Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Sagittari Laterza
."'
<D
(')
'"
..J
La filosofia
ISBN 88-420-3604-8
I III II
9 788842 036043
agittari Laterza
-l
DOPPI
I
2215 ,.
.." AC
III
.-
0
...
"
:c
Eugenio Garin
La losofia
Editori Laterza
,J
AVVERTENZA
-,
I.,
a.rl
ISBN 88-420-3604-8
Eugenio Garin
Firenze, marzo 1990
Blrl
I tre saggi qui riuniti, composti fra il 1956 e il 1958, sono nati
dalI'esigenza di chiarire il compito e i metodi della storia della
filosofia. II primo e costituito dalla reIazione schematica che servi
di base, insieme ad altre due di Mario DaI Pra ed Enzo Paci, per
un amichevoIe incontro fiorentino. La discussione con Paci e
stata riportata per l'evidenza con cui propone alcune aporie, aile
quaIi, almena in parte, ha cercato di rispondere il piu ampio
saggio introduttivo a una possibile storia della filosofia. La rela
zione su Antonio Gramsci, del '58, vuol indicare un'esperienza
per molti aspetti decisiva per chi scrive nelI'approfondimento di
problemi essenziali.
La polemica contro certe impostazioni della storiografia idea
listica pare a taluno divenuta ormai un facile luogo comune.
Non 10 e certo per chi, in una concreta ricerca storica, e venuto
via via consumando, 0, se si vuole, rettificando i suoi strumenti di
lavoro, fino a trovarseli davanti del tutto diversi, e non in facili
rifiuti estrinseci e retorici, rna in una indagine reale. Qualunque
valore, infatti, venga riconosciuto a queste considerazioni, esse
sono nate alI'interno di un'attivita storiografica ben definita, eser
citata per decenni in campi precisi, e costantemente accompagna
ta dalla riflessione su alcuni orientamenti del pensiero contem
poraneo.
II ritorno di nomi cari alIa formazione filosofica di molti della
mia generazione non e casuale; che il modo in cui ritornano nel
discorso sia a volte vivacemente critico, significa solo che il debi
to che ha verso di lora la nostra cultura e grande, e che proprio
per questa piu difficile e con lora la nostra zuffa,
Che la discussione aperta sulla storia della filosofia sia desti
nata a divenire discussione intorno aI compito e aI significato,
VII
I .
E.G.
L'UNITA
fi, rna della filosofia, ove ogni sistema (eun filosofare senza siste
ma non puo essere niente di scientifico) si inserisce - ramo di
un solo e medesimo tutto - in una totalita (scome un circolo di
circoli, di cui ciascuno e un momenta necessario). Ora, se in
diversi ambienti di cultura la rigorosa tesi dell'unita come data a
priori, con tutto il suo peso 'metafisico', gia fra 1'800 e il 900
venne fortemente scossa, corretta 0 abbandonata, essa, sotto l'in
flusso combinato delle correnti idealistiche (e variamente storici
stiche) e della storiografia neoscolastica (0 in genere fondata su
presupposti 'teologizzanti'), costitul uno dei canoni interpretativi
di piu largo uso negli scritti di storia della filosofia in lingua
italiana tunita cost nella storia della filosofia nella complessita
totale del suo sviluppo, come unita del sistema del singolo filoso
fo). Ed e una tesi che, tornando di continuo in accezioni e sfuma
ture varie, e con peso variamente grave, impone un discorso che
non potra non risolversi alla fine in una discussione generale di
metodo. Ma e questione che va certo chiarita, date le preoccupa
zioni che desta nei ricercatori, costringendoli ad impegnarsi spes
so su un terreno scarsamente fecondo. Due monografie recenti,
del '55, l'una di un giovane su Protagora, l'altra di uno storico
sperimentato sul Berkeley, non a caso insistono polemicamente
suI peri col0 e sulle gravi conseguenze che ha, nell'interpretazione
di un filosofo, il canone della unita; e non a caso, anche se in
forme diverse, entrambi, a mo' d'esempio, fanno riferimento a
Kant 2. Che cosa avverrebbe - ci si chiede - nel caso che, essen
do andata perduta l'intera produzione kantiana (come e andata
perduta l'intera produzione di Protagora), venissero confrontati
brani della Critica della ragion pura con altri delle dissertazioni
giovanili? (<<Kant? - si chiedeva Preti 3 - Kant e l'autore delle
tre Critiche: chi oserebbe dedurne una dalle altre due, malgrado
la lora connessione formale?) Che cosa avviene in simili casi
sappiamo, in realta, benissimo: e di un autore di cui abbiamo
l'opera, come Platone, abbiamo visto, in virtu di tal canone, mes
sa in dubbio l'autenticita di quasi tutti i dlaloghi. Se poi, dall'uni
ta del sistema singolo passiamo all'unita della storia della filoso
fia, come unita della filosofia attraverso i molti filosofi, anche qui
nare della tesi dell'unita della storia della filosofia in genere, e del
signifieato tutto 'metafisico' in cui essa viene adoperata; e, quin
di, della sua inutilita ai fini di un lavoro storiografico effettivo, a
danno e con esclusione di criteri piu fecondi. Ove l'unita di cui si
parla - si badi - e sempre unita presupposta, fondamentale, basa
ta sul significato eterno della Filosofia, su una sua pretesa defini
zione univoca, su un suo orientamento costante, articolato nei
suoi eterni assoluti problemi, 'i massimi problemi', che sarebbero
poi sempre gli stessi, piu 0 meno consapevolmente posti: riducibi
Ii anzi al massimo, unieo problema (<<la storia della filosofia [...] e
10 sviluppo puro del pensiero autocosciente: Platone, Aristotele,
Cartesio, Kant, Hegel, sono per noi non i tali dei tali, in quanta
determinati nel tempo e nella spazio, rna 10 Spirito, che in essi
conquisto una piu profonda coscienza di se) 5. Che e appunto
tesi del tutto inutile all'indagine storiografica, per la sua stessa
genericita, laddove la storia avra da cercare individuazioni preci
se e rapporti specifici 6: chi a quella tesi si tenga fedele, e al suo
significato 'metafisico', vanifichera in partenza ogni ricerca stori
ca. Non si ripetera mai abbastanza l'avvertimento di Feuerbach:
quando Dio stesso entra nella storia, la storia finisce [...]. Se
davvero il fenomeno reale dell'incarnazione di Dio fosse un feno
meno storico, esso finirebbe per estinguere ogni lume di storia.
Del resto la letteratura italiana di questa secolo ci offre esern
pi caratteristici in propos ito, e in campi apparentemente opposti:
5 A. Carlini, Avviamento allo studio della filosojia, Firenze 1921', p. 83
(efr. P. Rossi, Note sulla storiografia filoso/iea italiana, estr. da II pensiero
critico, II, 1955); successivamente il Carlini attenuo e modifico que I testa
(ed. 1936, p. 103; efr. ed. 1950, p. 91): non in quanto individui empirica
mente considerati, rna in quanto cercarono e attuarono in se, e nel mondo
del pensiero in generale, quel pure valorc dell'autocoscienza che sorpassa, in
fine, tutti i tempi. (Per una satira felice di questo procedimento logico caro
al 'filosofo speculativo' efr. Marx-Engels, La sacra [amlglla, trad. it., Roma
1953, pp. 64-65.)
