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Corso introduttivo
Alberto Varvaro
Parte A
Introduzione
2 BREVI
Linguistica Romanza
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Linguistica Romanza
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LA VARIAZIONE
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proprio come le lingue romanze, le quali per altro si sono formate sulla base di
un dialetto.
Se si prende ad esempio la citt di Siviglia, essa rimasta per secoli in mano
ai musulmani e alla fine di questa dominazione la popolazione era in
maggioranza araba. Il Sivigliano moderno non dunque lo sviluppo del latino
in Italica ma la conseguenza della Reconquista e del ripopolamento della citt
con immigrati.
Nello spazio la variazione costante ma in genere modesta: gli abitanti di
una localit sono quasi sempre in grado di comprendere il dialetto usato nelle
localit circostanti; solo ad una certa distanza la somma delle differenze da
luogo alla convinzione che sia intervenuta una differenziazione pi radicale.
I dialetti regionali presentano fenomeni di convergenza: usandoli i parlanti
evitano fenomeni strettamente locali, che sono generalmente considerati pi
rustici. I dialetti locali vengono cos sottoposti allinflusso livellatore dei
dialetti regionali e a quello della lingua di cultura. Essa ritenuta
indispensabile per acquisire uno status sociale alto e per accedere ad una
serie di attivit professionali, specialmente se si lavora fuori dal luogo di
origine. Chi parla solo il dialetto condannato allemarginazione.
In Francia questo processo iniziato prima ed molto avanzato. I patois
resistono solo in zone e strati sociali molto marginali, soprattutto se non sono
originariamente affini dal francese. In Italia i dialetti sono molto pi forti che
in Portogallo, Spagna o Francia, ma da tempo se ne paventa la morte. In
realt questo inarrestabile processo di variazione non si arresta, ma cambia, si
formano cos quelli che vengono chiamati italiani regionali. Nella fonetica
spesso si distinguono ad esempio la presenza o lassenza del raddoppiamento
fonosintattico, ma anche nella sintassi possiamo riscontrare piccole variazioni
a seconda delle diverse regioni.
Sono numerosi anche i geosinonimi, cio le parole che in aree diverse
esprimono lo stesso concetto.
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LA VARIAZIONE DIASTRTICA
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Solo con la dialettologia moderna, dalla fine dell800 e soprattutto nel 900,
appaiono vocabolari dialettali di concezione diversa. Basati sulla variet di
piccoli centri o di aree molto vaste, essi mirano a raccogliere lintero lessico di
un dialetto per permetterne non la traduzione ma la conoscenza, e quindi in
tutta la sua variet formale e semantica.
Dalla stessa esigenza nascono, gi nel medioevo, le prime descrizioni
grammaticali del francese ad uso di chi era di lingua madre inglese. Una
lingua pu essere descritta affinch sia parlata correttamente oppure affinch
chi non la conosce ne apprenda almeno i rudimenti.
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Si gi visto che molto raro che una comunit usi compattamente una sola
variet linguistica. La situazione pi comune quella in cui pi variet, della
stessa famiglia o di famiglie differenti, sono usate in concorrenza o con una
ripartizione sistematica delle rispettive funzioni. Nel prendere in analisi le
diverse variet appartenenti tutte alla famiglia linguistica romanza, bisogna
innanzitutto distinguere due concetti: diglossia e bilinguismo.
La diglossia un fenomeno sociale in cui si attribuiscono a due variet
linguistiche funzioni comunicative di livello diverso, vale a dire un particolare
ambito comunicativo; una delle variet di solito legata agli usi bassi, laltra
agli usi alti. Il bilinguismo , invece, un fenomeno individuale e si manifesta
quando un individue in grado di usare due o pi variet.
Alla luce di questa distinzione chiaro quindi che possono esserci sia
situazioni di compresenza di entrambi i fenomeni, che situazioni di assenza.
Pu inoltre essere presente solo uno dei due: si ha diglossia senza bilinguismo
l dove i gruppi sociali che usano le due variet sono nettamente divisi, come
accadeva nelle colonie europee in cui il bilinguismo era assente e per la
comunicazione tra gli europei e gli indigeni ci si serviva di un ristretto numero
di traduttori; si ha bilinguismo senza diglossia l dove vi sono parecchie
persone che conoscono due o pi variet, ma non esiste una differenziazione
sistematica del loro uso.
Questultima situazione, di solito presente nelle comunit a mobilit sociale,
quella dellEuropa romanza di epoca moderna.
