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Dal latino all’italiano 1

Dal latino all’italiano


1. I mutamenti fonetici e morfosintattici

Un processo di trasformazione lento e graduale


La trasformazione del latino parlato, che a un certo punto nell’ambito del più vasto
processo che investì l’intera Europa romanizzata portò in Italia alla “nascita” dell’ita-
liano, fu un processo lento e graduale e fu caratterizzata da una serie di fenomeni
che coinvolsero tutto il sistema della lingua.
Una serie di mutamenti interagirono influenzandosi reciprocamente e, nel giro di al-
cuni secoli – tra il IV e l’VIII secolo d.C. –, portarono anche in Italia la lingua latina a
essere qualcosa di profondamente diverso da quello che era all’inizio: una lingua
nuova, derivata da essa e ad essa legata da stretti vincoli di parentela.
Nelle pagine seguenti descriveremo e analizzeremo i più importanti mutamenti che
provocarono una simile rivoluzione linguistica, per chiarire come si sono formate le
attuali strutture lessicali e grammaticali della nostra lingua.

I mutamenti fonetici: le vocali


Il sistema delle vocali, nel passaggio dal latino all’italiano, ha subìto pochi ma im-
portanti mutamenti. In particolare:
■ le vocali toniche, cioè accentate, sono andate incontro a una serie di mutamenti
dovuti al fatto che il latino aveva cinque vocali:
a e i o u
ma ognuna poteva essere pronunciata in due modi: con una durata breve o una du-
rata lunga. La differenza di durata serviva a distinguere le parole. Così la parola
mālum (con la ā pronunciata lunga come se suonasse /aa/) significava “mela”; invece
la parola mǎlum (con la ǎ pronunciata breve) significava “male”. Nel passaggio dal la-
tino all’italiano, la differenza di durata delle vocali venne progressivamente atte-
nuandosi fino a scomparire, ma incise sulla trasformazione delle vocali. Infatti, al-
cune di esse si modificarono in modo diverso a seconda che fossero lunghe o brevi,
come risulta dallo schema seguente:

latino italiano
ā pānem a pane
ă cănem a cane
ē stēlla é (chiusa) stélla
dĕntem è (aperta) dènte

pĕdem iè piède
ı̄ amı̄cum i amico
ı̆ pı̆lum e pelo
2 Approfondimenti

latino italiano
ō dōnum ó dóno
nŏctem ò (aperta) nòtte

bŏnum uo buono
ū lūnam u luna
ŭ bŭccam ò (aperta) bòcca

■ le vocali atone, cioè non accentate, nel passaggio dal latino all’italiano, sono per
lo più cadute quando si sono trovate dopo una sillaba accentata:
cálı̆dum → caldu(m) → caldo
áltĕrum → altru(m) → altro
vírı̆dem → viride(m) → verde
■ i dittonghi ae, oe e au, tipici del latino, sono scomparsi riducendosi a semplici vo-
cali o, nel caso del dittongo ae, anche al gruppo ie:

latino italiano
rosae e rose
ae
laetum ie lieto
oe poenam é péna
au aurum ò óro

I mutamenti fonetici: le consonanti


Le consonanti latine hanno subìto mutamenti sia sul piano dei suoni sia sul piano
della grafia, ma nella sostanza il sistema consonantico italiano non si differenzia
molto da quello del latino parlato. Vediamo le trasformazioni più importanti:
■ le consonanti c e t, quando si trovano tra due vocali, si sono trasformate in g e d:
pacare → pagare patrem → padre
■ il gruppo ti + vocale si è trasformato in zi:
vitium → vizio amicitiam → amicizia
■ i gruppi composti di due consonanti ct, pt, bt, ps, mn si sono semplificati trasfor-
mandosi nelle consonanti doppie cc, tt, ss, nn: una delle due consonanti del gruppo,
infatti, si è “assimilata”, cioè è diventata simile, all’altra:
fructum → frutto septem → sette
obtinere → ottenere scripsit → scrisse
somnum → sonno
■ i gruppi cl, gl, fl, pl seguiti da vocale si sono trasformati in chi, ghi, fi, pi:
clamare → chiamare glaciem → ghiaccio
florem → fiore planum → piano
■ la consonante h è scomparsa all’inizio di parole:
homo → uomo habilis → abile
horror → orrore
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La h è rimasta solo nelle forme del verbo habēre p “avere” che potevano confondersi
con altre parole: “ho” con la congiunzione “o”, “hai” con la preposizione articolata
“ai” e “hanno” con il nome “anno”.
■ il gruppo ph si è trasformato in f:

