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La semiotica come disciplina che studia i sistemi e i processi di significazione poteva restare
confinata al dominio dei linguaggi e alloggetto testuale, porsi insomma come epistemologia generale
dei discorsi. Ma non era in s un confino connaturale (pensiamo a Peirce) e forse nemmeno
commisurato alle sue ambizioni (pensiamo a Greimas); ci che certo che gi il suo oggetto era
costitutivamente implicato nel sensibile e nella percezione, che la sua vocazione non poteva che finire
con lindagare la processualit della significazione e non solo la sua cristallizzazione nella trama dei
testi. Quando abbiamo detto vocazione, chiaro che intendevamo quella di ergersi come disciplina
che studia le condizioni di possibilit del darsi del senso, del suo essere prodotto e del suo essere
interpretato.
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Fenomenologia, semiotica ed estetica
questa coimplicazione originaria del corpo nel mondo. Nessun percetto realista in
senso forte del termine, ma esso non meno cogente allesser gettato nel mondo
del corpo. Il minimum ontologico atto solo a rendere conto del valore del valore
dei contenuti percettivi.
Non senza una certa provocazione, sosterremo come pi legittima una semiotica
dellesperienza, che una semiotica del corpo e della percezione come quella
proposta da Fontanille e Zilberberg che scende sotto un regime del senso per un
soggetto cosciente (semioticamente trattabile come un soggetto dellenunciazione),
e si inoltra in fasi aurorali e pre-enunciazionali, come se queste fossero in gioco
sempre daccapo in ogni prensione del mondo e del s.
Anche la tentazione di Husserl, in Esperienza e giudizio, era quella di porre
questo versante aurorale sotto il segno dellantepredicativo, nozione che fa la sua
prima comparsa gi nelle Lezioni sulla sintesi passiva, anche se in modo ancora
non sistematico e in una parte che rimasta ancora inedita. Il fatto che se molte
operazioni percettive vengono condotte a livelli subcoscienti, se il tessuto
intenzionale dellesperienza viene ordito da sintesi passive che strutturano i
materiali sensibili, non meno il quadro di una ricettivit rimane informato da un
campo e un flusso esperienziale rispetto ai quali lo sfondo soggettivo prospettiva
(predelineamento) del senso. Dunque la sintesi passiva nel senso di ricettiva, e la
generativit del senso antepredicativa solo in quanto prelinguistica, il che non
vieta n che si parli di enunciazione percettiva, n di semioticit. La regione
dellantepredicativit non che resa dei conti husserliana con una griglia semantica
che si radica al di qua dei linguaggi, e che li sostiene, cos come si dice che la
logica fenomenologica sostiene una logica formale. Nella fenomenologia
husserliana (HUSSERL 1935: 195, app. XII) il mondo/ambiente gi da sempre
strutturato visto che si detiene una familiarizzazione con esso che deriva dal nostro
conoscerlo attraverso un plesso irresolubile di natura-cultura. Da un lato Husserl
vuole porre lesperienza predicativa (e logica) come radicata nellesperienza
sensibile, dallaltro non pensa lesperienza sensibile come disconnessa da una
familiarizzazione del mondo. Sul primo punto interessato a mettere in chiaro una
genealogia (il predicativo deriva dallantepredicativo), sul secondo una
esperienzialit che noi diremmo a regime e non congetturalmente
inaugurale.
Sembra chiaro che in gioco una coesistenza e una interazione tra
antepredicativit e predicativit, tra passivit e attivit del soggetto, tra regimi
inconsci e consci. Queste catene di duplicit si sostengono fondamentalmente in
una doppiezza identitaria del soggetto: il suo essere nel contempo coscienza e
corpo. Duplicit enunciativa del senso (del corpo e della coscienza), ma di cui una
lo sfondo dellaltra; per cui non si d in assoluto pre o post, ma concatenazione di
posizioni. Solo in una prospettiva genealogica Husserl vuole radicare la logica, il
giudizio, nel sensibile. Nel 67 di Esperienza e giudizio, HUSSERL chiarissimo
nel rivendicare la non-autenticit del processo percettivo, della sua originariet
sempre compromessa con anticipazioni che riferiscono a quadri culturalizzati.
