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ESAME SCRITTO, CROCETTE RISPOSTA MULTIPLA

Parte di storia della lingua (libro di MARAZZINI, com’è cambiato l’italiano dal punto di vista
storico), grammatica storica (cambiamenti fonetici, fonologici, morfologici, sintattici dal latino
all’italiano, capitolo 10 del DARDANO, fonetici, anafonesi, cambiate le vocali, dittongamento,
cambiamenti morfologici/sintattici…), italiano contemporaneo (strumenti, fonologia, lessico,
dialetti, spazio linguistico, repertorio, italiano standard, neo-standard, DARDANO, capitolo sulla
morfologia, semantica, aspetti più contemporanei della lingua).
Libro Dardano: sintassi e pragmatica no

SPAZIO LINGUISTICO = tutta la nostra esperienza linguistica.


→ Competenza linguistica = sapersi adeguare alla situazione, uso corretto della lingua.
1. Linguistica esterna → storia della lingua.
2. Linguistica interna → struttura della lingua.

L’italiano appartiene alla famiglia linguistica indoeuropea: rientrano in questa famiglia quasi tutte
le lingue d’Europa e quelle di alcune regioni dell’Asia meridionale.
In Europa sono indoeuropei i tre grandi gruppi linguistici maggioritari: il romanzo (italiano), il
germanico (inglese, tedesco..) e lo slavo.

QUANDO NASCE L’ITALIANO?


 Se si considera il distacco ufficiale dal latino la data di nascita è il 960 d.C. con il Placito di
Capua.
→ Atto giuridico (pezzi scritti sia in latino che in volgare).
 Se si considera la prima volta che abbiamo un modello di lingua nazionale per lo scritto la
data è il 1622 con il Vocabolario degli Accademici della Crusca = modello di lingua nazionale
ma solamente per gli scrittori → FIORENTINO del ‘300 (delle Tre Corone, ovvero Dante,
Petrarca e Boccaccio).
 Se intendiamo parlare di vera e propria lingua nazionale parlata la data è recente: gli anni
Settanta del Novecento. Lingua parlata da tutti gli italiani per come la intendiamo noi oggi.
Altri elementi di unificazione linguistica sono stati sicuramente la televisione, la radio e il
cinema.
 Televisione: maestra di lingua = I programmi televisivi veicolano questa lingua che
le persone ascoltano e alcuni programmi sono idealizzati per avviare una prima
alfabetizzazione (il Maestro Manzi) e i destinatari sono le persone che non erano
mai andate a scuola. Inoltre, la televisione si trovava in luoghi pubblici, per esempio
nei bar.
!!! Tuttavia, nella Lingua Italiana, c’è ancora una forte influenza regionale.

Scansione temporale
 476-960: dalla fine dell’Impero Romano d’Occidente al Placito di Capua. E’ un periodo in cui
ci sono molte oscillazioni tra latino e volgare.
 960-1612: dal Placito di Capua fino alla prima edizione del vocabolario degli Accademici
della Crusca.
Il 1612 è una data molto importante, è un momento spartiacque tra un prima e un dopo:
dopo il 1612 possiamo iniziare a parlare ufficialmente di lingua italiana e di dialetti.
 1612-1861: Dal Vocabolario all’Unità di Italia. Nel ‘700 si diffonde la sequenza di
SOGGETTO-VERBO-OGGETTO, influenzato dalla Lingua Francese.
 1861-1980: Dall’Unità fino alla fine del boom economico. Negli anni ‘80 i linguisti studiano
un nuovo tipo di italiano, l’ITALIANO NEO-STANDARD o ITALIANO DELL’USO MEDIO
(Berruto e Sabatini). Uso del pronome "lui/lei/loro" anzichè “egli/ella/essi”, inizialmente
considerato come un errore, ma sono tratti che nella lingua ci sono sempre stati, sin dal
‘300.
Anche la dislocazione (la mela la mangio) è stata censurata per tanto tempo, ma in realtà
presente anche nel Placito di Capua e anche il “che polivalente”.
 1980-2002: italiano globale.

Volgare: varietà di lingua che si differenzia dal latino


Fine 500/inizio 600 un volgare si differenzia dagli altri il fiorentino dei tre grandi autori del 300
(Dante, Petrarca e Boccaccio).
Dopo il 1612 parliamo di italiano e dialetti
Volgare (quando non ho un modello linguistico nazionale) =dialetto (ho un modello di lingua
nazionale di riferimento).
Tullio De Mauro linguista

Cinque varietà di italiano: dia attraverso


 Diacronica: studiare come cambia la lingua nel corso del tempo vs Sincronico;
 Diatopica: studiare in base all’area geografica e linguistica di riferimento;
 Diastratica: analizzare la lingua in base al grado di cultura e di istruzione che ha il parlante
(sociolinguistica studia il rapporto tra lingua e società);
 Diafasica: in base al contesto/ situazione in cui ci si trova (lingua formale ed informale);
 Diamesica: come cambia la lingua a seconda del mezzo cioè a seconda del canale che si usa
per veicolarla/trasmetterla (orale, scritto, varietà trasmessa che può essere trasmesso
orale che è una lingua che parte da un testo scritto, il trasmesso scritto è una lingua scritta
che ha molte caratteristiche del parlato).
Differenze tra scritto e parlato: intonazione, sintassi, parlato più spontaneo.
Queste varietà entrano in rapporto tra di loro.
Formale/Informale/Formalizzatolingua formalizzata/ contesto formalizzato ha un valore tecnico
Es. convegno di medicina
Tutte le persone condividono quel tipo di lessico
Lingua specialistica: lingua della chimica, della medicina…perché c’è una terminologia specifica che
tutti condividono.

-Lingua
-Dialetti
-Varietà regionali tipo di italiano che risente del dialetto, viene influenzato dal dialetto a 2 livelli
(lessicale e fonetico)

Il dialetto ha un lessico e una grammatica, ma si usa in un’area più ristretta.


La lingua nazionale è il sistema linguistico adottato da una nazione. È la lingua utilizzata dalle
istituzioni e dall’amministrazione ed è insegnata a scuola.

Fino al 1612 volgare, dopo dialetto


Il lessico è il più esposto al cambiamento
Geosinonimi: oggetto che viene chiamato in modo diverso a seconda dell’area geografica (es.
frappe e sfrappole)

Linguistica comparativa
Comparazione: metto a confronto i vari esiti delle lingue romanze, ricostruzione attraverso il
confronto tra i vari esiti.

Dialettologia abbastanza recente


Primo a classificare i volgari in Italia: Dante, individua 14 volgari
Ascoli sarà il nemico del più importante letterato dell’Ottocento (Manzoni), poiché si oppone alla
proposta manzoniana. Secondo lui è importante agire sulla cultura, bisogna fare in modo che le
persone diventino alfabete senza imporre un modello linguistico dall’alto. Il dialetto più vicino al
latino è quello toscano.
Devoto, Merlo, Rohlfs scrive una grammatica storica dei dialetti dalle origini (1000 dc fino agli anni
60 dell’Ottocento) ad oggi. Egli redige l’Atlante Italo-Svizzero.
L’architettura dell’italiano contemporaneo
Estremi diamesia: scritto e parlato
Italiano standard tende verso lo scritto e verso il formale, quindi non è al centro
E’ una lingua scritta e formale.
Rappresentazione dello spazio linguistico, cioè dell’insieme della lingua fatta da tante varietà
Competenza Linguistica: capacità del parlante di adeguare le proprie scelte linguistiche all’interno
dello spazio linguistico
Italiano di uso medio=neo standard

CHE COS’E’ L’ERRORE?


L’italiano standard ha le sue regole grammaticali, ma che cos’è l’errore?
<< L’errore è quella violazione della norma che provoca una sanzione sociale. Il paragone più
calzante è quello con il comune senso del pudore, che è definito da una legge dello Stato ma muta
col mutare dei costumi e della sensibilità collettiva >>.
(Luca Serianni, Prima lezione di grammatica, 2006).
 Allontanamento dalla norma;
 suscita “sanzione sociale”, ovvero disgusto in chi ascolta errori e quindi giudica;
 il concetto di errore può cambiare, come il senso di pudore.

<< È tradizionale, anche se variamente declinato, un parallelo tra norma giuridica e norma
linguistica. In entrambi i casi si ha una disposizione condivisa da una comunità, la cui violazione fa
scattare una sanzione. Un errore di ortografia non comporta un'incriminazione: però può
compromettere il buon esito di una prova d'esame, dalla scuola ai concorsi pubblici, e può
squalificare culturalmente chi lo commette: ci fideremmo davvero di un avvocato o di un medico
che scrivessero a invece di ha e coleggio invece di collegio? Probabilmente ci verrebbe il sospetto
che siano altrettanto precarie le rispettive conoscenze in diritto processuale o in anatomia
patologica>>.
(Luca Serianni, La norma linguistica, 2014).
 Sanzione → mettere in dubbio la competenza delle persone per errori gravi in campo
linguistico: l’errore e la norma devono essere condivisi dalla società;
 dubbi relativi alla differenza tra lingua scritta e lingua parlata anche a causa delle variazioni
avvenute durante l’evoluzione della lingua.

LA NORMA PUÒ CAMBIARE NEL CORSO DEL TEMPO: l’esempio dell’APPENDIX PROBI (appendice
alla grammatica di Probo, parte finale).
 speculum e non speclum = specchio;
 vetulus e non veclus = vecchio;
 columna non coloman = colonna;
 frigida non fricda = fredda;
 vinea non vinia = vigna
 viridis non virdis = verde
MA in italiano la forma di partenza è la forma sbagliata → dal volgare, ovvero il parlato. Questo ci
dimostra come la norma, con il passare del tempo, possa cambiare.
→ ES. Leopardi
<< Per grandezza di valore che tu dimostri, per bellezza d’opere che tu facci >> → errore del
congiuntivo.

Non esiste un solo italiano


L’italiano, come tutte le grandi lingue del mindo, varia in base ad alcuni fattori:
 il temoo (diacronica)
 lo spazio (diatopica)
 il mezzo (diamesica)
 i parlanti (diastratica)
 il contesto (diafasica)

Che cos’è il registro?


In linguistica il registro è il modo di realizzare le diverse possibilità che offre una lingua, in base alla
situazione. Ovvero, la possibilità di scelta linguistica che posso mettere in atto a seconda della
situazione (formale, informale, formalizzato).
C’è differenza nell’uso di PAROLA e TERMINE? Il termine è più specifico, specialistico, preciso (ha
un solo significato); infatti si usa nei linguaggi specialistici.
Es. fonema // suono
La parola, invece, può avere più significati = POLISEMICA.

Per scegliere il registro:


 tipo di argomento → di cosa sto parlando;
 grado di formalità → a chi sto parlando;
 relazione tra i partecipanti;
 intenzione comunicativa.

❗Scegliamo la frase più opportuna:


MESSAGGIO: dobbiamo chiedere a qualcuno di sedersi
 Siediti, dai, mettiti comodo! Informale;
 Prego, si accomodi. Formale.

MESSAGGIO: dobbiamo chiedere un’informazione dell'orario della lezione:


 A che ora è la lezione? Informale;
 Mi saprebbe dire a che ora si terrà la lezione? Formale.

