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5.1 Il significato
La semantica è il quarto e ultimo livello di analisi della lingua; si occupa del piano del significato.
Il significante è la parte materiale dei segni; il significato, la parte immateriale (significato) è ambigua: non è visibile ed
è il punto di sutura fra la lingua, la mente e il mondo esterno (lo studio di esso è un incrocio fra linguistica, filosofia,
psicologia e scienze cognitive). La prospettiva linguistica distingue due modi fondamentali di concepirlo:
- concezione referenziale (o concettuale): è visto come concetto, immagine mentale o operazione creata dalla
mente corrispondente a qualcosa che esiste al di fuori della lingua (triangolo semiotico).
- concezione operazionale (o contestuale): è funzione dell’uso che si fa dei segni (totalità dei contesti in cui
compare)
Il significato, in senso generico, è l’informazione veicolata da un elemento linguistico. Si stabiliscono alcune distinzioni:
Enciclopedia: il significato fa parte della lingua, del sapere linguistico; l'enciclopedia fa parte del sapere in senso
generale, della conoscenza del mondo esterno che abbiamo in quanto esseri viventi in un determinato ambiente e
cultura. Es: i gatti . “miagolano, fanno le fusa, hanno i baffi” sono attribuzioni che dipendono dalla nostra conoscenza ed
esperienza di che cosa sono e che cosa fanno i gatti, ma non sono codificate come tratti costitutivi del significato
“gatto”. I confini tra significato e enciclopedia sono difficili da stabilire; ciononostante se non tenessimo separato il
significato dalle conoscenze enciclopediche, occuparsi di semantica equivarrebbe a descrivere il mondo.
Senso: significato contestuale; si indica il particolare utilizzo, in un determinato contesto, del significato di una parola.
Nomi: etichette a referente unico che designano un individuo e che hanno solo estensione e non intensione (possiamo
avere conoscenze enciclopediche su un certo Antonio e su Milano ma non è possibile dire il loro significato concettuale)
Intensione: insieme delle proprietà che costituiscono il concetto di un termine (intensione: definizione). Es: gatto:
animale a quattro zampe della famiglia felina.
Estensione: insieme di tutti gli individui a cui è possibile riferirsi adoperando il termine. Es: il mio gatto, il gatto del mio
vicino, i gatti siamesi, ecc.
5.2 Il lessico
Lessema: unità minima del lessico; è una parola considerata dal punto di vista del significato.
Lessico: insieme di lessemi di una lingua.
Lessicologia: studio dei vari aspetti del lessico
Lessicografia: studio dei metodi e della tecnica di composizione dei vocabolari e dizionari.
Natura del lessico: ha natura contrastante: è un componente essenziali di una lingua (senza non si potrebbe
comunicare verbalmente in quanti i messaggi sarebbero strutture vuote) ma è lo strato più esterno (più condizionato da
fattori esterni e circostanze extralinguistiche); comprende un inventario più ampio di elementi rispetto ad altri livelli
(fonologia, morfologia) ma è quello meno strutturato; è la parte aperta del sistema, con la possibilità di incrementare di
unità. È impossibile enumerare tutte le parole che siano state adoperate in qualche circostanza. I comuni dizionari
contengono tra 90 e 130 mila lessemi (lemmi: termine tecnico che indica la citazione di una parola nel dizionario).
5.3 Rapporti di significato fra lessemi
5.3.1 Omonimia e polisemia
Il lessico un insieme aperto e numeroso, un primo compito della semantica è mettere ordine a questo insieme. Un
modo per farlo è verificare se esistano rapporti semantici tra un dato lessema e uno o più altri lessemi.
Omonimia: lessemi con lo stesso significante ma a cui corrispondono significati diversi (riso: “ridere” e “cereale”).
- omofragi: pesca “pescare” e “pesca” frutto, differenziati dalla pronuncia e dal significato.
- omofoni: stessa pronuncia e significato diverso
Polisemia: i diversi significati associati ad uno stesso significante sono imparentati fra loro e derivati. (Es: testa "parte
superiore del corpo"/"estremità iniziale"., linguistico "relativo alla lingua"/"relativo alla linguistica".). In questo caso si
parla di unico lessema avente più significati.
