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Università degli Studi di Enna "Kore"

Facoltà di Psicologia e Scienze della Formazione


Corso di Laurea in "Lingue e Culture Moderne"
A.A. 2012-2013

Corso O.F.A.
Parte 2:"Comprensione e analisi del testo non letterario"
Prof.ssa Loredana Trovato

I TESTI E LE TIPOLOGIE TESTUALI

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LA COMUNICAZIONE

La parola comunicazione deriva dal latino communico («mettere in comune») e da communicatio


(«partecipazione»). Quando si comunica, infatti, si mettono in comune messaggi e
informazioni con altre persone. NON SI PUO’ NON COMUNICARE: in qualsiasi situazione ci
troviamo i nostri comportamenti esprimono sempre qualche cosa, indipendentemente dalla
nostra volontà, e a questo fenomeno non possiamo sottrarci. Possiamo eliminare una forma o
un’altra di comunicazione, ma non la comunicazione stessa.

LO SCHEMA DELLA COMUNICAZIONE

Roman Jakobson (1896–1982), linguista statunitense di origine russa, ha descritto il processo


comunicativo indicandone sei elementi essenziali, ricorrenti in qualsiasi forma di
comunicazione: mittente (o emittente), destinatario (o ricevente), messaggio, referente o
contesto, canale e codice.

a. EMITTENTE è colui che dà origine all’atto comunicativo, cioè trasmette il messaggio


b. DESTINATARIO è colui al quale l’atto comunicativo è destinato, cioè riceve il
messaggio Un atto comunicativo potrà quindi rappresentarsi in questo modo: l’atto di
comunicazione, per essere tale, deve concludersi con la ricezione del messaggio da parte del
destinatario, pena la nullità dello stesso; se spedisco una lettera e questa non arriva al
destinatario l’atto comunicativo non si è compiuto.
c. MESSAGGIO è l’insieme di informazioni inviate dall’emittente al destinatario

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Se consideriamo emittente e destinatario come i due poli delle comunicazione, l’insieme di
informazioni che passano tra i due poli, ossia ciò che viene comunicato, si chiama messaggio.
d. CODICE è l’insieme di segni (e le regole per combinarli insieme) usati per comunicare
Perché il messaggio possa venire compreso deve venire formulato mediante un codice (verbale
o non verbale che sia) conosciuto sia dall’emittente sia dal destinatario.
Formulare un messaggio in un codice è una operazione di CODIFICAZIONE; comprenderlo,
ossia interpretarlo, è una operazione di DECODIFICAZIONE. Trasportare un messaggio da
un codice all’altro è una operazione di TRANSCODIFICAZIONE.
e. CANALE (CONTATTO) è il mezzo fisico usato per la trasmissione del segno
dall’emittente al destinatario
Il messaggio codificato dall’emittente deve poter arrivare al destinatario, altrimenti la
situazione comunicativa non si attua. Il canale rappresenta il mezzo mediante il quale il
messaggio partito dall’emittente arriva al destinatario (se non utilizziamo la posta-canale, la
lettera non arriva al destinatario e quindi è come se non l’avessimo mai scritta, ai fini
comunicativi).
f. CONTESTO è il quadro d’insieme delle informazioni e conoscenze (linguistiche, storiche,
culturali e situazionali) che, essendo comuni sia al mittente sia al destinatario, consentono
l’esatta comprensione del messaggio.

LE FUNZIONI LINGUISTICHE

In base al modello elaborato da Roman Jakobson, la comunicazione verbale può avere sei
diverse funzioni, denominate referenziale, emotiva, conativa, fàtica, metalinguistica e poetica, le
quali caratterizzano e differenziano tra loro i diversi enunciati. A ciascuna delle sei funzioni
Jakobson riconduce un fattore costitutivo della comunicazione.

Le funzioni principali del linguaggio sono le prime tre, ovvero la referenziale, l’emotiva e la
conativa.

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a. La funzione referenziale (informativa o denotativa), è orientata verso il referente (o contesto),
ossia verso la realtà extralinguistica; i messaggi prodotti in conformità a questa funzione
tendono a trasmetterci una informazione su un contenuto dell’esperienza, sia concreta (ad es.
«oggi piove») sia mentale (come quando si dice «la felicità non esiste«) sia persino immaginaria
(«i marziani sono verdi»). La funzione referenziale trova espressione tipica nella terza persona
verbale.
b. La funzione emotiva (o espressiva) è invece indirizzata verso l’emittente, del quale proietta
in primo piano una determinata emozione ovvero l’atteggiamento rispetto a ciò di cui si parla
(«Sono stanco. Non ce la faccio più!»; «Come sei elegante!»; «Che angoscia!»). Dal punto vista
delle strutture formali, gli enunciati in cui prevale la funzione emotiva si caratterizzano per la
frequenza di frasi esclamative, interiezioni ecc.
c. La funzione conativa (o persuasiva) è orientata verso il destinatario. Sono messaggi
essenzialmente conativi quelli che trovano espressione grammaticale in frasi imperative («Fai
presto!«; «Alzati!»), esortative («Su, usciamo!») o nel vocativo («Ma ti prego, cara, accetta
questo regalo!»). La persona verbale tipica di tale funzione è la seconda; ma ci possono essere
anche tecniche comunicative indirette che comportano altre strategie («non sarebbe male se
chiudessimo il finestrino»).
d. La funzione fàtica (o di contatto) è orientata sul canale, quasi a verificare che il circuito
comunicativo sia sempre operante e a prevenire una situazione di silenzio, che il parlante
avvertirebbe come inusuale e anomala. Si esplica in messaggi, privi di autentica carica
informativa e referenziale, che servono essenzialmente per stabilire, prolungare e mantenere o
anche riattivare la comunicazione. Sono da considerare essenzialmente fàtici i convenevoli e
gli enunciati di cortesia che si producono nelle comuni interazioni verbali (ad es. «ciao, come
va?»), gli attacchi di conversazione, in particolare quelli con cui si dà inizio ad una telefonata
(«Pronto!»), le formule rituali e vuote di significato come ho capito, da intendere alla stregua di
un segnale che significa «ti sento, continua pure».
e. La funzione metalinguistica si ha ogni qual volta il discorso è focalizzato sul codice; il
messaggio convoglia informazioni sulle strutture linguistiche, fa del codice stesso l’oggetto
della comunicazione. È stata la logica moderna che ha introdotto la distinzione tra due livelli
di linguaggio, il “linguaggio-oggetto”, che parla di entità estranee al linguaggio come tale e il
“metalinguaggio” che parla del linguaggio stesso. Sono innanzitutto tipicamente
metalinguistici, ad esempio, i contenuti di una lezione di linguistica, le prescrizioni di una
grammatica ovvero le definizioni dei vocabolari.
f. La funzione poetica (o estetica) si individua in quelle produzioni verbali nelle quali l’accento
sia posto sul messaggio in se stesso. La funzione poetica si ritrova non solo in poesia, dove
certo tale funzione predomina, ma anche all'infuori della poesia, ogni qual volta cioè si
desideri produrre un enunciato stilisticamente ricercato ed esteticamente efficace. Rientrano
dunque a pieno titolo in tale funzione i moderni spot pubblicitari e in generale promozionali, i
quali si servono dei dispositivi formali tipici del linguaggio poetico pur senza assegnare loro il
ruolo determinante, che essi svolgono in poesia: ed ecco allora filastrocche, formazioni rimate
e vari procedimenti ritmici, nonché l’uso di alcune figure foniche.

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I TESTI E LE TIPOLOGIE TESTUALI

I TESTI

Possedere la lingua significa essere in grado di comprendere e di realizzare testi di varia natura.

Un testo (dal latino textum, participio passato del verbo texere = intrecciare) è un’unità di
comunicazione, corretta nella forma, completa rispetto alle informazioni, ordinata e coerente
nel contenuto. È un insieme di parole collegate e unite tra loro secondo precise regole (quelle
della grammatica e della sintassi) e che esprimono idee e concetti incentrati su un argomento
unitario e dotati di coerenza logica.

Il testo, come ogni messaggio, deve adeguarsi, per forma e contenuto, alla situazione
comunicativa; deve quindi considerare:
 L’emittente;
 Il destinatario;
 Il canale;
 Il contesto.

In quest’ottica, il testo presenta diversi gradi di lunghezza: può essere lunghissimo (per
esempio un romanzo, un'opera scientifica, un libro di testo...), più breve (una novella, una
circolare, un tema, una poesia...) o addirittura brevissimo (una sola frase o parola, come
accade, per esempio, nei telegrammi).

I testi possono essere diversi non solo per lunghezza, ma anche per argomento: c'è una certa
differenza, infatti, tra un'opera poetica, un saggio scientifico o una circolare ministeriale.

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Un'altra caratteristica che diversifica i testi è lo scopo comunicativo: si può formulare un testo
per descrivere, per narrare, per dare informazioni, per suscitare emozioni, per convincere, e per
molti altri scopi.

Indipendentemente da lunghezza, argomento, scopo comunicativo, un testo, per essere tale,


deve avere alcune caratteristiche irrinunciabili:

 la correttezza, cioè deve rispettare le regole grammaticali, sintattiche e di significato


previste dal codice lingua (coesione testuale);
 la completezza, cioè deve essere completo e organico, riportare tutte le argomentazioni
che consentono la formulazione di un messaggio dotato di significato;
 la coerenza espressiva o di stile, cioè deve essere redatto nella lingua adeguata alla
situazione comunicativa, il più possibile omogenea e priva di salti di registro;
 la coerenza contenutistica o di significate, cioè deve esistere un collegamento logico
tra gli argomenti trattati;
 la coerenza comunicativa, cioè deve tenere conto dell'emittente, dello scopo, del tipo di
destinatario, del contesto in cui avviene la comunicazione.

