I. Le lingue romanze
Lingue romanze o neolatine: derivate dal latino dopo l’espansione dell’Impero Romano,
Romània viene chiamata l’area in cui si parlano tali lingue.
Il termine romanzo deriva dall’avverbio latino ROMANICE riferito al parlare in vernacolo
(ROMANICE LOQUI) rispetto al parlare in latino (LATINE LOQUI). Queste lingue
costituiscono il continuum romanzo. I romanisti usano nove lingue per semplificare le cose
e si usa raggruppare le lingue romanze in famiglie più ampie. Procedendo da est a ovest,
incontreremo cinque famiglie:
- balcanoromanzo: romeno, dalmatico;
- italoromanzo: italiano,sardo;
- retoromanzo (romanzo alpino): friulano, ladino, romancio;
- galloromanzo: francese, francoprovenzale, occitano;
- iberoromanzo: catalano, spagnolo (castigliano), portoghese.
In seguito alla colonizzazione del Vecchio e del Nuovo Mondo da parte di popolazioni di
lingua romanza, tali lingue si sono diffuse anche in altri continenti, dando vita a ciò che
viene chiamata la Romània nova per distinguerla dalla Romania antiqua. Spesso la varietà
parlata in queste aree di nuova colonizzazione, almeno a livello non ufficiale, è un creolo.
Le lingue creole sono lingue che nascono in situazioni particolari come può essere per
esempio, il commercio degli schiavi sviluppatosi in Africa dalla fine del XV secolo. Lo
sradicamento dalle terre di origine d molte popolazioni, costrette poi a convivere e a
comunicare con altri o con padroni che parlavano lingue diverse, portò allo sviluppo di
lingue pidgin. Un pidgin è una lingua particolare che non ha parlanti nativi e che viene
impiegata solo in alcune situazioni, per esempio per il commercio, sicché ha una gamma di
possibilità stilistiche ed espressive ridotte. Quando un pidgin diventa la lingua madre di
quella comunità, si parla di un processo di creolizzazione, cioè la formazione di una lingua
creola. Il bisogno di lessico fa sì che prendano in prestito molti termini di altre lingue,
quelle colonizzatrici, che funzionano da lessificatore. Quindi nella Romània nova le varietà
parlate non sono quelle standard, perché hanno una struttura morfologica diversa delle
varietà romanze europee. La Romània moderna non corrisponde a tutta l’area in cui si
anticamente si usava il latino. Esiste una Romània submersa, area in cui il latino è stato
soppiantato da altre lingue, germaniche o slave.
2. Il latino
2.4.2 Iscrizioni
Tra il materiale epigrafico, sono interessanti soprattutto le iscrizioni “private”: epitaffi, testi
votivi, spesso dettati da semianalfabeti.
2.4.6 Grammatiche
3. Influenze esterne
L’espansionismo di Roma ha potuto cambiare la lingua in due modi. In primo luogo, esso
ha comportato uno sconvolgimento nelle popolazioni, sia delle popolazioni conquistate sia
delle masse di coloni inviati nelle diverse parti dell’Impero. Studi sociolinguistici hanno
dimostrato che quando un gruppo sociale compatto viene disgregato, la lingua tende a
cambiare più velocemente. Da un lato possiamo immaginare la necessità per i coloni di
prendere in prestito termini dalle lingue locali per esprimere concetti sconosciuti al latino;
dall’altro lato, gli indigeni, nell’apprendere il latino, vi avranno introdotto tratti dalle
proprie lingue, com’è normale quando si impara una lingua straniera. In questo modo si
saranno create delle varietà regionali di latino diverse a seconda della lingua del paese
conquistato e che saranno alla base delle diverse lingue romanze. Anche i parlanti nativi di
latino avranno preso in prestito termini locali per designare oggetti legati alla realtà legale.
