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Unità 1
Strutture della lingua italiana (fonetica, morfologia, sintassi, lessico-> i 4 livelli che consentono di analizzare
una lingua)
Quadro storico della lingua italiana, com’è nata e come si è evoluta->fiorentinità della lingua italiana, il
fiorentino è la base della lingua nazionale
Giuseppe Conte ha proposto di costruire un museo della lingua italiana a Firenze->dimostra paternità
fiorentina della lingua italiana
Lingua storico-naturale: lingua nata, sviluppata e che si modifica in maniera spontanea per gli usi dei vari
parlanti diverso dalle lingue artificiali progettate. L’italiano non è un blocco monolitico, non esiste un unico
italiano, non esiste un italiano come lingua indissolubile, omogenea, esistono diverse varietà di italiano che
sono identificate da 4 parametri:
-Diamesia: variazione a seconda del mezzo usato (dia vuol dire mezzo), parametro legato al mezzo che si
sceglie per comunicare. L’italiano parlato non è uguale all’italiano scritto, lo scritto su carta cambia rispetto
a quello telematico (italiano trasmesso)
-Diafasia: definisce la variazione della lingua in base alla situazione comunicativa, ossia il contesto e
compresi gli attori della comunicazione es. italiano usato dal medico diverso da quello usato al bar tra
amici. Parametro che si lega al registro usato. Italiano informale vs. italiano formale
-Diastratia: legato all’utente della lingua, a chi fa uso della lingua. Fattori come l’età, il sesso, il grado
culturale modificano l’italiano di chi parla. Es lingua giovanile. Italiano incolto/popolare vs. italiano colto
-Diatopia: parametro attraverso lo spazio, la lingua cambia in base al luogo in cui ci troviamo
-Diacronia non rappresentabile in un asse, parametro che ci fa capire come cambia la lingua attraverso il
tempo, l’italiano è cambiato nel corso del tempo. linguistica diacronica: considera la lingua in prospettiva
storica, individuandone i mutamenti e i modi dell’alterazione
Sincronia: asse temporale che concerne la simultaneità. Studia la lingua nella contemporaneità. Linguistica
sincronica: studia il rapporto tra gli elementi costitutivi di una lingua considerati
Definizione dell’italiano come lingua neolatina: portoghese, spagnolo, catalano, provenzale, franco-
provenzale, francese, ladino, sardo, rumeno.
L’italiano è una lingua romanza, deriva dal latino ma alcuni studiosi come Giuseppe Patota non usa più
parola derivata ma queste lingue continuano il latino; non muore il latino ma continua in un’altra lingua per
indicare un processo graduale senza brusche interruzioni.
Lingua romanza deriva da Romania, territorio conquistato dai romani dove si è diffuso il latino.
Anche il latino era una lingua storico-naturale, più varietà->da quale deriva l’italiano, quale continua? -->dal
latino volgare non è il latino del volgo, rozzo, incolto ma era il latino parlato, detto volgare perché i
popolani possedevano solo quello quindi tipico del volgo ma era usato anche da Cicerone quando parlava.
Definizione di Patota “latino parlato in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni circostanza e da ogni gruppo
sociale della latinità” diverso dal latino classico, scritto usato solo per opere letterarie e usato solo tra il 50
a.C. e 50 d.C. secolo d’oro della latinità.
Fattori che hanno favorito la diffusione di forme linguistiche che si discostano dal latino, ossia le future
lingue romanze. Questi fattori che interessano il periodo tardoimperiale sono: perdita di potere delle classi
aristocratiche, diventano meno influenti e sono quelli che conoscono il latino classico, una volta perso il
potere perde potere anche il latino classico; diffusione del cristianesimo: i cristiani sono il primo movimento
religioso che ha come scopo di diffondere il proprio credo, desiderio di evangelizzare utilizzando una lingua
che rispecchia il parlato così tutti possono capire il messaggio religioso; invasioni barbariche IV secolo a.C. la
latinità si frantuma anche dal punto di vista linguistico.
Il processo (inizia nel III secolo) che ha portato dal latino ai vari volgari romanzi si è concluso nel VIII secolo
d.C.
Volgare: varietà linguistica prima parlata e poi scritta a partire dal Medioevo e usata prima nel parlato poi
comincia ad avere documentazioni scritte, usata da tutti nel Medioevo (colti, incolti, religiosi, laici) il volgare
romanzo corrisponde alla lingua d’oïl->” il cantico delle creature” (umbro); perché non si usa “dialetto”
invece di volgare? ->fino al 500 non c’è una lingua italiana codificata nazionale, poi si codifica un italiano
usato per scopi letterari
VIII secolo: situazione di diglossia: due codici diversi usati con scopi diversi-> latino come lingua dei dotti,
della Chiesa, lingua delle istituzioni e il volgare che si dirama in più volgari italiani usati solo nel parlato (non
ci sono documentazioni), unico codice a disposizione degli incolti.
Prime documentazioni di volgare italiano risalgono al IX secolo: “L’indovinello veronese” fine VIII-inizio IX
secolo. Il manoscritto su cui viene è dalla spagna ma il codice si trova a Veronapresenta cambiamenti
rispetto al latino, presenta volgarismi. Le diversità dal latino non sono così evidenti da far ritenere
l’indovinello scritto in un codice diverso dal latino, si tratta di latino scorretto->scripa latina rustiva, scrittura
non tanto accurata ma sempre latino con errori grammaticali.
Scrittura esposta: realizzate in modo tale da essere esposte al pubblico, graffiti, incisioni, epigrafi.
Altre testimonianze (scritture esposte) sono più attendibili per quanto riguarda l’uso scritto dei volgari
italiani graffito della catacomba di Commodilla (VII-IX secolo d.C.) potrebbe essere anteriore o
contemporaneo all’indovinello->” non dire le orazioni segrete a voce alta” ->indica prassi liturgica cambiata,
celebrare la messa a bassa voce, è un’indicazione pratica. Non dicere invece di noli dicere; ille con funzione
di articolo chiamato articoloide (il latino non ha articoli determinativi); a Bboce tradotto “a voce” troviamo
la b perché siamo nel Lazio, passaggio dialettale dell’area romana (fenomeno chiamato betacismo da v a b),
abbiamo una B maiuscola e una minuscola-> può voler dire che all’inizio chi ha fatto l’incisione ha scritto
con una b e poi si è accorto che la pronunciava con due b quindi l’ha aggiuntaraddoppiamento
fonosintattico.
Iscrizione della basilica di san Clemente (fine XI sec. D.C.) graffito diviso in sezioni con ciascuna un’iscrizione
che riportano parole in latino ma anche un volgare plebeo, colloquiale, c’è anche l’inserto in latino classico
che evidenzia lo scarto tra i due codici linguistici.
Il placito capuano 960 d.C. con questo nasce l’italianodocumento notarile scritto da un notaio in latino,
riguarda una contesa sorta a Capua tra il monastero di Montecassino e un signore, riguarda possesso di
alcune terre, un contadino riporta la sua testimonianza in volgare, il notaio trascrive tutto alla lettera come
il contadino la pronuncia per tre volte->non è in latino,
elementi volgari: uso della “k” che il latino non conosceva per indicare la “qu”, chi scrive è di area campana
cancellazione; “sao” per so sempre di area campana (poi si è diffuso saccio); l’unico punto della
testimonianza dove c’è un latinismo è “parte sancti Benedicti” tecnicismo della lingua giuridica. “Possette”
è un altro elemento campano. Scritto in latino giuridico
2 motivi di attendibilità del documento: c’è una data precisa, datazione certa, dà certezza nella collocazione
cronologica; il notaio ha scelto deliberatamente di utilizzare un codice diverso dal latino classico, è una
scelta consapevole
20/02
Tra Alto medioevo e basso a partire dall’anno 1000 cominciano ad essere rinvenute nuove testimonianze
del latino volgare usato tra XI e XII secolo usato in ambito pratico es. testi della burocrazia, epistolari,
religiosi con finalità predicative, divulgative e poi cominciano le prime scritture mercantili (fioriranno nel XIII
secolo) ->è il mercante che sradica la società medievale, ha bisogno di fare conti, tracciare entrate e uscite
es. Carta pisana, carta picena sono statuti cittadini. I sermoni sono di carattere religioso. Nel XII secolo il
volgare viene usato anche nelle università: Guido Faba (Gemma purpurea) di Bologna, Brunetto Latini
(Rettorica) di Firenze (maestro di Dante)maestri di retorica che fino a questo momento era una disciplina
insegnata in latino ma con loro due iniziano a impartire questa disciplina in volgare. È più tardivo l’uso del
volgare in letteratura
1224-1226 viene composto il Cantico delle Creature. Poco prima e simultaneamente vengono prodotto altri
testi letterari in volgare. Queste esperienze sono del tutto policentriche e polimorfiche. Policentrismo
significa che nei primi impieghi del volgare sono usati in aree precise e puntuali (esperienze si distinguono
in base alle zone, una tipica in toscana una in veneto ecc.… nessuna di esse riesce a diffondersi oltre all’area
municipale di origine). Polimorfismo perché si tratta di esperienze diverse tra di loro, i primi usi di volgare
danno origine a generi letterari diversi, vengono scritti in volgari diversi in base alla zona in cui ci troviamo.
Non c’è un esperienza che prevali sulle altre e diventi un modello extraregionale. Divisione tra PROSA
opere di indottrinamento, esercizio alla virtù es. Toscana è il centro di queste esperienze es. lettere di
Guidone d’Arezzo, ha scopo di dare un messaggio morale. Il volgare usato in prosa anche per
volgarizzamenti dei romanzi cortesi cavallereschi (da lingua d’oïl a volgare); poi ci sono le cronache, racconti
di genere storiografico, cronache della propria città, es. Cronaca di Anonimo Romano; e POESIA->ritmo
parola usata per prime esperienze volgari con struttura non ben definita, sono in genere componimenti
poetici dedicati a santi, figure religiose, tipici dell’area centro-meridionali es. Jacopone da Todi con le laudi
(entra nel filone della poesia religiosa). In area settentrionale ci sono le poesie con finalità didattico
moraleggiante es. Bonvesin.
La penisola era frammentata dal punto delle esperienze del volgare poi si assiste ad un conguaglio dei
volgari verso il fiorentino che diviene il volgare della letteratura per eccellenza. (italiano scritto con finalità
letteraria)
Il volgare parlato e l’italiano scritto per altre finalità ci mettono di più ad identificarsi in un'unica lingua.
