DI PENSIERO
LINGUISTICO
Dai primi
dellOttocento a oggi
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Capitolo 1: Introduzione: panoramica sulla storia della linguistica fino alla fine del
Settecento
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diciamo che una certa cosa ha una propriet che effettivamente possiede, il discorso vero; se
invece non la possiede, il discorso falso.
Anche Aristotele analizza il linguaggio come strumento tramite il quale si possono fare discorsi
veri o falsi. Nel De interpretatione individua i diversi tipi di discorso e si rende conto che solo quello
enunciativo pu essere vero o falso. Egli ritiene che il pensiero sia identico per tutti gli esseri
umani, perch frutto di unidentica realt; le differenze tra le lingue sono diversit tra i modi in cui
questi pensieri sono espressi tramite i suoni e la scrittura. Definisce onma come una voce che
significa per convenzione, senza tempo, rhma come voce che in pi significa il tempo (i nomi
non si flettono al presente, passato, futuro). Aristotele, quindi, sostiene che il linguaggio una
convenzione. Oltre allonma e rhma, individua ptseis, in altre parole i casi e le flessioni dei nomi
e dei verbi. Anche se sembrerebbe che a onma corrisponda il nome e a rhma il verbo, non
cos semplice. Alcuni studiosi preferiscono parlare di soggetto e predicato. Chiama invece il
discorso lgos. Nella Poetica presenta una classificazione delle entit del linguaggio:
Le entit non dotate di significato: elemento (stoicheon = sillaba), congiunzione
(sndesmos = congiunzioni e preposizioni), articolazione (rthron = articolo, pronomi
personali e dimostrativi).
Le entit dotate di significato: onma, rhma, ptsis, lgos. In questo caso rhma ha un
significato pi vicino a quello di verbo, lgos pu essere tradotto con frase,
proposizione, discorso.
Qual la ragione delle differenze tra il De interpretatione e la Poetica? Il primo, essendo unopera
di logica, si concentra sul lgos enunciativo, che pu essere vero o falso a seconda se il predicato
esprime una propriet che il soggetto effettivamente possiede oppure no: quindi rhma ha il
significato generico di predicato e non si parla di lgos senza rhma ( ogni discorso deve avere
un predicato). Invece la Poetica esamina i linguaggi come mezzo di espressione, analizzandolo
sotto laspetto fonologico e morfologico: quindi onma e rhma sono distinti in base alla loro
diversa morfologia.
Anche lo stoicismo si occupa della storia della lingua. Due autori importanti sono Zenone e
Crisippo (ca. 280-205 a.C.), delle cui opere ci sono giunti solo frammenti, di conseguenza la
ricostruzione del loro pensiero si basa su testimonianze pi tarde. La concezione stoica del
linguaggio orientata verso la concezione naturalistica (phsei). Infatti, per gli Stoici, il linguaggio
legato per natura alluomo poich si riconduce a quelle nozioni innate (prolpseis) che egli
possiede. Di conseguenza le singole parole non sono frutto di arbitrio ma, essendo fondate su
nozioni innate, hanno un certo legame con la natura che si deve scoprire mediante la ricerca del
legame originario tra i suoni di cui una parola composta e lentit cui si riferisce: questo lo
studio delletimologia (= studio del vero). Gli Stoici spiegano lorigine delle parole primitive
mediante lonomatopea o la sinestesia; da queste parole originarie sarebbero derivati altri termini
per somiglianza o per contrasto.
Anche lepicureismo ha una concezione naturalistica del linguaggio. Secondo Epicuro (341-270
a.C.), gli uomini hanno imposto i nomi alle cose per impulso naturale, cio come conseguenza
delle emozioni e delle immagini che le cose producevano in loro. Queste emozioni e queste
immagini erano diverse secondo le varie popolazioni e dei vari individui e questo spiega la
diversit delle lingue. In seguito, allinterno delle singole popolazioni si cre un accordo per
designare le stesse cose con suoni identici e furono trovati nomi anche per le cose non viste. di
conseguenza per Epicuro il linguaggio ha origine per impulso naturale, ma si stabilizza in base ad
un accordo.
Gli Stoici, al contrario degli Epicurei, ci hanno tramandato analisi specifiche della struttura del
linguaggio. Individuano nel lgos quattro classi di elementi: il nome (onma), il verbo (rhma),
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larthron e il syndesmos. Suddivide il nome in due classi: il nome proprio (idion) e il nome
appellativo (prosgorikn). Alle quattro classi di elementi aggiungono quella mests, lavverbio.
Per quanto riguarda la tradizione bassa i grammatici, dal III secolo a.C., non hanno solo la
funzione di insegnare a leggere e scrivere, ma anche di analizzare e descrivere il greco (e poi
anche il latino) e di fissare i canoni dello scriver corretto. Dalla fine del IV secolo a.C. le conquiste
di Alessandro Magno (356-323 a.C.) avevano diffuso la cultura greca in unarea vastissima che
comprendeva il Mediterraneo orientale e il Medio Oriente. Tuttavia la maggioranza delle
popolazioni di questi territori non parlava il greco, lingua ufficiale dellimpero: era necessario fissare
una norma del parlare e scrivere in modo corretto. Inoltre, in questepoca, si cercava di ricostruire il
testo dei poemi omerici: si trattava di stabilire quale potesse essere la loro versione pi attendibile.
A ci si dedicano i filologi alessandrini, attivi nella citt di Alessandria dEgitto tra il III e il II secolo
a.C. Ma per fare questo era necessario avere una grammatica: il primo trattato di grammatica
attribuito a Dionisio Trace (ca. 170-90 a.C.), un breve testo in cui si presenta una classificazione
delle parole in classi. Questo trattato individua otto parti del discorso: il nome (onma), il verbo
(rhma), il participio (metoch), larticolo (rthon), il pronome (antnyma), la preposizione
(prthesis), lavverbio (eprrhma), la congiunzione (sndesmos). Questo elenco si trova identico
nelle grammatiche greche e latine con una sola modifica dovuta alla struttura delle lingue: in latino
non vi larticolo. I grammatici latini trattano literazione come parte a s invece di quelli greci che
la collocavano tra gli avverbi.
Tra i grammatici di epoca classica i pi influenti sono Apollonio Discolo tra quelli greci, e Donato e
Prisciano tra quelli latini. Ad Apollonio (II secolo d.C.) si deve il primo trattato dedicato alla
sintassi, cio alla combinazione di parole, che pu essere considerato il primo esempio di
grammatica ragionata dato che spiega il motivo delle forme linguistiche. Donato (IV secolo d.C.)
compone Ars Minor ed Ars Maior, opere di grande efficacia didattica che rappresentarono un
modello per le grammatiche successive. La prima un elenco delle parti del discorso e delle loro
definizioni secondo uno schema simile ai catechismi (domanda-risposta). LArs Maior divisa in
tre parti: la prima fornisce una classificazione dei suoni, delle sillabe e dei piedi; la seconda tratta
delle parti del discorso; la terza dei difetti e dei pregi del discorso. Prisciano (V-VI secolo d.C.)
compose le Institutiones Grammaticae in diciotto libri, che rappresentavano la grammatica di
riferimento del latino anche per i parlanti che avevano una conoscenza limitata della lingua.
Questopera ebbe una diffusione straordinaria e rappresenta la summa delle nozioni elaborate dai
grammatici greci e latini dal II secolo a.C. al VI secolo d.C.
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Isidoro di Siviglia (ca. 560-636 d.C.) compose lEtymologiae, una sorta di enciclopedia in venti
libri che spazia dalla grammatica ai legni e agli utensili. Isidoro osserva che il legame naturale tra
le parole e le cose non si realizza sempre, alcuni nomi sono stati imposti per convenzione e non
per natura. Egli ricerc la lingua originaria da cui sarebbero derivare le altre lingue che sostenne
essere lebraico, conformemente al racconto della torre di Babele contenuto nel primo libro della
Bibbia.
Nel periodo alto-medievale rimangono semisconosciute alcune delle opere linguistiche pi
importanti dellepoca classica e tardo-antica, a cominciare da quelle di Prisciano e di Boezio.
Rimane costante la conoscenza di Donato utilizzato soprattutto per linsegnamento del latino;
infatti, il latino sconosciuto alle popolazioni di origine barbarica e anche quelle di origine romana
stanno progressivamente cambiando la loro lingua quotidiana. Le grammatiche delle lingue volgari
cominciano ad essere scritte solo alcuni secoli pi tardi e il latino rimarr lunica lingua di cultura
per molto tempo. Le grammatiche dellalto Medioevo avranno sostanzialmente uno scopo pratico:
insegnare una lingua che nessuno ormai possedeva pi come lingua materna e che, tuttavia, era
lunica ad essere considerata lingua di cultura. Si cercher di recuperare la tradizione alta con la
rinascenza carolingia grazie ad autori come Alcuino di York e Rabano Mauro.
NellXI secolo grazie alla riscoperta di Aristotele, di Boezio e delle Istitutiones Grammaticae nasce
la grammatica speculativa che pu essere definita come il tentativo di fondare il sistema
grammaticale di Prisciano sulla filosofia di Aristotele. Questo tentativo giunge al culmine con i
Modisti (XIII-XIV secolo): con questi dotti si compie lincontro tra la tradizione bassa e quella alta.
La tradizione bassa degli studi linguistici non scompare perch ad esse legata lesigenza pratica
dellinsegnamento del latino. Lopera pi importante di questa tradizione il Doctrinale (1199) di
Alexander de Villadei: opera in versi che divulga il sistema di Prisciano. In questepoca iniziano ad
apparire alcune opere relative alle lingue volgari come il Donatz Proensals (1240) di Uc Faidit o il
Primo trattato grammaticale islandese (XII secolo).
Per quanto riguarda la storia della grammatica speculativa una delle prime opere il De
grammatica di S. Anselmo di Aosta (1033-1109). Nella tradizione successiva abbiamo Guglielmo
di Conches (ca. 1080-1150) e Abelardo (1079-1142). Tra lXI e il XII secolo cominciano a
diffondersi i commenti a Prisciano che devono dare una giustificazione razionale alle categorie da
lui introdotte. In esse si trovano concetti nuovi come quelli di soggetto e predicato. Unaltra novit
riguarda la trattazione dellaggettivo: i grammatici medievali, sempre reverenti nei confronti delle
auctoritates classiche, non osano ancora fare dellaggettivo una parte del discorso a s, ma
pongono la distinzione allinterno della classe dei nomi (nomen substantivum e nomen adiectivum).
Alcuni modisti sono Boezio di Dacia, Martino di Dacia, Radulphus Brito, Gentile da Cingoli, Sigieri
di Courtrai e Tommaso di Erfurt. Il termine modisti viene dal concetto di modo ad indicare i modi
in cui sono organizzati il linguaggio, il pensiero e la realt. I modisti concepiscono la grammatica
come una scienza. La grammatica modista fu criticata da vari studiosi negli anni 30 del XIV secolo
e fu riscoperta soltanto nel Novecento.
Nel De vulgari eloquentia Dante Alighieri (1265-1321) ha come obiettivo quello di definire il
volgare illustre. Egli non crede che i volgari italiani derivino dal latino, ma che il volgare sia una
lingua che si impara da piccoli senza bisogno di alcuna regola, mentre il latino si basa su una
grammatica che pu essere acquisita solo da pochi. Dante sostiene anche che il linguaggio sia
una propriet esclusiva degli esseri umani non posseduta dagli animali n dagli angeli. Infatti gli
uomini non sono guidati dallistinto ma dalla ragione, per questo motivo ciascuno di loro differisce
nelle sue azioni e nelle sue passioni. Gli angeli non hanno bisogno del linguaggio perch
conoscono i pensieri degli altri tramite Dio. Gli animali sono guidati esclusivamente dallistinto: se
appartengono alla stessa specie non hanno bisogno di comunicare perch hanno in comune gli
stessi atti e passioni, se appartengono a specie diverse il linguaggio sarebbe dannoso perch tra
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loro non potrebbe esserci alcun rapporto amichevole. Gli uomini hanno scelto un sistema di segni
linguistici che sono da un lato mentali in quanto convenzionali e dallaltro concreti in quanto suoni.
Dante si chiede quale sia la lingua originaria e risponde, rimanendo fedele allinsegnamento
biblico, che lebraico. Ma la novit dellopera consiste nel presentare uno dei primi tentativi di
classificazione genealogica delle lingue. Gli unici a conservare la lingua originaria furono gli ebrei; i
popoli che migrarono verso lEuropa si divisero in tre gruppi, uno dei quali si stanzi in Europa
meridionale, il secondo nellEuropa settentrionale e il terzo tra lEuropa e lAsia. Quelli del primo
gruppo parlano una lingua in cui la particella affermativa oc, oil oppure s (lingue romanze),
quelli del secondo lingue in cui essa jo (lingue slave e germaniche), quelli del terzo i greci.
Infine Dante si chiesto perch le lingue cambiano: le lingue (dopo la torre di Babele) sono
prodotti puramente umani e quindi cambiano attraverso il tempo con tutti i costumi degli uomini.
Medioevo Et Moderna
Dal punto di Unica lingua di cultura il latino. Il Il latino perde la posizione privilegiata.
vista greco appannaggio di pochi traduttori. Le lingue volgari iniziano ad imporsi
linguistico come lingue di cultura e lingue ufficiali.
Dal punto di Unica religione in Europa occidentale: Con la riforma protestante, il cui inizio si
vista cattolica romana. pu collocare nel 1517 con la
religioso pubblicazione delle tesi di Wittenberg, si
rompe lunit religiosa.
Dal punto di Ideale di uno stato universale Formazione di stati nazionali che
vista politico rappresentato dal Sacro Romano tendono a differenziarsi sempre pi
Impero. luno dallaltro.
Dal punto di Gli europei che si avventuravano fuori Con le scoperte geografiche i contatti
vista dalle terre conosciute, come Marco con terre lontane aumentano
geografico Polo, erano pochissimi e i contatti con notevolmente. Si formano colonie di
le terre lontane erano sporadici. europei in altri continenti.
Dal punto di Aristotele un punto fermo per la La dottrina di Aristotele entra in crisi con
vista cultura medievale. Descartes e Locke.
filosofico
Gli umanisti, tra cui Lorenzo Valla (1407-1457), propugnano un ritorno ai classici, cio al latino
usato dagli scrittori dellantica Roma, da acquisire non mediante lo studio della grammatica, ma
mediante la lettura diretta di tali autori. Gli umanisti, infatti, criticano i dotti medievali non solo per il
tipo di latino utilizzato, ma anche per la prevalenza data agli studi grammaticali rispetto allo studio
diretto degli autori classici. Elegantiarum linguae latinae libri VI del Valla non una grammatica,
presuppone le nozioni elementari e tratta diffusamente di questioni stilistiche.
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La situazione diversa per quanto riguarda le lingue volgari. Infatti per queste lingue non stata
fissata definitivamente una norma e quindi si avverte la necessit di elaborare delle grammatiche
che si assumano il compito di stabilirla. A questo fine contribuisce notevolmente linvenzione della
stampa, attribuita a Gutenberg nel 1455. Le grammatiche delle lingue volgari cominciano a fiorire
in questi anni in tutti i paesi europei. La prima grammatica dellitaliano la cosiddetta
Grammatichetta Vaticana, attribuita a Leon Battista Alberti (1404-1472). Nel Cinquecento
aumenta il numero delle grammatiche delle lingue moderne: le Prose della volgar lingua di Pietro
Bembo (1525). Le grammatiche di questo periodo sono di tipo sostanzialmente pratico, non
filosofico, e si ispirano ai modelli classici di Prisciano e di Donato.
In questi anni si riconosce questa pluralit e diversit delle lingue tanto che gli studiosi si pongono
nuovamente il problema delle lingue originarie e del mutamento linguistico: ci si concentra
principalmente sul rapporto tra il latino e le lingue romanze (in particolare latino e italiano). Nel
Quattrocento si scontravano due idee alternative:
Biondo Flavio: il volgare si formato grazie alla mescolanza del latino con le lingue dei
barbari invasori;
Leonardo Bruni-Lorenzo Valla: sempre esistita una lingua volgare latina che alla base
del volgare moderno.
Per quanto riguarda il problema dellorigine delle lingue emergono delle posizioni laiche che non si
basano pi sullepisodio della torre di Babele. Giuseppe Giusto Scaligero (1540-1609) classific le
lingue europee in base alle loro diverse lingue madri, quattro maggiori e sette minori,
indicando le prime con le diverse parole con cui ciascuna esprime il concetto di Dio:Deus (lingue
romanze), Thes (greco), Godt (lingue germaniche), Boge (lingue slave). Secondo Scaligero la
parentela si limitava alle lingue derivate delle lingue madri, mentre tra queste ultime non cera
alcuna relazione di parentela. Un secolo pi tardi, Leibniz (1646-1716), pur accettando in linea di
principio il racconto biblico dellorigine delle lingue da ununica lingua madre, affermava per che lo
sviluppo storico non rendeva pi riconoscibile questa lingua arcaica e classificava le lingue
attestate in due grandi specie: le jafetiche (le lingue dellEurasia) e le aramaiche (quelle
dellAfrica e del Vicino Oriente).
Nel 1540 Giulio Cesare Scaligero (1484-1558), padre di Giuseppe Giusto, pubblica a Lione De
causis linguae latinae, opera che manifesta gi dal titolo il suo pieno inserimento in un quadro
aristotelico, recupera i tratti caratteristici della grammatica modista e inaugura un filone alternativo
a quello umanista. Unimpostazione filosofica caratterizza anche le opere grammaticali del filosofo
Pierre de la Rame (1515-1572). Nel 1587, lo spagnolo Francisco Snchez de las Bronzas (1523-
1601), noto col nome latino Sanctius, pubblica Minervaa seu de causis linguae latinae. Egli dedica
molta attenzione al fenomeno dellellissi, ovvero dellomissione di certe parole in una costruzione,
per esaminare le condizioni in cui essa possibile. Sanctius considera la lingua degli autori
classici latini come modello, conformemente alla tradizione umanistica, ma cerca di individuare i
principi logici che stanno alla base del suo funzionamento. A lui si devono molte considerazioni
interessanti come la ridefinizione completa delle parti del discorso, da lui ridotte a tre: nome, verbo
e particella. Con questi tre autori si ha una rinascita della grammatica filosofica, anche se essi non
usano ancora questa espressione.
Lidea che esistano due tipi di grammatiche non palese fino al Seicento quando importanti filosofi
come Francesco Bacone (1561-1626) e Tommaso Campanella (1568-1639) parlano di una
grammatica filosofica contrapposta ad un altro tipo di grammatica, che il primo chiama popolare
e il secondo civile.
