Sei sulla pagina 1di 12

Pierluigi Basso

Fenomenologia, semiotica ed estetica

Mentre le critiche alla semiotica continuano a vertere inspiegabilmente sullo


stadio strutturalista della ricerca (si veda il caso eclatante di Ferraris), essa si pone
oggi in stato di forte effervescenza e di riconfigurazione dei propri assetti
epistemologici e metodologici. Questa vivacit pu per aprire sia perdite di
definizione disciplinare sia linee di ricerca che si intersecano confusamente. Per
quanto ci riguarda, la prima cosa da precisare disambinguare qualsiasi presunta
tentazione metafisica del senso, partendo da una posizione teorica che rifiuta di
cogliere la significazione come qualcosa che sta solo nel testo, o solo nella mente
del soggetto enunciante o dellinterprete; il senso, nel suo essere frutto di percorsi
enunciazionali e di trasformazioni discorsive si d nella relazione (accoppiamento)
strutturale tra testo e soggetto; il che implica che tra la competenza dei soggetti
simulacrali inscritti nel testo e la competenza degli attori sociali coinvolti si viene a
costituire unarticolazione, regolata anche dalla pratica in corso. Da ci ne
consegue che uno studio dellimmanenza testuale in grado di studiare solo il
vettore che va dal testo stesso verso i soggetti che ne articolano il senso
(simbolizzazione), ma invece pi cieco epistemologicamente nel rendere conto
del vettore inverso della significazione che va dal flusso esperienziale e
dallidentit culturale del soggetto verso il testo. Detto questo, si deve rilevare
come esperienza e identit del soggetto si costituiscano allinterno di un far
significare il mondo esterno e interiore del tutto omogeneo a quello che si mette in
opera per i testi: un organizzare la significazione che la teoria semiotica (ma anche
ermeneutica, o cognitivista persino) ha disimplicato in termini di narrativit.
Questa trattabilit comune del senso esperienziale e testuale e il far corpo
(laccoppiamento strutturale tra il soggetto, lambiente e i testi culturali) sono i due
fattori che motiverebbero un ricorso a una visione dinsieme, che solitamente si
traduce nellappello a unanalisi del contesto comunicativo-esperienziale. Ma a
questa evidenza tattica, non corrisponde una strada facilmente praticabile:
tuttaltro. Lindagine della significazione esperienziale e testuale richiede metodi di
indagine molto dissimili; loggettivazione dei vissuti di significazione dubbia,
dato che essi sono eminentemente locali, determinati da un nuvolo enorme di
fattori concomitanti. per questa ragione che risulta giustificabile e strategico uno
studio dellimmanenza testuale, perch avremo almeno unidea simulacrale (che si
riflette retroattivamente sui soggetti coinvolti attorno allatto comunicativo) di
come i soggetti mettono in discorso le proprie e altrui identit, le relazioni
intersoggettive e i valori. Come mediazione tra questi due fronti, ecco proporsi una
sociosemiotica che possa rendere conto delle articolazioni tra testi e esperienze,
cogliendo le pratiche che regolano gli statuti dei primi e i regimi delle seconde.
La ricerca semiotica attuale si suddividerebbe allora in tre campi di indagine
rispetto ai quali le opzioni epistemologiche e le metodologie danalisi sembrano
divergere: abbiamo una semiotica dellesperienza, che mette al centro il corpo e la
soggettivit, una semiotica del testo, che indaga la discorsivit nella sua
immanenza, una sociosemiotica o semiotica della cultura che studia le pratiche, i
contesti, i generi sociolettali, gli statuti dei testi, i canali di comunicazione, ecc.
Piuttosto che ritenere questi versanti della ricerca semiotica come incomunicanti e

Filosofia & Linguaggio in Italia 2002 sez. 5 105


Pierluigi Basso

polemicamente disgiunti, forse pi opportuno coglierli come declinazioni


strategiche di uno sguardo teorico generale. Si tratta non solo di evidenziare le
sovrapposizioni di oggetto tra le tre indagini, ma anche di osservare come ciascuna
di esse possa funzionare come termine di mediazione tra le altre due: la testualit
il luogo dove si specchiano lesperienza sensibile e le relazioni sociali quando
queste sono portate a discorso; la sociosemiotica pu articolare i vissuti di
significazione nellesperienza e la fruizione dei testi come entrambe regolate da
frames socioculturali; una semiotica dellesperienza, infine, non pu essere che il
regime generale sotto cui esperienza quotidiana ed esperienza dei testi trovano una
cogenza di senso per un soggetto dato allinterno della sua narrazione di vita, che
media la met del corpo e lidentit della coscienza. Per quanto mi riguarda ho
focalizzato negli ultimi anni lattenzione sul dominio estetico nella convinzione che
costituisca una perfetta cartina di tornasole per cogliere sia larticolazione effettiva
tra estesia, testualit, cultura, sia la posta in gioco teorica complessiva di un
progetto semiotico.
Fatta questa premessa, nel momento in cui la semiotica intende passare dalla
disimplicazione degli effetti di senso testuali alla modellizzazione di come la
significazione emerga anche nella percezione, rispondendo cos alla sua vocazione
1
originaria di rendere conto di come luomo immerso nel senso , deve riassestare
il suo statuto epistemologico, confrontarsi con le teorie della percezione,
compromettersi rispetto alla questione classica del realismo/antirealismo,
esplicitare i modelli di spiegazione dei fenomeni percepiti. Al di l del fatto che si
sia fautori o meno di questa svolta, necessario investigare condizioni di
possibilit, rischi e obiettivi euristici di questo eventuale cammino; soprattutto si
tratta di riconfrontarsi con la tradizione fenomenologica, cui la semiotica tanto
sostiene di riferirsi quanto ha evitato un confronto serrato con i risultati delle
indagini di Husserl e Merleau-Ponty sulla percezione in quanto significazione.
Ecco che una semiotica dellesperienza non pu pi evitare di compromettersi
con lontologia; passare ai vissuti di significazione, significa per lindagine
semiotica porsi il problema dei diversi regimi di semantizzazione che il soggetto
mette in gioco nelle sue diverse prospettive mondane. Ecco la ragione per cui pare
evidente che il costruzionalismo prospettiva epistemologica goodmaniana che
formidabilmente rispettosa della rivendicazione semiotica che tra la prensione degli
stati di cose e rappresentazioni mentali vi sempre un piano di intermediazione
linguistica deve essere corretto con lassunzione di un minimum ontologico
affinch si possa discriminare il mondo dellesperienza dagli universi fittivi dei
testi. Questo minimum ontologico legato alla coimplicazione del corpo nei destini
del mondo; per cui, se pure ogni percetto costruzione di significato (percetto
tracciato su uno sfondo semantico attivo), non meno in esso vi la traccia di