300 secolo di grandi autori->le “tre corone” Dante, Petrarca di Arezzo ma scrive in fiorentino e Boccaccio,
tutti e tre toscani, consacrano il fiorentino come lingua a cui ispirarsi. Da questo deriva il prestigio del
fiorentino, poi ci sono altri autori che imitano questi tre autori e questo favorisce lo sviluppo del fiorentino
es. petrarchisti.
500 e inizio 600: si impone una vera e propria norma linguistica, avviene una codificazione della lingua
letteraria, seguire le tre corone diventa un’imposizione, una norma. Principale fautore di questa norma è
l’opera di Pietro Bembo e i cruscanchi (Accademia della Crusca).
800->Alessandro Manzoni con I Promessi sposi ha un ruolo decisivo per l’affermazione di un fiorentino
diverso, non più quello delle tre corone, non è più arcaico, scritto, letterario ma Manzoni propone il
fiorentino vivo, dell’uso parlato e dell’uso colto.
Esperienza poetica decisiva per capire quello che accade nel 300 è La Scuola siciliana (1230-1250) di
Federico II, si impone come modello oltre il contesto siciliano. Il primo ambito in cui si verifica il processo
che porta un volgare (siciliano illustre) oltre l’ambito locale è la lirica (genere poetico in cui si verifica questo
progetto). “Quando eu stava in le tu’ cathene” ->canzone che forse risale anche prima della scuola siciliana
(1180-1210), ci sono diverse influenze in questo testo (settentrionalismi ecc.) ->prima lirica in volgare mai
nota, prima di Giacomo da Lentini. Le liriche della scuola siciliana erano scritte in siciliano illustre, scritto
dall’élite della società della corte di Federico II. Gli elementi stilistici che la caratterizzavano e rendevano
purificato sono: i latinismi, i gallicismi (riferimento esplicito alla poesia provenzale) ->siciliano nobile,
illustre.
Processo che ha portato alla lingua dei siciliani e alla sua diffusione oltre confini. Il modello a cui fanno
riferimento è quella trobadorica, con la morte di Federico II e dissoluzione della corte di Palermo i testi
della scuola siciliana non vengono dimenticati ma questa lirica confluisce nella poesia toscana<-passaggio
dalla Sicilia alla Toscana come centro della scuola Italiana, è in Toscana che i copisti trascrivono le liriche
della scuola siciliana e consentono la loro conservazione fino ad oggiI poeti siculo-toscani o toscano-siculi
,in base al grado di adesione alla lirica siciliana, che si ispirano alla lirica della Scuola Siciliana. È dopo il 1250
che la Toscana diventa il luogo di diffusione di questo modello primo ad essere riconosciuto fuori dai confini
regionali, ci sono nuove influenze che porteranno a nuove esperienze toscane autonome.
-Laurenziano Rediano 9
-Palatino 418
Tutti e tre redatti da copisti toscani, non avevano il concetto del rispetto dell’originale, della volontà
d’autore inizia con la filologia nel 400. Il copista aveva sviste involontarie, a volte rimaneggiava
volontariamente il testo, non era considerato tradimento. Le liriche siciliane spesso vengono toscaneggiate
dai copisti->la lingua conservata da questo canzonieri è toscaneggiante.
La poesia d’amore (meravigliosamente…) toscaneggiata anche dal punto di vista linguistico inizia ad
espandersi oltre la toscana (da Provenza a Sicilia a toscana a Italia settentrionale) ->diffusione di una lingua
poetica con base tosco-fiorentina con aggiunta di sicilianismi, latinismi, provenzalismiinizio di lingua
poetica in un volgare ad uso extraregionale.
Stilnovo (Dante nella Commedia parla con Benedetto Latini e dice “dolce stilnovo”), Trobar trousse e trobar
leu (amor) che indica un poetare dolce, stile poetico dolce è nuovo per la nuova concezione dell’amore
(donna angelicata tramite tra uomo e Dio) è nuovo perché i poeti introducono nuovi concetti filosofici,
cosmologici. I poeti non sono tutti nobili di nascita, si parla di nobiltà d’animo e solo chi è nobile d’animo
può amare. Con gli esponenti dello stilnovo (toscani a parte Guinizzelli) abbiamo il primo vero successo
regionale che è il modello tosco-fiorentino. Affermazione del fiorentino come lingua della letteratura e della
prosa avviene con le Tre Corone. La Commedia di dante ha 600 copie manoscritte nel Medioevo->ci fa
capire quanto era letta, favorisce diffusione del tosco-fiorentino. Nella Commedia non abbiamo nessun
autografo->il filologo prende tutte le copie, prende testi scritti da Dante guardando la calligrafia e fa il
confronto (collazione)->questa procedura non viene fatta per la Commedia
Per Petrarca “Canzoniere” (Rerum vulgarium fragmenta) consacra la lingua poetica in tosco-fiorentino (con
presenze di latinismo, provenzalismo ridotto). Di lui si hanno due autografi Vaticano latino 3196 detto
codice degli abbozzi (lavoro che precede scritti) e Vaticano latino 3915.
Con Boccaccio siamo nell’ambito della prosa, diventa modello della prosa italiana come autore del
“Decameron” dove abbiamo un autografo Hamilton 90.
Dante e la questione della lingua->viene ricordato anche per la prima riflessione teorica intorno al volgare
“De vulgari eloquentia”->non è solo il padre della lingua italiana per aver scritto la Commedia ma è il primo
che riflette sull’uso del volgare (1303-1304), trattato scritto in latino perché sta parlando ai dotti, a uomini
di cultura, rimane incompiuto, ci sono diverse sezioni:
-prima parte dedicata all’origine del linguaggio, per rispondere a questa domanda dante risponde per via
religiosa, fa riferimento all’episodio della torre di Babele, da quel episodio sono scaturite le diverse favelle,
lingue, Dante individua tre famiglie linguistiche in Europa in base a come si dice “si”: lingua d’oïl, lingua d’oc
e la lingua del si della penisola italiana.
-Riflette anche sull’origine del latino in quanto scrive in latino, ritiene non una lingua naturale ma una lingua
artificiale, lingua inventata da uomini di cultura, è una lingua grammaticale, è per questo che è più
strutturata e lo scopo di Dante è quello di mostrare che anche il volgare ha una degna struttura
grammaticale e può essere usato in letteratura. Dante si comporta da dialettologo, analizza i dialetti, passa
in rassegna i volgari della penisola quelli che è in grado di individuare (14) sta cercando un volgare che sia
illustre con tre caratteristiche: che sia un volgare cardinale, aulico e curiale, adatto allo stile dei poeti. Dante
non riesce a trovarlo, per tutti i volgari esprime giudizi severi (es. il romano è il più brutto uno “squallido
gergo”, il sardo imita la grammatica come le scimmie fanno con gli uominil’accusa di scimmiottare il
latino si lega al conservatività del sardo che ha mantenuto vicinanza al latino, meno aperto alle
interferenze. Toni più miti verso siciliani, bolognesi (Guinizzelli) e toscani->pur essendo difettosi sono stati
purificati da illustri scrittori, ma neppure tra questi tre non si trova quello illustre. Non lo trova ma lo usa:
tosco-fiorentino
11 marzo
Cambiamenti della lingua italiana nel tempo, nella sua variazione diacronica. (capitolo 4)
Latino volgare di registro inferiore rispetto al latino classico. Si differenzia anche nelle regioni del mondo
romano (Romania)->lingue romanze o neolatine e anche è all’origine dei dialetti della penisola italiana.
La Romania è l’aria in cui si sviluppano le lingue romanze che continuano il latino volgare e quindi sono
lingue sorelle. Parola fumum e i suoi derivatori sono caratterizzati da omogeneità. La disciplina che studia
sviluppo della lingua è la grammatica storica->le lingue non cambiano a caso ma nel rispetto tendenziale di
regole, la grammatica storica dell’italiano ci dice che il nesso latino di consonante + l, in italiano diventa
consonante + i es. flore->fiore; planum->piano.
Graffito nella catacomba di Commodilla (prima metà IX sec.)
Il latino volgare può essere considerato come ponte verso le lingue romanze. L’italiano nasce attraverso
serie di trasformazioni lente, tra fine 800 e 900 d.C. emergono le prime manifestazioni di italiano volgare e
si concretizzano in testi intermedi in cui coesiste il latino volgare e l’italiano volgare. Si tratta di scritture
occasionali non premeditate es graffito sopra. Esso risale alla prima metà dell’800 e si trova alla cornice di
un affrescoNON DICERE ILLE SECRITA ABBOCE: non dire le preghiere segrete a voce alta->caratteristiche
linguistiche ibride: non + infinito per fare imperativo negativo mentre il latino classico avrebbe usato ne
dicers; ille potrebbe essere un dimostrativo (quelle) ma studiosi lo interpretano come un arcolo-
determinativo (le); aBboce betacismo la v viene pronunciata b, raddoppiamento fonosintattico riportare
scritto una dizione parlata, seconda b aggiunta secondariamente.
Placito capuano (960) ->vero atto di nascita della lingua italiana, si riescono a distinguere le due lingue. X
contesa di terre. La pergamena è scritta complessivamente in latino, con formule in volgare dei testimoni
<<Ille autem [Garipertus], tenens in manum memoratam abbreviaturam, et tetigit eam cum alia manu, et
textificando dixit: “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte s(an)c(t)i
Benedicti”>> so che quelle terre entro quei confini qui descritti per trent’anni le possedette la parte di san
Benedetto.
Fenomeno di sintassi marcata ossia dislocazione a sinistra (kelle terre ripreso dopo con le->pronome
anaforico, anticipo del tema); sancti benedicti dove i finale richiama caso genitivo del latino e notiamo
grafia conservativa del ct mentre in italiano ci sarà un fenomeno di assimilazione ct diventa tt.
Stagione poetica presso la mania curia presso corte di Federico II->poi risalirà fino ad arrivare ai stilnovisti e
Dantepadre della lingua italiana: è stato il primo storico della lingua italiana, riflessione in due trattati
incompleti, Convivio in volgare (per essere compreso da più persone) e il De vulgari eloquentia scritto in
latino per convincere i dotti dell’eloquenza del volgare italiano->traccia un profilo delle lingue parte dal
racconto biblico dall’episodio della torre di Babele dove erano affiancate persone che parlavano lingue
diverse non potendo così comprendersi per una maledizione, per porvi rimedio era stato creato il latino un
idioma artificiale quindi, qui osserva anche le lingue esistenti (varietà dialettali) in Italia con lo scopo di
trovare un volgare illustre ma non riesce a trovarlo.