I casi pi studiati sono forse quelli dei conflitti tra castigliano e catalano in
Catalogna e francese e occitano nella Francia meridionale. Sia il catalano che
loccitano hanno goduto nel medioevo di prestigio paritario rispetto alle
variet che sono poi diventate le loro antagoniste. Ma in epoca moderna
hanno perso terreno sia sul piano sociale che in quello culturale; le classi alte
della Catalogna e della Francia hanno preferito il castigliano ed il francese. Il
processo si realizza a livello collettivo, come affermazione di una variet
sullaltra in un dominio dopo laltro e, a livello individuale, porta al cambio di
lingua. La conseguenza del processo talvolta la scomparsa totale della
variet privata di prestigio. I casi analoghi non sono pochi, spesso anche al di
fuori dellEuropa.
Sono simili, infondo, le dinamiche che si realizzano in Italia, dove la lingua
standard si trova di fronte ai suoi dialetti. Il veneziano, il napoletano, il
siciliano, avevano prestigio nelluso amministrativo e letterario, eppure, ai
confronti con litaliano anchessi sono scivolati verso le funzioni basse, sempre
pi limitati ad usi informali e familiari.
In questo processo, per, si determinata di rado una vera e propria
situazione diglottica, cio con distribuzione sistematica delle funzioni e dei
domini. Il parlante non produce pi enunciati solo in una delle due variet, ma
le mescola continuamente, in ragione delle sue capacit, dellascoltatore,
dellargomento, del luogo. Un insieme di enunciati si dispone cos in un
continuum di gradazioni da una lingua allaltra. Si parla allora di basiletto,
variet linguistica considerata di livello pi basso, e acroletto, variet
linguistica considerata di livello pi alto. Quando un parlante passa da una
variet allaltra avviene quello che si chiama commutazione di codice,
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Le lingue romanze non sono in contatto solo con altre lingue romanze, nel
mondo contemporaneo, cos come in quello medievale e moderno, esse hanno
rapporti con numerose altre lingue che appartengono a famiglie differenti.
Non si tratta solamente di rapporti orizzontali, ovvero di tipo adstratico, ma
anche di veri e propri casi di diglossia, in cui la lingua romanza gioca il ruolo
di variet alta. A loro volta per, in alcuni gruppi come quello daco-romanzo,
funzionano come variet basse.
Il bretone attuale, variet celtica, conseguenza dellimmigrazione delle
popolazioni celtiche dalla Gran Bretagna al ducato di Bretagna, in Francia. Il
ducato comprendeva tanto zone abitate da popolazioni bretoni, tanto zone di
lingua francese. Pertanto il bretone rimase sempre la parlata dei contadini,
fino ad epoca moderna, senza produzione letteraria n normalizzazione e con
forti differenze dialettali. Tra i secoli X e XIII la frontiera linguistica
arretrata verso occidente ma poi rimasta sostanzialmente stabile. Essa
divide una Bretagna brtonnante (di dialetto bretone) e una Bretagna gallo (di
dialetto francese). In realt anche nella prima zona il francese usato da
quasi tutti i parlanti e gode di prestigio sociale superiore.
Un caso diverso si trova nelle Fiandre, fino al 1900 il francese era considerato
variet alta rispetto al fiammingo, mentre a partire dal 1900 da un lato il
Belgio fiammingo ha avuto un fiorente sviluppo demografico, dallaltro la zona
francese ha subito una crisi economica. Il fiammingo ha dunque acquisito
maggior prestigio sociale e funzioni alte. Oggi nelle citt delle Fiandre sembra
pi diffuso il bilinguismo fiammingo-inglese che non quello fiammingofrancese.
Se osserviamo il caso dellAmerica latina, bene ricordare che il castigliano e
il portoghese sono in contatto con un centinaio di lingue amerindiane, quasi
sempre rilegate ai pi bassi livelli sociolinguistici. Ci sono per due eccezioni
rilevanti. La prima quella del Paraguay che ha una storia fondata sulle
missioni dei gesuiti dei sei-settecento; lo status che aveva la lingua indigena (il
guaran) ha fatto si che esso sia parlato dalla maggioranza della popolazione,
in tutti i ceti sociali, e sia considerato un tratto distintivo dellidentit
nazionale. Da qualche tempo il guaran affiancato allo spagnolo, lingua
dellistruzione, ma questo parlato spesso male, con forti influenze del
guaran. Diversa la situazione del quechua in Per. La lingua legata al
ricordo del glorioso passato degli Inca ed parlato da milioni di persone, ma il
tentativo di renderlo paritario con lo spagnolo, anche nellinsegnamento, fall
nel 1970.
Pi in generale, il rapporto con linglese oggi in tutto il mondo la pi
rilevante forma di contatto tra lingue romanze e non romanze. Luso
dellinglese come lingua universale di molte scienze, della tecnologia, della
politica e del commercio, producono nelle lingue romanze un altissimo
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Sotto questo profilo di analisi, gli enunciati orali sono considerati ed analizzati
come quelli scritti. Un testo orale o scritto si definisce in ragione della sua
coerenza rispetto ai codici linguistici ed extralinguistici.
