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IL TITOLO DELL’OPERA

Il titolo originario dell’opera è Comedìa o Commedìa. L’aggettivo “divina” le


fu attribuito tempo dopo, a partire dall’edizioni veneziana del 1555 di cui si
occupava Lodovico Dolce e Gabriele Giolito de’ Ferrari.
Dante fornisce motivazioni riguardo il titolo della sua opera nell’Epistola
a Cangrande, dove viene dato come titolo il
seguente: Incipit Comoedia Dantis Alagherii, florentini natione,
non moribus; cioè “comincia la commedia di Dante Alighieri, fiorentino di
nascita e non per costumi.
Poi viene spiegato il significato della parola commedia secondo Dante: - La
commedia è un genere di narrazione poetica diversa da tutti gli altri. È
diversa dalla tragedia perché:
●La tragedia all’inizio è calma e tranquilla e alla fine è grave e malinconica
●La commedia all’inizio si presenta con freddezza e malinconia; infatti nella
prima parte della commedia di Dante si parla dell’Inferno; mentre alla
fine termina piena di gioia e felicità nel paradiso.
Questa definizione riguarda non tanto lo stile quanto quello di cui si parla. A
giustificare queste incongruenze, bisogna osservare che probabilmente il
disegno dell’opera si è evoluto finendo per sconvolgere i canoni fissati in
anticipo dal poeta.
Es. Nel paradiso non compare mai la parola commedia per definire l’opera,
ma la definizione che le viene attribuita è <<Sacrato poema>> che indica
un’opera poetica in generale.
LA COMPOSIZIONE
Non possediamo indicazioni certe sulle date di composizione, tuttavia
possiamo affermare che l’inizio della stesura del poema è avvenuto
presumibilmente verso il 1304 o più probabilmente verso il 1306-07, il
Purgatorio fu terminato verso il 1313, il Paradiso cominciato verso il 1316 e
continuato fino agli ultimi anni di vita dell’autore.
IL VIAGGIO OLTREMONDANO
Nell’opera viene narrato il viaggio compiuto da Dante dalla notte dell’8
Aprile a quella del 14 dello stesso mese del 1300, che coincide con il periodo
pasquale di quell’anno, sappiamo anche grazie ad alcuni indizi ricavati dalla
Bibbia che al momento di intraprendere il viaggio, il poeta ha 35 anni.
Secondo alcuni critici, il viaggio sarebbe iniziato il 25 marzo, a Firenze, il
primo giorno dell’anno. Questo è anche l’anno del primo Giubileo indetto
da Papa Bonifacio VIII questa ricorrenza religiosa prevedeva il perdono dei
peccati a chi si fosse recato in pellegrinaggio a Roma.
Il viaggio oltremondano, nasce quindi da un bisogno di purificazione, di
espiazione, di rigenerazione morale e spirituale. A Firenze era caduta
l’istituzione imperiale e il potere del Papa prevaleva su quello spirituale della
Chiesa, la Firenze di Dante costituisce un microcosmo unità di disordine
morale che investe la società e che vede l’abbandono dei vecchi ideali
cavallereschi di cortesia, inoltre era caratterizzata dalla lotta tra Guelfi
bianchi e neri nella quale Dante resterà coinvolto e a causa delle manovre
di Bonifacio VIII venne esiliato con la falsa accusa di baratteria. Dante
annuncia la venuta di un << veltro >>, cioè un riformatore spirituale che
avrebbe riportato l’umanità sulla retta via. Lui stesso potrebbe identificarsi
in questo <<veltro>> si sente in dovere di compiere una missione profetica
e divina, come gli verrà confermato nel paradiso il suo avo (Cacciaguida).
I MODELLI PRECEDENTI
Questo genere di opera rientrava nel gusto medievale per le visioni
oltremondane e le profezie. Dante ricorda direttamente i precedenti viaggi
nell’aldilà di Enea e di San Paolo le cui fonti erano nell’Eneide di Virgilio e la
seconda epistola ai Corinzi. Bisogna anche tener presente come il motivo del
viaggio si fosse diffuso nella cultura e nell’immaginario medievale in seguito
ai frequenti pellegrinaggi religiosi e la concezione del viaggio come ricerca di
una propria entità attraverso il superamento di prove.