I testi: la coesione testuale

La coesione di un testo è caratterizzata dalla correttezza, che si raggiunge rispettando le regole


della lingua. Nella produzione di un testo occorre rispettare l'ortoepia e l'ortografia, cioè le
parole devono essere pronunciate e scritte in modo corretto per evitare che un banale errore
modifichi il significato del messaggio. Vanno rispettate anche le regole della morfologia: le
varie parti del discorso devono essere utilizzate rispettando la concordanza per genere e
numero. Se si dice: “Il ragazzo studiose hanno buoni risultati scolastici”, il testo è
incomprensibile, perché il soggetto della frase è maschile singolare, mentre l'aggettivo ad esso
riferito è femminile plurale ed il predicato è al plurale. Unendo le parti che compongono un
testo, si devono usare particolari legami detti connettivi (preposizioni, congiunzioni, avverbi,
pronomi), che indicano il tempo dell'azione, il rapporto causa/effetto, che spiegano quanto è
già stato detto e formulano una conclusione. Nella frase “Ho sonno, perciò starò sveglio”
non ho realizzato un testo, perché ho usato il connettivo sbagliato; si sarebbe dovuto dire: “Ho
sonno, però starò sveglio”, oppure “Non ho sonno, perciò starò sveglio”.
Per comporre un testo, dunque, occorre scegliere le parole secondo il loro preciso significato.
È necessario anche utilizzare correttamente la ripetizione di parole; per esempio, nel periodo:
“Il re aveva un figlio; questo figlio era piccolo e brutto”, la ripetizione della parola “figlio”,
oltre a dare maggiore espressività al testo, serve a collegare le due proposizioni che
compongono il periodo. La ripetizione è un procedimento più frequente nei testi orali e viene
usata assiduamente nei testi poetici, all'interno dei quali ha funzione di conferire cadenza
ritmica al verso.
Per evitare ripetizioni è utile anche ricorrere a sinonimi, sostituzione con pronomi e perifrasi
che servono per esprimere più volte uno stesso concetto senza appesantire il testo. Per esempio,
nel periodo: “A Roma si riversano ogni anno migliaia di turisti; la capitale, infatti, è ricca
di memorie storiche e di arte”, le parole “Roma” e “capitale” sono sinonimi; se ci si fosse
riferiti a “Roma” con l'espressione “la città del Papa” e “la sede del Parlamento”, si sarebbe,
invece, usata una perifrasi.

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I testi: la completezza

Un testo che manchi di completezza e organicità risulta incomprensibile.


Un testo completo deve trattare un argomento centrale o tema di fondo, deve svilupparlo in
tutti gli aspetti ad esso pertinenti e connessi, senza deviare dall'argomento centrale.
Quanto detto è importante rispetto a qualunque tipo di testo, sia esso un romanzo, una
relazione, una spiegazione...
Ogni volta che si realizza una produzione linguistica, orale o scritta, è perciò importante avere
presente il rispetto di queste indicazioni.

I testi: la coerenza espressiva o di stile

È rispettata la coerenza espressiva quando un testo utilizza un registro omogeneo, il che


significa che le varie parti di cui è composto sono uniformi nel registro linguistico.
Non si devono mescolare, senza precise ragioni, costrutti linguistici diversi che finirebbero per
rendere il testo confuso o poco comprensibile e quindi inadeguato alla situazione comunicativa.
Nei testi letterari, talvolta si rilevano dei bruschi cambiamenti di registro per esigenze
espressive, in quanto si fanno parlare personaggi diversi o si presentano le situazioni dal loro
punto di vista.

I testi: la coerenza contenutistica o di significato

La coerenza di un testo è l'ordine logico in base al quale si sceglie di combinare le parti (o


sequenze) che lo compongono e che si possono disporre o meno:
 in ordine cronologico, cioè in ordine di tempo: le sequenze si svolgono secondo quella
che è la successione reale degli avvenimenti, in regolare successione dal passato, al
presente, al futuro;
 in ordine spaziale: le sequenze rispettano un preciso percorso (dentro/fuori,
alto/basso...);
 in ordine di causa: una sequenza rappresenta una causa, quella successiva il suo effetto
e così via.
La disposizione secondo un certo ordine viene determinata dalle esigenze comunicative dei
diversi tipi di testo, ma, una volta scelta, deve essere rispettata, altrimenti il testo diventa
incomprensibile.
Si pensi, per esempio, a un testo che descrive un esperimento scientifico senza tenere conto
della successione temporale e dei vari momenti dell'esperimento: fallirebbe in partenza il suo
scopo comunicativo.
Affinché un testo sia coerente, ci sono ancora alcune regole da seguire:
 tutte le informazioni devono essere “in tema”, cioè inerenti all'argomento trattato;
 non si devono omettere informazioni essenziali.
La coerenza di contenuto di un testo è preannunciata anche da alcuni segnali linguistici: gli
avverbi e le locuzioni avverbiali di tempo, che servono ad indicare gli avvenimenti secondo la
loro successione cronologica; gli avverbi e le locuzioni avverbiali di luogo, che servono ad
indicare le diverse parti di una descrizione; i pronomi che riprendono nomi di persone, animali
o cose, collegandoli alle varie parti del testo; le congiunzioni o funzionali, che servono a
stabilire i rapporti più diversi fra le varie parti del testo, adeguatamente al tipo di congiunzione
utilizzata; i tempi verbali, che servono a esplicitare i rapporti di contemporaneità, anteriorità o
posteriorità di avvenimenti ed azioni presenti nel testo.

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Affinché un testo sia coerente, occorre, inoltre, che idee e informazioni in esso contenute non
si contraddicano e che vengano rispettate le relazioni logiche e di causa-effetto.

I testi: la coerenza comunicativa

Per coerenza comunicativa si intende la maggiore adeguatezza possibile del testo alla situazione
comunicativa, che deve essere individuata preliminarmente. Pertanto occorre individuare lo
scopo dell'emittente, identificare le caratteristiche del destinatario e scegliere il livello
espressivo più adatto a soddisfare le esigenze comunicative.
Gli atti linguistici si realizzano secondo una precisa intenzione, detta scopo comunicativo, che
l'emittente intende conseguire.
Gli scopi comunicativi possono essere diversi:
 scopo informativo, quando l'emittente intende informare il destinatario mediante una
descrizione, un racconto, una comunicazione, un'affermazione o una negazione;
 scopo emotivo-desiderativo, se l'emittente esprime un sentimento, un desiderio, un
timore o una minaccia;
 scopo interrogativo, invece, quando viene formulata una domanda diretta;
 scopo imperativo-regolativo-persuasivo quando l'emittente vuole imporre o suggerire
qualcosa al ricevente.
Di solito è abbastanza facile riconoscere lo scopo comunicativo, ma accade anche che esso non
sia di facile interpretazione, specie se formulato in modo da non lasciar trasparire l'intenzione
dell'emittente. In questo caso occorre badare al contesto.
Quando lo scopo è doppio, lo è anche il significato, che può essere letterale (lettura o ascolto
del testo) oppure globale (dedotto dagli elementi della situazione comunicativa).
Ad esempio, se, uscendo dal lavoro con una collega, mi sento chiedere: “Hai l'automobile?”, è
chiaro che vuole chiedermi un passaggio, non certo informarsi sul fatto che io possegga o no
l'automobile.
Nel campo della pubblicità è frequente il caso in cui l'emittente voglia mascherare uno scopo
reale persuasivo dietro quello informativo.
L'identificazione dello scopo di un testo è, dunque, fondamentale per capirne il vero
significato quanto per produrne uno efficace. Occorre abilità di decodificazione, capacità di
sfruttare gli indizi presenti nella situazione comunicativa e capacità di costruire testi adeguati
alle proprie intenzioni. Tale competenza viene definita capacità pragmatica.
Nella produzione di un testo è indispensabile tener conto del tipo di destinatario, di cui è
necessario individuare nel modo più preciso possibile alcune caratteristiche culturali, che
consentono di scegliere il grado di approfondimento con cui trattare l'argomento e il livello
linguistico da utilizzare. Occorre anche conoscere le aspettative del destinatario, pratica
indispensabile per chi produce testi diretti a un vasto pubblico (pubblicità, giornali, media in
genere). Il messaggio che s’intende trasmettere, affinché risulti efficace, comporta una scelta
oculata del livello espressivo da utilizzare. La lingua, infatti, deve essere corretta, ma anche
adeguata alla situazione comunicativa.
L'italiano consente l'adozione di diversi livelli espressivi:
 formale, che utilizza il registro aulico, colto e impersonale-burocratico;
 medio, che utilizza la lingua italiana standard, cioè il registro medio;
 informale, che utilizza il registro colloquiale;
 confidenziale.
Naturalmente l'emittente deve scegliere il livello espressivo che meglio riesca ad adattare il
testo al destinatario, per ottenere che questi lo comprenda nel massimo grado possibile.