1
La semiotica come disciplina che studia i sistemi e i processi di significazione poteva restare
confinata al dominio dei linguaggi e alloggetto testuale, porsi insomma come epistemologia generale
dei discorsi. Ma non era in s un confino connaturale (pensiamo a Peirce) e forse nemmeno
commisurato alle sue ambizioni (pensiamo a Greimas); ci che certo che gi il suo oggetto era
costitutivamente implicato nel sensibile e nella percezione, che la sua vocazione non poteva che finire
con lindagare la processualit della significazione e non solo la sua cristallizzazione nella trama dei
testi. Quando abbiamo detto vocazione, chiaro che intendevamo quella di ergersi come disciplina
che studia le condizioni di possibilit del darsi del senso, del suo essere prodotto e del suo essere
interpretato.

106
Fenomenologia, semiotica ed estetica

questa coimplicazione originaria del corpo nel mondo. Nessun percetto realista in
senso forte del termine, ma esso non meno cogente allesser gettato nel mondo
del corpo. Il minimum ontologico atto solo a rendere conto del valore del valore
dei contenuti percettivi.
Non senza una certa provocazione, sosterremo come pi legittima una semiotica
dellesperienza, che una semiotica del corpo e della percezione come quella
proposta da Fontanille e Zilberberg che scende sotto un regime del senso per un
soggetto cosciente (semioticamente trattabile come un soggetto dellenunciazione),
e si inoltra in fasi aurorali e pre-enunciazionali, come se queste fossero in gioco
sempre daccapo in ogni prensione del mondo e del s.
Anche la tentazione di Husserl, in Esperienza e giudizio, era quella di porre
questo versante aurorale sotto il segno dellantepredicativo, nozione che fa la sua
prima comparsa gi nelle Lezioni sulla sintesi passiva, anche se in modo ancora
non sistematico e in una parte che rimasta ancora inedita. Il fatto che se molte
operazioni percettive vengono condotte a livelli subcoscienti, se il tessuto
intenzionale dellesperienza viene ordito da sintesi passive che strutturano i
materiali sensibili, non meno il quadro di una ricettivit rimane informato da un
campo e un flusso esperienziale rispetto ai quali lo sfondo soggettivo prospettiva
(predelineamento) del senso. Dunque la sintesi passiva nel senso di ricettiva, e la
generativit del senso antepredicativa solo in quanto prelinguistica, il che non
vieta n che si parli di enunciazione percettiva, n di semioticit. La regione
dellantepredicativit non che resa dei conti husserliana con una griglia semantica
che si radica al di qua dei linguaggi, e che li sostiene, cos come si dice che la
logica fenomenologica sostiene una logica formale. Nella fenomenologia
husserliana (HUSSERL 1935: 195, app. XII) il mondo/ambiente gi da sempre
strutturato visto che si detiene una familiarizzazione con esso che deriva dal nostro
conoscerlo attraverso un plesso irresolubile di natura-cultura. Da un lato Husserl
vuole porre lesperienza predicativa (e logica) come radicata nellesperienza
sensibile, dallaltro non pensa lesperienza sensibile come disconnessa da una
familiarizzazione del mondo. Sul primo punto interessato a mettere in chiaro una
genealogia (il predicativo deriva dallantepredicativo), sul secondo una
esperienzialit che noi diremmo a regime e non congetturalmente
inaugurale.
Sembra chiaro che in gioco una coesistenza e una interazione tra
antepredicativit e predicativit, tra passivit e attivit del soggetto, tra regimi
inconsci e consci. Queste catene di duplicit si sostengono fondamentalmente in
una doppiezza identitaria del soggetto: il suo essere nel contempo coscienza e
corpo. Duplicit enunciativa del senso (del corpo e della coscienza), ma di cui una
lo sfondo dellaltra; per cui non si d in assoluto pre o post, ma concatenazione di
posizioni. Solo in una prospettiva genealogica Husserl vuole radicare la logica, il
giudizio, nel sensibile. Nel 67 di Esperienza e giudizio, HUSSERL chiarissimo
nel rivendicare la non-autenticit del processo percettivo, della sua originariet
sempre compromessa con anticipazioni che riferiscono a quadri culturalizzati.
Con queste argomentazioni, interne allopera husserliana, non vogliamo
sostenere che non vi sia unenunciazione del senso che attiene alla prensione
percettiva del mondo e che dipenda fortemente dalle ragioni del corpo, ma che
una semiotica dellesperienza non deve n reificare le figure della soggettivit
(pensando invece che si costituiscano localmente come soggetti di enunciazione),

Filosofia & Linguaggio in Italia 2002 sez. 5 107


Pierluigi Basso

n assecondare la tentazione di dar conto di unontogenesi del senso (la semiotica


deve spiegare la semiosi a regime, ossia come integrale dellesperienza per un
attore sociale, impegnato in relazioni/azioni con il mondo e con gli altri). Il piano
semiotico trova il sensibile in casa, in memoria nelle categorizzazioni, in discorso
nei testi prodotti, e soprattutto in azione nella regione dei significanti. Ma come
rendere conto appunto del senso che emerge dalla prensione percettiva, per
esempio, dei significanti?
Una scena teorica, come quella prospettata dalla semiotica post-greimasiana,
che vede un soggetto percipiente davanti a qualcosa, fallace, e in ogni caso del
tutto contraria alla lezione fenomenologica a cui vorrebbe richiamarsi. Per
2
HUSSERL (Lezioni sulla sintesi passiva) la percezione di qualcosa si d sempre
allinterno di un flusso esperienziale che costituisce e delimita un campo. Il campo
3
lo sfondo su cui quel qualcosa viene appreso ; il campo dimensionalizzato
4
dalla ritensione e dalla protensione ed dominio di vissuti di significazione, tanto
che si pu legittimamente parlare di perce-azione sottesa da un programma, che
Husserl chiama interesse tematico. Linteresse tematico esplicita lorganizzazione
mirata della nostra investigazione percettiva che funzione di un adattamento e di
uno sfruttamento ottimizzato delle risorse che reperiamo nel nostro ambiente. Il
percetto costituzione di significato dato che il formante espressivo e il formante
del contenuto si costituiscono contemporaneamente nel campo percettivo, si danno
insieme, come forme sostanziate. Ricordiamo come Merleau-Ponty sostenesse che
la percezione non un mosaico, ma un sistema di configurazioni significanti.
In quanto detto sembra per che liniziativa spetti solamente allosservatore,
con il suo sguardo tematico. C da domandarsi se quel qualcosa che giunto nel
nostro campo percettivo non ci spinga da parte sua, come sostiene Eco, alla
semiosi, che pure rimane un assedio che non trarr mai a s lintegralit di quel
qualcosa. Anche Husserl parla di impulso (Zug), ma questo impulso non
funzione di una iniziativa unilaterale attribuibile al mondo esterno; limpulso dato
dal tempo e dalla topologia del sopravvenire di qualcosa rispetto al campo
percettivo.