philosophia → filosofia phalanx → falange physica → fisica


Ma il mutamento più vistoso che ha caratterizzato il passaggio dal latino all’italiano
sul piano delle consonanti è stato indubbiamente la caduta di tutte le consonanti fi-
nali di parola:
rosam → rosa panem → pane videt → egli vede
Questo mutamento tra l’altro è particolarmente importante perché, come vedremo,
ha influito non poco su alcune trasformazioni delle strutture morfologiche e sintatti-
che della frase.

I mutamenti morfosintattici
I mutamenti nel campo della morfologia hanno portato a una vera e propria rivolu-
zione che coinvolge anche la sintassi. Il fenomeno più importante è stato indubbia-
mente quello che ha mutato la forma delle parole e ha cambiato il loro modo di
indicare la funzione che svolgevano all’interno della frase, producendo per così
dire una grande semplificazione.

Per capire questo fenomeno osserva le frasi seguenti:


latino: Paulus donat librum philosophiae Marco.
italiano: Paolo dona il libro di filosofia a Marco.
In italiano noi esprimiamo il complemento di specificazione pre-
mettendo al nome la preposizione di: “il libro di filosofia”. In lati-
no, invece, lo stesso complemento è espresso dalla desinenza fi-
nale ae del nome stesso: librum philosophiae
librum philosophi ae = il libro di filosofia.

Allo stesso modo, mentre in italiano per indicare il complemento


di termine usiamo la preposizione a premessa al nome: “a Mar-
co”, in latino lo stesso rapporto tra il soggetto e Marco è espresso
direttamente dalla desinenza -o di Marco:
Marc o = a Marco.

Anche il soggetto Paulus e il complemento oggetto librum hanno ciascuno una desi-
nenza: la desinenza -us di Paulus indica che il ragazzo in questione è il soggetto del-
la frase; la desinenza -um di librum indica che la cosa in questione è l’oggetto dell’a-
zione.

In latino, dunque, ogni nome (come ogni aggettivo e ogni pronome) esprimeva la di-
versa funzione che le parole avevano nella frase mediante apposite desinenze che
variavano funzione per funzione: ogni nome, infatti, cambiava la desinenza a secon-
da dei “casi” e, quindi, a seconda delle funzioni che esso aveva nella frase.
4 Approfondimenti

Eccoti il quadro di tutte le desinenze di un nome latino, con l’indicazione del “caso”
e della funzione che svolge nella frase:

esempio funzione caso desinenza corrispondente


sintattica italiano
Rosă est odorosa. soggetto nominativo -ă la rosa
(La rosa è profumata.)
Rosae spinae pungunt. complemento genitivo -ae della rosa
(Le spine della rosa di specificazione
pungono.)
Rosae odorem natura dedit. complemento dativo -ae alla rosa
(La natura diede alla rosa di termine
il profumo.)
Apis rosam sugit. complemento accusativo -am la rosa
(L’ape sugge la rosa.) oggetto
Quam odorosa es, rosă! complemento vocativo -ă o rosa
(Come sei profumata, di vocazione
o rosa!)
Livia comam rosā ornat. complemento ablativo -ā con la rosa
(Livia [si] orna i capelli di mezzo
con la rosa.)