Dante, Inferno, I, vv. 1-9 [ed. Petrocchi]
Commedia->ricchezza tematica, stilistica dimostra le potenzialità del volgare. Successo enorme della
commedia (più di 800 manoscritti) porta al successo del tosco-fiorentino (grazie poi anche Petrarca e
Boccaccio). Non possediamo l’autografo di Dante e questo rende difficile capire la copia originale. Sopra ci
sono i primi versi dell’Inferno ritenuti di Dante da filologi con le note di manoscritti considerati più credibili.
La commedia dimostra le potenzialità del volgare in gardo di far fronte alle diverse tematiche trattate.
Dante inventa questa lingua, incrementa il patrimonio partendo dal latino->presenta latinismi [...] dal
colubro la morte prese subitana e atra. (Par. VI, vv. 76-77) avvelenamento di Cleopatra da un serpente-
>passo significativo perché fitto di latinismi colubro=serpente,subitana (subitaneum)=improvvisa e atra
(atra dies)=nera.
Plurilinguismo e polimorfismo:
Nel Quattrocento, con il recupero e l’esaltazione del latino classico da parte degli Umanisti, si verifica una
iniziale “battuta di arresto” del volgare negli usi letterari. L’atteggiamento verso il volgare più diffuso tra gli
Umanisti è il disprezzo.
400: nonostante il volgare avesse dimostato la sua potenzialità espressiva con Dante, Boccacio e Petrarca
nel 400 tra gli studiosi umanisti il volgare riscuote scarso successo, le poesie di Dante e Petrarca in volgare
sono considerate dagli umanisti come canzoncine di poca importanza sono destinate a non durare nel
tempo rispetto a quelle in latino. Petrarca lo aveva capito e al suo canzoniere in volgare dà un titolo
dimesso “Rerum vulagrium fragmenta”nel 400 il volgare si ritira quindi dagli usi letterari per essere usato
ad usi pratici, epistolari e burocratici, particolarmente importante è l’esperienza delle lingue di koinè
(all’interno delle corti) a base toscana con forti tratti regionali, locali es. koinè settentroniale nella corte
Estense è l’”Orlando Innamorato” di Boiardo.
Discussione del 1435 degli umanisti sulla nascita del volgare, crollo della civiltà latina
-tesi di Flavio Biondo: il latino classico era una lingua omogenea senza varietà, il volgare sarebbe nato dalla
corruzione di questa lingua in seguito alla catastrofe delle invasioni barbariche
-tesi di Leonardo Bruni: nel latino esisteva una variazione sociolinguistica, latino dei dotti e latino dei
illetterati e per una naturale evoluzione linguistica di quest ultimo sarebbe nato il volgare.->le sue idee
furono malinterpretate dai contemporanei che pensano che Bruni sostenga che già dall’inizio esistessero
due lingue diverse in parallelo, per questo la sua tesi ha poco successo.-->si afferma la tesi di Biondo che
presentava il volgare come effetto di una corruzione quindi oggetto di disprezzo.
UMANESIMO VOLGARE Il riscatto del volgare come lingua degna dell’uso letterario al pari del latino si ha
in ambiente fiorentino (a Firenze si era più sensibili al recupero di una tradizione sentita come vanto e
gloria locale + ruolo politico giocato dalla città).
Il volgare può essere nobilitato dai letterati (lui stesso scrive in volgare)
Lui compone una prima grammatica del volgare modellata sul fiorentino vivo per dimostrare che il
volgare ha una sua regolarità grammaticale come il latinoGrammatichetta vaticana: prima grammatica,
modellata sul fiorentino vivo > dimostra che il volgare ha una struttura grammaticale ordinata
Promozione della lingua toscana > promozione politica del ruolo della città (orgoglio per la produzione
delle Tre Corone)
Silloge Aragonese:dono mandato a Federico d’Aragona, figlio del re di Napoli-> raccolta antologica di
rime toscane dallo Stilnovo a Lorenzo (comprende sue liriche) stesso, accompagnata da un’epistola (del
Poliziano) che elogia la lingua e letteratura toscana
VENEZIA
Prima capitale dell’industria tipografica in Europa, a venezia ci sono letterati, capitali, capacità
imprenditoriali e commerico dei prodotti Il boom è tra il 1526 e il 1550, quando Venezia pubblica quasi
tre quarti delle edizioni stampate in Italia e la metà di tutte quelle prodotte nel continente.
La stampa diffonde testi non solo letterari, modelli ma diffonde anche testi di tipo prescrittivo, normatico
(testi di grammatica), gli stampatori però hanno bisogno di avere norme da seguire quando stampano, con
il loro bisogno industriale incoraggiano la proposta di norme linguistiche che siano condivise. La stampa
quindi con i testi diffonde una norma linguistica, crea omogeneità dei testi e avvantaggia la stampa stessa.
• Impone un modello linguistico fondato sulla scrittura e non più anche sull’oralitàdeterminante
per la fisionomia della lingua italiana fino all’800 (è una lingua scritta, letteraria la cui norma si fa
sull’uso scritto e non sul parlato)
Aldo Manuzio: umanista e stampatore, vero e proprio editore->non si limita a stampare opere composte
da altri ma ha un preciso progetto culturale. Ancora con avvolto un delfino è il suo marchio. Le edizioni
sono celebri per essere belle e curate ma anche per innovazioni dello stampatore es. formato in ottavo,
formato tascabile mentre prima erano molti grandi; lui ha una concezione della letteratura diversa, lettura
fatta per piacere non solo per educazione->introduce libri in ottavo. Il testo è molto chiaro, ben leggibile,
raffinato ed elegante (carattere tondo e corsivo->esendo inclinato stringe gli spazi e sprecare meno carta
rendendo l’opera meno economica, segni di punteggiatura nuovi come virgola e punto e virgola).
Aldo Manuzio e Pietro Bembo: Aldo ne pubblica alcune opere: il De Aetna (1496) e gli Asolani (1505);
Bembo è anche un collaboratore editoriale e per Aldo cura un’edizione di dante e Petrarca (è molto
importante per la cura filologia attuata da Bembo nel testo, aveva a disposizione un manoscritto originale
del “Canzoniere” (codice vaticano latino 3195). Su Dante e Petrarca e poi Boccacio Bembo modella la sua
teoria linguistica, la sua proposta di una norma per la lingua italiana.
«Sotto il nome di ‟questione della lingua” si indicano, nella tradizione culturale italiana, tutte le discussioni
e le polemiche, svoltesi nell’arco di diversi secoli, da Dante ai nostri tempi, relative alla norma linguistica e
ai temi ad essa connessi. Questi temi, pur nella sostanziale analogia, non furono uguali in tutti i periodi
storici»
• Medioevo
-Il dibattito si concentra sul paragone della dignità o meno del volgare rispetto al latino
-il De vulgari eloquentia dantesco rimane per lo più sconosciuto, non suscita dibattito
• Umanisti
-Il dibattito si concentra sulla dignità o meno del volgare rispetto al latino
• Cinquecento
-Si discute sul nome da assegnare alla lingua letteraria: toscano, fiorentino, lingua comune o lingua italiana?
-La questione non è oziosa: il nome è connesso con la proposta della norma e del canone di autori da
seguire come modello.
Trattato in forma di dialogo in tre libri, stampato a Venezia nel 1525, dopo lunga lavorazione (primi due
libri già del 1512)
Ambientato nel 1502, per rivendicare la precocità rispetto alla prima grammatica stampata: le Regole
della volgar lingua di Fortunio->è un manuale più facile da consultare (1516), grammatica sistematica sul
modello trecentesco->pubblico:letterati stessi
Il terzo libro è una vera e propria grammatica (sempre in forma di dialogo); i primi due libri sono
dedicati allo svolgimento della teoria linguistica dell’autore, confutazione delle posizioni diverse dalla sua
(differenzia l’opera rispetto alle altre grammatiche, la mette sul piano della riflessione dantesca)
pubblico: scriventi non toscani che hanno bisogno di imparare una lingua non loro
4 protagonisti del dialogo, ognuno rappresentativo di un’idea: Giuliano de’Medici (figlio di Lorenzo),
portavoce dell’Umanesimo volgare, favorevole per uso letterario del volgare; Federico Fregoso, espone tesi
storiche all’interno dell’operanell’opera si fa un ecscursus storico sul volgare; Ercole Strozzi (umanista e
poeta latino), sostenitore degli avversari del volgare, dell’umanesimo latino; Carlo Bembo (fratello di Pietro)
portavoce delle idee dell’autore
Ripresa della tesi di Biondo Flavio: il volgare è nato dalla contaminazione del latino ad opera dei
barbari. Il riscatto del volgare è però possibile grazie all’opera nobilitante degli scrittori e della letteratura
(vedi Alberti e Silloge Aragonese), come dimostrano quelli toscani.
Posizione di bembo
Fiorentinista: il modello proposto è quello fiorentino di Petrarca, Boccaccio (di 200 anni
prima, del 300->lingua scritta di questo periodo; lui cerca modello linguisto che possa
parlare sia agli antichi che ai postoli) e – in misura minore – Dante;
Arcaizzante: il modello non è quello coevo ma quello trecentesco; la lingua è per Bembo
anzitutto lingua scritta; il distacco dalla lingua viva, popolare e mutevole, garantisce la
letterarietà e quindi la continuità nel tempo della lingua.
Sostenute da Vincenzo Colli (detto il Calmeta), Mario Equicola, Baldassar Castiglione (nel
Cortegiano –1528)
Gian Giorgio Trissino, scopritore e traduttore (1529) del De vulgari eloquentia, autore del
Castellano
Interpreta il volgare illustre dantesco (e la critica al fiorentino) come teoria di una lingua
mista e composita, ricavata dalle forme migliori di tutti i volgari d’Italia (sostiene la non
fiorentinità della lingua di Dante e Petrarca)
• Teorie fiorentiniste
Niccolò Machiavelli nel Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua (sconosciuto fino al
‘700) dialogo tra Dante e M. vuole fargli ammettere che ha scritto le sue opere in fiorentino
Sostiene la difesa del fiorentino come lingua naturalmente bella e superiore agli altri
volgari, dimostra la fiorentinità della Commedia e la continuità tra fiorentino trecentesco
(aureo) e cinquecentesco (argenteo)
La teoria che prevalse fu quella bembiana, anche grazie alla proposta di un modello chiaro, certo e
facilmente imitabile per tutti (in primis per gli stampatori). Conseguenze di questa scelta:
Il 700
• Polemica prima inizio 700 - padre gesuita francese Dominique Bouhours esprime tesi secondo cui
solo i francesi «parlano»; gli spagnoli «declamano»; gli italiani «sospirano».