2
Qualcuno potrebbe obiettare che esistono tanti Husserl; noi parliamo qui di quello delle Lezioni
sulla sintesi passiva, che esprime posizioni certo diverse da quelle contenute nelle Ricerche logiche,
dove si ondeggia tra una possibilit di ridurre il noema a significato percettivo espresso
linguisticamente, tanto da rendere indifferente il punto di vista percettivo al senso che emerge dal
percetto (Ricerca VI), e lindividuazione per contro di una porzione di significato, periferico rispetto
al nocciolo linguistico espresso dal noema, che non pu essere tradotto in linguaggio (v. anche Idee),
fino ad affermare che la nozione di significazione sia da generalizzare per il dominio sensoriale senza
lasciarla privilegio esclusivo della lingua. ovvio che lo Husserl che cerchiamo di far emergere non
lo stesso di quello ricercato da Dummett, per trovare fondamento alla tradizione analitica.
3
Il campo un territorio del percepito e del percepibile semantizzato, pieno di anticipazioni e
retrovisioni sui processi di survenienza ed emergenza di formanti, che dipendono da un interesse, da
un esperire tematico: quello di incorporare linformazione, di reperire una coerenza dei processi
singoli e del flusso percettivo. Di fatto, solo una coerenza del darsi del mondo come flusso sensato
permette una coerenza identitaria, un progetto di vita. questa la forma pi generale della razionalit
che informa la percezione, una razionalit che non faremmo fatica ad aggettivare come semiotica. La
percezione lintersezione del campo e del flusso, di una paradigmatica e di una sintagmatica, ma la
metafora linguistica non del tutto pertinente, perch la sintagmatica solcata di discontinuit, di
punti di catastrofe, di regole divergenti; e la paradigmatica fatta di valori non omogenei e di blanks.
4
La protensione una disposizione a un valore che prefiguriamo ci raggiunga, cosa che non fa
che render manifesto il nostro essere consegnati, lessere gettati nel mondo per via del nostro corpo.

108
Fenomenologia, semiotica ed estetica

Quando qualcosa sopravviene sul campo percettivo, si costituisce


oggettualmente come attore del discorso percettivo, a partire da una
semantizzazione che relaziona i dati in entrata con lo sfondo ritentivo e protensivo,
cosa che mette in gioco una differenza di potenziale (intensit affettiva). La
semantizzazione olistica, per cui loggetto significante (il cui valore del valore
funzione del valore mirato e delle modalit del suo sopravvenire) non pu essere
ridotto ai dati sensibili nudi raccolti dai sensi (ma del resto questi sono gi frutto di
trasduzione e costruzione). Loggetto costruito dalla significazione percettiva
certamente dipende da una datit mondana, e co-varia rispetto al presentarsi di
5
questa, ma non meno esso irriducibile ad essa . Che lapproccio corretto alla
semantica percettiva sia ancora una volta generativo dato dal fatto che le
6
propriet del oggetto costruito nel percetto possono avere basi subvenienti

5
chiaro come stiamo qui cercando di semiotizzare la nozione di sopravvenienza sviluppata
dalla filosofia della mente e dallestetica analitica. La sopravvenienza nozione cardine di un
fisicalismo antiriduzionista, pervenuto alla posizione davidsoniana del monismo anomalo. La nostra
posizione semiotica fortemente interessata a questa nozione per la critica al causalismo (di cui si
in passato invece nutrita in maniera acritica), per la complessificazione dei modelli esplicativi, dato
dalla possibilit di diverse basi subvenienti possibili per una stessa propriet sopravveniente. Nel
nostro lavoro di tesi critichiamo per contro in maniera decida luso che della nozione praticato
dallestetica analitica, che si servita della sopravvenienza per prospettare un transfert di statuto
reale dalle propriet fenomeniche a quelle estetiche. Assumere una teoria della percezione come
quella di Dretske, e quindi pensare che vi sia lautorizzazione per qualsiasi soggetto di ritenere che
ci che vede fenomenicamente reale, consente di sostenere che le propriet estetiche survenienti,
dipendendo da quelle fisiche colte percettivamente, possono continuare a offrire una visione realista
dellapprensione di un oggetto (POUIVET 2000: 152). Sostenere che lassetto della survenienza
sempre quello che pone una base subveniente di ordine naturale o fisiologica rispetto a un
sopraggiungere di propriet culturali, significa trasformare la nozione in uno strumento, ancora pi
potente del causalismo, per procedere in un programma di naturalizzazione delle scienze umane.
Rivendicare che spesso sono le propriet culturali che fungono da sfondo subveniente (rispetto al
sopravvenire non solo di un altro complesso di propriet culturali, ma anche di propriet fisiche si
pensi allefficacia simbolica ), non significa ricadere in una inaccettazione radicale del fatto che il
mentale survenga sul fisico, ma solo che i rapporti tra questi due macrodomini devono essere visti in
maniera complessificata e non unilaterale. La survenienza, nozione che dovrebbe scongiurare il
ricorso al causalismo come unico modo di pensare la relazione tra eventi e domini , ne eredita il
difetto pi profondo, quello di una descrizione in termini di catene logiche che evacuano il problema
di una descrizione (sia essa fenomenologica o altro) della processualit effettiva del survenire (o del
causare). La survenienza inoltre difetta anche in termini logici, dato che si dirige verso qualcosa che
di l della legge, ma non riesce a esplicitare la dipendenza non nomologica tra due serie di propriet.
Come si vede la nozione di survienienza pu essere importata solo a patto di una sua chiarificazione e
ridefinizione, nel nostro caso, sub specie semiotica.
6
Ci pare sinceramente fallace pensare la percezione come campionatura analitica delle propriet.
Una tale concezione deriva in primo luogo a livello cognitivo da una idea di mapping percettivo
sostenuto da neuroni che leggono ciascuno una e una sola propriet: ogni idea olistica e di
sovrastrutturazione culturale della lettura dei dati sensoriali sottratta al modello neurofisiologico,
per il modo con cui viene realmente condotta la sperimentazione stessa (per esempio, attraverso la
risonanza magnetica). Cfr. VAINA 1996; 1998; VAINA e RUSHTON 2000.
La percezione stata ridotta a campionatura di propriet in modo, a ben vedere, molto ambiguo:
da una parte si fatto riferimento a risultati scientifici sperimentali che in realt sono molto distanti
da spiegarci un processo cos complesso come la percezione di un paesaggio o di un volto, dallaltro
ci si riferiti alla necessit di tenere fede a una semantica a tratti (Fodor), o comunque a una
concezione semantica che potesse condurci al di fuori del circolo del simbolico (realismo delle
propriet). Anche se riprendessimo il famoso caso quineiano del significato di gavagai, vedremo
come ci che viene problematizzato il modo proprio alla lingua di ritagliare il mondo, non la
percezione. Essa totalmente deproblematizzata, tant che quando accettiamo di escludere i

