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PROPOSIZIONE TEMPORALE
Una proposizione temporale, è una proposizione subordinata che indica la circostanza di tempo in rapporto alla quale
si svolge l’azione della reggente. Tra le due proposizioni ci può essere un rapporto di anteriorità, contemporaneità o
posteriorità.
La proposizione può essere introdotta dalle congiunzioni: cum (quando), ubi (nel momento in cui), ut, ut primum, statim
ut (non appena che), donec (finchè), dum (mentre o finchè), antequam, priusquam (prima che), postquam (dopo che).
Una proposizione relativa è una proposizione subordinata che viene introdotta da pronomi relativi e con il verbo, in
genere all’Indicativo, solo raramente si trova al congiuntivo.
Nella proposizione relativa il pronome relativo si riferisce a un sostantivo o a un pronome della proposizione
reggente, definito antecedente. Il pronome relativo concorda con l’antecedente in genere e numero ma non
necessariamente nel caso.
Le proposizioni relative possono essere proprie (stessa funzione che nella frase svolgono l’attributo o l’apposizione) o
improprie (funzione di subordinate circostanziali)
PROPOSIZIONE CAUSALE
Una proposizione causale è una proposizione subordinata che esprime la causa dell’azione descritta nella reggente.
Essa può essere espressa in forma esplicita o implicita.
In Latino la proposizione causale esplicita è introdotta dalle congiunzioni quia, quod o quoniam.
Il verbo è all’indicativo quando la causa è reale o ritenuta tale da chi parla o scrive (causali oggettive o reali), al
congiuntivo se la causa è soggettiva, cioè presunta o pensata da una persona diversa da chi parla o scrive (causali
soggettive o oblique). I tempi sono usati in genere con valore relativo rispetto alla reggente, ma talvolta ricorrono con
valore assoluto.
PROPOSIZIONE INTERROGATIVA
La proposizione interrogativa, è una proposizione che può essere diretta (con funzione principale) o indiretta (con
funzione di subordinata), reale o retorica, semplice o disgiuntiva.
Interrogative Dirette
Le proposizione interrogative dirette sia in italiano che in latino hanno il verbo all’Indicativo.
Le proposizioni interrogative dirette sono, di norma, introdotte da pronomi, aggettivi, avverbi interrogativi oppure,
dalle particelle:
Interrogative Indirette
Le proposizioni interrogative indirette sono quelle proposizioni interrogative subordinate a un’altra proposizione.
In Italiano l’idea di posteriorità in dipendenza da un tempo storico viene resa con il condizionale passato.
Le interrogative indirette semplici sono, di norma, introdotte da pronomi, aggettivi, avverbi interrogativi oppure,
dalle particelle:
utrum…an
-ne…an
…an
…-ne
necne Se la domanda alternativa è “o no?”.
PROPOSIZIONE FINALE
Una proposizione finale, è una proposizione subordinata che esprime il fine dell’azione descritta nella reggente.
Il verbo delle proposizioni finali è sempre al congiuntivo, presente o imperfetto, con valore relativo rispetto alla
reggente.
ut/ne + congiuntivo
PROPOSIZIONE CONSECUTIVA
La proposizione consecutiva è una proposizione subordinata che indica la conseguenza o l'effetto di un'azione espressa
nella proposizione reggente.
Le proposizioni consecutive sono introdotte da ut o ut non, e di norma sono anticipate nella reggente da particelle come
adeo (a tal punto), ita, sic, tam (così, talmente), is, talis (tale), tantus (così grande).
Nelle proposizioni consecutive il verbo è al Congiuntivo ed ha Valore Assoluto, cioè non dipende dal tempo della
reggente.
In Italiano il verbo nella proposizione si rende con l’Indicativo nel tempo corrispondente al congiuntivo latino.
PROPOSIZIONE COMPLETIVA VOLITIVA
Le completive volitive sono le subordinate che corrispondono alle soggettive, oggettive che hanno appunto forma
volitiva perché sono rette da un verbo di volontà.
La struttura delle completive è uguale a quella delle proposizioni finali (ut o ne + congiuntivo) e come queste il verbo
segue la consecutio temporum.
La struttura delle completive è uguale a quella delle proposizioni finali (ut o ne + congiuntivo) e come queste il verbo
segue la consecutio temporum.
PROPOSIZIONE CONCESSIVA
La proposizione concessiva indica la circostanza nonostante la quale si verifica quanto è espresso nella reggente.
La proposizione concessiva è spesso anticipata nella reggente da avverbi come tamen “tuttavia”, verum tamen e at tamen
“ma tuttavia”, nihilomĭnus “nondimeno”, certe “certamente” ecc. Per creare la negazione si usa non.
Oggettive o reali, quando constatano la circostanza in sé, intesa come un fatto reale e oggettivo, e sono
introdotte da:
o quamquam, etsi, etiamsi, tametsi, tamenetsi + Indicativo;
o cum + Congiuntivo (cum concessivo).
Ipotetiche o soggettive, quando si presentano come una supposizione o come il punto di vista di chi parla, sono
introdotte da:
o Quamvis, etsi, etiamsi, licet, ut + Congiuntivo.
Il cum narrativo si costruisce appunto con cum + Congiuntivo, i tempi del congiuntivo sono usati con valore relativo
rispetto alla reggente.
In Italiano il cum narrativo si può rendere in modo esplicito, con la giusta proposizione subordinata oppure in modo
implicito con il gerundio, presente se esprime contemporaneità o passato se esprime anteriorità.
PROPOSIZIONE INFINITIVA
La proposizione infinitiva in latino rappresenta tutte le proposizioni soggettive, oggettive e dichiarative implicite
italiane.