Enantiosemia: significati diversi dello stesso termine sono tra di loro in un rapporto di opposizione (Es: tirare ha
significato di "lanciare" e di "attrarre verso di sé"; spuntare, "mettere la punta" (germoglio è spuntato) o "toglierla").
Complementarità: due lessemi di cui uno è la negazione dell’altro in quanto spartiscono uno stesso spazio semantico in
due sezioni opposte; il criterio: “x implica non-y e non-y implica x” (es: vivo/morto, maschio/femmina, parlare/tacere).
Inversione: due lessemi di significato relazionale che esprimono la stessa relazione semantica vista da due direzioni (o
prospettive) opposte: “se x è marito di y, y è moglie di x” (dare/ricevere, comprare/vendere, marito/moglie,
sotto/sopra).
Campo semantico: area di significato coperta da lessemi in stretta relazione di significato (lessemi riguardanti lo sport).
Sfera semantica: insieme di lessemi che abbiano in comune il riferimento a un certo ambito semantico: ad esempio, la
sfera semantica dell'agricoltura comprende termini come campo, aratro, contadino, trattore, semina, frutteto, fieno,
fienagione, vigna, podere, motocoltivatrice, rastrello, potare, trebbiatura, dissodare, solco.
Famiglia semantica: insieme di lessemi imparentati nel significato e nel significante (derivate dalla stessa radice
lessicale).
Gerarchia semantica: costituita da un insieme in cui ogni termine è una parte determinata di un termine che lo segue in
una certa scala di misura (es: nomi delle unità di misura del tempo: secondo, minuto, ora, giorno, mese, anno, lustro, …).
Si differenzia da meronomia perchè più gerarchicamente strutturato con criteri che ordinano e non un insieme
generico.
Spostamenti di significato: Molti lessemi sono suscettibili di assumere significati (o, più precisamente, sensi, in quanto
fatti scattare da un determinato contesto) traslati, che si allontanano dal normale significato primario; i processi
fondamentali su cui si basano gli spostamenti di significato sono:
Esempio: lessemi del campo semantico degli esseri umani: uomo, donna, bambino, bambina. Hanno in comune il
designare un essere umano; si distinguono, a coppie: uomo (maschile) e donna (femminile); uomo (età adulta) e
bambino (età non adulta). Si arriva ad una matrice come la seguente:
L'analisi componenziale assume quindi che il significato di un lessema sia disaggregabile in elementi di significato più
piccoli e più semplici. Fra i tratti semantici possono esistere rapporti implicativi:
I tratti di carattere più generali sono a sinistra, essi vengono specificati dai tratti a destra secondo i rapporti di
implicazione indicati dalle frecce: /+UMANO/ implica
/+ANIMALE/ il quale a sua volta implica /+ANIMATO/ il
quale a sua volta implica /+ENUMERABILE/ e
/+CONCRETO/. I tratti posti nella stessa colonna
verticale sono sullo stesso livello gerarchico, e non
hanno rapporti implicativi fra loro: /+VIVENTE/ implica
/+ ANIMATO/ ma non implica /+ ADULTO/.
È possibile estendere l'analisi anche ad altre classi di lessemi, es: verbi; per analizzarli spesso occorre far ricorso a tratti
di natura diversa. Es verbo uccidere:
5.5 Cenni di semantica prototipica
Semantica prototipica: L’analisi del significato di una classe lessematica a partire dal prototipo, cioè dall’ prototipo
esemplare più rappresentativo tra i membri di una categoria sovraordinata, al quale gli altri membri possono più o meno
somigliare (es: il membro più tipicamente rappresentativo della categoria: “mobile” → armadio, “frutta” → mela, ..).
La semantica prototipica:
- trae origine dall’approccio cognitivo al linguaggio e dall’adozione della nozione di prototipo dalla psicologia cognitiva;
- si pone come alternativa alla semantica componenziale per rimediare alla sua rigidità e limitatezza.
Punto focale: i membri non prototipici si allontanano tanto più dal punto focale, avvicinandosi invece alla periferia del
concetto, quante meno caratteristiche del prototipo possiedono.
Grado di esemplarità: rappresentatività dei diversi membri di una categoria nei confronti della stessa; es, graduatoria:
Ne risulta che mela è visto come il "frutto" più tipico, più vicino al
prototipo, mentre fìco è considerato un "frutto" molto poco tipico,
e oliva ancora meno tipico.