La linguistica testuale studia i fenomeni di testualit, cio le regolarit e le
condizioni che trasformano una serie di frasi in una successione coerente che
chiamiamo testo. Rientra qui anche lo studio dei generi letterari, che sono
una specifica categoria di testi per i quali sono state gi individuate delle
specifiche caratteristiche.
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Parte C
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E NEL
1100
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LA RICONQUISTA DELLA
SPAGNA
E DELLA
SICILIA
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Per quanto riguarda il caso della Sicilia, linvasione araba dellisola ha inizio
nell827 e si conclude con la conquista completa nel 902. Lisola, appartenente
allimpero bizantino, era di lingua greca nella parte orientale e latina in quella
occidentale. Come in Spagna vi furono emigrazioni di cristiani e immigrazioni
di arabi e berberi e soprattutto conversioni. Quando, nel XI secolo i bizantini e
poi i normanni intrapresero la riconquista completata nel 1091, rimanevano
ad oriente popolazioni di lingua greca, specialmente nella zona di Messina, ma
non si sicuri che ad occidente vi furono popolazioni di lingua romanza.
Alla riconquista solo una parte dei ceti alti musulmani si trasferirono in Africa.
Allimmigrazione di nuovi signori si aggiunse quella di numerosi contadini ed
artigiani. Mentre i dominatori erano spesso galloromanzi, questi immigrati
provenivano dallItalia meridionale ed anche centrale e in buon numero anche
dal nord. Alcune colonie hanno conservato fino ad oggi un dialetto di tipo
settentrionale, come appare a Piazza Armerina e Nicosia.
Nellisola si formata una variet romanza che probabilmente coagulata
attorno alla parlata degli indigeni, ma con apporto degli immigrati e le
conseguenze di una generale mescolanza. Il dialetto siciliano appare meno
differenziato di quanto ci si possa aspettare in unisola molto vasta e
montagnosa.
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Tutto quello che sappiamo delle lingue romanze antiche lo apprendiamo dai
testi scritti, dal momento che le variet parlate sono andate perdute per
sempre. Lo studio delle lingue nel passato deve cercare in primo luogo di
interpretare correttamente i testi scritti e di ricavarne informazioni sul parlato
corrispondente. Sorgono in questo caso alcune problematiche, la prima di
queste riguarda la corretta corrispondenza delle grafie. I primi scrittori
romanzi avevano di certo imparato a scrivere in latino ed dunque ovvio che
ne seguissero le consuetudini. Il latino utilizza un alfabeto di 23 lettere (A B C
D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z) a cui, nellare anglonormanna si
aggiungeva la W per rendere la bilabiale che esisteva nei nomi anglosassoni. Il
problema della mancata espressione della quantit vocalica non aveva pi
importanza, dato che le lingue romanze non sfruttavano le opposizioni di
durata, ma restava luso ambiguo di V sia per la vocale [u] che per la
semiconsonante [w]; e di I sia per la vocale [i] che per la semiconsonante [j].
Molto tarda stata la normalizzazione degli accenti, che risalgono allapex
che i latini ponevano a volte sulla vocale per indicare che era lunga.
Nella grafia delle lingue romanze (escluso il francese), laccento segnala solo
quale sia la vocale tonica e viene usato, secondo regole fissate tra il sei e il
settecento, soltanto quando la posizione dellaccento non quella normale. Il
francese fa invece dellaccento un uso diacritico (per distinguere tra e ed
toniche, per indicare che la e atona non , e cos via).
La pi semplice via di uscita dal problema dei rapporti tra grafia tradizionale
(latina) e lingua evoluta (romanza) era di conservare le grafie, mutandone il
valore.
In francese tutte le u lunghe erano diventate [] e le u brevi [o]: per la prima
vocale non cera nessun segno disponibile, ma bast lasciare la grafia u che
veniva letta come [].
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Il latino aveva una sola s, quella sorda, ma le lingue romanze possedevano ora
anche la corrispondente sonora [z], che si trova solo allinterno di parola. In
mancanza di segni appositi o la differenza rimase inespressa o si us -ss- per
indicare la sorda.
I romani per scrivere le consonanti nasali M ed N usavano una abbreviazione:
il titulus (un trattino pi o meno curvo sulla lettera precedente) cos annus si
poteva scrivere nus e poi anus. Nello spagnolo antico la doppia n era
diventata [] e cos le grafie nn e n furono usate come grafie della palatale e la
seconda divenne generale nel XVI secolo.
