalle dipendenze e indipendenze
delle sue parti e solo attraverso la descrizione di esse e seguendo il criterio dell'esaustività
che possiamo cogliere e definire gli oggetti. L’oggetto non è una class as many ossia una
mera somma di membri che hanno le stesse priorità ma semmai una class of one - un
oggetto sincretico che non è l’astrazione [la sintesi] di una concretezza [pluralità] ma una
virtualità o condizione possibile di realizzazioni legate alla variabilità della loro pertinenza o
alla partizione [analisi] cui è sottoposta. Tramite il taglio superiamo la cosalità dei significanti
e significati poiché gli elementi non hanno valenza ontologica ma il loro significato deriva
dall'opposizione differenziale o negativa con entità esterne prodotte al taglio [pensiamo
all'unità di contenuto green in inglese che ha valore solo in base al taglio che ne delimita
l’estensione semantica in funzione ad altre unità dello stesso campo dei colori come blue,
gray or brown. L’oggetto è una classe di classi, una gerarchia o gerarchia di gerarchie

[a proposito di gerarchie, introduciamo gli strati che non sono semplici sedimentazioni,
elementi precostituiti o irrelati ma semmai funtivi di funzioni correlate, posizioni che mutano
nel processo comunicativo. Si è in presenza di un sistema semiotico se il piano
dell’espressione e il piano del contenuto non sono conformi cioè non riducibili a un solo
piano; risultano quindi specularmente simmetriche ma diseguali se si sovrappongono - di
fatto se un piano provoca un mutamento nell’altro piano si parla di commutazione sull’asse
paradigmatico e di permutazione sull’asse sintagmatico; l’esempio primario è quando
all'espressione cane corrisponde il contenuto cane o viceversa quando alle figure c e n non
corrisponde alcun contenuto ma tuttavia cambiando c con p otteniamo pane, confutando la
biplanarità del sistema. Se per esempio, continuando, le due espressioni rosso e verde nel
sistema semaforico corrispondono alle forme di contenuto stop e avanti non si possono
scambiare essendo due piani conformi mancando la biplanarità; per principio di economia e
la prova dei derivati devono essere ridotti ad uno solo come avviene nel linguaggio
algebrico. Fondamentalmente, quando la prova di commutazione è positiva e la prova dei
derivati negativa allora si parla di oggetto semiotico nell’analisi dell’oggetto - uno spazio di
relazioni e combinazioni - queste relazioni che intercorrono tra gli elementi che compongono
un sistema semiotico sono tre
- [L’INTERDIPENDENZA - quando due elementi si presuppongono a vicenda nei
termini della biplanarità]
- [LA DETERMINAZIONE - quando un elemento ne presuppone un altro
univocamente senza che quest’ultimo presupponga il precedente]
- [LA COSTELLAZIONE - quando due espressioni sono collegate senza che una
presupponga l’altra]
Infine, il procedimento di analisi delle differenze fra le classi di strati inizia con la
classificazione dei strati che coprono la distinzione saussuriana di significato e significante
[contenuto ed espressione per Hjelmslev] e quella di forma e sostanza semiotiche - le entità
fondamentali da cui partiamo sono il piano dell’espressione, il piano del contenuto, la forma
semiotica e la sostanza semiotica; questi elementi rendono possibile la stratificazione del
linguaggio di Hjelmslev per come la conosciamo, perché per lui il linguaggio è una funzione