LA COMMEDIA: un testo inesistente
Il testo autografo, cioè scritto di pugno dall’autore, della commedia non
esiste, anzi di Dante non possediamo nemmeno una firma. Il manoscritto
originario è andato perduto insieme all’intera biblioteca del poeta, per il
poema dantesco si è dovuto procedere con una ricostruzione filologica del
testo originario. La filologia è una scienza sorta in epoca rinascimentale, per
merito di Lorenzo Valla, un umanista. Questa scienza ha il compito di
ricostruire i testi letterari e la loro corretta interpretazione critica e storica;
nell’antichità, attraverso il tempo, i testi originali sono andati però perduti e
sconvolti fino a perdere una parte della propria identità. Quindi il lavoro del
filologo è quello di raccogliere i codici cioè manoscritti più autorevoli,
confrontarli tra loro attraverso la collatio (cioè confronto) e cercare di
ripristinare l’opera che più si avvicina all’originale. Le più antiche copie della
commedia risalgono a circa 10 anni dopo la morte dell’autore. Il codice più
antico in assoluto fu trascritto da un certo Foresi Donati tra l’ottobre del
1330 e il gennaio del 1331. La diffusione dei codici fu enorme: oggi ne
abbiamo più di 600. Tra questi vi sono anche tre copie di Boccaccio. La prima
edizione a stampa del poema, o editio princeps, è quella eseguita a Foligno
da Giovanni Numeister di Magonza nel 1472. L’edizione più diffusa
(vulgata) è quella di Aldina di Pietro Bembo divulgata nel 1502, questa però
era piuttosto corrotta nel testo. Nel corso dell’ottocento e del novecento
comparvero le prime vere e proprie edizioni critiche della commedia. La
prima in assoluto fu quella del tedesco Karl Witte. Ne seguirono altre fino a
quella della società dantesca italiana, soprattutto ad opera di Giuseppe
Vandelli. Quella che leggiamo attualmente edizione critica di Giorgio
Petrocchi.
LA METRICA
La commedia è suddivisa in 100 canti, riuniti in tre cantiche (inferno,
Purgatorio, paradiso). È scritta in versi endecasillabi raggruppati in terzine,
cioè strofe di tre versi ciascuna, rimate secondo lo schema ABA BCB CDC
DED (rima incatenata). L’ultimo verso di ciascun canto è isolato, cioè prima
solo con il terzultimo. C’è una significativa predominanza del numero 3.
LA COSMOLOGIA DANTESCA
Dante si rifà alla teoria dell’astronomo greco Tolomeo detta Tolemaica o
geocentrica, la terra quindi è ritenuta sferica e si trova al centro
dell’universo che in pratica coincide con sistema solare. La terra fa parte
del mondo al di sotto del cielo della Luna, chiamato sublunare, ed è separata
da quello celeste della sfera del fuoco. Al di sopra di essa ruotano nove sfere
concentriche, la decima è l’Empireo, immobile sede di Dio e dei beati.
I pianeti sono incastonati nei vari cieli a cui danno il nome. La terra è
costituita da due emisferi, quello artico o boreale, o delle terre emerse, è
quello antartico o australe, o delle acque. Il primo è abitato, a differenza del
secondo completamente disabitato. I confini del primo emisfero sono
segnati dal fiume Gange e dalle colonne d’Ercole (l’attuale stato di
Gibilterra). Nei pressi di Gerusalemme che si trova esattamente al centro
delle terre emerse dell’emisfero boreale, si trova l’ingresso dell’inferno
questo è costituito da un’immensa voragine a forma di imbuto, formatasi
in occasione della ribellione di una parte degli angeli guidati da Lucifero.
Dio confinò Lucifero sulla Terra che per evitare di riceverli si aprì dando
luogo alla voragine, la massa di terra eccedente andò a costituire la
montagna del Purgatorio al centro dell’emisfero delle acque raggiungibile
tramite un cunicolo (natural burella) che collega il cielo della terra dove si
trova Lucifero con la spiaggia del Purgatorio.
L’INFERNO
L’inferno è costituito da nove cerchi che vanno via via restringendosi, alcuni
dei quali sono suddivisi in gironi, in bolge o in fosse e zone. La porta
dell’inferno immette nell’antinferno, il luogo dove sono collocati gli ignavi,
non ritenuti degni, per la loro vigliaccheria o incapacità di prendere
posizione. Quest’ultimo è delimitato dal fiume Acheronte attraverso il quale
il demonio Caronte hai il compito di traghettare le anime dei morti.
Successivamente troviamo il primo cerchio che coincide con il limbo, il
luogo dove si trovano i bambini non battezzati, e coloro che, essendo
vissuti prima di Cristo, non hanno potuto abbracciare la fede Cristiana. Dal
secondo cerchio in poi cominciano essere puniti i peccatori in base al tipo di
peccato:
• Peccati di incontinenza (quelli puniti dal secondo al quinto cerchio:
lussuria, gola, avarizia e prodigalità, ira e accidia).