6 E non eonferme per una credenza 0 una preferenza rnetafisica presta
bilita (a proposito delle quali efr. H.I. De Vleeschauwer, L'apriorisme dans
l'histoire de la philosophie, Theoria, 1939, pp. 4180, cit, da ~, Brehier,
La phllosophie et son passe, Paris 1950, pp. 7273); Ia ~torla della filosofia
- scriveva Gueroult nel '52 - ha valore per III fllosofla solo se resta
intransigente sulla verita storica, solo se non pretcnde dl essere una scienza
correttiva col com pi to di amplificare e rafforzare le Idee del passato,
presentandole in verdichtender Reproduktion per rendcrle pili espressive
(efr. L. Tatarkiewicz, Vouloir et pouvoir en histoire de la philosoph/e, Actes
du XI' congres international de philosophie, Bruxclles 1':1,53, vol. XII, p.
15).
10
11
e il
12
13
14
che abbia risposto a certe domande, che abbia fatto certe esperien
ze, che abbia avuto certi colloqui, che si sia mosso in una societa,
persona fra certe determinate persone - eceo quello ehe 10 storieo
deve aecertare. Non esiste la Filosofia, davanti al eui tribunale
ehiamare al redde rationem Ie filosofie e i filosofi: esistono uomi
ni ehe hanno cercato di rendersi eritieamente eonto in modo
unitario della lora esperienza e del lora tempo. Ouesti uomini
hanno avuto rapporti fra loro, hanno fatto letture, hanno eseogita
to strumenti, hanno usato altrui pensieri: il loro lavoro ha avuto
una eerta eco; eerti strumenti da lora ritrovati si sono diffusi in
un certo ambito. Ouesti nessi 10 storieo trova: differenze e somi
glianze, gruppi di uomini uniti in un lavoro, concordi in certi
modi di intendere: problemi di rapporti concreti, di periodizzazio
ni e continuita non presupposte rna aceertate nell'effettivo collo
quio degli uomini: 'idee' vincitrici e 'idee' vinte, 'idee' che rinaseo
no e ehe tramontano nel mobile corso del tempo, nel ritmo della
vita dei gruppi, che 'filosofando' cercano di rendersi conto del
corso del proprio lavoro e della sua funzione nel complesso di
una civilta, Onde il filosofare varia di continuo, e si rende eonto
di questo variare, e del 'come' di questa variare: unita e alteri
ts
I~.
15
16
Appendiee
FILOSOFIA E ANTIFILOSOFIA *
(Una discussione con Enzo Paci)
solo: rna che tay ~icerche devono essere situate nella loro ~enesi
\~\..\OTECA N..qz.
'0\ ROMA .:
"II
.~\~y
1--.
IORIO t.\JI1I:\"v~
.Tn
".. 'ur
T ."
Enzo Paci
II
25
26
storia rna i1 suo intento era pur chiaro nei suoi stessi molto
traspare~ti richiami! Sottolineare la connesione dei presupposti
della scienza con le condizioni storiehe, battere sul fattox della
realta storica delle scienze, sul loro costruirsi da se gli strumenti
logici per la soluzione dei problemi, rieonoscendo alIa filosofia i1
compito di portare quei processi alIa piena consapev~lezza ~i. se~
cercare di trasformare - per continuare ad usare I terrmru dl
Cassirer _ la critica della ragione in una critiea della cultura il
cui essere non puo essere colto che nel fare - tutto questo era
abbastanza esplicito cosi nei suoi sottintesi come nelle sue indica
27
e~idenza
28
principio. Che
*
*
Chi accetti la tesi - non ogni questione puo, qui, esser ripresa
alle origini - che le idee non si muovono su un piano a se, di
distaccata purezza, rna hanno mani e piedi, e variamente rispon
29
'1,
dono al complesso procedere della vita con cui sono solidali non
potra separare, se non per momentanea astrazione la storia
dalla teoria, che verra rimandata di continuo, se vorra essere
comprensione critica della realta umana, verso una considerazio
ne d'insieme. La visione d'insieme, che e forse l'unica costante
aspirazione del filosofare, caduta (rna e poi caduta?) l'illusione
teologale(che solidificando l'esigenza la postula come unita data
da ~ontemplare),. pu.o vivere solo come sforzo di giungere a una
storia che cerchi di rendersi con to, e di rendere conto delle
mobili articolazioni della vicenda umana: il quale renders! conto
- non si ripetera mai abbastanza - proprio per essere questa
consapevolezza critica della vita del mondo umano, non e affat
t~ c~ntemplazi~ne pa~ificata, rna inquieta chiarificazione, e quin
di st.1I~1010.e gU.ld~ all ?~era.: presa di coscienza di limiti sempre
mobili e diversi, identificazions dell'irrazionale nel fallimento di
troppo fragili siste~azioni, rna, a un tempo, mota verso una pili
compre~s~va ~nt~lhgenza: non Verita e Ragione date e possedute,
rna verificazionl alterne e continue. Apertura massima rna che
puo aversi solo nell'esarne critico pili rigoroso e completo del
processo umano nelle varie sue manifestazioni, senza cadere nella
tentazio~e delle tav~le delle categorie (<<l'accidente pili sciagu
:at~ - dIce Brunschvlcg - che potesse capitare a Kant, e senza
mtrinseco legame con I'esperienza critica).
Questo e quel modo di filosofare che s'e chiamato storia:
che non puo giustificarsi con altro che con se stesso, col suo
lav?ro concreto, facendo storia - perche la ragione si giustifica
ragionando, e non con teorie della ragione, e la verita verifican
do, e non nella contemplazione della Verita eterna. Una storia
c~e, se~pr~, e v~lutazione, anche se non di quel tipo, caro a certi
filosofi, l~t~nt~, c~n la matita rossa e turchina, a segnare gli
erron teoretici di Spinoza, e a dare il voto di condotta a Robe
spierre. Ogni rapporto, ogni nesso posta fra dottrine e dottrine e
fra idee e situazioni, e valutazione; ogni indicazione di vie blocca
te, ogni determinazione di chiusure, ogni identificazione di com
ponenti, e v~lutazio?e. Come e comprensione della positivita di
uno sforzo, illustrazione della genesi di un fallimento, presuppo
sto per un recupero - al di fuori COS! del dogrnatisrno delle solu
zioni prestabilite come del relativismo della universale insigni
ficanza.
Ed e, finalmente, una storia che si pone come un modo di
30
filosofare - uno fra molti - non come filosofia delle filosofie con
pretese egemoniche 0 esclusive, rna come comprensione dei molti
modi che il filosofare ha avuto - esauriti gli uni in sentieri senza
uscita, voci valide, gli altri, di un molteplice colloquio, del cui
ritmo la storia ramrnemora i momenti, invita e contribuisce a
chiarire il Iinguaggio, essa stessa interlocutrice vigile e attiva.