Dal dialetto alla lingua


 Giocattolo è entrato in italia dai dialetti veneti;
 Dalla Toscana: giornalaio, pattumiera;
 da Napoli: malocchio, vongola, scantinato;
 dalla Puglia: cozza;
 dalla Sicilia: abbuffarsi, netturbino.

FONETICA E FONOLOGIA
 Fonetica: si occupa della descrizione e della classificazione dei suoni prodotti dall'uomo
(foni), senza tenere conto della capacità di distinguere parole di significato diverso.
 Fonologia: si occupa dei suoni in base alla loro funzione distintiva. Sono entità astratte
(fonemi).
 Allofoni (varianti combinatorie che dipendono dal contesto): realizzazioni che un fonema
può avere nella catena parlata (es.: il fonema /n/ è nasale dentale in banda, velare in
ancora).
 Varianti libere: realizzazioni individuali (per es.: r uvulare, settentrionale).
 Coppia minima: quando due parole si distinguono per un solo fonema (cane-pane).
Se un fono può formare una coppia minima è un fonema.
 Prova di commutazione: serve a identificare i fonemi (prato-*drato) (pane-cane-tane-
sane:p, c, t, s sono fonemi).

Quale fonetica dell’italiano?


« lI primo problema che si incontra, a proposito della fonetica dell'italiano, riguarda la scelta della
varietà da descrivere. Ci si riferisce di solito alla nozione di italiano standard, ma occorre definirla
con precisione. Non si tratta di mera astrazione, visto che è oggetto di insegnamento nelle scuole
di dizione e costituisce il fondamento dei manuali di pronuncia (cfr. DOP 1969); né si deve ritenere
che esista un luogo geografico preciso (una città o una zona) in cui tale varietà venga nativamente
appresa dai parlanti».
Fonte: Pier Marco Bertinetto, Fonetica
→ Quella dell’italiano standard.

 30 fonemi
 21 grafemi = lettere dell’alfabeto.
→ Dunque non c’è esatta corrispondenza tra fonemi e grafemi.

 Digramma: è costituito da due grafemi che indicano un solo fonema.


gl/sc (+e, i) /ci/gi/gn/ch/gh
ci/gi + a, o, u
ch/gh + e, i

 Trigramma: sci (+a, o, u) / gli (+a, o, u)


L’alfabeto italiano deriva da quello latino, ma nel passaggio dal latino all'italiano si sono formati
dei fonemi nuovi che il latino non aveva, ad esempio le affricate (cena, giostra..).

***

Vocali: 7 nel sistema fonologico, 5 nello scritto. Nel latino le vocali si distinguevano per la loro
durata, quindi quantità vocalica (nel latino c’erano 10 vocali). Dal punto di vista fonologico c’è
stato un cambiamento dal latino all’italiano: le vocali si differenziavano in base alla
chiusura/apertura.
Accento grave è quello delle vocali aperte, quello acuto è per le vocali chiuse.
Ad un grafema corrisponde 1 o piu fonemi.
Piede: semiconsonante
Lino: semivocale
IPA: ad un simbolo corrisponde un suono, convenzionale.
Accento importante quando ha funzione distintiva.

960 Placito di Capua


***

Bruno Migliorini e la prima cattedra


La prima cattedra di Storia della lingua Italiana
è istituita a Firenze nel 1937 ed è ricoperta da
Bruno Migliorini
1960: prima Storia della lingua italiana di
Migliorini, come manuale
Suddivisione per secoli; capitolo su Dante; fino
inizio Novecento (1915)
Lingua contemporanea (1938) e Saggi sulla
linqua del Novecento (1941)

Dante fa una riflessione sul volgare che potrebbe essere utilizzato nella sua opera “ De vulgari
eloquentia”
Non da un giudizio positivo a tutti i volgari, salva il bolognese e il siciliano

Non prende solo in considerazione la lingua italiana ma anche la grammatica dei dialetti
Grammatiche sincroniche: dell’uso
Descrittive e normative
 GRADIT: descrive tutto il lessico dell’italiano, grammatica dell’uso
La maggior parte delle grammatiche scolastiche sono normative perché ci forniscono le regole.
Grammatica descrittiva: descrive le strutture grammaticali senza fornire un giudizio, spesso
vengono analizzati anche gli errori perché può essere un buon indicatore per analizzare il
funzionamento del linguaggio.
 SERIANNI: forse la più importante e quella di riferimento, concilia l’aspetto normativo e
descrittivo italiano comune (colloquiali ecc…) + analisi dal punto di vista letterario, la
base della grammatica normativa è spesso la letteratura;
 RENZI SALVI: grammatica solo descrittiva, soprattutto per specialisti, si basa sull’approccio
generativo e prende in esame anche le forme agrammaticali, interesse del funzionamento
della lingua;
GRAMMATICA GENERATIVA: grammatica come proprietà innata della persona all’interno della
facoltà del linguaggio. Complementatori, sintagmi, struttura ad albero
 Grammatica italiana e connotazione linguistica, Zanichelli
Quello che manca online è una grammatica di riferimento.

Oltre ai dizionari e alle grammatiche, altri strumenti sono gli atlanti linguistici.
Vengono fatti in base a certi principi (es. Stato, Regione...)
Alcuni descrivono la variazione linguistica di tutto il territorio nazionale

Più importanti:
AIS: atlante italo-svizzero prende in considerazione tutta la variazione linguistica italiana e la
svizzera meridionale italiana
ALI: atlante linguistico italiano

RICERCA DI DATI RAPPRESENTATIVI DAL PUNTO DI VISTA QUANTITATIVO:


Inchieste sul campo (interviste) ai parlanti nati in quel luogo e sempre stati lì (tendenzialmente
persone anziane) e chiedere a queste come chiamano loro un determinato oggetto o concetto.
Quali aspetti sono importanti da chiedere alle persone? Livello d’istruzione, contesto di uso del
dialetto, da quanto tempo vive in quell’area, età.
A quel punto il dialettologo li analizza.

Atlanti regionali
Es. ALEPO (non solo regione ma sub Regione)

Trascrizione delle parole è un altro aspetto importante: IPA molto semplificato e un po’
modificato. Dipende anche dalla destinazione dell’atlante.

Atlanti regionali
Es. ALEPO (non solo regione ma sub Regione)

Banche dati: raccolte di dati linguistici su determinati argomenti che consentono di fare degli studi.
Accademia della Crusca: Scaffali digitali raccolte di parole in base agli argomenti Le crusche in
rete (raccolta più importante).

Dizionario storico: il BATTAGLIA


Vocabolario dantesco: parole che Dante usa

Grandi categorie di strumenti: dizionari, grammatiche, atlanti, banche dati

ALLE ORIGINI DEL VOLGARE-ELEMENTI DI GRAMMATICA STORICA

Come siamo arrivati a certe forme dell’italiano a partire dal latino

Concetto di riferimento: italiano deriva dal latino, ma da quale? Dal LATINO VOLGARE (etichetta
inventata dai linguisti per indicare il latino che veniva parlato nell’Impero Romano. Esso non era
una lingua bassa, era parlato da tutta la popolazione. Da questo deriva l’italiano e tutte le altre
lingue romanze.
Area in cui si parlava: Romania che indica l’area romanza nel suo complesso.

Latino parlato poteva riscontrare differenze a seconda dell’area mescolanza del latino con le
lingue locali quando i romani conquistano certe zone.

Scarsità di documentazione

Confrontando gli esiti nelle varie lingue romanze a partire dalle differenze e somiglianze

Il latino si trasforma molte parole vengono sostituite da parole legate al cristianesimo


Es. Parola dal latino Parabola che deriva dal cristianesimo
Viene influenzato da vari fattori e anche dalle invasioni barbariche es. Palla viene dal longobardo
Trasformazioni della società in epoca romana ci sono tante parole che hanno una storia che ci
riporta alcuni fattori di cambiamento avvenuti nella società.
Fattore importante: ruralizzazione

Domus: casa signorile


Casa
Casam: capanna

Società divenuta rurale, la parola più usata era casam perché la maggior parte delle case erano
capanne. E’ rimasta nell’italiano.

Cavallo
Equus (quello da combattimento)
Caballum (bestia da soma)

Parole legate agli aspetti rurali della società sono quelle passate dal latino all’italiano.
Le altre vengono considerate cultismi.

Quando il latino si impone sulle parlate locali vi sono fenomeni a seconda del rapporto che si
instaura tra il latino e le altre lingue:

 SOSTRATO: strato di lingua a cui si è sovrapposta un’altra lingua, che è la lingua risultata
vincitrice. Ma questa lingua di partenza, che è stata dominata, in qualche modo emerge.
Lingua in cui emerge la lingua che ha perso, quella che già c’era. Es. Quanno è il residuo
della lingua osca-umbra lingua vinta che emerge;
 SUPERSTRATO: una lingua si sovrappone ad un’altra ma non la sostituisce es. il
superstrato arabo in Sicilia.
 ABSTRATO: contatto tra due lingue in un territorio es. rapporto tra Latino e Greco
nell’Italia meridionale, due lingue che convivono;

Le fonti del latino volgare: non abbiamo testi scritti


Ma abbiamo:
 Graffiti di Pompei;
 Opere di autori Cristiani;
 Satyricon di Petronio (personaggio utilizza parole di latino volgare);
 Appendix Probi (lista parole corrette e con affianco l’errore da evitare della grammatica di
Probo, l’errore è la forma del latino volgare da cui deriva la lingua italiana);

ELEMENTI DI FONETICA STORICA SONO LEGATI DAL VOCALISMO E CONSONANTISMO

VOCALISMO:
come cambiano le vocali dal latino all’italiano

 Cambia il numero (in latino vi presentava 10 vocali, 5 brevi e 5 lunghe che si distinguevano
in base alla lunghezza distinzione di tipo quantitativo
Vocali toniche (che portano accento): diminuzione di numero da 10 a 7
Vocali atone (che non portano l’accento) 5

 Cambia la modalità di classificazione: mentre nel latino erano brevi e lunghe, nell’italiano si
perde la quantità di vocali e si ha una distinzione qualitativa, cioè basata sull’apertura e
chiusura.

Schema speculare, che rappresenta come punto di arrivo anche il triangolo vocalico

Dittongamento spontaneo: tutte le volte che ci sono le condizioni si forma automaticamente un


dittongo.
Pedem piede
BonumBono buono
Cellam cella no dittongamento spontaneo
Condizione: quando la e breve e la o breve latina diventano e aperta e o aperta, ma in sillaba
libera
Nasce come fenomeno del fiorentino e del toscano.

Anafonesi: riguarda i contesti palatali, chiusura ulteriore delle vocali a partire dalle vocali chiuse
La e chiusa e la o chiusa diventano la i e la u.
 Primo tipo:
Familiam famegliafamiglia nell’ultimo passaggio c’è l’anafonesi, la e chiusa si chiude
ulteriormente in i, quando si trova prima del suono gl palatale o gn palatale.
Tineam tegna tigna
 Secondo tipo: interessa i contesti velari
Vinco Venco Vinco
Linguam lengua lingua
Fungum FongoFungo

Negli altri volgari antichi non vi sono questi fenomeni perché tipici del toscano.
Es. In un testo del ‘500 lombardo troverò lengua.
Castellani ha portato questi due fenomeni come prova della fiorentinità dell’italiano.