Port Royal era un monastero cistercense femminile, non lontano da Parigi, il cui direttore spirituale
era un religioso, labate di Saint-Cyran, appartenente alla corrente dei giansenisti, che fu poi
condannata come eretica dalla Chiesa cattolica romana. Intorno a Saint-Cyran si form un gruppo
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di intellettuali tra cui Blaise Pascal (1623-1662) e Jean Racine (1639-1699). I Signori di Port
Royal, fortemente avversi ai Gesuiti, che svolgevano uno ruolo fondamentale nelleducazione, per
motivi relativi alla dottrina della grazie e dei sacramenti, pensarono di organizzare un loro sistema
di istruzione in cui la riflessione sulla struttura del linguaggio e del pensiero avesse un ruolo
fondamentale. La Grammatica generale e ragionata (1660-1676) e la Logica o larte di pensare
(1662-1683) di Port Royal sono frutto di questo esperimento pedagogico. Il loro obiettivo non era
quello di limitarsi ad indicare le forme del parlar corretto, ma determinarne le ragioni. Per i Signori
di Port Royal il linguaggio espressione del pensiero: le espressioni linguistche riflettono le
operazioni della mente, che sono il concepire (=dare un semplice sguardo sulle cose), il
giudicare (=affermare che una cosa che noi concepiamo tale o non tale), il ragionare
(=servirsi di due giudizi per produrne un terzo). Alloperazione del concepire corrispondono nel
linguaggio le parole, a quella del giudicare la proposizione, a quella del ragionare il sillogismo. Gli
elementi che compongono una proposizione sono tre: soggetto, copula e predicato. Infatti notano
come tutti i verbi derivino dalla combinazione di altri significati con quello di essere (ad esempio:
vive = vivente), combinazione dovuta alla tendenza naturale degli uomini ad abbraviare tutte le
espressioni. Nella Logica distinguono le proposizioni semplici da quelle composte: le proposizioni
semplici sono quelle che hanno un solo soggetto e un solo predicato, quelle composte sono quelle
che hanno pi di un soggetto e pi di un predicato. Tuttavia ci sono delle proposizioni che
apparentemente sono composte, ma che in realt sono semplici: si tratta delle proposizioni
complesse, le quali hanno propriamente un solo soggetto ed un solo predicato, ma in cui il
soggetto o il predicato un termine complesso, che racchiude altre proposizioni che possiamo
chiamare incidenti, le quali sono solo parte del soggetto o del predicato essendovi congiunte con il
pronome relativo, la cui propriet quella di congiungere pi proposizioni in modo che esse ne
compongano una sola.
In Cartesio (1596-1650) non si trovano analisi linguistiche nel senso stretto del termine, ma solo
considerazioni generali sul linguaggio come capacit specificamente umana. I Signori di Port
Royal si ispiravano a Cartesio per quanto riguarda la visione generale del linguaggio. Cartesio
considerato il caposcuola della corrente razionalista, ossia quella che sostiene che la mente
umana possiede conoscenze precedenti e indipendenti dalle impressioni sensoriali. La corrente
opposta, lempirismo, sostiene, invece, che tutte le conoscenze hanno origine dalle sensazioni.
Caposcuola dellempirismo Locke, tra i suoi predecessori vanno ricordati Hobbes e Bacone.
Locke dedica ampio spazio allanalisi dei singoli fatti linguistici. Nel Saggio sullintelligenza umana
sottolinea come le parole abbiano un ruolo fondamentale nellorganizzazione della nostra
conoscenza poich servono a fissare la variet e la molteplicit delle nostre impressioni
sensoriale. Sia Locke che Cartesio considerano il linguaggio come una propriet esclusiva
delluomo. Secondo Locke vi sono due tipi di idee: quelle semplici (come rosso, parola che non
pu essere definita con altre parole, ma mostrando loggetto) e quelle complesse (come
assassinio, parola che pu essere spiegato con lutilizzo di altre parole, uccisione di un uomo).
Mentre le idee semplici derivano da cose reali, le idee complesse o modi misti sono frutto di un
atto arbitrario della nostra mente. Questa arbitrariet spiega perch molte parole di una lingua non
sono traducibili direttamente in altre. Larbitrariet delle lingue umane non sta solo nella mancanza
di corrispondenza naturale tra parola e oggetto ma anche nella mancanza di una relazione stabile
tra parola ed idea espressa. Al saggio di Locke replic, dal versante razionalista, Leibniz, con i
suoi Nuovi saggi sullintelletto umano (1765) che hanno la forma di un dialogo tra Filalete
(=opinioni di Locke) e Teofilo (=obiezioni di Leibniz). Leibniz sostiene che le lingue umane sono
diverse, come sono diversi i costumi dei vari popoli, e quindi i contenuti della ragione umana si
possono esprimere in modo diverso, ma questi contenuti sono universali. Leibniz ha tentato di fare
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una classificazione genealogica delle lingue e di crere una lingua artificiale i cui segni denotine le
cose a cui si riferiscono senza lambiguit proprie delle lingue naturali.
agli autori delle voci linguistiche dellEnciclopedia (1751-1772), Csar Chesneau Du Marsais
(1676-1758) e Nicolas Beauze (1717-1789), che si deve la distinzione tra grammatica generale e
grammatica particolare. La prima la scienza dei principi immutabili e generali del linguaggio
pronunciato o scritto valido per qualunque lingua; la seconda larte di applicare ai principi
immutabili e generali del linguaggio pronunciato o scritto le istituzioni arbitrarie e usuali di una
lingua particolare. Per quanto riguarda i temi pi specifici dellanalisi grammaticale, i grammatici
illuministi o enciclopedisti riprendono Port-Royal, ma non ne seguono precisamente limpostazione.
Una grande merito di questi grammatici quella di aver introdotto la nozione di complemento.
tienne Bonnot de Condillac (1714-1780), di impostazione empirista, analizza la proposizione
esattamente come i portorealisti, composta da soggetto, verbo e predicato anche se pu essere
espressa da due parole.
Giambattista Vico (1668-1744), di impostazione storicista, ritiene che il linguaggio deve essere
considerato come la realizzazione progressiva della coscienza dellumanit, che si sviluppa
attraverso le cosiddette tre et della storia: quella degli dei, degli eroi e degli uomini,
caratterizzate rispettivamente dalla sensazione, dalla fantasia e dalla ragione. Lorigine del
linguaggio si ha con limitazione dei suoni della natura (onomatopee) e dallespressione delle
passioni (iterazioni). Successivamente nasceranno i pronomi, i nomi ed infine i verbi.
Condillac cerca di spiegare lorigine del linguaggio immaginando, dopo il diluvio, due bambini, un
maschio e una femmina, smarriti in luoghi deserti prima di conoscere luso dei segni. Inizialmente
essi accompagneranno alla propria percezione (ad esempio la fame) con grida e gesti per
stimolare laltro bambino a soddisfare il bisogno del suo compagno (dargli un frutto). Col passare
del tempo i bambini cominceranno ad collegare sistematicamente queste grida e gesti alloggetto,
nasce cos la prima forma di linguaggio: il linguaggio dazione. Luso di questi segni porta i bambini
a perfezionarli e a renderli pi famigliari e con le generazioni successive il linguaggio dazione
diventa un sistema di comunicazione sempre pi complesso fino a creare il linguaggio dei suoni
articolati. Condillac descrive anche lo sviluppo delle diverse lingue: le prime parole ad apparire
sono stati i nomi perch si riferiscono ad entit concrete, poi gli aggettivi e gli avverbi per indicare
le qualit di questi oggetti e infine i verbi per esprimere lo stato danimo.
Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) descrive le forme di linguaggio primitivo in modo simile a
quello di Condillac. Tuttavia individua due problemi. Il primo riguarda il rapporto tra nascita della
societ e lorigine del linguaggio: secondo Rousseau nello stato di natura gli uomini vivevano
isolati gi uni dali altri e non esisteva quindi la societ; il linguaggio ha avuto origine quando gli
uomini hanno abbandonato lo stato di natura e hanno cominciato a sviluppare legami sociali. Il
secondo problema riguarda il rapporto reciproco tra linguaggio e pensiero. Il pensiero presuppone
un linguaggio organizzato, ma il linguaggio presuppone un pensiero che lo organizzi.
Beauze spiegava lorigine del linguaggio rifacendosi al dettato biblico, tuttavia aggiungeva che i
mutamenti introdotti da Dio nella lingua primitiva non potevano essere diversi da quelli che si
sarebbero verificati se i vari gruppo di uomini si fossero dispersi per cause naturali perch Dio non
agisce contro natura.
Johann Peter Sssmilch (1707-1767) dimostra come il linguaggio non sia stato inventato
dalluomo ma creato da Dio. Infatti nel primo caso il linguaggio dovrebbe essere collocato tra
listinto e la ragione, ma il linguaggio umano non pu essere basato sugli istinti altrimenti, come i
sistemi di comunicazioni degli animali, dovrebbe essere uguale in tutto il mondo. Quindi il
linguaggio dovrebbe essere un prodotto della ragione, ma luso della ragione impossibile senza
luso dei segni linguistici, quindi il linguaggio non pu che essere stato creato da Dio.
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Alle posizioni di Beauze e di Sssmilch si opposero James Burnett, noto come Lord Monboddo
(1714-1799), e Johann Gottfried Herder (1744-1803). Per Monboddo la natura umana si sviluppa
parallelamente alla societ: il linguaggio umano in continuo progredire e ci spiegherebbe il
motivo della differenza tra le varie lingue. Secondo Herder gli uomini possiedono un linguaggio
semplicemente perch sono animali; tuttavia questo tipo di linguaggio (simile a quello dazione di
Condillac) non pu spiegare lorigine del linguaggio umano. Infatti gli animali sono guidati
unicamente dallistinto, mentre gli uomini non hanno alcun linguaggio di tipo istintivo: luomo
sprovvisto di istinti animali, ma dotato di una qualit particolare, la riflessione, di cui il linguaggio
umano un prodotto. Secondo Herder la prima parte del discorso a comparire il verbo, poich il
linguaggio nasce dallosservazione delle azioni. Lorigine delle parole non onomatopeiche si spiega
come un prodotto del nostro sensorium commune dei diversi processi di sinestesia.
Tutti gli studiosi che abbiamo analizzato dedicano particolare attenzione a ci che a loro avviso
determina il carattere delle singole lingue: il cosiddetto genio delle lingue. Ad esempio Condillac
sostiene che ogni lingua esprime il carattere del popolo che la parla: in latino i termini legati
allagricoltura portano con s unidea di nobilt che non troviamo nella nostra lingua.
Lindividuazione delle caratteristiche proprie delle lingue e dei vari gruppi di lingue alla base
della tipologia linguistica.
Capitolo 2: LOttocento
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La corrente filosofica strettamente pi legata al Romanticismo lidealismo tedesco. I principali
esponenti sono Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), Friedrich Wilhelm Schelling (1775-1854),
Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831). Il loro punto di partenza la revisione critica del
sistema filosofico di Kant (1724-1804). Kant nella Critica della ragion pura si pose il problema delle
possibilit e dei limiti della conoscenza umana: noi conosciamo soltanto ci che possiamo
conoscere in base allorganizzazione della nostra intuizione sensibile e del nostro intelletto. La
cosa in s, cio la realt esterna, inaccessibile alla nostra conoscenza. Questa concezione
limitativa della conoscenza umana fu respinta dai filosofi idealisti che cercarono di creare un
sistema unitario, in cui non esista la contrapposizione tra cosa in s e fenomeno. Fichte afferm
che questo principio costituito dallIo, inteso come attivit spirituale; Schelling sostenne
unidentit assoluta tra lo spirito in noi e la natura fuori di noi; Hegel concep lintera realt come
dovuta allo sviluppo dialettico di forze contrapposte (tesi e antitesi) che trovano la loro
coincidenza in ununit superiore (sintesi), che in un secondo momento dialettico diventa tesi, fino
alla sintesi definitiva. Una caratteristica dei sistemi idealisti la concezione della filosofia come
forma particolare di conoscenza superiore a quella fornita dalla scienza.
Unaltra corrente filosofica il positivismo, il cui fondatore Auguste Comte (1798-1857). Questa
corrente rifiuta di considerare la filosofia come una forma di conoscenza superiore alle altre ed
assume come punto di partenza dellindagine filosofica i risultati scientifici. I positivisti non
pretendono di giudicare le scienze, ma vogliono definirne i metodi e coglierne le relazioni.
Un elemento comune tra idealismo e positivismo la visione di pensiero umano nel suo sviluppo
storico (storicismo).
NellOttocento la linguistica si separ abbastanza nettamente dalla logica. Le lingue vengono
concepite come entit storiche soggetto a cambiamento, mentre la logica viene intesa come puro
calcolo formale, analogo ai sistemi matematici. Questo distacco tra la linguistica e la logica avr
delle conseguenze negative per entrambe le discipline: la prima non comprender lutilit degli
strumenti formali elaborati dalla logica, la quale si disinteresser sempre di pi dallanalisi del
linguaggio naturale.
Le discipline che invece attrassero linteresse dei vari linguisti dellOttocento furono quelle
biologiche: lanatomia comparata e le teorie evoluzionistiche. Lanatomia comparata, il cui sviluppo
si deve a Georges Cuvier (1769-1832), quella parte della biologia che studia le correlazioni tra gli
organi delle diverse specie animali, individuandone le omologie. Due organi sono omologhi quando
derivano per discendenza diretta da una stessa struttura presente in antenati comuni delle specie
in questione. Venne presa come modello dai linguisti storico-comparativi: lindividuazione di
corrispondenze sistematiche tra strutture morfologiche o fonologiche di lingue diverse fece
ipotizzare la loro derivazione da una stessa lingua madre. Levoluzione della specie fu sostenuta
da Jean-Baptiste Lamarck (1744-1829) e da Charles Darwin (1809-1882). Il mutamento delle
specie biologiche dovuto alla discendenza con modificazioni: selezione naturale. In linguistica
queste teorie ottennero un notevole successo, tanto che il linguista Schleicher le interpret come
una conferma della propria concezione della storia del linguaggio.
LOttocento anche il secolo in cui nascono la psicologia e la sociologia. Entrambe hanno chiari
rapporti con la linguistica: la prima in quanto il linguaggio ha un aspetto mentale, la seconda in
quanto il linguaggio ha una evidente funzione sociale.
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Il termine indoeuropeo fu coniato nel 1813 da Thomas Young (1773-1829). Ma come si potuto
delimitare li famiglia linguistica indoeuropea? A partire dalla seconda met del Settecento lIndia
era passata sotto il controllo dellInghilterra. Cominci, cos, ad essere noto il sanscrito, la lingua
della religione ind, che fino a pochi anni prima era stata proibita agli occidentali dalla casta
sacerdotale, che finalmente inizi ad essere studiato. Lo studio del sanscrito da parte degli
occidentali mise in luce la sua notevole somiglianza con le lingue europee, in particolare con quelle
antiche (latino e greco). Dato lisolamento della cultura indiana rispetto a quella europea tale
somiglianza non poteva essere spiegata come effetto di contatti, di conseguenza era ragionevole
pensare che fosse frutto di unorigine comune. Questa ipotesi si deve a Sir William Jones (1746-
1794), le cui intuizioni furono dimostrate da Franz Bopp (1791-1867).
Anche il tedesco Friedrich Schlegel (1772-1829) mostr un grande interesse per il sanscrito
perch la scoperta di una lingua di attestazione anteriore al greco e al latino e che mostrava una
parentela con le lingue germaniche provava che lorigine della civilt non andava pi collocata nel
mondo classico. Tuttavia Schlegel pensava che il sanscrito fosse la lingua madre delle altre lingue
indoeuropee e vedeva lorigine della cultura europea in quella indiana. A lui si deve lassegnazione
di un nuovo significato al termine grammatica comparata, che diventa lo strumento per scoprire le
relazioni di parentela tra le varie lingue la grammatica comparata diventa storica.
Franz Bopp fu il primo studioso ad occupare la cattedra universitaria di linguistica. Egli impar il
sanscrito da autodidatta sulla base dei manoscritti conservati alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
Quando ottenne la cattedra universitaria a Berlino si dedic a lavori sistematici, il pi importante
dei quali la grammatica comparata di varie lingue indoeuropee. La differenza tra la grammatica
comparativa nata agli inizi dellOttocento e i tentativi di classificazione genealogica delle lingue il
porre a confronto non parole, ma morfemi (=unit minime dotate sia di suono che di significato). Il
sanscrito ha una struttura morfematica molto pi trasparente di quella del greco e del latino e
permette di cogliere delle relazioni tra le lingue che altrimenti rimarrebbero inspiegate. Bopp non
considera il sanscrito come la lingua madre delle varie lingue indoeuropee, ma come la pi antica
di esse e dunque come quella che rappresentava pi fedelmente la lingua madre originaria (in
realt si dimostr successivamente che in certi casi il sanscrito si differenziato dalla lingua madre
pi di altre lingue derivate) . Lo scopo di Bopp non di spiegare il significato originario delle radici
delle parole, ma di individuare in quale modo si sono combinate per dare origine alle varie parole
che si sono diffuse. Egli individua due tipi di radici: quelle verbali, da cui derivano i verbi e nomi, e
quelle pronominali, da cui derivano i pronomi, le preposizioni, le congiunzioni e le particelle. Ad
esempio analizza il verbo latino potest come pot-, -es- (radici verbali), -t (radice pronominale) =
potente-essere-egli. Da questanalisi si pu notare la somiglianza tra Bopp e la grammatica
generale del Sei-Settecento, le cui idee erano ancora vive allinizio dellOttocento. Linnovazione di
Bopp fu quella di applicare unanalisi di questo genere alla comparazione tra il sanscrito e le altre
lingue indoeuropee. Molte idee di Bopp sono state, ormai, superate (ad esempio quella in cui
ritiene che la lingua madre sia una lingua perfetta e che le lingue derivate siano una
manifestazione di decadenza), tuttavia da considerarsi il padre della grammatica comparata.
Abbiamo detto che la scoperta del sanscrito ha reso pi facile il confronto tra le forme grammaticali
e fonetiche delle diverse lingue, ma non era necessario conoscerlo per sviluppare una corretta
grammatica comparata. Cos Rasmus Rask (1787-1832), nonostante abbia imparato il sanscrito
negli ultimi anni della sua vita, deve essere considerato uno dei fondatori della linguistica storico-
comparativa indoeuropea insieme a Friederich Schlegel, a Franz Bopp ed a Jacob Grimm.
Linteresse di Rask era rivolto alle lingue nordiche, tra cui la sua lingua madre (il danese). Nel 1814
scrisse un saggio in cui confrontava tali lingue, dando particolar rilievo allantico islandese, lingua
dotata della tradizione letteraria pi prestigiosa, con altre lingue indoeuropea, ad eccezione del
sanscrito che non conosceva. Egli aveva ben chiari i principi di Schlegel e di Bopp, infatti diceva
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che la corrispondenza grammaticale un segno molto pi sicuro della parentela o dellunit
originaria. Rask, come Bopp, concentrava lanalisi sui morfemi, poneva attenzione anche sulla
realizzazione sonora di un determinato segno grafico. Egli si accorse che se nel lessico
fondamentale (nelle parole che indicano i numerali, i rapporti di parentela) di due lingue ci sono
delle coincidenze evidenti, allora c una parentela di fondo. Rask, analizzando le corrispondenze
tra le consonanti del latino e del greco da un lato e quelle dellislandese dallaltro, pur con qualche
incertezza ed imprecisione, aveva individuato quel fenomeno chiamato mutazione consonantica
germanica. Questo fenomeno descrive il comportamento delle consonanti occlusive nel passaggio
dalla lingua madre indoeuropea alle lingue del gruppo germanico:
le occlusive sorde indoeuropee diventano fricative sorde nelle lingue germaniche:
- p f ( gr. patr isl. fadir padre),
- t =th inglese ( gr. tres isl. rir tre),
- k h ( lat. cornu isl. horn corno).
le occlusive sonore indoeuropee diventano occlusive sorde nelle lingue germaniche:
- d t ( gr. dam io domo isl. tamr domestico),
- g k ( gr. gyn isl. kona donna).
le occlusive sonore aspirate indoeuropee diventano occlusive sonore non aspirate nelle lingue
germaniche:
- ph b ( gr. phr isl. ber io porto),
- th d ( gr. thre isl. dyr porta),
- ch g ( gr. chol isl. gall bile).