Perche quella nota infelice - 0 felicissima, per avere suscita
to 10 scritto agguerritissimo di Paci - su un punto batteva, certo
non bene svolto, rna recisamente affermato proprio nel testo che
annotava: la pluralita dei modi di filosofare, la pluralita delle
filosofie. Idea, certo, anch'essa, tutt'altro che originale: anche
sui nostri tavoli di studenti della poco filosofica Firenze, nei
tempi in cui troppo, forse, ci seducevano altre voci, gia trent'anni
fa, erano aperti i volumi della teubneriana Kultur der Gegen
wart. E nella Systematische Philosophie cominciavamo proprio
col leggere, in quel saggio di Dilthey che solo ora e stato tradotto
da un nostro giovane amico: Der Name Philosophie oder philo
sophisch hat so viele nach Zeit und art verschiedene Bedeutun
gen, und so verschiedenartig sind die geistigen Gebilde, die von
ihren Urhebern mit diesem Namen bezeichnet worden sind, dass
es scheinen konnte, die verschiedenen Zeiten hatten an immer
andere geistige Gebilde das schone von den Griechen gepragte
Wort Philosophie geheftet, In realta, non solo potrebbe sembra
re: in realta il bel nome ha indicato davvero, e continua a
indicare, cose molto diverse. II distacco fra Socrate e i fisiologi
non e stato che uno fra i tanti che hanno punteggiato il travaglio
so dialogo umano. E quel modo di filosofare che s'e detto stori
co in questa appunto si distingue: nel volersi render conto dei
modi molteplici di quel dialogo, rna senza pretendere di trasfor
marlo in monologo, anche se aspira a comprenderne le possibilita
di convergenza. E se polemizza, polemizza contro i modi esclusi
vi, che vogliono chiudere e concludere, in nome, per usare i
termini usati di recente da Rossi-Landi, di un moto da contro un
mota a - e il moto da si risolve poi sempre in un regresso verso
l'essere gerarchizzato, contro il libero progresso di una realta
plurale e mobile, la cui intelligibilita, lungi dal definirsi in parten
za, viene via via a verificarsi nella fecondita delle sue operazioni.
E se c'e un nemico da combattere, esso resta quello che una volta,
in una seduta della Societe francaise de philosophie, Gabriel
Marcel invece difese contro i soliti untori pluralisti (0, come
31
OSSERVAZIONI PRELIMINARI
* Pubblicato nel Giornale critico della filosofia italiana, 38, 1959, pp.
1-55.
t Cfr. Giornale critico della filosofia italiana, 35, 1956, p. 278 [rna efr.
ora Ie precise osservazioni metodiche premesse da Nardi alia sua raccolta di
saggi sulla storia dell'aristotelismo, Firenze 1958].
__i~
33
34
male superiore di Pisa, 21, 1952, Scriveva nel ~942, ne~ carcere di S,aluzzo,
filosofia (Lotta di popolo, Torino 1958, PP', 16-17): ~on ~ nella studio dell~
storia che si cerca per parte dei professionali la ~etermm~zlOne del c~mcetto di
filosofia infatti pare debba sortire bell'armata alla sua battaglia dal~a testa del
cattedratico, non gia dalla storia, dalla vita puente nel ~empo, che I,ncess~nte
35
36
37
38
I,
I
39
mai filosofia che non sia una filosofia. Ora, che si possano ammettere piu
concetti disparati di filosofia non di rado si concede, anzi talvolta si chiede;
e ci si fonda sopra una certa dottrina di tolleranza filosofica [...J, Ma ch.e ,it;t
realta si scrivano storie della filosofia con tal presupposto della molteplicita
di problemi fondamentali della filosofia non accade, ne puo accadere: per
che se quella concessione od esigenza puo darsi, no.nost~nt~, la sua i~raziona:
lira, un fatto irrazionale, quale sarebbe una stona di piu oggetti, non e
possibile. Quale che sia il punto di vista da cui muov: 10 s~orico e.l'indirizz?
filosofico a cui aderisce, egli non potra ricercare, ed infatti non ncerca mal,
se non Ie soluzioni che sono state via via escogitate di un medesimo
problema, che per lui e il problema essenziale della filosofia; quel problema
da cui gli altri, piu strettamente filosofici (e dico piu strettamente, perche
tutti sono, in largo senso, filosofici), dipendono direttamente 0 indirettamen
teo Onde il filosofo tollerante a parole, diventa storico intollerante coi fatti:
poiche i fatti all'impero della logica non s,i P?ss?n~ ~ott~arre, e .Ia logi~a e
intollerante per natura. II testo del Genttle e significativo per II continuo
riferimento a presupposti impliciti non dichiarati e non dimostrati, dal
concetto della logica intollerante (che distrugge i fatti) a quello del problema
unico, dell'oggetto unico, escludente i problemi molteplici rna conciliabile
e non si vede come - con Ie molte soluzioni, destinate pero a ridursi
surrettiziamente a unita, onde, alia fine, nell'unita ovunque trionfante sem
bra annullarsi il concetto stesso di storia (che, di fatto, nell'attualismo si
vanifica). D'altra parte la confutazione del pluralismo e solo apparente:
certo, verrebbe fatto di rispondere, la vera filosofia e una, ed e la concezione
della possibilita di orientamenti, direzioni, interpretazioni diverse dell'esigen
za della filosofia, ossia e la filosofia 'pluralistica'. Osservera giustamente il
Banfi, Concetto e sviluppo della storiografia [ilosoficu, Civilta moderna, Y,
1933, p. 561: II sapere filosofico non si presenta [...] come .lin .corpo
sistematico di dottrine, che concresce armonicamente, secondo II disegno
unitario di una struttura obiettiva; esso e differenziato secondo sintesi,
strutture, direzioni affatto distinte, varie di metodo e di valore teoretico
come di significato culturale.
40
41
verita 12.
Ma v'ha di pill: ognuna di quelle 'filosofie', reciprocamente in
contrasto, si giustifica proprio attraverso una sua storia della filo
sofia, rieostruita in modo da ammettere solo una conclusione: la
filosofia di chi opera quella interpretazione storica.
E chiaro dunque che, volendo 10 storico rispondere all'esigen
za propostagIi, di avere una filosofia come misura prestabilita,
dinanzi alia molteplicita delle posizioni esistenti nel proprio tem
po non potra non operare una scelta. E se non vorra ridursi alia
famosa battuta fichtiana presa alia lettera (<<la filosofia che uno
sceglie dipende da che uomo uno e), dovra affidarsi - sembra
a uno di questi criteri: 0 alia discussione del rigore della logica
interna di un sistema; 0 all'esame critieo dei documenti storici
che dimostrerebbero come quella partieolare filosofia risponda al
massimo al lungo camminodella ricerca umana.
Ora chi scelga come misura di una filosofia (da assumere a
sua volta come misura delle filosofie del passato) la struttura
logica del sistema, non solo rischia di privilegiare gratuitarnen
42
43
44
45
46
47
19 Hegel, En~i~lopedif;l, .13-14; Paci, loc. cit., p. 147. Quanto poi alla
test di uno stonctsmo di Anstotele, sostenuta a pili riprese dal Mondolfo
(cfr. Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia, Firenze 1952, pp.
