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(Pietro Maturi. I suoni delle lingue. I suoni dell’Italiano. Introduzione alla fonetica.)
INTRODUZIONE
1_ Linguistica e Scienze Foniche.
Le Lingue umane sono complessi sistemi di segni dotati di SIGNIFICANTE e
SIGNIFICATO , cioè di una manifestazione segnica come le parole scritte o pronunciate e
di una rappresentazione mentale di tale segno.
La parola parlata è composta di unità foniche, cioè di suoni prodotti dalla voce
umana, queste unità non sono considerate segni poiché sono prive di significato.
Es.: nel segno grafico e sonoro P-A-N-E (pane) i singoli fonemi non sono portatori di
alcun significato
FONEMI: Oggetto di studio delle Scienze Foniche, sono le unità minime in cui
possiamo scomporre le parole, considerate nella loro forma orale.
Con questo piccolo numero di unità possiamo creare migliaia di parole reali o
virtuali.
2_ Fonetica e Fonologia.
I fonemi sono una seria di elementi costitutive che tendono a ripresentarsi in
combinazioni sempre diverse per formare tute le parole di una lingua.
Per quanto concerne l’italiano abbiamo una forma scritta e una orale.
FORMA SCRITTA: tutte le parole sono formate da una combinazione di 21/26
lettere alfabetiche.
FORMA ORALE: tutte le parole vengono articolate con poche decine di suoni.
Il conteggio dei suoni all’interno di una parola è diverso in base alla disciplina di
riferimento.
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In fonetica parliamo di FONI cioè unità minime ricavate in base al principio della
diversità: mentre in fonologia parliamo di FONEMI cioè di unità foniche individuate in
base la principio della distintività.
3_ La Trascrizione Fonetica.
Oralità e scrittura.
Le lingue sono sistemi primariamente orali perché:
• nella vita delle lingue la forma parlata si è sviluppata per prima e in maniera
naturale, mentre la della scrittura richiede un processo di alfabetizzazione;
• ogni individuo apprende sempre la lingua nativa prima nella forma orale.
• alcune varietà linguistiche (dialetti) solitamente non raggiungono una forma
scritta.
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La trascrizione fonetica si esegue entro parentesi quadre [], mentre la trascrizione
fonologica entro barre oblique //.
Ogni trascrizione fonetica può partire da diversi punti:
• Da Una Forma Fonica Reale: cioè da una specifica sequenza di suoni prodotta
oralmente da un individuo in un dato momento. Queste sequenze sono dette repliche/
token. In questo caso parleremo di TRASCRIZIONE DESCRITTIVA attraverso un
attento ascolto della sequenza fonica e con un’accurata rappresentazione, al fine di
documentare comportamenti e usi fonici.
• Da Una Forma Fonica Ideale: cioè da una sequenza di suoni tipica di una varietà
linguistica indipendentemente dalle sue realizzazioni concrete. Tali sequenze prendono
il nome di type/tipo. In questo caso parleremo di TRASCRIZIONE PRESCRITTIVA/
NORMATIVA che si usa per precisare una norma fonetica, cioè che una determinata
pronuncia fonetica si ritiene valida e corretta
Ortografia e Fonetica.
L’ortografia nacque con lo scopo di trasferire sulla carta i suoni del parlato,
attraverso il principio della CORRISPONDENZA BIUNIVOCA tra suoni e lettere
dell’alfabeto, per cui a ogni suono corrisponde un carattere grafico; ma oggi questa
biunivocità non è più vera perché a una rappresentazione grafica ortografica possono
corrispondere diversi suoni.
L’alfabeto è nato e si è sviluppato, per le varie lingue europee, da quello latino. ma
poiché in certe varietà linguistiche esistevano suoni non rappresentati da quell’alfabeto si
sono resi necessari adattamenti grafici con l’introduzione di nuovi segni ad hoc (gruppi di
due o più lettere per indicare un solo suono…).
Altro problema legato all’ortografia sta nella sua immobilità mentre la lingua parlata
muta e si evolve.
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L’Alfabeto Internazionale IPA.