Con queste argomentazioni, interne allopera husserliana, non vogliamo
sostenere che non vi sia unenunciazione del senso che attiene alla prensione
percettiva del mondo e che dipenda fortemente dalle ragioni del corpo, ma che
una semiotica dellesperienza non deve n reificare le figure della soggettivit
(pensando invece che si costituiscano localmente come soggetti di enunciazione),
2
Qualcuno potrebbe obiettare che esistono tanti Husserl; noi parliamo qui di quello delle Lezioni
sulla sintesi passiva, che esprime posizioni certo diverse da quelle contenute nelle Ricerche logiche,
dove si ondeggia tra una possibilit di ridurre il noema a significato percettivo espresso
linguisticamente, tanto da rendere indifferente il punto di vista percettivo al senso che emerge dal
percetto (Ricerca VI), e lindividuazione per contro di una porzione di significato, periferico rispetto
al nocciolo linguistico espresso dal noema, che non pu essere tradotto in linguaggio (v. anche Idee),
fino ad affermare che la nozione di significazione sia da generalizzare per il dominio sensoriale senza
lasciarla privilegio esclusivo della lingua. ovvio che lo Husserl che cerchiamo di far emergere non
lo stesso di quello ricercato da Dummett, per trovare fondamento alla tradizione analitica.
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Il campo un territorio del percepito e del percepibile semantizzato, pieno di anticipazioni e
retrovisioni sui processi di survenienza ed emergenza di formanti, che dipendono da un interesse, da
un esperire tematico: quello di incorporare linformazione, di reperire una coerenza dei processi
singoli e del flusso percettivo. Di fatto, solo una coerenza del darsi del mondo come flusso sensato
permette una coerenza identitaria, un progetto di vita. questa la forma pi generale della razionalit
che informa la percezione, una razionalit che non faremmo fatica ad aggettivare come semiotica. La
percezione lintersezione del campo e del flusso, di una paradigmatica e di una sintagmatica, ma la
metafora linguistica non del tutto pertinente, perch la sintagmatica solcata di discontinuit, di
punti di catastrofe, di regole divergenti; e la paradigmatica fatta di valori non omogenei e di blanks.
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La protensione una disposizione a un valore che prefiguriamo ci raggiunga, cosa che non fa
che render manifesto il nostro essere consegnati, lessere gettati nel mondo per via del nostro corpo.
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Fenomenologia, semiotica ed estetica
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chiaro come stiamo qui cercando di semiotizzare la nozione di sopravvenienza sviluppata
dalla filosofia della mente e dallestetica analitica. La sopravvenienza nozione cardine di un
fisicalismo antiriduzionista, pervenuto alla posizione davidsoniana del monismo anomalo. La nostra
posizione semiotica fortemente interessata a questa nozione per la critica al causalismo (di cui si
in passato invece nutrita in maniera acritica), per la complessificazione dei modelli esplicativi, dato
dalla possibilit di diverse basi subvenienti possibili per una stessa propriet sopravveniente. Nel
nostro lavoro di tesi critichiamo per contro in maniera decida luso che della nozione praticato
dallestetica analitica, che si servita della sopravvenienza per prospettare un transfert di statuto
reale dalle propriet fenomeniche a quelle estetiche. Assumere una teoria della percezione come
quella di Dretske, e quindi pensare che vi sia lautorizzazione per qualsiasi soggetto di ritenere che
ci che vede fenomenicamente reale, consente di sostenere che le propriet estetiche survenienti,
dipendendo da quelle fisiche colte percettivamente, possono continuare a offrire una visione realista
dellapprensione di un oggetto (POUIVET 2000: 152). Sostenere che lassetto della survenienza
sempre quello che pone una base subveniente di ordine naturale o fisiologica rispetto a un
sopraggiungere di propriet culturali, significa trasformare la nozione in uno strumento, ancora pi
potente del causalismo, per procedere in un programma di naturalizzazione delle scienze umane.
Rivendicare che spesso sono le propriet culturali che fungono da sfondo subveniente (rispetto al
sopravvenire non solo di un altro complesso di propriet culturali, ma anche di propriet fisiche si
pensi allefficacia simbolica ), non significa ricadere in una inaccettazione radicale del fatto che il
mentale survenga sul fisico, ma solo che i rapporti tra questi due macrodomini devono essere visti in
maniera complessificata e non unilaterale. La survenienza, nozione che dovrebbe scongiurare il
ricorso al causalismo come unico modo di pensare la relazione tra eventi e domini , ne eredita il
difetto pi profondo, quello di una descrizione in termini di catene logiche che evacuano il problema
di una descrizione (sia essa fenomenologica o altro) della processualit effettiva del survenire (o del
causare). La survenienza inoltre difetta anche in termini logici, dato che si dirige verso qualcosa che
di l della legge, ma non riesce a esplicitare la dipendenza non nomologica tra due serie di propriet.
Come si vede la nozione di survienienza pu essere importata solo a patto di una sua chiarificazione e
ridefinizione, nel nostro caso, sub specie semiotica.