27 sgg.), essa rientra nel quadro proprio di molte ricerche storiografiche del
I'egregio autore, intese a proiettare nell'antichita una tematica che Ie e estranea,
in base ad accostamenti in cui va perduto il proprio del processo storico. COS!
l'importante ritrovamento dell'infinito nei Greci si lascia spesso sfuggire quello
che fu il proprio dell'affennazione dell'infinito di un Bruno, per non dir d'altri,
Non e qui il luogo di discutere una posizione che rischia, nei suoi ultimi
sviluppi, di svuotare di senso, in nome della continuita, tutto il processo, elimi
nandone nella sostanza ogni invenzione e scoperta. SuI terreno proprio della
storia del"pensiero e certo che Aristotele tenne presenti i resultati delle ricerche
precedenti, che venne ordinando rispetto aile sue vedute. Se storia significa via
via un bilancio dell'attivo e del passivo del passato suI metro del proprio pensie
ro, Aristotele fece questo bilancio (e, come molti bilanci, fu, anche il suo, spesso
un bilancio truccato); se fare storia significa comprendere il passato come tale, e
la sua parola, e non sforzarsi di dare agli altri, nella loro complessa realta, il
volta che a noi fa cornodo, Aristotele fu il pili grande prevaricatore del pensiero
a lui precedente che l'antichita ci abbia dato: come un cattivo macellaio - per
usare I'immagine platonica - mutilo malamente, secondo Ie forzature di certi
suoi schemi, i suoi predecessori per cavarne qualche brandello meglio adatto a
ornare il proprio edificio (ed e cosa che capirono gia a meraviglia uomini di
alcuni secoli or sono, come Francesco Patrizi). A tutta la sua 'metafisica' repu
gnava il senso della storia, e la storia e bandita dal suo orizzonte, se non
vogliamo confondere Ie carte fino al punto da togliere ogni senso alla ricerca
che stiamo facendo. Purtroppo per tanta parte del pensiero prearistotelico non
possediamo i termini di confronto - 0 possediamo solo i brani malamente
mutilati dallo 'storicista' Aristotele. Ma in un caso abbastanza vistoso, Platone,
abbiamo i testi con cui mettere a riscontro le esposizioni aristoteliche. I sosteni
tori della storicismo d'Aristotele potrebbero qualche volta chiedersi che cosa
mai sarebbe Platone se i dialoghi fossero perduti, e dovessimo ricostruirlo attra
verso il suo allievo. A meno che per storicismo non s'intenda una posizione
programmaticamente falsificatrice del passato: nel qual caso, senza dubbio,
Aristotele e da dirsi un insigne storicista.
20 Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia, Intr. 3; Mondolfo, op. cit., p. 40;
J.T. Desanti, Introduction a l'histoire de la philosophie, Paris 1956, pp. 29-30.
48
49
21 ~fr. Lez,ioni cit. (~d. Codignola e Sanna, Firenze 1930, I, p. 57): Ogni
fIlosof~a, per II fatto di rappresentare un particolare stadio di svolgimento,
51
50
,I
52
53
55
56
57
58
59
rieta effettiva delle idee con gli uomini, nei pensieri degli uomini
in societa reali, nella lora azione reciproca, nella storia ove le
'idee' sorgono nell'urto delle 'cose' per reagire su di esse modifi
candole lungo linee molto pill sinuose e complesse di quelle dise
gnate dal filosofo-storico nel casto regno delle essenze ucroniche.
Come osservava eloquentemente Lucien Febvre, quanti si danno
a ripensare per proprio conto sistemi, a volte antichi di secoli,
senza curarsi affatto di determinarne il rapporto con le altre mani
festazioni dell'epoca che li vide nascere, fanno esattamente il
contrario di quello che impone il metodo storico. Davanti a que
sto generarsi di concetti da intelligenze disincarnate, davanti a
quella lora vita fuori della spazio e del tempo, annodano strane
catene dagli anelli insieme irreali e chiusi.;,
60
61
62
63
64
4' Op. cit., pp. 30-31. Per Dilthey, come in genere per gli 'storicisti', it
65
66
67
68
46.
69
48
70
71
72
73
"
9. Una volta Giulio Preti scrisse, non senza arguzia, rna con
appropriatezza, che chi si metta a far storia della filosofia si
trova subito nell'imbarazzo circa l'oggetto della propria indagine:
quali sono i filosofi? E proponeva di assumere, come punto di
partenza, i nomi inclusi in un buon manuale corrente 51. In parte
almeno si potrebbe rispondere alIa difficolta considerando filoso
fia e filosofo quanto, nei vari tempi, si e chiamato appunto
filosofia e filosofo. Fu filosofia, volta a volta, rispondere a specifi
ci problemi naturali, 0 perfezionare I'arte della disputa, 0 disserta
re di Dio, 0 elaborare tecniehe della saggezza. Non variarono solo
i metodi, 0 gli oggetti; mutarono Ie forme complessive, il tutto
della filosofia. La nota contrapposizione stabilita da Marx tra
nuova filosofia e filosofia 'scolastica' e caratteristiea; rna, almeno
in partenza, la rottura tra Atene e Gerusalemme, fra l'Acccademia
e la Chiesa, non fu meno radieale. E non si dica che fu condanna
di ogni filosofia; perche la nuova fede polemizzando con la filoso
fia come anti-filosofia, si poneva in realta come nuova filosofia
nel punta in cui intendeva assumerne iI posto.
51 G. Preti, Continuita e discontinuita nella storia della filosofia, nel vol.
cit. Problemi di storiografia filosofica, p. 65. Osservava Dilthey nel suo saggio
Das Wesen der Philosophie del 1907 (che apriva il volume dedicato alia Syste
matische Philosophie della collana Die Kultur der Gegenwart [I, 6] pubblicata
dalla Casa Teubner): il termine 'filosofia' e 'filosofico' ha significati cosi
numerosi nel tempo e nello spazio, e cosi diverse sono Ie forme spirituali
definite dai loro autori con questo nome, che potrebbe sembrare che nei
diversi tempi il bel nome filosofia, coniato dai Greci, sia stato applicato a
forme spirituali sempre differenti. Infatti gli uni intendono per filosofia la
fondazione delle scienze particolari; altri estendono questo concetto della filo
sofia, poiche a tale fondazione aggiungono il compito di derivare da essa la
connessione delle scienze particolari; poi ancora la filosofia viene definita
come la scienza dello spirito 0 scienza dell'esperienza interna; infine si inten
de per essa la guida della condotta della vita 0 la scienza dei valori universal
mente validi. Dov'e il legame interno che unisce fra loro formulazioni COS!
diverse del concetto di filosofia, e forme COS! molteplici di essa - dov'e l'essen
za unitaria della filosofia? (trad. it. di P. Rossi in W. Dilthey, Critica della
ragione storica, Torino 1954, p. 388). Cfr. I.T. Desanti, Introduction, p. 44:
pas de definition univoque de Ja philosophic.