• Idea che la lingua francese sia razionale, capace di comunicare le cose, mentre lo spagnolo è
magniloquente e l’italiano è poetico, iperletterario, arcaizzante, sdolcinato.
• Il francese, in quanto lingua razionale, secondo B., sarebbe dovuta diventare la nuova lingua
internazionale, sostituendo il latino
Sostiene che le lingue hanno caratteristiche innate che le rendono o razionali o poetiche
• Risposta italiana solo nei primi decenni del secolo successivo, dal punto di vista illuminista
Muratori, Salvini->condividono le premesse di una lingua razionale usata per veicolare contenuti
(lingua di cose) ma il francese non possiede tutte queste caratteristiche, potrebbe averle anche
l’italiano se non si usasse solo in letteratura
• Elementi principali
Il francese diventa effettivamente la lingua più prestigiosa in ambito culturale nel 700 (es.
Goldoni) . Molti intellettuali italiani scrivono addirittura appunti personali in f.
Ciò è il riflesso dello sviluppo della cultura illuminista (nasce in Francia, Diderot D’Alembert)
Gallomania – penetrazione in Italia di moltissime parole f. (in seguito allo sviluppo delle
idee illuministe)
GALLOMANIA
L’influsso del francese sull‘italiano è molto più antico, interessa la lingua sin dall’origine (a partire dalla
scuola siciliana, provenzali, tobadores suffisso-anza e -oso derivano dal provenzale). Nel 700 questo influsso
si sviluppa ulteriormente. Settore della moda e gastronomia “fra(i)cassea” entra nel 500->prestito
integrato: parola penetra nell’italiano ma viene adeguata dal punto di vista fono-morfologico, gabinetto
(sgabuzzino), voliera, lunette (lenti del canocchiale), prestito non adattato è lingerie (opera di Buonarotti),
anche ragù (italianizzata solo nella grafia).
• Il termine “gallomania” si deve a Frugoni: «ma che dire di certi pappagalli che vogliono far da galli
non solo alle piume, ai colori, alla zuppa (gastronomia), ma anco alla voce?» ->gallo simbolo della
Francia
• Settori più esposti alla penetrazione: abbigliamento, cucina, vita militare, successivamente (livelli
alti) filosofia, scienza, ecc.
• Moltissimi grecismi vengono in Italia attraverso il f. grazie all’età dei lumi (ossigeno, epidemico,
ecc), elettrico (dal greco, ma immediatamente dal f. eletrique) ; «elettrizzare gli spiriti».
Queste parole sono vitali, una volta entrate danno luogo a neologismi da elettrico a elettrizzare.
• «LINGUA DI COSE, NON DI PAROLE», doveva esprimere contenuti, idee, la scienza, progressi
scientifici, non di parole cioè inutilmente retorica
• La lingua deve seguire e rispettare l’andamento del pensiero, esprimere il modo in cui il pensiero si
articola
• In ambito macro – sintattico : paratassi (coordinazione) deve prevalere su ipotassi->no periodi con
tante subordinate . si afferma Ideale «style coupé» (stile spezzato)-> Periodi monoproposizionali
giustapposti (negazione dei periodi Boccacciani)
• In ambito microsintattico: ideale dell’«ordre naturel» (ordine naturale)->si poneva come modello
ordine razionale che implicava che il pensiero si aricolasse in questo ordine: sogg. + Verbo + oggetto
+ complementi indiretti
• SVO+CI->
ILLUMINISMO ITALIANO
• A Milano si forma un gruppo intellettuali illuministi (favorito dal «sovrano illuminato» Maria Teresa
D’Austria)
• Beccaria phampflet «dei delitti e delle pene» (1764) carcere deve rieducare
• Fondato dai fratelli Verri «Il caffè» (1764 – 1766): L'illuminismo lombardo prende corpo e sostanza
di idee e di lingua e «l'Italia si comporta non come una provincia o un'area laterale, ma come un
centro attivo, con evidenti iniziative proprie» (Folena) ->Il caffè è un titolo ispirato al fatto che nel
700 si erano diffuse botteghe di caffè che diventa un’occasione di scambio, condivsione di idee,
sostituisce la vecchia corte rinascimentale, aperto anche ai borghesi non necessariamente ai nobili.
• Ideali simili (degli illuministi italiani) alle soluzioni francesi->lingua semplice, lineare, rifiuto di prosa
arcaizzante, ricca di inversioni
«Rinunzia avanti notaio al Vocabolario della Crusca» (1764)-> articolo in cui si rifiuta il vocabolario e
tutta la lingua che esso codificava, si rifiuta l’idea di lingua arcaizzante, si rifiuta idea di far
riferimento alla tradizione letteraria trecentesca
Argomenta la rinuncia dicendo come Petrarca e Boccaccio hanno avuto la possibilità di creare
neologismi anche loro vogliono questa possibilità->Possibilità di creare neologismi (con il progresso
servono parole nuove per esprimere cose nuove ), negazione della perfezione della lingua,
adozione di stranierismi (Si rivendica possibiità di far entrare termini inglesi)
Se dipendesse dai grammatici, sapremmo che «carrozza» si scrive con due r, ma continueremmo ad
andare a piedi->
• La soluzione bembiana alla QDL si afferma rapidamente(cfr. ad es. Ariosto pubblica la terza edizione
dell’Orlando furioso seguendo le prose della volgar lingua)
• Reazione degli intellettuali fiorentini: diffidenza nei confronti delle molte grammatiche
«bembiane», Firenze si sente emarginata,non più centro culturale. Inizialmente non si affidano a
strumenti normativi (grammatiche), Bembo però riteneva difetto di essere nati a Firenze perché i
fiorentini erano deviati dal fiorentino argenteo all’uso di un fiorentino aureo
• Cosimo de’ Medici richiede all’Accademia fiorentina una stabilizzazione «ufficiale» delle regole
della lingua fiorentina (atto politico, oltre che reale esigenza linguistica)
• L’Accademia fiorentina (Gelli, Giambullari, Varchi, ecc.) non giunge a una conclusione condivisa. Il
desiderio di Cosimo de’ Medici non si realizza, Gelli si sfila dal progetto perché convinto che una
lingua viva come il fiorentino non potesse essere fermata nella sua «Libera crescita» (cfr.
Marazzini).
• Il risultato del lavoro dell’Accademia fiorentina, rispetto al progetto iniziale, è marginale: esce solo
una grammatica, a titolo personale, del Giambullari: 1552 «De la lingua che si parla e scrive in
Firenze»->insiste sul parlato e scritto del presente, c’è apertura alla Firenze moderna
• Gelli scrive «Ragionamento sopra la difficultà di mettere in regole la nostra lingua», pubblicato
insieme alla grammatica del Giambullari->impossibile ingabbiare in norme una lingua viva
• Ormai la strada era aperta! Si doveva riportare a FI il primato del magistero della lingua.
• Prima dell’ingresso nell’Accademia, S. aveva già avuto uno scambio epistolare con il Tasso, sulla
lingua da adottare nella Gerusalemme L. (abbiamo oggi un ricco epistolario tra i due)
• Salviati e la «brigata dei Crusconi» si proponevano di selezionare la parte migliore della lingua
italiana, identificata con il fiorentino del Trecento, un po’ come si separa il fior di farina dalla crusca.
• FRULLONE
• Motto «IL PIU’ BEL FIOR NE COGLIE»->coglie il miglior fior di farina rifutando la crusca, coglie la
lingua più pura (lingua del Trecento)
• Ogni accademico, inoltre, sceglieva per sé uno stemma personale, detto “impresa”, con il nome,
un’immagine e un motto legati al mondo della panificazione (ancora oggi si fa)
• Attività parte dal 1591 – il canone degli autori spogliati era deciso quasi interamente da Salviati
• Concluso lo spoglio linguistico sugli autori, gli accademici si autofinanziarono (libertà dal potere
politico, estremo rigore nel metodo e nelle scelte). Certamente non tutti (incertezza sul successo
sul mercato): ad es. Romolo Riccardi, mercante fiornetino, accademico, rifiutò di partecipare al
finanziamento
• Alla uscita della prima edizione del Vocabolario , S. era già morto 1612
• Non ispirato a ortodossi criteri bembiani- ispirazione bembiana, mediata attraverso la lezione di
Varchi (più «fiorentinista»)
• Canone ispirato al fiorentino del ‘300, ma che andasse al di là della lingua delle tre Corone->il
primato della lingua non è giunto grazie a un solo autore ma alla fiorentinità in genere (chiunque vi
apartenesse nel 300)Tutta la lingua, da chiunque praticata, era eccellente. Il primato è nella
«fiorentinità» in sè, più che nella grandezza del singolo autore.
• Alcuni fiorentinismi: brobbio (vergogna), serqua (dozzina), ricadia (molestia), uguanno (quest’anno
– Decameron e Novellino) (Vitale, 1986)
• Inserimento Tasso
• Le voci antiche non più usate venivano contrassegnate da v .a. (non sono più esempio da imitare,
semplice documentazione)
Ultima tappa del processo che porta alla piena formazione del fiorentino come lingua nazionale segnata da
attività e riflessione di Alessandro Manzoni
1. Purismo (Antonio Cesari; Basilio Puoti)->secondo i puristi il modello linguistico a cui auspicare nella
scrittura era il modello del tosco fiorentino trecentesco, propone trecentismo arcaizante 300 come secolo
d’oro. Il canone Bembiano e di salviati che viene modificato e reso ancorato al secolo dai puristi, infatti
secondo loro non bisognava guardare solo ai grandi autori del trecento ma anche agli auotri minori (erano
passibili di spoglio, potevano essere presi come modello). Massimo esponente era a. Cesari noto per la
Crusca Veronese (revisione della 4 edizione del vocabolario della crusca in direzione toscanizzante e
trecentista). Erano oppositori dei dialetti e forestierismi, hanno fatto liste di parole da evitare. Altro
esponente è Basilio Puoti fondatore della scuola napoletana nel 1825.
3. Romanticismo-> oppositori dei puristi, rivalutano i dialetti che considerano manifestazione linguistica
viva. Riscoprono uso del dialetto come codice linguistico genuino, spontaneo, ricercano una lingua di uso
comune come strumento sociale.
4. MANZONI dà vita a una riflessione linguistica autonoma contenuta in alcuni scritti tra cui:
Lettera a Claude Fauriel (1806): «lo stato d’Italia divisa in frammenti, la pigrizia e l’ignoranza quasi
generale hanno posta tanta distanza tra la lingua parlata e la scritta, che questa può dirsi quasi una
lingua morta» sottolinea discrepanza tra l’oralità e lingua scritta troppo letteraria, acraizzante
definita ingua morta.