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COM’È STRUTTURATO UN TESTO

In un testo è possibile distinguere le parti che lo costituiscono secondo una precisa struttura,
riconducibile a un modello di carattere generale. Queste parti sono:
 l'inizio;
 il corpo centrale;
 la conclusione;
e rappresentano i confini entro cui si articola il testo.
Ogni tipo di testo, soprattutto scritto, presenta dei confini che rendono evidente l'inizio e la
fine:
 in un articolo di giornale, ad esempio, l'inizio è determinato dall'occhiello o dal titolo,
mentre la conclusione è sancita dall'ultima parola o dalla firma del suo autore;
 in una lettera accade la stessa cosa, in quanto inizia o con la data o con la formula di
apertura (a seconda che si tratti di una lettera commerciale, formale o familiare) e si
conclude con una formula di saluto seguita dalla firma del mittente;
 in una relazione, invece, la struttura sarà costituita da un'introduzione in cui viene
presentato l'argomento, seguita da un corpo centrale con l'esposizione dettagliata dello
stesso e conclusa da considerazioni o riflessioni sul lavoro descritto;
 in un curriculum vitae l'introduzione sarà costituita dai dati anagrafici, il corpo centrale
dalla formazione scolastica e dalle esperienze professionali, la conclusione dalle
aspirazioni professionali e dalle formule di saluto;
 in un verbale l'introduzione è costituita da data, ora e luogo dell'assemblea, il corpo
centrale dalla sintesi e dall'esito della discussione, la conclusione dalla chiusura della
seduta con l'indicazione dell'ora.
Ogni tipo di testo, dunque, presenta con facilità i propri confini; l'interno di ogni partizione si
può poi articolare ulteriormente. Infatti, se il testo è particolarmente esteso (un romanzo, un
saggio, un'enciclopedia), può essere suddiviso in volumi, i volumi in tomi, i tomi in parti, le
parti in capitoli, i capitoli in paragrafi, i paragrafi in capoversi, i capoversi in enunciati.
La lunghezza di ciascuno è, in proporzione, sempre minore, procedendo dai blocchi maggiori
a quelli minori. Alcune parti, come i capitoli e i paragrafi, hanno, indicativamente, delle
lunghezze prefissate (un capitolo va da 5 a 60 pagine; un paragrafo da mezza pagina a 5 pagine;
il capoverso da una riga a circa mezza pagina; un enunciato da una parola a 5, 6 righe).
Generalmente questa suddivisione è indicata nell'indice di un testo, che basta a far capire quale
sia il contenuto trattato dal testo stesso.

TIPI DI TESTO

Definiamo tipo testuale ogni insieme di testi dotato di determinate caratteristiche riferibili sia
alla modalità con cui i testi sono redatti sia al contesto in cui sono inseriti.
Per riconoscere e definire i testi secondo le loro caratteristiche più stabili sono state elaborate
varie tipologie testuali. Nell'antichità il problema è stato risolto individuando i generi letterari:
drammatico o mimetico, narrativo o diegetico, o l'insieme di entrambi, cioè quello misto. In
queste tre tipologie si facevano rientrare le rappresentazioni teatrali (drammatico), i poemi
omerici e le grandi narrazioni (narrativo), i testi come il dialogo, che si ponevano a metà tra gli
uni e gli altri (misto).
Le caratteristiche che consentono di identificare un tipo testuale sono:
 l'argomento;
 la collocazione;
 il mezzo;
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 il destinatario;
 lo scopo e il registro linguistico.
In base allo scopo è possibile riconoscere la funzione comunicativa dominante di un testo
(narrare, descrivere, regolare, esporre, argomentare). Sulla base della funzione individuata è
possibile, infine, costruire una tipologia testuale suddivisa in:
a) testi che hanno lo scopo di informare:
 testi descrittivi;
 testi espositivi;
 testi narrativi;
b) testi che esprimono sentimenti o valutazioni:
 testi espressivo-emotivi;
c) testi che servono per prescrivere comportamenti o per convincere:
 testi regolativi o prescrittivi;
 testi persuasivi;
 testi argomentativi.

Le prose di base in sintesi

Tipologie testuali Caratteristiche Funzioni Generi testuali


comunicative
prevalenti
Testi descrittivi Presentano un Informativa, Raramente sono testi
oggetto (cosa, espressiva, persuasiva autonomi, ma sono
animale, persona) o presenti in molti tipi
una situazione in di testi, soprattutto
modo che il lettore se narrativi ed
ne formi espositivi.
un’immagine mentale
Sono ricchi di
particolari concreti
Hanno ordine
prevalentemente
spaziale.
Testi narrativi Presentano sequenze Informativa Cronache
di azioni o eventi che (cronaca), espressiva Diari
si collegano a (racconto, diario). Autobiografie
formare una storia. Biografie
La vicenda si colloca Narrazioni storiche
nello spazio e nel Favole
tempo e compaiono Fiabe
dei personaggi. Romanzi
Hanno ordine Racconti
cronologico. Poemi epici
Testi regolativi Presentano istruzioni Persuasiva Istruzioni per l’uso
e procedimenti, Ricette di cucina
regolamenti e leggi. Guide
Si basano quasi Leggi

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sempre su modelli Regolamenti
codificati e formule Avvisi
fisse. Hanno ordine Divieti
cronologico
(istruzioni e
procedimenti) oppure
logico (regolamenti e
leggi).
Testi espositivi Presentano e Informativa Articoli di giornale
spiegano fenomeni, informativi o
concetti, fatti in divulgativi
modo che il lettore ne Manuali
capisca la natura e le Enciclopedie
caratteristiche. Si Saggi
avvalgono di diverse Recensioni
modalità dì sviluppo Relazioni
(definizione, Verbali
classificazione ecc.).
Hanno ordine logico
Testi argomentativi Presentano Persuasiva Articoli di fondo o di
un’opinione o una commento
tesi in modo da Saggi critici
convincere il Recensioni
destinatario Discussioni
attraverso prove o Dibattiti
ragionamenti. Hanno Arringhe
una struttura Prediche
articolata (esordio,
tesi, argomentazione,
confutazione di
obiezioni,
conclusione). Hanno
ordine logico

Il testo argomentativo

Il testo argomentativo ha lo scopo di spiegare, valutare, esporre un ragionamento o una critica,


discutere, convincere della validità delle proprie argomentazioni. Si dice “argomentativo”
perché l'autore espone una tesi mediante una serie di “argomenti” che la supportano o che
confutano opinioni ad essa contrarie.
Un testo argomentativo non affronta genericamente un argomento, ma si pone interrogativi
rispetto ad una situazione, valuta e trova soluzioni, supporta la propria tesi avvalendosi del
ragionamento, sulla base di regole anche non esplicitate. Questo tipo di testo presenta un
argomento legato ad una regola generale che, attraverso un ragionamento, giunge
all'affermazione della propria tesi. La tesi può essere presentata in apertura e
conseguentemente sostenuta da argomentazioni basate su regole generali, oppure può essere
collocata alla fine del testo, come conclusione del percorso che va dal problema alla soluzione,
oppure ancora essere riformulata più volte nella progressione del ragionamento. La scelta
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dell'ordine di esposizione dipende sia dalle strategie, sia dal modo in cui chi produce il testo
organizza il suo pensiero, sia in funzione dell'interlocutore.
Nell'argomentare si ricorre a:
 ragionamenti di identità, cioè a situazioni o realtà uguali (o simili) si attribuisce uguale
valutazione;
 ragionamenti per differenza, cioè a situazioni o realtà diverse si attribuisce differente
valutazione;
 ragionamenti per inclusione, cioè ciò che è valido per un certo insieme o categoria è
valido anche per ciascun elemento di quell'insieme o categoria;
 ragionamenti per esperienza personale.
O basati su:
 relazioni di causa-effetto;
 pareri di un'autorità o di un esperto.
Il ragionamento può procedere per deduzione o per induzione. Si deduce quando si applica
una premessa generale ad un dato particolare; si procede per induzione quando partendo da
alcuni dati particolari si giunge ad una conclusione di carattere generale.
Ogni argomentazione si articola per:
 tesi;
 prove della tesi;
 obiezioni;
 confutazioni;
 conclusione.
Non tutti i testi argomentativi sono costruiti secondo uno schema fisso, ma tutti presentano
una tesi e le argomentazioni che dovrebbero indurre ad accettare la tesi proposta. Sono testi
argomentativi i saggi, le recensioni, i discorsi politici, le argomentazioni filosofiche, le arringhe
degli avvocati, gli editoriali, la dimostrazione scientifica.
Ecco un esempio:

Anche per essere spontanei occorre la forza di volontà


Introduzione I valori moderni, quelli a cui fanno riferimento i giovani, soprattutto dopo la rivoluzione
culturale degli anni Sessanta, sono la spontaneità e l'autenticità.
Tesi n° 1 Il nuovo imperativo etico è essere se stessi, essere sinceri con se stessi, non seguire e non fare ciò
che ci viene imposto dagli altri, ma solo ciò a cui crediamo intimamente.
Spiegazione della tesi n° 1 Quindi rifiuto dell'autorità della Chiesa, dei genitori, del partito, della
tradizione. Tutto quanto non è maturato dal proprio intimo convincimento e considerato in posizione
estranea, coercizione, falsificazione della propria verità più profonda.
Argomento a sostegno della tesi n° 1 Noi spesso non ci rendiamo conto del grande cambiamento
avvenuto. Un tempo ai giovani veniva insegnato che dovevano rispetto e ubbidienza a tutti coloro che
avevano un'autorità: genitori, gli insegnanti, gli anziani. Che dovevano imparare a dominare i propri
impulsi, imparando a fare le cose sgradite. Oggi invece i genitori lasciano i figli liberi di seguire i loro gusti,
i loro interessi. A scuola i ragazzi scelgono quali ricerche fare. Nelle relazioni affettive due persone restano
unite finché stanno bene insieme. Altrimenti si lasciano.
Conclusione Nessuno deve compiere uno sforzo di volontà per fare qualcosa che non gli piace, per
reprimere il proprio istinto.
Obiezione alla tesi n° 1 Questo principio costituisce una conquista della libertà, ma, nello stesso tempo,
può essere fonte di gravi equivoci ed errori.
Argomentazione che confuta la tesi n° 1 Che cosa vuol dire, infatti, essere libero e spontaneo? Fare e
pensare tutto quello che mi passa per la mente? Lasciarmi andare ad ogni capriccio, cambiare opinione