74
75
76
77
Ie: la filologia 53, come suol dirsi con un termine spesso voluta
mente reso oscuro ed equivoco, e primaria. Solo che filologia non
significa affatto mero stabilimento di testi, 0 raccoIta di dati:
significa fedelta, e rispetto costante di ogni individuazione concre
ta, di ogni situazione reale entro il complesso dell'atto storiografi
co. V'ha chi, con singolare ottusita, parla di una storia filologica
come di una non bene identificata opera 'manuale' che provvede
rebbe ad offrire i testi critici definitivi dei filosofi, corredati di
documenti e notizie, in modo che poi il filosofo speculativo
possa elaborare i dati in base a qualche sua piu 0 meno illuminan
te metafisica. Ma i documenti sono muti a chi non sa quali do
mande rivolgere (anzi non esistono addirittura); e trovare Ie noti
zie puo chi sa cosa e dove cercare; i testi non solo non si costrui
scono, rna neppure si leggono, senza la contina solidarieta di
intelligenza critica (ossia teorica) e di perizia filologica. La
storia e sempre al pun to di questa convergenza di filosofia e
filologia. E il filosofo che s'illudesse, dinanzi alia parola antica,
di saperla intendere e interpretare senza ripercorrere con 10 stori
co - facendosi storico con 10 storico - la faticosa duplice via, dal
presente al passato per ritrovare nel distacco i lineamenti e le
articolazioni essenziali del passato (10 scheletro, poi che la carne
e caduta), e dal passato al presente per rivivere del passato la
5j Cfr. V.E. Alfieri, Filosofia e jilologia, Aut Aut, n. 39, 1957. Sarebbe
opportune che quanti vapno spropositando intorno a filologia e filologismo
considerassero con maggior ponderatezza quello di cui vanno discorrendo e
approfondissero con 'Iilologica' pedanteria anche Ie auctoritates che invoca
n.o. Cer~o ind~c~re. Ie 'f~nt!', individuare Ie 'allusioni', precisare Ie 'letture',
rtcostruire la biblioteca di un autore, ritrovare Ie 'sfumature' del suo lin
g~ag~!o, non e tutt.o: e non puo Farsi senza proporsi continuamente domande
~.I pru vas,to respiro. M.a senza, Sluest? lay?ro, .ed e un lavoro che ogni
c~mmento nuovo e.ogm nuova riflessione implicano, La pagina degli anti
chi r~s~a l?uta (0 ~Ice ql;lelle astruse sciocchezze che si leggono in talune
esposizioni), E ogm allusione, ogni citazione, va pesata e ricollocata nella
sua prospettiva: in tempi di oppressione, in momenti di persecuzione, un
autore ?ltato, .0 una fra~e, ~anno un valore e indicano una posizione che non
hanno In altri rnornenti. Citare 0 non citare Croce - 10 ricordo Croce stesso
- In certi anni non remoti, significava altro, 0 anche altro al di la di una
vicinanza 'teoretica', cosi come, in altro profile, citare 0 me~o Marx. L'invo
cazione del nome di Platone, in taluni momenti della cultura bizantina ha
avuto una particolare carica polemica; la stessa frase, la stessa citazione la
stessa parola, si caricano di valori diversi secondo i contesti. Come si puo
afferrare il valore di una proposizione di Spinoza 0 di Hegel senza avere
seguito il lungo viaggio di certi termini e aver rintracciato i sensi di cui si
sono venuti via via arricchendo?
78
79
80
sto della sua opera con tutti quegli accorgimenti che abbiamo
raggiunto; illustrazione del testo platonico nella situazione rea le
(culturale, economica, politica, sociale) in cui e fiorito; 'memoria'
delle 'traduzioni' che si sono susseguite da Platone a noi, onde
determinare la 'distanza' di noi da Platone, ma anche la radice del
nostro atteggiamento presente di fronte a Platone; e finalmente
l'inserimento della parola di Platone nel nostro dialogo, ove Plato
ne e noi, ossia Platone con la sua storia e noi con la nostra,
abbiamo riassunto ognuno la propria dimensione.
Tutto questo e, se si vuole, perfettamente rispondente all'istan
za 'idealistica', ma lontanissimo da ogni interpretazione che legitti
mi deformazioni ed errori. L'inserimento della parola di Platone
nei vari contesti e rigoroso, non arbitrario: avviene secondo uma
na 'ragione', ossia per 'regole' che, osservate, mi daranno resultati
'limitati' ma verificabili, validi costantemente in una situazione,
fecondi, ossia suscettibili, non solo di essere inseriti proficua
mente in piu complessi contesti, ma dotati di valore costante
attraverso il mutare dei quadri in cui vengono via via proiettati.
Che e appunto la differenza fra l'interpretazione erronea e arbitra
ria di un pensatore, e la sua vita effettiva nella molteplice com
prensione dell'umanita,
E valga an cora un esempio: se ho da intendere un termine
tecnico d'Aristotele, ossia da rendermi conto di quello che fu il
suo valore effettivo nel testo aristotelico, dovro sapere bene il
greco, conoscere bene le opere d'Aristotele e l'uso che Aristotele
fa di quel termine con tutte Ie sue oscillazioni; quindi l'uso del
termine nel linguaggio del suo tempo, nella tradizione dotta e
comune. E, successivamente, come l'accezione aristotelica e stata
intesa, interpretata, nel variare del suo valore significante fino a
noi. Qui io potro determinare il valore significante del termine
aristotelico in rapporto a noi, ossia in rapporto a termini e atti
significativi nostri, scaturiti da quella storia, a termini di contesti
che vogliono rispondere a esigenze corrispondenti a quelle a cui
volle rispondere Aristotele. Ma il rapportare, alla fine dellavoro,
il termine aristotelico al nostro, che e certo un vedere, e intepreta
re Aristotele attualmente, non significa affatto deformare Aristote
Ie, 0 ridurlo a noi. Altri, domani, stabilira rapporti diversi, ossia
dara, se vogliamo dir cosl, un'interpretazione diversa, ma non
falsifichera la nostra interpretazione; la 'trasforrnera', conservan
dole il suo significato nel proprio contesto, e solo cost tenendosi
81
fermo alIa distinzione. Con tutto questa non ha nulla a che fare
que1 barbaro sistema di avvieinarsi all'antico senza studiarne la
lingua, per malamente e ridieolamente identificarlo con pili 0
meno peregrine posizioni proprie, lontane e disformi, giungendo,
non a interpretazioni ardite, rna solo a grossolani errori simili a
quelli degli scolari sprovveduti che traducono Ie parole straniere
in termini apparentemente corrispondenti per suono e per grafia.
82
83
85
86
POSTILLA BIBLIOGRAFICA
88
89
90
91
93
con 'eroico furore' (cioe [...] non per mera curiosita esteriore ma
per un profondo interesse) per un certo tempo, specialmente se si
e giovani, attira di per se stessa, si impadronisce di tutta la perso
nalita, e viene limitata dalla teoria successivamente studiata, fin
che non si stabilisce un equilibrio critico, e si studia con profondi
ta, senza perc arrendersi subito al fascino del sistema 0 dell'auto
re studiato. Questa serie di osservazioni valgono tanto piu quanta
piu il pensatore dato e piuttosto irruento, di carattere polemico e
manca di spirito di sistema, quando si tratta di una personalita
nella quale l'attivita teorica e quella pratica sono indissolubilmen
te intrecciate, di un intelletto in continua creazione e in perpetuo
movimento, che sente vigorosamente l'autocritica nel modo piu
spietato e conseguente.