Gli studiosi linguistici hanno nel tempo avuto la necessità di un sistema di
trascrizione fonetica che rappresentasse tutte le lingue raccolte; dapprima si utilizzarono
sistemi diversi per le diverse lingue, poi nel 1886 l’Association Phonetique des
Professeurs d’Anglais creò l’API o IPA(International Phonetic Alphabet).
L’IPA è un sistema di trascrizione in continua evoluzione ed è composto da simboli
ripresi dall’alfabeto latino, greco, inglese e da simboli creati ad HOC.
Per le trascrizioni in videoscrittura si usa invece l’alfabeto SAMPA (Speech
Assessment Methods Phonetic Alphabet).
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• CAVITÀ NASALI: permettono al flusso d’aria egressivo di uscire attraverso il
naso o la bocca.
La Voce.
La laringe e la lingua sono tra i più importanti tra gli organi articolatori.
Ricordiamo che nella laringe il ruolo fonatorio lo svolge la glottide, al cui interno ci
sono le PLICHE VOCALI (comunemente dette CORDE VOCALI).
La laringe ha forma tubolare e fa passare per l’aria dalla trachea alla faringe; la
GLOTTIDE si trova nella zona centrale della laringe ed è circondata da cartilagini e
ricoperta di mucose; ai lati della glottide troviamo due pieghe che sono appunto le
PLICHE VOCALI, unite alla base della laringe attraverso le CARTILAGINI
ARITENOIDI.
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Lo spazio tra le due pliche vocali prende il nome di RIMA VOCALE, o RIMA
GLOTTIDALE, e può essere aperto o chiuso perché le pliche vocali si aprono e si
chiudono in sequenze rapidissime producendo delle vibrazioni, che corrispondono a ciò
che chiamiamo VOCE/SONORITÀ.
Se nell’articolazione fonatoria c’è vibrazione produciamo vocali o consonanti sonore,
mentre in assenza di vibrazione produciamo consonanti sorde.
Modi di Articolazione.
Gli organi mobili dell’apparato fonatorio (lingua, labbra, velo palatale e laringe)
quando sono nella loro posizione di riposo non interrompono il flusso d’aria egressivo; le
interferenze all’aria espiratoria avvengono quando uno di questi organi si sposta verso un
altro organo fonatorio causando quelli che chiamiamo MODI DI ARTICOLAZIONE che
producono suoni/foni:
• OCCLUSIVI: foni prodotti con una momentanea e breve occlusione del canale
fonatorio che viene poi forzato dal passaggio dell’aria producendo un suono esplosivo.
Abbiamo quindi due fasi: occlusione ed esplosione (T/P/B/D).
• FRICATIVI: c’è un avvicinamento degli organi fonatori senza che questo causi
un’occlusione del canale; qui l’aria riesce da una stretta fessura causando un suono di
frizione (S/Z);
• AFFRICATI: sono suoni causati da due organi che occludono il canale ma al
passaggio del flusso d’aria espiratorio si aprono meno violentemente, questo modo
articolazione produce una sequenza di occlusione e frizione. Questi foni si
trascrivono foneticamente con il doppio segno (occlusivo + fricativo).
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• NASALI: sono foni prodotti con un’occlusione orale e il palato velare che resta
abbassato per far passare aria dalle cavità nasali. Questi sono foni deboli. (N/M)
• LATERALI: qui c’è occlusione completa la l’aria riesce a passare dai due lati
della cavità orale. (L)
• APPROSSIMANTI: c’è un’occlusione simile a quella che si ha per i suoni
fricativi ma qui lo spazio da cui fuoriesce l’aria è più ampio, per cui non c’è vera e
propria frizione; questi suoni sono detti semivocali o semiconsonanti.
• VIBRANTI: c’è una brevissima occlusione completa del canale seguita da una
breve e debole esplosione e daccapo in una sequenza rapidissima che produce foni
vibrati, che possono essere mono o polivibranti (R).
Luoghi di Articolazione.
I vari modi di articolazione possono avvenire in diversi tratti dell’apparato fonatorio
così possiamo individuare vari LUOGHI DI ARTICOLAZIONE.