Ad esempio CAMISIA o CARRUM, questi termini documentano i contatti precoci tra i
Romani e le popolazioni celtiche. Un’altra fonte di prestiti lessicali deriva dai contatti
continui che i Romani ebbero con i Greci, i quali costituivano, come si è detto un modello
culturale superiore. Non si può parlare infatti di sostrato per il greco, ma piuttosto di
adstrato o semplicemente di lingue in contatto. I prestiti dal greco sono dunque antichi per
quanto riguarda termini come CAMERA, PLATEA, PETRA. Un ulteriore fonte di influenza
esterna sul latino furono le invasioni barbariche che ebbero luogo dal V secolo in poi. Un
primo risultato di queste invasioni fu la caduta dell’Impero Romano d’Occidente che fece
venire meno la presenza di un centro linguistico forte come Roma, accelerando così la
frammentazione linguistica e gettando le basi per le diverse lingue romanze moderne. Le
invasioni costituirono ovviamente un altro momento di contatto fra popoli di lingue
diverse, che originò ulteriori prestiti lessicali provenienti da quella che è tradizionalmente
definita la lingua di superstrato.
È così che diverse parole di origine germanica si trovano in tutte le lingue romanze,a
riprova del fatto che erano entrate nel latino prima della caduta dell’Impero, quando la
Romania era ancora unita. Tra queste parole,che possono essere definite panromanze,
menzioniamo SAPONEM.
4. Fonetica
Tra i vari aspetti della lingua esposti al cambio è dunque il lessico quello che si modifica
più facilmente e in modo spesso più casuale, mentre meno esposte a cambiamento sono le
strutture grammaticali. I cambiamenti sul piano della morfologia e della sintassi dipendono
da una asimmetria o da una lacuna nel sistema, che inconsciamente vengono colmate e
rese simmetriche dai parlanti.
Tali modifiche chiamate “analogie” sono dei fenomeni particolarmente attivi a livello
grammaticale,ma agiscono sulla struttura fonematica della lingua: cambi nella qualità dei
suoni, introduzione di suoni nuovi, ridistribuzione dei suoni nella parola. Nell’articolare un
suono vanno considerati alcuni parametri quali: gli organi fonatori coinvolti; il modo in cui
l’aria che esce dai polmoni passa per gli organi fonatori; la vibrazione o meno delle corde
vocali. Lo schema delle vocali latine,disposto a trapezio rappresenta infatti le posizioni
della lingua nella cavità boccale. Le vocali più alte o chiuse sono /i/ e /u/,mentre quella più
bassa o aperta è /a/. Inoltre si distingue tra vocali anteriori /i,e,ε/ e posteriori: /u,o,ɔ/.
L’articolazione delle consonanti, coinvolge maggiormente gli organi fonatori. In primo
luogo, il punto di articolazione del suono, per cui si avranno suoni bilabiali, labiodentali,
dentali, palatari, velari,ecc. In secondo luogo, il modo in cui passa l’aria per gli organi
fonatori: con ostruzione e si avrà un suono occlusivo (/p,b,g/), con un passaggio costante
e si avrà un suono fricativo (/f,v,s/), la combinazione di queste due modalità produce un
suono laterale, (/l/), la vibrazione della lingua durante il passaggio dell’aria produce una
vibrante, (/r/) e, infine, anche le consonanti possono essere nasali (/m,n/). In terzo luogo,
la vibrazione delle corde vocali durante l’articolazione della consonante produce una
consonante sonora (/g,b,z/), la mancanza di vibrazione una consonante sorda (/k,p,s/)
4.1 Vocalismo
Il sistema vocalico del latino “classico” era costituito da cinque vocali, ognuna delle quali
poteva essere lunga o breve:
ĪĬ ŪŬ
ĒĔ ŌŎ
ĀĂ
Questa distinzione di lunghezza, di quantità, era una distinzione fonologica, cioè la vocale
lunga e quella breve costituivano due fonemi diversi. La sostituzione di una vocale breve
con la stessa vocale ma lunga, in una parola ne cambiava il significato o la funzione
grammaticale.