Della lingua italiana (ca. 1830), trattato incompiuto, continuamente rimaneggiato l’«eterno
lavoro»-> 5 redazioni dimostra impotanza attribuita alla questione linguistica da Manzoni
LA REVISIONE DEI “PROMESSI SPOSI”->prima non c’erano stati esempi di produzione romanzesca
inscenando personaggi popolani->incontra problema della lingua da adottare
1. Fermo e Lucia (1821-23)-> «composto indigesto» (lingua ibrida)-> abbozzo non soddisfa il gusto stilistico
di manzoni e la definisce un composto indigesto per una ragione linguistica, constata al suo interno una
lingua troppo ibrida, troppi lombardismi, francesismi affiancati al linguaggio toscaneggiante
1827: viaggio a Firenze Contatto diretto con la lingua viva, lontana dal modello librescoritiene necessario
appropriarsi del fiorentino vivo->effettua la risciquatura dei panni nell’Arno->richiede consulenza ad amici
di Firenze(in forma epistolare). La riflessione linguistica di Manzoni si sviluppa con maggiore impegno
2. introduzione di forme fiorentine dell’uso vivo (muove > move; giuoco > gioco; esempio lessicale:
guance > gote) vengono monottongate (forme che presentavano il dittongo vengono corrette e
monottongate->non è un processo sistematico)
3. abbassamento del tono letterario intervento sulla sintassi resa più snella aperta all’oralità (egli,
ella > lui, lei; pargoli > bambini) ->forme bandite da Bembo
4. eliminazione degli allotropi-> per un personale gusto per l’omogeneità, forme concorrenti per
esprimere stesso significato-> propende per il tipo con -e- (quistione/questione; fra/tra)
dopo unificazione nazionale Manzoni vine chiamato dalle istituzioni per esporre una teoria su una lingua
nazionale, invia al ministro dell’istruzione la->Relazione sull’unità della lingua e i mezzi per diffonderla
(1868)-> scritto linguistico edito più importante di Manzoni nel quale ocnvogliano la sua riflessione riguardo
i Promessi Sposi e nei trattai precedenti
Il fiorentino dell’uso vivo è proposto come lingua modello per la nazione secondo il principio di
sostituzione:->tutti i dialetti andavano sostituiti con il fiorentino vivo
Autorità dell’uso, la lingua che doveva essere estesa alla nazione doveva essere relamente usata,
viva
Lingua modello= > lingua fatta, non da farsi, escludeva tesi di unione di diversi dialetti, doveva
essere già di un suo sistema funzionante
2. Insegnanti fiorentini nelle scuole propone invio di insegnanti fiorentini nelle scuole e soggiorno per
insegnanti non fiorentini a Firenze, in toscana per poter essi stessi “risciacquare i panni in Arno” e
contribuire a diffodere nelle scuole il modello del fiorentino vivo.
3. Manuali e libri di lettura per le scuole in fiorentino far circolare manuali e grammatiche, libri di lettura
in fiorentino per propagare in modo sistematico il nuovo strumento linguistico-> proliferazione della
letteratura per infanzia e manuali didattici es. “Avventure di Pinocchio” e “Cuore” di Edmondo de Amicis,
“le memorie di un pulcino” (Ida Baccini)
OPPOSITORI DI MANZONI
Graziadio Isaia Ascoli: Proemio all’Archivio glottologico italiano (1873) dialettolego fondatore della rivista
Archivio..
Critica: Mette in primo piano l’anafabetismo dell’Italia che avrebbe reso le imposizioni di un modello di
lingua dall’alto poco concretizzabili, critica il paragone con Parigi (centro da cui si era diffusa la lingua della
nazione francese) fatto da Manzoni perché l’Italia e la Francia erano in condizioni socio-politiche molto
diverse (l’Italia era arretrata). La lingua comune avrebbe dovuto sorgere spontaneamente, dal basso,
tramite circolazione della cultura, lotta all’analfabetismo
Dal Proemio all’Archivio glottologico italiano: «Un vocabolario che si viene stampando in Firenze sotto
auspicj gloriosissimi, rappresenta un principio, o un’innovazione, di cui gli riesce far mostra nella prima
parola del suo frontispizio, poiché egli si annunzia per nòvo anziché nuovo, così riproducendo la odierna
pronuncia fiorentina, ch’egli trova urgente di rendere comune a tutta l’Italia, siccome parte integrale
dell’odierno linguaggio di Firenze, il qual dev’essere, in tutto e per tutto, quello dell’Italia intiera.»
imposizione dall’alto di una forma monottongata quando in tutta Italia si usava “nuovo”, atteggiamento
prescrittivo messo in atto da Manzoni creava situazioni paradossali
«Ascoli non solo contrappone la volontà del grammatico all’identità linguistico-culturale del popolo («il
grammatico ragionatore» / «le viscere popolari»), ma afferma che è davvero paradossale che l’uso del
dittongo e del dittongo mobile sia abolito o risulti menomato in nome di un principio rappresentato
dall’unità o dal popolo stesso, vera e propria imposizione su una distinzione che esprime la variazione
diatopicamente e diacronicamente attiva nella penisola. Nella critica di Ascoli, che colpisce l’esperienza del
Novo Vocabolario, si legge in filigrana il riferimento a una scelta che pare essere imposta, portando l’uso di
Firenze sopra gli altri usi, come una legge che cala su tutto, azzerando la diversità»
Giuseppe Polimeni, «Si tratta di somministrare un mezzo, e non d’imporre una legge» Appunti sul tema
dell’accordo linguistico nella Relazione al ministro Broglio, 2016, pp. 1-2
A prevalere è comunque la teoria manzoniana per la sua concretezza e applicabilità, tuttavia, passò lungo
tempo prima di arrivare a una diffusione panitaliana del modello linguistico fiorentino Le grammatiche
non si adeguano subito alle teorie manzoniane e continuano a proporre una lingua con diversi tratti
arcaici o letterari
imp. io aveva
Tratti bembiani!
Naturalmente nell’oralità continuano a essere usati i vari dialetti-> che restano vitali nella letteratura
realistica, con soggetti popolari es. “Piccolo mondo antico” romanzo di Fogazzaro con dialetto veneto,
valsoldese (Lago di Lugano)->tentativo di evasione dalla tradizione, 1895 30 anni dopo la relazione di
Manzoni (processo di estirpazione dei dialetti non è veloce e semplice)
A partire dal XX sec. il conguaglio linguistico verso un modello unitario è favorito da più fattori:
2. migrazioni interne
3. Urbanizzazione spostameto dalla campagna, abbandono del dialetto di origine per favorire scmabi
comunicativi
6. stampa e mass media diffusione delle info. giornalistiche, radio e televisione, internet
Questi fattori portano da una situazione di MONOLINGUISMO DIALETTALE > BILINGUISMO CON
DIGLOSSIA i parlanti possiedono emtrambe le varietà italiano e proprio dialetto che usano in situazioni
diverse.
18 marzo
A questi fattori si può aggiungere il fattore letterario importante nella diffusione di una italofonia a base
fiorentina, iniseme al successo dei Promessi Sposi (60-70 mila copie vendute primo best sellere della
letteratura italiana) ci furono altre opere di successo: “Cuore” 1886 di Edmondo de Amicis e “La scienza in
cucina” 1891 di Artusi che usa un linguaggio nuovo, rompe con il farncesismo e uniforma e razionalizza il
lessico della cucina, adotta la lingua di Firenze nel suo tono medio, della tradizione parlata che si affianca a
quella scritta e letteraria-
Altra opera filomanzoniana è “Avventure di Pinnocchio “ 1883 di Carlo Collodi, fiorentino, in una lingua
fiorentina viva di tono medio (equidistante dal livello letterario e quello ultra-popolare). Cap.6 notiamo
numerose voci tosco-fiorentine (Pinocchio e Geppetto parlano in un linguaggio familiare) (fra il sonno,
avvisto, schizzò, paletto per chiavistelli, traballoni, cadde di picchio, babbo, ruzzolandosi). Il modello
manzoniano ispirato all’uso vivo diventò subito qualcosa che si poteva imparare attraverso l’imitazione di
un modello scritto.
Altro fattore è un evento tragico ossia la prima guerra mondiale->il conflitto obbligò uomini proveninete da
diverse parti a vivere insieme, impose nuove necessità comunicative (furono mandati al fronte più di 5
milioni di uomini, contadini)->necessità di comunicare con chi era rimasto a casa->furono spedite circa 4
miliardi di lettere e cartoline sia dal fronte a casa e viceversa. Es. Soldato di trentino, prigioniero di guerra
che scrive alla moglie->scrittura con interferenze dialettali, appartiene all’italiano popolare, manca la
punteggiatura, mencano accenti, apostrofi, frequente agglotinazione delle parole (laltro, apensare), poche
subordinate, scempiamneti consonantici tipici delle avrietà setterntronali (coltelate), ipercorrettismi-errori
compiut per volontà di scostarsi dall’errore (passatti)
LA POLITICA LINGUISTICA DEL FASCISMO->indirizzi e normative mirate a modificare gli usi linguistici della
collettività per uniformarli su modelli dominanti italofoni. Politica non coerente inizialmente ma lo diventa
a metà anni 30, aveva due obiettivi:
1.contro I dialetti e le lingue delle minoraze francesi, slave ->attraverso scolarizzazione e lotta
all’analfabetismo
2.contro I forestierismi, regolamentare afflusso di parole starneire negli usi pubblici (stampa) e nelle
terminologie tecnico-settoriali.
Per quanto riguarda lotta contro dialetti si puntò sulla scolarizzazione 1923 riforma Gentile alza età per
obbligo scolastico, non si riecse a sconfiggerli. A metà anni 30, nel 34 il dialetto venne escluso dai
programmi scolastici, più ore di italiano a scuola (attenzione dovuta a una ragione politica, per far
comprendere le parole del Duce, dalla propaganda),
si puntò a sostituire parole straniere con equivalenti italini->mussolini aveva suggerito agli sostituti lessicali
la aprola “vernice” che sostituiva “vernisage” (inaugurazione), altra proposta di M. sostituire “menù” con
“lista” e “gentlemens agreement” con “accordo amichevole”.