Rask, non conoscendo il sancrito, non era in grado di illustrare tutti i passaggi che hanno portato a
queste trasformazioni, tuttavia le corrispondenze che aveva individuato erano corrette. Il lavoro di
Rask (1814) ha preceduto quello di Bopp (1816), tuttavia lopera del secondo ebbe una maggior
diffusione, anche perch lopera di Rask era in danese, lingua poco diffusa il suo lavoro rimase
sconosciuto fino a quando fu la sua scoperta della mutazione fu riformulata in tedesco da Grimm.
Jacob Grimm (1785-1863) noto soprattutto grazie alla raccolta di fiabe popolari tedesche da lui
curata insieme al fratello Wilhelm. Questo suo lavoro mostra il suo interesse per lanalisi della
storia e delle tradizioni culturali delle popolazioni di lingua tedesca. Per quanto riguarda gli studi
linguistici si deve ricordare la Deutsche Grammatik (primo volume:1819-1822, secondo
volume:1826, terzo volume:1831, quarto volume:1827), la storia della lingua tedesca (1848) e il
progetto del grande dizionario etimologico tedesco redatto con il fratello Wilhelm. La Deutsche
Grammatik una grammatica germanica (non tedesca come potrebbe ingannare il titolo), ovvero
una grammatica storico-comparativa di tutte le lingue appartenenti a questo gruppo della famiglia
indoeuropea (dal gotico fino allinglese moderno). Il primo volume tratta della fonologia delle lingue
germaniche; i volumi successivi della morfologia, della formazione delle parole e della sintassi.
Nella seconda edizione del primo volume (1822), Grimm riprese le osservazioni gi svolte da Rask
sulla mutazione consonantica germanica. Egli colleg alla correlazione tra le consonanti del
germanico e quelle dellindoeuropeo unulteriore correlazione: quella tra le consonanti del gotico e
quelle dellantico alto tedesco. Anche Rask aveva notato la correlazione tra le consonati del gotico
e dellantico alto tedesco, ma senza porla in relazione con laltra. Grimm, trattandole insieme,
poteva interpretare la mutazione come una rotazione (immagine di un movimento circolare). Anche
Grimm fa degli errori. Innanzitutto ritiene che il gotico derivi dal latino e lantico tedesco dal gotico,
ma in realt il latino e il gotico derivano entrambi dallindoeuropeo, mentre lantico tedesco e il
gotico da una lingua non attestata, chiamata germanico comune e derivante dallindoeuropeo.
Inoltre racchiude sotto il termine aspirate suoni molto diversi tra loro (occlusive sorde aspirate del
greco, fricative del gotico e dellalto tedesco, affricate dellantico alto-tedesco). Infine non tutte le
mutazioni consonantiche che Grimm ha descritto si sono verificate nella realt (f gotica dovrebbe
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diventare b in alto-tedesco ma non avviene). Nonostante i suoi difetti si cominci a parlare di
Legge di Grimm, in particolare:
1. Prima legge di Grimm o prima mutazione consonantica per indicare le corrispondenze
tra sanscrito, latino e greco da un lato e le lingue germaniche dallaltro;
2. Seconda legge di Grimm o seconda mutazione consonantica per indicare le
corrispondenze tra gotico da un lato e lantico tedesco dallaltro.
In realt Grimm non voleva formulare una legge (= descrizione di un fenomeno privo di eccezioni),
ma aveva sostenuto che la mutazione consonantica in certi casi non si verifica. Ma il termine
Legge di Grimm pass alla storia anche se fu Rask a fare questa scoperta, tuttavia Grimm ebbe il
merito di divulgare le scoperte di Rask in una lingua (tedesco) pi diffusa del danese.
Grimm nella sua Deutsche Grammatik utilizza lapproccio storico- comparativo: partendo dai fatti
delle singole lingue giunge a risultati generali. Con Grimm la grammatica generale nata con Port-
Royal e sviluppatasi in tutto il Settecento entra in crisi perch i loro punto di vista astratto, non
tengono conto della realt effettiva della lingua che in continua evoluzione.
Per quanto riguarda la terminologia egli utilizza:
- Verbi forti (= forma pi antica della coniugazione) e verbi deboli al posto di verbi
irregolari e verbi regolari.
- Metafonia (= modificazione della vocale della radice per effetto della desinenza: Buch
bcher la vocale da posteriore diventa anteriore) e apofonia (= alternanza vocalica
tipica dei verbi forti: speak, spoke, spoken).
Wilhelm von Humboldt (1767-1835) si occupa di tematiche riguardanti sia la linguistica storica
che quella generale. Dopo la formazione classica e gli studi giuridici divenne un politico ed un
diplomatico: riformatore delluniversit, ambasciatore della Prussia e delegato di questo stato al
congresso di Vienna. Dal 1815 si ritir a vita provata dedicandosi allo studio del linguaggio. Nella
sua opera linguistica troviamo quattro tematiche:
1. La linguistica generale o teorica = esame delle questioni di fondo sulla natura e la struttura
del linguaggio;
2. La linguistica descrittiva = analisi e descrizione di molte lingue spesso appartenenti a
famiglie diverse;
3. La linguistica storico-comparativa;
4. Il confronto tra le varie lingue (quella che verr chiamata tipologia linguistica).
Le lingue possono essere classificate dal punto di vista genealogico, riunendo nella stessa classe
tutte quelle che derivano dalla stessa lingua madre, e dal punto di vista tipologico, classificando
insieme tutte le lingue che presentano le stesse caratteristiche strutturali. Mentre la classificazione
genealogica conobbe uno straordinario sviluppo grazie ai lavori di Schlegel, di Bopp, di Rask e di
Grimm, la classificazione tipologica si svilupp nello stesso periodo. Humboldt ha un ruolo
fondamentale allinterno delle discussioni sulla tipologia linguistica. La sua opera pi importante
lintroduzione alla sua trattazione del kawi, la lingua sacra allisola Giava, e si riferisce alla diversit
delle lingue umani. Per Humboldt luomo uomo solo grazie al linguaggio, quindi il linguaggio non
qualcosa che stato inventato in un certo momento della storia. Infatti non stata trovata
nessuna lingua con una grammatica in sviluppo lipotesi di uno sviluppo del linguaggio da una
forma elementare ad una pi matura non riceve conferma empirica. Si nota un influsso di Kant: il
linguaggio farebbe parte di quegli elementi che Kant chiamava trascendentali, cio non derivati
dallesperienza, ma senza i quali la conoscenza sarebbe impossibile. Gli elementi trascendentali
fanno parte della natura delluomo e un essere che non li dispone non un essere umano. Il
linguaggio viene definito da Humboldt come listinto intellettuale della ragione. Sostiene anche
che il linguaggio non unopera (rgon), ma unattivit (enrgeia) lunica realt linguistica
lattivit dei singoli individui parlanti, sempre diversa e mai riconducibile a categorie generali: la
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descrizione grammaticale non un reale fondamento scientifico, ma unutilit pratica. In realt
Humboldt lontano da posizioni di questo genere in quanto tende a conciliare le opposizioni: il
linguaggio come attivit non esclude affatto che possa essere analizzato con gli strumenti della
grammatica perch altrimenti sarebbe impossibile coglierne la natura. La grammatica generale
viene utilizzata come strumento per la comparazione tra le lingue. Per Humboldt il linguaggio
lorgano formativo del pensiero: inizia ad utilizzare la nozione di forma linguistica interna (innere
Sprachform). Il linguaggio non si limita a rispecchiare la realt: la parola una copia non
delloggetto in s, ma dellimmagine che questo ha prodotto nellanima (=forma linguistica interna
riferita al linguaggio generale, cio come rapporto tra linguaggio e realt). Ogni lingua per delinea
questo rapporto con la realt in modo diverso (=forma linguistica interna riferita ad una singola
lingua e al suo rapporto tra linguaggio e realt). Ogni lingua organizza i propri mezzi espressivi in
modo diverso (= forma linguistica interna riferita al principio formativo di ogni lingua tipologia).
Anche Friedrich Schlegel aveva anticipato la tipologia linguistica quando aveva suddiviso le
lingue in:
organiche, le cui varie forme grammaticali sono prodotte da uno sviluppo organico della radice
e che si manifesta sia nella variazione vocalica interna (apofonia) sia nel sistema di suffissi e
desinenze;
meccaniche, caratterizzate da una giustapposizione di monosillabi isolati (ex. Cinese).
Era una classificazione genealogica e tipologica insieme in quanto le lingue organiche erano
quelle indoeuropee e nelle lingue meccaniche erano comprese le lingue pi disparate (diverse sia
dal punto di vista genealogico che quello delle caratteristiche strutturali); inoltre tra le stesse lingue
indoeuropee esistono notevoli differenze: classificazione rozza.
Il fratello August Wilhelm Schlegel propone una classificazione tipologica pi raffinata,
suddividendo le lingue in:
senza struttura grammaticale (chiamate poi da Humboldt isolanti)
con affissi (chiamate poi da Humboldt agglutinanti)
flessive = lingue indoeuropee suddivise a loro volta in:
- Sintetiche: lingue che esprimono i rapporti sintattici attraverso desinenze e variazioni
tematiche lingue indoeuropee antiche, come il latino.
- Analitiche: lingue che utilizzano larticolo prima del sostantivo, esprimono il pronome
prima del verbo, hanno i verbi ausiliari, utilizzano le preposizioni lingue indoeuropee
moderne, come litaliano.
Sebbene questa classificazione presenta forti limiti (nessuna lingua nettamente inquadrabile in
una dei tre tipi) aveva un notevole valore pratico.
Una classificazione alternativa viene proposta da Bopp, il quale era convinto che le varie forme
verbali indoeuropee nascevano dalla composizione di radici diverse. La sua classificazione
quindi tripartita e coincide solo parzialmente con quella di Schlegel:
lingue con radici monosillabiche e senza capacit di composizione, quindi senza
organismo, senza grammatica cinese;
lingue con radici monosillabiche e capaci di composizione lingue indoeuropee;
lingue con radici bisillabiche e formate obbligatoriamente da tre consonanti, che
esprimono il significato fondamentale lingue semitiche.
In questa classificazione le lingue indoeuropee non hanno un ruolo privilegiato. Non cerano motivi
per preferire luna o laltra classificazione, ma fu quella di Schlegel a prevalere.
Ritornando a Humboldt, molte storie della linguistica sostengono che egli abbia adottato la
classificazione di Schlegel aggiungendovi un quarto tipo: le lingue incorporanti o polisintetiche =
lingue in cui una sola parola racchiude tutte le relazioni grammaticali di una frase lingue
amerindiane. Certamente Humboldt riconobbe il tipo incorporante e invent il nome, ma il suo
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contributo alla tipologia linguistica, incompreso dai linguisti successivi, non si limita a questo. Egli
distinse i vari tipi possibili di parantela linguistica:
Lingue che appartengono allo stesso ceppo in cui constatiamo una somiglianza di concrete
forme grammaticali = parentela genealogica;
Lingue che appartengono alla stessa area che non hanno tale somiglianza di forme
grammaticali, ma condividono una parte del lessico = parentela linguistica areale;
Lingue che appartengono alla stessa classe in quanto non hanno in comune n forme
grammaticali n lessico, ma mostrano affinit dal punto di vista della forma linguistica =
parentela linguistica tipologica;
Lingue che non condividono n forme grammaticali, n lessico, n forma linguistica, e che
sono quindi apparentate soltanto per le propriet comuni a tutte le lingue umane in quanto
tali.
Humboldt ha notato come non esistono lingue appartenenti ad una sola classe (non esistono
lingue solo agglutinanti, o solo flessive, ecc.) ma tutte le lingue presentano pi forme al loro
interno. Quindi non esiste la classe linguistica, ma il tipo inteso come entit astratta (novit per il
suo tempo). La tipologia di Humoldt sintattica, basata sullanalisi della frase, mentre quella dei
suo contemporanei morfologica, basata sullanalisi della parola. Esaminando il ruolo della parola
nella frase, egli si rende conto di come il tipo flessivo sia superiore agli altri perch delimita
chiaramente i limiti della parola ed esprime in modo chiaro le relazioni che legano le parole tra di
loro. Invece il tipo isolante non esprime queste relazioni; il tipo incorporante non distingue tra
parola e frase; il tipo agglutinante uno stadio intermedio. Si vede qui come Humboldt un uomo
del suo tempo: considera il tipo flessivo superiore agli altri e la famiglia linguistica che si avvicina
maggiormente a questo tipo quella indoeuropea.
Humboldt si lega al relativismo linguistico, cio allidea che ogni lingua esprima una visione del
mondo diversa a tutte le altre (da qua partiranno Sapir e Whorf). Questa teoria si lega alla nozione
di forma interna, ossia alla concezione del linguaggio come qualcosa che non rispecchia
passivamente la realt ma la organizza secondo propri schemi.
Con gli anni 30 dellOttocento alla linguistica storico-comparativa viene riconosciuto il suo statuto
scientifico e i suoi risultati iniziano ad essere presentati in forma sistematica. August Friedrich Pott
(1802-1887), alunno di Bopp, compose le Ricerche etimologiche nel dominio delle lingue
indoeuropee. Nellintroduzione dellopera sosteneva che la linguistica storico-comparativa era
ormai una disciplina autonoma avente lo scopo di ricostruire le forme fonologiche e grammaticali
della lingua madre indoeuropea. Forniva un elenco di radici da cui derivavano le parole comuni alle
varie lingue indoeuropee e indicava con sistematicit le corrispondenze fonetiche che
permettevano di giustificare una fonologia ricostruita. Si era accorto che i mutamenti delle lettere
avvengono seguendo delle leggi naturali e coinvolgono suoni prodotti dagli stessi organi o dotati di
caratteristiche simili. Ad esempio s e r sono entrambe prodotte da una forte vibrazione dellaria; s e
h sono entrambe sibilitanti; h e r non hanno nulla in comune se alla r di una parola latina
corrisponde una h nella parola persiana allora si pu supporre che entrambe derivino da una s
sanscrita. Quindi secondo Pott per dimostrare il legame etimologico tra due parole necessario
trovare una corrispondenza sistematica tra i suoni e individuare le tappe che dal suono originario
hanno condotto a quelli osservati. Pott fu il primo a formulare le corrispondenze tra i suoni delle
varie lingue indoeuropee in forma di tabelle sistematiche ed a lui che risale la formulazione della
legge di Grimm, ossia lindicazione completa e sistematica di quali consonanti sanscrite, greche e
latine corrispondono a quelle delle lingue germaniche.
Intorno alla met dellOttocento aumentarono il numero delle lingue che venivano riconosciute
appartenenti alla famiglia indoeuropea e cominciavano ad essere studiate con i metodi della
grammatica storico-comparativa: Diez pubblica la grammatica delle lingue romanze (1836-44),
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Miklosich quella delle lingue slave (1852-74); nascono la filologia romanza e quella slava; Zeuss
pubblica una grammatica celtica; Bopp aveva dimostrato che le lingue celtiche, lalbanese e
larmeno appartenevano alla famiglia indoeuropea. In questi anni si era stabilito che la famiglia
linguistica indoeurope conteneva: indiano (sanscrito), iranico, armeno, greco, albanese, italico
(lingue romanze + latino), slavo, baltico, germanico, celtico. Nel Novecento furono aggiunte il
tocario e lanatolico, lingue fino a quel momento sconosciute.
August Schleicher (1821-1868), professore a Praga e a Jena, pu essere considerato come il
sistematizzatore della linguistica storico-comparativa indoeuropea. Egli chiarific i rapporti tra
lingua originaria e lingue derivate nella famiglia linguistica indoeuropea: stabil che il sanscrito non
la lingua madre delle lingue indoeuropee ma una lingua sorella delle altre, anche se era
convinto che il sanscrito fosse la lingua che rispecchiava pi da vicino lo stato della lingua
originaria. Ricostruisce le forme della lingua madre segnalandole con lasterisco (*) essendo
consapevole che vi differenza tra forme effettivamente attestate e forme ricostruite. Come Bopp
era convinto che le forme verbali indoeuropee derivano dalla combinazione di radici
originariamente autonome e che la derivazione delle lingue indoeuropee dalla lingua originaria sia
stato un processo di una sempre maggiore semplificazione e dunque decadenza. Ipotizz che
quella fase di decadenza (fase storica) fosse stata preceduta da una fase di sviluppo (fase
preistorica): in origine lindoeuropeo sarebbe stato di tipo isolante, poi sarebbe diventato
agglutinante ed infine flessivo; nella fase storica le lingue indoeuropee avrebbero perso
progressivamente le loro caratteristiche flessive (influsso della filosofia hegeliana). Questa
concezione schleicheriana verr molto criticata dai linguisti della generazione successiva, mentre
inizialmente viene accettata. Ad esempio George Curtius affermava che esistono due periodi nella
storia del linguaggio: uno di organizzazione (=unit indoeuropeo originario) e di formazione
(=molteplicit differenziazione nelle varie lingue indoeuropee); tuttavia non giudica di
decadenza il secondo periodo, anche se sosteneva che il mutamento fonetico consiste sempre
nella perdita e mai nellaggiunta di suoni.
Per rappresentare i rapporti tra le varie lingue indoeuropee Schleicher elabora il modello
dellalbero genealogico: pone alla radice dellalbero la lingua originaria (lindoeuropeo) che a mano
a mano si ramifica in modo binario.
Questo modello fu fortemente criticato: il fatto che si ramifichi in modo binario appare come una
forzatura (non vi sono prove sufficienti per motivare questa scelta); la scelta di non far incrociare i
rami esclude la possibilit che lingue appartenenti a rami diversi possano avere elementi in
comune (oltre a quelli dovuti alla lingua madre). Johannes Schmidt (1843-1901), allievo di
Schleicher, critic il modello dellalbero genealogico e propose una nuova immagine dei rapporti
tra le lingue indoeuropee. Secondo lui era irrealistico ipotizzare che queste lingue derivino da fonti
diverse senza alcun rapporto le une con le altre, a parte gli element posseduti in lingua originari.
Cos decise di sostituire il modello dellalbero genealogico con la teoria delle onde che si
propagano in cerchi concentrici i quali si affievoliscono via via che si allontanano dal centro. Le
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varie lingue indoeuropee rappresentano una sorta di continuum in cui una trapassa lentamente
nellaltra solo con piccole modificazioni. Comunque non negava che, in certi casi, esistevano
confini linguistici netti, dovuti al fatto che una determinata lingua ha preso il sopravvento su quelle
vicine e le ha rimpiazzate.