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che si stabilisce tra due piani che sono quello dell’espressione [significante] e del contenuto
[significato] e sono legati, nonché internamente stratificati in qualsiasi sistema semiotico
[ricordiamo anche che lui disse che la forma è l’unico possibile strato sintetico tra i due piani]
e si stagliano sullo sfondo di una amorfa massa definita materia; tali due piani sono
ulteriormente suddivisi in forma dell’espressione, sostanza dell’espressione, forma del
contenuto, espressione del contenuto. Per illustrare le relazioni tra questi elementi pensiamo
ad un cerchio con le funzioni all’interno con al di fuori il continuum materiale o materia. Fe e
Fc sono funtivi costanti la cui compresenza è necessaria per dare il segno, sono in una
relazione bilaterale e obbligatoria a interdipendenza o funzione semiologica; Sc determina
Fc e Se determina Fe in una dipendenza unilaterale e obbligatoria tra FUNTIVI COSTANTI
(Fc e Fe) e FUNTIVI VARIABILI (Sc e Se) - il segno è essenzialmente generato dalla
dissomiglianza tra forma dell’espressione e forma del contenuto e sostanza dell’espressione
e sostanza del contenuto; queste ultime sono indipendenti e autonome cioè la loro
dipendenza è facoltativa dato che sono in funzione di costellazione. Concludiamo con
l’esempio della mosca; di fatto la parola mosca è il segno di un determinato insetto che vola
e che in un certo senso non entra nel segno stesso, ma questo insetto è un’entità di
sostanza del contenuto che attraverso il segno è coordinata successivamente alla forma del
contenuto, ma ve ne sono altre di entità come la città di Mosca, sostanzialmente Se e Sc
sono gli interpretanti delle rispettive Fe e Fc, la cui prima è interdipendente con una forma
del contenuto che può essere insetto tanto quanto la città

[GLOSSEMATICA]
La glossematica è una teoria linguistica e semiotica sviluppata dal danese Hjelmslev sulla
base linguistica della teoria strutturale di Saussure; questa è una teoria dell’analisi dei testi
che prende come oggetto d’esame la relazione tra i singoli elementi del testo analizzato che
in conformità alla linguistica strutturale, il testo viene considerato su due piano o assi
differenti

[LIVELLI DELLA SOSTANZA PER HJELMSLEV]


Per lui sono due fondamentalmente
- [SOSTANZA DELL’ESPRESSIONE]
- [SOSTANZA DEL CONTENUTO]
e la lingua, come insieme, altro non è che l’interdipendenza tra la forma dell’espressione e
del contenuto

[FORMA E SOSTANZA IN HJELMSLEV]


Nella stratificazione del linguaggio Hjelmslev sostiene che accanto alla forma è altrettanto
importante il concetto di sostanza, forma e sostanza si presuppongono reciprocamente
poiché la sostanza è scavata nella materia della forma mentre la forma informa la materia
semiotizzandola [facendola divenire sostanza]. Da qui otteniamo sostanza dell’espressione
e forma dell’espressione e poi sostanza del contenuto [come percepiamo il mondo in base
allo schema proiettato dalla forma della materia] e forma del contenuto [il modo in cui vien
formata la materia]; per un linguista la lingua è forma [ossia un sistema autonomo, una
struttura] e non una sostanza

[SUBLOGICA DEL LINGUAGGIO PER HJELMSLEV]


La scienza del linguaggio ha una solida base empirica nelle lingue storico naturali e inoltre il
linguaggio e le lingue appartengono alla capacità umana di formazione e metaformazione -

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la scienza linguistica deve abbracciare la logica e la prelogica e sarebbe possibile ricondurre
il sistema della logica formale e della lingua al sistema sublogico [alla base del sistema
logico e prelogico]. Le opposizioni logiche sono alcune delle possibilità contemplate dalla
base sublogica del linguaggio in cui i tratto logico è intensivo e quello prelogico estensivo, a
sublogica ovviamente non è inferiore alla logica ma indica semplicemente uno spazio o
sistema in cui due opposto convivono

[CATALISI]
La catalisi ha colorato la teoria di Hjelmslev aprendo le porte alla complessità e vastità della
semiosi, è essenzialmente un processo di trasformazione da uno stato all’altro attraverso un
catalizzatore - la procedura è diretta alle semiotiche e se durante il processo l’oggetto tale
non si rivela una semiotica allora l’analisi cessa di essere applicabile all’oggetto. Consiste
nel rimpiazzamento quindi di un’entità con l’altra, quella rimpiazzata è chiamata catalizzata
mentre l’entità catalizzante è encatalizzata che nella catalisi è di maggior estensione rispetto
a quella rimpiazzata e si tratta di un processo non soggettivo ma immanente e sempre
possibile o necessario sotto certi aspetti. Ogni catalisi interroga il senso e lo rimette in
movimento

[DIFFERENZA LINGUAGGI LIMITATI E ILLIMITATI]