Gramsci - e nota - si riferiva a un eventuale studio su Marx:
eppure ai nostri orecchi suonano indicativi proprio per uno stu
dio sulla sua opera i suoi avvertimenti: distinguere fra scritti
compiuti e pubblicati, e scritti postumi; fra lavori conclusi
(<<un'opera non puo essere mai identificata col materiale bruto
raccolto per la sua compilazione: la scelta definitiva, la disposizio
ne degli elementi componenti, il peso maggiore 0 minore dato a
questa 0 a quello degli elementi raccolti nel periodo preparatorio,
sono appunto cio checostituisce l'opera effettiva). Delle lettere
converra usare con cautela: un'affermazione recisa fatta in una
lettera non sarebbe forse ripetuta in un libro. La vivacita stilistica
delle lettere, se spesso e artisticamente piu efficace della stile piu
misurato e ponderato di un libro, talvolta porta a deficienze di
argomentazioni; nelle lettere come nei discorsi si verificano piu
spes so errori logici: la rapidita maggiore del pensiero e spesso a
scapito della sua solidita 2.
E difficile pensare che Gramsci, nel '33, quando stendeva
gueste .pc~gin~,cosl cp~eci~e, .non avesse preseI1t~_ il_pr02!}~!av~Eo
consegnato aci articoli, pubblicati si, ma che egli stesso considera
va 'provvisori:;Jl~1ts:re; a quaderni d'appunti. Pensava alIa fine;
e del 24 luglio di quell'anno la lettera in cui fa cenno alIa cognata
dei lucidi discorsi pronunciati nel delirio: ero persuaso di mori
re, e cercavo di dimostrare l'inutilita della religione e la sua
inanita, ed ero preoccupato che, approfittando della mia debolez
za, il prete mi facesse fare 0 mi facesse delle cerimonie che mi
2
94
L. 229.
L. J32; Cfr. M.S. 199 do era [nel febbraio del '17] tendenzialmente
piuttosto crociano); L.V.N. 247 (dall'Avanti!, 21 agosto 1916): accanto
all'attivita conoscitiva, che ci rende curiosi degli altri, del mondo circostante,
10 spirito ha bisogno di esercitare la sua attivita estetica.
J
95
97
96
98
" L. 41.
99
M.S. 233-34.
100
101
sembra farsi il suo ironico distacco 17, tanto pill aderente si rivela
il suo pensiero al mota delle case, pill pertinenti Ie osservazioni,
pill legate alle vicende effettuali: unitarie nell'ispirazione, puntua
lizzate nella scarno linguaggio di una nota. COS! fu costantemente
partecipe al dibattito culturaleanche nel memento della sua segre
.ECizigne e losegui fin negli aspetti marginali, in un dialogo serra
to con I'altra posizione allora effettivamente significativa da noi:
- con I'interpretazione della storia d'Italia elaborata sotto la spinta
della storicismo crociano. Al qual proposito, forse, non giova
- 'molto chiedersi se per avventura altre voci, soffocate dalla cosid
detta rinascita idealistica, fossero pill importanti, e meritassero
maggiore attenzione e pill equo giudizio. Gramsci non intendeva
fare opera di ricercatore erudito: la sua concezione del pensatore
e della storico 10 impegnava, in una situazione concreta, a scelte
reali. Ese, oggi, noi possiamo spesso considerare con occhio
distaccato non poche impostazioni e valutazioni che ancor ieri
sembravano dominanti; se, a un certo punto, anche i famosi 'con
ti con Croce' si possono supporre un capitolo chiuso della storia
della nostra cultura - rna non so, per ora, quanta sarebbe serio
farlo - non dovremmo dimenticare il contributo singolare che
all'esaurimento dall'interno di tante tesi ha dato proprio I'analisi
gramsciana, la quale, sottolineando con singolare energia la soli
darieta di certi ideali e di certe visioni con una situazione, ha
aperto la strada ad altre scelte e ad altre possibilita. E come sui
terreno dottrinale a un certo Hegel, a un certo Marx, a un certo
Labriola e, magari, a un certo Machiavelli, oppose un'altra possi
bilita interpretativa, COS! a un'altra storia d'Italia volle saldare
un'altra azione politica. Alia linea nazional-retorica, pill che stori
cistic.!!)d~alistica, pill che religiosa clericale, pill che liberale con:
servatrice, e pill che conservatrice fascista, intese opporre una
Italia capace'cli riscattare in tutta la sua storia altre possibilita
costantemente vinte, soffocate 0 mistificate. E proprio perche era
-lin politico e non un filosofo - e con cia si vuol dire solo che era
anche uno storico e un filosofo serio, e non un professore - non
.si preoccupo di raccogliere in candidi mazzolini temi incontamina
ti. perche a tutti estranei, rna combatte sui terreno reale, nella
.situazione reale, ed .affronto l'unica posizione veramente operante
in Italia (enon a caso era tale), veramente potente, e con essa si
17
L. 58.
cere.]
102
103
sono, percio stesso, non pili parziali, rna vera mente rispondenti
all'aspirazione di tutta l'Italia, di tutta la sua storia, di tutto il suo
popolo.Dome non rieordare l'artieolo pubblicato nel '19 sull'Or
dine Nuovo, a propos ito dei rivoluzionari russi 19: hanno siste
. mato in organismo complesso e agilmente artieolato la [...] vita pili
-lntLr1!!lllkLpopolo-:J,.-la--sua-tFadizieRee la sua storia spirituale e
sociale pili profonda [...]. Hanno rotto col passato, rna hanno conti
nuato il passato; hanno spezzato una tradizione, rna hanno svilup
pato e arriechito una tradizione [...]. In cio sono stati rivoluziona
ri in quanta hanno rivelato al popolo che il nuovo Stato era il
suo Stato, la sua vita, il suo spirito, la sua tradizione. La rivoluzio
ne non va mai contro il mota storieo: e il punto in cui il processo
rompe gli argini che ]0 volevano chiudere - in cui gli istituti gia
elaborati come strumenti si irrigidiscono in barriere: e veramente,
per usare ancora un'espressione gram sciana, Ia protesta del dive
nire storico contro ogni irrigidimento e ogni impaludamento del
dinamismo sociale. E prosegue: Ia critiea marxista all'economia
liberale e la critiea del concetto di perpetuita degli istituti economi
ci e politici; e la riduzione a storicita e contingenza di ogni fatto, e
una lezione di realismo agli astrattisti pseudo-scienziati.
Non e facile staccarsi da questi testi gramsciani, cosi limpidi e
precisi, suI processo storieo come effettiva conquista di liberta,
contro ogni mistificazione del socialismo, contro ogni esperanti
smo pseudo-marxista che non tenga conto della vita reale di un
popolo 20. Tutti gli articoli del '19 andrebbero sottolineati con
que lIe lora dichiarazioni nettissime: l'esperienza liberale non e
vana, e non puo essere superata se non dopo averla fatta; la
creazione della Stato proletario non e[...] un atto taumaturgieo: e
[...] un farsi, e un processo di sviluppo. L'urto contro le cristalliz
zazioni in nome del processo di liberazione umana produce, e
vero, una scissione, che e di tutti: gruppi contro gruppi, l'uomo
a.N.
a.N.
7 (7 giugno 1919).
4-5, 9, 15, 18. A proposito dell'esperantismo e interessante l'artico
10 La lingua unica e l'esperanto, II grido del popolo, 16 febbraio 1918 (con
le iniziali A.G.): Quale atteggiamento devono prendere i socialisti in con
fronto dei banditori di lingue uniche? [...] combattere quelli che vorrebbero
che il partito si faccia sostenitore e propagatore dell'esperanto. E prosegue:
non c'e nella storia, nella vita sociale, niente di fisso, di irrigidito, di
definitivo. E non ci sara mai. Nuove verita accrescono il patrimonio della
sapienza, nuovi bisogni, nuove curiosita intellettuali e morali pungono 10
spirito... .