Quale dei due modelli risulta pi adeguato? Ancora oggi la disputa non risolta: entrambi sono
insufficienti in se stessi, ma utili per illustrare i vari rapporti tra le lingue indoeuropee. Lalbero
genealogico conserva un innegabile valore pratico; la teoria delle onde mostra pi realisticamente
le sovrapposizioni parziali di fenomeni.
La concezione che Schleicher ha delle lingue di derivazione naturalistica in quanto considera il
linguaggio come un oggetto naturale o entit biologica. Secondo lui le lingue sono organismi
naturali che, senza essere determinabili dal volere delluomo, sono sorti, cresciuti e sviluppati
secondo leggi fisse (influsso di Darwin Lorigine delle specie 1859). Infine Schleicher restringe il
dominio della linguistica alla fonologia e alla morfologia (= ambiti della grammatica storico-
comparativa), mentre afferma che la sintassi e la stilistica appartengono alla filologia. Con la
concezione naturalistica egli tenta di dare una giustificazione del carattere regolare delle
corrispondenze linguistiche individuate dalla grammatica comparata.
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Le analisi di Becker sono estremamente importanti per la storia della grammatica. Egli elabor
anche una classificazione delle frasi subordinate che ebbe molto successo. Il problema delle frasi
subordinate era stato al centro dellattenzione della Societ di studiosi di Francoforte per la lingua
tedesca: ad esempio Simon Heinrich Adolf Herling (1780-1849) aveva distinto le frasi subordinate
in sostantive, aggettive e avverbiali (stessa funzione di un sintagma nominale, di un aggettivo e di
un avverbio). Becker inizialmente adott questa classificazione, ma si rese conto che non ci pu
essere coincidenza tra funzioni grammaticali e classi di parole (un nome pu essere sia soggetto
che oggetto, cos come una frase sostantiva pu avere sia funzione di soggetto che di oggetto)
a Becker si attribuisce la distinzione tra analisi grammaticale e analisi logica. La classificazione
delle frasi subordinate adottata nelle grammatiche odierne combina le due classificazione di
Herling e di Becker.
Heymann Steinthal (1823-1899) influenz, pi di quello che si pensa, i neogrammatici. Secondo
Steinthal lorigine e lo sviluppo del linguaggio sono momenti dello sviluppo delle capacit
intellettive dellindividuo, anche se non bisogna dimenticare laspetto sociale del linguaggio, in
quanto gli individui appartenenti ad una stessa comunit utilizzano la stessa lingua e le varie
comunit parlano lingue diverse tra loro. Il termine etnolinguistica stato coniato da Steinthal per
mostrare la natura sociale, oltre che individuale, del linguaggio e le differenze tra le varie lingue.
Egli elabor anche un sistema di tipologia linguistica diverso da quello di Humboldt. Il suo pensiero
una sintesi originale di alcuni aspetti dell linguistica di Humboldt, della filosofia di Hegel e della
psicologia di Herbart. La polemica di Steinthal contro la grammatica generale condotta contro
qualunque impostazione logicizzante nello studio del linguaggio (in particolare contro Becker).
Linguaggio e pensiero non coincidono: si pu pensare senza ricorrere alla parole (ex. sordomuti)
la logica come scienza del pensiero corretto non pu identificarsi con la grammatica. Questo
dimostrato anche dal fatto che i principi in base ai quali un logico o un grammatico giudicano la
buona formazione delle varie frasi sono totalmente diversi: il grammatico si preoccupa delle
relazioni di accordo, il logico della coerenza dei pensieri espressi. Se quindi non si pu fondare la
linguistica sulla logica, come faceva la grammatica generale, Steinthal propone di fondarla sulla
psicologia. Per quanto riguarda lorigine del linguaggio, Steinthal sostiene che il bisogno di
comunicazione non condurrebbe mai al linguaggio, ma il linguaggio, una volta scaturito dallo
sviluppo della mente individuale, diventa strumento di comunicazione (influsso di Humboldt). Egli
non considera il linguaggio come una capacit innata, ma assume una posizione intermedia tra chi
sostiene che le idee fondamentali della conoscenza umana sono innate e chi afferma che sono
acquistite. Queste idee fondamentali, tra cui vi il linguaggio, non sono analoghe agli istinti
animali, ma non sono nemmeno formate in modo cosciente: esse vengono acquisite
istintivamente. I livelli della forma interna sono:
1. Primo livello = interiezioni + onomatopea, intesa come legame del suono con lintuizione
le espressioni linguistiche formano un tutto indivisibile, non analizzabile in parole.
2. Secondo livello = distinzione tra soggetto e predicato.
3. Terzo livello = completo allontanarsi del linguaggio dal suo originario aspetto
onomatopeico.
Nella ricostruzione dello sviluppo del linguaggio operata da Steinthal si fondano ipotesi e pensieri
diversi: origine onomatopeica = studiosi settecenteschi; nozione di forma interna = Humboldt;
procedere per triadi = Hegel. Per descrivere il linguaggio allo stato maturo ricorre alla psicologia di
Herbart. Le nozioni chiave di questa psicologia da lui utilizzate sono quelle di rappresentazione (=
contenuti mentali, come le immagini derivate dai nostri sensi, ecc.) e meccanica psichica (=
associazione tra i contenuti mentali). Lo spazio della nostra coscienza per ristretto e pu
contenere solo un numero limitato di rappresentazioni: quando si aggiungono rappresentazioni
nuove, quelle vecchie sono rimosse e cadono al di sotto di quella che chiamata soglia della
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coscienza; in situazioni favorevoli le rappresentazioni rimosse possono superare nuovamente la
soglia della coscienza. La ristrettezza della coscienza ha conseguenze decisive sulla natura del
linguaggio: aspetto seriale del linguaggio. Per spiegare la diversit del linguaggio egli affianca alla
psicologia generale letnolinguistica (psicologia delluomo sociale o della societ umana), che, oltre
ad avere la funzione di disciplina ausiliaria della linguistica, si occupa di tutti quei fenomeni
descrivibili in base alle interrelazioni tra gli individui allinterno di una comunit, come la morale, la
religione, ecc. La distinzione fondamentale operata da Steinthal quella tra lingue prive di forma
e quelle dotate di forme; allinterno di queste due classi principali sono individuate delle
sottoclassi. Cosa distinguono tali lingue?
lingue prive di forma (lingue uralo-altaiche e amerindiane) esprimono le relazioni
grammaticali tramite parole materiali.
lingue dotate di forme (lingue semitiche e indoeuropee) esprimono le relazioni
grammaticali tramite la flessione.
La classificazione di Steinthal fu chiamata psicologica, contrapposta a quella morfologica di
Schlegel, anche se presentano degli elementi in comune: fanno coincidere le classi tipologiche con
le famiglie linguistiche, le lingue sono disposte su una specie di scala di valore (le lingue flessive e
quelle dotate di forma sono considerate superiori alle altre). Con il progresso della tipologia
linguistica queste concezioni vennero abbandonate: si ammetter che lingue di tipo diverso posso
appartenere alla stessa famiglia linguistica e che non esistono lingue pi sviluppate di altre.
Franz Misteli (1841-1903) fu il diretto continuatore di Steinthal. Gabriel Girard (1677-1748) e
Beauze avevano distinto tra lingue analogiche, in cui lordine delle parole rispecchia quello dei
pensieri (come francese, italiano, spagnolo), e quelle traspositive, in cui non c alcun
rispecchiamento tra ordine delle parole e dei pensieri (come greco, latino, tedesco). Henri Weil
(1818-1909) lantecedente pi importante della tipologia dellordine delle parole e critica la
classificazione di Girard-Beauze perch ritiene che il cammino sintattico non coincida con quello
delle idee (idea=qualunque tipo di contenuto mentale). Egli sostituisce alla distinzione tra lingue
analogiche e lingue traspositive quelle tra lingue a costruzione libera (come il greco antico e il
latino) e a costruzione fissa, in cui troviamo lordine SVO come il francese, litaliano, lo spagnolo e
quello SOV come il turco, il tedesco. Per spiegare questi diversi ordini nelle lingue a costruzione
fissa, Weil sostiene che esistono due diversi tipi di costruzione: la costruzione ascendente, dove
la parola dipendente precede la parola reggente, e la costruzione discendente in cui lordine
inverso. Egli non identifica nessuno di questi due tipi con una determinata lingua o una
determinata famiglia linguistica, ma sostiene che entrambi possono combinarsi allinterno della
stessa lingua producendo sistemi differenti. Anche Weil, come Steinthal, dispone le lingue su una
scala di valore: la costruzione ascendente e discendente sono considerate sullo stesso livello,
tuttavia una lingua pi perfetta se fa ricorso ad entrambi i tipi.
Idee simili a quelle di Weil furono elaborate da Georg von der Gabelentz (1840-1893), a cui si
deve linvenzione del termine tipologia linguistica. Egli afferma che la linguistica comparata si
divide in due parti:una genealogica e una etnopsicologica; lo scopo di questultima esporre quale
pu essere il rapporto dellespressione linguistica con i concetti o i pensieri da esprimere.
Abbandona la concezione della tipologia linguistica come una scala di valore sulla quale collocare
le diverse lingue: dimostra come molte delle caratteristiche che dovrebbero dimostrare la
superiorit delle lingue indoeuropee non sono una loro esclusiva e che altre caratteristiche di
queste stesse lingue potrevvere essere una manifestazione di inferiorit. Gabelentz va alla ricerca
di nessi tra la struttura di una lingua e lo spirito dei popoli che la parlano accetta lidea di un
rapporto inscindibile tra caratteristiche di una lingua e caratteristiche dei suoi parlanti. La sua
analisi dellordine delle parole molto simile a quella di Weil: analizza la frase in soggetto
psicologico, ci verso cui lemittente dirige lattenzione del destinatario (=tema del discorso, pu
20
non coincidere con il soggetto), e predicato psicologico, ci che lemittente fa pensare al
destinatario a proposito del soggetto psicologico.
Lopera di Weil e di Gabelentz non ebbe un impatto particolare sui linguisti della loro
generazione: la fama di Weil era legata alla sua attivit di filologo classico, mentre Gabelentz mor
prematuramente. Limportanza del loro lavoro emersa successivamente.
Nella seconda met dellOttocento il linguaggio inizia ad essere concepito come fenomeno sociale
e comunicativo (linguistica come scienza storica e sociale). Tra gli studiosi che hanno sostenuto
tali concezioni troviamo William Dwight Whitney (1827-1894) e Michel Bral (1832-1915),
entrambi, studiosi di linguistica storico-comparativa, sottolinearono la necessit di una riflessione
teorica generale sul linguaggio. Whitney critica le concezioni di Humboldt secondo le quali il
linguaggio non ha avuto origine da esigenze comunicative. Le concezioni di Whitney possono
essere definiti socio-comunicative: il linguaggio lespressione che mira alla comunicazione. Egli,
in contrapposizione a Steinthal, ritiene che sia un errore voler fondare la linguistica sulla
psicologia. Il linguaggio arbitrario (=possono essere create infinite parole funzionali) e
convenzionale (=la corrispondenza tra significato e significante dipende dalla scelta della societ a
cui appartiene il parlante): questo ci che lo distingue dai linguaggi animali che sono istintivi.
Secondo Whitney, il linguaggio ha avuto origini dai gridi naturali degli essere umani posizione
simile a quella di Condillac. Whitney si contrappone anche a Schleicher poich rifiuta lesistenza di
due epoche nella storia del linguaggio, una di sviluppo e una di decadenza. Egli sostiene che
esiste una differenza di grado tra le varie lingue e che la storia del linguaggio mostra unevoluzione
da stadi pi primitivi a quelli pi sviluppati (=Schhleicher). Afferma che le lingue indoeuropee sono
superiori alle altre grazie alla loro maggior capacit di creare dei nomi astratti; egli comunque
esclude ogni implicazione razzista in quanto osserva che non bisogna confondere lingue e razze e
che la superiorit linguistica di cui parla acquisita e non innata. Per Bral la linguistica una
scienza storica, non naturale, in quanto il linguaggio un atto delluomo, non esiste allinfuori
dellattivit delluomo. Anchegli, come Whitney, convinto della funzione comunicativa del
linguaggio. Nel 1897 pubblica il volume Semantica, che lo rese famoso: un trattato di linguistica
storica che volutamente trascura i mutamenti fonetici e si concentra sui mutamenti di significato. Il
termine semantica fu coniato da Bral in opposizione a fonetica. Nella prima parte dellopera
contrappone le leggi intellellettuali del linguaggio alle leggi fonetiche. Tra le leggi intellettuali
troviamo:
legge di specialit = spiega il passaggio dalla fase sintetica alla fase analitica delle
lingue;
legge di suddivisione = si intende il fatto che parole derivate dalla stessa radice
assumono nel tempo significati specifici.
Anche il fenomeno dellanalogia ricondotto da Bral alleffetto delle leggi intellettuali del
linguaggio. La sua posizione quindi opposta a quella di Curtius e di Schleicher, ma vicina a
quella uniformista della geologia dellOttocento. Infatti sostiene che la storia della lingua mostra
non solo una perdita ma anche acquisizione di forme: ad esempio linfinito e il passivo sono
acquisizioni recenti delle lingue indoeuropee come Whitney respinge la teoria delle due epoche
nella storia del linguaggio. Nella seconda parte esamina i casi di restringimenti e di ampliamento
del senso delle parole, il ruolo della metafora nella storia del linguaggio, polisemia ecc. Quasi tutta
la terza parte del volume dedicata allesame di vari fenomeni di mutamento sintattico, come la
nascita dei pronomi relativi ecc. Il linguaggio umano caratterizzato da un elemento di
soggettivit ineliminabile, che si realizza soprattutto nei modi verbali e nellopposizione della terza
persona (richiami a Benveniste). Egli appoggia la teoria di Bopp sullorigine delle forme
indoeuropee dalla combinazione di radici indipendenti proprio quando molti suoi contemporanei
lavevano abbandonata.
21
2.4 La linguistica storico-comparativa tra fine Ottocento e primo Novecento (pag. 142-177)
Karl Brugmann (1849-1919) e Berthold Delbrck (1842-1922) appartenevano alla scuola
linguistica nota come neogrammatici (Junggrammatiker=grammatici giovani). Negli anni 70
dellOttocento vi furono tre grandi scoperte:
1. Nasali sonanti, scoperta da Brugmann. Confrontiamo i numerali sette e dieci in latino e in
greco: rispettivamente septem-hept, decem-dka: entrambe le coppie sono
evidentemente imparentate luna allaltra, ma mostrano delle differenze. Una di queste
facilmente spiegabile: la sibilante s di septem corrisponde allaspirazione iniziale di hept.
Come si spiega invece il fatto che a em finale latina corrisponda a greca? Normalmente
alle a ed e latine corrispondono in greco queste stesse vocali. Brungmann ipotizza che em
ed a derivano da un suono particolare posseduto dalla lingua madre e sviluppatosi in
maniera diversa nelle altre lingue: la nasale sonante, cio una m o una n formanti da sole
un nucleo tematico. Questa nasale, impronunciabile nelle lingue derivate, avrebbe
sviluppato una vocale dappoggio: alcune lingue avrebbero conservato sia la nasale che la
vocale dappoggio (come il latino), altre solo la vocale (come il greco). Questa
corrispondenza confermata da altri casi analoghi. Brungamm espose la sua ipotesi (oggi
accettata) sulla rivista diretta da Curtius, approfittando di un suo periodo di assenza
dalluniversit. Curtius, al suo ritorno, fece sospendere la pubblicazione della rivista. Con
questo episodio inizia la rivolta di questo gruppo di giovani linguisti contro quelli della
generazione precedente.
2. Legge delle palatali, scoperta contemporaneamente da diversi studiosi, ma fu Hermann
Collitz (1855-1935) a pubblicarla per primo (egli non apparteneva al gruppo dei
neogrammatici). Come si spiega che nel sanscrito davanti alla vocale a vi alternanza tra
k e c? Anche in questi casi esiste una corrispondenza regolare tra il sanscrito e le altre
lingue indoeuropee: dove il sanscrito ha c davanti ad a, tale a corrisponde in greco e latino
ad una e, mentre dove il sanscrito ha k, alla a sanscrita corrisponde in latino e in greco una
a o una o. Queste corrispondenze tra sanscrito (e lingue iraniche) da un lato e latino (greco
e altre lingue europee) dallaltro si spiegano bene ipotizzando che le lingue del primo
gruppo abbiano mutato il loro sistema vocalico rispetto a quello della lingua madre
indoeuropea: le tre vocali a, e, o di questa lingua si sono fuse inunica a nel sanscrito e
nelle altre lingue del gruppo indo-iranico. Nelle lingue di questultimo gruppo, il suono
velare originario k si dapprima mutato nel suono palatale [] davanti alla vocale palatale
e, mentre ha continuato ad essere pronunciato [k] davanti alla vocale velare o e alla vocale
centrale a. Questa spiegazione mostrava che il sanscrito non la lingua pi antica e meno
decaduta rispetto alle altre della famiglia indoeuropea; anchessa soggetta a mutamenti
tanto quanto le sue sorelle (il greco pi vicino alla lingua madre per quanto riguarda il
sistema vocalico). In questo modo declinava anche lidea di una storia del linguaggio divisa
in due epoche, una di progresso e una di decadenza.
3. Legge di Verner, scoperta da Karl Verner nel 1877. La legge di Grimm presentava delle
eccezioni: dove in latino e in sanscrito abbiamo una t, in gotico abbiamo a volte un suono
sordo (come in broar fratello), a volte un suono sonoro (come in fadar padre). Verner
esamin le due parole in vedico bhrtar e pitar e si accorse che nella prima parola laccento
sulla prima sillaba e quindi precede la t; nella seconda parola sulla seconda sillaba e
quindi segue la t. Dato che si pensa che la posizione dellaccento nel vedico fosse la stessa
della lingua madre indoeuropea, Verner ipotizz che tale posizione avesse avuto un ruolo
determinante nel mutamento delle consonanti occlusive dallindoeuropeo al germanico e
formul la legge: nel passaggio dallindoeuropeo alle lingue germaniche, le occlusive sorde
22
indoeuropee diventano dapprima fricative sorde; tali fricative sorde diventano sonore se
laccento le segue, mentre rimangono sorde se laccento le precede.
Queste leggi rendevano la linguistica una scienza esatta regolata da leggi le cui eccezioni si
rivelano solo apparenti. Cos la scuola neogrammatica introdusse il concetto di legge fonetica.