Filosofia & Linguaggio in Italia 2002 sez. 5 109


Pierluigi Basso

differenti, rompendo una catena causale scontata (lapproccio genetico si


presterebbe ad essere fallace: data una certa datit, sempre lo stesso percetto).
Come categoria semiotica la sopravvenienza ci consente di mettere luce
sullapporto di senso che dipende, sempre sullo sfondo di un olismo relazionale tra
figura sopravveniente e campo ritentivo/protensivo, dalla
gradualit/ immediatezza del sopravvenire;
anticipo/ritardo;
vicinanza/lontananza;
centralit/perifericit.

Il sopravvenire il versante che potremo definire estesico della prensione dei


valori, versante che accompagna quello interpretativo. Non sarebbe credo errato
sostenere che il versante estesico quello in cui il valore, in quanto propriet
7
semantica, viene provato, sentito, sperimentato . Essendo tale versante

significati analitici per assumere una prensione olofrastica del significato, ecco che possiamo asserire
dei buoni enunciati osservativi che fondano il piano di oggettivit. Ci si riferisce a una situazione
percettiva che semplicemente trasparente, che aspetta solo di venire messa in enunciato e
valorizzata. Quanto abbiamo detto sembra contrastare con il radicato empirismo di Quine; si pensi a
come sostiene che la cultura un divenire favorito dalla continua stimolazione dei nostri organi di
senso (QUINE 1963: 390), e ancora pi radicale la sua affermazione che la nostra cultura nera di
fatti e bianca di convenzioni. Ma non ho trovato alcuna ragione sostanziale per concludere che vi
siano in essa fili del tutto neri o altri del tutto bianchi. Ma appunto la cultura un tessuto di
enunciati; spetta allora alla percezione fornire i fatti neri che poi gli enunciati osservativi renderanno
grigi? La posta della semiotica dellesperienza non attiene allimpatto della semantica della lingua
sulla percezione, ma allindagine esplicativa di una semantica percettiva.
7
Nel quadro della fenomenologia, lesperienza estetica non evento locale e monolivellare, ma
densit di vissuto, ricca di risonanze e associazioni. Essa corrisponde a una modificazione attitudinale
del soggetto; la coscienza degli oggetti come credenza nella loro istanzializzazione attuale,
considerata indipendentemente da qualunque ontologia (gli oggetti sono presentificati al di l che il
regime sia percettivo o immaginativo, HUSSERL 1913: 786), diviene estetica quando vengono resi
pertinenti i modi di apparizione (di rappresentazione mentale) degli oggetti. La valutazione estetica
intimamente connessa con la differenza tra la coscienza di un oggetto in generale e il modo di
apparizione delloggetto, modo di apparizione che suscita un piacere/dispiacere (HUSSERL 1912: 10).
Il modo di apparizione non solo modalit di presentazione delloggetto esterno e differente relazione
tra questo e altri oggetti, ma qualit dellapparizione (grado di chiarezza, di immediatezza, ecc.). La
coscienza estetica sposta, in fondo, la prospettiva dal darsi del mondo come apparirci, allapparizione
stessa e di conseguenza al nostro sentire, alleconomia dei nostri campi sensibili. Husserl sostiene
efficacemente che il sentimento estetico non va attraverso lapparizione, ma verte su di essa (HUSSERL
1912: 13), ossia mette in valore la sua intrasparenza.
La coscienza estetica insensibile in rapporto allessere o al non essere, visto che i sentimenti
specifici che prova sono sganciati dalla posta della realt e diretti invece verso la modalit
rappresentazionale (HUSSERL 1912: 12). Lapparizione nellesperienza estetica avviene nello spessore
di anticipazioni e di apprensioni sul darsi degli oggetti come rappresentazioni che ne costituiscono il
senso. Per questo vertere sullapparizione, visto che il soggetto vive avanti (hineinlebend), significa
cogliere il momento dello stabilirsi del valore dei valori. Le opere darte sono poi particolari tipi di
oggettivit che nello scarto dalle attese, nella preformazione fittiva di versioni culturalizzate del
mondo e della soggettivit, finiscono per fungere anche da terreno, da indici per regole coscienziali
di livello sempre pi alto (HUSSERL 1926: 283).
La coscienza dellirremissibilit del sentire quella legata alla comprensione che il corpo proprio
non pu essere messo a distanza dalla coscienza; la stessa cosa non pu non accadere per altri, tant
che posso attribuire a quel corpo visto l fuori (un l-fuori qualunque, anche quello del mondo fittivo
di unopera) uno stesso innesto al sentire (attribuzione intropatica) (HUSSERL 1913: 883). Lopera
darte, con i suoi mondi fittivi, quella che allena lattribuzione intropatica, dato che offre
esemplarmente alla coscienza estetica la costitutiva asimmetria dellapparire della mondanit (pur