Anche nel caso delle consonanti palatali provenienti dagli sviluppi di C e G
seguite da vocale anteriore, di norma si sono seguite le grafie che per parole
corrispondenti usava il latino, che per leggeva queste consonanti come
velari. In Italia si scrive Cicerone ma non si legge, come avrebbero fatto i
latini, [kikerone]. Poich gli sviluppi romanzi sono stati divergenti, queste
antiche grafie hanno assunto valori diversi nelle diverse tradizioni scrittorie
romanze. Cos la grafia ci, ce vale [] in italiano, valeva [] in francese, in
spagnolo e in portoghese antichi e poi diventata [s] in francese e portoghese
moderni mentre [] in spagnolo moderno.
Nel sistema grafico latino X serviva poco. Il francese antico us x come
abbreviazione per us e ne resta ancora oggi traccia nei plurali -eux, -aux. In
altre tradizioni grafiche x fu usata normalmente per il suono romanzo [],
mentre nei latinismi era letta [ks]. Nel cinquecento in spagnolo [] diventata
[], cos come [] che era scritto j e dopo un periodo di oscillazione nella
grafia spagnola ha sostituito x, salvo che nel nome Mexico.
Per le velari palatali [k] e [g] davanti ad e, i il francese, lo spagnolo e altre
variet hanno trovato una soluzione comoda. Poich le consonanti labiodentali
antiche [kw] e [gw] erano quasi sparite, le grafie que e qui potevano essere
usate per [k + e, i] e gue, gui per [g + e, i]: cos in francese antico abbiamo
que [ke].
Lo spagnolo ha avuto il problema delloscillazione grafica tra b e u, v dovuta
alla confusione degli esiti di B e V latine. Nei testi antichi si trova spesso b
quando ci si aspetteremmo v. Il problema stato risolto nel 1726
generalizzando la forma latina corrispondente a ciascuna parola.
Unaltra soluzione possibile era luso di qualche segno grafico inutile
dellalfabeto latino con funzione diacritica, cio per indicare il valore di altri
segni vicini.
Nellalfabeto latino H non corrispondeva ad un suono, come tale essa fu usata
in romanzo per indicare, in combinazione di altre lettere, suoni estranei al
latino. Cos dh esprime la d fricativa [], sh esprime [],invece ch usato in
francese antico per esprimere []. Il toscano e poi l'italiano hanno fatto la
scelta opposta: ch e gh esprimono rispettivamente le velari sorda [k] e sonora
[g] e non le palatali.
Restava infine la possibilit di usare combinazioni di antichi segni grafici per
realizzare nuovi suoni.
Il latino aveva una sola s, quella sorda, ma le lingue romanze possedevano ora
anche la corrispondente sonora [z].L'italiano non intervenne ma altrove si
ricorse alla soluzione che -ss- = [s] mentre -s- = [z], soprattutto in spagnolo.
Per esprimere invece le nuove affricate [ts] e [dz] l'italiano ricorse a z senza
distinzione tra sorda e sonora, altrove si usarono ts e tz, la distinzione fu resa
possibile dall'introduzione di una piccola z sottoforma di cediglia sotto la c ().
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Non vennero invece inventati nuovi simboli grafici, fatta eccezione per w e .
Il che dimostra quanto la scrittura sia conservatrice. Il sommarsi di interventi
etimologici e di mutamenti fonetici che la grafia non seguiva, ha prodotto un
sempre maggiore distacco tra grafia e pronuncia.
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LE TRADIZIONI SCRITTORIE
(LETTERARIE
E NON)
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Gi i primi testi romanzi rivelano sistemi linguistici diversi da quelli del latino,
da cui hanno avuto origine. La differenza comincia fin dal sistema delle vocali.
In latino esistevano 10 fonemi vocalici distinti tra loro per apertura e durata.
Nessuna lingua romanza funzionalizzava in questo modo la durata, i sistemi
romanzi sono basati pi che altro sul grado di apertura.
Per quanto riguarda le vocali toniche, il sistema pi diffuso quello detto
romanzo comune, che alla base della penisola iberica e della Francia e
della maggior parte delle variet italiane. Le corrispondenze con il sistema
latino sono:
Nei Balcani e quindi nelle variet romene, ma anche in una piccola zona della
Basilicata orientale vi uno schema misto detto sistema romeno:
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ROMANZE
DECLINAZIONE - Il latino possedeva le declinazioni, sia al plurale che al
singolare si distinguevano sei casi con terminazioni parzialmente diverse in
corrispondenza di diverse funzioni sintattiche. Dal punto di vista formale
questo sistema non era affatto perfetto, a volte si hanno infatti stesse forme
per casi diversi, altre alcuni casi erano sovraccarichi di funzioni. Ma poich il
latino si serviva anche di preposizioni lo si pu definire un sistema in
evoluzione, al quale i cambiamenti fonetici di cui abbiamo parlato dettero una
bella scossa.