Cambio di significato:
MĂRĪTUS ma ĂSĬNUS
Nei bisillabi, per esempio, era d’obbligo porre l’accento sulla penultima sillaba a dispetto
della sua quantità: CĂNIS (“cane”), FĬDES (“fede”), e sulla terzultima nei polisillabi in cui
sia la penultima che la terzultima erano brevi: ĂNĬMA, ĂSĬNUS.
Mantenere una distinzione di qualità tra /I/ e /e/ e / / e /o/ evidentemente non era facile e
queste vocali vengono a coincidere, producendo quello che sarà il sistema base delle
principali lingue romanze occidentali:
A questi due sistemi del vocalismo tonico va aggiunto quello balcanico, che segue il
sistema occidentale per le vocali anteriori e quello sardo per le posteriori:
Infine, un quarto sistema vocalico è proprio del siciliano e dei dialetti di Reggio Calabria e
del Salento e prevede la coincidenza delle tre vocali più alte, anteriori e posteriori, in
un’unica vocale, /i/ e /u/:
I tre dittonghi del latino si riducono. Il primo a ridursi è OE, poche parole rimangono con
questo suono, che > Ē > e, e segue poi l’evoluzione normale della /e/:
POENA > it. sp. port. cat. occ. pena fr. peine
CAELUM > it. sp. cielo, port. céu, cat. occ. cel, fr. ciel, rom. cer.
Più complessa è l’evoluzione di AU che già in latino popolare presentava una riduzione a Ō:
4.1.2 Accento
Sembra che originariamente l’accento latino, almeno nella pronuncia aulica, fosse
prevalentemente un accento tonico nel vero senso della parola, cioè un accento melodico
che prevedeva un innalzamento della voce. Con il tempo diventa sempre di più un accento
d’intensità, come nelle moderne lingue romanze. L’accento tonico intenso comporta
naturalmente un allungamento della sillaba tonica, che avrà contribuito ulteriormente a
confondere la distinzione di durata delle vocali toniche. Se la natura della sillaba tonica
cambia, un aspetto che si è modificato poco nel corso dei secoli è la posizione dell’accento
tonico. Così l’accento tonico cadeva:
1. Alcuni polisillabi in cui la penultima sillaba è breve e seguita dal nesso consonante
+ R, che sono accentate sulla terzultima sillaba, secondo la regola enunciata
sopra, diventano parossitone. Cioè da sdrucciole diventano piane:
ÍNTEGRUM > INTÉGRUM > it. intiero/intero, fr. occ. entier, sp. entero, port.
inteiro, cat. enter.
FILÍOLUM > FILIÓLUM > it. figliolo, fr. filleul, sp. hijuelo, cat. fillol, occ. filhol.
Ĕ > ie
PĔDEM > it. piede, sp. pié, fr. pied; ma port. pé, cat. peu, occ. pe.
FĔRRUM > sp. hierro, rom. fier, ma it. cat. ferro, fr. fer.
Ŏ > uo/ue
NŎVUM > it. nuovo, sp. nuevo, afr. nuef > fr. neuf; ma port. novo, occ. cat. rom. nou
PŎRTA > sp. puerta; ma it. porta, fr. porte.
Ĭ, Ē > ei > oi
PĬLUM > afr. peil > fr. poil, rr. peil
Ŭ, Ō > ou > eu
GŬLAM > afr. goule > fr. gueule
Vi è, però, una tendenza, che risale a epoca antica, a ridurre tutte le atone posteriori a
/u/, un’evoluzione presente chiaramente non solo nel romeno e nel siciliano, come si può
vedere negli schemi sopra, ma anche in molti dialetti italiani, ad eccezione del toscano. Al
contrario in francese tende spesso a ridurre tutte le vocali atone posteriori a /o/.
L’evoluzione delle vocali atone dipende in larga misura da quella delle vocali toniche. Una
notevole ristrutturazione del sistema del vocalismo tonico, della struttura della sillaba e
della qualità dell’accento doveva per forza scatenare altri cambiamenti nel sistema fonetico
e fonologico della lingua. Tra i cambiamenti più importanti ci sono la sincope e la riduzione
delle vocali in iato.
1. La sincope; la caduta di una vocale interna, è un cambio che modifica la struttura
della parola, facendole perdere una sillaba.