110
Fenomenologia, semiotica ed estetica

prevalentemente energetico e affettivo, chiaro che si presta ad avere


conversioni/consonanze propriocettive (un valore cognitivo pu essere sentito sulla
pelle).
In sintonia con le Lezioni sulle sintesi passive di Husserl la semiotica rivendica
il ruolo dellaffettivit nella costituzione degli oggetti, delle relazioni, del mondo
significante. Se lo scenario del sensibile tende ad essere (innegabilmente e
cogentemente) obiettivato in quanto realt, questa ha una natura seconda, derivata,
costruita (si registrano in parte tangenze con le posizioni di McDowell, e la sua
ripresa dellidea di Wilfrid Sellars dello spazio delle ragioni; ma le tangenze non
devono nascondere le profonde differenze).
Se anche la semiotica pu rifiutare lidea di uno schermo percettivo interiore
(la teoria del sense datum criticata da James, da Austin e infine da Putnam), non
per questo ritiene per forza che ci si debba spostare verso una riproposizione di una
divaricazione tra prensione primaria (aconcettuale, realista) e prensione secondaria.
Riproposizione che di ECO 1997 (modalit alfa e beta), e ancor prima di Dretske,
e che va per indagata allinterno del sofisticato quadro teorico in cui i due autori
la collocano.

come mondo condiviso) rispetto a ciascuno.


La cosa obiettiva lunit di una molteplicit illimitata di gruppi di molteplicit di apparizioni,
e, gi rispetto alla cosalit esterna, lentropatia, lattribuzione entropatica, una delle forme
fondamentali dellesperienza (HUSSERL 1913: 884).
La coscienza estetica scarta, passa avanti allobiettivizzazione intersoggettiva, e valorizza la
differenza prospettica, levento dellapparire singolarmente presso una soggettivit. E lesperienza
del modo qualitativo di apparire non rimane confinato a un soggetto percipiente collocato a distanza,
ma pu essere intropaticamente compartecipato.
La demoltiplicazione delle prospettive esistenziali compartecipabili rispetto allapparire delle
regioni mondane spinge ovviamente a una valorizzazione delle differenziazione del loro sapore
affettivo e cognitivo. La coscienza estetica quella che rilancia, rispetto alla familiarizzazione del
mondo fondata inevitabilmente su operazioni di stereotipizzazione (senso comune), la possibilit di
una differente pertinenza relazionale, affettiva e cognitiva, tra soggetto e mondo. Paradossalmente
potremo sostenere che la defamiliarizzazione ci che fa dellesperienza estetica il ruolo privilegiato
della stessa prospettiva epistemologica della fenomenologia, dato che messa a distanza dal proprio
che costitutiva del proprio stesso: la riduzione fenomenologica.
Nellesperienza estetica la prospettiva predicativa (enunciazionale) ritrova tangenza motivata con
lessere in una prospettiva specifica davanti a un mondo che si d con un certo assetto e non solo in
quanto tale: cogenza del flusso coscienziale con lapparire del mondo, percorso senza detour,
riattingimento, prensione impressiva che consente, in seconda battuta, predicalmente, una
risemantizzazione. Come si passa dalla esperienza di ci che appare, allesperienza dellapparire
stesso nella coscienza estetica, allo stesso modo potremo dire che si passa dal senso raccolto al senso
dischiuso. Di qui, lenfatizzazione, forse talvolta eccessiva negli scritti fenomenologici,
dellesperienza estetica come ritorno alle origini, che non fa che corroborare questo parallelismo tra
fenomenologia ed esperienza dellarte. Questultima infatti consente anchessa di ritrovare ci che si
articola in noi, a nostra insaputa (MERLEAU-PONTY 1964: 224).
Merleau-Ponty ha sviluppato, per ci che ci riguarda in questa sede, un riflessione approfondita
sulla possibilit del testo estetico di fissare sulla sua superficie semiotica non solo oggetti percepiti
ma anche soggetti della percezione: della percezione testualizzata non si d versione solo del che
cosa, ma anche del come si esperito. Limmagine speculare, come abbiamo gi pi volte ricordato,
per Merleau-Ponty la testualit, ove lattribuzione entropatica trova radicamento, dato che in quel
corpo laggi specchiato sentiamo esserci la nostra stessa carne, anche in quelle regioni che abbiamo
mai visto di noi se non attraverso lo specchio stesso. Lo specchio ci definisce come quel corpo l
che sentiamo qui interiormente; e quellapparire sensibile del corpo, riempito per noi della carne,
potr essere trasferito al corpo visibile daltri; questo potr essere cos percepito come spessore di
vissuto interiore, attivando unattribuzione entropatica, non solo come inferenza cognitiva, ma come
trama sensibile dellintercorporalit.

Filosofia & Linguaggio in Italia 2002 sez. 5 111


Pierluigi Basso

Il realismo contrattuale di Eco non poi molto distante dal realismo interno di
Putnam (per quanto il primo abbia una teoria percettiva ben pi sofisticata),
sostenitori entrambi del buon senso percettivo: dammi delle condizioni ottimali
di percezione e il linguaggio di descrizione da te usato e ti dir, attraverso una
verifica pertinenziale, se lasserzione x era vera ci dice per esempio Putnam,
deproblematizzando il processo percettivo, ma affermando perlomeno che non vi
mai alcun percetto non mediato culturalmente. La posizione semiotica che stiamo
sostenendo non rigetta questo buon senso realista (assunzione di un minimum
ontologico), ma continua a sostenere un costruzionalismo che rifiuta lidea di una
prensione primaria lo ripetiamo a regime (non si vuole risalire allontogenesi
8
esperienziale del soggetto) .
Assumere un minimum ontologico significa comunque riconoscere limpasse in
cui caduto il costruzionalismo ogni qual volta doveva spiegare la bont di una
versione del mondo rispetto ad un altra, oppure cosa oppone una versione
realistica ad una fittiva o falsa.
Come capitato sia a Goodman che a Feyerabend, alla fine della loro vita sono
dovuti a scendere a patti con una domanda inesorabile: ma una versione vale
laltra?
Quello che troviamo quando applichiamo tecnologie materiali, sociali, letterarie
allEssere non sono le strutture e le propriet dellEssere stesso, ma i modi con cui
9
lEssere reagisce allinterferenza umana . [] In un certo modo, i singoli scienziati, i
movimenti scientifici, le trib, le nazioni funzionano come gli artisti e gli artigiani che