CONSONANTISMO:

Grande cambiamento a livello morfologico portato da un cambiamento fonetico/fonologico.

 Cadono le consonanti finali nei nomi e nei verbi conseguenza: la consonante finale
indicava il caso quindi cadono i CASI.

Diventa importante l’ordine delle parole nella frase e si formano complementi attraverso
preposizioni ed articoli.

In latino le proposizioni erano espresse dai casi.


SOV SVO (‘700 per influenza del francese, considerata espressione del pensiero, siamo nel
periodo dell’illuminismo perché era molto forte la pressione del francese in quel periodo)

L’articolo non c’è nel latino.


LO: forma più antica, deriva da ILLUM (aggettivo/pronome dimostrativo che significa “questo”)
ILLUMILLOLO
Come si arriva da LO a IL? LO L’ L  si sviluppa una vocale d’appoggio alla consonante
LOL’ L IL
Nel ‘400 si trova l’articolo EL e nel ‘500 si ritorna ad IL

Cambiamento del GENERE: riduzione dei generi da 3 a 2. Le parole di genere neutro diventano
maschili al singolare e a volte dei femminili al plurale.
Es. MURO, BRACCIO, OSSO

I dialetti/volgari derivano dal latino volgare, sono realizzazioni a partire dal latino volgare, non
dall’italiano.

Assimilazione: suono diventa simile ad un altro


 Regressiva: il secondo suono influenzai il primo
LACTEM LATTE
SEPTEM SETTE
 Progressiva: il primo suono influenza il secondo, più che nell’italiano si trova nei deialetti
MONDUM MONNO
QUANDO QUANNO
Sonorizzazione delle occlusive sorde intervocaliche: da sordo a sonoro quando precedute e
seguite da vocali.
STRATAM STRADA
PATELLAM PADELLA
FATICAFATIGA in dialetto

Palatalizzazione: una consonante diventa palatale


Fenomeno per cui dal passaggio dal latino all’italiano si sono formate nuove consonanti: le
affricate.
CENTUM CENTO

Esiti consonante + jod e consonante:


RABIAM RABBIA
RADIUM RADIO, RAGGIO, RAZZO esito dotto

***
ORIGINE DEL VOLGARE

CONCILIO DI TOUR: ATTO DI NASCITA, si invitano i vescovi a tradurre le prediche dalla lingua latina ad una
lingua definita “rustica romana lingua”, che si avvicina al volgare parlato.
Nell’area romanza comincia a diffondersi la consapevolezza linguistica/codici linguistici diversi, concetto
base perché fondamentale per stabilire se si ha di fronte un testo latino o volgare.

Dal crollo dell’Impero Romano d’Occidente fino al 960: confusione linguistica perché c’è incertezza nell’uso
dei codici linguistici.
Primi testi scritti in volgare in Italia:
tra 800 e 900 d.C. testi pratici
a partire dal 1200 cominciano a diffondersi testi letterari in volgare area geografica: Sicilia, prima grande
esperienza poetica: scuola poetica siciliana.
Indovinello Veronese: presenta caratteristiche latine e volgari indovinello è il contenuto del testo,
conservato nella biblioteca di Verona. Due appunti: uno scritto in latino e uno in una lingua a metà. Cosa
rappresenta? Si descrive una metafora legato all’attività dello scrittore:
Buoi: dita mano
Campo bianco: fogli
Aratro: penna
Seme nero: inchiostro
SI considera un testo latino di tipo medievale, non classico.

Prima Testimonianza di testo volgare in ItaliaIX secolo Iscrizione Catacomba di Commodilla (Chiesa
romana)
“Non pronunciare le orazioni segrete a voce”: promemoria per chi dice la Messa che ad un certo punto
bisogna parlare a voce bassa.
ILLE: articoloide (antico articolo che sta a metà tra l’articolo e dimostrativo, ibrido).
Vuole riprodurre il più possibile nello scritto la pronuncia. Perché la doppia B? Betacismo.

AD CASAM rafforzamento pronuncia

Si considera il più antico testo in volgare: Placito Capuano (960 d.C.)atto giuridico, le frecce segnalano
tutte le volte in cui viene usato il volgare. Chi scrive, scrive in latino, poi inizia in volgare, poi in latino e così
via (in modo consapevole). Vi è proprio una consapevolezza linguistica. Contrasto tra lingua latina e volgare
in uno stesso testo. La lingua del diritto è il latino, ma i contadini (testimoni) parlano in volgare (la
testimonianza viene riportata in volgare).
Area meridionale, Placito è un termine tecnico che indica una sentenza in ambito giuridico. Verbale di una
sentenza perché c’è stata una causa per l’assegnazione di alcune terre al Monastero di Montecassino. La
proprietà decade dopo 30 anni e per usucapione va a chi utilizza le terre. Si chiede a delle persone di
andare a testimoniare perché il proprietario vuole queste terre ma il Monastero utilizza questi terreni da
più di 30 anni. Per stabilire la sentenza vengono chiamati dei testimoni (3) che recitano una formula (loro
testimonianza) è scritta in volgare.

Linguisticamente
livello grafico: oscillazione dell’uso di consonanti (a volte c’è K, C, Q). Incertezza nell’uso di C, si erano già
affermate le affricate.
livello sintattico (sequenza degli elementi): si anticipa “quelle terre” (l’oggetto) e messo nella parte sinistra
della frase fenomeno sintattico: DISLOCAZIONE A SINISTRA (tratto dell’italiano contemporaneo parlato
che i linguisti attribuiscono all’italiano neo-standard che comincia ad essere studiato negli anni ’80 del
‘900).

Dopo il 960 d.C.…


Quando inizia ad essere utilizzato tanto il volgare? Dall’XI secolo (anno 1000). In tipologie di testi
tradizionalmente scritti in latino, troviamo anche testimonianze in volgare poiché si sta diffondendo anche
in testi religiosi, non solo giuridici.

Iscrizione di San Clemente (fine XI secolo): uno dei più antichi esempi di fumetti trasposizioni scritte di
esempi di lingua parlata.
Rappresentazione del miracolo di San Clemente, personaggi, frasi vicino ai personaggi. Clemente è riuscito
a convertire al cristianesimo la moglie pagana di un patrizio. Per punirlo lo rende cieco e sordo, per
vendicarsi del Santo chiama degli schiavi ma egli si trasforma in una colonna.
Contrapposizione tra latino (lingua della religione) e volgare (il pagano).

Testi tutti fuori Toscana, essa arriva un po’ dopo primo testo toscano in volgare Il conto navale pisano.
Frammenti di un libro di conti di banchieri fiorentini.
Testi non letterari!

Testi letterari: Ritmi (testi poetici): componimenti in versi che hanno una metrica vicina ad alcuni testi latini
chiamati ritmica. Testi letterari di ambito religioso.

Prima grande esperienza letteraria: scuola poetica siciliana.

Carta Ravennate: dentro un manoscritto son state rinvenute due poesie: fenomeni linguistici databili alla
fine del XII secolo, periodo subito precedente alla scuola poetica siciliana. Prima di essa, poteva esserci in
Italia un’esperienza poetica precedente.

IL DUECENTO fornisce la letteratura volgare. Nasce in questo periodo medievale il concetto di comune.
Essi fanno in modo che il volgare si diffonda. Il volgare si sviluppa in un tipo di testi scritti: i volgarizzamenti.
Volgarizzamento: testo tradotto dal latino in volgare es. Eneide, Metamorfosi di Ovidio.
Qual è il problema di chi traduce? Rimanere fedele al testo di partenza, non ci sono tutte le parole
disponibili quindi si inventano parole/termini nuovi modificando la parola latina e quindi portandola alla
morfologia e fonetica del volgare. I volgarizzamenti hanno arricchito il lessico del volgare.

La grande poetica siciliana ha a che fare con l’amore perché è il tema tipico della poesia provenzale (Francia
meridionale), influenza moltissimo la scuola poetica siciliana si parla di amor cortese.
Per quanto riguarda la Sicilia, siamo alla corte di Federico II.

È con il Duecento che il volgare comincia ad essere usato in maniera sistematica, produzione volgare in
ambito poetico. (poi in prosa volgarizzamenti).

SCUOLA POETICA SICILIANA si sviluppa alla corte di Federico II.


Il siciliano viene utilizzato nella letteratura. A questa corte vanno a lavorare tantissimi poeti,
spesso funzionari della corte. Usano nelle poesie un siciliano molto alto/colto chiamato siciliano
illustre.
Lo stesso Federico II è un poeta es. trattato di falconeria, il più importante poeta è Giacomo Da
Lentini detto il Notaro. Ha inventato la struttura metrica del sonetto.
Latinismi x alzare il registro.

Storia complicata: le poesie che leggiamo non solo quelle originali ma le versioni toscanizzate.

Rima imperfetta tipica delle poesie siciliane toscanizzate.

Dante da un giudizio positivo del toscano “DE VULGARI ELOQUENTIA” (primo trattato di riflessione
linguistica) vuole cercare una lingua da essere utilizzata in letteratura e in contesti alti. Egli trova
dei difetti a tutti i volgari tranne che per il siciliano e in parte bolognese.
Giudizio positivo dal punto di vista linguistico del siciliano, lui le legge in versione toscanizzata.
Volgare illustre: lingua dotta, alta.
Come si fa ad alzare il registro linguistico? Provenzalismi, latinismi. Il volgare siciliano viene ripulito
dalle parole più basse.

Dante da un giudizio positivo del siciliano perché non conosce il siciliano originale, ma le poesie
siciliane le sono arrivate nella forma toscanizzata.

Come sono arrivate fino a noi le poesie siciliane?

• Attraverso dei codici medievali scritti da copisti toscani

 I copisti intervengono sulla forma e toscanizzano le poesie

 Per ricostruire la veste originale delle poesie siciliane utilizziamo il LIBRO SICILIANO
posseduto da un filologo del Cinquecento, Giovanni Maria Barbieri

Barbieri trascrive un pezzo di canzone siciliana, con altri confronti è stato possibile ricostruire il
siciliano.

***

Firenze 1211: primo testo fiorentino


Con lo sviluppo della società comunale, Firenze diventa un centro importante.
Simbolo di Firenze è la sua moneta (il fiorino simbolo della grande espansione economica, sociale
e culturale di Firenze).
Il fiorentino diventa un volgare importante, oltre grazie all’aspetto letterario, anche perché dal
punto di vista strutturale è la lingua più vicina al latino; quindi, è quella che viene utilizzata dai
dotti.
Centro mercantile di Firenze, saper fare i conti.
Scuole d’abaco: scuole per imparare a fare i conti, leggere e scrivere.
Firenze: Grandi letterati + ceto di mercanti/lavoratori/ artigiani che scrivono in maniera popolare,
ma sono testimonianze scritte (minoranza perché la maggior parte delle persone è analfabeta a
Firenze).