La proposizione infinitiva si costruisce con il verbo all’Infinito e il soggetto (e tutti i suoi complementi) che viene
sempre espresso in accusativo.
Nella resa in Italiano ammette la traduzione implicita solo se c’è identità di soggetto tra reggente e infinitiva, altrimenti
è necessario trasformare la frase in una proposizione esplicita introdotta da “che” avente per soggetto il termine in
accusativo.
Nelle infinitive il verbo all’infinito è sempre usato con valore relativo rispetto all’azione espressa dal verbo della
reggente seguendo consecutio temporum dell’infinito.
L’infinito presente esprime un rapporto di contemporaneità, l’infinito perfetto esprime un rapporto di anteriorità e
l’infinito futuro esprime un rapporto di posteriorità rispetto alla reggente.
Tutti e tre i tempi dell’infinito si possono tradurre in modo implicito con “di” + infinito, ma il più delle volte per
rendere correttamente il rapporto temporale è necessario tradurre in forma esplicita.
PERIFRASTICA ATTIVA
La Perifrastica Attiva è un costrutto formato dal participio futuro (concordato con il soggetto della frase) + le voci del
verbo sum.
Questo costrutto non ha un corrispettivo in Italiano ma esprime imminenza, intenzionalità o destinazione. Quindi si
traduce con delle perifrasi che esprimono imminenza, intenzionalità o destinazione seguite dall’infinito del verbo che
in latino si trova al participio futuro mentre il modo, il tempo e la persona sono espressi da sum.
Mentre il participio futuro corrisponde a una subordinata implicita, la perifrastica attiva costituisce il predicato verbale
di una proposizione esplicita, principale o subordinata.
PERIFRASTICA PASSIVA
La Perifrastica Passiva è un costrutto formato dal gerundivo + le voci del verbo sum.
Il gerundivo esprime la necessità, l’obbligo o la convenienza di un’azione, mentre le forme del verbo sum esprimono il
modo, il tempo e la persona.
In Italiano quindi può essere reso con: perifrasi formata dal verbo “essere” + “da” + l’infinito; il verbo “dovere” +
l’infinito attivo o passivo; perifrasi quali “bisogna”, “è necessario”, “occorre” + un infinito o una proposizione
completiva soggettiva.
La perifrastica passiva ammette una costruzione personale e una costruzione impersonale:
Costruzione Personale, si ha la costruzione personale quando il verbo è transitivo, il gerundivo concorda con il
soggetto della frase in caso, genere e numero e con il verbo sum nella persona e nel numero. la persona che
compie l’azione è espressa con il dativo d’agente o, in caso di ambiguità, con a/ab + ablativo; in traduzione è
opportuno volgere la perifrastica passiva in forma attiva
Costruzione Impersonale, si ha la costruzione impersonale quando il verbo è intransitivo o usato
intransitivamente: la frase è priva di soggetto, quindi il gerundivo va al neutro singolare (-um) e il verbo sum
alla 3ª persona singolare. la persona che compie l’azione è espressa con il dativo d’agente o, in caso di
ambiguità, con a/ab + ablativo; in traduzione è opportuno volgere la perifrastica passiva in forma attiva
ABLATIVO ASSOLUTO
L’ablativo assoluto è un costrutto formato da due ablativi concordati tra loro: un sostantivo o un pronome in funzione
di soggetto e un participio, presente o perfetto (molto raro il futuro) in funzione di predicato.
Svolge la funzione di una subordinata circostanziale implicita con valore temporale, causale, concessivo o ipotetico.
L’ablativo assoluto con il participio presente si ha con tutti i verbi, transitivi e intransitivi. Ha sempre valore attivo ed
esprime un rapporto di stretta contemporaneità rispetto alla reggente.
In Italiano si traduce: in forma implicita, con il gerundio semplice attivo oppure con un’espressione nominale o
avverbiale di valore equivalente; in forma esplicita, con una subordinata circostanziale di valore attivo e in rapporto di
contemporaneità rispetto alla reggente.
Alcuni ablativi assoluti con il participio presente molto diffusi in latino vanno resi in italiano preferibilmente con
locuzioni nominali e avverbiali:
Ineunte vere (hieme…) “all’inizio della primavera (dell’inverno…)”; exeunte aestate (autumno...) “alla fine
dell’estate (dell’autunno...)
Iubente consule (duce, imperatore…) “per ordine del console (del comandante, dell’imperatore…)”
Diis iuvantibus (o aiuvantisbus) “con l'aiuto degli dei”
Nullo impediente “senza incontrare alcun impedimento”
Omnibus consensientibus “col consenso di tutti”
Oriente sole “all’alba”, “al sorgere del sole”; occidente sole “al tramonto”; decrescente luna “al calar della luna”
Me (te) praesente (absente) “durante la mia (tua) presenza (assenza)”
Reluctante natura “con l’opposizione della natura”.
L’ablativo assoluto con il participio perfetto si ha con i verbi transitivi attivi, ha valore passivo ed esprime sempre un
rapporto di anteriorità rispetto alla reggente.
In Italiano si traduce: in forma implicita, con il participio passato o col gerundio passato entrambi di valore passivo
oppure con un’espressione nominale o avverbiale di valore equivalente; in forma esplicita, con una subordinata
circostanziale di valore passivo e in rapporto di anteriorità rispetto alla reggente.
L’ablativo assoluto nominale è un costrutto privo di participio, formato solo da due sostantivi o da un sostantivo (o un
pronome) e un aggettivo, entrambi in ablativo. In questi casi in realtà è sottinteso il verbo sum, che manca del
participio presente e perfetto.
L’ablativo assoluto verbale, è un costrutto privo della parte nominale, costituito solo dal participio perfetto in ablativo
singolare e di genere neutro. Ricorre in locuzioni proprie del linguaggio religioso e politico.