Esempi:
ÓC(U)LUM > it. occhio, fr. oeil, sp. ojo, port. olho, cat. ull, occ. olh, rom. ochi.
La sincope è più frequente a ovest che ad est:
BON(I)TÁTEM > it. bontà, fr. bonté, sp. bondad, port. bondade, cat. bondat, occ.
bontat, ma rom. bunătate.
2. La riduzione delle vocali in iato implica anch’essa la perdita di una sillaba nella
parola.
PARÍETEM > PARIÉTEM > it. parete, fr. paroi, sp. pared, port. parede, cat. occ.
paret, rom. perete.
Quando le vocali sono troppo diverse, il primo elemento diventa una semivocale,
restaurando così una struttura sillabica più usuale. In entrambi i casi è illustrata la
chiusura in /j/ di una E in iato, I e E si chiudono nella semivocale anteriore /j/ (detto anche
iod), mentre U si chiude in quella posteriore /w/.
VINEA > it. vigna, fr. vigne, sp. viña, port. occ. vinha, cat. vinya, rom. vie
FILIUM > it. figlio, fr. fils, sp. hijo, port. filho, cat. fill, occ. filh, rom. fiu
3. Le vocali atone sono soggette all’influenza di quelle toniche nel senso che si possono
avvicinare o allontanare da esse per quanto riguarda il punto di articolazione: in questo
caso si parla di assimilazione o di dissimilazione.
Caso di assimilazione:
BILANCIA > *BALANCIA > fr. balance, sp. balanza, port. cat. balança, occ. balansa, rom.
balanţă; ma it. bilancia.
VICINUM > *VECINU > fr. voisin, sp. vecino, port. vizinho, cat. veí, occ. vezin, rom. vecin;
ma it. vicino.
AUGUSTUM > AGUSTU > it. sp. port. agosto, fr. août, cat. occ. agost; ma rom. august.
4. In diverse lingue romanze viene introdotta una vocale atona, normalmente e prima di
nessi consonantici iniziali costituiti da s + consonante. Tale vocale è detta protetica (o
prostetica).
SCHOLA > afr. escole, fr. école, sp. escuela, port. cat. occ. escola; ma it. scuola, rom.
şcoală.
5. Altri cambiamenti che coinvolgono le vocali atone, infine, sono importanti perché
interferiscono con i marcatori delle diverse funzioni grammaticali. Le vocali atone finali
sono le più soggette al cambiamento o al dileguo.
4.2 Consonantismo
Nel cambio linguistico, le consonanti; forti in posizione iniziale, deboli in quella finale, sono
soggette a cambiamenti per influenza dei suoni circostanti all’interno della parola.
1.
Tra le consonanti scomparse notiamo in primo luogo le labiovelari k , g , (scritte
QU, GU) che vanno considerate un fonema unico:
QUOMODO > [K] it. come, fr. comme, cat. occ. com, sp. como, rom. cum.
MENSEM > it. mese, fr. mois, sp. cat. occ. mes, port. mês
Esse vengono palatalizzate, cioè, il loro punto di articolazione si sposta dal velo al palato e
talvolta più avanti, quando sono seguite da vocale anteriore e, in alcune circostanze, da
/a/. Hanno anche esiti palatali uno iod iniziale e la sequenza D + iod, che variano da lingua
a lingua da
/ / fino al dileguo:
IAM > it. già, afr. port. já, cat. occ. ja, sp. ya.
Una tendenza alla palatalizzazione si verifica anche per i nessi consonantici iniziali costituiti
da cons. + L, che però non investe tutte le lingue romanze.
PLENUM > it. pieno, fr. plein, sp. lleno, port. cheio, occ. cat. ple, rom. plin.
BLASPHEMARE > it. biasimare, fr. blâmer, sp. lastimar, cat. occ. blasmar, rom. blestema.
FLAMMA > it. fiamma, fr. flamme, sp. llama, port. c hama, cat. occ. flama.