1923 tassa sulle parole straniere nelle insegne (prima c’è tolleranza), 1926 nei negozi le parole straniere
dovevano essere accomapgnate con parole italiane scritte con cartatteri piuù appariscienti, anni 30
Paolo Monelli Gazzetta del popolo tiene una rubrica dove analizza parole straniere e propone sostituzioni
italinane
Campo della moda: aigrette > pennacchio; béguin > cuffia; beige > bigio; blague > blaga; bleu > blu; bordure
> bordo; chantilly > stivale; crêpe > crespo; décolleté > scollato; dentelle > merletto; frac > giubba con le
falde; knickerbockers > calzoni corti; lingeria > biancheria; matineé > vestaglia; nécessaire > custodia –
astuccio; négligé > vestaglia; paillettes > lustrino; paletot > paltò; peluche > peluzzo; pyjamas > pigiama;
satin > raso; suède > guanti di Svezia; tight – rendigote > velada – falde – giubba; toilette > teletta; trench –
waterproof > impermeabile
Caso della rivista di moda “Vesta” bandisce un referendum a premi per italianzzare le parole riguardanti la
moda tra cui tailleur, princess,gode, corsage, pence->si inviravano i lettori a proporre termini italiani
(l’inglesa. Giagonna, viator, abito da donna con giacchetta di forma mascolina->completo a giacca)
1934: divieo di usare parole straniere sui giornali, 33 legge che prescriveva il doppiaggio di tutti i film
importati. Il Touring club italiano diventa consociazione turistica italiana 1937, 1939 il Milan football club
diventa asscoiazione calcio milano. Nel 38 si vite ai cinema e alberghi di chiamarsi con nomi stranieri, anche
nomi di persona di personaggi famosi e i nomi di persone comuni. 1940 vine sacito divieto di usare parole
straniere nelle pubblicità e ditteseguovano indicazioni sugli equivalenti italini, venne istituta una
commissione che pubblica 15 elenchi di parole, non contenevano proposte ma avevano valore di testo
normativo
a)adattamenti grafici
rhum > rum, the > tè, wafer > vàfer, beignet > bignè, élixir > elisir, bidet > bidè ecc.
b) adattamenti fonomorfologici
autocar > autocarro, beefsteak > bistecca, brioche > brioscia, mannequin > manichino, champagne >
sciampagna ecc.
c) Traduzioni ed equivalenti semantici
bitter > amaro, check/chèque > assegno, hôtel > albergo, à la broche > allo spiedo, cocktail > arlecchino
(marinetti aveva proposto “polibibita”, sandwich “tra i due”, dessert “per alzarsi”, pure “poltiglia”, bar “qui
si beve”)ecc.
esitoiniziative ebbero successo prevalentemente circoscritto agli anni fascisti, molti termini stranieri
avevano limitata circolazione (beefstak) I sostituti erano già stati testati in precedenza es. Besciamella già
dal 1790, sostituti ex novo non furono conservati (arlecchino per cocktail)
rispetto alla prima guerra la seconda è dislocata territorialemnete sia in Italia che all’estero, furono
tantissimi combattenti spostati dalla patria, al ritorno erano reduci da esperienze diverse e trovarono la
propria comunità molto cambiata->situazione ha influenzato il piano linguistico, per un grande numero di
italiani fu necessario servirsi di una gamma di strumenti comunicativi più ampi, lo spazio linguistico
monolingue si amplia verso lingue straniere, degli invasori es. Locandina di un film del neorealimo di
Vittorio de Sica “Sciuscià” ‘46-> shoe shine indicava un ragazzo che durante l’occupazione americana
lavorava come lucida scarpe.
Costituzione presenta una grande svolta, art. 3 idea di uguaglianza linguistica, art.6 tutela delle minoranze
linguistiche, art 34. Compare riferimento alla scuola che deve essere obbligatoria e gratuita per 8 anni
• periodo del Boom economico 50-60->industria si sviluppa nelle città del nord (Milano, Torino,
Genova), migliorano condizioni di vita questo comporta attrazione di persone dal Sud , si diffonde
modello di vita consumistico
• Migrazione interna
• In questo periodo le implicazioni linguistiche sono notevoli-> nacque come conferenza poi
scritto l’Intervento di Pasolini su «Rinascita» (16 dicembre 1964): «Nuove questioni
liguistiche»->suscitò dibattito->risposta più illustre fu quella di Calvino
• Introduzione: (1968) soprattutto dal minuto 2.33 ->Pasolini riassume le sue posizioni sulle
lingua italiana, si sofferma su una nuova lingua tecnocratica (italianonon più letterario ma
tecnologico) https://www.youtube.com/watch?v=wkqoc8blFvI
PASOLINI
• 4. influenza della tecnologia e non della letteratura (decadimento estetico, minore letterarietà)
parola frigorifero influenzata dalla tecnologia (prima non c’era)
REAZIONI A PASOLINI
l brigadiere è davanti alla macchina da scrivere. L’interrogato, seduto davanti a lui, risponde alle
domande un po’ balbettando, ma attento a dire tutto quel che ha da dire nel modo più preciso e
senza una parola di troppo: “Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la stufa e ho
trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno per bermelo a cena.
Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata”.
Impassibile, il brigadiere batte veloce sui tasti la sua fedele (in senso ironico) trascrizione: «Il sottoscritto,
essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l’avviamento
dell’impianto termico, dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti
vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, e di aver
effettuato l’asportazione di uno dei detti articoli nell’intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano,
non essendo a conoscenza dell’avvenuta effrazione dell’esercizio soprastante». ->esempio iperbolico che ci
introduce a questa antilingua del carabiniere
Caratteristiche:
• «terrore semantico», cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato,
come se «fiasco» «stufa» «carbone» fossero parole oscene, come se «andare» «trovare» «sapere»
indicassero azioni turpi
• Perciò dove trionfa l’antilingua – l’italiano di chi non sa dire ho «fatto», ma deve dire «ho
effettuato» – la lingua viene uccisa.
• L’italiano da un pezzo sta morendo, – dico io, – e sopravviverà soltanto se riuscirà a diventare una
lingua strumentalmente moderna; ma non è affatto detto che, al punto in cui è, riesca ancora a
farcela->ha già preso una svolta irreversibile
• La situazione sta in questi termini: per l’italiano trasformarsi in una lingua moderna equivale in
larga parte a diventare veramente se stesso, a realizzare la propria essenza; se invece la spinta
verso l’antilingua non si ferma ma continua a dilagare, l’italiano scomparirà dalla carta linguistica
d’Europa come uno strumento inservibile.
19 marzo
Le strutture dell’italiano
Fono= minima entità fonico-acustica di una lingua, suoni di una lingua es. pronuncia della parola
rana ->[r] alveolare [r] uvulare (alla francese)foni
Fonema= minima entità linguistica con valore distintivo, in grado di distnguere due parole di
significato diverso pésca/pèsca ( /è/ ed /é/), polli/colli (/p/ e /c/)->fonema
COPPIE MINIME voci che si distinguono per un unico fonema (proprietà distintiva dei fonemi)
rapa/rana
costo/posto
fine/mine
pipa/Papa
dopo/topo
fine/fino
uva/una
TEORIA DELLA DOPPIA ARTICOLAZIONE-> le parole possono essere analizzate su due livelli : prima e
seconda articolazione
(André Martinet)
Parola “gatto”
gatt-o MONEMI (o MORFEMI: termine coniato da Bloomfield); gatt: morfema lessicale (idea del
referente), -o: morfema grammaticale (indica genere e numero)
2ª articolazione:
A partire dalle unità di seconda articolazione (fonemi, sono pochi) possiamo arrivare attraverso un principio
di combinazione ad elaborare tante unità minime di prima articolazione (morfemi), unendo I morfemi
formiamo parole che unite insieme possono arriavare a formare illimitate frasi
Articolati senza ostruzine del canale orale, rappresentati con un tringolo ribaltato (triangolo vocalico) al
vertice c’è la ocale a (vocale centrale, la lingua staa in posizione centrale, è aperta perchè le labbra sono
completamente aperte durante la pronuncia). Le altre vocali si distinguono in posteriori o velari-
>comportano arretramento della lingua che si avvicina al velo palatino, dalla ò-> o-> u vocali arrotondate
perchè le labbra si arrotondano , anteriori o palatali (progressione in avantid ella lingua che si avvicina al
palato, dalla è-> e-> i vedono restringimento della fessura del canale orale per essere pronunciate. Le vocali
toniche (accentate) dell’italiano sono 7: a è é ì ò ù
In latino le vocali erano 10 perchè si distingueva la quantità vocalica, per cui le vocali con trattino sopra
erano pronunciate come lunghe, quelle con archetto ribaltato pronunciate come brevi. Nel passaggio dal
latino all’italiano la quantità vocalica si è persae si è mutata in una qualità vocalica, si è distintra tra é chiusa
e è aperta, tra o’ chiusa ed “o” aperta. Dalla e breve latina e dalla o breve latina sono derivati I dittonghi
“ie” “uo”, dalle vocali breve latine in sillaba libera e accentata sono derivati in italiano dei dittonghi da
pĕdem> piede sĕdet > siede, bŏnum>buono nŏvum > nuovoquesto fenomeno si chiama
Dittongamento toscano: in sillaba libera le vocali toniche è (<ĕ o ae) e ò (<ŏ) dittongano. Questo fenomeno,
proprio dei dialetti toscani, è una spia fonetica della FIORENTINITÀ DELLA NOSTRA LINGUA, ina lcuni
dialetti da pedem non si è avuto piede ma es napoletano “père” senza dittongo
-modo di articolazione (colonna di sinistra): possono essere occlusive occlusione del canale orale con brusca
apertura (esplosibe p b), consonanti nasali con aria che esce dalle cavità nasali e un po' prolungate m e n,
laterali aria che fuoriesce ai lati della bocca, vibranti r lingua vibra contro palato, fricative aria fuoriesce
dalle labbra con denti che poggiano contro labbro inferiore, affricate sono miste tra una consonante
occlusiva e fricativa, approssimanti
-sonorità/sordità (se le vocali sono fonemi sempre sonori (corde vocali vibrano), le consonanti
Coi simboli j (jod) e w (waw)si intendono fonemi vicini alla i e alla u, ma di durata più breve. Si possono
troavre in dittonghi ascendenti (accento cade sulla vocale che li segue)
piede [‘pjε:.de];
uomo [‘wͻ:.mo]
faida [‘fa:j.da];
feudo [‘fε:w.do]
Tratti del fiorentino parlato che non sono mai stati accolti dallo standard: (oltre al dittngamento toscano)
2. La pronuncia fricativa delle affricate intervocali ([‘pa. ʃe] o [ra. ‘ʒo.ne]) pace->pahce ragione ragiohne
-chilo, calo,
-cuore, quota
anno/hanno Grafema privo di rispondenza fonologica ma dal valore diacritico (serve a distinguere due
parole)
Ricordate il Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze? Perché non Nuovo? Se il
dittongo uo è tipicamente toscano->il Giorgini Broglio pubblicato seconda metà 800 come adeguamento al
criterio del fiorentino vivo dell’uso colto proposto da Manzoni, introno al 600-700 era avvenuto però il
fenomeno opposto al dittongamento (da uo a o)->monottongamento
Revisione linguistica dei promessi sposi manzoni aveva cercato di monottongare il più possibile le forme che
presentavano uo e questo intervento era stato sistematico nelle parole che trminavano in uolo e parole
come giuoco->sopravvive ancora oggi nel Regolamento calcistico (testi burocratici mantegono caratteri
tradizionali)
(Edizione 2011)
«Prefazione: Al servizio del calcio, a tutela delle regole: ecco la sintesi del ruolo di terzietà svolto dagli
arbitri di tutti i tempi. Cento anni dopo la fondazione dell’Associazione Italiana Arbitri, avvenuta il 27 agosto
1911, pubblichiamo l’edizione 2011 del Regolamento del calcio. La struttura portante delle regole
fondamentali del giuoco non è cambiata nel tempo, conservando la connotazione tradizionale..»