I linguaggi limitati sono sistemi meramente nozionali come quelli logici o matematici che
sono quindi costituiti da un numero limitato e chiuso di elementi con un significato distinto e
univoco - non producono nulla di più di quanto è già previsto dalle regole che li
caratterizzano. I linguaggi illimitati invece sono sistemi semiotici in quanto si dislocano su
due piani non conformi, capaci di adattarsi alle situazioni e in cui tutto può essere tradotto.
Richiamano alla tesi dell’onnipotenza semiotica delle lingue

I linguaggi illimitati risultano essere quelli storico naturali mentre i linguaggi limitati sono la
matematica e le scienze. A riguardo dei linguaggi, Tullio De Mauro si sofferma sulla
problematica di dover raggiungere eventualmente una semiotica integra e formale, ad una
semantica semiotica e ad una semantica integrata - punto è che le lingue storico naturali
non sono necessariamente onnipotenti e quindi non riescono a dire tutto e subito, ma
detengono l’onnitraducibilità di fatto noi traduciamo in continuazione

[ECO RIGUARDO HJELMSLEV]


Secondo Eco, Hjelmslev ci mostra come la nostra competenza semantica sia di tipo
categoriale quindi basata su un continuum in virtù della quale la forma del contenuto si
presenta sotto forma di differenze e opposizioni - per Eco le riflessioni di Hjelmslev e Peirce
devono coesistere sul piano teorico in modo da usarle entrambe sul piano cognitivo - senza
vedere la fusione di entrambi o il superamento di Hjelmslev attraverso Peirce. Ad eco non
sfugge che lo studioso danese abbia posto sul carattere ipotetico della sua linguistica
l’accento sulla non analisi della natura di per sé dell’oggetto ma semmai lo vede come entità
di dipendenze e indipendenze fra le sue parti. La semiotica di Eco si muove su due livelli
- [formale e sostanziale, la scienza doppia del semiotico e della semiosi]
La cultura per Eco è una forma del contenuto che organizza attraverso la forma
dell’espressione la sostanza del contenuto [basandoci sulla stratificazione di Hjelmslev]

[ENCICLOPEDIA IN ECO]

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Eco si pone il problema del dizionario e dell'interpretazione di esso affermando che noi
deteniamo le
- [conoscenze dizionariali come conoscenze relative alla struttura della lingua]
- [conoscenze enciclopediche come conoscenze relative alle realtà extralinguistiche,
che riguardano dunque gli elementi illimitati]
secondo lui è difficile poter descrivere un numero illimitato di segni avvalendosi di un numero
limitato di figure che hanno carattere metalinguistico poiché in questo modo si perde il
carattere implicativo del segno che si cristallizza nel dizionario, in cui rapporto fra
espressione e contenuto è concepito come scambio eguale. L’oggetto immediato dato dal
segno qui è semioticamente formato mentre l’oggetto dinamico no. Per Eco l’enciclopedia è
un postulato semiotico ma deve rimanere tale poiché non è descrivibile nella sua totalità,
essendo le interpretazioni possibili indefinite e nella totalità di tali interpretazioni troviamo
spesso contraddizioni, le quali nel prospetto delle compatibilità o incompatibilità passano
sempre attraverso le culture e la storia [vi sarà sempre quindi un residuo non interpretato o
mal strutturato semioticamente, perciò si perde la concezione di sistema oggettivo che
appunto muta tra gli stessi utenti]. Il modello enciclopedico si rivela inadatto a dare
un’immagine reale della competenza semiotica dei parlanti, ma lui fa una differenza tra
enciclopedie globali e parziali. Infine, per Eco, se esiste un campo in cui lo scetticismo nei
confronti del punto di vista strutturale quello è quello del vocabolario perché in opposizione
ai fonemi il vocabolario ha la peculiarità di essere illimitato, muta sempre ed è instabile

[LIMITI DELL’INTERPRETAZIONE DI ECO]


Eco propone una differenziazione fondamentale tanto del diritto del lettore quanto di quello
del testo, perché un conto è interpretare il testo quindi dialogare un altro è usarlo - nel
momento in cui il lettore fa domande che non sono presenti nel testo, non lo sta piu
interpretando ma sta costruendo una realtà che non ha nulla a che vedere con il testo
stesso. I limiti sono 0 e 1 ma non intesi come limiti di assoluta correttezza o erroneità ma
come possibili estremi entro cui l'interpretante può vedere il testo; al di fuori di tali limiti si
parla di una sovra-interpretazione che non è inerentemente sbagliata ma per Eco non
caratterizza un vero e proprio dialogo. Per lo studioso ci sono regole del gioco e il lettore
modello è colui che sa stare al gioco, lettore modello nei termini di chi fa le domande che il
testo pone correttamente