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quando mi pare? Non rispettare i patti e gli impegni? Qualcuno lo ha sostenuto: i situazionisti. Ma,
evidentemente, il significato dell'autenticità e della sincerità con se stessi è diverso. Autentico è ciò che
esprime la mia essenza più profonda, la mia verità essenziale. E questa non è facile da cogliere, da scoprire.
I giovani stessi se ne sono resi conto nel campo dello sport. Il ragazzo pigro, svogliato, grasso, impara che,
con la forza di volontà può plasmare il proprio corpo, renderlo bello e potente e, quindi, diventare ciò che
intimamente desidera. Ma, per riuscirci, deve vincere i suoi desideri immediati, deve sconfiggere la
stanchezza, la fame, la pigrizia e la fatica. Se ci riesce, si rende conto che trova piacevole quanto prima gli
appariva fastidioso, insopportabile. Perché, a poco a poco, quella che in precedenza era una costrizione è
diventata un'abitudine corporea, un modo di essere.
Tesi n° 2 L'insegnamento profondo che se ne ricava è che anche la spontaneità e l'autenticità devono
essere conquistate con la volontà.
Argomentazione Per sapere se ho qualità atletiche devo mettermi alla prova, allenarmi, competere. Se
non lo faccio, se resto pigramente ad aspettare, queste qualità non si manifestano mai. Ma lo stesso vale in
ogni campo. Mozart ha scoperto di avere talento musicale perché ha incominciato a suonare fin da
bambino anche quando era stanco, anche quando non ne aveva voglia. Lo scienziato potrà scoprire la sua
vocazione solo cercando i maestri migliori, provando e riprovando. Lo scrittore scrivendo. Obbligandosi a
scrivere, correggendo in continuazione il suo stile.
Conclusione Nessuna vocazione, nessuna verità si rivela senza la prova della volontà. Nemmeno
l'amore. Anche l'innamoramento deve essere accettato, voluto. E la fedeltà richiede tempo. Per arrivare
alla nostra essenza più autentica dobbiamo sempre dominare noi stessi.
Francesco Alberoni, da Corriere della Sera, 21/7/1997

Il testo descrittivo

Il testo descrittivo ha lo scopo di presentare, in modo più o meno particolareggiato, cose,


persone, azioni, ambienti reali o immaginari; al suo interno prevalgono i tempi verbali presente
e imperfetto, il lessico ricco e preciso e l'aggettivazione. Descrivere significa rappresentare
qualcosa ai sensi del destinatario sulla base di due principi: fornendo una sensazione percettiva
dell'oggetto descritto e individuando gli eventuali particolari che lo caratterizzano.
La descrizione può riferire con esattezza ciò che l'autore vede o sente astenendosi dalle
valutazioni personali (descrizione oggettiva). Questo tipo di descrizione utilizza un lessico
specifico, chiaro, preciso e non personale. Un altro tipo di descrizione può basarsi
essenzialmente sulle sensazioni suscitate dall'oggetto della descrizione (descrizione soggettiva).
Ha lo scopo di trasmettere una particolare interpretazione della realtà e descrive l'oggetto, il
paesaggio, la persona privilegiandone solo alcuni aspetti. È presente in quasi tutti i testi, ma
assume particolare significato, anche emotivo, in quelli narrativi. Il narratore interpreta ciò che
vede, descrivendo anche i luoghi come se fossero personaggi (personificazione).
Nelle descrizioni soggettive è molto importante il punto di vista di colui che descrive, il cui
atteggiamento può essere positivo o negativo nei confronti dell'oggetto descritto e in
conseguenza di ciò la descrizione potrà essere variamente connotata.
Il testo descrittivo presenta alcune caratteristiche costanti: vi si riconosce sempre la presenza di
un tema unificante, in cui si mettono in luce i dati salienti, distintivi dell'oggetto della
descrizione. Numerosi sono i dettagli per accumulazione o per contrasto, che contribuiscono a
fornire una descrizione molto accurata. La descrizione viene, poi, effettuata con il prevalere di
un aspetto sensoriale rispetto agli altri: il testo sarà diverso se lo scrittore intende privilegiare la
vista, l'udito, il gusto ecc.
In un testo descrittivo l'esposizione delle informazioni segue un ordine che può essere:
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 gerarchico: prevede una visione globale, di insieme, che scende nei particolari, sempre
più piccoli e ravvicinati;
 lineare o spaziale: consiste nel procedere nella descrizione dal centro verso la periferia
o viceversa, da un'estremità all'altra di uno spazio ben delimitato;
 per associazioni: indica che l'idea centrale espressa nel testo è resa per associazioni
successive, partendo da un'idea che ne richiama un'altra, questa un'altra ancora e così
via.

Ecco un esempio di testo descrittivo di tipo oggettivo:

Il “Cerasus avium” è comunemente chiamato ciliegio dolce. La pianta è molto vigorosa e raggiunge
facilmente 15 metri di altezza; le branche hanno lunghi internodi; la corteccia è bruno-grigia. Le foglie
sono grandi e di colore verde chiaro. I fiori, di colore bianco, schiudono contemporaneamente alle foglie o
subito dopo; hanno un peduncolo di circa 2 centimetri, glabro, e sono raggruppati solitamente in mazzetti
di 2-3. I frutti possono essere di vario colore, dal palio al rosso-nero; il peduncolo è aderente al frutto ed
assume una colorazione rossiccia, la polpa può essere gialla, rossa o rosso scura con succo colorato o
incolore, il sapore è dolce.
Da Enciclopedia Italiana delle Scienze, vol. I, Istituto Geografico De Agostini, Novara

Ecco un esempio di testo descrittivo di tipo soggettivo:

Come esprimere colle parole la bruttezza orrenda di quella donna! Come vi sono beltà di cui è impossibile il
dare una idea, così vi sono bruttezze che sfuggono ad ogni manifestazione, e tale era la sua. Né tanto era
brutta per difetti di natura, per disarmonia di fattezze – ché anzi erano in parte regolari – quanto per una
magrezza eccessiva, direi quasi inconcepibile a chi non la vide; per la rovina che il dolore fisico e le malattie
avevano prodotto sulla sua persona ancora così giovine. Un lieve sforzo d’immaginazione poteva lasciarne
travedere lo scheletro, gli zigomi e le ossa delle tempie avevano una sporgenza spaventosa, l’esiguità del suo
collo formava un contrasto vivissimo colla grossezza della sua testa, di cui un ricco volume di capelli neri,
folti, lunghissimi, quali non vidi mai in altra donna, aumentava ancora la sproporzione.
Iginio Ugo TARCHETTI, Fosca (1870)

II testo espositivo

II testo espositivo ha lo scopo di mettere a conoscenza di qualcosa. Al suo interno prevalgono:


il presente indicativo, la divisione in paragrafi numerati progressivamente, il lessico
specialistico.
Può esaminare i vari aspetti di un fenomeno (testo analitico) o fornire un'esposizione
schematica e riassuntiva (testo sintetico). Sono testi informativi, per esempio, le circolari
ministeriali, le voci enciclopediche, i saggi, le conferenze, gli avvisi, gli annunci, i manuali, i
cataloghi, le relazioni, i verbali, i riassunti, i programmi o palinsesti, l'orario dei treni e simili.
In un testo espositivo il contenuto può essere reso noto fin dall'inizio, come accade nei manuali,
ma può anche essere sottinteso, in quanto il contesto è sufficiente per fornire le informazioni.
Per esempio, se in una vetrina è esposto un cartello con scritto, “Chiuso per ferie”, il testo, di
tipo espositivo, con poche parole fornisce informazioni implicite ed esplicite: si sa che
l'esercizio rimarrà chiuso fino a una determinata data, s’intuisce che è stato scritto da o per

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ordine del titolare dell'esercizio, è presumibile che nei dintorni esista qualche negozio dello
stesso tipo che non è in ferie e che quindi può fornire la stessa merce.
Dal punto di vista della struttura il testo espositivo può essere organizzato secondo criteri
diversi, adeguati al contenuto e finalizzati allo scopo che si prefigge l'emittente, come ad
esempio l'ordine cronologico in un manuale di storia o un ordine più casuale con cui sono
presentati gli argomenti in un testo di scienze. Quando un testo espositivo ha una certa
lunghezza, viene strutturato in paragrafi. Il paragrafo, di solito, coincide con il capoverso e
sviluppa in modo completo un sottotema, così che risulti chiaro lo sviluppo del pensiero e il
compito del lettore di interpretarlo non sia complicato.
Grazie alla divisione in paragrafi è possibile mantenere la coerenza, nonostante la quantità
delle informazioni.
I paragrafi possono essere costruiti secondo procedimenti diversi:
 per esemplificazione: l'idea può essere sviluppata in un paragrafo e spiegata con un
esempio nel successivo;
 per citazione: si può utilizzare un passo estrapolato da un altro testo per chiarire un'idea
precedentemente espressa;
 per elencazione: le informazioni possono essere proposte inizialmente sotto forma di
elenchi, che verranno spiegati in un paragrafo successivo;
 per definizione: si può esordire con una definizione per approfondire e informare
meglio successivamente sul contenuto della definizione;
 per sintesi: si riassumono le idee espresse per facilitare i collegamenti.

Il primo requisito di un testo informativo-espositivo deve essere sempre quello della chiarezza
finalizzata alla comprensibilità. Il percorso di idee può essere segnalato dai connettivi, alla
scelta dei quali occorre prestare particolare attenzione, perché identificano immediatamente il
pensiero di chi scrive: innanzitutto, per cominciare, in secondo luogo, infine, per tali ragioni,
dunque, di conseguenza...
Ecco un esempio di testo espositivo che procede per analisi, cioè divide le informazioni e le
rende comprensibili spiegandole al lettore.