I neogrammatici furono influenzati dalla concezione psicologistica del linguaggio elaborata da
Steinthal. Quindi non consideravano, al contrario di Schleicher, la linguistica come scienza
naturale ma come scienza dello spirito: nel doppio senso di scienza psicologica e di scienza
storica. Essi inizialmente concepivano le leggi fonetiche come analoghe a quelle delle scienze
naturali, non le consideravano tuttavia estranee allindividuo, ma al contrario come una
descrizione di processi psicologici inconsci che guidano lattivit linguistica. Queste posizioni
sono espresse nella prefazione di Osthoff e di Brugmann del 1878 alla rivista Morphologische
Untersuchungen, che considerato il manifesto dei neogrammatici. In questo lavoro,
Brugmann (Osthoff aveva soltanto sottoscritto la prefazione) si lamenta di come fino a quel
momento si fossero analizzate solamente le lingue e poco i parlanti: convinto che se la
linguistica storica e la psicologia collaborassero pi strettamente si schiuderebbero nuovi punti
di vista. Critica il fatto che la linguistica storica si sia interessata soprattutto alle fasi antiche
delle lingue indoeuropee, trascurando le fasi moderne e i dialetti. In realt anche i
neogrammatici si interessarono principalmente dell fasi antiche della lingua e la contraddizione
tra ci che dicevano e facevano era stata messa in evidenza dai loro avversari. Ma grazie a
loro che i dialetti oggi sono considerati come entit sullo stesso piano delle lingue da cui si
differenziano solo per motivi di ordine storico e sociale. Inoltre sottolineava ci che li
contrapponeva a Schleicher:
1. Le lingue non sono entit biologiche estranee alluomo, ma elementi della sua psiche;
2. Non si pu parlare di un periodo di progresso e uno di decadenza nella storia del
linguaggio.
Su queste premesse egli formulava i principi della scuola neogrammatica:
1. Ineccepibilit delle leggi fonetiche. Ogni mutamento fonetico, fino a dove procede
meccanicamente, si compie secondo leggi ineccepibili; la direzione del moto fonetico
sempre la stessa, salvo che subentri una scissione dialettale. Le leggi fonetiche non
ammettono eccezioni, le quali sono tutte spiegabili in base allazione di altri fattori. Se un
suono muta in due diversi, significa che la lingua madre si sta differenziando in una o pi
variet, dialetti.
2. Analogia. Lanalogia venne utilizzata dai neogrammatici per spiegare vari fenomeni che
sembrano contraddire il primo principio. Per esempio, in base alle leggi fonetiche nel
passaggio dal latino allitaliano la latina si trasforma nel dittongo ie solo se in posizione
accentata: pde(m) piede; pdale(m) pedale. Perch si ha chiede, in cui ie- in
posizione accentata, e chiediamo, in cui lo stesso dittongo in posizione atona? La
seconda delle due forme stata costruita in base allanalogia con la prima.
I neogrammatici, al contrario di quello che si pensato per molto tempo, dedicarono una buona
parte della loro attivit scientifica alla riflessione teorica sul linguaggio. Paul fu il maggiore teorico
della scuola neogrammatica. Egli distingue due tipi di scienze: quelle nomotetiche, in cui manca
un qualsiasi riferimento allo sviluppo o evoluzione, e quelle storiche. La linguistica o scienza dei
principi una scienza storica che contiene una componente nomotetica essenziale, ossia la
componente psicologica. La psicologia ha unicamente per soggetto lindividuo non si pu
parlare di etnopsicologia. Infatti una connessione tra stati e processi mentali si verifica soltanto
allinterno della mente dellindividuo. A suo parere i problemi di cui si deve occupare la linguistica
generale sono:
1. Il modo in cui si realizza lattivit linguistica;
23
2. Lapprendimento del linguaggio;
3. Il mutamento delle lingue nel tempo;
4. La frammentazione delle lingue in dialetti;
5. Lorigine del linguaggio.
Questi problemi possono essere risolti solo in termini di psicologia individuale, in quanto
lorganizzazione mentale e corporea di tutti gli uomini fondamentalmente la stessa (uniformit
costituzionale degli individui). Linterazione tra gli individui produce ci che Paul chiama uso
linguistico, ovvero quegli aspetti dellattivit linguistica individuale che non sono condivisi da una
pluralit di parlanti. Luso sempre secondario rispetto allattivit linguistica dellindividuo, che
lunica realt effettiva. Secondo Paul, uno dei meriti di Steinthal quello di aver posto in rilievo
limportanza degli elementi inconsci del linguaggio. Lanalisi della dinamica delle rappresentazioni
linguistiche alla base del concetto di analogia cos come inteso dai neogrammatici. Le varie
entit linguistiche si riuniscono in gruppi formali e in gruppi materiali: i primi sono costituiti dalla
somma di tutti i nomi di azione ecc.; i secondi dalle associazioni di significati parzialmente simili.
Lincrocio dei gruppi formali con i gruppi materiali d luogo ai gruppi proporzionali: ad esempio il
latino mensa:mensam:mensae=hortus:hortum:horti. Questi gruppi proporzionali sono responsabili
della maggior parte dei fenomeni analogici. Il potere creativo dellanalogia non agisce soltanto in
campo fonologico, morfologico e lessicale, ma anche in quello sintattico. Lanalogia quindi il
meccanismo fondamentale del funzionamento del linguaggio.
I neogrammatici non negarono mai esplicitamente che una lingua madre indoeuropea fosse
esistita, ma, a differenza dei loro predecessori, non cercarono di costruire in base ad essa ipotesi
sui presunti parlanti di questa lingua, sulla loro sede originaria o sulla loro cultura. Essi quindi
mostrarono assai poco interesse per la paleontologia linguistica Nellopera dei neogrammatici
troviamo i germi di quella che sar definita la concezione algebrica della lingua madre
indoeuropea: le forme ricostruite sono da interpretare come la semplice abbreviazione delle
corrispondenze riscontrate tra le varie lingue e nulla ci possono dire n sul modo in cui tali lingue
erano effettivamente utilizzate, n tanto meno sulla cultura e la storia dei loro utilizzatori. Questa
visione non ebbe successo e la paleontologia dur e dura tuttora.
Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907) il fondatore della linguistica scientifica in Italia: fu il primo ad
applicare i metodi elaborati della linguistica storico-comparativa tedesca da Bopp in poi. Si occup
sia delle lingue indoeuropee antiche che delle lingue e dialetti romanzi. A lui si devono le
osservazioni che portarono alla ricostruzione del sistema delle consonanti velari.
1. Al latino [k] corrisponde in sanscrito a volte [k], a volte [] (che si pronuncia []): cruor
kravis; centumatam.
2. Al sanscrito [k] corrisponde in latino a volte [k], a volte [k] seguito da un arrotondamento di
labbra: kas quis.
Nel 1870 Ascoli ipotizz che lindoeuropeo primitivo aveva tre velari: oltre alla velare pura *k (simile
alla c di casa), una velare con intacco palatale *k (simile a ch- di chino) e una labiovelare *k
(suono velare accompagnato da un arrotondamento di labbra). Nessuna delle lingue derivare
conserva tutte e tre queste velari: il latino e le lingue indoeuropee occidentali hanno unificato la
velare palatale e la velare pura, mantenendo distinta la labiovelare; il sanscrito e le altre lingue
orientali hanno mutato la velare palatale in un suono fricativo [s] e unificato la labiovelare con la
velare pura. I risultati di Ascoli furono tra le grandi scoperte della linguistica storico-comparativa
indoeuropea negli anni settanta dellOttocento che furono tra le premesse immediate del costituirsi
della scuola neogrammatica. Tuttavia Ascoli era lontano dalle concezioni dei neogrammatici: per
lui la linguistica una scienza etnologica non naturale. Egli dava importanza ai fenomeni di
sostrato, cio allinflusso che la lingua originaria di una popolazione avrebbe esercitato su una
nuova lingua da questa stessa popolazione acquisita. Ascoli lamentava il disinteresse crescente
24
per i problemi dellorigine del linguaggio e il progressivo distacco della linguistica dallantropologia,
egli aveva concepito lindoeuropeo non solo come un insieme di corrispondenze linguistiche di un
insieme di corrispondenze linguistiche ma come lespressione di ununit etnica e antropologica.
Negli anni 70 fond la rivista Archivio Glottologico italiano in cui mostra linteresse per i dialetti
italiani. I suoi Saggi ladini inquadravano per la prima volta con grande chiarezza la posizione
linguistica delle parlate ladine (=romancio della Svizzera, ladino delle valli dolomitiche e il friulano)
rispetto alle variet romanze ed ai dialetti italiani.
Anche Hugo Schuchardt (1842-1927) si interess ai dialetti, nonostante avesse unimpostazione
differente sia da Ascoli che da i neogrammatici. Egli un antisistematico, uno scettico riguardo alla
possibilit di formulare ipotesi e costruzioni di carattere generale: la frammentazione dialettale
dimostra che impossibile porre limiti definiti non solo tra lingua e lingua, ma anche tra dialetto e
dialetto dato che ogni individuo parla un proprio dialetto diverso da quello di qualunque altro,
chiamato idioletto.
Jules Gilliron (1854-1926) fece diventare la dialettologia una disciplina autonoma, utilizzando la
raccolta sistematica sul campo del materiale dialettale. Ascoli si bas su fonti dialettali scritte,
invece Gilliron acquis i dati direttamente dai parlanti dei dialetti mediante un sistema di interviste
effettuate da un unico raccoglitore, Edmont, che non era un linguista ma dotato di sensibilit
fonetica. In questo modo i risultati non erano influenzati da opinioni teoriche preconcette e la
raccolta era omogenea. Il questionario fu sottoposto a parlanti dialettali in 639 localit della Francia
ed era costituito da pi di 1900 parole. Il risultato del loro lavoro fu il ALF Atlas linguistique de la
France (1912): era formato da una carta geografica per ogni parola indagata, in ogni localit si
trovano le diverse forme dialettali corrispondenti. In Italia si contano due atlanti linguistici AIS e ALI
di Bartoli. Gilliron si rese conto che impossibile tracciare confini definiti tra i vari dialetti; il
confronto tra le varie forme dialettali gli faceva ipotizzare la presenza di cause diverse dai soli
mutamenti fonetici per quanto riguarda la storia delle parole (come le collisioni omonimiche).
Le posizioni dei neogrammatici, in particolar modo la loro affermazione che le leggi fonetiche non
hanno eccezioni, suscitarono un dibattito molto acceso. Le critiche che venivano fatte partivano da
punti di vista diversi ma tutte si rifiutavano di considerare la linguistica come una disciplina
caratterizzata da una metodologia analoga a quella delle scienze naturali. Infatti i neogrammatici
parlando di leggi fonetiche sostenevano che le lingue o entit psichiche dovessero essere
analizzate secondo i canoni delle scienze naturali. In effetti nei primi lavori dei neogrammatici le
leggi fonetiche sono paragonate a quelle della fisiologia, della fisica e della chimica.
Successivamente, unanalisi pi accurata della natura di queste leggi indurr i neogrammatici a
modificare le loro posizioni. Se prendiamo in considerazione la Legge di Grimm sappiamo che
stata attiva solo nel periodo tra il 400 e il 200 a.C., tutte le parole introdotte successivamente non
presenteranno queste mutazioni. Ci dimostra che le leggi fonetiche sono limitate nel tempo. Ma
esse sono limitate anche nello spazio: la mutazione consonantica germanica si verificata soltanto
in unarea definita. Invece le leggi naturali non hanno limitazioni di tempo e di spazio.
I neogrammatici si resero conto che le leggi fonetiche non possono essere assimilate a quelle delle
scienze naturali. Lo stesso Paul, rendendosi conto dellerrore, afferma che la legge fonetica si
limita a constatare la regolarit allinterno di un gruppo di determinati fenomeni storici. I
neogrammatici, comunque, non smisero di considerare la linguistica come una disciplina
metodologicamente affine alle scienze della natura. In sintesi le concezioni linguistiche dei
neogrammatici possono essere ridotte a due principi:
1. Le lingue mutano nel tempo con regolarit;
2. I fattori che agiscono nel mutamento linguistico sono gli stessi per ogni lingua e per ogni
epoca.
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Curtius, pur affermando che lanalogia e le leggi fonetiche siano due nozioni fondamentali, non
appoggiava nessuno dei due principi dei neogrammatici: egli sosteneva che i cambiamenti fonetici
erano sporadici e che lanalogia non poteva aver operato nelle lingue antiche e operare in quelle
moderne. Lanalogia, per lui, era un fattore di disturbo nel funzionamento del linguaggio: era un
anti-uniformista. Anche Ascoli era un anti-uniformista. Egli non condivideva nemmeno
limpostazione psicologica della linguistica propria dei neogrammatici perch vedeva in questa
impostazione labbandono dellanalisi del rapporto lingua-popolazione. Mentre lo studioso dava
grande importanza ai fattori etnici, questi erano trascurati dai neogrammatici, i quali non riuscirono
mai ad elaborare ipotesi convincenti sulle cause del mutamento linguistico, limitandosi a
riscontrarne la regolarit. Schuchardt, nel saggio Sulle leggi fonetiche. Contro i neogrammatici,
insisteva sullesistenza di mutamenti fonetici sporadici. Associare le leggi al significato voleva dire
rimanere ancorati ad una concezione del linguaggio come organismo naturale, mentre si era ormai
scoperto che un fenomeno sociale. Inoltre per Schuchardt impossibile mantenere distinti i due
momenti del mutamento fonetico (legge fonetica + analogia) in quanto in entrambi attivo il fattore
psicologico. Il comportamento linguistico di ogni individuo in parte spontaneo e in parte frutto
dellimitazione del comportamento di altri individui non possibile distinguere un mutamento
dovuto a una legge fonetica da uno dovuto ad una scissione dialettale. Infine non si pu
nemmeno affermare che le leggi fonetiche valgono solo per un periodo cronologico: impossibile
determinare linizio e la fine di un periodo cronologico nella storia delle lingue poich ogni stadio
della lingua uno stadio transitorio. Tuttavia, in uno dei suoi ultimi lavori, riconobbe che le leggi
fonetiche sono le regole fondamentali del lavoro delletimologo. Gilliron con il suo atlante
linguistico mostra come la storia delle parole sia determinata da fattori diversi e pi complessi
rispetto alla semplice evoluzione fonetica priva di eccezioni prevista dalla dottrina neogrammatica.
In realt tutti i linguisti successivi ai neogrammatici (e cos anche Gilliron) che si sono occupati di
cambiamenti linguistici hanno utilizzato le leggi fonetiche come uno strumento essenziale,
riconoscendo al tempo stesso che esse non spiegano tutti i fenomeni di cambiamento linguistico.
Bloomfield chiar che con lespressione le leggi fonetiche non hanno eccezioni si voleva dire che
i fattori non fonetici come la frequenza o il significato di forme linguistiche particolari non
interferiscono con il mutamento dei fonemi. Al posto di legge fonetica egli utilizzava lespressione
corrispondenza fonetica regolare: quando questa regolarit non si riscontra bisogna individuarne
le cause. In conclusione possiamo dire che nel dibattito sulle leggi fonetiche i neogrammatici
uscirono vincitori per quanto riguardava la metodologia della ricerca empirica, ma non riuscirono a
guadagnare il consenso generale per quanto riguardava la loro concezione linguistica.
Benedetto Croce (1866-1952) lesponente principale del neoidealismo italiano. Nellopera
Estetica come scienza dellespressione e linguistica generale (1902) definisce lestetica come la
scienza del primo momento dello spirito, ossia quello della conoscenza intuitiva a cui segue il
momento della conoscenza logica o universale. Intuizione e concetto sono le uniche due forme
dello spirito conoscitivo. Estetica e logica sono le sole autentiche scienze. Lintuizione qualcosa
di ben determinato e si identifica con lespressione. Lespressione non solo di carattere verbale,
ma ci sono espressioni musicali, pittoriche, ecc. anche se Croce finisce col trattare
prevalentemente lespressione linguistica, cosicch la linguistica generale finisce a coincidere con
lestetica (come mostra il titolo dellopera). Dato che intuizione equivale ad espressione, si pu dire
che ogni espressione sia irriducibilmente diversa dallaltra. Quindi lestetica non pu distinguere le
varie espressioni in generi perch una tale distinzione implicherebbe che esistono elementi comuni
alle varie espressioni. La linguistica non pu distinguere classi di parole perch vorrebbe dire che
ci sono parole che svolgono la stessa funzione in espressioni diverse le classi di parole sono
astrazioni: hanno solo valore empirico o pedagogico, sono una raccolta di schemi utili
allapprendimento delle lingue, senza pretesa alcuna di filosofica verit. Di conseguenza la
26
linguistica scientifica coincide con lestetica. Lo spazio che Croce lasciava alla linguistica come
scienza autonoma era molto ridotto: i concetti della disciplina sono utili solo allo scopo pratico il
concetto stesso di lingua unastrazione. Anche se una linguistica come scienza autonoma
dovrebbe essere incompativile con laccettazione dei principi crociano, alcuni studiosi trovarono
nelle dottrine di Croce lo spunto per elaborare teorie linguistiche da contrapporre a quelle dei
neogrammatici. Karl Vossler (1872-1949) compose lopera Positivismo (=linguistica di
impostazione neogrammatica) e idealismo (=linguistica ispirata a Croce) nella scienza del
linguaggio. Vossler esclude la possibilit di una linguistica generale che non si identifichi con
lestetica, mentre ammette la possibilit e la legittimit della linguistica storica: unimpostazione del
genere caratterizzer non solo questo studioso, ma anche buona parte dei linguisti tedeschi e
soprattutto italiani della prima met del Novecento.
In Italia il gruppo di linguisti che maggiormente si ispir alle dottrine crociane fu quello dei
neolinguisti, tra cui vi sono Matteo Bartoli (1873-1946) e Giulio Bertoni (1878-1942). Il Breviario di
neolinguistica, che richiama il Breviario di estetica di Croce (1913), suddiviso in due parti: Principi
generali di Bertoni; Criteri tecnici di Bartoli. I neolinguisti consideravano come propri ispiratori
Gilliron (Bartoli aveva progettato AIS: Atlante linguistico italiano), Ascoli (per la polemica contro i
neogrammatici; tuttavia alcuni suoi allievi avevano accettato la dottrina neogrammatica sia
neolinguisti che neogrammatici si credono legittimi eredi di Ascoli) e la linguistica idealista. I
neolinguisti opponevano il loro spiritualismo al materialismo e al naturalismo dei neogrammatici: la
neolinguistica si propone di trasformare la base dellindagine naturalistica. Bartoli contrapponeva il
metodo dei neolinguisti a quello dei neogrammatici soprattutto per quanto riguardava tre
domande che i neolinguisti consideravano fondamentali e alle quali i neogrammatici non hanno
dato risposta:
1. Qual il rapporto cronologico tra fasi storiche di una lingua?
Per rispondere a questa domanda Bartoli elabor le sue norme areali. Norma dellarea isolata o
meno esposta: larea pi isolata conserva di solito la fase anteriore (ex: sardo conserva pi
arcaismi di altre variet romanze). Le altre norme sono quelle delle aree laterali, quella dellarea
maggiore e quella dellarea seriore. Sono norme, non leggi indicano solo una prevalenza di
casi, non una regolarit ineccepibile. Neppure i neolinguisti potevano rinunciare alla nozione di
legge fonetica; quello che li oppone ai neogrammatici era linterpretazione di questo concetto e la
concezione della linguistica.