[SEMIOSI ERMETICA]
Eco nel 1990 pubblica i limiti dell’interpretazione e afferma che vi sono limiti nei dati del
testo, distinguendo
- [INTENZIONE DELL’AUTORE - che cessa di esistere nel momento in cui il testo
viene pubblicato e l’autore non si interessa]
- [INTENZIONE DEL LETTORE - che ha una libertà interpretativa di base ma non può
fare quello che vuole del testo]
- [INTENZIONE DEL TESTO - esso pone dei limiti]

[ONNIFORMATIVITÀ E ONNIPOTENZA SEMIOTICA DELLE LINGUE]


Il tema dell’onniformatività si sviluppa con figure quali Saussure, Benveniste, Mario Lucidi,
Garroni e Tullio De Mauro. Intorno a questa tematica troviamo questioni che interessano il
carattere epistemologico, filosofico e semiolinguistico ma è stata particolarmente impressa
nella linguistica italiana, di fatto si parla dell’onniformatività made in Italy - il primo a
pronunciarsi a riguardo fu Hjelmslev che disse che la lingua è una semiotica dove le altre

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semiotiche possono tradursi e definirsi, quindi l’onniformabilità è una questione inerente alla
traducibilità delle lingue. Tullio De Mauro si è chiesto se questa caratteristica dipendesse da
qualcosa di diverso e ben più grande della lingua stessa, la quale per Garroni risulta
insufficiente quindi si intravede nei termini di una onniformabilità debole - lui usa l’esempio
del martello, dicendo che un martello può essere utilizzato per la costruzione di un’infinità di
oggetti ma ci sono tante altre costruzioni in cui il martello risulta inutile come il vaso / Eco
invece parla del cacciavite dicendo che lo si può usare per molteplici usi ma sicuramente
non per pulirsi le orecchie; parliamo quindi di onniformabilità ampia ma non illimitata, la
quale vede il suo ridimensionamento nella stratificazione del linguaggio di Hjelmslev dove
distingue sostanza dai livelli di sostanza

[LEZIONI AMERICANE DI CALVINO]


Nelle sue lezioni americane Calvino affronta il tema della leggerezza, della vaghezza e
dell’esattezza dove la leggerezza è prendere un grande respiro in modo da avere una
visione più chiara d’insieme e rianalizzare la sostanza / l’esattezza dice che nonostante il
linguaggio sia una substance glissante e sebbene i confini delle classi dei significati siano
labili c’è bisogno di esattezza ma si chiede come mai dobbiamo escludere la vaghezza se
leopardi parlava della perfezione e della bellezza della vaghezza stessa; vaghezza
esattezza possono convivere ma solo quando si ha la conoscenza completa del determinato
per trascrivere questa vaghezza come bellezza e non caos

[DIALETTALITÀ DELLE LINGUA E DEL SEGNO]


Questo termine nasce con Pirandello ed è la materialità della significazione, il dialetto porta
alla materia, alla vita e alla lingua; la dialectos è la voce articolata di cui parlava Aristotele, i
dialetti sono le localizzazioni

[IO, TU ED EGLI SECONDO BENVENISTE]


Gli indici di persona sono forme linguistiche espresse dai pronomi di prima e seconda
persona che mettono in risalto il locutore con la propria enunciazione ma per stabilire il loro
riferimento, dobbiamo osservare e comprendere il soggetto dell’enunciazione stessa -
solitamente il pronome io assume una referenza diversa per ogni discorso ma c’è una
differenza tra nomi e pronomi, perché i primi designano un gruppo o classe di oggetti mentre
i pronomi no e Benveniste ha osservato delle fratture fra le prime due persone al terza
singolare e per spiegare al meglio tale frattura si rifà al verbo negli arabi dove
- [la prima persona è colui che parla - locutore]
- [la seconda colui al quale si rivolge - allocutore]
- [la terza colui che è assente, quindi non fa parte del processo comunicativo]
io e tu sono presenti e attivi nella conversazione ma sono esterni l’un l’altro quando messi a
confronto poiché non possono esserci due soggetti nell’enunciazione. Infine, ci sono due
forme di noi [una inclusiva di me con voi nel sistema di noi] e una [esclusiva di me con loro
nel sistema di noi]. Il plurale inclusivo opera il ricongiungimento delle forme che si
oppongono secondo la correlazione di soggettività mentre il plurale esclusivo attiva il
ricongiungimento di forme sull'opposizione tra personale e non personale