• Di violenza (puniti nel settimo cerchio, suddivisi in tre gironi: dei
violenti contro il prossimo le sue cose, dei violenti contro se stessi, dei
violenti contro Dio e la natura).
• Di fraudolenza (comprende l’ottavo cerchio, dove sono puniti quelli
che hanno fatto la frode contro chi non si fida, questo è suddiviso in
10 bolge: quella dei ruffiani e seduttori, adulatori, simoniaci, indovini,
barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di
discordia, falsari; non cerchio dove sono invece puniti i traditori di
coloro che hanno usato la frode contro chi si fida, ed è suddiviso in
quattro zone: Caina (traditori dei parenti), Antenora (della patria),
Tolomea (degli ospiti), Giudecca (dei benefattori)).
Il sesto cerchio resta a parte e vi sono collocati gli eretici. Sono presenti
anche altri due fiumi, lo Stige, che forma una palude tra il quinto e il
sesto cerchio, sotto le mura della città di Dite, e il Flegetonte, nel primo
girone del settimo cerchio dove sono immersi gli omicidi. La palude
ghiacciata di Cocito occupa il nono cerchio. Lucifero, ha la forma di un
immenso mostro con tre teste, dalle ali di pipistrello, è collocato alla fine
dell’Inferno che coincide con il centro della terra. Muove costantemente
le ali per mantenere ghiacciata la palude e strazia nelle tre bocche Bruto e
Cassio (traditori di Cesare) e Giuda (traditore di Cristo).
CANTO I
Dante dopo essersi smarrito, si trova in una selva buia e dopo avervi
trascorso la notte, giunge ai piedi di un colle illuminato dal sole.
All’improvviso una lonza gli impedisce di passare (v.31). Il poeta si sente
tuttavia confortato dalle circostanze temporali. Ma prima un leone
affamato, e poi una lupa lo inducono a tornare nella selva. Sulla strada
del ritorno, Dante chiede aiuto a un’anima che si rivela essere quella del
poeta latino Virgilio, il quale lo invita a riprendere il cammino verso il
colle che è l’origine della felicità e della beatitudine. Dante chiede aiuto
a Virgilio stesso, che gli dice di prendere un altro sentiero, poiché la lupa
spaventosa uccide ogni persona che vi si ponga davanti. Quindi gli si offre
come guida attraverso i tre regni dell’oltretomba, Dante accetta e inizia
il suo straordinario viaggio.
Le tre fiere sono: la lonza, il leone e la lupa; la lonza agile ed elegante, il
leone statuario che incute paura, la lupa inquietante per l’impressionante
magrezza, la voracità, l’irrequietezza. Il significato prevalente però è
allegorico. Le tre fiere rappresentano la lussuria, la superbia e la
cupidigia o l’avarizia, questi sono i vizi più diffusi fra gli uomini. Del resto
il leone era simbolo tradizionale della superbia, la lonza, col suo aspetto
di piacevolezza e mobilità, rimanda facilmente alla lussuria e la lupa
affamata alla cupidigia. Altri commentatori si basano su alcuni versi di
Dante come ad esempio: “le tre faville c’hanno i cuori accesi” (Inf-VI-
v.75); “le tre disposizion che ‘l ciel non vole” (Inf-XI-v.81) quest’ultimo
identifica le tre fiere con la frode, la violenza e l’incontinenza, però la
peggiore delle bestie feroci è la lupa e in questo caso viene
rappresentata dal peccato meno grave. Altri invece fanno riferimento alla
politica per interpretare le tre fiere. Il veltro è una figura avvolta nel
mistero perché Dante non ci ha lasciato alcun indizio a riguardo. Allora
alcuni studiosi hanno fatto delle ipotesi:
-Cristo
-lo Spirito Santo
-l’Ordine francescano o domenicano
-Cangrande della Scala
-il papa Benedetto XI
-Uguccione della Faggiuola
-Imperatore Arrigo o Enrico VII
CANTO II
Verso il tramonto, dopo aver invocato le muse (v.7), Dante è assalito da
angoscianti dubbi (dal v.13 ): è vero che già Enea e San Paolo ebbero il
privilegio di compiere un viaggio nell’aldilà, l’uno in quanto padre di
Roma e del suo Impero e l’altro al fine di rafforzare la fede negli uomini,
ma Dante perché dovrebbe compiere lo stesso viaggio? Non si tratta di
un atto eccessivamente presuntuoso e temerario? Virgilio rivela a Dante
come per intercessione della stessa Beatrice si accorse in suo aiuto e