Brunetto Latini (Canto XV dell’Inferno) scrive in volgare latino. Dante lo considera suo maestro!
Guido Faba (Bologna) è un maestro di retorica e soprattutto per gli studi retorici e giuridici,
Bologna è la città più importante d’Italia nel Duecento. Gemma Purpurea.
Racconti di viaggio e cronache= testi non strettamente letterari ma si fanno dei racconti precisi di
fatti che succedono. Autore più famoso per quanto concerne i racconti di viaggio è Marco Polo (il
Milione), fonte di arricchimento lessicale.

Seconda metà del Duecento: la Toscana diventa il centro dell’Italia dal punto di vista sociale e
linguistico. (non solo Firenze ma anche Siena, Pisa…). Dante Alighieri sarà il personaggio di
riferimento.
Oltre a Dante abbiamo grandi autori come Guittone d’Arezzo (dal punto di vista poetico) il
capofila dei siculo-toscani perché oltre all’amare, tratta anche di temi morali.

Stilnovo: immagine che riassume lo stilnovismo è la figura della DONNA ANGELO (gentilezza e
nobiltà d’animo). Nobiltà dello stilnovo è la nobiltà d’animo. Investe tutta l’Italia e il poeta
promotore è il bolognese Guinizzelli.
MANIFESTO DELLO STILNOVO: il cor gentile, gentilezza che viene dalla bontà d’animo e
ovviamente l’amore, corrispondenza tra amore e cuor gentile.
Dante dice che il bolognese ha caratteristiche positive, salva il bolognese proprio per questa stima
che ha verso Guidizzelli perché riconosce il suo ruolo dal punto di vista poetico, poi perché
Bologna è l centro più importante dal punto di vista giuridico.
Personaggio fiorentino dell’ultima parte del Duecento è Cavalcanti (amico di Dante, canzone di
riferimento: Donna me prega), Cino da Pistoia, Giovanni Villani.
Il fiorentino tra ‘200 e ‘300 diventa il volgare più importante dal punto di vista letterario.

DANTE
Primo teorico della lingua, che ha fatto riflessioni sul concetto di volgare in Italia;
Prima riflessione metalinguistica: DE VULGARI ELOQUENTIA (1303,1304) scritto in latino perché
era la lingua giuridica e scientifica, era un trattato scientifico della lingua, si riferisce ai dotti
(sull’eloquenza del volgare).
Prima riflessione teorica in tutta l’Europa medievale. Non ha grande circolazione, non si conosce
fino al ‘500 perché viene tradotta per la prima volta da un letterato che si chiama Trissino che sarà
uno dei protagonisti su una discussione sulla lingua che ci sarà nel Cinquecento (quale volgare
usare).
Egli presenta la sua traduzione in volgare del DE VULGARI ELOQUENTIA.

CENTRO DELL’OPERA: Dante parte dall’episodio della Torre di Babele, quindi sulla nascita del
linguaggio. Episodio biblico per cui si parla di come sono nate le lingue, il crollo della Torre ha
portato la frammentazione linguistica in Europa e nel MondoEpisodio mitico

Tante lingue diverse in Europa.


Individua 14 VOLGARI in Italia. Divide le varie aree linguistiche nei vari in modi in cui si dice la
particella affermativa “si”. L’Italia è lo stato della lingua del si.
Non descrive solo i volgari ma analizza per cercare il volgare illustre/migliore che non soltanto
possa essere usato in letteratura ma come strumento di comunicazione alto in altri ambiti (es.
religioso, giuridico…)
Cerca in ogni volgare le caratteristiche migliori, ma non c’è nessun volgare che sia una lingua
giusta per letteratura, per l’uso giuridico e per altri ambiti colti. Gli unici due volgari sono il
siciliano e il bolognese, addirittura nemmeno il fiorentino.
Ci dice quali sono le caratteristiche di questo volgare perfetto (anche se si rende conto che non
esiste):
 Illustre: che illumina, nel senso che deve essere elevato e quindi ripulito di tutti i tratti
bassi;
 Cardinale: come il cardine della porta, deve essere il riferimento attorno al quale ruotano
tutti gli altri volgari;
 Aulico: potrebbe essere usata nell’aula del re d’Italia se l’Italia avesse un re (luogo di
udienze del re);
 Curiale: lingua del tribunale o dell’assemblea legislativa (es. Senato).

Questa riflessione sarà fonte di spunto di altre riflessioni successive sulla lingua.

“IL CONVIVIO” titolo volgare, scritto in volgare;


Non è un testo linguistico perché è il commento ad alcune canzoni a tema filosofico. Tecnicamente
si chiama “Prosimetro” perché presenta una parte in poesia e una in prosa Dante mette delle
poesie e il commento lo fa in prosa.
Dante la scrive in volgare perché il commento è meglio farlo in volgare perché le canzoni sono in
volgare. Poi perché, rispetto al DE VULGARI ELOQUENTIA( che è rivolto a letterati), Dante scrive
con finalità divulgativa, cioè vuole raggiungere un pubblico di illetterati colti (persone colte che
non conoscevano il latino).
Galileo scriverà IL DIALOGO SOPRA I DUE MASSIMI SISTEMI, in volgare perché vuole raggiungere
un pubblico più largo e colto che non poteva conoscere il latino (non tutta la popolazione).

Volgare come mezzo per cui si può arrivare alla conoscenza.


“ .……”
La sua lingua materna lo ha avvicinato alla conoscenza e allo studio del latino.
Dante dice che il volgare sarà iniziatore della conoscenza ma soprattutto il volgare sarà il sole
nuovo. Il volgare, grazie alla sua importanza, illuminerà tutti e sostituirà il latino. Il latino
tramonterà. Ha grandissima fiducia nel volgare.
Com’è stato possibile che questo si è davvero avverato? Fattori storici e culturali della Firenze del
‘300; La Divina Commedia ha avuto una diffusione cosi grande; Petrarca e Boccaccio.

Moneta importantissima tra ‘200 e ‘300.

LA COMMEDIA (Boccaccio la definisce DIVINA)

Scritta in esilio, in 3 momenti diversi, 3 cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso che è scritto
quando è vicino alla morte).
Non esiste nessun autografo. Subito dopo la sua composizione, i copisti cominciarono a
trascriverla proprio per la sua grande fortuna (circa 600 copie che tramandano la commedia al
momento).
Edizione critica: filologia è la disciplina che si occupa dello studio dei testi antichi.
Un filologo, per ricostruire un ipotetico testo originale che non abbiamo la copia originale ma
tante edizioni. Confrontare le copie, studiarle criticamente, valutare le differenze, analizzare le
varianti testuali e scegliere quella che è la forma più vicina dell’autore/della volontà dell’autore.
Obiettivo: fornire un testo il più possibile più vicino a quello originale.
Gran parte del lessico italiano che è fondamentale. Tullio de Mauro dice che il 60% del lessico
fondamentale dell’italiano già c’era quando scrive la Commedia.
Dal 60 al 90% si passa a fine secolo. L’aumento è portato dal lessico della Commedia DANTE
PADRE DELLA LINGUA, IMPORTANTE PER LO SVILUPPO DEL LESSICO FONDAMENTALE CHE
COSTITUISCE QUASI TUTTI I TESTI.

35 anni= metà vita di una persona nel mezzo del cammin di nostra vita.
Dante fa ricorso al PLURILINGUISMO dantesco (Contini): + lingue usa il volgare ma anche
forestierismi; + registri caratteristica della lingua di Dante l’uso di registri differenti, a volte
abbassa il lessico in funzione della cantica, più si va verso l’inferno più si abbassa il registro.
Nel Paradiso troveremo sempre un registro alto, nell’Inferno troveremo parolacce, parole
colloquiali…
MESCOLANZA DEGLI STILI
Il PLURILINGUISMO si contrappone al MONOLINGUISMO di Petrarca (descrive il Canzoniere e usa
solo forme alte).
I letterati del ‘500 parleranno soprattutto di Petrarca e Boccaccio Deve essere preso come
modello Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa. Dante no proprio per questo
plurilinguismo (forme meridionali, settentrionali, forestierismi, latinismi, provenzalismi,
francesismi…).
Inventa parole NEULOGISMI DANTESCHI es. immillarsi, luttare. Egli gioca con la lingua.
IL BEL PAESE
BELLA PERSONA
SENZA INFAMIA E SENZA LODE: mediocre
COSA FATTA CAPO HA
Tradizione orale della Commedia, diffusa tra ‘800 e ‘900. Allora alcune espressioni sono rimaste
nell’uso.
QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE: fine percorso tortuoso in cui si vede la luce della fine
finalmente.

La Commedia ci permette di fare studi diacronici, com’è cambiata la lingua nel corso del tempo;
ma anche diatopici, l’area (vocaboli che fanno riferimento al meridione, settentrione…).

PETRARCA
Con Petrarca siamo in un altro contesto.
Egli si considera tradizionalmente l’iniziatore dell’Umanesimo (‘400) antropocentrismo,
riscoperta testi classici del greco e latino. Si abbandona il volgare e si ricomincia ad usare il latino
in letteratura. Petrarca anche se scrive il canzoniere in volgare, pensava in latino e scrive molte
opere in latino.
Il CANZONIERE=RERUM VULGARUM FRAMMENCTIA: titolo in latino ma vi è un riferimento del
volgare.
2 sezioni, 366 poesie dedicate alla donna amata (Laura) di quando è in vita e dopo la sua morte.
Autografo
Le varie fasi di composizioni ci fanno vedere il lavoro di Petrarca sull’opera (abbiamo sia il testo
definitivo che la brutta copia che si chiama Codice degli abbozzi). Lavoro di revisione linguistica.
La cosa interessante sono gli appunti spontanei che lui fa scritte in latino.

Petrarca diviene il modello linguistico di riferimento per la poesia. Linguaggio lontano dalla lingua
quotidiana e parlata, per questo diventa punto di riferimento per la poesia italiana.
Modello selettivo: registro unico e alto, forte selezione delle parole/monolinguismo. Dante
sperimenta vari generi.

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono


di quei sospiri ond’io nudriva ’l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,

del vario stile in ch’io piango et ragiono fra le vane speranze e ’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero
trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;

et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve
sogno.

BOCCACCIO
Boccaccio diventa il modello di riferimento della prosa. Ma non tutto Boccaccio, soprattutto il
Boccaccio della decima giornata e quello delle cornici (le introduzioni).
Il DECAMERON (novelle) 1370.
Boccaccio è più vicino a Dante perché utilizza tanti registri linguistici differenti.
Punti del Decameron dove il registro è solo alto decima giornata (in particolare la cornice).
Perché tutte le cornici vanno bene? L’autore parla direttamente, la prosa di Boccaccio, non come
Boccaccio fa parlare un personaggio.
I dialoghi non possono essere presi come modello.
Anche per lui si fa una certa selezione. L’unico a cui non si fa selezione è Petrarca.
Autografo, anche se questo manoscritto di Berlino potrebbe non essere l’ultima volontà/ versione
dell’autore.
Di questo manoscritto è stata stampata un’edizione, Vittore Branca che è lo studioso di
riferimento per quanto concerne Boccaccio.
Decameron= deriva dal greco, 10 giornate.
Plurilinguismo= dipende dal grado di istruzione del personaggio, provenienza geografica.