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Ci pare sinceramente fallace pensare la percezione come campionatura analitica delle propriet.
Una tale concezione deriva in primo luogo a livello cognitivo da una idea di mapping percettivo
sostenuto da neuroni che leggono ciascuno una e una sola propriet: ogni idea olistica e di
sovrastrutturazione culturale della lettura dei dati sensoriali sottratta al modello neurofisiologico,
per il modo con cui viene realmente condotta la sperimentazione stessa (per esempio, attraverso la
risonanza magnetica). Cfr. VAINA 1996; 1998; VAINA e RUSHTON 2000.
La percezione stata ridotta a campionatura di propriet in modo, a ben vedere, molto ambiguo:
da una parte si fatto riferimento a risultati scientifici sperimentali che in realt sono molto distanti
da spiegarci un processo cos complesso come la percezione di un paesaggio o di un volto, dallaltro
ci si riferiti alla necessit di tenere fede a una semantica a tratti (Fodor), o comunque a una
concezione semantica che potesse condurci al di fuori del circolo del simbolico (realismo delle
propriet). Anche se riprendessimo il famoso caso quineiano del significato di gavagai, vedremo
come ci che viene problematizzato il modo proprio alla lingua di ritagliare il mondo, non la
percezione. Essa totalmente deproblematizzata, tant che quando accettiamo di escludere i
significati analitici per assumere una prensione olofrastica del significato, ecco che possiamo asserire
dei buoni enunciati osservativi che fondano il piano di oggettivit. Ci si riferisce a una situazione
percettiva che semplicemente trasparente, che aspetta solo di venire messa in enunciato e
valorizzata. Quanto abbiamo detto sembra contrastare con il radicato empirismo di Quine; si pensi a
come sostiene che la cultura un divenire favorito dalla continua stimolazione dei nostri organi di
senso (QUINE 1963: 390), e ancora pi radicale la sua affermazione che la nostra cultura nera di
fatti e bianca di convenzioni. Ma non ho trovato alcuna ragione sostanziale per concludere che vi
siano in essa fili del tutto neri o altri del tutto bianchi. Ma appunto la cultura un tessuto di
enunciati; spetta allora alla percezione fornire i fatti neri che poi gli enunciati osservativi renderanno
grigi? La posta della semiotica dellesperienza non attiene allimpatto della semantica della lingua
sulla percezione, ma allindagine esplicativa di una semantica percettiva.
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Nel quadro della fenomenologia, lesperienza estetica non evento locale e monolivellare, ma
densit di vissuto, ricca di risonanze e associazioni. Essa corrisponde a una modificazione attitudinale
del soggetto; la coscienza degli oggetti come credenza nella loro istanzializzazione attuale,
considerata indipendentemente da qualunque ontologia (gli oggetti sono presentificati al di l che il
regime sia percettivo o immaginativo, HUSSERL 1913: 786), diviene estetica quando vengono resi
pertinenti i modi di apparizione (di rappresentazione mentale) degli oggetti. La valutazione estetica
intimamente connessa con la differenza tra la coscienza di un oggetto in generale e il modo di
apparizione delloggetto, modo di apparizione che suscita un piacere/dispiacere (HUSSERL 1912: 10).
Il modo di apparizione non solo modalit di presentazione delloggetto esterno e differente relazione
tra questo e altri oggetti, ma qualit dellapparizione (grado di chiarezza, di immediatezza, ecc.). La
coscienza estetica sposta, in fondo, la prospettiva dal darsi del mondo come apparirci, allapparizione
stessa e di conseguenza al nostro sentire, alleconomia dei nostri campi sensibili. Husserl sostiene
efficacemente che il sentimento estetico non va attraverso lapparizione, ma verte su di essa (HUSSERL
1912: 13), ossia mette in valore la sua intrasparenza.
La coscienza estetica insensibile in rapporto allessere o al non essere, visto che i sentimenti
specifici che prova sono sganciati dalla posta della realt e diretti invece verso la modalit
rappresentazionale (HUSSERL 1912: 12). Lapparizione nellesperienza estetica avviene nello spessore
di anticipazioni e di apprensioni sul darsi degli oggetti come rappresentazioni che ne costituiscono il
senso. Per questo vertere sullapparizione, visto che il soggetto vive avanti (hineinlebend), significa
cogliere il momento dello stabilirsi del valore dei valori. Le opere darte sono poi particolari tipi di
oggettivit che nello scarto dalle attese, nella preformazione fittiva di versioni culturalizzate del
mondo e della soggettivit, finiscono per fungere anche da terreno, da indici per regole coscienziali
di livello sempre pi alto (HUSSERL 1926: 283).