In latino, insomma, la desinenza di un nome non indicava soltanto il genere (maschi-


le, femminile o neutro) e il numero (singolare o plurale), ma anche la sua funzione
sintattica; l’insieme delle varie desinenze del nome si chiamava declinazione del
nome.
Quando nel latino parlato caddero le consonanti finali e venne meno la differenza di
pronuncia tra la vocale ă breve di rosă (nominativo e vocativo) e la ā lunga di rosā
(ablativo) e il dittongo ae si ridusse a e, non fu più possibile distinguere le desinenze
e quindi i casi. Nacque così un’unica forma – rosa – valida per tutte le funzioni sin-
tattiche.
A questo punto bisognava trovare un nuovo modo per indicare la funzione sintattica
della parola nella frase. Si provvide in due modi:
■ si estese il ricorso alle preposizioni che, oltre a semplificare le cose, rendono più
chiari i rapporti tra le parole. Le preposizioni di fatto esistevano anche in latino, ma
venivano usate soltanto per indicare alcuni tipi di complementi. Il latino parlato, in-
vece, prese ad usarle sempre più spesso per rendere più espliciti i rapporti tra le pa-
role della frase. Così, la preposizione ad, che nel latino classico era usata per indicare
il complemento di moto a luogo, venne usata anche per indicare la persona o la cosa
su cui va a finire l’azione espressa dal verbo, cioè il complemento di termine:
latino classico: Paulus donat rosam Liviae.
latino volgare: Paulu(s) dona(t) rosa(m) ad Livia(m).
italiano: Paolo dona una rosa a Livia.
E la preposizione de che in latino era usata, in verità piuttosto raramente, per indica-
re l’idea di allontanamento e di separazione, nel latino parlato cominciò ad essere
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usata per indicare un gran numero di complementi, tra cui
soprattutto il complemento di specificazione:
latino: liber Pauli
latino parlato: libru(m) de Paulu(m)
opp. de Pauli
italiano: il libro di Paolo.
■ si vincolò l’ordine delle parole, che nel latino era li-
bero, all’interno della frase. Così la posizione della pa-
rola nella frase cominciò a indicare anche il ruolo che
essa aveva. In latino infatti si poteva dire:
Magister discipulum laudat.
Magister laudat discipulum.
Discipulum laudat magister.
perché la desinenza -er, tipica del soggetto, e la desinenza -um, tipica del comple-
mento oggetto, facevano identificare magister come il soggetto della frase e discipu-
lum come il complemento oggetto. Le tre frasi, pertanto, potevano solo significare,
pur con diverse sfumature: “Il maestro loda il discepolo”, qualunque fosse l’ordine
delle parole.
In italiano invece, una volta cadute le desinenze, è la posizione che le parole occupa-
no nella frase a far capire, soprattutto nella lingua scritta, che ruolo sintattico hanno:
Il maestro loda il discepolo.
1° posto = soggetto 2° posto = verbo 3° posto = complemento

Tra gli altri fenomeni che caratterizzano il passaggio dal latino all’italiano sul pia-
no della morfologia e che si muovono tutti nella direzione di una sostanziale sem-
plificazione della struttura originaria ricordiamo anche:
■ la scomparsa del genere neutro, che in latino affiancava il maschile e il femminile
e indicava le cose non animate. I nomi neutri sono per lo più diventati, in italiano, di
genere maschile:
vinum → il vino mare → il mare
oppure, se di numero plurale, di genere femminile singolare:
folia (= “la foglia”) → la foglia
o femminile plurale
bracchia (= “le braccia”) → le braccia
■ la creazione dell’articolo determinativo e dell’articolo indeterminativo, rispet-
tivamente dall’aggettivo dimostrativo ille, illa, illud (usati nel senso di “quello”, “quel-
la”) e dall’aggettivo numerale unus, una, unum usato nel senso di “uno, una qualsiasi”:

latino classico latino parlato italiano


lupus illu(m) lupu(m) → il [lo] lupo il lupo
specŭlum illu(m) speculu(m) → [il] lo speculo lo specchio
manus illa(m) manu(m) → [il] la mano la mano
liber unu(m) libru(m) → un[o] libro un libro
6 Approfondimenti
illum il lupo!
lupum!
La creazione degli articoli, specialmente di lupus!
quelli determinativi, è dovuta all’esigen-
za del parlante di indicare oggetti,
persone e animali con precisione:
illum lupum (= ‘quel lupo’)
→ ill(um) lup(um)
→ ill(o) lup(o)
→ “il lupo”