[MODO SEMIOTICO E SEMANTICO PER BENVENISTE]


Per Benveniste abbiamo modo dell’enunciazione [modo semantico] e modo del discorso
[modo semiotico] - quello semiotico è teorico e formale e vuole comunicare mentre quello
semantico è pragmatico quindi vuole enunciare e dove avviene la traduzione tra testi, come

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diceva Eco. Il discorso è un’istanza emanata dal locutore che raggiunge uditore e suscita
enunciazione in risposta, mentre l’enunciazione è un atto compiuto dal soggetto per
instaurare un rapporto di comunicazione [dimensione comunicativa si raggiunge da modo
semiotico a semantico]

[METALINGUAGGIO]
Il metalinguaggio è un linguaggio storico naturale che riflette su se stesso, è formalmente
definito e indaga sulla definizione di altri linguaggi artificiali

[TRIANGOLO SEMIOTICO]
Questo fu proposto da Richards e Ogden ed è una rappresentazione geometrica dei
componenti essenziali della significazione. Questo triangolo descrive il rapporto semantico
tra significante [percepito dai sensi], significato [concetto associato al significante secondo
un codice] e referente [cognitivo, totalmente estraneo alla realtà]. Il rapporto tra significante
e significato è diretto poiché necessario ma immotivato poiché arbitrario. Il rapporto
significante referente è mediato dal significato e quello significato referente è diretto

[MASSIME CONVERSAZIONALI DI GRICE]


Le massime conversazionali di Grice richiamano al suo principio di cooperazione che altro
non è che un principio di razionalità che si articola in quattro massime definite come
categorie da rispettare, tra cui
- [QUANTITÀ - dire tutto ciò che si deve dire e niente più]
- [QUALITA - dire solo cose vere e non dire ciò di cui non siamo sicuri]
- [RELAZIONE - essere pertinente]
- [MODO - evitare le oscurità e le ambiguità, bisogna essere ordinati e brevi]
Nel modello comunicativo di Grice l’emittente ha la funzione di dover comunicare un
messaggio al suo interlocutore/destinatario rispettando comunque il principio di
cooperazione presupponendo la presenza delle massime, mentre l’interlocutore applicherà
le regole del codice per estrarre il significato letterale o referenziale del messaggio valutando
se l’emittente ha inteso magari qualcos’altro e se ha rispettato anch’esso le massime. La
comunicazione infine ha successo se l’emittente e il destinatario condividono le premesse
sulla base di ragionamenti inferenziali. I compiti si dividono in
- [EMITTENTE - il quale elabora una strategia per produrre un segnale che il
destinatario riconosca]
- [IL DESTINATARIO - il quale elabora una strategia interpretativa per comprendere
l’emittente]
tutto ciò viene formulato nei termini di una strategia comunicativa

[ICONA, INDICE E SIMBOLO IN PIERCE]


Pierce si rifà al modello dell’inferenza [se p allora q], per lui il segno è un representamen
ossia qualcosa che sta al posto di un’altra cosa da non intendersi come sostituzione, tale
segno si rivolge a qualcuno e crea nella mente di quella persona un segno equivalente
chiamato interpretante. Il segno come representamen è una mediazione tra le nostre
rappresentazioni e le caratteristiche reali del segno. Il segno per Pierce ha natura triadica
che coinvolge represantem, interprete e oggetto dove l’interprete è una forma mentis e
l’oggetto si divide in
- [dinamico - oggetto in sé che esiste nella realtà indipendentemente dal fatto che uno
lo pensi]

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- [immediato - come entità concettuale che media il modo in cui l’oggetto dinamico
viene riconosciuto attraverso i segni che ne risaltano le diverse proprietà]
mettendo in relazione il segno con l’oggetto e parla di ICONA, INDICE E SIMBOLO
- [icona come segno che si riferisce all’oggetto in virtù dei suoi caratteri propri]
- [indice come segno che si riferisce all’oggetto poiché determinato da esso realmente,
e tale indice si riferisce all’oggetto in nome delle qualità che lo caratterizzano]
- [simbolo come segno che si riferisce all’oggetto in virtù di una legge che opera in
modo che il simbolo sia interpretato come referente dell’oggetto, il suo carattere
rappresentativo consiste nel determinare il rappresentante per via di una regola
vigente]