CLAVEM > it. chiave, fr. clé, sp. llave, port. chave, cat. occ. clau, rom. cheie.
GLANDEM > it. ghianda, fr. gland, asp. port. lande, cat. gla, occ. glan, rom. ghindă.
COR > *CORE > it. cuore, fr. cœur, cat. occ. cor
3. Un’ultima consonante finale. la cui perdita incide anche sulla morfologia della
lingua, è -s, che ha la funzione di marcare alcune voci verbali, nonché il plurale del
sistema nominale.
CANTAS (2 ind. pres.) > fr. chantes, sp. port. occ. cantas, cat. cantes.
4. L’evoluzione del sistema fonetico del latino ha fatto sì che sono venute a trovarsi in
posizione finale altre consonanti in seguito alla caduta di vocali finali. Queste chiamate
“secondarie” dileguano diventando sorde.
PED(EM) > fr. pied, sp. pié, port. pé, cat. peu, occ. pe.
RIPAM > rom. rîpă, it. ripa/riva, sp. riba, port. riba, cat. riba, occ. riba, fr. rive.
CAPPAM > rom. capă, it. cappa, sp. capa, port. capa, occ. capa, fr. cape.
In particolare, è l’italiano che tende a mantenere meglio le geminate e anzi a estenderle
anche a contesti dove il latino non le contemplava:
CAELUM: it. cielo, rom. cer, fr. ciel, sp. cielo, port. céu, cat. occ. cel.
VINEA > it. vigna, fr. vigne, sp. viña, port. occ. vinha, cat. vinya, rom, vie.
FOLIA > it. foglia, fr. feuille ( > /j/), sp. hoja (> /𝒳/), port. occ. folha, cat. fulla, rom.
foaie.
Anche /p, b/ possono avere un esito palatale, o come in italiano, la geminazione della
consonante:
SIMIA > it. scimmia, asp. jimia; SIMIUM > port. simio, cat. occ. simi.
/ / fr. singe
BASIARE > /z/ fr. baiser, sp. besar (> /s/), cat. besar, occ. baisar, nap. basare.
/∫/ it. baciare
/ / port. beijar
quando /r/ è seguita da iod può venire chiusa la vocale precedente, può causare metatesi,
o scomparire:
AREA > it. aia, fr. aire, sp. cat. era, port. eira, occ. a
ira, rom. arie.
5. Morfologia
5.1 Introduzione
La morfologia analizza le parole in morfemi. Per esempio, in italiano canto si divide in c
ant
+ o , cantano in cant + ano, di cui il primo elemento è un morfema lessicale e il secondo
un morfema grammaticale, che cambia a seconda della funzione della parola nella frase.
Uno dei primi tipi di classificazione tipologica, risalente alla linguistica comparata
dell’Ottocento e in particolare al linguista tedesco August Von Schlegel, è quella basata
appunto sulla morfologia e distingueva tre tipi di lingue:
Il latino era una lingua con l’ordine OV, mentre le lingue romanze sono prevalentemente
VO.
5.2.1. Sostantivi
FACIES (V) > FACIA (I) > it. faccia, fr. face, occ. facia, rom. fată
(ma FACIES > sp. haz, port. face, cat. faç, e anche occ. fatz)
FIDES > FIDEM > it. fede, fr. foi, sp. cat. occ. fe, port. fé.
Alcune parole della quarta, di genere femminile, sono state assimilate dalla prima
declinazione e dotate dalla desinenza -A, tipica di tale declinazione:
NURUS > NURA > it. nuora, sp. nuera, port. cat. occ. nora, rom. noră.
ARBOREM (f.) > it. albero, fr. occ. cat. arbre, sp. árbol, port. árvore, rom. arbore (m.).
Una serie di parole terminanti in -OR e indicanti concetti astratti è passata dal maschile al
femminile in galloromanzo, retoromanzo e talvolta in romeno:
DOLOREM > fr. douleur, occ. dolor, rom. durere (f.), ma it. dolore, sp. dolor (m.)