19
20
104
contro se stesso; rna 10 scisma del genere umana non puc durare
a lungo. L'umanita tende all'unificazione interiore ed esteriore,
tende ad organarsi in un sistema di convivenza pacifica che per
metta la ricostruzione del mondo. Gramsci combatte senza posa
JLeKJ.,1n marxismo che sia davvero, com'egli dice, umanismo integra
)e: e proprio per questo non esita a ribellarsi contro ogni economi
,smo e ogni determinismo assoluto: La pretesa - ribadisce - pre
sentata come postulato essenziale del materialismo storico, di
esporre ogni fluttuazione della politiea e dell'ideologia come
un'espressione immediata della struttura, deve essere combattuta
teorieamente come infantilismo primitivo. E in un testo dell'or:-',
dine Nuovo aveva ben precisato cosa fosse il suo umanesimo '
i~
l in tegra le : stt!~ia, nella storia, tanto le forze economiche che Ie
forze spirituali.Jestudia nelle interferenze reciproche, nella dialet
21
a.N.
232-35.
105
.' umano 22. Ove, ancora, quella 'storia del genere umano' lungi
dall'essere pura dialettica concettuale e storia di uomini reali in
rapporti reali, in cui i processi che modificano le situazioni e la
coscienza che se ne ha, i pensieri e le opere, sono indissolubilmen
te legati. Si giunge cost [...] all'[ ...] equazione fra 'filosofia e
politica', fra pensiero e azione, cioe a una filosofia della prassi
[... ].~a sola filosofia e la storia in atto 23 - la storia che riguar
da gli uomini viventi [...] tutti gli uomini del mondo in quanta si
_ uniscono tra loro in societa, e lavorano e lottano e migliorano se
stessi 24.
Proprio per questa la politica di Gramsci doveva saldarsi
indissolubilmente con una visione storica, anzi con una revisione
della storia di quel popolo a cui apparteneva e tra cui operava.
Scoprire e inventare modi di vita originali - com'egli dice - non
si puo se non rispondendo concretamente e positivamente a do
27 M.S. 96.
106
107
108
109
110
111
112
P. 202.
113
115
120
121
phie si apriva con le 72 dure pagine del Das Wesen der Philoso
phie di Oilthey.
.
Nella stessa direzione,del'resto, si orientavano anche molti
studenti stranieri, soprattutto ebrei, che dai paesi dell'Est veniva
no spesso a studiare a Firenze, e che si legavano ai compagni
italiani per cui erano Fonte di stimoli e di informazioni preziose.
COS! ricordo nei vecchi corridoi di San Marco Oiringer come
Rubinstein approdati poi in Inghilterra. Come non so dimentica
re, decisiva nei miei studi, l'amicizia di una vita con Jacob Tei
cher, un ebreo polacco che preparava con Cassuto una tesi sulla
filosofia di Crescas e il pensiero ebraico medievale, e che si e
spento qualche anna fa a Cambridge dove aveva trovato rifugio
in seguito alIa persecuzione razzista del '38, rna che a Firenze
rimase legato fino alIa fine. A lui, a una conversazione per anni
quasi quotidiana, devo una iniziazione non convenzionale alIa
filosofia medievale, e in particolare ai grandi testi arabi ed ebrei,
da Averroe a Maimonide, da Avicebron a Crescas. Come a lui
debbo la prima conoscenza degli scritti kabbalistici di Gerhard
Scholem.
Professori, compagni di studio; incontri e scontri, letture
d'ogni genere, confronto anche con studenti di altre facolta, di
altri paesi (Firenze negli anni Venti era an cora molto frequentata
da non italiani). 11 numero allora assai piccolo degli iscritti fre
quentanti facilitava i rapporti anche con i professori, con alcuni
almeno, che non sdegnavano incontri amichevoli, e magari passeg
giate comuni sui colli con piccoli gruppi di allievi, anche di mate
rie diverse. Si distingueva, in questo, Pasquali, pieno di curiosita
umane e ricchissimo di cultura nei campi pill vari. Anche chi
come chi scrive - non riusciva a vincere ogni diffidenza nei
confronti di alcuni suoi atteggiamenti, non poteva non profittare
di stimoli, di osservazioni, di giudizi, di preziose indicazioni di
metodo. Anche per chi filologo non era, e non voleva diventare,
la presenza di Pasquali incideva, nel tempo, a fondo, per riemer
gere nelle forme pill impensate.
Infine, 0 in principio, quella data: il 1925 e l'agonia della
democrazia in Italia. Erano gli ultimi sussulti delle liberta che
andavano scomparendo. Fra i testi che Limentani aveva scelto
per le esercitazioni di filosofia morale, La Liberti! di John
Stuart Mill, stampata da Piero Gobetti con la prefazione di Luigi
Einaudi, Ricordo che a quelle lezioni veniva anche qualche udi
123
126
127
128
129
130
131
do via via sempre pill profonda, del peso grande che certe temati
che caratteristiehe del Rinaseimento italiano conservarono a lun
go su vari piani della cultura europea.
Quando mi detti a studiare Pico, non ricca era la letteratura
su di lui, ne in Italia, ne fuori; non agevole orientarsi sulle sue
fonti, soprattutto kabbalistiche, ne familiarizzarsi con la sua
straordinaria biblioteca, purtroppo dispersa e, in gran parte, pro
babilmente- distrutta. Non era ancora useito il bel libro di Pearl
Kibre, The Library of Pico della Mirandola, pubblicato a New
York nel '36, e che ebbi quando il mio libro era appena stampato,
constatando tuttavia con soddisfazione che Ie mie tanto pill brevi
pagine, fondate sull'inventario del 1498 dell'Archivio di Stato di
Modena, e sui richiami e Ie eitazioni nelle opere, mantenevano la
lora validita.
Consapevolmente cercai di rieostruire Ie sue letture, i suoi
incontri, i suoi interlocutori, gli ambienti che aveva frequentato.
Attraverso Ie lettere (di lui e a lui), e con l'aiuto degli inediti
risalendo quando era possibile dalle stampe (spesso postume) ai
manoscritti che conservavano Ie redazioni originali, tentai non
solo di rimettere a fuoco un contesto, rna anche di ripercorrere un
itinerario. Soprattutto fui costretto a riflettere a quello che face
YO, allavoro della storieo della filosofia, ai metodi di una diseipli
na che, allora, piuttosto che discutere se stessa amava abbando
narsi ad affermazioni generali. In realta, oltre Ie etiehette di ideali
smo e positivismo, oltre Ie accuse di filologia e di erudizione, il
lavoro storiografico oscillava fra esposizioni piatte delle opere, e
del sistema, e rieostruzioni violente e falsificanti del vero
autore, 0 della verita dell'autore, ossia di quanto poteva rientra
re negli schemi prefabbricati di una progressiva conquista della
verita (de claritate in claritatem: da Talete a Hegel, 0 a Gentile, 0
al neotomismo; cio che e vivo e cio che e morto ecc.). Questo,
ovviamente, non escludeva dellavoro eccellente, soprattutto nelle
indagini speeifiche, dove meno pesavano Ie concezioni d'insieme
dei compiti e del signifieato della filosofia nel suo sviluppo. La
tradizione dei Fiorentino e dei Tocco, quando io comineiai a
lavorare, aveva dei degni continuatori nei Nardi e nei Mondolfo,
0, nonostante la sua retorica, nel Bignone, per rieordare anche
uno storico del pensiero antieo che aveva fatto parlare non poco
del suo Epieuro, e pill avrebbe fatto parlare dell'Aristotele
perduto.
