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e dinamiche di ristandardizzazione
Rita Fresu
rfresu@unica.it
http://people.unica.it/ritafresu/
Linguistica italiana (R. Fresu)
Università di Cagliari
a.a. 2015-2016
G. Berruto, Le varietà del
repertorio, in Introduzione
all’italiano contemporaneo.
La variazione e gli usi, a
cura di A. A. Sobrero, Roma-
Bari, Laterza, 19962, [19931],
p. 11.
SELEZIONE
a partire dalle diverse varietà presenti in uno spazio linguistico si può elaborare per ibridazione e mescolanza una koinè
oppure si può scegliere una sola tra le varietà concorrenti;
per l’italiano si è presa questa seconda strada e la scelta è caduta sul fiorentino del Trecento.
CODIFICAZIONE
le regole della varietà scelta vengono esplicitate attraverso grammatiche (norma esplicita) e/o diffuse attraverso
l’imitazione di modelli condivisi (norma implicita);
per l'italiano questo processo ha preso avvio con le prime grammatiche realizzate nel Cinquecento e con l’imitazione
dell’uso di alcuni autori.
DIFFUSIONE
ovvero l'allargamento della varietà individuata a una più ampia base di utenti:
ciò può avvenire attraverso dominio politico-militare o, come nel caso dell’italiano, a causa del prestigio culturale
CORRETTEZZA
ACCETTABILITÀ
(3) In questa stanza vi sono troppi mobili / In questa stanza ci sono troppi mobili
(4) Se lo avessi saputo non sarei venuto / Se lo sapevo non venivo.
I sempre più fitti scambi tra le diverse varietà dell'italiano, effetto di una
decisa progressione verso l'annullamento o la riduzione delle loro
distanze, rendono necessario recuperare l'idea di un loro uso, prima
ancora che normativo, funzionale.
M. Arcangeli, Allegro con brio. La grammatica dalla parte del parlante nell'era di Internet, in
Lezioni d'italiano. Riflessioni sulla lingua del nuovo millennio, a cura di S. Lubello, Bologna, il
Mulino, 2014, pp. 135-160, a pp. 140-141.
a) la maggiore incidenza della diatopia, che (sia pure con un’interferenza più leggera, resa qui da un
grigio chiaro) entra nel quadrante alto della diastratia/diafasia e invade – in diamesia – il settore della
lingua scritta;
b) la risalita dell’italiano standard (ormai di fatto cristallizzato in quello scolastico) fin quasi a
coincidere con l’italiano aulico formale (cfr. Serianni, Benedetti, 2009), e l’identificazione del nuovo
standard con l’italiano di un buon articolo di giornale (cfr. Serianni, 2003);
e) il sensibile avvicinarsi (fin quasi a sovrapporsi) di italiano parlato colloquiale, italiano regionale e
italiano informale trascurato;
f ) la comparsa, nel quadrante in alto a destra, di una varietà scritta spiccatamente informale e
diastraticamente trasversale: l’italiano digitato.
G. Antonelli, Lingua, in Modernità italiana. Cultura, lingua e letteratura dagli anni Settanta a oggi, a
cura di A. Afribo, E. Zinato, Carocci, Roma, 2011, pp. 15-52, a p. 52.
Se si guarda a ciò che è accaduto negli ultimi vent’anni nella storia della nostra lingua, ci si
trova di fronte a una nuova rivoluzione (che solo apparentemente è una controrivoluzione).
Per la prima volta, infatti, l’italiano si ritrova a essere non solo parlato ma anche
scritto quotidianamente dalla maggioranza degli italiani. Una novità paradossale,
appunto, visto che l’italiano è vissuto per secoli quasi soltanto come lingua scritta. In realtà
clamorosa, se si pensa che l’italiano scritto è sempre stato forte nella sua codificazione ma
debole nella sua diffusione, ostacolata prima dall’analfabetismo e poi dal dominio dei mezzi
audiovisivi.
Ora invece, dopo aver conquistato l’uso parlato (a scapito del dialetto), la lingua
nazionale ha finalmente conquistato anche l’uso scritto di massa (a scapito del
non uso). Nel primo caso il merito è stato in buona parte della televisione; nel secondo,
tutto della telematica. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti: grazie alla telematica moltissime
persone che fino a vent’anni fa non avrebbero scritto un rigo, oggi producono e consumano
quotidianamente una mole impressionante – sia pure frammentaria e quasi atomizzata – di
testi digitati. E questo comporta il venir meno delle coordinate che avevano caratterizzato e
condizionato per secoli la scrittura.
Sulla base dei cambiamenti intercorsi in questi anni, l’architettura del repertorio proposta
da Gaetano Berruto nel 1987 potrebbe oggi essere ritoccata, apportando qualche piccolo
aggiornamento (vd. fig. seguente: il maiuscolo segnala le varietà assenti nello schema di
Berruto).
G. Antonelli, L’e-taliano tra storia e leggende, in L’e-taliano. Scriventi e scritture nell’era
digitale, a cura di S. Lubello, Firenze, Franco Cesati Editore, 2016, pp. 11-28, a p. 13.
G. Antonelli, L’e-taliano tra storia e leggende, in L’e-taliano. Scriventi e scritture nell’era
digitale, a cura di S. Lubello, Firenze, Franco Cesati Editore, 2016, pp. 11-28, a p. 13.