8
Le spinte teoriche che vanno in direzione totalmente opposta (esternaliste) al costruzionalismo,
rilevano come il fatto che ci coordiniamo intersoggettivamente con successo rispetto alle nostre
asserzioni sul mondo indica, in primo luogo, una commensurabilit delle percezioni individuali, e
come diretta conseguenza lesistenza di una percezione primaria al di qua di qualsiasi filtro semiotico.
La tesi viziata dal fatto che il coordinamento intersoggettivo supportato dalla socializzazione della
cultura, che poi il suo stesso fine. Detto altrimenti, il fatto di possedere dei criteri e dei linguaggi
descrittivi, delle assiologie e delle competenze culturali raffrontabili, ci che pu determinare la
commensurabilit dei percetti e saldare la credenza diffusa di essere davanti allo stesso mondo. Se si
intende che c una continuit di risposta nelle occorrenze di una stessa esperienza (toccare lacqua,
scottarsi con il fuoco, ecc.), significa che abbiamo fatto preventivamente un catalogo delle esperienze,
quindi la percezione non affatto primaria. In questi termini, la continuit della risposta del mondo
non affatto argomento che confuta il costruzionalismo della percezione. Unaltra tesi realista si
radica nellidea che la percezione primaria una capacit animale, preriflessiva, estranea a errori di
valutazione e che ci apporta la conoscenza del nuovo. questa una teoria che soffre di
contradditorier fin dai tempi di Peirce, che parlava semplifichiamo di semiosi percettiva,
soggetta quindi al fallibilismo, e di compulsivit (che sottraeva linterpretazione dai possibili errori).
Lidea di compulsivit centrale in tutta la storia novecentesca delle teorie anglosassoni della
percezione; che si sia usato un modello emergentista, fisicalista o basato sulla sopravvenienza, la
concatenazione logica nascondeva la fenomenologia del processo proprio in ragione del fatto che vi
era compulsivit, automaticit e quindi intrattabilit gnoseologica (lo si scorge anche in psicologici
cognitivisti quali Neisser). A margine si noti come anche linteresse tematico di Husserl non da
intendersi come (sempre) cosciente; il quadro di senso intenzionato in prevalenza da interessi
totalmente interiorizzati, affidati a una gestione subcosciente, tanto che il loro entrare in azione
divenuto in parte bio-evolutivamente compulsivo (sintesi passive). Linteriorizzazione di processi
percettivi non inficia affatto la loro semiosicit.
9
La frase di Feyerabend non del tutto originale, e potrebbe risuonare come pienamente
kantiana. Ci pare tuttavia che essa esprima un realismo costruzionalista raffinato, che risuona
simpaticamente con quello goodmaniano, anche per il peso lasciato alla versione artistica di
restituzione del mondo. Inoltre, esplicita il dialogo galileiano con il mondo, che passa sempre e
comunque attraverso strumenti, filtri culturali, una semiotica in definitiva.

112
Fenomenologia, semiotica ed estetica

cercano di forgiare un mondo a partire da un materiale in gran parte sconosciuto:


lEssere. (FEYERABEND 1996: 27).

I mondi sono dipendenti dalle versioni (version dependent) [...], ma questa dipendenza
non implica che le versioni costruiscano i loro mondi, ma solo che hanno mondi che
rispondono loro. (GOODMAN 1996: 213, c.m.).

Chiaro che si pu optare, come fa Goodman, per un buon pragmatismo e dire


che infine si sceglie la versione pi performante (non c la verit di una
versione, semmai la sua giustezza). Ma come si misura questa performanza, e su
cosa si basa? Sul fatto che il mondo risponde alla versione che ne diamo. Ma cosa
significa che ci risponde, o come cogliere tale risposta senza ritornare a una
oggettivit del mondo che si imporrebbe in fin dei conti? La risposta viene dalla
fenomenologia, nellidea che mondo e soggetto rispondono congiunturalmente,
insieme, come nellesempio del vaso merleaupontiano: il vaso-forma guida la mia
mano, ma la mia mano costituisce dei punti di attacco percettivo che ne
10
restituiscono un formante piuttosto che un altro .
Se la semiotica vuole assumere come oggetto di indagine il senso che emerge
nellesperienza deve da una parte garantire un trattamento unificato della semantica
percettiva e di quella testuale, dallaltro deve spiegarsi le ragioni della ri-
obiettivazione dello scenario sensibile, assunto come realt, per differenziare
diversi regimi di semantizzazione.
Nel versante estesico della significazione sono in gioco intensit e tensivit,
mentre nel versante interpretativo lestensione categoriale o figurativa, dei valori
semantici. Tali versanti sono costantemente imbricati nel darsi del senso per il
soggetto, tanto che fortemente in dubbio per noi la possibilit di distinguere a
mo di spartiacque il sensibile dallintelligibile [contra Fontanille e Zilberberg]:
lestesico si impernia su valori semantizzati e nientaffatto aurorali (tanto meno
solo su una banale opposizione tra euforia/disforia), e lintelligibile si radica su
11
valori sempre gi sensibilizzati .
Ora la discorsivit del sensibile deve essere fanno bene filosofi come
Peacocke a sottolinearlo autoascritta, pena una non assunzione della coscienza
12
di quanto il corpo sente ed elabora . Luomo doppiamente vulnerabile, a livello

10
QuellEssere che risponde qualcosa di cui facciamo parte, non appena dallala della coscienza
ci riconduciamo al nostro accadere interiore. su questo anello, per cui a una tecnica percettiva
risponde il mondo e contemporaneamente la nostra stessa percezione (il corpo), che potuta sorgere
la fenomenologia. Lessere, mediante noi, risponde non solo al fare pragmatico, al muoversi del
corpo, ma anche a quello simbolico: su questo si potuta costituire una semiotica.
11
Per tale ragione anche lopposizione tra intensit e estensione dei valori semantici non data
una volte per tutte, perch un valore pu valere ora per la sua estensione, ora per la sua intensit, e
nella prensione del senso indubbiamente ci pu comportare dei punti di catastrofe per cui ci che,
per esempio, stato interpretato con una certa estensione categoriale o figurativa per il suo
sopraggiungere vale intensivamente, e una volta affermatasi la salienza del valore, ecco che pu
esserne rivaluta lestensione al fine di archiviare lesperienza di senso.
12
Lautoattribuzione di una credenza sulla realt di quanto si sta percependo viene considerata
fondamentale dagli esternalisti perch ci che garantisce che vi si possa costruire sopra un sistema
di inferenze credibile e non solo congetturale: pena il fatto che ogni pensiero sarebbe sotto forma di
modus ponens. La nostra ottica profondamente diversa, fondata com sulle nozioni di traccia, di
coimplicazione, di cogenza, di orizzonte fiduciario; ma ci non inficia limportanza del processo di
autoattribuzione, in verit alquanto trascurato dagli studi semiotici.