■ una nuova formazione semplificata della forma passiva del verbo:


latino classico latino parlato italiano
le forme passive sono sinte- la forma passiva diventa la forma passiva si stabilizza
tiche, cioè costituite dall’u- analitica e perifrastica: per sul modello analitico e peri-
nione della radice del verbo formare il passivo si usa il frastico del latino parlato
con particolari desinenze participio passato del verbo
+ le voci del verbo “essere”
am-o-r (= ‘io sono amato’) amatu(m) sum (originaria- io sono amato
mente ‘io sono stato amato’)
am-a-tur (= ‘egli è amato’) amatu(m) est (originaria- egli è amato
mente ‘egli è stato amato’)

■ una nuova formazione, anch’essa semplificata, dei tempi composti:


latino classico latino parlato italiano
le forme composte sono sin- le forme composte diventa- le forme composte si stabi-
tetiche, cioè costituite dall’u- no analitiche e perifrastiche: lizzano sul modello analitico
nione della radice del verbo vengono formate con il par- e perifrastico del latino par-
con particolari desinenze ticipio passato del verbo + lato
le voci del verbo “avere”
am-a-vi (= ‘io amai’/ ‘io ho amatu(m) habeo (= ‘amato io ho amato
amato’/ ‘io ebbi amato’) ho’)
am-a-veram (= ‘io avevo ama- amatu(m) habebam (= ‘ama- io avevo amato
to’) to avevo’)
Sul piano della sintassi, oltre alla scomparsa dei casi che indicavano i rapporti tra le
parole, i fenomeni più rilevanti sono:
■ la tendenza del latino parlato e poi dell’italiano di sostituire la subordinazione, ti-
pica del latino classico, con la coordinazione, più semplice e più vicina alle caratteri-
stiche di lingua parlata con cui il volgare nasceva;
■ l’affermarsi di nuove forme di subordinazione, più facili e più chiare. Per esempio:

latino classico: dico istud verum esse


latino volgare: dico quod istu(m) est verum
italiano: dico che questo è vero
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2. I mutamenti lessicali

La continuità del lessico tra il latino e l’italiano


La grande maggioranza delle parole di cui è formata la lingua italiana deriva, diretta-
mente o indirettamente, dal latino.
Più esattamente, come risulta dal grafico qui sotto, possiamo dire che l’italiano è co-
stituito per oltre il 60% di parole di origine latina e per il restante 40% di parole,
spesso anch’esse di origine latina, provenienti da tutte le altre lingue messe insieme:

Origine delle parole italiane


In arancione il numero di parole
0,94% (262)
1,01% (282) 0,53% (149)
1,48% (413)
6,83% 60,91% latino spagnolo
(1 908) (17 020)
12,17% greco tedesco
(3 401)
francese arabo

inglese provenzale
15,57%
(4 352)
altre lingue: germanico,
portoghese, olandese, ebraico,
giapponese, russo, turco,
serbocroato, ceco, ungherese,
polacco, cinese (per lo più attraverso
il francese e l’inglese) ecc.