Aspetto pragmatico: lingua studiata come modo di agire e non più come sistema di comunicazione.
Atti linguistici: unità di base dell'analisi pragmatica, costituito da 3 livelli (produrre enunciato = compiere tre atti in uno):
a) atto locutivo: formare una proposizione con la sua struttura fonetica, grammaticale, lessicale;
b) atto illocutivo: intenzione con e per la quale si produce la frase: Gianni scappa = dare informazione, descrivere
c) atto perlocutivo: nell'effetto che si vuol provocare nel destinatario: Gianni scappa = "chiamata di soccorso",
"annuncio di sollievo"
Importanza dell’atto illocutivo
Definisce la natura e dell'atto linguistico messo in opera. Sono atti illocutivi: l'invito, l'affermazione, la richiesta, la
promessa, la minaccia, l'ordine, il rifiuto, la constatazione, il divieto, la confessione, ecc.
Verbi performativi: verbi che se usati alla prima persona del presente indicativo, annullano la distinzione fra contenuto
referenziale (facente parte dell'atto locutivo) e atto illocutivo compiuto perchè il pronunciarli equivale a compiere
l'azione che descrivono, per compiere l'azione che essi descrivono bisogna pronunciarli. Es: Giuro di aver detto la verità,
Prometto di venire al più presto, Nego ogni cosa, vietato fumare, divieto di accesso, ..
Varietà di realizzazione di uno stesso atto illocutivo: Esistono modi diversi per realizzare uno stesso atto illocutivo;
utilizzo ad esempio di forma indiretta e cortese per attuare la richiesta/ordine: chiuderesti la finestra?. Oppure un atto
locutivo sinonimico, che realizza lo stesso atto illocutivo ma in maniera molto più diretta, è chiudi la finestra!
Condizioni di realizzazione degli atti linguistici: La teoria degli atti linguistici descrive le condizioni che devono essere
soddisfatte affinché un atto illocutivo valga come tale sia per il parlante sia per il destinatario. Nel caso di un ordine una
condizione è (chi enuncia il messaggio sappia) che il destinatario è in grado di compiere l'azione richiesta.
Presupposizione: tipo più rilevante di significato non esplicitato verbalmente ma fatto assumere da quanto vien detto:
rientra nella casistica dell'implicito, ovvero tutto ciò che non fa parte del significato letterale espresso ma che è
ricavato (o ricavabile) da ciò che viene detto e da come lo si dice. Es: A: andiamo al cinema? - B: ho un po' di mal di
capo ...
Le massime di Grice: Regole che governano la conversazione secondo logica e pertinenza; queste regole sono basate
sull’assunzione che fra i parlanti ci sia un principio di cooperazione (convenzione sociale che aiuta i parlanti a capire il
significato del contesto di ciò che si dice); le regole sono riunibili in 4 categorie:
- quantità: dare un giusto contributo informativo, che non rechi troppa informazione ma neanche troppo poca
- qualità: dare un contributo che sia vero
- relazione: essere pertinenti
- modo: esprimersi chiaramente evitando per quanto possibile ambiguità e confusione
Negazione: Il procedimento linguistico della negazione serve a sostenere la falsità di un elemento del discorso o un
intero enunciato; implica l'espressione della non esistenza di qualcosa o il non persistere di una situazione.
Differenza tra presupposizione e implicatura: le presupposizioni sono impliciti la cui verità deve essere data per
scontata da chi accetta; le implicature sono impliciti che il ricevente è autorizzato a dedurre dal fatto che il parlante o
autore ha prodotto un certo enunciato e che consistono in integrazioni a ciò che l’enunciato dice esplicitamente o di
aggiustamenti del suo senso:
Verbi fattivi: veicolano automaticamente la presupposizione di verità della proposizione che reggono; es: sapevo che eri
partito e non sapevo che eri partito lasciano entrambe come valido “che tu eri partito”.
Funzione conversazionale della presupposizione: In ogni frase detta esistono sempre delle presupposizioni che
riteniamo condivise dal destinatario del nostro messaggio; le presupposizioni e il loro uso da parte dei parlanti
permettono di costruire ciò che il parlante intende precisamente trasmettere in un dato contesto.