SISTEMI VOCALICI ALTERNATIVI:
IL VOCALISMO TONICO SARDO non presenta opposizione qualitativa tra vocali aperte e chiuse ma prsenta
solo e ed o chiuse, presenta 5 vocali toniche
bŭcca(m)>bukka
pŏrcu(m)>pórco
pĭlu(m)>pilo
Il sistema sardo non è esclusivo della Sardegna, ma interessa anche la cosiddetta AREA LAUSBERG (dal
nome del linguista tedesco che l’ha individuata nel 1939). Essa è stata anche definita area arcaica lucano-
calabra, in quanto è situata tra i golfi di Policastro e i fiumi Agri e Coscile, comprendendo perciò la Lucania
meridionale e la Calabria settentrionale
flōre(m)>ciuri
nōs>nui
nĭve(m)>nivi
Vocalismo atono fiorentino>italiano fonemi vocalici in posizione non accentata, il fiorentino ha 5 vocali in
posizione atona
In molte parole isolate (vèngo, tèngo, poèta, poèma, apèrto, offèrta, aspètto, bène, ecc.)
ETTO/A/E/I: pezzétto, tétto, bollétta, frétta, cassétti (ma: corrètto, lètto, gètta, rètta, sètte)
Quando è finale di parola tronca: perché, finché, poiché, scimpanzé (ma: ahimè, cioè, Mosè,
Noè, caffè e alcune parole di origine straniera)
Nei monosillabi e nei pronomi dimostrativi: ré, tré, ché, mé, sé, quésto, codésto, quéllo
Al Nord:
e aperta in sillaba chiusa (frèddo; ma davanti a nasale é: vénti* (non in Lombardia orientale), préndi)
e in parole tronche: perchè
Campania e Molise> ié
sonora [z]
-esimo (ventesimo)
sorda [s]
coppie minime
[‘kiɛ:.se]= pass. remoto III p.s. di chiedere vs. [‘kiɛ:.ze]=pl. del sost. chiesa
UN ITALIANO STANDARD PARLATO A TUTTI GLI EFFETTI NON ESISTEA differenza del passato, i media
odierni non curano l’adeguamento alla pronuncia standard (tranne nel teatro->attori obbligati a studiare
anche la dizione)
nella pronuncia (Mito di roma, bisoganva far riferimento oltre al fiorentino anche a Roma)
25 marzo
LA MORFOLOGIA
Morfologia = parola che deriva da un composto di origine greca: studio della forma settore della
linguistica che analizza il modo in cui le lingue mettono in opera meccanismi di modificazione della forma
delle parole ai fini della significazione, per comunicare significati (cioè della comunicazione tramite segni).
Morfologia flessionale = si occupa della flessione delle parole, modificazione della parola in relazione a
tratti grammaticali es. Le trasformazioni della parola “gatto” in “gatta” e”gatti” sono oggetti di studio della
morfologia flessionale
Morfologia derivativa = si occupa dei meccanismi di derivazione delle parole, a partire da basi lessicali. Es.
i cambiamenti della parola forno in fornaio, sfornare, fornetto sono oggetto di studio della morfologia
derivativa
Quando trattiamo di morfologia dobbiamo inevitabilmente parlare anche di lessico perché etrambe si
occupano delle parole, collegamenti con la sintassi
Morfosintassi = settore della linguistica che si occupa della relazione tra la forma e la funzione sintattica
es. se anlaizziamo come l’italiano crea il tempo dell’imperfetto indicativo tramite l’inserzione del suono v ci
occupiamo di un fenomeno morfologico, ma se analizziamo come il tempo imp. Indicativo possa assumere
valori di modo simili al condizionale stiamo analizzando un fenomeno morfo- sintattico.
3. Morfologia flessiva
4. Morfologia derivativa
PRECISAZIONI TERMINOLOGICHE
Segno = è un collegamento stabile tra un elemento segnaletico (detto significante) e uno noetico,
concettuale (significato). Le lingue sono codici verbali, quindi i segni sono costituiti da parole, ma esistono
anche codici e segni non verbali: es. gesti, cartelli stradali.
Lessema = unità base del lessico, unità astratta rappresentata in diverse forme flesse es. amico amica amici
sono forme flesse di un unico lessema “amico”, i lessemi che formano le proprie forme flesse nello stesso
modo sono raggruppabili in classi di flessione es. declinazione del nome in latino o del verbo in italiano
Forme flesse = forme che esprimono il significato lessicale di un lessema in combinazione con uno o più
significati grammaticali. I lessemi che formano le proprie forme flesse nello stesso modo sono raggruppati
in classi di flessione.
Parti del discorso= classi di parole distinte sulla base di criteri morfologici, semantici e sintattici. . I lessemi
possono essere raggrupati anche nelle parti del discorso (gruppi di parole individuate sulla base di criteri
grammaticali, morfologici, sintattici). L’italiano ha ereditato questa classificazione dalle lingue classiche e
individua 9 parti del discorso: verbo, nome, aggettivo, artcilo, pronome, avverbio, preposizione,
congiunzione e interiezione. Se consideriamo il criterio morfologico possiamo distinguere le parti del
discorso sulla base della flessione es. parti del discorso che prevedono flessione e parti del discorso che non
la prevedono; su base semantica possiamo distinuerli in base del contenuto che esprimono es. nome indica
persona cose concetti, il verbo azioni o stati; su base sintattica parti del dicscorso che permettono
collegamento come congiunzioni o quelli che si collocano in prossimità di latri es. avverbio che si colloca in
prossimità del verbo
libr-eri-a Morfemi (Monemi)->sono segni linguistici perché hanno un significante e un significato sempre
associati che rimangono inlaterati al variare delle parolesegni linguistici minimi perché non scomponibili
in ulteriori segni linguistici, se li scompongo trovo i fonemi non dotati di signifivcto ma valore distintivo es
parola gatto e matto si distinguono per suono g e m->non hanno sognificato ma funzione distintiva, sono
fonemi. I morfemi sono divisibili in più categorie:
-lessicali (radici):sono più numerosi, veicolano il significato di una parola. Semanticamente pieni o
semanticamente vuoti
-grammaticali: flessionali (desinenze) -a , consentono flessione delle parole, morfema di nome di genere
grammaticale femminile e numero singolare->lo ritroviamo anche in altre parole (maestra, gatta, sedia);
derivativi -eri- chiamati anche affissi, permettono di creare parole nuov, morfema con significato di luogo
(pizzeria, pasticceria)
Quasta distinzione non è sempre possibile es. Parola blu->non roviamo morfema grammaticale, gli avverbi
“sempre”->non c’è flessione, si tratta di parole invariabili, il pronome “che” invece ha fome flesse (da che
ho cui) ma non riconoscimao un morfema lessicale con significato pieno->parole vuote (funzione di
collegare o completare altre parole piene) che si differenziano da quelle piene che hanno un contenuto
semantico significativo
Allomorfia: fenomeno per cui uno stesso morfema si realizza in forme (morfi) diverse → il significato di un
morfema è legato ad una classe di significanti → nel morfema significato e significante sono legati in
maniera molto più complessa che in altri tipi di segni →ciò rende evidente il fatto che il morfema è
un’entità astratta.
Tipologia morfologica il rapporto tra parola e morfo possono essere utilizzati come parametri di
classificazione delle lingue:
• Lingue isolanti
• Poca o nulla morfologia. Parola e morfo coincidono. Es: vietnamita, nella parola
non possiamo riconosce un morfo lessicale e uno o più morfi grammaticali
• Lingue agglutinanti
L’italiano è una lingua parzialmente flessiva, perché affida ai morfi grammaticali solo alcuni significati
mentre ne affida altri a elementi esterni alla parola es. categoria del nome il morfo flessivo di un nome
cumula info di genere e numero mentre le info relative alla funzione della parola sono affidati ad elementi
come articolo, preposizione e posizione della parola nella frase
a. 5 > 3 declinazioni nel nome e scomparsa del genere neutro nomi in -a, -e, -o
c. Scomparsa dei casi (→ rigidità nell’ordine delle parole, uso delle preposizioni)
3. Sistema verbale
b. Tempi composti, in latino c’erao solo forme sintetiche senza uso di ausiliari
1. Desinenza verbale di prima persona plurale dell’indicativo in –iamo (tipo amiamo, vediamo,
sentiamo) VS forma originaria etimologica sarebbe del tipo amamo, vedemo, sentimo (ritroviamo in
dialetti non toscani). Già nel 200 Firenze aveva introdotto forma analigica -eiamo, con Bembo la
forma è passata nella morfologia italiana
2. Condizionale del tipo amerei VS amarei, amaria, passaggio da (-ar-) in -er lo ritroviamo anche nel
futuro, o parole come Margherita, suffisso -arellus->acquarello in latino, mozzarella. Condizionale
in -ia usato dai poeti della Scuola Siciliana ed è poi passato nella lingua poetica toscana, stilnovistica
ed è rimasta in poesia fino all’800 (Leopardi e Manzoni)
3. Del fiorentino argenteo, diffusasi solo nell’Ottocento, la forma in –o di prima persona singolare
dell’imperfetto: tipo io amavo->si deve all’ultima revisione di Manzoni dei “promessi sposi”
4. Esito –aio del suffisso latino –ARIUM (tipo notaio) VS esito in –aro (tipo notaro) nelle altre zone
dell’Italia (non in Toscana) es. calamaro è meridionale, paninaro è settentrionale, borgataro
(emarginato) di origine romana
L’ETA’ MODERNA
Rispetto a quella dell’italiano contemporaneo, la morfologia dei secoli passati si caratterizza per la ricchezza
di forme concorrenti (= allomorfi).