[INTERPRETANTE PER PIERCE E HJELMSLEV]


L’interpretante non è l’interprete ma il contesto su cui esso agisce, Pierce identifica
l’interpretante immediato [nei termini del primo impatto con un segno da parte del soggetto],
l’interpretante dinamico e logico finale. Sempre per Peirce il soggetto che coglie la relazione
tra representamen e oggetto è l’interprete che coglie la relazione attraverso la traduzione di
un segno in un altro ossia l’interpretante. Il segno per Pierce ha natura triadica
[representamen, interpretante e oggetto]

[COMUNICAZIONE E SEMIOTICHE NON VERBALI]


Le semiotiche non verbali appunto rientrano in quel sistema di comunicazione non verbale
nel quale non si fa uso delle parole per trasmettere, divulgare o diffondere un messaggio ad
un ricevente o ad una audience - sono significati costruiti a prescindere dall’uso della parola.
Ovviamente, questo non significa che questi mezzi comunicativi siano esenti dall’uso totale
della parola in quanto la accompagnano, semmai, per enfatizzare un discorso più che agire
in proprio nonostante vi siano delle eccezioni. Conseguentemente, fra il linguaggio verbale e
non verbale si crea un rapporto di interdipendenza che genera una comunicazione efficace
del significato unitario. Le forme di comunicazione non verbale più evidenti ed immediate
sono quelle che rientrano nell'ambito dell’aspetto esteriore di un individuo e a riguardo sono
stati sviluppati molti studi inerenti all’influenza che un determinato abbigliamento,
portamento o cura corporea possono avere sull’esito di una comunicazione nonché
sull’influenza che si ha sul ricevente. Fra i linguaggi non verbali troviamo la
- [FISIOGNOMICA - cosiddetta scienza delle espressioni facciali, è un ambito
parascientifico il suo scopo è comprendere i caratteri psicologici dell’individuo a
partire dalle espressioni del volto poiché quest’ultimo più di ogni altra parte del nostro
corpo esprime le emozioni, le opinioni e lo stato d’animo e possiamo di sopra farne
uso per manipolare le emozioni altrui]

- [PROSSEMICA - questa fu nominata così dall’antropologo Hall ed è la disciplina che


riguarda l’organizzazione, la percezione e l’uso dello spazio che si frappone fra il
soggetto e l’oggetto in analisi - è una parte della semiologia che studia il
comportamento sociale dell’uomo e la distanza che pone fra sé e gli oggetti
attraverso una serie di differenze culturali e interpersonali, quindi nel prospetto anche
delle relazioni sociali con individui di ambienti e culture differenti. Hall parla a
riguardo di una bolla invisibile che costituisce suddetto spazio personale, e individua
quattro tipi di distanza personale che sono INTIMA, PERSONALE, SOCIALE E
PUBBLICA. Interessante diviene il vedere come i concetti di distanza personale
possono mutare in base alla localizzazione geografica, pensiamo a distanze più

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marcate e fredde come quelle nordiche e quelle più ridotte come nello spazio
mediterraneo]

- [CINESICA - dal greco KINESIS che significa movimento, questa studia i movimenti
che facciamo in continuazione come il modo di camminare, i movimenti del busto,
delle mani o della gambe. L’antropologo Birdwhistell ha ipotizzato una vera e propria
grammatica sulla cinesica]

- [APTICA - questa riguarda le azioni di contatto tra gli individui che possono essere
interpretati sul piano della rassicurazione o della minaccia, i contatti possono essere
reciproci come la stretta di mano o individuali come la pacca sulla spalla]

[PROBLEMA DELL’ENUNCIAZIONE E COMUNICAZIONE]