• LABIALI/BILABIALI: sono foni che si articolano attraverso il contatto o
l’avvicinamento delle labbra. I foni più diffuso sono gli occlusivi e i nasali (P/B/M).
• LABIODENTALI: qui il labbro inferiore si avvicina agli incisivi superiori,
producendo foni fricativi labiodentali (V) e nasali labiodentali.
• DENTALI/ALVEOLARI: i foni sono prodotti con l’apice della lingua che si
avvicina o tocca gli alveoli dentali o la parte interna degli incisivi superiori. Nel primo
caso parliamo di foni apico-alveolari, nel secondo di apico-dentali. Questi suoni sono
fricativi (D/TH inglese)
• POST-ALVEOLARI/PRE-PALATALI: il flusso d’aria s’interrompe per
l’accostarsi della lingua alla parte del palato dietro gli alveoli. Sono foni fricativi e
affricati (GG).
• RETROFLESSI: l’apice della lingua si innalza e viene portata all’indietro così che
la parte della lingua successiva all’apice sfiori parte anteriore del palato. Sono foni
tipici di variazioni linguistiche come il dialetto siciliano.
• PALATALI: il dorso della lingua si arcua verso il palato duro; sono foni nasali e
laterali (GN); si chiama articolazione DORSO-PALATALE.
• VELARI: l’articolazione DORSO-VELARE si ha con il dorso della lingua che si
avvicina al velo palatale; sono foni occlusivi, fricativi, nasali. (C)
• UVULARI: il dorso della lingua va verso l’ugola (r francese di Paris); parliamo di
articolazione DORSO-UVULARE.
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• FARINGALI: la parte posteriore del dorso della lingua si avvicina alla parete
posteriore della faringe; con questa articolazione si producono foni tipici della lingua
araba.
• LARINGALI/GLOTTIDALI: l’articolazione avviene nel tratto laringeo con le
pliche vocali che non si chiudono del tutto e lasciano passare l’aria producendo un
suono di frizione. Sono fricative sorde e sonore (H inglese di home).
Vocali e Consonanti.
La produzione fonetica può avvenire in presenza o assenza di vibrazione (vocali/
consonanti sonore o sorde) e in presenza o assenza di ostacolo post-laringeo: assenza
ostacoli=vocali che sono prodotte da vibrazione; ostacolo post laringeo= consonanti che
producono un rumore in quel tratto.
Le consonanti possono essere sorde quando non c’è vibrazione glottidale, o sonore
quando c’è vibrazione glottidale in contemporanea.
Quando sono assenti vibrazione e ostacoli abbiamo semplice espirazione silenziosa.
Foni Vocalici.
Abbiamo detto che i foni vocalici si producono in assenza di ostacoli superiori e
presenza di vibrazione laringea, ciononostante esistono configurazioni articolatorie che
coinvolgono labbra, lingua e velo del palato tipiche delle articolazioni vocaliche.
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La Lingua.
Il dorso e la punta della lingua si muovono all’interno del cavo orale con grande
libertà; tali movimenti danno vita a diverse configurazioni del cavo orale che producono i
foni vocalici.
La lingua fa dei movimenti verso l’alto e il basso (in verticale), e avanti e indietro( in
orizzontale).
Con i movimenti verticali avremo vocali:
• Basse/Aperte;
• Medio Basse/Semi Aperte;
• Medio Alte/Semi Chiuse;
• Alte/Chiuse.
Con i movimenti orizzontali produrremo vocali:
• Anteriori
• Centrali
• Posteriori
La combinazione di movimenti orizzontali e verticali da vita a 12 posizioni che sono
alla base di uno schema vocalico chiamato TRAPEZIO VOCALICO.
Le vocali anteriori producono suoni palatali; quelle posteriori foni velari e le vocali
centrali foni pre-velari.
Le 8 vocali laterali sono dette vocali cardinali, perché sono le articolazioni vocaliche
più diffuse nelle lingue europee.
Labbra.
Le vocali cardinali anteriori (a/, /ɛ/, /e/, /i/) sono non labializzate/Aprocheile/
distese;
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le vocali cardinali posteriori (/u/, /o/, /ɔ) sono vocali labializzate/Procheile/
arrotondate.