La sintassi rende unico il Decameron, struttura sintattica molto complessa (grande numero di frasi
subordinate e relazioni tra le frasi).  SINTASSI IPOTATTICA, basata sulla subordinazione, non
paratattico.
Ricchezza lessicale

Boccaccio conosce Petrarca e prova ammirazione per Dante.


Boccaccio copia la Commedia, non copia sempre fedelmente (riscritture).
Raccolta di opere dantesche TRATTATELLO IN LAUDE DI DANTE
Fa un suo commento alla Commedia che intitola ESPOSIZIONI SOPRA LA COMMEDIA DI DANTE.

3 OPERE SCRITTE IN FIORENTINO 3 corone (Dante, Petrarca e Boccaccio)  La Commedia, il


Canzoniere e il Decameron, che diventano modello linguistico.
Tutti gli autori si rifanno a loro.

Decameron VIII, 3, 9

[...] fu da Calandrin domandato dove queste pietre così virtuose si trovassero. Maso rispose che le
più si trovavano in Berlinzone, terra de' Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella
quale si legano le vigne con le salsicce, e avevasi un'oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una
montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra
cosa facevano che fare maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi [...], e ivi presso
correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciol
d'acqua [...]

UMANESIMO (‘400) : linguisticamente si ritorna indietro, non si usa più il volgare in letteratura ma
il latino. Adorazione del mondo latino sia la lingua più giusta per l’arte e per la letteratura.

Cambiamenti dal punto di vista politico agli inizi del ‘400 si formano gli Stati Regionali che vanno
a sostituire le realtà comunali.

Possiamo riassumere questo secolo con 3 grandi filoni:


 Rapporto tra latino e volgare: si lascia il volgare e si ricomincia ad usare il latino;
 SI formano lingue che esistono solo nel ‘400 che sono strettamente legate alla formazione
degli stati regionali (Lingue di Koinè, la lingua comune lingua usata da chi lavora dentro
la corte, es. lingue degli uffici). È una lingua che cerca di inglobare tutti i tratti regionali che
le varie città condividono ma i tratti strettamente locali vengono cancellati. Esperienza
legata solo al Quattrocento.
 Cambiamenti del fiorentino (anche per fattori storici, sociali…): fiorentino del ‘300 (quello
delle 3 corone), fiorentino del ‘400 e del ‘500.
Spostamenti delle persone dalle campagne alle città (urbanizzazione), peste (aveva
provocato tanti spostamenti). Il fiorentino del ‘400 è una parentesi.
UMANESIMO LATINO tipico della prima parte del ‘400, poi vi sarà l’UMANESIMO VOLGARE.

UMANESIMO LATINO: si critica fortemente l’uso del volgare


Virgilio (poesia), Cicerone (prosa).
Dante preso di mira dagli umanisti perché ha usato poco latino.
Biondo Flavio e Leonardo Bruni discutono sul rapporto tra latino e volgare. Com’è nato il volgare?
Il primo presenta la teoria meno scientifica e ha successo  il volgare nasce come
corruzione/degenerazione del latino. Volgare subordinato al latino.
Il secondo sostiene che è una lingua meno importante e senza grammatica. La prima grande critica
riguarda l’assenza di una grammatica.
Bruni ha una teoria più scientificaFin dall’antichità c’è il bilinguismo (latino e lingua parlata).

UMANESIMO VOLGARE  valorizzazione del volgare


Se una delle maggiori critiche è l’assenza di grammatica, allora bisogna per forza scriverla. Leon
Battista Alberti è il protagonista di questa fase, cerca di trovare i modi per diffondere il volgare a
livello letterario (fiorentino quattrocentesco lingua di riferimento per lui). Egli dirà che il volgare
deve essere codificato e usato il più possibile in più contesti.
Della Famiglia: intro in cui espone il suo pensiero linguistico e dice che è d’accordo sulla nascita
del volgare ma è il momento di dare importanza al volgare e far assumere l’importanza che ha
avuto il latino. Organizza un concorso/gara poetica “Certame coronario” che consiste nello
scrivere poesie in volgare.  metodi che usa per cercare di favorire la diffusione del volgare.
Non vince nessuno, giudici umanisti che non gradiscono l’uso del volgare in poesia, essi non sono
pronti ad usarlo in letteratura.

CON LA STAMPA SI TORNA AL VOLGARE

Secondo Alberti bisogna elevare a pari grado il volgare al latino.


Alberti scrive la Grammatichetta Vaticana, conservata alla Biblioteca Apostolica Vaticana (anni ’40
del ‘400) viene considerata la prima grammatica del volgare e quindi dell’Italiano. Ha solo un
problema, cioè il fatto che rimane manoscritta, quando ci sarà la stampa non avrà circolazione.
Viene pubblicata anche agli inizi del Novecento, negli anni ’60 del ‘900 uno studioso attribuirà ad
Alberti questa grammatica.
1516 data di pubblicazione della prima grammatica a stampa del volgare, scritta da Fortunio.
Quella di Alberti è anche la prima grammatica sincronica del volgare, ossia parlare di qualcosa di
contemporaneo, quindi descrive il fiorentino del ‘400.
Il ‘500 in Italia è il secolo delle grammatiche, saranno sul fiorentino del ‘300, descrivere la lingua
trecentesca delle tre corone.
EL al singolare ed E al plurale tratto distintivo del ‘400.

Alberti pone l’attenzione sul problema tra il rapporto grafico e fonetico-fonologico del volgare.
Ortofonico: di corretta pronuncia

IL DE PICTURA=sulla pittura, la pittura


Partire dal latino e quindi fare una traduzione dal latino, lessico comune, usate dentro trattati
sull’arte, diventano dei tecnicismi. Questo non accade solo a Firenze ma in tutta Italia. Dopo
Alberti, il ‘400 è il secolo dove fiorisce il filone delle traduzioni in volgare. Traduzioni del ‘300 dal
latino al volgare: VOLGARIZZAMENTI. La traduzione è un modo di diffusione e arricchire il lessico.
Cristoforo Landino: personaggio molto vicino alla corte fiorentino (ambiente di Lorenzo il
Magnifico a favorire l’uso del volgare, la politica fiorentina porta a favorire le traduzioni).
Si diffonde il genere del commento, oltre che alle traduzioni. (nel ‘400).
Passaggio (invenzione stampa e formato di libro che è molto diverso dal manoscritto e dalle
stampe del ‘500 perché i primi testi stampati del ‘400 prendono il nome di INCUNABOLI (primi
esempi di testi stampati alla fine del ‘400, formato grande, prime prove di stampa).
La punteggiatura viene introdotta nel ‘500.
Landino fa un commento importante alla commedia dantesca.
Metà della vita: mezzo del cammino
Vedo grandi differenze tra interpreti e chi la legge/espone di questa cantica, tanti commenti sulla
commedia. Lavoro filologico, prende i testi che ha a disposizione della Commedia e i commenti che
ha a disposizione.

Formazione nel ‘400 degli stati regionali, corti con un signore e una famiglia e tutti gli uffici
collegata a questa corte, in cui la lingua volgare si diffonde.
Corte di Lorenzo De ‘Medici, fa politica linguistica forte per diffondere il fiorentino.
Poliziano scrive opere in fiorentino. Contesto culturale favorevole ed esalta il fiorentino dal punto
di vista culturale, altro fattore importante è l’invenzione della stampa (metà del ‘400).
All’inizio del Cinquecento, la lingua della letteratura è il volgare.
LE LINGUE DI KOINE’  Koinè significa lingua comune, deriva dal greco.
Formazione stati regionali, elemento più importante è la corte, dove vanno a lavorare tante
persone e si forma una cancelleria centro politico e culturale.
Era successo qualcosa di simile alla corte di Federico II.
Serve una lingua comune condivisa nella corte della cancelleria.
Perché lingue e non lingua? A seconda del territorio vi è una lingua differente (centrale,
meridionale e settentrionale)

CARATTERISTICHE:
o I tratti municipali vengono eliminati, eleminati i tratti più bassi e strettamente
volgari/dialettali.
o Oltre alle caratteristiche della regione, vi sono tantissimi latinismi e toscanismi (perché il
latinismo serve ad alzare il registro, il toscanismo mobilita la lingua).

o
Forti spie settentrionali, che ci riportano nell’area lombarda rasone, grafia della i (y), onore
scritto con h (latinismo), lingua burocratica (vicina all’atto), questo è l’ambito delle lingue di Koinè.
Non possiamo identificare la città vera e propria perché i tratti son stati eliminati.

KOINE’ DELLA KOINE’ quando nel ‘400 si dovrà scegliere quale tipo di volgare utilizzare, letterati
dicono che bisogna trovare una lingua il più possibile nazionale di base toscana. Nel ‘500 troviamo
la lingua di Koinè solo per quello, tutto si esaurisce nel ‘400.

IL FIORENTINO DEL QUATTROCENTO  ARGENTEO (In opposizione a quello del ‘300


AUREO, quello di epoca repubblicana).

Castellani ha dato questa definizione.


Manni 1979 ha elencato le caratteristiche del fiorentino quattrocentesco tratto più
macroscopico è la forma dell’articolo (EL non IL).
Capegli Capelli
CavagliCavalli
Da LLI a GLI PALATALIZZAZIONE
Dua Duo
Forma tipica del ‘300 è DUE, nel ‘400 DUA/O, nel ‘400 DUE.

Un letterato che ha a che fare con la lingua nel ‘400 è SANNAZZARO, letterato dell’area campana
che scrive un romanzo pastorale, prosimetro chiamato ARCADIA.
Accorgendosi del ruolo importante che hanno acquisito le 3 corone, trasforma l’opera nel
fiorentino del ‘300.
Primo esempio di “risciacquatura dei panni in Arno” anche Manzoni riscrive il suo romanzo
(scritto inizialmente in lingua toscana ma con tante forme della sua regione).  ripulire la lingua
nel fiume di Firenze.  espressione manzoniana.

Il fiorentino del ‘300 sarà la lingua di riferimento degli scrittori

Tre risciacquature quella manzoniana nell’Ottocento, quella dell’Arcadia e quella di Ariosto


nel Cinquecento (L’Orlando Furioso).

Invenzione della STAMPA (Gutenberg), con lo sviluppo della tipografia il volgare sorpassa il latino,
nessuno più alla fine del ‘400 si chiederà se scrivere in volgare o in latino.
La stampa da il colpo finale per la vittoria del volgare.
BIBBIA primo testo stampato.
La città riferimento per quanto riguarda la stampa in Italia è Venezia, il tipografo più importante è
Manuzio.
Pubblicherà opere in volgare (inizio del Cinquecento), egli collabora maggiormente con Pietro
Bembo ( figura centrale nel corso di tutto il secolo).
Grazie alla stampa, il volgare raggiunge tutta Italia.

DEFINITIVA AFFERMAZIONE DEL VOLGARE TEMA IMPORTANTE per capire quello che succede
agli inizi del ‘500

IL CINQUECENTO (E L’OTTOCENTO) È IL SECOLO PIU IMPORTANTE DELLA STORIA


DELLA LINGUA
Manuzio stampa Orazio e Virgilio ed inventa un nuovo formato di libro, quello tascabile. Vs
INCUNABOLI. Si cerca di risparmiare in qualche modo, formato piccolo, libro normale.
Nei libri entra la PUNTEGGIATURA, si usa il corsivo e l’apostrofo
INNOVAZIONI DI MANUZIO EDIZIONI ALDINE significa parlare di libri pubblicati da Aldo Manuzio.
1501: oltre ai testi classici del latino, si stampa anche il Canzoniere.
1502: La Commedia di Dante.