In gran parte delle lingue romanze non troviamo forma delle declinazioni,
abbiamo una forma per il plurale ed una per il singolare, derivata spesso
dall'accusativo latino. Diverso stato per il gallo-romanzo francese e occitano,
dove troviamo, in epoca medievale, una declinazione bicasuale, con la
distinzione tra caso retto (con funzione di soggetto e vocativo) e caso obliquo
(con tutte le altre funzioni). In questa fase dunque l'accusativo ha assorbito
tutte le funzioni sintattiche meno quelle del nominativo e del vocativo.
Nella seconda parte del medioevo sia l'occitano che il francese hanno
eliminato la declinazione, quasi sempre a vantaggio della forma dell'obliquo.
In realt il francese andava perdendo le -s finali e quindi la distinzione tra i
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26 ALCUNI
Nei loro secoli di storia le lingue romanze non sono rimaste intatte, ne prova
i numerosi prestiti lessicali, ma anche i mutamenti fonetici e morfosintattici. Il
francese e lo spagnolo hanno modificato molto la situazione medievale, al
contrario dell'italiano, in cui si possono leggere opere medievali senza troppi
problemi, nel francese se non si ha una specifica competenza delle lingue
antiche la lettura risulta impossibile.
Alcuni esempi di mutamenti che hanno reso il francese classico e moderno
differente da quello medievale si possono rintracciare nell'indebolimento delle
uscite consonantiche in -t, -s ed -nt che avevano importanti funzioni
morfologiche. La caduta della -s rimane nello scritto per la distinzione tra il
singolare e il plurale, mentre nel parlato si indebolisce, ad eccezione dei casi
di liaison. La distinzione del numero per troppo importante perch se ne
possa fare a meno, cos si aggiunge un elemento che precede il nome, spesso
l'articolo. La perdita di -s ha gravi conseguenze anche nella coniugazione
verbale, dal momento che le prime 3 persone del presente finiscono per avere
lo stesso suono, anche questa volta il recupero avviene tramite un nuovo
elemento a sinistra, il pronome soggetto a cui si fa ricorso tutte le volte che
necessario fino a diventare obbligatorio.
Quando la distinzione dei numeri dei nomi e quella delle persone nei verbi
vengono espresse non pi mediante desinenza ma mediante un elemento
prefissale a sinistra, il francese muta la sua natura anche dal punto di vista
tipologico.
Inoltre nei testi medievali era assai frequente l'ordine OVS, questa
caratteristica si perde man mano che il soggetto diventa sempre pi frequente
e poi obbligatorio a sinistra del nome.
Anche lo spagnolo sub enormi mutamenti alla fine del medioevo. Lo spagnolo
medievale usava l'opposizione tra sorde e sonore non solo nelle occlusive ma
anche nelle affricate e nelle fricative. Il sistema entra in crisi perch entra in
crisi la distinzione di sonorit: in ogni coppia l'elemento sonoro confluisce in
quello sordo.
In epoca moderna, in conseguenza di questi mutamenti, lo spagnolo che gi
possedeva un sistema vocalico pi semplice di quello di molte altre lingue
sorelle, semplifica anche il sistema consonantico, che finisce per usare
l'opposizione tra sorde e sonore soltanto per le occlusive, ha solo un'affricata
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Il latino aveva avuto per secoli rapporti con il greco e ne aveva assorbito non
pochi elementi che poi restituiva non come grecismi ma come parte integrante
del patrimonio latino. In epoca altomedievale il greco antico aveva conosciuto
una certa evoluzione e in questa situazione continu ad influire sul latino,
anche per il prestigio politico e culturale di Bisanzio.
Attraverso il latino sono dunque pervenute alle lingue romanze molte parole di
origine bizantina, in genere come prestiti colti. Alla rilevanza politica ed
amministrativa dei bizantini dobbiamo parole come duca, despota, catasto.
Accanto a questi termini penetrati dal greco alle lingue romanze in genere, vi
sono alcuni grecismi locali nella aree in cui il greco un importante sostrato,
come in Sicilia e nell'Italia meridionale.
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Le parlate arabe della penisola arabica avevano avuto contatto con il latino
perch l'impero romano aveva posseduto per secoli una fascia settentrionale
del deserto. Ma si trattava di un popolo lontano. Le cose cambiano con
l'immediata espansione che gi nel 711 port gli eserciti arabi alla conquista
della penisola iberica.
Questo processo storico ridusse di molto l'area della Romnia e cre in
Spagna, in Sicilia e nella altre aree di meno stabile conquista una vera e
propria Romnia arabica. L'arabizzazione era stata cos profonda che in molte
aree al momento della riconquista non c'erano pi persone di lingua romanza
e dopo la riconquista la popolazione indigena adott lentamente il romanzo.
In queste aree l'arabo un vero e proprio sostrato delle lingue romanze. Ma
l'influsso linguistico arabo ha altri due canali: da un lato l'interesse dei latini
per la scienza araba, dall'altro il commercio mediterraneo tra paesi arabi e
paesi romanzi.