La coscienza dellirremissibilit del sentire quella legata alla comprensione che il corpo proprio
non pu essere messo a distanza dalla coscienza; la stessa cosa non pu non accadere per altri, tant
che posso attribuire a quel corpo visto l fuori (un l-fuori qualunque, anche quello del mondo fittivo
di unopera) uno stesso innesto al sentire (attribuzione intropatica) (HUSSERL 1913: 883). Lopera
darte, con i suoi mondi fittivi, quella che allena lattribuzione intropatica, dato che offre
esemplarmente alla coscienza estetica la costitutiva asimmetria dellapparire della mondanit (pur
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Fenomenologia, semiotica ed estetica
Il realismo contrattuale di Eco non poi molto distante dal realismo interno di
Putnam (per quanto il primo abbia una teoria percettiva ben pi sofisticata),
sostenitori entrambi del buon senso percettivo: dammi delle condizioni ottimali
di percezione e il linguaggio di descrizione da te usato e ti dir, attraverso una
verifica pertinenziale, se lasserzione x era vera ci dice per esempio Putnam,
deproblematizzando il processo percettivo, ma affermando perlomeno che non vi
mai alcun percetto non mediato culturalmente. La posizione semiotica che stiamo
sostenendo non rigetta questo buon senso realista (assunzione di un minimum
ontologico), ma continua a sostenere un costruzionalismo che rifiuta lidea di una
prensione primaria lo ripetiamo a regime (non si vuole risalire allontogenesi
8
esperienziale del soggetto) .
Assumere un minimum ontologico significa comunque riconoscere limpasse in
cui caduto il costruzionalismo ogni qual volta doveva spiegare la bont di una
versione del mondo rispetto ad un altra, oppure cosa oppone una versione
realistica ad una fittiva o falsa.
Come capitato sia a Goodman che a Feyerabend, alla fine della loro vita sono
dovuti a scendere a patti con una domanda inesorabile: ma una versione vale
laltra?
Quello che troviamo quando applichiamo tecnologie materiali, sociali, letterarie
allEssere non sono le strutture e le propriet dellEssere stesso, ma i modi con cui
9
lEssere reagisce allinterferenza umana . [] In un certo modo, i singoli scienziati, i
movimenti scientifici, le trib, le nazioni funzionano come gli artisti e gli artigiani che
8
Le spinte teoriche che vanno in direzione totalmente opposta (esternaliste) al costruzionalismo,
rilevano come il fatto che ci coordiniamo intersoggettivamente con successo rispetto alle nostre
asserzioni sul mondo indica, in primo luogo, una commensurabilit delle percezioni individuali, e
come diretta conseguenza lesistenza di una percezione primaria al di qua di qualsiasi filtro semiotico.
La tesi viziata dal fatto che il coordinamento intersoggettivo supportato dalla socializzazione della
cultura, che poi il suo stesso fine. Detto altrimenti, il fatto di possedere dei criteri e dei linguaggi
descrittivi, delle assiologie e delle competenze culturali raffrontabili, ci che pu determinare la
commensurabilit dei percetti e saldare la credenza diffusa di essere davanti allo stesso mondo. Se si
intende che c una continuit di risposta nelle occorrenze di una stessa esperienza (toccare lacqua,
scottarsi con il fuoco, ecc.), significa che abbiamo fatto preventivamente un catalogo delle esperienze,
quindi la percezione non affatto primaria. In questi termini, la continuit della risposta del mondo
non affatto argomento che confuta il costruzionalismo della percezione. Unaltra tesi realista si
radica nellidea che la percezione primaria una capacit animale, preriflessiva, estranea a errori di
valutazione e che ci apporta la conoscenza del nuovo. questa una teoria che soffre di
contradditorier fin dai tempi di Peirce, che parlava semplifichiamo di semiosi percettiva,
soggetta quindi al fallibilismo, e di compulsivit (che sottraeva linterpretazione dai possibili errori).
Lidea di compulsivit centrale in tutta la storia novecentesca delle teorie anglosassoni della
percezione; che si sia usato un modello emergentista, fisicalista o basato sulla sopravvenienza, la
concatenazione logica nascondeva la fenomenologia del processo proprio in ragione del fatto che vi
era compulsivit, automaticit e quindi intrattabilit gnoseologica (lo si scorge anche in psicologici
cognitivisti quali Neisser). A margine si noti come anche linteresse tematico di Husserl non da
intendersi come (sempre) cosciente; il quadro di senso intenzionato in prevalenza da interessi
totalmente interiorizzati, affidati a una gestione subcosciente, tanto che il loro entrare in azione
divenuto in parte bio-evolutivamente compulsivo (sintesi passive). Linteriorizzazione di processi
percettivi non inficia affatto la loro semiosicit.