Oltre a Venezia, tante tipografie nascono un po’ in tutta Italia.


Agli inizi del ‘500 è definitivo l’uso del volgare al posto del latino
SI apre un dibattito tra letterati portato dal successo del volgare QUESTIONE DELLA
LINGUA del Cinquecento, discutono di quale volgare deve essere usato.
Bisogna capire quale tipo di volgare.
Momento più importante nella storia della lingua.

In tutto ci sono tre questioni della lingua:


 Quello del Cinquecento, protagonista Bembo;
 Altri due dibattiti sono avvenuti nell’Ottocento (primo e secondo), protagonista Manzoni.

Prima questione della lingua e seconda: letteraria, terza sociale (Unità d’Italia).
QUALE DEVE ESSERE L’ITALIANO DI TUTTI GLI ITALIANI?
CONSEGUENZA DELLA DISCUSSIONE DEL ‘500: codificazione della lingua, norma linguistica
condivisa da tutti gli scrittori, quale lingua gli scrittori devono usare in letteratura.
Nella questione della lingua del ‘500 viene fatta una discussione linguistica in cui vi sono 3 idee
principali:
 BEMBO propone un tipo di lingua;
 Seconda proposta chiamata TEORIA CORTIGIANA;
 Posizione dei FIORENTINISTI;

Tra queste 3 teorie, quella che avrà piu successo è quella di Bembo (personaggio chiave).

BEMBO E LE PROSE DELLA VOLGAR LINGUA (OPERA DI RIFERIMENTO PER LA


QUESTIONE DELLA LINGUA)  1525
Testo che ha come oggetto il volgare, pubblicato a Venezia in tre libri. Non è un trattato ma viene
scritto sotto forma di dialogo. Quattro personaggi, ogni personaggio porta un’idea diversa, tra cui
uno che porta l’idea di Bembo.
 Giuliano De’ Medici: si sofferma sull’importanza dell’umanesimo volgare nel ‘400;
 Federico Fregoso: espone tesi storiche, riprende teorie su come è nato il volgare (Biondo
Flavio, Leonardo Bruni);
 Ercole Strozzi: espone le tesi degli umanisti latini, degli avversari del volgare;
 Carlo Bembo: espone il pensiero del fratello che propone come modello linguistico il
fiorentino delle Tre Corone, quello trecentesco.

Il terzo libro è più tecnico, considerato una vera e propria grammatica; il primo parla
dell’introduzione storico-linguistica e analisi della nascita della letteratura volgare; il secondo p
dedicato allo stile e alla metrica.

 IDEE DI BEMBO:
Per quanto riguarda la poesia, il modello di riferimento è Petrarca (sempre registro alto), per la
prosa Boccaccio (viene preso il Boccaccio delle cornici, parla l’autore). Critico nei confronti di
Dante e il suo plurilinguismo. Dante viene messo da parte per tutto il Cinquecento.

Fine Cinquecento: fondazione ACCADEMIA DELLA CRUSCA, pubblica un libro in volgare: LA


COMMEDIA DI DANTE per ridare importanza all’autore dimenticato per tutto il secolo.
FRONTESPIZIO: Dedicato al Papa, è in tre libri.

Opera centrale della questione della lingua del ‘500 L’ORLANDO FURIOSO DI ARIOSTO, legge
Bembo e decide di riscrivere l’Orlando Furioso nel fiorentino trecentesco.
3 edizioni scritte in una lingua settentrionale, padana, illustre, ferrarese: 1516, 1521, 1532
(presenta differenze perché si avvicina al modello del fiorentino trecentesco).

La questione della lingua non finisce con la vittoria di Bembo, ma è senz’altro quella che in tutto il
secolo avrà piu successo.

 TEORIA CORTIGIANA, o italiana (si cerca una lingua il più possibile nazionale)
Perde di importanza subito, ha meno successo.
Il riferimento per quanto riguarda la lingua è la corte, in particolare quella di Roma (quella papale).
Il Papa veniva eletto da una città d’Italia differente: dopo essere stato eletto si portava sempre
dietro le persone che lavoravano con lui da quella città, si presenta in qualche modo la necessità di
avere una lingua sovraregionale perché il Papa eletto arriva sempre da diverse zone d’Italia.
Si forma una koinè di una koinè, sovraregionale a base toscana.

Il nome più importante è quello di Trissino, dice che la lingua letteraria è sicuramente non quella
fiorentina.
È la teoria che Dante espone nel De vulgari eloquentia. Rimaneggia il concetto di volgare illustre
esposto da Dante. Trissino dice che secondo Dante, il volgare da trovare è una lingua italiana che
proviene dalle forme migliori dei volgari italiani (mescolanza) ERRORE, DANTE NON DISSE
QUESTO.

Crolla subito poiché legata ad un fatto storico 1527 SACCO DI ROMA, perde la sua centralità dal
punto di vista politico e religioso e quindi crolla la teoria linguistica.

Due teorie che resistono: BEMBO e quella dei FIORENTINISTI

 FIORENTINISTI
Propongono il fiorentino come modello di riferimento, non antico del’300 ma quello
contemporaneo (dell’uso, vivo del Cinquecento).
Machiavelli molto importante dal punto di vista culturale e della Firenze di quegli anni.
Parla della lingua contemporanea.
Machiavelli scrive il DISCORSO O DIALOGO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA, dialogo immaginario
che lui ha con Dante. Mette di fronte a Dante certi errori che secondo lui ha messo nel De vulgari
eloquentia.

Grammatiche ispirate al fiorentinismo. Il grammatico più importante è Giambullari che scrive una
grammatica che si intitola De la lingua che si parla et scrive in Firenze.
Aspetto più diverso ed innovativo del titolo prende in considerazione anche la lingua parlata.
Collegamento con la lingua parlata a Firenze e quella scritta, continuità tra le due.
SI cerca di mobilitare il parlato fiorentino del ‘500 collegandolo allo scritto del ‘300.
Pubblicata anche con un altro titolo che è Regole della lingua fiorentina (più tradizionale).

LA NORMA GRAMMATICALE: secolo più importante per le grammatiche


Il ‘500 viene ricordato come il secolo d’oro delle grammatiche perché vengono pubblicate più
grammatiche
La prima a stampa è quella di Fortunio, Giambullari…
Sul versante dei dizionari (lessicografico), si cominciano a pubblicare dizionari con appendice
grammaticale. I primi son dei dizionari che stanno a metà tra il dizionario e la grammatica, non
sempre è facile distinguere la parte grammaticale da quella del dizionario.
Il modello di lingua che si descrive è quello di Bembo, ma vi sono impostazioni differenti.

La Fabbrica del mondo parole organizzate per argomento (come i dizionari metodici).
Le tre fontane titolo che richiama il modello linguistico del fiorentino delle Tre Corone.

Ottocento secolo d’oro della lessicografia, - grammatiche + dizionari

COME FINISCE LA QUESTIONE DELLA LINGUA? QUALE POSIZIONE VINCE?


Bembo ha più successo, ma in realtà nessuna posizione vince.
Finisce con un compromesso:
Teoria di Bembo un po’ rivista
La teoria che più si avvicina è quella di Bembo ma con qualche differenza.
Viene proposto per lo scritto il fiorentino trecentesco (tutto, anche quello degli autori meno
importanti).
Chi propone questa teoria? Un letterato/filologo famoso a Firenze alla fine del ‘500 cioè
Leonardo Salviati. il personaggio che fa concludere la questione della lingua. Egli sarà anche uno
dei fondatori dell’Accademia della Crusca (a Firenze, fine ‘500).

Personaggio che sta nel mezzo, centrale, altrimenti non si capisce come si arriva alla soluzione di
Salviati  Varchi, allievo di Bembo. Porta a Firenze le prose e cerca di allargare il modello
linguistico di Bembo. È importante recuperare tutta quella parte di lingua parlata contemporanea
e colta che può essere affiancata allo scritto del Trecento propone collegamento tra lingua
scritta trecentesca e parlata contemporanea.

Con questo recupero della lingua contemporanea, il fiorentino si allarga e si arriva alla teoria di
Salviati. Continuità tra lingua che si parla e quella degli scrittori antichi si trova anche negli autori
minori del Trecento, non soltanto il fiorentino degli autori letterari (fiorentino dei documenti, dei
testi d’uso).

Edizione a stampa del Decameron curata da Salviati (1582).

Salviati pubblica edizione critica del Decameron scegliendo la versione più corretta secondo lui.
Rassettato da Salviati.
Edizione rassettata o Decameron rassettato.
Nel ‘500 c’è un fatto importante contro i testi che andavano nella direzione della satira, che
usavano lessico esplicito, che facevano critiche nei confronti della Chiesa. INDICE DEI LIBRI
PROIBITI.

IL DECAMERON VIENE MESSO IN QUELL’INDICE, NON PUO’ CIRCOLARE E NON SI PUO’ LEGGERE.
PROBLEMA perché viene preso come modello per la prosa. Come si fa a prendere un modello che
non si può leggere?

Riscriverlo e pubblicarlo con parti tagliate. SI tagliano le parti che non vanno bene da li la
definizione di rassettato, tagliare e ricucire insieme.
Salviati non si limita a tagliare ma cambia la trama per far tornare un po’ le cose, Decameron
vengono tagliate e modificate alcune parti.

Avvertimenti della lingua sul Decameron scrive indicazioni/fa un commento “Ho scelto di usare
queste parole/forme per questi motivi”.

La questione della lingua in realtà non finisce con Salviati, ma finisce con un’opera importante
IL VOCABOLARIO DELL’ACCADEMIA DELLA CRUSCA, nella prima edizione (1612). Ci fornisce il
fiorentino trecentesco.

ACCADEMIA DELLA CRUSCA (1582-83, FIRENZE)

Si contestualizza nel quadro del ‘500 che è un secolo che vede il fiorire di tante accademie.

Nasce come istituzione che si contrappone all’università (luogo culturale che forma la classe
dirigente, lingua di riferimento delle uni è il latino).
Le accademie sono quei luoghi culturali in cui i letterati si incontravano per parlare di questioni
letterarie e linguistiche sul volgare.

Accademia Fiorentina più antica. Cosimo I De’ Medici usa per promuovere la politica culturale e
linguistica di Firenze. Diventa organo di stato, pubblico. Secondo lui l’accademia doveva pubblicare
grammatica ufficiale della lingua fiorentina perché pensava che attraverso la politica linguistica si
potesse rafforzare la politica della città di Firenze.
DIBATTITO: fiorentinisti  Si discute se sia possibile o no scriverla. È possibile fermare la lingua in
una regola, dato che è viva?

ACCADEMIA DELLA CRUSCAperché ci si basa su una metafora.


Non viene fondata subito come accademia ma come brigata.
All’inizio si chiama Brigata dei Crusconi perché questi letterati fiorentini che si riunivano per
cenare/trascorrere del tempo e parlare anche di questioni letterarie e linguistiche.
I crusconi erano quelli che facevano cruscate (incontri di divertimento ecc.).
Salviati, con il suo ingresso, fa trasformare il gruppo in Accademia.