La riconquista della Spagna ha determinato fenomeni di ripopolamento e di
cambio di lingua su tale scala che le parole di origine araba sono
numerosissime. Poche e discusse sono le influenze sintattiche, per lo pi si
parla di influsso lessicale e comporta sistematici adattamenti, sia perch
l'arabo possiede solo 3 vocali, sia perch possiede consonanti ignote alle
lingue romanze, che vengono sostituite con quelle che hanno luogo di
articolazione vicino ad esse.
Il tratto pi caratteristico che gli arabismi iberici integrano l'articolo arabo
al. Pertanto quasi tutti gli arabismi spagnoli cominciano per a- assente nelle
parole corrispondenti entrate in Sicilia.
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I PRESTITI INTERNI
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Le conquiste che la casa d'Aragona fece nel meridione d'Italia e nelle isole
durante gli ultimi secoli del medioevo ci hanno portato, inoltre, un gruppo di
catalanismi che a volte resta nei dialetti, altre giunge a penetrare nell'italiano.
Ne sono esempio parole come addunrisi (da adonarse), muccaturi (da
mocador), ma anche aguzzino.
Con la fortuna europea di Petrarca e Boccaccio ed in secondo luogo anche di
Dante, comincia attorno al 1400 una fase di grande prestigio dell'italiano, che
dura fino a Tasso e, limitatamente nel teatro, fino a Goldoni o Puccini. Ne sono
un esempio i numerosi italianismi che in questo periodo rientrano nelle altre
lingue come adagio, opra nel francese, banca, belleza nello spagnolo.
Nel Cinque e Seicento si afferma anche la fortuna europea dello spagnolo,
legata al predominio politico e militare, ma anche alla moda e alla cultura ne
sono esempi alfiere, baciamano, bizzarro, creanza...
Dal 1500 in poi anche il portoghese esercita una certa influenza sulle altre
lingue, soprattutto come mediatore di americanismi. Dal 1700 il francese
torna ad essere in tutta Europa una lingua dominante nelle relazioni
internazionali, nella vita aristocratica e nella cultura, mantenendo questo
prestigio fino alla prima guerra mondiale, soppiantato poi dall'inglese. Questa
nuova influenza giunge fino al romeno, il quale, ristabiliti i contatti con
l'occidente, trae dal francese molte parole utili alla vita moderna.
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In epoca moderna sono cambiati i rapporti delle lingue romanze tra di loro e
con le altre lingue non romanze. Se il contatto e l'influenza del tedesco nella
fase di invasione stata molto importante, assai pi scarsa invece dal
medioevo in poi. Per lo pi si limitano a quelle zone di vicinanza geografica e
comunque si tratta per lo pi di parole dialettali.
Un'area di contatto quella della contea delle Fiandre, la cui popolazione era
per lo pi fiamminga, ma il territorio era Francese durante il medioevo e il
francese era la lingua amministrativa fino al 1350. Le fiandre erano un paese
ricco sia per la produzione tessile che per quella delle armi. Si sono diffusi
cos, sia in francese che in altre lingue, parole come arazzo o archibugio.
Interessante la provenienza della parola dollaro: nel Cinquecento
l'imperatore germanico cominci a coniare una grossa moneta d'argento che
si chiam Thaler dalla zona in cui venne battuta. La moneta ebbe lunga
diffusione e il nome si diffuse sia come taler che come daler. In Italia la
moneta fu conosciuta nella forma austriaca quindi come tllero, ma in
America arriv la forma neerlandese e cos la moneta degli Stati Uniti il
dollar.
La Lingua germanica che ha avuto pi contatti con quelle romanze dal
medioevo in poi l'inglese. Se in epoca medievale il rapporto a tutto
vantaggio per il francese, che d all'inglese numerosi prestiti, la situazione si
inverte soprattutto a partire dal secolo XVIII.
Gli anglicismi erano un tempo adattati alle condizioni dell'italiano, ma il loro
ingresso in gran numero e la capacit di resistenza alla forma originaria
hanno reso pi raro l'adattamento. Questo invece indispensabile nei verbi.
Per quanto riguarda il problema del genere e del numero le parole inglesi non
hanno trovato una soluzione coerente. Pi complesso il problema semantico,
in quanto spesso un prestito entra in una nuova lingua solo con uno dei suoi
significati.
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La storia dei paesi romeni stata del tutto diversa da quella delle regioni
romanze dell'Europa occidentale, ne derivano influssi diversi si superstrato o
adstrato. Nei primi secoli dopo il 274 la popolazione di lingua latina su
invasioni e violenze da parte dei Germani e di vari popoli della steppa. Furono
soprattutto le invasioni slave del secolo VI in poi che formarono dei veri e
propri insediamenti e frammentarono i gruppi romanzi. Esse imposero una
variante dello slavo antico come lingua della chiesa cristiana ortodossa e poi
delle cancellerie dei principi. Questo slavo ecclesiastico pu essere
paragonato agli effetti che ebbe in latino in occidente sulle lingue romanze.