Il lavoro nei campi ieri e oggi


Cinquant’anni fa i campi coltivati conservavano molte tracce di vita selvatica: nelle distese di grano
vivevano tanti fiori di campo, dal papavero al fiordaliso, e tanti animali: quaglie, starne, strillozzi,
allodole, così nei frutteti si trovavano i nidi di tanti uccelli come fringuelli, cardellini, verdoni, e, tra le
piante, le lepri vivevano tranquillamente. In più vi erano tante siepi ricche di fiori e di piante spontanee.
Ciclamini e primule, asparagi e biancospini, prugnoli e rose canine. E, nel folto, vivevano lucertole e bisce,
donnole e topiragno, farfalle e merli, averle e ricci, rospi e ramarri. Lungo i sentieri erbosi fiorivano le
margherite e le cicale cantavano sugli alberi di quercia che sorgevano in mezzo ai campi. Non era forse la
natura selvaggia dei boschi e delle macchie, ma ci si poteva davvero contentare. Oggi, per produrre di più e
guadagnare di più, la timida natura dei campi coltivati è stata quasi ovunque spazzata via: ruspe e
immensi aratri hanno estirpato le siepi e i filari di alberi, erbicidi potentissimi hanno eliminato tutti i fiori
di campo (che vengono considerati “malerbe”, “erbacce”, “erbe infestanti”); insetticidi velenosi han fatto
scomparire farfalle e uccellini, topiragno e lucertole, ricci e rospi. I coltivi sono diventati come campi da
pallone: verdissimi e monotoni senza più un fiore, un canto, un volo. E la campagna d'oggi non e più quel
luogo sereno e bello, ove la sera cantavano i grilli e brillavano le lucertole. È una macchina per produrre
derrate che di naturale ormai non ha più nulla.
Fulco Pratesi, da L'orsa

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Altri esempi di testi espositivi sono gli annunci, i palinsesti, le voci enciclopediche, i
cataloghi…

Esempio di palinsesto TV

I programmi del 12/03/2011


06:00 EURONEWS
06:10 DA DA DA
06:30 MATTINA IN FAMIGLIA
07:00 TG1
10:00 SETTEGIORNI
10:50 APRIRAI
11:10 7+
13:30 TG1
14:00 EASY DRIVER
14:30 LE AMICHE DEL SABATO
17:00 TG1 - CHE TEMPO FA
17:15 A SUA IMMAGINE
17:45 PASSAGGIO A NORD OVEST
18:50 L'EREDITÀ
20:00 TG1
20:30 RAI TG SPORT
20:35 AFFARI TUOI
21:10 BALLANDO CON LE STELLE

Il testo espressivo

Il testo espressivo ha lo scopo di esprimere le sensazioni e i sentimenti dell'autore o del


protagonista del testo. Registra gli stati d'animo e le emozioni per coinvolgere il destinatario o
attirarne l'attenzione. È caratterizzato dal lessico espressivo e semplice del registro informale e
dall'uso del presente e del passato prossimo. Sono testi espressivi il diario, la lettera, il testo di
una canzone, una poesia. Si tratta, infatti, di testi a carattere fortemente soggettivo; il loro
contenuto rappresenta il punto di vista unilaterale dell'autore. D'altra parte, una lettera o una
pagina di diario non fanno che riferire ciò che prova colui che le ha scritte, ciò che gli è
accaduto, o come lo ha percepito, senza alcuna pretesa di obiettività, pur nella convinzione di
essere completamente sincero.
Ecco alcuni esempi di testo espressivo:

Domenica mattina, poco prima delle 11, 16 aprile 1944


Carissima Kitty,
ricordati la data di ieri, perché è molto importante nella mia vita. Non è importante per ogni ragazza aver
ricevuto il primo bacio? Ebbene, lo è anche per me. Il bacio di Bram sulla mia guancia destra non conta, e
neppure quello di Walker sulla mia mano destra. Ora ti racconterò come sono giunta a quel bacio. Ieri
sera alle otto sedevo con Peter sul suo divano quando d'improvviso egli mi passò un braccio attorno.
«Spostiamoci un poco, — dissi io, — se no picchio la testa contro l'armadio.» Si spostò, fin quasi
nell'angolo, io passai il mio braccio sotto il suo appoggiandoglielo sul dorso ed egli quasi mi seppellì
appendendo il suo braccio sulla mia spalla. C’eravamo già seduti in questo modo altre volte, ma mai così
vicini come ieri sera. Mi serrò forte a sé; il mio cuore batteva sempre più in fretta; ma non era ancora
finita. Non rimase tranquillo finché il mio capo non fu appoggiato sulla sua spalla e il suo capo sul mio.
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Dopo circa cinque minuti mi drizzai un poco ma egli mi riprese subito il capo fra le mani e lo strinse a sé.
Oh, era così bello, non potevo neppure parlare, tanto grande era la mia gioia. Mi accarezzò un po' da
maldestro, la guancia e il braccio, giocherellò coi miei riccioli, e i nostri capi rimasero l'un contro l'altro per
quasi tutto quel tempo. Non ti posso esprimere la sensazione che mi pervase, Kitty, ero tanto felice ed egli
pure, credo. Alle otto e mezza ci alzammo. Peter si mise le scarpe da ginnastica per non far rumore nel suo
giro per la casa, e io lo stetti a guardare. Come avvenne non lo so, ma prima che scendessimo egli mi diede
un bacio sui capelli, fra la guancia e l'orecchio. Corsi sotto senza voltarmi. Sono piena di speranza per
oggi.
La tua Anna
Anna Frank, Diario

F. De Gregori, Rimmel (1975)

E qualcosa rimane, fra le pagine chiare,


e le pagine scure,
e cancello il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni,
i miei alibi e le tue ragioni.
Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente
ma lo zingaro è un trucco.
E un futuro invadente, fossi stato un po’ più giovane,
l'avrei distrutto con la fantasia,
l'avrei stracciato con la fantasia.

Rit: Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo


e la mia faccia sovrapporla
a quella di chissà chi altro.
O ancora i tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi.

Santa voglia di vivere e dolce Venere di Rimmel.


Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi
se per caso avevi ancora quella foto
in cui tu sorridevi e non guardavi.
Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia
e sulla tua persona e quando io,
senza capire, ho detto sì.
Hai detto "È tutto quel che hai di me".
È tutto quel che ho di te.

Rit:

Cesare Pavese, Incontro, in Lavorare stanca (1936)

Queste dure colline che han fatto il mio corpo


e lo scuotono a tanti ricordi, mi han schiuso il prodigio
di costei, che non sa che la vivo e non riesco a comprenderla.

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L'ho incontrata, una sera: una macchia più chiara
sotto le stelle ambigue, nella foschia d'estate.
Era intorno il sentore di queste colline
più profondo dell'ombra, e d'un tratto suonò
come uscisse da queste colline, una voce più netta
e aspra insieme, una voce di tempi perduti.

Qualche volta la vedo, e mi vive dinanzi


definita, immutabile, come un ricordo.
Io non ho mai potuto afferrarla: la sua realtà
ogni volta mi sfugge e mi porta lontano.
Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane:
mi sorprende, e pensarla, un ricordo remoto
dell'infanzia vissuta tra queste colline,
tanto è giovane. È come il mattino, Mi accenna negli occhi
tutti i cieli lontani di quei mattini remoti.
E ha negli occhi un proposito fermo: la luce più netta
che abbia avuto mai l'alba su queste colline.

L'ho creata dal fondo di tutte le cose


che mi sono più care, e non riesco a comprenderla.

[Per ulteriori approfondimenti sul testo poetico, vd. il corso della Prof.ssa A. Bonomo]

Il testo persuasivo

Il testo persuasivo si propone di persuadere o di far assumere determinati comportamenti al


destinatario. È caratterizzato da un lessico mirato e utilizza tutti i tipi di registro esistenti.
Sono testi persuasivi, per esempio, la pubblicità e la propaganda elettorale. Il testo persuasivo
di tipo pubblicitario usa un linguaggio semplice ed efficace, che risulta gradito sia per la parte
grafica sia per quella parlata o scritta e che ha lo scopo di presentare, avvalorare, affermare.
Il linguaggio pubblicitario, al fine di catturare ed essere originale nell'effetto, è spesso libero da
regole grammaticali o sintattiche. Usa frasi ridotte agli elementi essenziali, sopprime funzionali
e connettivi, accosta elementi morfologici diversi talvolta in forma inconsueta, si serve di
onomatopee, frasi nominali, suffissoidi, figure retoriche e crea neologismi ad effetto.
Una particolare forma di testo persuasivo è rappresentata dalla propaganda elettorale, con la
quale ciascun partito politico studia “slogan” e immagini grafiche accattivanti per presentarsi
agli elettori nel modo più convincente.

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Il testo regolativo

Il testo regolativo o imperativo ha lo scopo di dare ordini, esprimere comandi e divieti, o


indicare il modo in cui ci si deve comportare.
Generalmente, le istruzioni sono impersonali e i verbi usati all'infinito, all'imperativo, al
congiuntivo preceduto dal “si” impersonale. Sono testi regolativi, per esempio, le leggi, i
regolamenti, i cartelli di divieto o di concessione, le ricette di cucina, le istruzioni per l'uso e i
manuali per il bricolage.
Il testo regolativo presenta, quale principale caratteristica, l'ordine delle informazioni; affinché
si raggiunga lo scopo desiderato, infatti, è necessario che l'ordine con cui si presentano le
istruzioni coincida con quello in cui le operazioni devono essere compiute. A questo scopo, le
operazioni da eseguire vengono spesso numerate o indicate dalla successione delle lettere
dell'alfabeto.
Anche i testi che contengono prescrizioni sono vincolati a un ordine preciso, solitamente di
tipo logico: prima la norma più generale, poi le conseguenze, entrando via via in dettagli
sempre più specifici. Le leggi, numerate in modo progressivo per ogni anno, sono suddivise
con un complesso sistema di numerazione, dal generale al particolare (legge, numero, comma).
I testi regolativi presentano spesso termini tratti da due registri: quello burocratico e quello
tecnico. Nel primo caso si usano termini specifici per indicare ciò che, nella quotidianità, viene
definito con altre parole: es.
 trasformato > convertito
 unire > allegare
 primo > prioritario
 pagamento > oblazione

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Il registro tecnico, invece, ricorre frequentemente nei testi regolativi che forniscono le
istruzioni per l'uso, come nel caso dei foglietti illustrativi dei medicinali o nelle istruzioni per
montare o far funzionare un elettrodomestico o un altro apparecchio di uso comune.
Dal punto di vista morfologico si rileva l'uso frequente dell'infinito (svitare, premere, inserire,
accertarsi...) con valore imperativo, che conferisce al testo anche un forte carattere impersonale
e atemporale. I testi regolativi che contengono prescrizioni ricorrono spesso a formule
ripetitive (è consentito..., è fatto divieto di...).
Ecco alcuni esempi di testi regolativi:

Ricetta di cucina:
Per preparare il Tiramisù Classico Italiano ti servono:
500 gr di Mascarpone
6 Uova freschissime
100 gr di Zucchero semolato
350 gr di biscotti Savoiardi
6 tazzine circa di Caffè zuccherato
Cacao amaro in polvere q.b.
Monta i tuorli d’uovo insieme allo zucchero fino ad ottenere un composto bello spumoso. Per
questa operazione utilizza il classico robot da cucina oppure uno sbattitore elettrico, risulterà
tutto molto più semplice e soprattutto il risultato sarà decisamente migliore.
In un altro recipiente lavora il mascarpone con un mestolo oppure con uno sbattitore elettrico
e quando il mascarpone sarà ben ammorbidito aggiungi il composto di uova e zucchero.
Monta il tutto fino a quando la crema non appare ben amalgamata e spumosa.
Monta gli albumi a neve ben ferma ed uniscili alla crema di mascarpone mescolando con un
mestolo dal basso verso l’alto per mantenere il composto bello spumoso.
Adesso procedi alla composizione del dolce utilizzando una bacinella con il caffè
possibilmente tiepido e già zuccherato per inzuppare i biscotti, la crema di mascarpone ed il
cacao amaro.
Procedi alternando in un recipiente oppure in un vassoio per dolci uno strato di biscotti
leggermente imbevuti nel caffè, uno strato di crema di mascarpone ed una spolverata di cacao.
Terminare il dolce con una spolverata abbondante di cacao e metti in frigo per almeno 2 ore
prima di servirlo.

Istruzioni per l'uso di una caffettiera:


 Riempire d'acqua il corpo inferiore fino alla valvolina.
 Mettere nell'imbuto il caffè macinato senza pressarlo.
 Collocare l'imbuto nell'apposita sede ripulita accuratamente di ogni granellino di caffè.
 Avvitare fortemente e a fondo il corpo superiore sull'inferiore in modo che la chiusura
sia perfetta.
 Mettere la caffettiera su qualsiasi fonte di calore, avendo l'avvertenza di tenere la
fiamma bassa.

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 La caffettiera è dotata di un filtro riduttore. Pertanto potete ottenere un numero di tazze
pari alla metà della capacita della Vostra caffettiera. Per fare questo basta inserire
nell'imbuto l'apposito filtro.
 Mettere poi nell'imbuto la polvere di caffè e riempire d'acqua solo fino a metà il corpo
inferiore.

Il testo narrativo

Il testo narrativo ha lo scopo di divertire, educare, istruire, suscitare sensazioni ed emozioni.


Narra storie di uomini, luoghi, fatti e può essere oggettivo o soggettivo. La comunicazione
umana si avvale frequentemente e prioritariamente della narrazione per ricostruire le vicende.
Sono testi narrativi gli articoli di cronaca, le monografie, i racconti di fatti storici, le biografie e
autobiografie, i diari, le lettere, i racconti, i romanzi.
Il testo narrativo si riconosce facilmente da alcune semplici caratteristiche:
 sono presenti riferimenti spaziali e temporali;
 uno o più protagonisti e altri personaggi sono coinvolti in una vicenda;
 la vicenda narrata non è il semplice susseguirsi dei fatti, ma la descrizione di eventi
legati tra loro che producono cambiamenti;
 nello svolgersi della vicenda si riconoscono il prima e il dopo per i cambiamenti
avvenuti.

[Per ulteriori approfondimenti sul testo narrativo, vd. il corso della Prof.ssa A. Messina Fajardo]

ANALISI E COMMENTO DI TESTI LETTERARI E NON LETTERARI

Per testo non letterario s’intende ogni testo che non abbia specifiche finalità espressive ma
descrittive o argomentative e il cui significato sia principalmente denotativo. Testi non letterari
sono, per esempio, saggi, manuali, articoli giornalistici, relazioni, lettere, testi per usi pratici.
L'analisi e il commento di un testo non letterario possono costituire due testi distinti o, più
spesso, costituiscono un unico testo che si prefigge gli scopi di:
 descrivere analiticamente il contenuto dell'opera presa in esame;
 darne al tempo stesso una interpretazione critica.
La descrizione analitica attiene alla tipologia testuale descrittiva, l'interpretazione critica alla
tipologia testuale argomentativa.
Per quanto riguarda l'analisi, le operazioni da compiere sono in sintesi le seguenti:
 capire l'argomento generale e farne un rapido sunto;
 distinguere il testo in paragrafi o sezioni in cui esso sia stato suddiviso;

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 identificare l'argomento principale di ciascun paragrafo;
 distinguere fra le informazioni importanti e i dettagli;
 distinguere i fatti dalle opinioni;
 dedurre dal testo, per mezzo di inferenze, altre informazioni;
 collegare fatti noti esterni, ma pertinenti al testo, al contenuto del testo medesimo;
 identificare lo scopo dell'autore (esplicito e implicito).

2. L’ARTICOLO DI CRONACA

Un articolo è definito di cronaca quando tratta di argomenti e eventi di attualità. Si


distinguono articoli di:
 cronaca politica, che trattano di dibattiti, eventi, provvedimenti della vita politica
interna o internazionale;
 cronaca giudiziaria, che si riferiscono a processi, indagini, vicende giudiziarie in genere;
 cronaca nera, relativi a eventi delittuosi o vicende cruente;
 cronaca rosa, che trattano di eventi mondani o sentimentali;
 cronaca bianca, su vicende connesse alla vita civile o di interesse generale.

Attività: Riconoscete a quale tipologia di cronaca appartengono gli articoli seguenti e in


quali rubriche possono trovarsi inserite (es. Economia, cultura, sport, politica, esteri, salute,
scienze, motori, viaggi, cronaca, società...).

Articoli tratti da www.repubblica.it

Testo 1:

Amministrative, oggi al voto. Roma sarà la sfida decisiva


Oltre 7 milioni gli elettori, 564 comuni alle urne. In questa tornata anche il rinnovo del
consiglio regionale autonomo della Valle d’Aosta. A Siena il test per verificare l’effetto sul
centrosinistra dello scandalo del Monte dei Paschi
di SILVIO BUZZANCA

ROMA - Calato il sipario su una campagna elettorale sotto tono, la parola passa agli elettori.
Urne aperte oggi e domani, infatti, per il rinnovo di 564 amministrazioni comunali e per

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l'elezione del Consiglio regionale della Val D'Aosta. Un appuntamento elettorale che molti
attendono per "verificare" una serie di tendenze politiche. Tutti aspettano al varco il Pd e il Pdl
per controllare l'effetto su militanti ed elettori dell'accordo di governo appena varato. E
nonostante le specificità locali, la presenza di liste civiche, la frammentazione, il risultato finale
sarà confrontato con il recente dato delle politiche. E su questa base si stabilirà chi ha vinto e
chi ha perso. Un meccanismo che non risparmierà Beppe Grillo e il suo movimento, reduce,
dopo il boom di febbraio, da un risultato poco positivo alle recenti regionali del Friuli Venezia
Giulia.

L'appuntamento più importante è sicuramente quello di Roma, dove si danno battaglia 19


aspiranti sindaci, appoggiati da 40 liste. Ieri i politici non potevano parlare. Lo ha fatto, invece,
il cardinale Camillo Ruini, "Roma necessita di una buona amministrazione, che si ispiri a quei
valori di millenaria tradizione propri della città romana", ha auspicato il porporato che dal
1991 al 2008 è stato vicario del Papa per la capitale.

Ovviamente tutti quelli corrono pensano di "incarnare" la persona giusta per guidare la Città
eterna, ma i candidati accreditati di buone chance di successo sono quattro: il democratico
Ignazio Marino, il sindaco uscente, pidiellino, Gianni Alemanno, il grillino Marcello de Vito e
l'imprenditore Alfio Marchini. Ed è molto probabile che nessuno vinca al primo turno e si
vada al ballottaggio.

Fra le altre 14 città capoluogo dove si va al voto, assume un significato molto particolare la
sfida di Siena, città al centro dello scandalo Montepaschi. Soprattutto perché il comune ha un
ruolo fondamentale nella scelta degli amministratori della fondazione che governa la banca. A
sfidarsi per la conquista del comune si ritrovano così il Pd, - guidato da Bruno Valentini,
"sponsorizzato" da Matteo Renzi, sostenuto da Sel, Riformisti e dalla Lista "Siena Cambia" e il
grillino Michele Pinassi. Con il candidato del movimento Cinque Stelle che cerca di emulare il
successo di Pizzarotti a Parma. Ma in campo ci sono anche il pidiellino Eugenio Neri, che ha
però rinunciato al simbolo e altri cinque candidati.