Vocabolario strumento per diffondere la lingua

Nome si basa su una similitudine tra la lingua e il pane e la farina. Salviati dice “qual è l’elemento
del cibo più fondamentale? Il pane.”
Anche la lingua è importante come il pane.
L’Accademia deve avere questo scopo.
Come per fare il pane si sceglie la parte migliore della farina (fior di farina) e si lascia lo scarto
(crusca), così i letterati devono scegliere le parti migliori della lingua e scartare le parti più basse.
La CRUSCA è la lingua da scartare…CONTROSENSO?
 c’è questa vena scherzosa che si mantiene sempre;
 fin da subito questi accademici dicono che tutta la lingua va studiata, anche se non ci sarà
la lingua più bassa nel dizionario, in realtà va comunque studiata alta o bassa (è degna tutta
di essere studiata, non c’è una lingua migliore o peggiore a livello scientifico)
Opera più importante Vocabolario, 1591: inizio lavori per il vocabolario. È il primo esempio di
dizionario in senso moderno di una lingua europea/monolingue.

Prima opera: LA COMMEDIA DANTESCA (1595) curata dagli accademici.

 Primo criterio riguarda l’ordine delle parole: ordine alfabetico (25 mila parole in tot);
 Si sceglie di mettere verbi all’infinito;
 Sostantivi al singolare, aggettivi al maschile singolare;

Criteri rimasti ancora oggi

Sala delle pale (strumento del fornaio): ciascun accademico prendeva un soprannome accademico
e una pala.
SALVIATI sceglie INFARINATO, MOTTO: GRUFOLANDO
COME IL RICCIO GRUFOLA DENTRO LA FARINA COSÌ L’INFARINATO/ACCADEMICI CERCANO
DENTRO L’INSIEME DELLA LINGUA LA PARTE MIGLIORE DA METTERE NEL VOCABOLARIO.
FRULLONE: SIMBOLO DELLA CRUSCA
Strumento che serviva per ripulire il chicco del grano e quindi separare il fior di farina dallo scarto.

Il più bel fior ne coglie: verso tratto dal Canzoniere, scegliere il più bel fiore della farina/lingua.
Simbologia della Crusca rimanda a questa metafora.
Con questo 1612 si ha per la prima volta, per lo scritto, un modello di lingua nazionale diffuso da
questo dizionario.
Autore del ‘500 citato  Ariosto, perché ha corretto e riscritto la sua opera in trecentesco.
Rientra negli autori citati.

Bersaglio di critiche Tasso e la sua Gerusalemme Liberata (lingua troppo vicina al latino,
ingessata).

DA QUESTO MOMENTO POSSIAMO PARLARE DI ITALIANO! NON PIU DI VOLGARI MA DIALETTI


FORMAZIONE LINGUA NAZIONALE DI RIFERIMENTO PER LO SCRITTO.
LA PREFAZIONE A' LETTORI
<< Nel compilare il presente Vocabolario (cal parere dell'Illustrissimo Cardinal Bembo, de' Deputati
alla correzion del Boccaccio dell'anno 1573 e ultimamente del Cavalier Lionardo Salviati) abbiamo
stimato necessario di
ricorrere all'autorità di quegli scrittori, che vissero, quando questo idioma principalmente fiorì, che
fu da' tempi di Dante, o ver poco prima, sino ad alcuni anni, dopo la morte del Boccaccio. Il qual
tempo, raccolto in una somma di tutto un secolo, potremo dir, che sia dall'anno del Signore 1300.
al 1400. poco più, o poco meno: perché, secondo che ottimamente discorre il Salviati, gli scrittori,
dal 1300 indietro, si possono stimare, in molte parti della
lor lingua, soverchio antichi, e quei dal 1400. avanti, corruppero non piccola parte della purità del
favellare di quel buon secolo >>.
= Nel compilare questo vocabolario, dicono quali sono i loro modelli: Bembo, un gruppo di letterati
che nel 1573 avevano riscritto il Decameron perché era andato all’Indice dei Libri Proibiti (Deputati
alla correzione del Boccaccio dell'anno 1573) e ai principi esposti da Salviati. Hanno ritenuto
necessario citare gli scrittori della lingua del Trecento e tutti questi autori si possono stimare, non
solo alcuni scrittori, ma non tutto il Quattrocento perché c’è stata una corruzione. Viene citato
anche l’Ariosto perché riscrisse la sua opera nel fiorentino del Trecento.

LA RICCHEZZA DELLA LINGUA DEL VOCABOLARIO


Il vocabolario si può analizzare su un doppio livello:
1. Lingua degli esempi: fiorentino del Trecento (nei lemmi e negli esempi);
2. Lingua delle definizioni: fiorentino del Cinquecento (la loro lingua contemporanea). Le
definizioni spesso però sono soggettive e non oggettive.
ES. di MARE → prima c’è la definizione (in fiorentino del Cinquecento), successivamente gli
esempi (fiorentino del Trecento) + come si dice anche in latino (nelle prime edizioni del
Vocabolario non si dicono le etimologie perchè ancora non sono esperti, ma come una
determinata parola si dice in latino).
I proverbi e i modi di dire sono esempi di lingua contemporanea, perché fanno parte della lingua
dell’uso.
Nelle bozze del vocabolario c’è un documento in cui c’è scritto “chiedi al Dottor. Galileo Galilei””,
proprio per avere una definizione più scientifica, lui decise di collaborare, ma diventerà più
presente nella terza Edizione, quando entreranno nel vocabolario i termini scientifici. Le prime
versioni sono letterarie.

5 EDIZIONI
 1 edizione: 1612 (1 volume);
 2 edizione: 1623 (1 volume);
 3 edizione: 1691 (3 volumi);
 4 edizione: 1729-38 (6 volumi)
 5 edizione: 1863-1923 (11 volumi: interrotta a A-Ozono, a causa del regime fascista → la
Crusca era un ente privato (censura), problemi di tipo economico, problemi legati alla
pubblicazione dei volumi perché si andava troppo a rilento.
→ index_esperta.jsp = versione digitale.

LE CRITICHE
Il vocabolario viene criticato molto per la sua impostazione: ormai siamo nel 1600 e ormai viene
preso come modello una lingua antica, che non è quella che è in circolazione.
 PAOLO BENI scrive nel 1612 l’ANTICRUSCA: critica il modello linguistico basato sugli
scrittori del Trecento e difende gli autori del Cinquecento, in particolare Tasso, che è stato
escluso dagli autori citati nel Vocabolario.Tasso rientrerà come autore nel Vocabolario
solamente a partire dalla terza edizione. Lo criticavano per la sintassi troppo complessa e
troppo vicina al latino e per aver utilizzato una lingua troppo diversa dal volgare toscano.
 ALESSANDRO TASSONI: nel margine del Vocabolario scrive delle postille per la seconda
edizione, cio delle note in cui critica l’impostazione del Vocabolario. Anche lui è un
accademico della Crusca e critica il prodotto principale: all’interno dell’Accademia c’erano
anche filoni di pensiero differenti da quello di Salviati.
 DANIELLO BARTOLI: gesuita che critica l’impostazione del Vocabolario → modello troppo
antico di lingua morta rispetto alla lingua effettivamente in uso.
→ Il Vocabolario viene criticato perché visto come qualcosa di “arcaico”.

LA TERZA EDIZIONE DEL VOCABOLARIO (1691)


 3 volumi;
 aumento del lessico e degli esempi;
 contributo dei letterati-scienziati (ad es. Galileo Galilei) = importante perché entrano a far
parte dell’Accademia della Crusca anche altri intellettuali e non necessariamente dei
letterati. Galileo si interroga anche su fattori linguistici, ad esempio su quale lingua sia
meglio usare nelle sue opere scientifiche (parla sia del latino che dell’italiano).

LA LINGUA DELLA SCIENZA: GALILEO GALILEI


Il 1600 è anche considerato il secolo della scienza perché è soprattutto nel ‘600 che la scienza
inizia ad esprimersi in lingua italiana e non solo latino. Il latino veniva utilizzato in ambito scientifico
perché era la lingua per la comunicazione internazionale, condivisa da tutta la comunità scientifica.
 Galileo Galilei nel 1610 pubblica in latino il SIDEREUS NUNCIUS (annunciatore relativo
alle stelle): da notizia alcune scoperte astronomiche: ha individuato i satelliti di Giove (i
Medicei).

IL DIALOGO SOPRA I DUE MASSIMI SISTEMI DEL MONDO


Opera scritta in italiano nella prima metà del Seicento, venne composta tra il 1624 e il 1630.
L’impostazione prevede l’uso del dialogo (botta-risposta) in cui vengono fuori le teorie scientifiche.
Nel dialogo vengono messi a confronto il sistema tolemaico e il sistema copernicano.
Galileo sceglie l’italiano, così può rivolgersi anche agli esperti che non conoscono il latino (non per
forza dei medici, persone colte in generale), ma in questo modo lascia fuori dalla lettura e
comprensione alcuni scienziati europei che non conoscono l’italiano: con Galileo nasce una nuova
lingua per una nuova scienza.
Secondo Galileo la lingua della prosa scientifica (cioè dei testi scientifici) deve essere chiara,
per questo rinnova la terminologia scientifica, cercando di evitare troppi tecnicismi. Cerca di
semplificare usando parole meno tecniche, ma in quel contesto che abbiano sempre un valore
scientifico.
Doveva essere più chiaro dal punto di vista lessicale, cercando di evitare i troppi tecnicismi legati
al latino e dal punto di vista sintattico si preferisce una sintassi lineare e semplice, lontana da
quella tradizionale della letteratura, struttura paratattica (più coordinate, meno subordinate).

Galileo prende le parole della vita quotidiana e da loro un nuovo significato tecnico:
RISEMANTIZZAZIONE = una parola che assume un significato tecnico si chiama TERMINE.
Prende parole che già esistono, che sono parole dell'uso e non scientifiche e dà a queste parole
un nuovo significato tecnico, scientifico.
MOMENTO esisteva già in italiano, ma ha una nuova connotazione tecnico-scientifico, così anche
per FORZA, MACCHIE SOLARI..Con Galileo nasce una lingua scientifica nazionale. La sua opera
ha molta diffusione e viene conosciuta, inoltre allievi e colleghi di Galileo si ispirano a questo
modello e utilizzano lo stesso procedimento di risemantizzazione.