(da C. Marello, Le parole dell’italiano, con adattamenti)

Questa schiacciante presenza, nel lessico dell’italiano, delle parole di origine latina,
rispetto a quelle derivanti da tutte le altre lingue messe insieme è una prova evidente
dello stretto rapporto che esiste tra il latino e l’italiano.
Le numerosissime parole della lingua latina presenti in italiano vi sono pervenute in
due modi diversi:
■ alcune parole sono entrate nell’italiano direttamente dal latino parlato. Usate
quotidianamente dalla gente comune, esse, attraverso questo lungo processo di tra-
smissione orale si sono per così dire “conservate” nell’uso, subendo varie modifiche
nella forma e, spesso, anche nel significato:

latino italiano
florem (“fiore”) fiore
dominam (“padrona”) donna
calidum (“caldo”) caldo
captivum (“prigioniero”) cattivo

Queste parole, che sono arrivate fino a noi attraverso una lenta evoluzione del lin-
guaggio parlato, sono tutte parole di tradizione popolare o ininterrotta.
8 Approfondimenti

■ altre parole, invece, non provengono dal latino parlato, ma dal latino classico
scritto. Recuperate dalle persone dotte direttamente dai testi latini antichi, sono sta-
te inserite nell’italiano a partire dal Duecento, quando ormai l’italiano si era costitui-
to come lingua, e successivamente tra il Quattrocento e il Cinquecento e poi su su at-
traverso i secoli fino ad oggi. Le parole così ripescate dal latino, essendo restate al
“fresco” nei libri e nelle biblioteche, sono rimaste quasi sempre intatte nella forma e
nel significato, subendo per lo più soltanto la caduta della desinenza finale:
floram → flora gaudium → gaudio
nobilem → nobile plagiare → plagiare

Le parole che sono arrivate a noi attraverso questi recuperi a distanza di tempo sono
dette parole di tradizione dotta o interrotta.

In molti casi, però, è successo che la stessa parola latina ci sia pervenuta attraverso
ambedue i canali:
latino italiano
tradizione popolare tradizione dotta
area aia area
causa cosa causa
macula macchia macula
augustum agosto (il mese) augusto (= sacro)
stirpem sterpo stirpe
verecundia vergogna verecondia
solidum soldo (= denaro) solido (= compatto)

Come vedi, il punto di partenza è lo stesso, ma i risultati sono diversi, sia nella forma
sia nel significato. Prendiamo il caso del latino area (spazio aperto, aia): attraverso la
normale evoluzione sulla bocca dei parlanti si è trasformato in “aia” e si è specializzato
nel solo significato di ‘terreno, spianato e rassodato, davanti alla casa coloniale’. Invece,
come recupero dotto ha conservato la forma e si è specializzato nei significati, meno
popolari, di “superficie circoscritta”, “spazio geografico”, “misura di superficie”. Questo
doppio canale di derivazione delle parole spiega anche l’esistenza di coppie come ghiac-
cio / glaciale, fiore / floreale: la prima parola di ogni coppia è entrata in italiano diretta-
mente, attraverso la lingua parlata dal popolo (glaciem → “ghiaccio”; florem → “fiore”);
la seconda parola, invece, è stata recuperata in un secondo tempo dalle persone colte
(glacialem → “glaciale”; florealem → “floreale”).

Un discorso tutto diverso, infine, bisogna fare per parole del tipo di alibi, bis, gratis,
ad interim (= ‘nel frattempo, per il momento’), curriculum, forum, alter ego, a priori,
lapsus, ultimatum, deficit e simili: esse infatti sono vere e proprie parole latine, pre-
levate dal lessico latino nelle loro forme originarie e usate come tali.