Ma possiamo anche pronunciare vocali anteriori arrotondate e vocali posteriori
distese.
Ci sono poi le vocali secondarie che sono tipiche delle lingue europee come il
francese, l’inglese e il tedesco. (y/ ø/ œ/ ʊ/ ʌ/ æ).
La ə è la vocale centrale per eccellenza, lo schwa ebraico.
Velo Palatale.
Durante la fonazione il velo palatale è solitamente in posizione arretrata per non fare
entrare l’aria nelle cavità nasali e far uscire l’aria dal cavo orale.
In alcune varietà linguistiche, come nel francese, ci sono delle vocali nasali che
vengono indicate con il segno diacritico della tilde (~).
I Dittonghi.
I dittonghi sono foni costituiti da due foni vocalici consecutivi all’interno della
stessa sillaba (au/uo/ ai/ ie).
Foni Consonantici.
L’articolazione consonantica si classifica in base tre parametri:
• Modo di articolazione: descrive come gli organi si muovono per ostacolare il
passaggio dell'aria determina la differenza tra vocali e consonanti.
• Luogo di articolazione: descrive in quale tratto tra la glottide e le labbra si ha
l'ostacolo al passaggio del flusso d’aria.
• Assenza/ presenza di sonorità: riguarda la presenza o meno di vibrazione
laringea; si permette di individuare consonanti sorde o sonore.
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3. Occlusive retroflesse: consonante sorda [ʈ], consonante sonora [ɖ]; si trova in
variazioni linguistiche dialettali come il siciliano;
4. Occlusive palatali: consonante sorda [c], consonante sonora [ɟ];
5. Occlusive velari: consonante sorda [k], consonante sonora [g];
6. Occlusive uvulari: consonante sorda [q], consonante sonora [G]; si incontrano
sporadicamente come le consonanti retroflesse e palatali;
7. Occlusive glottidali: un'unica consonante sorda [ʔ] detta colpo di glottide che
troviamo in varietà linguistiche come il tedesco e l’arabo.
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7. Nasali uvulari: consonante sonora [ɴ].
• CONSONANTI LATERALI: sono solo sonore con la sola eccezione della laterale
alveolare.
1. Laterali Alveolari: consonante sorda [ɬ], consonante sonora [ɮ];
2. Laterali Palatali: consonante sonora [ʎ[;
3. Laterali Velari: consonante sonora [ʟ].
4. OLTRE IL SEGMENTO
Aspetti di fonetica intersegmentale.
L’analisi dei foni è l’analisi dei segmenti minimi parlati.
L’analisi del contatto tra i foni all’interno della sequenza parlata è chiamata
FONETICA INTERSEGMENTALE, mentre l’analisi degli aspetti fonici di unità più
ampie dei foni prende il nome di Fonetica Soprasegmentale.
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La COARTICOLAZIONE.
I foni, all’interno della catena parlata sono condizionati dai foni che li precedono e
che li succedono.
Tale fenomeno di condizionamento prende il nome di COARTICOLAZIONE.
La coarticolazione indica quel fenomeno per cui i movimenti articolatori cambiano
in relazione ai foni precedenti e successivi.
La coarticolazione può produrre così due effetti:
• ASSIMILAZIONE DI SONORITÀ: che può essere PREGRESSIVA quando
riguarda l’assimilazione articolatoria dal fono precedente al successivo, o
REGRESSIVA quando si ha assimilazione dal fono successivo al precedente.
• RADDOPPIAMENTO SINTATTICO: che è un fenomeno tipico dell’italiano
standard e di alcune varianti regionali del centro-sud (raddoppiamento consonante
iniziale: a casa= [a kkasa]).
Il Tempo
La sequenza del parlato è inoltre condizionata dalla velocità di eloquio (che si
misura in foni al secondo).
In fonetica la velocità di eloquio si distingue con la terminologia musicale allegro e
lento.