2. Qual la patria dellinnovazione linguistica?
3. Qual la causa dellinnovazione linguistica?
Antoine Meillet (1866-1936) fu allievo di Saussure negli anni 80, quando Saussure non aveva
ancora elaborato le sue teorie le opere di Meillet non appaiono influenzate dalle idee
saussuriane pi innovatrici. Egli accett lineccepibilit delle leggi fonetiche e definiva la legge
fonetica come la formula di una corrispondenza regolare sia tra due forme successive che tra due
dialetti di una stessa lingua (cfr Paul). Egli ricerca leggi che possono non solo descrivere ma anche
spiegare i vari tipi di cambiamenti e superino le limitazioni spazio-temporali proprie delle leggi
fonetiche. Queste leggi ricondurranno a cause fisiche, fisiologiche, sociali, ecc. ma avranno un
carattere grammaticale. Esse indicheranno solo una possibilit: non si pu mai prevedere a priori
quali cambiamenti si realizzeranno. Sono le situazioni storiche e sociali a determinare quali di
queste possibilit si realizzi: la linguistica una scienza sociale ed il mutamento linguistico legato
a quello sociale scuola sociologica. Meillet sostiene che il metodo della grammatica comparata
non porta alla ricostruzione dellindoeuropeo, ma ad un insieme definito di corrispondenze tra
lingue storicamente attestate. Egli adotta le posizioni neogrammatiche: afferma che il rapporto
dellindoeuropeo rispetto allittito, al sanscrito, al greco ecc. lo stesso di quello del latino rispetto
alla lingue romanze lindoeuropeo non aveva nessun particolare tratto primitivo che lo
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distingueva, in termini di superiorit e inferiorit, alle lingue da esso derivate. Secondo lui una
nazione indoeuropea sarebbe esistita ma avrebbe avuto la forma frammentata delle citt della
Grecia antica. La lingua non sarebbe stata uniforme ma costituita da diversi dialetti: la
differenziazione dialettale si sarebbe riprodotta in ciascun gruppo delle lingue romanze. Egli
considera pi corretta la teoria delle onde di Schmidt, anche se non rinuncia del tutto ai concetti
dellalbero genealogico, in quanto ha una forte utilit pratica.
28
ununica metodologia tanto per le scienze esatte tanto per quelle umane. Questo tentativo di
unificazione metodologica ebbe un effetto relativamente limitato sulla linguistica della prima met
del Novecento, mentre influ considerovelmente su quella successiva.
I linguisti che segnano il passaggio tra Ottocento e Novecento sono Baudoin, Kruszewski, Sweet e
Jespersen. La loro impostazione nettamente psicologistica, ma aprono prospettive nuove come
la distinzione tra lo studio della lingua nella sua evoluzione storica e in un suo stato in una
determinata epoca. Trattano tematiche diverse da quelle di grammatica storico-comparativa, si
interessano dello studio delle lingue moderne, sia sotto laspetto scientifico che sotto quello pratico
dellinsegnamento e dellapprendimento.
Jan Baudoin de Courtenay (1845-1929) insegn grammatica comparata alluniversit di Kazan,
dove ebbe come allievo Mikolaj Kruszewski (1851-1887), tanto che si parla di scuola di Kazan.
Questi linguisti polacchi partirono dalle dottrine dei neogrammatici ponendosi in maniera critica.
Kruszewski critic le posizioni dei neogrammatici riguardo le leggi fonetiche perch avevano
assunto uninterpretazione troppo morbida di tali leggi, considerandole come delle semplici
constatazioni di corrispondenze regolari tra suoni. Secondo le leggi fonetiche sono di due tipi:
quelle statiche, che riguardano le combinazioni possibili o impossibili di suoni allinterno di una
data lingua, e quelle dinamiche, che asseriscono che suoni identici sono soggetti a cambiamenti
identici. Per quanto riguarda lo studio statico dei suoni, la scuola di Kazan distingueva uno studio
puramente fisico da un altro riguardante il ruolo dei suoni nel differenziare i significati. Il primo tipo
di studio detto antropofonico e ha per oggetto tutti i suoni del linguaggio umano dal punto di
vista oggettivo della fisica e della fisiologia; ad esso si contrappone lo studio fonetico, ossia lo
studio dei suoni in rapporto con il senso delle parole. In certi casi, determinati suoni alternano gli
uni con gli altri per cause antropofoniche, cio puramente fisiche. Ad esempio la s italiana
sempre sorda davanti a consonanti sorde, come [s]tentato, sempre sonora davanti a consonanti
sonore, come [z]dentato [s] e [z] vengono definiti suoni divergenti, a cui si oppongono suoni
correlativi, cio quelli la cui alternanza oppone due diverse categorie morfologiche come foot-feet,
tooth-teeth. Baudouin concludeva che le grandezze fonetiche che sono correlativi e corrispondenti
devono essere chiamati fonemi, termine coniato da Dufriche-Desgenettes per indicare il suono del
linguaggio. Nella scuola di Kazan questo termine venne utilizzato per la prima volta da
Kruszewski per designare lunit fonetica che opposta al termine suono, che designerebbe lunit
antropomorfica. A Baudouin si deve la creazione del termine morfema, che indica lunit minima
dotata di significato. Dopo aver lasciato luniversit di Kazan, Baudouin affront altre questioni di
linguistica teorica, storica e descrittiva, accettuando sempre di pi limpostazione psicologica. Tale
impostazione fu criticata da alcuni linguisti successivi come Trubeckoj e Jakobson. In sintesi
questa scuola aveva introdotto una distinzione fondamentale tra un aspetto concreto, fisico-
fisiologico, del linguaggio, costituito dai suoni, e un aspetto pi astratto, quello dei fonemi.
Henry Sweet (1845-1912) si preoccup principalmente della descrizione e dellinsegnamento delle
lingue moderne. I suoi contributi pi importanti si devono nellambito della fonetica. Si rese conto
che lortografia di lingue come linglese e il francese non corrispondeva pi alla pronuncia reale:
era necessario elaborare un sistema di trascrizione fonetica applicabile al maggior numero
possibile di lingue. Sweet si rese conto che questa trascrizione fonetica poteva essere di due tipi:
una trascrizione stretta, con fini scientifici, che riproduce tutte le propriet di un determinato
suono, e una trascrizione larga, con finalit pratiche, che si limita ad indicare quelle distinzioni di
suono che corrispondono a variazioni di significato nella lingua (una distinzione simile era
statafatta da Baudouin). Sweet simpegn anche dal punto di vista organizzativo per il
rinnovamento dello studio delle lingue moderne. Il risultato pi importante fu nel 1886 la
fondazione dellInternational Phonetic Association (IPA), il cui impegno fu quello di creare un
alfabeto fonetico internazionale, che, con qualche aggiustamento, viene utilizzato ancora oggi.
29
Anche Otto Jespersen (1860-1943) fu attivo nei campi della fonetica e dellinsegnamento (Come
si insegna una lingua straniera). Egli affront anche i problemi riguardanti il linguaggio in generale;
si dedic a ricerche di morfologia e sintassi. Jespersen adott la prospettiva psicologistica, anche
se introdusse alcune novit. Egli tent di costruire una logica del linguaggio (legame tra logica e
grammatica): da un lato il sistema grammaticale organizzato in base a leggi proprie (logica del
linguaggio che si manifesta nella dottrina dei tre ranghi), dallaltro certe nozioni universali vengono
espresse nelle varie lingue tramite strutture sintattiche diverse. Tali nozioni sono chiamate
categorie nozionali alle quali si contrappongono le categorie formali: il rapporto tra questi due tipi
+ mediato dalle categorie sintattiche. La grammatica non deriva le sue categorie da quelle della
psicologia, ma ricorre a questa scienza per comprendere ci che accade nella mente dei parlanti.
Egli afferma che solo una parte dei nostri enunciati consiste nella ripetizione di formule fisse,
mentre un ruolo decisivo rivestito dalla creazione di enunciati nuovi (ossia espressioni libere)
costruiti in base a un determinato schema. Infatti il bambino, nonostante non conosca ancora le
regole grammaticali, riesce a costruire frasi complesse sulla base di quelle che ha sentito. La
dottrina dei tre ranghi (primario, secondario, terziario): Jespersen riconosce il rango che una parola
pu assumere in una determinata configurazione sintattica dalla parte del discorso a cui tale parola
appartiene. Ad esempio un sostantivo pu avere rango primario (se utilizzato come soggetto,
oggetto diretto o indiretto); secondario (in casi come weather report in cui weather secondario e
report primario); terziario (come part in emotions, part religious, part human); laggettivo ha
solitamente la funzione di secondario, eccetto quando sostantivato che assume il rango primario;
gli avverbi hanno normalmente la funzione di terziario, pi raramente possono essere il termine
primario; i verbi di forma finita possono essere soltanto termini secondari, mentre quelli allinfinito
tutti e tre i ranghi. Anche la classificazione delle proposizioni subordinate riformulata secondo la
dottrina dei tre ranghi: subordinate oggettive e soggettive hanno funzione di termine primario, le
relative di termine secondario, le avverbiali di termine terziario. Jespersen introduce anche
lopposizione tra giunzione e nesso: egli non d mai una definizione esplicita, ma chiaro che
con il primo termine si riferisce alla connessione attributiva, col secondo alla connessione
predicativa.
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davvero cos? Come si pu risolvere il problema? Frege distingue tra senso (Sinn) e significato
(Bedeutung): il primo il modo in cui loggetto ci dato tramite il segno; il secondo loggetto
indicato dal segno. Ad esempio stella del mattino e stella della sera hanno lo stesso significato
ma senso diverso (entrambi indicano Venere, ma sono espressi in modo diverso). Unespressione
pu avere senso ma non significato, mentre non esistono espressioni che hanno significato ma
non hanno un senso. Egli introduce anche il termine rappresentazione, intesa come il contenuto
soggettivo che ognuno pu associare al segno. Il senso di un enunciato il pensiero espresso da
quellenunciato. Il pensiero qualcosa di oggettivo, comune a tutti gli esseri umani se i pensieri
fossero entit individuali non sarebbe possibile comunicare. Un pensiero, e quindi lenunciato che
lo esprime, pu essere vero o falso. Questa impostazione non presenta problemi per le frasi
dichiarative, ma meno chiara per quelle interrogative, imperative ecc, oppure per tutte quegli
enunciati che contengono termini deittici come qui, ora, oggi. Frege sostiene che la questione della
verit non si pone per tutti i tipi di enunciati, come quelli ottativi, imperativi ecc. Oltre agli enunciati
dichiarativi prende in considerazione anche quelli interrogativi la cui risposta pu essere s o no.
Per quanto riguarda gli enunciati che contengono i deittici Frege li considera degli enunciati
incompleti che possono essere analizzati solo se si conosce il contesto. Le nozioni di vero e falso
sono fondamentali anche per quanro riguarda la concezione che Frege ha del significato
dellenunciato, che definisce valore di verit: tutti gli enunciati assertori veri avranno come
significato il Vero e tutti quelli falsi il Falso. Egli introduce anche il principio di composizionalit
secondo cui il significato di un enunciato ottenuto componendo i significati delle espressioni che
figurano in esso.
Russel e Wittgenstein sono due tra i pi importanti filosofi del Novecento, la cui produzione
particolarmente vasta. Bertrand Russel (1872-1970) con descrizione definita intendeva
unespressione introdotta da un articolo determinativo come la stella del mattino, il re di Francia
ecc.: queste espressioni erano fatte rientrare da Frege nella categoria dei nomi, ma Russel, pur
condividendo la distinzione tra senso e significato, non daccordo. Se cos fosse un nome proprio
potrebbe essere sostituito da una descrizione definita che ha lo stesso significato, ovvero che
indica lo stesso oggetto, e questo ci condurrebbe a conclusioni paradossali. Ad esempio lattuale
re di Francia calvo: vera o falsa? Dato che la Francia una repubblica il re di Francia non
esiste non pu esserci un re di Francia calvo poich il primo enunciato falso e le due
proposizione sono legate da congiunzione tutta la proposizione falsa. Questo problema era
stato gi affrontato da Frege ed aveva concluso che la frase cos posta era falsa, ma se veniva
inserita la negazione (lattuale re di Francia non calvo) diventava vera. Noi non saremmo
daccordo in quanto il re di Francia non c. Secondo lui il problema che lattuale re di Francia
unespressione priva di significato: pertanto anche lenunciato che la contiene privo di significato;
e dato che il significato di un enunciato il suo valore di verit, tale enunciato non n vero n
falso. La presupposizione di un enunciato A dunque lenunciato B che deve essere vero perch
A possa avere un valore di verit. Russel aveva presente la soluzione di Frege, ma ritiene che la
frase sia ambigua, poich vuol dire tanto esiste unentit che ora il re di Francia e questa entit
non calva quanto falso che esista unentitche ora il re di Francia ed calva. Il dibattito su
quale sia la soluzione pi corretta tra quella di Frege e Russel non ancora risolta. Entrambi gli
studiosi condividevano un analogo atteggiamento nei confronti del linguaggio naturale, considerato
imperfetto: nel caso di Frege, perch contiene nomi senza significato; nel caso di Russel, perch la
forma grammaticale della proposizione diversa dalla sua forma logica. Anche Ludwing
Wittgenstein (1889-1951) ha un atteggiamento di svalutazione del linguaggio naturale. Il
Tractatus logico-philosophicus ha come scopo quello di mostrare come la struttura imperfetta del
linguaggio naturale sia allorigine dellinsensatezza di molte questioni filosofiche. La sua opera
conteneva anche molte osservazioni di grande rilievo su argomenti di logica, di epistemologia e
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anche di etica. Questo uno dei testi alla base del neopositivismo, anche se Wittgenstein non
ader esplicitamente. Secondo lui il mondo un insieme di stati di cose: le proposizioni elementri
sono immagini di stati di cose. Significa che ad ogni elemento della realt deve corrispondere un
determinato segno semplice nella proposizione e che le relazioni tra i vari elementi devono essere
rispecchiate da quelle tra i segni semplici. Wittgenstein considera i nomi e le proposizioni come le
due categorie fondamentali di segni, come Frege, ma attribuisce il significato soltanto ai nomi e il
senso, ovvero lo stato di cose che descrivono, soltanto alle proposizioni. Se questo stato di cose
sussiste, la proposizione vera; altrimenti, falsa. Nel caso in cui uno dei segni semplici di cui
costituita la proposizione privo di significato, cio non corrisponde ad alcun oggetto della realt,
la proposizione non falsa, ma insensata. Secondo lui le proposizioni della metafisica
tradizionale possono essere benissimo comprensibili, ma nessuna di essa sensata, perch
contengono nomi a cui non corrispondono oggetti reali rifiuto della filosofia. A partire dalla
seconda met del Novecento Wittgensteoi elabor una nuova concezione del linguaggio in cui le
nozioni di verit e riferimento ebbero poco spazio e diede inizio a quella filosofia del linguaggio
ordinatio che divenne la ase della pragmatica linguisica.
La sistemazione organica di questo tipo di semantica si ebbe con Albert Tarski (1901-1983). Egli
ritiene che la considizione necessaria e sufficiente affinch un enunciaro sia vero espressa nel
modo seguente: (I) lenunciato la neve bianca vero (in italiano) se e solo se la neve bianca.
Per comprendere questo enunciato, che potrebbe sembrare banale, necessario distinguere tra
metalinguaggio e linguaggio oggetto: con il primo si intende il linguaggio in cui formuliamo la
nostra teoria semantica; con il secondo , il linguaggio di cui questa teoria si occupa. La condizione
(I) un enunciato del metalinguaggio, mentre la neve bianca un enunciato del linguaggio
oggetto. Per capire la differenza necessario questo esempio: in (2) il metalinguaggio linglese e
il linguaggio oggetto litaliano; in (3) il contrario.
(2) The sentence la neve bianca is true (in italian) if and only if snow is white.
(3) Lenunciato snow is white vero (in italiano) se e sole se la neve bianca.
Secondo Tarski lutilizzo di due sistemi linguistici diversi per il metalinguaggio e il linguaggio
oggetto una necessit: il metalinguaggio pi potente rispetto allaltro. Questa necessaria
differenza rende impossibile la costruzione di una semantica adeguata delle lingue naturali. Solo la
semantica delle lingue formalizzate pu essere costruita con metodi esatti. In realt egli sembra
convinto, almeno in un primo momento, che non si possano costruire linguaggi formalizzati la cui
struttura si allontani troppo dalla grammatica delle lingue naturali. In ogni caso il risultato delle sue
ricerche stato percepito come analogo a quello di Russel e Wittgenstein, quindi fino alla met del
Novecento non suscit particolare interesse (eccezione Hjemslev).
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equipollenti, in cui i membri stanno logicamente su un piano di parit (patto >< tatto). Il
terzo caso contiene opposizioni costanti e neutralizzabili: la neutralizzazione un
fenomeno non marcato, mentre il membro opposto marcato.
4. principi di fonologia storica => il mutamento di suono pu non avere effetti fonologici. Si
parla di defonologizzazione quando il mutamento di suono abolisce unopposizione tra
fonemi, mentre si parla di fonologizzazione se diventano due fonemi diversi (+
rifonologizzazione, cio modifica di unopposizione rispetto alla precedente). Il compito del
cambiamento ristabilire lequilibrio, tenendo conto per della possibilit di creare rotture in
altri punti del sistema. Il metodo di Jakobson definito integrale e si basa sul principio che
ogni modificazione deve essere trattata in funzione del sistema allinterno del quale si
verificata; adotta un punto di vista sistematico e finalistico superando leredit lasciata dai
neogrammatici. Queste osservazioni accentuarono la concezione della linguistica propria
dello strutturalismo, ossia come scienza autonoma, fondata unicamente sulle nozioni di
funzione e struttura, non riconducibile alla metodologia di nessunaltra scienza.
Nelle sue ricerche in ambito fonologico, Jakobson si concentr su due aspetti: lacquisizione del
sistema fonologico da parte di un bambino e la sua perdita da parte dellafasico e una teoria
generale delle opposizioni fonologiche in termini di presenza o assenza di tratti (binarismo). Per la
sua prima ricerca, Jakobson ritiene che lordine di acquisizione dei suoni linguistici da parte del
bambino speculare a quello della loro perdita da parte dellafasico: i suoni appresi per ultimi dal
bambino sono persi per primi dallafasico e viceversa. Queste leggi generali dellacquisizione si
riconducono a leggi generali della struttura dei sistemi fonologici (es. le fricative non vengono
acquisite prima delle occlusive = non esistono sistemi di lingue che hanno fricative ma non
occlusive). Questi enunciati hanno forma implicazionale e sono leggi fonetiche generali:
intendono essere valide per tutte le lingue del mondo e hanno il loro fondamento nella struttura
generale dei sistemi fonologici, diversamente dalle leggi dei neogrammatici, limitate nel tempo e
nello spazio. La prima formulazione del binarismo di Jakobson risale agli anni 30 ma la sua
elaborazione del dopoguerra: linnovazione consiste nellaffermare che i fonemi sono binari, cio
caratterizzati dalla presenza o dallassenza di determinati tratti distintivi, indicati rispettivamente
con i segni + o - ( vocalico, consonantico, ecc.). I tratti sono ipotizzati come universali: in
qualsiasi lingua, i fonemi non possono contenere che questi tratti; le differenze tra varie lingue
sono dovute al fatto che non tutti i tratti sono presenti in tutte, oltre al fatto che certi fonemi
possono avere un valore in una lingua e il valore opposto in unaltra. I tratti binari proposti sono 12.