I mutamenti a livello di lessico


Nel passaggio dal latino all’italiano, il patrimonio lessicale latino, cioè l’insieme delle
parole della lingua latina classica ha seguito, per quello che riguarda la forma delle
parole, una linea di tendenza ben precisa: il latino parlato ha scelto e fatto pervenire
per via diretta all’italiano la forma dell’uso rispetto a quella del latino degli scrittori.
Dal latino all’italiano 9
In particolare:
os bucca
■ il parlante, tra due sinonimi, uno appartenente
al latino classico e uno appartenente al latino popo-
lare, tramanda sempre la parola più popolare, cioè
più vicina alla sua esperienza quotidiana. Così tra il
classico equus e il latino popolare caballus trasmette
caballu(m) → “cavallo”. Tra il latino classico ignis,
‘fuoco’ e il latino popolare fŏcus, ‘focolare’, sceglie
focu(m) → “fuoco”. E tra os, oris, ‘bocca’ e bucca,
trasmette bucca(m) → “bocca”.
■ il parlante, di un nome, tende a usare e a tra-
mandare non la forma semplice, ma qualche alte-
rata, di solito il diminutivo, perché la sente come
più espressiva. Così, invece di auris, ‘orecchio’, usa
auricula, ‘piccolo orecchio’ e la tramanda nella for-
ma oricola, orecla → “orecchio, orecchia”. Allo stes-
so modo, invece di frater, ‘fratello’, usa fratellus (fratellino), e lo tramanda nella for-
ma fratellu(m) → “fratello”.

auris → auricola → oricla → orecchia


■ il parlante, di un verbo, tende a usare non la forma semplice, ma la forma fre-
quentativa, cioè quella che indica l’azione ripetuta, perché la sente come più chiara
e espressiva. Così, invece che su canere, ‘cantare’, punta su cantare, ‘cantare di conti-
nuo’ e la tramanda: “cantare”. Allo stesso modo, invece di salire, ‘saltare’, usa e tra-
manda saltare, ‘continuare a saltare’ → “saltare”.

I mutamenti a livello di significato


Nel passaggio dal latino all’italiano, spesso le parole non cambiano significato:
canem → cane filiam → figlia ridere → ridere.
Sono frequenti, però, anche i casi in cui nel corso dell’evoluzione della parola, si
sono verificati mutamenti di significato. È il caso di una parola come “donna”, che
in italiano indica genericamente una persona di sesso femminile, mentre la corri-
spondente parola latina domina significava “signora, padrona”. Nel passaggio dal la-
tino all’italiano, dunque, domina ha subìto non solo una serie di mutamenti nella
forma:
domina → domna → donna
ma anche un mutamento di significato, che l’ha portata da un significato particola-
re a uno più generale:
“signora, padrona della casa” → “persona di sesso femminile”.
10 Approfondimenti

Lo stesso è avvenuto con la parola salarium, che è passata da un significato preciso a


uno più generico:

forma latina forma italiana


salarium salario
significato latino significato italiano
razione di sale remunerazione
spettante a un soldato in denaro
come ricompensa di un lavoratore

La parola latina domus, invece, ha percorso il cammino inverso, passando da un si-


gnificato generico a uno particolare e specifico:
forma latina forma italiana
domum duomo
significato latino significato italiano

casa chiesa principale


di una città
(in quanto “casa”
del vescovo)

La parola casa, poi, ha subìto un processo di nobilitazione di significato:

forma latina forma italiana


casa casa
significato latino significato italiano

capanna casa
Dal latino all’italiano 11

ESERCIZI FORMATIVI
I mutamenti fonetici e morfosintattici

Nelle seguenti vignette individua le parole latine che si sono trasformate in parole
1 della lingua italiana. Poi copiale sul quaderno e scrivi accanto la parola o le parole ita-
liane derivate e/o corrispondenti per significato.

(da Insuperabilis Snupius, European Language Institute)

Nel passaggio dal latino all’italiano le vocali e i dittonghi hanno spesso subìto muta-
2 menti. Confronta le seguenti parole latine con le parole italiane da esse derivate, poi
trascrivile sul quaderno e individua, sottolineandole, le vocali che hanno subìto dei muta-
menti.
saeculum → secolo supra → sopra multus → molto
coelum → cielo novus → nuovo bucca → bocca
coena → cena paucus → poco securus → sicuro
bonus → buono aeternus → eterno si → se

Anche numerose consonanti e gruppi consonantici hanno subìto delle trasformazioni