132
133
tele del secondo. La cosa poneva allo studioso due ordini di proble
mi, e quindi di ricerche: in primo luogo, e piu in generale, circa il
nesso fra l'indagine, sia essa scientifica 0 filosofica, che il singolo
conduce e gli istituti ufficiali esistenti - nel caso specifico, Scuole
universitarie e Chiesa romana. In secondo luogo, ma non meno
rilevante, si imponeva la questione del rapporto con Ie posizioni,
non solo tradizionali (filosofia scolastica) ma anche critiche e
innovatrici (1'umanesimo, e Ie istanze che ne derivavano).
Credere, come certuni continuano a fare, che si possa legge
re l'opera di un pensatore come Pico, a prescindere dai suoi
progetti anche pratici (il congresso universale di Roma per
l'incontro e la pacificazione filosofico-religiosa; l'uso della kabba
lah ebraica, e dei suoi metodi, per la dimostrazione dell'unita
ebraico-cristiana), e, a dir poco, palesemente assurdo. Come e
assurdo pensare che un processo c1amoroso come il processo
romano, una condanna e un arresto, nonche una sorta di assegna
zione a confino, passassero senza lasciare tracce profonde suI
piano dottrinale. Uno storico serio non puo non cercare di mette
re a fuoco, per un verso, la polemica aspra contro il Barbaro (ma
domani ripresa a lungo da Melantone) sullinguaggio dei filosofi
(1a filosofia non e questione linguistica), e, per un altro verso
l'adesione finale del filosofo al movimento savonaroliano: ossia
una lotta per il rinnovamento spirituale che continua su un altro
piano.
Non intendo, sia ben chiaro, difendere ora, dopo piu di cin
quant'anni, una interpretazione dei cui limiti sono tanto convinto
che non ho mai voluto ristampare quel libro d'allora. Voglio
pero cercare di mettere a fuoco l'avvio di un modo di lavorare: il
nesso costantemente cercato fra storia delle idee, della scienza,
della filosofia, e storia degli uomini (biografia) e delle realta e
degli istituti in mezzo a cui questi uomini hanno cercato e lottato;
il rifiuto, su tutti i piani, della concepibilita di una storia - che
storia, poi, non sarebbe - in cui Ie idee generino virginalmente Ie
idee in ritmi logici puri, Che e rifiuto di una pseudostoria insieme
logica e progressiva: dalle idee alle idee attraverso Ie idee, de
claritate in claritatem; rifiuto della storia della filosofia come
rischiaramento progressivo e ascesa costante, nel singolo pensato
re e nel complesso della ricerca.
Le conseguenze di un orientamento di questa genere, avviato
faticosamente, lentamente, fra dubbi e oscillazioni, sono state per
134
135
Fra la fine degli anni venti e gli anni trenta, tuttavia, mentre
l'attualismo era in crisi, anche la storiografia filosofica era costret
ta a riflettere su se stessa.
Ricordo l'impressione che mi fece, proprio nel '30, la pagina
che Guido De Ruggiero premise alIa sua ripresa dell'ambizioso
disegno di una storia generaIe della filosofia. L'aveva avviata da
Laterza nel '18, e continuata nel '20 fino a tutto il Medioevo (in
cinque volumi complessivi). Nel '30, presentando due volumi pro
prio suI Rinascimento (anzi su Rinascimento, Riforma e Controri
forma), non solo mostrava di rendersi conto di quanta complesso
fosse il compito (<<un com pi to COS! arduo che solo una spensierata
baldanza giovanile puo rischiare di assumersi), ma anche di un
complicarsi dei problemi e compiti della storiografia. E dopo
aver lamentato Ie lacune degli Hoffding, dei Windel band, ecc.,
usciva a dire che dagli Spaventa, dai Fiorentino, dai Gentile, il
Rinascimento filosofico e stato ridotto a un piccolo gruppo di
problemi convenzionali e scolastici. II giudizio non era solo
ingeneroso - non era vero; ma i1lettore non poteva non ricordare
a sua volta quello che Gentile aveva detto di Tocco: grande
filologo, non filosofo. Ne poteva fare a meno di riflettere sugli
autori di cui De Ruggiero diceva, per contro, di essersi largamen
te giovato: Dilthey, Troeltsch, Cassirer.
Se problematica era l'impostazione, non meno discutibile era
l'attuazione, da cui emergeva chiara l'urgenza di una ripresa dei
problemi di fondo che il De Ruggiero eludeva, a cominciare dalla
valutazione del pensiero medievale (di cui aveva dato un'esposi
zione deludente), e del rapporto in cui il Rinascimento si veniva
ponendo con l'eta che I'aveva preceduto.
4. Finito e consegnato nel '34 (rna pubblicato solo nel '37 per le
difficolta in conseguenza della guerra etiopica), il volume su
Giovanni Pico (uscito fra Ie pubblicazioni della Facolta di Lettere
di Firenze) ebbe una sorte curiosa. In Italia 10 recensi ampiamen
te e positivamente Carlo Dionisotti sul Giornale Storico della
Letteratura Italiana mentre Gentile pubblico sul Giornale Criti
co della Filosofia Italiana una recensione ampia e di fondamen
138
139
140
141
142
143
148
149
'?
150
151
!I
154
155
156
157
320C912
INDICI
161
Halbwachs, M., 70 e n.
Hartmann, N., 39 e n, 61-2, 63 e n,
64, 65n, 66 e n, 67, 69.
Hegel, G.W.F., 6-7, 27, 33, 39, 44n,
45-6, 48 e n, 49n, 50-1, 52 e n,
162
Martinetti, P.,124.
Marx, K., 6n, 19, 27n, 46n, 51 en,
52, 56, 66n, 74, 78n, 82, 94, 101
e n, 102-3, liOn, 114, 152.
Masci, F., 119.
Massolo, A., 3n, 92.
Masterman, M., 63n.
Mehring, F., 47n.
Meinecke, F., 36n.
Melantone, F., 135.
Merleau-Ponty, M., 25n, 29.
Messineo, A" son.
Misch, G., 69n.
Mondolfo, R., 13, 14n, 47n, 48n,
49n, 55n, 72, 76 e n, 89, 90-1,
132-3, 158.
Montaigne, M.E., 122.
Morandi, R., 35n.
Moro, T., 131-2.
Morpurgo-Tagliabue, G., 91.
Musil, R., 142.
163
164
Avvertenza
VII
Filosofia e antifilosofia
(Una discussione con Enzo Paci)
18
33
Postilla bibliografica
87
93
117
161
Sagittari Laterza
1.
2.
3.
4.
5.
scienza
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
'J
\:,