Sfida interessante anche a Brescia. Nella seconda città della Lombardia, dove il comune
controlla parte della società A2A quotata in borsa, corrono 10 candidati e 25 le liste. A
contendersi la poltrona di sindaco, come nel 2008 ci saranno il pidiellino Adriano Paroli,
sindaco in carica ed il democratico Emilio Del Bono. Il ruolo del terzo incomodo è riservato a
Laura Gamba del Movimento 5 stelle. Lo scontro elettorale è intrigante anche a Treviso, dove
la Lega ripresenta per la terza volta Giancarlo Gentilini. Ma questa volta lo sfidante
democratico Giovanni Manildo, forte del 25,9 per cento delle politiche, spera di scalzare lo
"sceriffo". Stesso scontro, a parti rovesciate, a Vicenza, dove la leghista Manuela Del Lago,
conta di battere Achille Variati, democratico, e sindaco uscente.
(26 maggio 2013)

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Testo 2:

La previsione
Domenica 26 Maggio: Instabile al Centro, Campania, Lucania, medio-alta Puglia e Molise
con piogge ed acquazzoni sparsi; più soleggiato altrove, specie al Nordovest e sulle estreme
regioni meridionali. Freddo per il periodo al mattino al Nord, ventoso al Centrosud per
Ponente o Maestrale. Lunedì 27 Maggio: prevalenza di bel tempo, salvo maggiore variabilità
su Sardegna, alta Toscana, Levante Ligure e Nordest, con qualche pioggia possibile. Generale
aumento termico, su valori diurni più gradevoli. Martedì 28 Maggio: progressivo
peggioramento al Nord a con piogge e temporali a partire da Alpi e Nordovest; piogge e
rovesci sparsi in risalita anche al Centro con maggiore coinvolgimento delle tirreniche; più
soleggiato altrove.
Nord
Tempo in miglioramento pur con nubi irregolari di passaggio sul Nordest, più estese sulle Alpi
di confine con qualche nevicata fin verso i 1300m al mattino. Più soleggiato al Nordovest salvo
maggiori addensamenti sui settori confinali, specie della Valle d'Aosta. Temperature in
aumento nei massimi, compresi tra 18°C e 23°C, minime in calo con gelate sulle Alpi. Venti
deboli o moderati settentrionali, in rotazione da SO, mari fino a mossi.
Centro
Sole prevalente in Sardegna. Instabile sulle peninsulari con piogge e rovesci sparsi, in
progressiva attenuazione a partire dalle coste, fino a totale esaurimento serale con maggiori
aperture. Neve al mattino sulla dorsale fin verso i 1400m. Temperature in calo eccetto che
sulla Toscana; massime tra 16°C e 20°C. Venti fino a moderati tra Ponente e Maestrale, con
rinforzi sulla Sardegna. Mari mossi o molto mossi.
Sud
Qualche acquazzone o temporale di passaggio tra Campania, Lucania, Molise e medio-alta
Puglia; da poco a parzialmente nuvoloso sui restanti settori. Temperature stabili o in lieve
flessione, massime comprese tra 18°C e 23°C, punte superiori sui versanti ionici. Venti in
prevalenza da ONO, anche forti al mattino ma in graduale attenuazione. Mari mossi o molto
mossi.

24
Testo 3:

Champions, Bayern-Borussia 2-1: Robben decisivo in


extremis
La squadra bavarese conquista per quinta volta la coppa europea più importante battendo a
Londra il Borussia Dortmund per 2-1. I gol nella ripresa: prima Mandzukic, pari su rigore
di Gundogan per gli uomini di Klopp, poi la rete dell'olandese all'89'
di JACOPO MANFREDI

LONDRA - La rivincita è servita. Un anno dopo aver gettato al vento contro il Chelsea una
finale dominata, a Monaco, davanti al pubblico amico, il Bayern si riprende il maltolto e sale
sul tetto d'Europa. E lo fa con l'uomo che più di ogni altro aveva sulle spalle il peso di aver
fatto perdere quella finale, ovvero Arjen Robben che quel giorno fallì il rigore del 2-1 nei
supplementari. Da magnifico perdente (gettò al vento anche il gol dell'1-0 nella finale dei
mondiali del 2010 contro la Spagna), l'olandese si è trasformato in eroe. E per sempre, con il
gol che all'89' ha deciso il derby col Borussia, resterà l'emblema della quinta coppa dei
Campioni portata in bacheca dei bavaresi.

DORTMUND, FATALE CALO NEL FINALE - La beffa è atroce per un Dortmund che
dopo 16 anni pensava di poter regalare di nuovo una gioia immensa ai propri tifosi e che, fino
in fondo, ha tenuto testa ai propri avversari. Ma è pur vero che la squadra di Klopp ha di che
rimproverarsi. Dopo 70' ad ottimo livello è improvvisamente calata, mostrando crepe sempre
più preoccupanti in difesa di cui, inevitabilmente, il Bayern ha finito cinicamente per
approfittare.

NEUER SALVA IL BAYERN IN AVVIO - Costretto a rinunciare a Gotze, Klopp ha affidato


a Reus il compito di fare il trequartista, inserendo a sinistra Grosskreutz. Heynckes ha
replicato preferendo Boateng a van Buyten al centro della difesa. Il Bayern è partito
stranamente contratto e il Borussia per poco non ne ha approfittato, andando vicinissimo al
vantaggio per quattro volte con Reus (2), Blaszczykowski e Bwender che, però, sulla loro
strada hanno trovato un attento Neuer.

ROBBEN E MANDZUKIC IMPEGNANO WEIDENFELLER - Il pericolo ha risvegliato il


Bayern che, affidandosi al suo classico possesso palla, ha iniziato a macinare gioco e anche a
costruire nitide occasioni da rete. Le migliori le hanno avute Mandzukic e, per due volte,
Robben che, però, da ottime posizioni non hanno trovato di meglio che calciare addosso a
Weidenfeller. Il Borussia non si è chiuso e, prima della fine del tempo, si è ancora fatto vedere
dalle parti di Neur con Lewandowski bravo a liberarsi per la prima volta nel match della
marcatura di Boateng, meno nella conclusione.

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GUNDOGAN REPLICA A MANDZUKIC - Nella ripresa il Bayern ha stretto i tempi e al
60' è passato con Mandzukic, lesto ad approfittare a porta vuota di un assist al bacio di Robben,
bravo sia nel tempo d'inserimento in area su un lancio di Ribery e poi nel rimettere il pallone
freddamente in mezzo dopo aver saltato anche Weidenfeller in uscita. Il Borussia non ha
tremato e al 68' si è procurato (ingenua ginocchiata al petto di Dante a Reus) il rigore del
pareggio, siglato con freddezza da Gundogan.

ROBBEN, GUIZZO CHAMPIONS ALL'89' - A questo punto è venuto fuori il vero Bayern
che, cingendo d'assedio la trequarti avversaria, ha a più riprese sfiorato il gol con Muller
(salvataggio sulla linea di Hummels), Alaba e Schweinsteiger. Dai e dai, il 2-1, prima
dell'insidiosa appendice dei supplementari, è arrivato. E lo ha siglato all'89' Robben che,
smarcato di tacco in area da Ribery, stavolta non ha tremato, beffando Weidenfeller con un
tocco morbido in diagonale di sinistro. La coppa allora va a Monaco. E, per quanto visto per
tutta la stagione, è giusto così.

Testo 4:

Wsj: "Fiat-Chrysler operazione da 20 miliardi"


A tanto ammonta - secondo il Wall Street Journal - la "manovra" dell'ad del Lingotto,
Sergio Marchionne, per acquistare il controllo del 100% della società americana e quotare la
newco che nascerà dall'unione con Fiat a Wall Street

TORINO - Un'operazione da 20 miliardi di dollari, poco inferiore quindi ai 23 miliardi di


dollari dello sbarco in Borsa di General Motors nel 2010. A tanto ammonta - secondo il Wall
Street Journal - la "manovra" dell'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, per
acquistare il controllo del 100% di Chrysler e quotare la società che nascerà dall'unione con
Fiat a Wall Street. Una transazione "complicata", per la quale Fiat - riferisce il Wsj - ha
contattato Goldman Sachs, Bank of America, Deutsche Bank e altri istituti per un potenziale
finanziamento.

Marchionne e Fiat puntano a consentire a quest'ultima di avere "il totale controllo della casa
automobilistica americana e a quotare i titoli su un listino americano, una manovra che
probabilmente includerà una complicata reazione a catena che potrebbe significare più di 20
miliardi di dollari di accordi": una cifra "quasi quanto grande i 23 miliardi di dollari dello
sbarco in Borsa di General Motors nel 2010" afferma il Wall Street Journal. L'obiettivo di
Marchionne è un'ipo della società Fiat-Chrysler che possa alimentare il bilancio del Lingotto.

"Per centrare l'obiettivo - scrive il Wsj - ha bisogno di un nuovo finanziamento, di acquistare la


quota di Chrysler in mano a Uaw e di rivedere i prestiti e i bond di Chrysler": e sottolinea che
Marchionne sta lavorando da mesi su due elementi del piano: uno è raccogliere un nuovo

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finanziamento per Fiat, l'altro è acquistare il 41,5% di Chrysler. "Marchionne ha detto che Fiat
ha abbastanza liquidità per acquistare la quota Chrysler, che potrebbe costare fra gli 1,75 e i
4,27 miliardi di dollari. Gli analisti non sono d'accordo", perché ritengono che se Fiat usasse la
liquidità a disposizione per l'acquisto della quota rischierebbe un downgrade, sostiene il Wall
Street Journal.

 Attività: Rileggete gli articoli precedenti, in particolar modo titoli e occhielli, e


rispondete alle regole delle 5W.

Linguaggio giornalistico
I caratteri essenziali del linguaggio giornalistico possono essere così sintetizzati:

 struttura del periodo: frasi brevi, a prevalenza paratattica, con frequente ellissi del
verbo;
 sintassi del nome e del verbo: costante ordine di posizione di soggetto, predicato,
complementi; prevalenza dell’indicativo presente;
 lessico: prevalenza di termini oggettivi; presenza di termini espressivi; presenza di
termini tecnici, gergali e di espressioni particolari;
 stile: presenza di figure retoriche.

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Testo 1:

Le uova per la «rinascita»


Tutti i simboli della Pasqua
«Dalla pietra del sepolcro un'energia indescrivibile»

La Pasqua, festa della tradizione ebraico-cristiana, è carica di significati e di simboli. In essa si


ritrova il memoriale della liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto e l'evento della morte in croce e
della risurrezione di Gesù. È il momento in cui si suggella l'intervento diretto di Dio nella storia. Il
cardinale Carlo Maria Martini ha osservato lo scorso anno: «È il giorno per eccellenza dei cristiani. Il
messaggio di Cristo ha senso perché c'è Pasqua».