Il problema della comunicazione è un problema semantico perché bisogna trovare le giuste
condizioni affinché riceventi ed emittenti possano concordare lo stesso senso per lo stesso
segnale, queste condizioni si articolano in varie tecniche e i limiti sono di natura materiale
[aspetti fisici] e formale [costrizioni di natura individuale e personale nonché contestuale] -
da cui ricaviamo l’arbitrarietà semiotico materiale [assegnazione di un messaggio a un’entità
dipendente dall’arbitrio tra emittenti e riceventi] e l’arbitrarietà semiotico formale [l’emittente
o ricevente stabilisce un rapporto semiotico tra due entità operando per ciascuna]

[LEGGE DI ESCLUSIONE E PARTECIPAZIONE]


Nei principi di grammatica generale si rifà al concetto di partecipazione ed esclusione
formulato dall’antropologo Levy Bruhl in cui vediamo che la mentalità primitiva è legata alla
legge di partecipazione in vista di partecipazione con gli esseri circostanti e tutta la natura
che vi circonda, impermeabile all’esperienza. Questa è la ragione per la quale il primitivo
manca di logica ignorando i principi di identità, contraddizione e casualità e non avendo
conseguentemente un’identità amalgamandosi al gruppo. per Hjelmslev il linguaggio non si
basa sul principio logico matematico ,a sul principio della partecipazione
- [A/A + non A qui il non ha funzione positiva di specificazione]
- [A/non A qui c’è legge di esclusione ed è un aspetto della struttura partecipativa]

[DOVE SI ORIGINA LA SEMIOTICA E LA LINGUISTICA EUROPEA DEL 900]


Nei circoli di Praga, Copenaghen, la scuola linguistica di Ginevra e il circolo di Mosca, negli
anni 60 Antonio Pagliaro fonderà la scuola romana alla sapienza in Italia e New York sarà
fondamentale per la diffusione della Stratificazione del Linguaggio. Praga è importante
perché qui i linguisti si staccheranno dai neogrammatici e porranno attenzione alla sostanza
e pragmatica successivamente. I neogrammatici volevano ridurre la linguistica alla fisica
attraverso le leggi fonetiche e basta

[SUBSTANCE GLISSANTE E SPIRALE]


Nei nuovi item Saussure avverte che è profondamente falso immaginarsi che si possa fare
una sintesi radiosa della lingua o della materia semiolinguistica alla luce di un SOLO
principio come accade per le altre scienze - la complessità, trasversalità e paradossalità
della semiotica non si possono comprendere. Nella scienza del linguaggio l’impossibilità
totale è ben più evidente per la natura stessa dell’oggetto attraverso il concetto de la
substance glissante de la langue come dice Saussure perché la semiotica è paradossale

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non potendosi identificare con se stessa; il suo dire e il dire del suo dire avvengono nella
stessa materia attraverso una continua trasformazione nei termini della traduzione

Eco ci ricorda che far progredire il pensiero non significa rifiutare il passato ma risivitarlo non
solo per capire ciò che è stato effettivamente detto ma anche ciò che si sarebbe potuto dire
o dire oggi rileggendo ciò che è stato letto allora. Ciò che elimina la constatazione di
un’affinità di pensiero tra pensatori vissuti in climi diversi o contemporanei si sono ignorati a
vicenda non elimina necessariamente il tramandarsi di temi, termini o problemi perché
ciascun pensatore è collocato in una tradizione di ricerca. Di fatto nella traduzione c’è
sempre un residuo non tradotto che resiste al lettore o traduttore che rimane appunto in
stand by come in narcosi per poi rivelarsi solo quando necessario o in epoche e culture
favorevoli - in questo modo di fare la storia non si procede in linea retta ma si torna indietro e
intorno, la temporalità è una stratificazione a ritmi diversi con il concetto di contemporaneità
nel prospetto di qualcosa che cambia più lentamente e si configura ora e qui

Noi parliamo di spirale perché più che un movimento circolare di un mero ritorno alla casella
di partenza si parla di un movimento spiraliforme che rompe la circolarità e fa entrare in
scena la soggettività interpretativa del presente con la sua materialità - se il cerchio porta
alla chiusura [monologismo] allora si apriranno le porte di nuove interpretazioni o
catalizzazioni. In sostanza la spirale induce ad un richiedere o chiedere di nuovo, riguardare
per così dire, un ripensamento di qualcosa che abbiamo sempre avuto sotto agli occhi. Si
ritorna a qualcosa che non si potrà mai avere interamente ma che comunque condiziona il
sapere e il parlare

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