ALLEGRO: sequenza parlata veloce dove il fenomeno della coarticolazione è molto
netto; il parlato in questo caso è IPOARTICOLATO e presenta una maggiore
semplificazione dei nessi vocalici e consonantici, e un indebolimento di foni e sillabe.
LENTO: Sequenza parlata lenta dove l’articolazione è minima e il parlato è
IPERARTICOLATO, come accade nella lettura ad alta voce, nella dettatura…
La Fonotassi.
Tutti i foni sono inseriti in sequenze di varia lunghezza che vanno a formare unità
più complesse dotate di significato (morfemi, sillabe, parole…).
Questo principio combinatorio però è limitato da regole e princìpi precisi e prende il
nome di Fonotassi.
Noi tutti siamo dotati di un’inconsapevole sensibilità fonotattica che ci permette di
riconoscere una serie di foni come possibili parole appartenenti alla propria lingua
(impergerio, amavido…) anche se prive di significato/inventate e altre invece come
assolutamente estranee e impossibili(sfnt, brgs…).
Questo accade perché ogni lingua ha delle REGOLE di RESTRIZIONE che fissano
il numero massimo di consonanti all’inizio di una parola e il numero massimo di vocali
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consecutive, o che stabiliscono che una determinata categoria di foni non può precedere o
succedere a un’altra categoria di foni (es.:in italiano una fricativa alveolare non può
precedere un’affricata alveolare= szr)
Fonetica Soprasegmentale.
La fonetica soprasegmentale studia i fenomeni della lingua posti al di sopra del
segmento/foni.
Parte fondamentale di questo studio è la sillaba; nella catena parlata si produce
un’alternanza tra movimenti di apertura e chiusura del canale fonatorio (apertura: vocali;
chiusura: consonanti).
Tra le vocali alcune saranno più aperte di altre ( basse, medio basse…) e tra le
consonanti alcune saranno più chiuse di altre (occlusive, fricative…): esiste quindi una
scala di apertura detta SCALA DI SONORITÀ INTRINSECA.
Da questa classifica si capisce come ogni parola sia data da un’alternanza di foni
aperti e chiusi.
[k o p e r t o]
voc voc voc
vibr
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Questo andamento altalenante corrisponde alla STRUTTURA SILLABICA della
parola.
In fonetica la sillaba è l’unità intermedia tra il fono e la parola.
[k o - p e r - t o]
Ogni sillaba inizia con un minimo di apertura e finisce al minimo successivo; ogni
sillaba ha un picco massimo di apertura in corrispondenza della vocale.
Il picco vocalico della sillaba prende il nome di NUCLEO SILLABICO, ciò che lo
precede si chiama TESTA sillabica e ciò che viene dopo CODA sillabica.
NUCLEO + CODA = RIMA SILLABICA
Accento Di Parola.
L’accento di parola indica la preminenza di una sillaba sulle altre; in una parola
plurisillabica c’è sempre una SILLABA TONICA, cioè prodotta con maggior evidenza
delle altre che sono SILLABE ATONE.
In IPA l’accento va messo prima della sillaba tonica [|].
La produzione della tonicità può essere distinta secondo tre parametri:
• INTENSITÀ: è la forza articolatoria, il maggior volume sonoro con cui si
producono le sillabe;
• ALTEZZA: acutezza o gravità della voce; è caratteristico degli accenti musicali;
• DURATA: è la lunghezza vocalica del nucleo sillabico, di norma l’accento va
sulla vocale più lunga.
Gli accenti si dividono in:
• ACCENTI MOBILI: come quello italiano; l’accento si può spostare e mettere su
ogni sillaba;
• ACCENTI FISSI: come quello francese che va sempre sull’ultima sillaba.
In parole di quattro o più sillabe abbiamo oltre la sillaba tonica, altri accenti detti
accenti secondari e queste sillabe prendono il nome di sillabe semitoniche; in IPA si
segnala con un il trattino verticale in basso a sinistra della sillaba semitonica.
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Intonazione.
L’intonazione di frase è data dall’intensità, dall’altezza e dalla durata e ha una
funzione pragmatica.
L’intonazione ci permette di chiarire se stiamo articolando un’affermativa,
un’interrogativa, un’esclamativa, etc…
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