3 edizione dizionario della Crusca1891-> neuno e niuno->il dizionario precsa che le due forme sono lo
stesso che nessuno e nissuno-> riposrta 4 forme concorrenti per uno stesso pronome indefinito. Questa
richhezza è dovuta al fatto che fin dalla codificazione bembiana e per almeno tre secoli la lingua della prosa
e della poesia tendono a selezionare forme diverse (nessuno tipica della poesia, niuno della prosa)
L’ITALIANO CONTEMPORANEO tende a ridurre la complessità della morfologia ereditata dalla tradizione
1. In alcune categorie, l’uso orale include solo una parte delle possibilità previste dal sistema es.
ambito delle congiunzioni: si utilizza nell’orale solo una parte di quelle a disposizione tra le causali si
usano perché o dato che e si lascia allo scritto giacchè o poichè
2. Semplificazione dei paradigmi (→ singole forme vengono usate in una gamma più ampia di
significati a scapito di altri che scompaiono o sopravvivono solo in usi più formali9 es. nel sistema
pronominale le forme lui, lei, loro che la tradizione riservava solo ai casi indiretti coporono anche
funziondìe di soggetto che doveva essere di egli, ella, essi; la forma dativale gli che si prevedeva
solo per a lui oggi è accettata anche la posto di “a loro”
3. Sistema pronominale:
3. Che indeclinato (es: «la penna me la riporti la prossima volta che (al posto della froma
flessa, sosituito a “che ti aiuti”) ci vediamo»; «aspetta che ti aiuto», «sono ore che ti
aspetto»)
4. Sistema verbale:
1. Presente pro futuro quando azione certa o programmata es. “la prossima estate andiamo
alle Maldive”; futuro epistemico->usato con valore modale non temporale, per supposizioni
es.”secondo te quanti anni avrà”; imperfetto ipotetico “se sapevo che uscivate..”, “oggi
dovevo andare ma ho preferito rimandare”, di cortesia “volevo farle una domanda”;
espansione del passato prossimo a scapito del passato remoto
• 1984: Commissione nazionale per la realizzazione della Parità tra uomo e donna
• 1987: Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana elemnti discriminanti che ha rintracciato in
riviste, contiene anche raccomandazioni per uso non sessista. Mette in evidenze di una duplice
disparità tra uomo e donna:
Dissimmetrie semantiche: legate al significato delle parole, alle immagini, al tono del discorso. Insistere su
com’è vestita, petttinata quando si parla di una donna, cose carine e gentili
Dissimmetrie grammaticali: legate all’uso della grammatica (in particolare all’uso del genere grammaticale).
Esempi:
1. Tipo l’uomo per indiacare insieme di uomini e donne , gli italiani, i fratelli…->usato in senso
inclusivo, lei propone di evitare l’uso universale del maschile
2. Tipo Marco e Lucia sono andati (accordo al maschile del participio)a casa; i padri e la madri sono
stanchi (accordo al maschile dell’aggettivo)… ->concordanze di nomi di sesso diverso al maschile,
sabatini dice di fare l’accprdo con l’ultimo sostantivo di una, con il genere maggioritario ->poca
accoglienza a questa proposta
Il passaggio di genere maschile-femminile può apparire problematico per motivi extra-linguistici (posizione
della donna nella società; non familiarità di alcune forme, su cui parlanti hanno dubbi)
– Maschile in -O femminile in -A : maestro > maestra; MA avvocato > avvocata? chirurgo >
chirurga?
– Maschile in –E > femminile in –E, o in –A: il docente > la docente; infermiere > infermiera MA
ingegnere > ingegnera?
– professore > professoressa; dottore > dottoressa; MA Vigile > vigilessa? (nel passato valore
spregiativo)
USO DI NOMI E COGNOMI
Familiarità con cui ci si riferisce alle donne è eccessiva e non riservata gali uomini allo stesso modo es.
Carola e Salvini, la Merkel ,a May ma non l’Obama, il Mattarella, il Johnson
MORFEMI DERIVATIVI
I morfemi derivativi permettono la formazione di parole nuove a partire da basi lessicali esistenti.
• Prefissi (PREFISSATI)
IN-deciso
• Suffissi (SUFFISSATI)
ver-ITÀ
-PREFISSI
FARE RIFARE
= VV
SOCIALE ASOCIALE
= AA
VENDITA PREVENDITA
= NN
INFORMARE INFORMAZIONE
= VN
INFORMARE INFORMATIVO
= VA
DANNO DANNEGGIARE
= NV
DANNO DANNOSO
NA
FACILE FACILITARE
= A V
• Esistono particolari prefissi e suffissi che sono dotati di un significato più preciso e autonomo,
contenuto semantico più pesante, diffuse nei sottocodici (libgue specifiche)
Prefissoidi
AUTO-mobile
BIO-banca
TELE-giornale
MICRO-chirurgia
Suffissoidi
saturi-METRO
batteri-CIDA pneumo-LOGIA
26 marzo
SINTASSI
Elementi base
• Sintagma: insieme di parole che costituiscono l’unità sintattica minima; «Paolo stava camminando
per la strada»->SN Paolo SV stava camminando SN composto da preposizione+articolo+nome per la
strada
• FRASE : dalla radice indoeuropea *fer/*fr – significa portare (mentre il sintagma è l’elemento sintattico
base, minimo, la frase è l’elemento minimo capace di veicolare un’informazione, un significato
completo)
• Elementi costitutivi : soggetto, predicato (unico elemento imprescindibile, non può mancare
mengre il soggetto sì es.*piove), complementi diretti (collegati al predicato senza
preposizione)/indiretti
• Casi particolari: soggetto sottointeso->ogni volta che è possibile farlo, mancante o implicito,
impersonale es. si dice, si pensa
• Frasi nominali
Casi in cui sembra mancare il predicato *4 morti sulla A4si desume facilmente “ci sono stati” 4 morti
linguistica strutturalista
• Secondo Tesniere (l. strutturalista): verbo è nucleo della frase (anche nella linguistica tradizionale),
e il resto sono argomenti, lessico preso dalla chimica: il legame tra verbo e argomenti è «valenza».
Verbi impersonali «zerovalenziali» ->non sono corredati di nessun argomento es.(piove)
Luca esce (monovalenziale, completati da un unico argomento quasi sempre soggetto); luca mangia una
mela (bivalenziale-soggetto e oggetto). Ovviamente lo stesso verbo può avere valenze diverse in diverse
frasi
Linguistica pragmatica e testuale->definisce l’andamento della sintassi come una successione, alternanza
tra tema e rema
• Tema – rema ->tema=elemento noto, elemento che emittente e destinatario già conoscono,
patrimonio di conoscenze già condiviso a cui si aggiungerà il dato=elemento noto, oggetto della
comunicazione
• Elemento nuovo (rema, comment) è l’elemento aggiunto a ciò che già si sa: per individuare tema e
rema bisogna riferirsi alla situazione pragmatica, riferirsi alla dimensione linguistica testuale ed
extralinguistica nella quale emittente e destinatario sono inseriti, bisogna nadare oltre all’apspetto
verbale consideranto tutti gli aspetti pragmatici
• Nella gran parte dei casi il soggetto coincide con il tema (es. Giovanni ha comprato i giornali-
>Giovanni è l’elemento noto, l’elemento nuovo è che lui ha comprato i giornali
• A volte no. «ha telefonato qualcuno?» «ha telefonato Luigi»->nella risposta Luigi è il soggetto della
frase ma in questa situazione pragmatica il concetto di telefonare era l’elemento noto, Luigi è
l’elemento nuovo perché non si citava nella domanda->in questa situazione pragmatica Luigi è il
rema nonostante sia soggetto della frase->non si considera solo frase semplice ma la si considera
inserita in una dimensione testuale, pragmatica, considera tutta la realizzazione pratica della
comunicazione
• Non è una regola, ma una prassi. (in latino la desinenza indicava la funzione logica degli elementi
della frase quindii c’era più libertà nella frase)
• «Marco ama Lucia» «Lucia ama Marco»->la posizone delle parole fa sì che io dica due frasi con
significato diverso, solitamente il soggetto viene prima del verbo
SINTASSI MARCATA->prevede spostamento di alcuni elementi della frase rispetto all’orine basico con
scopo di sotolineare un elmento in particolare, es:
-SOGGETTO POSPOSTO: «è venuto Giovanni, (non Mario)» l’informazione nuova è Giovanni, che qualcuno
sia venuto è il tema, Giovanni e nessun altro è il rema della frase, assume posizione di preminenza
-DISLOCAZIONE A SINISTRA:
Si cambia l’ordine basico (SVO) per marcare, sottolineare un suo componente. L’elemento dislocato viene
ripreso da un pronome con funzione anaforica->quel pronome si riferisce a un elemento già nominato nella
frase
Il giornale mio marito lo legge alla sera, io lo leggo alla mattina.->ordine basico sarebbe “mio marito legge il
giornale alla sera”, il giornale nella frase dislocata è il tema, la frase potrebbe rispondere alla domanda
“Quando lo leggete il giornale?”
Oggetto indiretto «A mio padre, gli ho già parlato» (substandard) complemento di termine messo in
posizione di tema ripreso da gli->non è accettato nello scritto (a me mi piace il gelato è una dislocazione a
sinistra)
DISLOCAZIONI ACCETTABILI NEL PARLATO O NELLO SCRITTO INFORMALE (sms, chat). NON ACCETTABILI
NELLO SCRITTO MEDIO – ALTO.
-TEMA LIBERO O SOSPESO: mettere in posizione di tema un elemento che non viene ripreso in modo
coerente nella frase, non c’è accordo morfosintattico tra soggetto (plurale) e predicato(singolare), viene
tematizzato qulcosa di diverso dal soggetto e non lo si fa collegare in un legame morfosintattico con il
predicato->lo si usa nel parlato perché abbiamo un tempo breve di programmazione a disposizione (tempo
che separa pensiero dalla parola)
FRASE SCISSA ->il rema lo si mette in posizione di tema e nel farlo si scinde un’unica frase->l’elemeto
tematizzato è introdotto dal verbo essere in terza persona singolare e il resto è introdotto da una
pseudorelativa, si mette in posizione rilevante il rema
FRASE PSEUDOSCISSA-> parte introtta da verbo essere è il tema, non c’è una tematizzazione del rema per
marcarlo, non si muta l’andamento tema rema-il tema rimane tema e il rema rimane rema
«c’è PRESENTATIVO»