L'alfabeto cirillico fu per abbandonato dalla Romania solo nel 1860.
Lo strato pi antico degli slavismi quello che comune alle quattro variet
romene, riguarda concetti centrali ed rintracciabile prima del 1000. Nei
secoli XI e XV lo slavo esercita una maggiore pressione sulla lingua della
politica, della societ, della cultura e della religione. Molti termini sono poi
caduti in disuso, altri sono entrati a far parte di altre lingue come cimitero.
In una fase successiva gli slavismi entrano in romeno soprattutto dalle lingue
slave dei paesi vicini come il bulgaro, il serbo e l'ucraino.Nel complesso si
calcola che gli slavismi compongono circa il 14% del lessico romeno attuale.
Per tutto il medioevo stato assai importante, per il romeno, l'influsso del
greco; i grecismi risultano da contatti personali (matrimoni..) che aumentano
dopo la conquista turca di Costantinopoli.
Per quanto riguarda i germanismi, essi sono dovuti all'esposizione delle
invasioni germaniche, che hanno lasciato forme antiche ma anche dialettali.
Per citare ancora contatti con la lingua turca e l'ungherese.
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Il Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1612 il primo dei grandi
lessici della tradizione lessicografica. Ha carattere normativo, ovvero vuole
determinare l'uso stabilendo cosa lecito dire e cosa invece no, servendosi di
testi antichi citati di volta in volta come esempio.
Per questa ragione si sono cominciate a raccogliere attestazioni di parole in
testi antichi di scrittori di riconosciuta qualit letteraria. Poich per in
Spagna e in Francia ci si riferiva anche a parole di uso di corte, gi
nell'ottocento esistono per tutte le lingue romanze vocabolari basati su criteri
non letterari. La tendenza quella di creare un vocabolario contenente tutte
le parole di una lingua in tutti i loro significati possibili.
I vocabolari di questo genere non hanno pi scopi normativi, essi sono invece
strumenti di studio del lessico nel tempo e nello spazio. Lo studio della
variazione diacronica difatti molto importante per queste opere. Ormai molti
vocabolari segnano la data di apparizioni di un dato termine.
Queste datazioni sono sempre posteriori alla data in cui si cominciato ad
usare una parola, soprattutto perch una parola viene attestata dopo che il
suo uso stato consolidato, per quanto posteriori sono estremamente
significative.
In realt non basta datare le parole, bisognerebbe datare anche i significati.
Se si considera la parola fucile il senso documentato nel Trecento quello,
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Non facile indicare quando nata una lingua, la coscienza dei parlanti,
infatti, non tale da distinguere che il parlato di un dato momento differente
da quello dell'anno prima. Sorgono grandi difficolt nel rintracciare
mutamenti nella lingua avvenuti prima dei primi testi romanzi, scartando
l'ipotesi che i testi latini antecedenti siano in realt testi romanzi in veste
latina.
Per prima cosa per facile rintracciare singoli fenomeni romanzi in nomi di
persona o di luogo contenuti in testi che sono il latino, ma sono scritti da
persone che del latino non avevano la piena competenza, notando le differenze
tra uno scrittore e un altro. Si possono infatti notare dittongamenti o elisioni
negli stessi nomi e presumere che quel fenomeno fosse in uso nella lingua
romanza del posto e che fosse sfuggito a chi doveva scrivere quel testo in
latino.
Si ha dunque una documentazione diretta non di testi romanzi veri e propri,
ma di fenomeni romanzi contenuti in testi latini.
Si pu anche seguire un'altra via, il recupero attraverso la comparazione e la
ricostruzione di fenomeni non documentati. Il principio di base quello che se
un fenomeno innovativo appare in pi variet e si pu escludere che una
variet l'abbia trasmesso orizzontalmente alle altre, lecito ipotizzare che
tutte lo abbiano autonomamente ereditato da una variet pi antica, anche se
non si ha prova diretta).
Se seguiamo il caso dell'articolo determinativo, come gi detto esso deriva per
la maggior parte delle lingue romanze dal dimostrativo latino ILLE, mentre
altre lo fanno risalire all'altro dimostrativo IPSE, ma il latino non aveva alcun
articolo determinativo che precedeva il nome. dunque ipotizzabile che in
una situazione temporale precedente la separazione delle varie lingue
romanze fosse presente questo fenomeno.
Sono per comunque ipotesi, perch non ci sono attestazioni documentate.
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della lingua, ed allude alla parlata della plebe come distinguibile da quella
delle persone di classe pi alta, ma non chiaro se si tratti di vere e proprie
variet o solamente usi stilistici differenti.