3. Perdita del neutro. In linea generale i sostantivi neutri sono diventati maschili. Vi
potevano essere oscillazioni nella scelta del genere, spesso su basi regionali:
MAR > MAREM > it. mare, sp. port. mar (m.); ma fr. mer, cat. occ. mar, rom. mare (f.).
4. Riduzione dei casi. Alcuni dei fattori causanti sono stati : il cambio fonetico (la perdita di
-M). Il caso che sopravvive nelle lingue romanze, con pochissime eccezioni, è l’accusativo,
ed è per questo che si citano le forme dell’accusativo come base delle parole romanze :
ROSAM > rosa.
5.2.2. Aggettivi.
Con la perdita delle forme del neutro e il passaggio di alcuni aggettivi dalla seconda alla
prima classe, rimangono due gruppi di aggettivi, quelli che distinguono fra maschile e
femminile:
BONUS/BONA > it. buono/buona, fr. bon/bonne, sp. bueno/buena, port. bom/boa, cat.
bo(n)/bone, occ. bo(n)/bona, rom. bun/bună,
GRANDIS > it. sp. port. grande, afr. grant, cat. occ. gran.
ALTIOR > MAGIS ALTUM > sp. más alto, port. mais alto, cat. més alt, occ. mais alt, rom.
mai înalt; PLUS ALTUM > it. più alto, fr. plus haut, occ. plus alt,
In latino il superlativo si formava con l’aggiunto del suffisso -ISSIMUS, che aveva
significato relativo (“il più bello”) e assoluto (“molto bello”).
fr. le plus grand, sp. el más grande, cat. el més gran, occ. lo plus gran.
it. molto buono, sp. muy bueno, port. muito bom, cat. occ. molt bo.
5.2.4 Avverbi
In latino non vi era un singolo modo di formare l’avverbio sulla base dell’aggettivo, bensì
possibilità diverse. L’avverbio si formava principalmente con il suffisso -E per gli aggettivi
di prima classe:. CERTUS, CERTE, e con -ITER per quelli di seconda classe : FORTIS,
FORTITER. Il modo più tipico di formare l’avverbio nelle lingue romanze è appunto con
MENTE e l’aggettivo all’ablativo femminile singolare in accordo. L’aggettivo all’ablativo
femminile singolare è riflesso nelle forme romanze con -a- per gli aggettivi di prima classe
e con -e, oppure Ø per quelli di seconda:
LENTA MENTE > it. sp. port. lentamente, fr. lentement, cat. lentament, occ. lentamen.
BREVE MENTE > it. sp. port. brevemente, afr. briément, cat. breument, occ. breumen.
5.2.5 Numerali
Il sistema dei numerali latini era costituito da quattro categorie : i numeri cardinali (uno,
due, ecc), i numeri ordinali (primo, secondo, ecc), i numeri distributivi (1xvolta, 2xvolta,
ecc.), avverbi numerali (una volta, due volte).
5.2.6 Pronomi
I. - ARE : CANTARE
II. - ĒRE : HABĒRE
III. - ĔRE : VENDĔRE
IV. - IRE : DORMIRE
Il verbo latino ha tre temi principali che sono quello dell’imperfettivo, del perfettivo e
anche dal supino, tema su quale si formano il participio passato, l’infinito futuro e il
participio futuro.
Sul tema dell’imperfettivo si forma il presente, le cui desinenze variano a seconda della
vocale tematica della coniugazione:
Sul tema del perfettivo, dunque si forma il perfetto con l’aggiunta delle desinenze -I, -ISTI,
-IT, -IMUS, -ISTIS, -ERUNT.
Su questo tema si formano inoltre:
-il piuccheperfetto con l’aggiunta delle desinenze -ERAM, -ERA, -ERAT, -ERAMUS, -ERATIS,
-ERANT: CANTAVERAM, HABUERAM, VENDIDERAM, DORMIVERAM:
- il futuro anteriore con l’aggiunta delle desinenze -ERO, -ERIS, -ERIT, -ERIMUS, -ERITIS,
-ERINT: CANTAVERO, HABUERO, VENDIDERO, DORMIVERO.