Filosofia & Linguaggio in Italia 2002 sez. 5 113


Pierluigi Basso

di identit coscienziale (e qui gioca un ruolo anche la memoria), e a livello


estesico-corporale. Studiosi, anche diversi, come Dretske, Peacocke o Tye, ci
pongono per il problema dei concetti fenomenici, di quel senso radicato nel
sentirsi in un certo stato (evento nel nostro corpo che si propone come altro:
ovvero lio che percepisce qualcosa che accade nel me), oppure del quoziente di
irriducibilit di percetti elaborati a partire da canali sensoriali differenti. Si parla di
concetti fenomenici per dire in realt che non sono filtrati concettualmente, o
persino che sono rappresentazioni esperienziali non concettuali. Si sollecita
insomma un ritorno a quella ontogenesi del senso, che volevamo tenere da parte
rispetto alla significazione a regime; se i concetti fenomenici restano problema
teorico innegabile, perch essi resterebbero in memoria, come materiale delle
rappresentazioni concettuali. Tye fa lesempio del dolore: per comprenderlo devo
averne intima esperienza soggettiva, ossia il concetto fenomenico corrispondente
frutto di prensione prospettica, introspezione e elaborazione operate su
unesperienza fisica e emotiva diretta (TYE 1999: 708). Si pu utilizzare il concetto
fenomenico di rosso solo quando si consci per via introspettiva di che cosa
13
significa fare esperienza del rosso (TYE 1999: 710). I concetti fenomenici sono
quindi irriducibili e a posteriori; essi consentono un diretto e immediato
riconoscimento di qualit sensibili, nonch una semplice sussunzione degli stati
sensoriali per via introspettiva. Ma ci che Tye precisa in una nota quasi come
rilevazione a latere che resta per noi la posta in gioco vera da discutere.
Le qualit di cui siamo direttamente consci quando analizziamo per via introspettiva le
nostre esperienze non sono qualit delle esperienze, ma piuttosto qualit che lesperienza
rappresenta. (TYE 1999: 713).

Il che significa che le qualit fenomeniche colte sono gi parte di una messa in
scena dellesperienza, del suo discorso in prospettiva, del suo produrre senso. Il
discorso dellesperienza locale, ma olistico: non si d un campionamento di
propriet; il darsi di un quadro di queste pertiene a una stabilizzazione categoriale
di ordine successivo. Di fatto, quando si parla di rosso, di che rosso si sta
parlando? E se una sensazione cromatica comincia a significare, non piuttosto in
ragione del fatto che inserita in una precisa sintassi esperienziale?
Vale allora la pena di tornare al quadro teorico della fenomenologia dove la ri-
obiettivazione della natura funzione della topologia dei sensi nel corpo e della
cinestesi, ri-articolazione dellincidenza dellaltro e del proprio, del l-fuori e del
qui-del-corpo. Se qualcosa si predelinea ai sensi, esso viene costituito in oggetto
secondo una prospettiva tematica, un interesse soggettivo, un programma di
esplorazione percettiva, uno sfondo ritentivo, una valorizzazione dei dati iletici o
sensoriali, unaffezione; quindi, abbiamo la ri-obiettivazione, il passaggio a un
contenuto noematico, a un ricostituirsi di un oggetto trascendente rispetto

13
un modo per ritornare sulla vecchia questione di Molyneux, sulla possibilit che i ciechi dalla
nascita, una volta riacquisita ipoteticamente la vista, possano immediatamente riconoscere le forme
visibili del mondo servendosi dei concetti linguistici (PROUST 1997). Negare tale possibilit significa
affermare limpossibilit di surrogare i concetti fenomenici e che, come sembra pensare anche
Dretske, i quadri fenomenici, sorta di rappresentazioni testimoniali, sono dipendenti e diversificati
secondo i canali sensoriali. Ad ogni buon conto, il caso del rosso di Tye atto proprio a offrire un
esempio in cui si pu escludere linterferenza con unesperienza derivata da unaltra modalit
percettiva.

114
Fenomenologia, semiotica ed estetica

allimmanenza noetica. Ma il passaggio precedente, quello dellimmanenza della


costituzione di qualcosa in quanto oggetto, rimane in memoria e loggetto finale
non pi ci che si predelineava soltanto, ma un oggetto appunto valorizzato, un
per me. In questo modo si pu salvaguardare originariet dellesperienza e
costruzione semiotica dei percetti (presentazione e non rappresentazione di
qualcosa, come voleva Brentano).
La costituzione del percetto non un tipo, ma un senso oggettale che viene ad
essere ri-obiettivato ( oggetto nel mio orizzonte di mondo) come valore che si
trasforma, che si traduce, ossia che si arricchisce costantemente. Il flusso percettivo
non si sedimenta ritentivamente come archiviazione di dati tipizzati. Rispetto a ci
bisogna prendere sul serio lidea di Rastier che non si danno relazioni tra
type/token nella percezione (anche semantica!); bisogna assumere piuttosto un
modello del tipo occorrenza-sorgente e ripresa. Il type non una depurificazione
dalloccasionalit del sensibile che si fissa come modello sotto cui portare in
seguito le ulteriori manifestazioni (riducendole nel momento stesso in cui le si
riconducono al tipo). Se proprio si vuole continuare a parlare di tipo, lo si dovr
fare in termini di famiglia di trasformazioni e tenendo conto della
omogeneizzazione semiotica cui sono sottoposte le manifestazioni sensibili, in
quanto tradotte in percetti semantizzati. Il fatto che si diano solo riprese e non
occorrenze totalmente riconducibili al tipo dipende dal fatto che lo sfondo, il
contesto percettivo determinante nella valorizzazione e questo sempre
dinamico, fluido: non mai lo stesso fiume percettivo.

Bibliografia

ECO, UMBERTO, 1997: Kant e lornitorinco, Bompiani, Milano.