Nei testi pervenuti, per, non possibile rintracciare queste differenze, dunque
la loro collocazione nello spazio ci risulta complicata. Si tratta non solo di testi
di alta letteratura ma anche di altri che ci informano delle variazioni
linguistiche. Vanno poi tenuti in conto i testi di carattere pratico, dai trattati
veterinari a quelli di cucina, che sono ben lontani dalla letteratura alta, ma
che hanno comunque una datazione ed una collocazione nello spazio difficile.
Le indagini che sono state condotte sulla lingua delle iscrizioni delle maggiori
provincie non hanno portato alla luce sostanziali differenze. La stessa lingua
dei cristiani, per qualche decennio considerata dagli studiosi quasi una variet
a s, non ha altra particolarit al di fuori dei tecnicismi religiosi, in modo
analogo a quanto avviene nei gerghi di mestiere.
Le fonti ci documentano buona parte dei fenomeni di cambiamento che
ritroviamo nelle lingue romanze, e altri che non riappariranno, ma essi
affiorano in tutte le provincie, senza rapporto evidente con la futura
distribuzione dello spazio romanzo.
Il linguista tedesco Hugo Schuchardt tra il 1866-68 riun una serie di
indicazioni sotto un' etichetta di latino volgare. Questa denominazione per
da adito ad errori. Essa fa pensare ad uno sviluppo diacronico continuo dal
latino arcaico a quello volgare fino alle lingue romanze, rispetto alle quali il
latino romanzo sarebbe una cristallizzazione data dalle letterature classiche;
in questo modo il latino volgare finisce per essere quello vero, mentre quello
dei classici una lingua artificiale. D'altro canto questa distinzione pu anche
far pensare che il latino volgare sia una forma diversa di latino, in cui vi sono
tutti gli errori che poi rimarranno nelle lingue romanze.
In realt l'impero romano non ha conosciuto nessuna diglossia, bens una
situazione del tutto diversa: una lingua dominante, il latino, mentre si
estendeva nello spazio e assorbiva intere popolazioni attraverso il cambio di
lingua, conservava una sostanziale omogeneit, che non era certo una totale
immobilit nel tempo e nello spazio ma non dava luogo ad avvertibili variet
locali.
Per quanto riguarda la variazione diacronica, non c' dubbio che la lingua del
tardo impero, il tardo latino, non fosse identica alla lingua del tempo di
Cicerone e Cesare. Il racconto di una pellegrinaggio in Terrasanta del 400
dettato da una nobildonna non da leggere come un testo volgare, ma come
un esempio efficace del latino tardo di una signora non di basso ceto e non
incolta, ma che lontana dalla tradizione letteraria del tempo. I presentimenti
delle future lingue romanze non vi mancano, ma non sono neanche netti.
Insomma il tardo latino una lingua che conserva quasi del tutto l norma
classica, ma conosce anche realizzazioni parlate che rappresentano una
variazione. Il senso di appartenenza ad un' unica comunit controlla lo
scostamento eccessivo dalla regola.
Dunque le lingue romanze non provengono dal latino del volgo, come non
provengono da quello dei classici, ma da questo complesso e variegato
insieme del latino tardo.
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Il latino, come abbiamo visto fino ad ora, era cambiato nel tempo, ma era pur
sempre rimasto latino. Eppure verso l'anno 800 la gente non sentiva pi di
parlare latino. Tutto ci piuttosto scontato, ma bisogna ancora trovare una
spiegazione al frazionamento del latino in un gruppo di lingue differenti non
solo dal latino stesso, ma anche tra di loro.
LA CORRUZIONE BARBARICA Fin dal sec. XV stata presa in considerazione la tesi
delle invasioni barbariche. Le lingue romanze vengono cos considerate forme
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unitario o colto, era la lingua usata dai gruppi di potere, cio un latino
substandard in quanto parlato da alloglotti.
Cos la variazione linguistica fu sottratta al controllo di una norma unitaria, le
nuove norme,invece, autorizzavano fenomeni che erano stati semplici
variazioni. Le forze centrifughe si rafforzarono e quelle centripete si
indebolirono. In meno di due secoli le lingue romanze avevano individualit
distinte, collegate a nuove identit sociali, a nuovi sensi di appartenenza ad
una comunit che non era pi da tempo quella romana.
Rimaneva il guscio del latino scritto e letterario, che non era certo uscito
indenne dal processo appena descritto, ma restava ancora comprensibile
ovunque a coloro che avevano studiato. Quando Carlomagno e i suoi dotti
promossero una riforma di questo latino e lo resero pi aderente alla norma
antica, questo equilibrio si spezz: le lingue romanze acquisirono identit
piena e la diversit, che esisteva da tempo, divent evidente a tutti.
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