Una festa che lascia tracce. Continuamente. E accanto a esse ricordi, momenti, immagini. Al di là
degli eventi prodigiosi, è il caso di ricordare che ogni persona, indipendentemente dalla sua fede,
conserva di essa alcune emozioni. Forse perché i simboli che la Pasqua reca con sé sono particolarmente
legati alle speranze e ai bisogni dell'uomo, forse per ragioni che si scoprono lentamente con lo scorrere
dei giorni.

Parlando con Franco Scaglia, per esempio, uomo che conosce la televisione e il teatro e ha scritto
libri come Il custode dell'acqua o Cercando Gesù (quest'ultimo con il vescovo Vincenzo Paglia;
entrambi editi da Piemme), si scopre che per lui la Pasqua resta legata a due simboli: l'entrata con i
pellegrini nella Basilica del Santo Sepolcro per accostarsi alla pietra dell'unzione, la colomba della pace.
Se la seconda, segno di dolcezza e fratellanza universali, «colpisce gli animi ed evoca lo spirito dell'Arca
di Noè», il primo è il luogo dove il corpo di Cristo venne preparato per la sepoltura (i fatti si leggono nel
Vangelo di Giovanni 19,38 e seguenti). Egli rimase incantato da quella pietra che tutti toccano,
accarezzano, strofinano e sulla quale si cerca di posare qualcosa, un rosario o una fotografia, un piccolo
oggetto o chissà che altro. Non a caso è stata sostituita nel tempo - quella attuale risale al XIX secolo - e
altre verranno. «Da lì emana una forza che non si spiega con le parole», ci confida Scaglia. Come dargli
torto? Alessio II, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, un giorno corresse chi sta scrivendo che gli
chiedeva se una certa icona fosse autentica. «Un'icona è vera per le preghiere che ha ricevuto, non per
altri motivi», è stata la sua risposta. Per questo la pietra dell'unzione diventa autentica ogni volta che si
rinnova.

Gianantonio Borgonovo, biblista e direttore della Biblioteca Ambrosiana, canonico del


Duomo di Milano, ama della Pasqua i simboli dell'agnello e del pane azzimo. Univano due feste
antichissime che rimandavano alla pastorizia e al mondo agrario. Originariamente, come tutte le
celebrazioni rituali, la Pasqua era legata al ciclo della natura. Ci confida: «L'agnello indica il sacrificio
utile per allontanare ogni pericolo dal gregge. Quando la celebrazione si fa memoria storica, diventa
simbolo del sacrificio che garantisce la vita attraverso la vittoria sulla morte; ovvero la morte
dell'agnello si trasforma in vita per colui che ne mangia la carne. E il suo sangue, asperso sugli stipiti
della case, protegge contro lo sterminatore che salta quella dimora non uccidendone i primogeniti
(Esodo, capitoli 12 e 13)». E ancora: «L'azzimo, pane senza lievito, segna il cambiamento della stagione.
Con la primavera introduce un nuovo ciclo del tempo che dà senso alla storia dell'uomo». Questi due
simboli fondamentali sono riletti anche dalla Pasqua cristiana che - prosegue Borgonovo - «vede nel
crocifisso l'agnello che dà vita oltre la morte e nel pane azzimo il nuovo tempo che trasforma l'andare

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verso la fine in una speranza di risurrezione». L'apostolo Paolo ricorda che Cristo, nostra Pasqua, è stato
immolato e dalla vita deve scomparire l'azzimo vecchio di malvagità.

Per un filosofo come Giovanni Reale il simbolo più forte della Pasqua va cercato «nel
rovesciamento del senso dell'uomo». Agostino nel Commento al Vangelo di Giovanni, che lo stesso
Reale ha curato per Bompiani, così si esprime: «Rallegriamoci dunque e ringraziamo perché noi con
Cristo non siamo soltanto cristiani, ma siamo diventati Cristo. Se, infatti, Egli è la testa e noi siamo le
membra, l'uomo nella sua interezza è Lui e Noi».

Qualcuno aggiungerà che la Pasqua è anche nell'uovo, simbolo che si moltiplica nelle forme e
nei gusti. Ma questo è un argomento infinito. In esso, presente in ogni mitologia, si riflette il seme
primordiale. O la sapienza. O la fertilità. O forse è meglio concludere: la stessa Pasqua. Che ha
trasformato e rivoluzionato i simboli della storia.

Armando Torno (5 aprile 2012 )

Testo 2:

L'INDOMITO GUERRIERO SI E' LASCIATO IRRETIRE DAL CLAN FAMILIARE

Il Po mormorava
A Bossi, che cade in una brutta storia di soldi inghiottiti dal
«cerchio magico», va riconosciuta la grandezza di un leader che
ha imposto la «questione settentrionale»

L’indomito guerriero si è lasciato irretire dal clan familiare. Il capo carismatico di un movimento nato
nella lotta alla corruzione di «Roma ladrona» si è inabissato nei gorghi di una cricca familista vorace e
spregiudicata.

A Umberto Bossi che cade in una brutta storia di soldi inghiottiti dal «cerchio magico» va
però riconosciuta la grandezza di un leader che ha imposto nell’agenda politica nazionale la
«questione settentrionale». E ha interpretato i sentimenti di un popolo che non aveva rappresentanza
politica. Ora di quella grande rivoluzione resta solo il guscio voto. Ma l’establishment non deve illudersi
nella fine ingloriosa di un outsider valoroso che seppe farsi politico accorto: quella frattura tra il Nord e
il Palazzo non si è ricomposta. E non sarà una miserabile vicenda di fondi stornati a cancellare una
storia iniziata nelle periferie del sistema e sul cui futuro nessuno avrebbe scommesso un soldo.

Bossi ce l’aveva fatta da solo, ma termina la sua carriera di leader indiscusso prigioniero
di un partito diventato proiezione di un capo circondato da figure mediocri ai quali chiedeva
fiducia incondizionata e protezione psicologica. Gli ultimi anni di leadership erano diventati un
tormento: l’insulto e il gestaccio al posto dell’argomento, il figlio onnipresente al posto di una classe
dirigente, l’imitazione stanca del machismo come surrogato di un’energia perduta, il tatticismo politico
esasperato al posto di una strategia politica.
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Bossi era il leader dell’unico partito «vero» della Seconda Repubblica. Ma il popolano
prigioniero della sua paranoia politica, sempre più ossessionato dal «complotto» mano a mano che la
sua leadership si indeboliva, ha perso sempre più contatto con il mondo vasto dei ceti produttivi del
Nord che nella Lega avevano visto uno sfogo e una scommessa. Bossi si rinchiudeva nel suo recinto
sacro. Riceveva l’omaggio devoto del popolo che si riuniva sui pratoni di Pontida, si commuoveva per
l’ampolla alle fonti magiche del Po, urlava «secessione» per sentirsi più forte. Ma, fuori della cerchia
militante, chi aveva creduto nella rivolta fiscale, nella libertà dalle pastoie burocratiche e stataliste,
nell’affrancamento del Nord non si fidava più già da tempo del miracolo leghista.

Bossi aveva tutti contro, ma ha contribuito a scardinare la Prima Repubblica, portando


istanze nuove dove prima il Nord era solo un’espressione geografica. Ha fatto della sua Lega quel
che voleva: partito di lotta ma anche di governo, orgoglioso della sua rozzezza ma anche capace di
padroneggiare con maestria i virtuosismi tatticisti della politica romana. La forza di Bossi è stata
straordinaria. La malattia non lo ha sconfitto. Ma qualcosa si era rotto nel meccanismo delicatissimo di
un partito abituato a muoversi sui ritmi imposti dal suo leader. E stavolta il leader non ce l’ha fatta, si è
asserragliato nel suo bunker familiare. Nel bunker dove è finita la sua avventura politica.

Pierluigi Battista 6 aprile 2012 | 8:34

Testo 3:

Torta diplomatica
DOLCI E DESSERT

DIFFICOLTÀ:

media

PREPARAZIONE:

50 minuti più il tempo di riposo

COTTURA:

25 minuti circa

INGREDIENTI PER 8 PERSONE

 • 1 pan di Spagna rettangolare di 20 x 30 cm


 • 400 g di pasta sfoglia
 • 200 g di burro
 • 200 g di zucchero semolato
 • 5 tuorli
 • 1 albume
 • 4 cucchiai di rum
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 • 4 cucchiai di maraschino
 • 1 bustina di vanillina
 • 100 g di gelatina di albicocche
 • 5 cucchiai di zucchero a velo
 • 1 rametto di erba aromatica a piacere per decorare
 • sale

PREPARAZIONE

Stendete la pasta sfoglia in due rettangoli della stessa dimensione del pan di Spagna, disponeteli sulla
placca del forno rivestita di carta oleata, bucherellateli con i rebbi di una forchetta, copriteli con un altro
foglio di carta oleata e appoggiatevi sopra una piastra, affinché non si gonfino durante la cottura.
Cuocete in forno già caldo a 200 °C per 15-20 minuti, quindi lasciate raffreddare.
Nel frattempo preparate la crema: montate a neve fermissima un albume con un pizzico di sale.
Lavorate il burro ammorbidito con lo zucchero, finché otterrete un composto soffice e spumoso;
incorporatevi uno alla volta i cinque tuorli, quindi la vanillina, il rum e infine l’albume.
Sciogliete la gelatina di albicocche in un pentolino su fiamma dolcissima, mescolando continuamente.
Adagiate un rettangolo di pasta sfoglia sul piatto da portata, spennellatelo con la gelatina di albicocche e
distribuitevi sopra uno strato di crema; coprite con il pan di Spagna privato della crosta e bagnato
uniformemente con il maraschino. Spalmate sopra un altro strato di crema. Spennellate il secondo
rettangolo di pasta sfoglia con la gelatina di albicocche e con esso terminate la torta, disponendo la
gelatina a contatto con la crema. Lasciate riposare in frigorifero per almeno 3 ore. Estraete la torta dal
frigo, cospargetela con lo zucchero a velo, guarnite la superficie con qualche fogliolina di erba aromatica
e servite in tavola.

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Testo 4:

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Recensione di un film

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