Martinet (fondatore del Circolo linguistico di New York) ampli i suoi orizzonti alla fonologia
generale, diacronica e alla teoria generale del linguaggio. Una delle sue preoccupazioni
individuare le propriet che distinguono il linguaggio umano da altri sistemi chiamati linguaggi
come quelli delle varie specie di animali o i codici internazionali. Tali propriet sono: la funzione
comunicativa, la natura fonica (il linguaggio naturale essenzialmente un fenomeno vocale) e la
doppia articolazione il fatto che le lingue naturali sono analizzabili in due diverse specie di unit:
quelle di prima articolazione, cio i segni, che sono dotati di significante e significato e sono un
numero illimitato; la seconda articolazione, cio i fonemi che non hanno un significato proprio ma
sono solo distintive del significato e sono di numero molto limitato. Il fatto che il linguaggio sia
doppiamente articolato probabilmente dovuto a un motivo di economia. Nel suo lavoro di
fonologia diacronica, Martinet d importanza non solo ai fattori interni ma anche a quelli esterni
nel cambiamento fonetico: con i primi si intendono quelli relativi al sistema linguistico, con i secondi
ci si riferisce a elementi di condizionamento dati da diversi fattori. La nozione fondamentale
quella di economia: da un lato la tendenza a ricorrere al minor numero di elementi e dallaltro
quella di tenerli il pi possibile distinti. Egli rifiuta il binarismo di Jakobson, considerandolo troppo
aprioristico, e afferma che un fonema pu avere pi di due tratti: senza una robusta evidenza
empirica alcune ipotesi non possono nemmeno essere avanzate. Martinet riformula in termini di
economia i fenomeni di mutamento extrafonologico (mutamenti privi dincidenza sul sitema);
rifonologizzazione (aumento del grado dintegrazione nel sistema); defonologizzazione
(abbandono di opposizioni fonematiche che non offrivano vantaggi) e fonologizzazione
(trasferimento di alcuni tratti distintivi da un segmento allaltro della catena). Riassumere in
concetto di equilibrio del sistema: le lingue sono mutevoli e devono continuamente adattarsi alle
circostanze, per cui impossibile raggiungere un equilibrio completo.
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Hjelmslev, della Scuola di Copenaghen, tenta di fondare la linguistica di Saussure sulla filosofia
della scienza neopositivista. Insieme a Uldall elabora la teoria della glossematica: la parola
glossema indica ununit minima di analisi su qualunque livello. A questa linguistica trascendente
si contrappone una linguistica immanente, cio rivolta solo allanalisi dellinsieme di dipendenze
che costituiscono la struttura di una lingua: la glossematica avrebbe dovuto essere applicata a
tutte le strutture analoghe al linguaggio naturale, ma questo progetto fall. Per Hjelmslev, la teoria
linguistica deve essere arbitraria e adeguata, cio indipendente da qualsiasi esperienza,
costituente un sistema deduttivo e che rispetta lesperienza precedente. Le entit linguistiche
fondamentali sono le funzioni, che costituiscono il principio che sta alla base di quello di
dipendenza e perci vero principio inerente e costitutivo della struttura. Il compito del linguista
consiste nel ridurre le dipendenze a funzioni = termine che si riferisce alle dipendenze interne che
costituiscono la stessa struttura. Queste dipendenze sono di tre tipi: se i due termini si
presuppongono reciprocamente, si dicono interdipendenze; se uno dei due termini presuppone
laltro ma non viceversa, determinazioni; se i due termini sono compatibili ma nessuno dei due
presuppone laltro, costellazioni (+ combinano con asse dei rapporti sintagmatici e paradigmatici).
Hjelmslev d importanza allinterdipendenza tra espressione e contenuto: unespressione tale
grazie al fatto che espressione di un contenuto e un contenuto tale solo in quanto contenuto di
unespressione. Per analizzare il segno linguistico bisogna partire dalla forma e non dalla sostanza
che vive solo grazie alla forma. Mentre gli studiosi della scuola di Praga limitano la doppia
articolazione al piano dellespressione, Hjelmslev sostiene che entrambi i piani sono analizzabili in
unit pi piccole del segno, unit di numero limitato, che egli chiama figure. I fonemi sono le figure
dellespressione mentre le figure del contenuto sono le unit semantiche minime che formano le
unit semantiche pi grandi (uomo, contenuto di umano, maschio, adulto). Le figure
dellespressione e del contenuto non sono in corrispondenza biunivoca, caratteristica di ogni
sistema di segni che lo studioso chiama semiotica. Altri sistemi di segni che non richiedono la
postulazione di due piani sono definiti sistemi simbolici (matematica). La semiotica un sistema
necessariamente caratterizzato da un piano di contenuto e un piano dellespressione: si parla di
semiotica denotativa. Quando il piano dellespressione a sua volta una semiotica si parla di
connotativa. Una semiotica che ha una semiotica denotativa come piano del contenuto si
definisce metasemiotica o metalingua, una lingua che verte su unaltra lingua. Una semiotica che
ha come piano del contenuto una semiotica connotativa una semiologia e se ha come
contenuto una semiologia si parla di metasemiologia. In un altro volume, quelle che Hjelmslev
chiama figure sono definite elementi: la lingua non un sistema di segni ma un sistema di elementi
destinati a occupare certe determinate posizioni nella catena, ad entrare in certe determinate
relazioni, ad esclusione di certe altre. Gli elementi si organizzano in categorie che costituiscono la
struttura della lingua. I segni appartengono alluso della lingua. Loggetto della linguistica storico-
comparativa la parentela linguistica genetica: essa definita come una funzione tra elementi
dellespressione di lingue diverse; le leggi fonetiche dei neogrammatici sono esempi di tali funzioni.
Le apparenti eccezioni alle leggi non sono in realt che controcasi che obbediscono a regole
proprie, per i quali le funzioni degli elementi non sono valide e che devono essere esclusi a priori
dai dati quando si stabiliscono le funzioni degli elementi. Si tratta delle regole di formazione dei
segni che riguardano luso della lingua. Oggetto della tipologia la parentela linguistica tipologica
che una funzione tra categorie.
La formazione di Benveniste era quella di un linguista storico-comparativo e a lui dobbiamo la
teoria della radice (legata a coefficienti sonantici Saussure): egli sostiene che tutte le radici
indoeuropee sono riconducibili alla scrittura consonante + vocale (e/o) + consonante. Se alla
vocale segue un coefficiente sonantico, essa si allunga; se precede, la vocale prende timbri diversi
secondo il tipo di coefficiente. I suoi studi si concentrano anche sul concetto saussuriano di
arbitrariet del segno e soggettivit del linguaggio. Benveniste rileva che la frase di Saussure il
legame tra significante e significato arbitrario, sviante perch fa entrare in gioco un terzo
elemento, la realt: il rapporto del significato con la realt a essere arbitrario, mentre il rapporto
del significato con il significante necessario-. Il significato tale solo in virt del significante, e
viceversa. In Saussure, arbitrario significa sia non fondato nella realt, sia differenziale, cio
legato a un determinato stato di lingua: Benveniste rileva entrambi questi aspetti e chiama il
secondo necessit per indicare il fatto che il valore del segno determinato allinterno di un
sistema no opposto a Saussure, aiuta a eliminare la confusione tra arbitrario e convenzionale.
37
La soggettivit del linguaggio indica il fatto che la comunicazione linguistica avviene innanzitutto
grazie allazione di un io parlante (soggetto dellenunciazione), il quale pu coincidere o meno con
il soggetto dellenunciato. Analisi nuova delle tre persone grammaticali e del loro rapporto.
Tradizionalmente, la prima, la seconda e la terza sono poste sullo stesso piano: Benveniste
sostiene invece che vanno distinte sulla base di due differenti correlazioni. Quella di personalit
oppone la terza alle altre due: solo io e tu sono personaggi del dialogo; la terza, che non
interviene, la non-persona. Le prime due rinviano allemittente o al destinatario dello specifico
atto linguistico e si oppongono tra loro in virt della correlazione di soggettivit (persona io vs.
persona non-io). Chiarire il fatto che i verbi impersonali siano tutti alla stessa persona, cio la
terza: si confonde soggetto con persona. Intuisce anche che alcune enunciazioni sono del tutto
particolari e implicano unazione da svolgere (io giuro, io faccio..).
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analisi struttura fonologica: nellindividuazione del fonema evitano ricorso al significato ma
test di sostituzione (pronunciare fonema modificato e registrare reazione dellascoltatore
nativo), di matrice comportamentista + Twaddell che afferma che il fonema unentit
fittizia, strumento terminologico nella descrizione delle relazioni fonologiche che esistono
tra gli elementi di una lingua (no identici a strettamente simili), entit astratta ma non per
questo priva di giustificazione + fonema = classe di suoni e allofoni = suoni diversi che
appartengomo alla stessa classe rappresentata da un fonema, con distribuzione
complementare (Whorf);
morfofonemica: (Bloch) studio dellalternanza tra fonemi corrispondenti in forme diverse
dello stesso morfema (wife wives). Il morfo la singola forma di un morfema mentre le
forme o rappresentazioni del medesimo morfema sono i suoi allomorfi: un morfema pu
essere rappresentato da un solo morfo ma esistono morfi vuoti, o un morfo che si adatta a
due o pi morfemi, no corrispondenza biunivoca (Hockett). Ogni unit grammaticale
analizzata come la combinazione di morfi, i quali rappresentano morfemi che possono
anche essere discontinui. Approfondita analisi dei costituenti immediati + procedimento dal
morfema allenunciato (Harris).
Risultato scuola strutturalista americana sta nellaver posto con chiarezza alcuni obiettivi senza
per dare delle soluzioni soddisfacenti dopo anni cinquanta insufficienza metodi puramente
distribuzionali con necessit di avere metodi > astratti.
4.1 La rivalutazione del linguaggio naturale nei logici e nei filosofi del linguaggio
Negli studi degli anni 30-40 il linguaggio naturale comincia a essere considerato unentit da
contrapporre ai linguaggi formai in termini di diversit. Il primo segnale di svolta rappresentato da
Morris che intendeva tracciare i lineamenti della semiotica (teoria generale dei segni, scienza che
studia cose o propriet di cose fungenti dai segni e perci strumento di tutte le scienze). Egli parte
dalla nozione di semiosi, il processo in cui qualcosa funziona come segno: questo processo si
articola attraverso tre componenti + uno un segno (veicolo segnico) si riferisce a unentit
(designatum), tramite una certa relazione (interpretante), per un utente del segno stesso
(interprete). La novit di Morris sta nellaver individuato tre tipi di relazioni allinterno del processo
di semiosi: quella sintattica, che studia il rapporto dei segni tra loro, quella semantica, che
riguarda le relazioni dei segni con gli oggetti cui sono applicabili, e quella pragmatica che segna la
relazione dei segni con gli interpreti (= pragmatica una scienza). La pragmatica una
dimensione propria del linguaggio naturale che porta lindividuo a utilizzare determinate frasi in
contesti specifici. Carnap riprende quasi letteralmente le distinzioni di Morris ma oppone una
sintassi e una semantica pure, studio dei sistemi semantici e sintattici, alle corrispondenti
discipline descrittive, che consistevano nella analisi empirica delle propriet semantiche e
sintattiche delle lingue storicamente date. Carnap osserva che una volta che le caratteristiche
semantiche e sintattiche di una lingua sono state scoperte mediante la pragmatica, lo studio di
queste discipline procede in modo indipendente e conclude che la sintassi e la semantica sono
indipendenti dalla pragmatica.
I primi lavori di pragmatica destinati a lasciare unimpronta decisiva nella linguistica e filosofia del
linguaggio si devono a Austin e al secondo Wittengstein. Nella sua nuova fase di pensiero,
Wittengstein ribalta la prospettiva adottata in precedenza, dove presentava una concezione del
linguaggio umano secondo cui le parole denominano oggetti (presenta in S. Agostino): il significato
delle parole consiste, ora, nel loro uso da parte dei parlanti. Il ruolo della pragmatica
notevolmente accresciuto in quanto non esistono designata indipendenti dal loro uso e, quindi, non
pu esistere, almeno nel linguaggio naturale, una pragmatica indipendente dalla semantica. In
questa prospettiva cambia anche latteggiamento nei confronti del rapporto tra forma
grammaticale e forma logica: la forma grammaticale perfettamente legittimata dal suo impiego,
non pi un travestimento di quella logica era stato un errore voler giudicare il linguaggio
naturale confrontandolo con i linguaggi della logica e della matematica: rivalutazione proprio da
parte di uno di coloro che aveva tentato di svalutarlo. La concezione di linguaggio naturale come
insieme di pratiche caratterizza anche il pensiero di Austin. Il suo punto di partenza costituito
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dalla nozione di enunciato performativo, che serve a compiere unazione (Chiedo scusa),
contrapposto a quello constativo, caratterizzato dalla propriet di essere vero o falso. Lenunciato
performativo, pu essere criticato in una dimensione diversa da quella del vero e del falso che
Austin chiama felicit: un enunciato pu essere felice solo se vengono soddisfatte determinate
condizioni, altrimenti infelice. Una volta introdotta la distinzione tra i due enunciati, lo studioso
cerca di superarla:
esiste una forma normale dei performativi? NO, grande variet di forme grammaticali (ES.
Le do il benvenuto; Stai zitto; Cane) non possiamo attenderci alcun criterio verbale
del performativo);
le nozioni di felicit e di verit possono coinvolgere sia i performativi sia i constativi;
una proposizione troppo netta inadeguata perch un enunciato pu essere vero o falso a
seconda delle sue circostanze di impiego e di chi lo impiega (La Francia esagonale pu
andare bene per i generali ma non per i geografi, asserzione approssimativa);
proferendo un enunciato, noi compiamo, contemporaneamente, tre tipi di atti linguistici: locutorio
(facciamo qualcosa dicendo qualcosa), illocutorio (domanda, risposta, ordine, avvertimento, ecc.) e
perlocutorio (produzione, tramite latto locutorio e illocutorio, di certi effetti consecutivi sui
sentimenti , i pensieri, le azioni di chi sente, o di chi parla, o di altre persone). Importante la
distinzione tra significato e forza illocutoria: a volte uno stesso atto locutorio pu corrispondere a
due o pi atti illocutori (ES. Il gatto sul letto = Non salire sul letto O Fai scendere il gatto).
Latto illocutorio convenzionale mentre quello perlocutorio non convenzionale perch posso
ottenere un certo effetto mediante molti mezzi diversi.
Negli stessi anni vi una corrente di pensiero che continua a sostenere che il linguaggio naturale
sia analizzabile con gli stessi strumenti dei linguaggi formali. La nozione fondamentale di
Ajdukiewicz quella di connessione sintattica: una combinazione di parole sintatticamente
connessa quando formata da parole dotate di senso e il suo senso deriva dal senso delle parole.
Per spiegare perch certe espressioni siano sintatticamente connesse e altre no, elabora un
sistema di analisi sintattica basato sulle nozioni di categoria fondamentale e categoria funtoriale:
il nome e la frase sono fondamentali mentre le altre categorie sono funtori. Le categorie e le loro
combinazioni sono rappresentate mediante una notazione quasi aritmetica: frase = s; nome = n e
ai funtori indice frazionario procedimento meccanico per stabilire se espressione
sintatticamente connessa o no. Reichenbach considera come suo solo nemico la grammatica
tradizionale che non in grado di cogliere appropriatamente la struttura logica del linguaggio:
sostituisce il sistema delle parti del discorso con una classificazione basata sulla logica dei
predicati e delle relazioni, che distingue tre classi principali di espressioni: argomenti, funzioni e
termini logici. Le sue idee non ebbero particolare seguito allepoca e in seguito vennero riprese da
pochi, probabilmente perch mancava di un vero e proprio sistema di regole per lanalisi
dellespressione del linguaggio naturale. Entrambi questi studiosi riconobbero le difficolt di
analizzare il linguaggio naturale e le sue incoerenze logiche, ma continuarono a considerarlo alla
stregua dei linguaggi formali. La grammatica di Ajdukiewicz fu invece ripresa e approfondita da
molti, tra i quali il pi importante Bar-Hillel, che present una grammatica categoriale che
coniugava la notazione quasi-aritmetica con i metodi della linguistica strutturale americana. In
particolare, affronta il problema dei costituenti discontinui, proponendo di considerarli come
collocati in qualche altra posizione rispetto a quella in cui effettivamente ricorrono
insoddisfacente ma anticipa spiegazione di Chomsky, il quale respinger unaltra proposta dello
studioso, ossia quella di applicare sistematicamente al linguaggio naturale gli strumenti elaborati
dalla teoria dei linguaggi formali (= logica formale utilizzata in costruzione teoria linguistica MA
NON in analisi comportamento linguistico effettivo). La linea tracciata da Bar-Hillel fu seguita da
Montague, il quale poneva la nozione di verit a fondamento della sintassi e della semantica
serie ( Tarski). Questa semantica interpreta le espressioni di una data lingua relativamente a un
modello, cio un insieme di entit, che sono individui per le espressioni individuali, relazioni tra
oggetti per le espressioni predicative e cos via; inoltre indipendente dalla pragmatica (la
semantica di Bral & Co. traduce le espressioni di una lingua in quelle di unaltra lingua). Con il
termine grammatica di Montague si designano sia le ricerche compiute dallo studioso, sia lo
sviluppo ad opera di altri studiosi dopo la sua morte: latteggiamento nei confronti del linguaggio
naturale diverso da quello di Tarski perch Montague sostiene che questo tipo di semantica si
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possa costruire anche per lingue naturali grammatica di M. consiste di struttura sintattica
analizzata secondo il modello della grammatica categoriale e interpretata mediante tecniche di
semantica modellistica.
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verbale; Art. = articolo; V = verbo; N = nome). Le frasi non sono rappresentate su una sola
dimensione ma come una struttura gerarchica, raggruppando le singole parole in unit di
livello pi alte. Un costituente una sequenza di parole riconducibile a un unico punto
dorigine (etichette dei costituenti = nodi) non adeguato perch non coglie la relazione
che il parlante coglie tra i differenti tipi di frasi.
3. Modello trasformazionale: in grado di rendere conto delle relazioni tra le frasi. Si serve di
trasformazioni obbligatorie, da applicarsi per generare frasi grammaticali (cfr. salto di
affisso in inglese che riordina gli elementi ausiliari in modo coerente e grammaticale (s +
have = # has)), e trasformazioni facoltative, da applicarsi solo in certi casi (trasformazione
passiva o interrogativa). La ricorsivit, ossia la possibilit di includere un numero illimitato di
frasi dipendenti in una frase principale, prodotta dalle trasformazioni. Infine, ci sono le
trasformazioni generalizzate, che inseriscono frasi in altre frasi, e quelle singolari che si
limitano alle frasi semplici.
Mentre in Harris il termine trasformazione indica un rapporto tra frasi, in Chomsky si tratta di un
rapporto tra livelli di rappresentazione, ossia strutture, per quanto non consideri tali livelli come
strettamente gerarchizzati (ES. non vede alcun rapporto tra morfemi e fonemi; ogni morfema non
costituito da fonemi specifici). La grammatica generativa dunque si serve di: regole SS (struttura
sintagmatica), regole trasformazionali e regole morfofonemiche. NB Grammatiche esaminate sono
neutrali rispetto al parlante e allascoltatore, semplice descrizione di un certo insieme di enunciati.