come la beata donna sia stata sollecitata dalla Santa Lucia, alla quale si
è rivolta la Madonna (v.124 le tre donne benedette). Dopo tali
rassicurazioni Dante si sente rinvigorito e confortato, ed è
definitivamente pronto a inoltrarsi lungo un sentiero difficile e
selvaggio. Le Muse erano divinità sorelle il numero di nove: figlie Giove
e Mnemosime, e avevano la virtù di ispirare e proteggere le arti, musica e
la poesia in particolare. Il nome di ciascuna si riferisce a un genere
letterario o un’attività intellettuale: Clio alla storia, Euterpe alla poesia
lirica, Talia alla commedia, Melpomene alla tragedia, Tersicore alla danza,
Erato alla poesia amorosa e mimica, Polimnia agli inni religiosi, Urania
all’astronomia, Calliope alla poesia epica. La grazia divina e l’aiuto
soprannaturale che Dio concede all’uomo perché posso creare il bene,
fuggire il male e raggiungere la salvezza, “le tre donne benedette”
(v.124) nelle tre forme di grazia particolare:
§ La Madonna: Grazia preveniente, cioè precedere l’azione
dell’uomo facendoli conoscere la verità e la bontà divina.
§ Santa Lucia: Grazia illuminante, cioè illumina l’uomo riguardo la
verità soprannaturale.
§ Beatrice: Grazia operante, cioè opera nell’uomo, guidandolo al
bene indipendentemente dalla sua collaborazione.
CANTO III
Dante giunge davanti a una porta sulla cui sommità un’iscrizione annuncia
le caratteristiche del luogo, regno dell’eterno dolore senza speranza.
Quando entra nel regno dei morti sente un clamore infernale, gemiti,
bestemmie e urla talmente forti che inducono Dante al pianto (v.24).
Virgilio gli spiega che questi sono gli ignavi, cioè coloro che vissero senza
infamia e senza lode, e la schiera di angeli che non prese posizione
quando Lucifero si ribello a Dio. La loro pena era quella di correre senza
sosta dietro una bandiera che vengono stimolati da masconi e vespe.
Giunto in prossimità del fiume, Dante vede molte anime desiderose di
attraversare il fiume. Caronte minaccia Dante e gli ordina di andarsene,
Virgilio fa presente a Caronte che questo è un viaggio voluto da Dio
stesso. Successivamente ha luogo il traghettamento delle anime, mentre
il maestro spiega al discepolo così tante di quelle dei dannati che
attraversano il fiume infernale Acheronte (v.78 fiume che lui chiama la
triste riviera). Segue un improvviso terremoto che provoca lo
svenimento di Dante (v.136). Caronte è una divinità che vive sotto terra,
figlio di Erembo Dio delle tenebre e della notte, egli aveva il compito di
traghettare le anime sull’altra riva dell’Acheronte, dietro il pagamento di
un obolo, cioè di una moneta.
NUMERO 3
• La scelta del numero tre non è casuale significativa il ricorrente in tutto il
poema composto appunto da tre cantiche corrispondenti a ciascuna uno
dei tre regni dell’oltretomba
• I tre regni sono successivamente divisi in nove cerchi nove balze nove cieli
rispettivamente inferno purgatorio e paradiso
• Il numero dei canti nel paradiso è 33, altrettanti nel Purgatorio, l'inferno 34.
Questa ci appare come se si in francese la regola, invece il primo canto è
Proemio a tutta l'opera ed è come se appartenesse al poema nel suo
insieme per cui la regola è rispettata.
• Ciascun canto è suddivisa in tre strofe di tre versi o terzine,
• Tre sono le donne benedette (Beatrice, Santa Lucia e la madonna)
• Tre sono le guide del pellegrino (Virgilio, Beatrice, San Bernardo)
• Tre sono le gole del demonio (Cerbero, il guardiano del s'del terzo cerchio,
dove si scontano la pena i golosi)
• Tre le teste di Lucifero
• Tre le furie dei volti insanguinati che appaiono a Dante sotto le mura della
città di dite
• La scelta del numero tre si rifà alla filosofia pitagorica, il numero tre in altre
parole viene ricondotto al mistero della trinità, in base al quale Dio è uno e
treno nello stesso tempo in quanto padre figlio e spirito Santo sono uniti in
un'unica sostanza
Il numero tre viene a configurarsi così come il numero sacro

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