3 nel passaggio dal latino all’italiano. Confronta le seguenti parole latine con le parole
italiane da esse derivate, poi copiale sul quaderno e individua, sottolineandole, le conso-
nanti che hanno subìto dei mutamenti.
benevolentia → benevolenza victima → vittima patricius → patrizio
familia → famiglia templum → tempio scrinium → scrigno
flamma → fiamma consilium → consiglio basium → bacio ESERCIZI FORMATIVI
hortus → orto anphora → anfora habere → avere

Esamina attentamente le seguenti frasi latine e la loro traduzione, poi rispondi sul
4 quaderno alle domande.

a. Puella dominis rosas donat. c. Dominae audiunt puellarum voces.


La fanciulla dona delle rose alle padrone. Le padrone ascoltano le voci delle fanciulle.
b. Domina puellae liberalitatem laudat. d. Magister librum puellis donavit.
La padrona loda la generosità della fanciulla. Il maestro ha donato un libro alla fanciulle.
1. Le parole latine cambiano desinenza a seconda della funzione logica che rivestono?
2. In latino esistono, come in italiano, gli articoli determinativi e indeterminativi?
3. L’ordine delle parole in latino è identico a quello che usiamo abitualmente in italiano?
4. In latino si usano meno preposizioni che in italiano?
12 Approfondimenti

I mutamenti lessicali

Molte parole italiane, pur conservando immutata o quasi la forma latina da cui deri-
5 vano, hanno subìto modificazioni anche molto rilevanti per quanto riguarda il signifi-
cato.Ti diamo qui una serie di parole segnalando di ognuna il significato che aveva in lati-
no: indica tu sul quaderno il significato che ha assunto in italiano. Spiega quindi se nel pas-
saggio alla lingua italiana il termine ha assunto un significato più ampio o ristretto, o più
specifico o generico, rispetto a quello che aveva in latino.
1. Latino mulier = donna / italiano moglie =
Il termine è passato da un significato più ampio a uno più ristretto .
2. Latino parentes = genitori / italiano parenti =
Il termine è passato da un significato a uno .
3. Latino magistratus = funzionario pubblico / italiano magistrato =
Il termine è passato da un significato a uno .

Scrivi Il latino volgare prima e l’italiano poi hanno spesso privilegiato tra due sinòni-
6 mi quello più facile da scrivere o da pronunciare. In questo modo alcuni termini latini
in un primo tempo non sono sopravvissuti nell’italiano delle origini. È accaduto però in al-
cuni casi che a distanza di tempo, le parole un tempo scartate siano poi riaffiorate in altre
parole che appartengono alla stessa area di significato. Un esempio è la parola latina fur
(ladro) che è stata prima sostituita dalla parola ladro (derivante dal più popolare termine
latino latro) e poi è ricomparsa nella parola furto. A questo proposito spiega sul quaderno
il significato di ciascuna delle parole in corsivo nelle seguenti frasi e ricostruiscine l’origine
aiutandoti con il vocabolarietto sottostante.

1. Che cosa penseranno i posteri degli uomini del Duemila?


2. Gabriele è un tipo molto equilibrato.
3. Il signor Rossi acquista ogni giorno un quotidiano diverso.
4. Michele ha esposto oralmente la sua ricerca sul petrolio.
5. Albeggiava, quando siamo partiti per l’escursione in montagna.
6. Fu firmata finalmente una tregua tra i belligeranti.
7. Il figlio dei signori Verdi vorrebbe intraprendere la carriera militare.
8. Abbiamo modificato il nostro itinerario: passeremo da Madrid prima di andare a Lisbona.
9. Matteo, perché hai un atteggiamento così ostile nei confronti della geometria?
ESERCIZI FORMATIVI

latino italiano latino italiano


album bianco iter, itineris viaggio
aequus uguale miles, militis soldato
bellum guerra os, oris bocca
dies giorno postea dopo
hostes nemico quotidianus ogni giorno

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