La teoria standard, laspetto sistematico acquisito dalla teoria di Chomsky, presenta una delle
prime definizioni esplicite di grammatica generativa: un dispositivo che specifica linsieme infinito
delle frasi ben formate e che assegna a ciascuna di queste una o pi descrizioni strutturali. Lo
studioso suddivide la grammatica in tre componenti: sintattico, fonologico e semantico, di cui solo il
primo generativo, mentre gli altri due sono interpretativi solo il componente semantico genera
frasi e assegna loro descrizioni strutturali; il componente semantico mette in relazione una struttura
con una rappresentazione semantica e il componente fonologico attribuisce una rappresentazione
fonetica. La struttura generata dal componente sintattico e interpretata dal componente semantico
la struttura profonda della frase; questa poi collegata mediante le trasformazioni alla struttura
superficiale che interpretata dal componente fonologico; da qui la concezione mentalistica della
lingua e della linguistica.
Chomsky afferma che la teoria linguistica si occupa principalmente di un parlante-ascoltatore
ideale, in una comunit linguistica completamente omogenea. Egli distingue poi tra competenza ed
esecuzione. La competenza un insieme di processi generativi, cio un insieme di regole per
generare un numero potenzialmente infinito di frasi: il linguista deve determinare, partendo dai dati
di esecuzione, il sistema sottostante di regole che il parlante-ascoltatore ha acquisito e che mette
in uso nellesecuzione effettiva. Quindi, la teoria linguistica mentalistica poich il suo scopo
scoprire una realt mentale sottostante a un comportamento effettivo (linguistica cartesiana ><
linguistica empirica cio quella storico-comparativa). Si hanno diversi livelli di adeguatezza: una
grammatica adeguata in senso descrittivo nella misura in cui descrive correttamente la
competenza del parlante nativo ideale; invece esplicativa, quando riesce a scegliere una
grammatica adeguata in senso descrittivo in base ai dati linguistici primari. Il compito fondamentale
di una teoria linguistica diventa rendere conto delle propriet del dispositivo per lacquisizione
linguistica che permette al bambino di costruire la sua grammatica da un insieme di alternative
possibili. Secondo Chomsky, il linguaggio e la sua acquisizione sono governate da regole o da
principi specifici. I fenomeno linguistici andrebbero ricondotti a leggi psicologiche generali: la
conclusione che la capacit del parlante di produrre e comprendere frasi mai udite prima si pu
spiegare che il parlante stesso sia dotato di un meccanismo che guida la sua acquisizione del
linguaggio. Essendo innato, deve essere comune a tutti gli esseri umani e quindi universale: ecco il
ritorno della ricerca degli universali linguistici, che sono distinti in materiali (tratti distintivi di
Jakobson) e formali (regole trasformazionali); sono intesi come le caratteristiche del meccanismo
che rende possibile lacquisizione di una lingua.
1. Componente sintattico = trasformazioni legate alla struttura e non alla frase, si applicano in
cicli dalla F inclusa pi profondamente a quella principale. Lapplicazione delle regole
trasformazionali alla struttura profonda genera la struttura superficiale; lazione delle
trasformazioni non modifica il significato della frasi perch condizionata dalla presenza di
simboli astratti nella struttura profonda (solo livello pertinente allinterpretazione della frase).
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2. Componente semantico (teoria derivata da Katz) = due nozioni fondamentali: quella di
lettura, cio lanalisi in indicatori semantici di ciascuna unit minima generata dal
componente sintattico (parole), e quella di regola di proiezione, cio la lettura delle parole
che formano un nodo vista entro un indicatore sintagmatico da cui viene la lettura derivata
o linterpretazione semantica (frasi semanticamente non ambigue *Pierino bruci la scuola*
anomale, se le letture dei due elementi non possono combinarsi *Pierino bruci lidea* o
ambigue, se uno o pi elementi hanno pi letture *Il giudice ha aperto un fascicolo*). La
lettura contiene altri due tipi di informazione: lindicazione dei tratti sintattici della parola in
questione e lindicazione delle restrizioni selettive di ogni parola che esprimono le
condizioni necessarie e sufficienti affinch le letture si combinino tra di loro. Interpretazione
semantica di una frase = insieme delle interpretazioni semantiche degli indicatori
sintagmatici soggiacenti a F e linsieme di descrizioni relative a F che derivano dalle
interpretazioni semantiche. Ipotesi che il bambino abbia un grande bagaglio di conoscenze
a cui dover semplicemente attribuire etichette diverse da lingua a lingua.
3. Componente fonologico = interpretativo e traduce in segnali fonetici la struttura superficiale
generata dal componente sintattico. La struttura superficiale diventa la rappresentazione
fonologica concretizzata dalla rappresentazione fonetica. Le regole per derivare
questultima dalla prima sono riassumibili nella formula A B / X Y = lunit A
realizzata dallunit B nei contesti X (a sinistra di A) o Y (a destra di A). Per esempio:
disayd (decide) > disaisiv (decisive) rappresentabile come 1) disayd + (confine di
morfema) iv d z / + [i]; 2) disayz + iv z s / + iv disays + iv; i fonemi in
questione assumono una serie di tratti in connessione con determinati altri. Si pu
riscontrare labbandono del cosiddetto livello fonemico (> Halle) poich postulare un livello
di rappresentazione fonemica renderebbe lanalisi inutilmente pi complicata. Nella
fonologia generativa rimane lanalisi dei tratti distintivi (> strutturalismo): vengono fatte delle
modifiche al concetto di marcatezza, che ha valori universali e innati e considera un
elemento marcato o non marcato a seconda del contesto in cui ricorre.
La fonologia generativa dinamica in quanto il suo oggetto lo studio dei processi fonologici e
descrive la generazione delle rappresentazioni fonologiche dalle strutture superficiali della sintassi.
Ci sono alcune proposte di modifica del modello classico di Chomsky, che era lineare o
segmentale e considerava la rappresentazione fonologica come derivata esclusivamente dalla
struttura sintattica superficiale. Per superare le difficolt legate a questo modello vengono
elaborate: la fonologia autosegmentale (vari elementi della rappresentazione fonologica posti su
pi livelli); la fonologia lessicale (ruolo che la formazione delle parole ha sulla loro
rappresentazione fonologica); la fonologia metrica (descrizione dei processi fonologici deve
prendere in considerazione non solo i singoli segmenti ma anche unit pi ampie) e la fonologia
prosodica (applicazione regole fonologiche non determinata solo da struttura sintattica
superficiale ma anche da struttura gerarchica della rappresentazione fonologica).
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La tipologia linguistica si sviluppata parallelamente alla grammatica generativa: non pu essere
definita una scuola in quanto un campo di studi che pu essere coltivato sia da punti di vista
diversi da quello della grammatica generativa, sia da questultimo. opportuno distinguere la
tipologia linguistica dalla linguistica tipologica, che indica una teoria che, partendo dallanalisi
tipologica delle lingue, ha elaborato alternative alla grammatica generativa.
Greenberg il fondatore della tipologia contemporanea che, grazie a lui, diventa un ramo molto
produttivo della linguistica: il progetto della classificazione tipologica delle lingue non pi basato
sulla struttura della parola ma sullordine delle parole nella frase; vengono formulati enunciati
implicazionali (se una lingua X ha una caratteristica Y, allora ha la caratteristica Z) formulare in
termini implicazionali la tipologia dellordine delle parole, ravviando tradizione in parte dimenticata.
Greenberg si basa su un campione di trenta lingue (anche se le lingue citate sono molte di pi) e
parte dallesame di tre fenomeni di ordine delle parole che si possono realizzare nelle varie lingue
in modo alternativo:
1. la presenza di preposizioni o posposizioni;
2. la posizione del verbo (V) rispetto al soggetto (S) e alloggetto diretto (O): dei sei ordini
teoricamente possibili solo tre occorrono come ordini dominanti (VSO, SVO, SOV);
3. lordine dellaggettivo (A) rispetto al nome (N).
Una volta stabiliti questi ordini possibili, Greenberg formula 45 universali: i primi sette enunciano le
correlazioni sistematiche tra le tre opposizioni dordine, con laggiunta di una quarta opzione
Genitivo-Nome (GN) >< Nome-Genitivo (NG); gli universali dall8 al 25 riguardano la sintassi; quelli
dal 26 al 45 la morfologia. Gli universali sono di due tipi: assoluti, quando affermano che se una
lingua ha la caratteristica X, allora ha sempre anche la caratteristica Y, e statistici. La parte finale
dello studio cerca di formulare i principi che stanno alla base degli universali implicazionali,
ricorrendo a due nozioni principali: quella di ordine dominante o recessivo e quella di relazioni
concordi o discordi tra regole dordine. Dominante per Greenberg significa incondizionato: ad
esempio, luniversale 25 dice che, se in una lingua loggetto diretto espresso mediante un pronome
segue il verbo, allora lo segue anche loggetto espresso mediante il nome. Lordine VO
incondizionato, in quanto loggetto nominale pu seguire il verbo indipendentemente dal fatto che
loggetto pronominale lo segua oppure lo preceda; lordine OV, al contrario, si pu avere solo se
loggetto pronominale precede il verbo VO dominante >< OV recessivo. Per quanto riguarda le
relazioni concordi e discordi, le prime si hanno sia nelle lingue preposizionali e posposizionali:
Nome-Proposizione concorde a Nome-Genitivo perch appartengono entrambi a lingue
preposizionali MA discorde con Genitivo-Nome perch appartiene a lingue posposizionali.
Il funzionalismo rappresentava unalternativa alla grammatica generativa: bisogna distinguere tra le
scuole funzionaliste nate prima della GG, di matrice europea e con un atteggiamento pi sfumato,
e quelle sorte successivamente, statunitensi e tendenti a respingere in blocco la GG. Tra i
funzionalisti pi legati alleredit di Mathesius ricordiamo Dane e Firbas: entrambi prendono le
mosse dallanalisi concreta della frase di Mathesius che consiste nella distinzione tra tema e rema.
Dane afferma per che questa analisi soltanto uno dei tre livelli della sintassi, ossia quello della
organizzazione dellenunciato + struttura grammaticale e struttura semantica. Questultimi due
livelli vanno tenuti distinti perch, mentre la struttura semantica universale, quella grammatica
varia da lingua in lingua; la nozione centrale della struttura grammaticale il modello di frase, uno
schema astratto su cui si possono basare varie sequenze di parole specifiche per formare
enunciati specifici. Firbas parla di prospettiva funzionale di frase, ordinando gli elementi secondo
una scala di dinamismo comunicativo che supera il dinamismo di Mathesius: egli lo definisce come
la misura relativa in cui un elemento contribuisce allo sviluppo ulteriore della comunicazione. Gli
elementi che hanno il grado pi basso sono detti tematici (pronomi personali, legati al contesto),
quelli con il grado pi alto rematici (sostantivi) e gli elementi di terzo tipo sono definiti di
transizione (verbi). Firbas sostiene che lordine oggettivo, in cui, secondo Mathesius, il tema
precede sempre il rema, rappresenta la distribuzione elementare del dinamismo comunicativo, da
cui le lingue possono deviare a causa del contesto o della struttura semantica.
Tra gli altri linguisti praghesi abbiamo:
1. Sgall, il quale cerc di mediare tra funzionalismo e grammatica generativa elaborando una
descrizione funzionale generativa: non considerava lapproccio generativo errato ma
parziale, cos come per il funzionalismo. Oppone rappresentazioni tettogrammaticali alla
sintassi di superficie.
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Molto pi critiche nei confronti della GG le altre principali scuole funzionaliste europee:
2. Halliday, grammatica sistemico-funzionale = distingue tra funzioni del linguaggio, ideativa,
interpersonale e testuale. ES. al livello delle funzioni ideative il soggetto lelemento che
indica lagente; al livello delle funzioni interpersonali il tradizionale soggetto grammaticale
e ha la funzione di definire il ruolo di comunicazione adottato dal parlante; al livello delle
funzioni testuali chiamato soggetto psicologico. Le funzioni dei tre livelli sono identiche.
3. Dik, grammatica funzionale = individua tre componenti principali nel linguaggio, il fondo, la
struttura di frase soggiacente e le regole di espressione, e tre tipi di funzioni,
semantiche, sintattiche e pragmatiche. Lassegnazione di tutti i tipi di funzioni produce la
struttura di frase soggiacente, input delle regole despressione. Le regole che
determinano lordine dei costituenti hanno unicamente delle tendenze.
Tutte e tre le teorie insistono sulla distinzione tra ruoli semantici e funzioni grammaticali +
differenze principalmente terminologiche.
Dopo la pubblicazione del saggio di Greenberg, si cerc di trovare una spiegazione pi
approfondita delle relazioni concordi. In primo luogo abbiamo Lehmann con la formulazione del
principio strutturale, secondo il quale i modificatori si collocano dal lato opposto di un elemento
sintattico di base (verbi e nomi) rispetto a quello del suo concomitante primario (oggetto diretto). Il
modello di sintassi ipotizza una struttura sottostante non ordinata linearmente e quindi il principio
strutturale riguarda lordine che i vari elementi vengono ad assumere nella struttura superficiale.
Riduce i sei ordini di Greenberg a solo due: VO e OV perch non considera il soggetto come
elemento primario della frase. Il principio strutturale di Lehmann fornisce una spiegazione agli
ordini concordi ma non a quelli discordi, salvo attribuirli al fatto che le lingue cambiano
costantemente. Litaliano Antinucci presenta una spiegazione pi elaborata. Egli sostiene che
lordine degli elementi governato da tre principi fondamentali: il principio costruttivo, il principio
di accrescimento e il principio di formazione del soggetto. I primi due appartengono al sistema
strutturale del linguaggio, il terzo al sistema comunicativo: il terzo principio pu trovarsi in contrasto
con gli altri due. Il principio costruttivo stabilisce che una lingua disporr gli argomenti a destra o a
sinistra del predicato (OV-VO); il principio di accrescimento determina lordine rispettivo degli
argomenti. PROBLEMA perch in una lingua che costruisce a destra, come litaliano, il soggetto
a sinistra del verbo? Per il principio di formazione del soggetto che sceglie un argomento e lo
colloca in posizione iniziale di frase, lo topicalizza. La scelta dellargomento governata dalla
gerarchia naturale del topic che considera la capacit/incapacit di essere la causa di un
determinato stato di cose e la scala di animatezza (elementi che stanno pi in alto nella scala
sono usati come soggetti). Il concetto di gerarchia, che Antinucci usa per indicare le diverse
probabilit dei vari argomenti di diventare il soggetto, acquista un impiego sempre pi largo:
importante il lavoro di Keenan e Comrie. I due studiosi, sulla base di un campione di 50 lingue,
sostengono che non in tutte le lingue si pu avere qualsiasi tipo di frase relativa, ma che la
formazione di questultima condizionata dalla funzione grammaticale dellelemento che la
introduce (soggetto < oggetto diretto < obliquo < genitivo < secondo termine di paragone = le
possibilit defluiscono mano a mano che si procede verso la fine della gerarchia). Propongono una
spiegazione psicologica di questa gerarchia: le relazioni pi facilmente comprensibili sarebbero
quelle pi facilmente relativizzabili. Il soggetto pi comprensibile perch caratterizzato dalla
propriet di indipendenza referenziale, cio il riferimento al soggetto non pu dipendere da quello
di un altro elemento della frase. Altre due nozioni capitali sono quella di continuum e di prototipo:
se tutte le propriet di un elemento ricorrono insieme, esso prototipico, mentre le deviazioni dal
prototipo si dispongono lungo un continuum.
La grammatica cognitiva stata elaborata indipendentemente da Lakoff e Langacker. Secondo
questultimo, la grammatica cognitiva si sviluppata parallelamente alla semantica generativa ma
non la si pu considerare una filiazione, anche se presenta dei punti di contatto. Importante lidea
che le figure retoriche, e in particolare la metafora, rappresentino un aspetto fondamentale del
linguaggio. Il linguaggio la sua acquisizione sono considerati il frutto di abilit cognitive pi
generali: pu esserci una componente innata il cui sviluppo legato a quello di altre capacit
cognitive. I concetti chiave della grammatica cognitiva sono quelli di prototipo e figurativit
convenzionale; gli universali non sono pi assoluti ma sono tendenze a raggrupparsi intorno a un
prototipo; le strutture concettuali interamente corrispondenti ai prototipi sono schematizzate
interamente, altre invece parzialmente (ES. quando le estensioni metaforiche diventano
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convenzionali si ha un mutamento della lingua). Esplicito abbandono dellapparato formale e
affermazione che la formazioni di nuove espressioni non riguarda la grammatica ma i parlanti
GC rappresenta il passaggio di studiosi generativisti allimpostazione funzionalista.
Nellambito della tipologia, lo studioso che pi rappresenta limpostazione funzionalista e
cognitivista Givn: la differenza fondamentale con lapproccio generativista il fatto che
descrivere una struttura senza descrivere la sua funzione impossibile. Una categoria non
invalidata perch ha margini sfumati e lappartenenza a una categoria non richiede tutti i tratti del
gruppo; anche possibile lappartenenza di esemplari meno prototipici. I costituenti sintattici sono
basati su propriet cognitive, semantiche e pragmatiche generali.
Nellambito del funzionalismo/cognitivismo in fonologia, Vennemann elabora la fonologia
generativa naturale che rinuncia alle rappresentazioni fonologiche soggiacenti, diverse dalle
rappresentazioni fonetiche osservabili. Da questo tipo di fonologia bisogna distinguere la fonologia
naturale: il distacco dalle precedenti teorie riguarda una concezione diversa dei meccanismi
cognitivi che stanno alla base dellacquisizione del linguaggio da parte del bambino e che sono da
ricondurre a capacit cognitive generali. Il bambino apprende il sistema fonologico della propria
lingua materna limitando o sopprimendo processi innati (lenizione, che tende a indebolire un
suono e diminuire il contrasto con quelli vicini, e rafforzamento, che tende ad aumentare le
differenze tra i suoni il primo funzionale al parlante perch facilita la pronuncia, il secondo
allascoltatore perch semplifica lascolto). La teoria dellottimalit prende avvio dalla nozione di
marcatezza, che definita come propriet delle rappresentazioni fonetiche. La marcatezza una
delle due forze contrastanti che agiscono nel linguaggio umano, insieme alla fedelt; inoltre, un
elemento non marcato in se ma in confronto ad altri e la marcatezza si fonda su sistemi
articolatori e percettivi. Le restrizioni di marcatezza si fondano su tali propriet, mentre le
restrizioni di fedelt richiedono che le uscite conservino le propriet delle loro forme di base,
conservando una somiglianza tra lingresso e luscita: esse permettono di mantenere i contrasti
lessicali e impediscono che le realizzazioni di un solo morfema differiscano eccessivamente luna
dallaltra unuscita ottimale quando comporta la violazione minima di un insieme di restrizioni,
tenendo conto del loro ordinamento gerarchico. Teoria della capacit linguistica umana che opera
con una serie di restrizioni ordinate secondo una gerarchia.
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