FEYERABEND, PAUL, 1996: Theoreticians, Artists and Artisans, Leonardo, 29, n. 1,
THE MIT PRESS.
FONTANILLE, JACQUES, 1999: Polisensorialit e autonomia della dimensione
figurativa, in P. BASSO e L. CORRAIN (eds.), Eloquio del senso. Saggi per Paolo Fabbri,
Costa & Nolan, Milano.
FONTANILLE, JACQUES, 1999b: Smiotique du discours, PULIM, Limoges.
FONTANILLE, JACQUES E ZILBERBERG, CLAUDE, 1998: Tension et signification,
Mardaga, Lige.
GOODMAN, NELSON, 1996: Comments, in Peter J. MCCORMICK (ed.), Starmaking.
Realism, Anti-Realism, and Irrealism, THE MIT PRESS, Cambridge (MA) London.
GOODMAN, NELSON, 1996: Comments, in Peter J. MCCORMICK (ed.), Starmaking.
Realism, Anti-Realism, and Irrealism, THE MIT PRESS, Cambridge (MA) London.
HUSSERL, EDMUND, 1890: Zur Logik der Zeichen (Semiotik), Husserliana XII,
Nijhoff, The Hague; tr. it. in ID., Semiotica, Spirali, Milano (1984).
HUSSERL, EDMUND, 1904-11: Zur Phnomenologie des Inneren Zeitbewusstseins,
Jahrbuch fr Philosophie und phnomenologie Forschung, IX, 1928 (poi in Husserliana X,
Nijhoff); tr. it. Per la fenomenologia interna del tempo, Franco Angeli, Milano (1981).
HUSSERL, EDMUND, 1912: Phnomenologie de la conscience esthtique,
Husserliana, XXIII n. 15, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht, pp. 386-392; tr. fr. in
Revue desthtique, 36, Esthtique et phnomnologie (1999).
HUSSERL, EDMUND, 1913: Ideen zu einer reiner Phnomenologie und
phnomenologische Philosophie (Nijhoof, Den Haag, 1950-52); tr. it. Idee per una
fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, Einaudi, Torino (1982).
HUSSERL, EDMUND, 1923-24: Erste Philosophie (Erste Teil. Kritische

Filosofia & Linguaggio in Italia 2002 sez. 5 115


Pierluigi Basso

Ideengeschichte), Husserliana VII, 1956; tr. it. parz. In ID., Kant e lidea della filosofia
trascendentale, Il Saggiatore, Milano (1990).
HUSSERL, EDMUND, 1925: Phnomenologische Psychologie, Husserliana IX; tr. it.
La psicologia fenomenologica, Ila Palma, Palermo-San Paolo (1988).
HUSSERL, EDMUND, 1918-26: Analysen zur passiven Synthesis (Kluwer, Dordrecht,
1966); tr. it. Lezioni sulla sintesi passiva, Guerini, Milano (1993).
HUSSERL, EDMUND, 1929: Formale und transzendentale Logik (Husserliana XVII,
1974); tr. it. Logica formale e trascendentale, Laterza, Bari (1966).
HUSSERL, EDMUND, 1931: Cartesianische Meditationem und pariser Vortrge
(Husserliana I, I, The Hague, Nijhoff, 1950); tr. it. Meditazioni cartesiane, Bompiani,
Milano (1970).
HUSSERL, EDMUND, 1929-35: Zur Phnomenologie der Intersubjektivitt. Drittel
Teil, Husserliana XV; tr. it. parz. in ID., Semiotica, Spirali, Milano (1984).
HUSSERL, EDMUND, 1935-36: Die Krisis der Europischen Wissenschaften und die
transzendentale Phnomenologie, Husserliana VI; tr. it. La crisi delle scienze europee e la
fenomenologia trascendentale, Il Saggiatore, Milano (2000).
HUSSERL, EDMUND, 1938: Erfahrung und Urteil (Hamburg, Klaassen Verlag, 1948);
tr. it. Esperienza e giudizio, Bompiani, Milano (1995).
KIM, JAEGWON, 1993: Supervenience and Mind, Cambridge University Press,
Cambridge.
MERLEAU-PONTY, MARCEL, 1964: Le visible et linvisible, Gallimard, Paris; tr. it. Il
visibile e linvisibile, Bompiani, Milano (1993).
PEACOCKE, CHRISTOPHER, 1999: Being Known, Clarendon Press, Oxford.
POUIVET, ROGER, 2000: Lontologie de luvre dart, Editions Jacqueline Chambon,
Nmes.
PROUST, JOLLE, 1997: Perception et intermodalit. Approches actuelles de la
question de Molyneux, PUF, Paris.
PUTNAM, HILARY, 1990: Realism with a Human Face, Harvard University Press,
Cambridge, Mass.; tr. it. Realismo dal volto umano, Il Mulino, Bologna (1995).
QUINE, WILLARD VAN ORMAN, 1963: Carnap and Logical Truth, in P.A. SCHILPP,
The Philosophy of Rudolf Carnap, La Salle, Open Court; tr. it. Carnap e la verit logica,
in ID., La filosofia di Rudolf Carnap, Il Saggiatore, Milano (1974).
RASTIER, FRANOIS, 1999: Dalla significazione al senso: per una semiotica senza
ontologia, in P. BASSO e L. CORRAIN, Eloquio del senso. Saggi per Paolo Fabbri, Costa &
Nolan, Milano.
TYE, M., 1994: Do Pains Have Representational Content?, in R. CASATI, B. SMITH e
G. WHITE (eds.), Philosophy and Cognitive Sciences, Verlag-Hlder-Pichler-Tempsky, pp.
169-177.
TYE, MICHAEL, 1995: The Problems of Consciousness. A Representation Theory of
the Phenomenal Mind, THE MIT PRESS, Cambridge (MA).
TYE, MICHAEL, 1999: Phenomenal Consciousness: The Explanatory Gap as a
Cognitive Illusion, Mind, vol. 108, n. 432 (ott.) pp. 705-725.
VAINA, LUCIA M., 1998: Complex motion perception and its deficit, Current
Opinion in Neurobiology, 8, pp. 494-502.
VAINA, LUCIA M. e RUSHTON, SIMON K., 2000: What Neurological Patients Tell Us
About the Use of Optic Flow, International Review of Neurobiology, 44, pp. 293-313.

116

Potrebbero piacerti anche