9
La frase di Feyerabend non del tutto originale, e potrebbe risuonare come pienamente
kantiana. Ci pare tuttavia che essa esprima un realismo costruzionalista raffinato, che risuona
simpaticamente con quello goodmaniano, anche per il peso lasciato alla versione artistica di
restituzione del mondo. Inoltre, esplicita il dialogo galileiano con il mondo, che passa sempre e
comunque attraverso strumenti, filtri culturali, una semiotica in definitiva.
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Fenomenologia, semiotica ed estetica
I mondi sono dipendenti dalle versioni (version dependent) [...], ma questa dipendenza
non implica che le versioni costruiscano i loro mondi, ma solo che hanno mondi che
rispondono loro. (GOODMAN 1996: 213, c.m.).
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QuellEssere che risponde qualcosa di cui facciamo parte, non appena dallala della coscienza
ci riconduciamo al nostro accadere interiore. su questo anello, per cui a una tecnica percettiva
risponde il mondo e contemporaneamente la nostra stessa percezione (il corpo), che potuta sorgere
la fenomenologia. Lessere, mediante noi, risponde non solo al fare pragmatico, al muoversi del
corpo, ma anche a quello simbolico: su questo si potuta costituire una semiotica.
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Per tale ragione anche lopposizione tra intensit e estensione dei valori semantici non data
una volte per tutte, perch un valore pu valere ora per la sua estensione, ora per la sua intensit, e
nella prensione del senso indubbiamente ci pu comportare dei punti di catastrofe per cui ci che,
per esempio, stato interpretato con una certa estensione categoriale o figurativa per il suo
sopraggiungere vale intensivamente, e una volta affermatasi la salienza del valore, ecco che pu
esserne rivaluta lestensione al fine di archiviare lesperienza di senso.
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Lautoattribuzione di una credenza sulla realt di quanto si sta percependo viene considerata
fondamentale dagli esternalisti perch ci che garantisce che vi si possa costruire sopra un sistema
di inferenze credibile e non solo congetturale: pena il fatto che ogni pensiero sarebbe sotto forma di
modus ponens. La nostra ottica profondamente diversa, fondata com sulle nozioni di traccia, di
coimplicazione, di cogenza, di orizzonte fiduciario; ma ci non inficia limportanza del processo di
autoattribuzione, in verit alquanto trascurato dagli studi semiotici.
Il che significa che le qualit fenomeniche colte sono gi parte di una messa in
scena dellesperienza, del suo discorso in prospettiva, del suo produrre senso. Il
discorso dellesperienza locale, ma olistico: non si d un campionamento di
propriet; il darsi di un quadro di queste pertiene a una stabilizzazione categoriale
di ordine successivo. Di fatto, quando si parla di rosso, di che rosso si sta
parlando? E se una sensazione cromatica comincia a significare, non piuttosto in
ragione del fatto che inserita in una precisa sintassi esperienziale?
Vale allora la pena di tornare al quadro teorico della fenomenologia dove la ri-
obiettivazione della natura funzione della topologia dei sensi nel corpo e della
cinestesi, ri-articolazione dellincidenza dellaltro e del proprio, del l-fuori e del
qui-del-corpo. Se qualcosa si predelinea ai sensi, esso viene costituito in oggetto
secondo una prospettiva tematica, un interesse soggettivo, un programma di
esplorazione percettiva, uno sfondo ritentivo, una valorizzazione dei dati iletici o
sensoriali, unaffezione; quindi, abbiamo la ri-obiettivazione, il passaggio a un
contenuto noematico, a un ricostituirsi di un oggetto trascendente rispetto
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un modo per ritornare sulla vecchia questione di Molyneux, sulla possibilit che i ciechi dalla
nascita, una volta riacquisita ipoteticamente la vista, possano immediatamente riconoscere le forme
visibili del mondo servendosi dei concetti linguistici (PROUST 1997). Negare tale possibilit significa
affermare limpossibilit di surrogare i concetti fenomenici e che, come sembra pensare anche
Dretske, i quadri fenomenici, sorta di rappresentazioni testimoniali, sono dipendenti e diversificati
secondo i canali sensoriali. Ad ogni buon conto, il caso del rosso di Tye atto proprio a offrire un
esempio in cui si pu escludere linterferenza con unesperienza derivata da unaltra modalit
percettiva.
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Fenomenologia, semiotica ed estetica
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