GALILEO ACCADEMICO DELLA CRUSCA


Nel 1605 Galileo viene nominato Accademico della Crusca. Il suo nome accademico è LINCEO e

questa è la sua pala ↴

Perchè Linceo? = Accademia dei Lincei a Roma → corrispondente dell’Accademia della Crusca
però per quanto riguarda la scienza, è il punto di riferimento della scienza.
Disegno a penna contenuto in un codice del Seicento, che rappresenta un cannocchiale puntato
verso la Costellazione della Vergine. Sotto al disegno si legge: «Occhiale, per cui si osservi la
spiga della Vergine Celeste» (la spiga è il riferimento al grano).
→ Sarebbe un cannocchiale (cannone + occhiale).
Fonte: http://www.adcrusca.it/galileo/scienziati.html

I LETTERATI SCIENZIATI NEL SEICENTO


Oltre a Galileo ricordiamo Francesco Redi e Lorenzo Magalotti, entrambi accademici della Crusca.
Magalotti è molto citato nella terza edizione del Vocabolario della Crusca

Redi come scienziato partecipa alla scrittura della terza edizione, ma per aumentare ancora di più
le parole della scienza inventa degli esempi antichi FALSI in cui c’è una determinata parola. Si
inventa dei contesti e delle citazioni → FALSI REDIANI = Il trattato di governo di Pippozzo di
Sando → autore e opera inventato da Redi (dovrebbe essere un testo che descrive la lingua
toscana trecentesca).

MELODRAMMA
Il melodramma è l’unione di musica, azione scenica e parole. Il melodramma discende dalla
Camerata de’Bardi, circolo di intellettuali riunito a Firenze intorno al conte Giovanni Bardi, Ne fa
parte anche Vincenzio Galilei, padre di Galileo. Da qui nascerà poi l’opera lirica che avrà
un’importanza anche dal punto linguistico (‘800), perché molti termini della musica nel mondo sono
ancora in italiano e perchè le arie si diffondono non soltanto tra i colti e i nobili che andavano a
teatro, ma anche a livello popolare. Arie famose = Va pensiero, il Barbiere di Siviglia, Leviamo. Il
personaggio più importante del melodramma è sicuramente Claudio Monteverdi. Il melodramma si
definisce una tecnica che è il RECITAR CANTANDO, il voler riprodurre il parlato attraverso il
canto.

IL BAROCCO E IL MARINISMO
All'inizio del Seicento c’è un filone legato al periodo del Barocco. L’autore più importante è Marino,
che ha scritto l’ Adone. Dal punto di vista lessicale il marinismo prende parole che non sono
soltanto metafore letterarie, ma che prendono anche spunto da altre discipline, allora ci sono delle
innovazioni nel lessico soprattutto con espressioni, locuzioni che riprendono anche da altri
contesti.
Esempio della Botanica: oltre a rosa (fiore barocco per eccellenza) troviamo la bella clizia, la
pallida ed essanghe violetta, il fiordaliso = a parte il termine della botanica si aggiunge la
personificazione tramite l’aggettivazione.
PRINCIPALI CAMBIAMENTI MORGOLOGICI DAL LATINO ALL’ITALIANO

 Scomparsa dei casi (cambiamento fonetico, più grande cambiamento


morfologico): porta ad una ristrutturazione sintattica (l’ordine delle parole diventa
importante e fisso);
 Introduzione dell’articolo (il/lo): categoria nuova dell’italiano rispetto al latino LO + s
impura (ossia s+consonante). Per lo più, per lo meno nella locuzione è rimasta la forma
LO che è un residuo dell’uso alternante tra IL e LO nell’italiano antico, si è cristallizzata.
 Scompare il genere neutro: (morfologia nominale);
 Nasce il condizionale nel sistema verbale;

Cambiamento più generale nel sistema verbale e nominale:


amavit, amato  tendenza ad avere in italiano forme composte rispetto a forme sintetiche del latino
(riguarda in generale i verbisi formano i tempi composti;
ma anche gli aggettivi ALTIOR (comparativo di maggioranza, più alto) Il latino ha una forma sintetica
perché è una sola, l’italiano non è piu una lingua sintetica ma analitica. “PLUS ALTUM”, MAGIS (lingue
romanze che proseguono il comparativo con MAGIS come lo spagnolo, altre che continuano con PLUS come
il francese)

LINGUISTICA COMPARATIVA/COMPARATISTICA: prendere come si fa il compartivo oggi e arrivare a


ricostruire la forma del latino volgare.
A livello morfologico vi sono piu parole per indicare una funzione grammaticale.

La nascita dell’articolo
IL, LO: ILLUM
LA: ILLAM
Prendiamo il caso accusativo per fare le ricostruzioni
ILLUM Cade la M, perdiamo la prima sillaba e rimane LU  LO, la U latina è breve, da U BREVE deriva O
LO: FORMA PIU ANTICA DI ARTICOLO, A VOLTE CADE LA O SI SVILUPPA UNA VOCALE D’APPOGGIO PER
CUI SI ARRIVA AD IL  IL DERIVA DA LO

NEL ‘400 L’ARTICOLO NON SARA’ PIU IL MA EL (UNICA ECCEZIONE).

Cambiamento più importante: ordine delle parole


In italiano diventa più vincolato e l’ordine definito più normale (non marcato; più diffuso) è
SOGGETTO+VERBO+OGGETTO

LUPI (DEL LUPO) GENITIVO CHE CORRISPONDE AL COMPLEMENTO DI SPECIFICAZIONE


IN LATINO LUPO: AL LUPO (COMPLEMENTO DI TERMINE)

Paulus amat Flaviam


Flaviam amat Paulus
Amat Flaviam Paulus
Flaviam Paulus amat

Il significato è portato dal caso, infatti il significato è sempre lo stesso “Paolo ama Flavia”
Il soggetto è l’elemento che concorda col verbo: definizione più neutrale di soggetto.
Preposizioni+articoli formano complementi. Limiti dell’analisi dei complementi: grammatica valenziale
tipo di approccio dove nel centro dell’analisi c’è il verbo dal quale partono elementi più o meno vicini legati
al verbo. (es. verbi zerovalenti come piove).
Capitolo 10 di DARDANO.

Morfologia dell’italiano contemporaneo


Formazione delle parole

Morfema

Suffissi definiti produttivi perché formano tante parole -ismo, -zione, -ino, -accio.

Morfologia flessiva e derivativa

L’uso di prefissi e suffissi non è l’unico modo per la formazione delle parole, vi è anche la
composizione (faccio composti come due parole facenti parte della stessa categorianome+nome
o categorie diverse verbo+sostantivo

Espressioni polirematiche o unità lessicali superiori: sala da pranzo, stile di vita, vigile del fuoco,
luna di miele, bacchetta magica…Forme che si considerano come una sola parola (lessema unico)
ma formate da più parole separate graficamente da uno spazio.

TROVARE CRITERI PER INDIVIDUARE PARTI DEL DISCORSO


QUALI SONO?
 Criterio nozionale (più semplice e meno scientifico): a partire da oggetti reali sono
in grado di dire se è un sostantivo o un’azione…
 Criterio morfologico: si basa sullo studio della derivazione e flessione perché io
posso analizzare il nome muraglia che deriva da muro così come in che rapporto
sono bello e bellezza.
 Criterio sintattico: in base all’ordine degli elementi distinguo le funzioni

In linguistica si definiscono categorie grammaticali (parti del discorso) che sono 9 in italiano
(5 variabili e 4 invariabili)
Non vi è la flessione nelle categorie invariabili (avverbi, congiunzioni, preposizione…)
Distinzione in 9 parti del discorso già nel ‘500 e risale al latino (che sono 8 perché manca l’articolo).
Categorie variabili hanno una flessione e sono soggette ad accordo grammaticale, la flessione
serve a fare l’accordo.
Questo non succede in quelle invariabili poiché non c’è una flessione. Eccezione: caso
dell’avverbio, non si parla di flessione ma c’è un’alterazione grammatica come da bene a
benissimo.

Classi aperte: es. sostantivi, verbi, aggettivi, avverbi;


Classi chiuse: es. articolo (sono quelli), preposizioni, congiunzioni, pronomi, formate da un numero
definito di elementi e i procedimenti morfologici non possono essere inseriti (non si possono
formare nuove parole);

morfologia mi permette di arricchire il lessico ma solo con la classe aperta.


LEZIONE 18
IL NOME (parte del discorso variabile, sottoposta a flessione).
Categorie:
 genere;
 numero
In italiano esistono 6 classi diverse di nomi:
 -o/-i : campo m. eccezione mano/mani (eccezione nome femminile). Non sempre così
rigorosa, ci sono vari eccezioni, dovute alla riduzione dei generi (da 3 a 2) dal latino
all’italiano e dovute anche alla storia della lingua (oscillazione delle parole sia nell’italiano
del Trecento, del Cinquecento..). Oscillazione fino a una codificazione nel 1612 con il
Dizionario degli Accademici della Crusca.
 -a/-e: casa f. (femminili)
 -e/-i: fiore, notte m. f. eccezione carcere maschile / carceri femminile (sia maschile che
femminile). Lo posso capire dal contesto o dalle mie conoscenze pregresse.
 a/-i: papa, papi m. eccezione arma/armi (di solito maschili)
 o/-a: dito/dita: al singolare maschile e al plurale femminile. Residuo del vecchio neutro che
ha lasciato qualche traccia.
• invariabili: re, città, specie m.f. Soltanto dall'articolo che lo accompagna riusciamo a capire il
genere del nome.

→ Analizzare il nome dal punto di vista grammaticale: si guarda come questo nome è formato e in
particolare il suffisso finale (maschile/femminile) → indicazione della classe.
→ Analizzare il nome dal punto di vista semantico (il significato): classificazione tradizionale di
nomi astratti e nomi concreti; oppure la classificazione tra nomi comuni e propri.

Per tanto tempo, nelle grammatiche, l’aggettivo non è mai stato considerato una categoria
grammarticale a sè: viene sentito dai grammatici come una parte del discorso non autonoma,
perchè dal punto di vista sintattico dipende dal nome.

L'AGGETTIVO
L'aggettivo è aggiunto al nome di cui fornisce caratteristiche e precisano il modo in cui il parlante lo
vede.
L'aggettivo è flesso secondo le categorie del genere e del numero, che vengono espresse da un
unico morfema vocalico nella prima classe (buono/buona/buoni/buone) - differiscono sia per
GENERE che NUMERO.
La seconda classe ha due forme flesse: singolare e plurale (grande/grandi) - presentano solo le
forme flesse del NUMERO.
Sono presenti anche aggettivi invariabili, che si è arricchita col tempo, per esempio gli aggettivi
che indicano colori, derivati per conversione da nomi (rosa, viola ecc.). I colori sono delle parole
che indicavano dei nomi e che poi si sono trasformate/convertite in aggettivi con il passare del
tempo.
Per tanto tempo, nelle grammatiche, l’aggettivo non è mai stato considerato una categoria
grammaticale a sé: viene sentito dai grammatici come una parte del discorso non autonoma,
perchè dal punto di vista sintattico dipende dal nome. Per tanti secoli nelle grammatiche c’era una
grande categoria NOME al cui interno c’era la sottocategoria SOSTANTIVO e la sottocategoria
AGGETTIVO. Soltanto nel Novecento le grammatiche hanno iniziato a considerare l’aggettivo
come una categoria grammaticale individuale.
L’aggettivo concorda per genere e numero con il nome che accompagna.
AGGETTIVO = deve essere aggiunto, è qualcosa che dipende da qualcos’altro. Termine che
deriva dalla tradizione grammaticale italiana antica, che la riprende dalla terminologia
grammaticale latina.

Le funzioni principali dell'aggettivo sono due:


 attributiva (collegamento diretto tra aggettivo e nome: l'auto veloce);
 predicativa (il collegamento avviene "per mezzo" di un verbo: l'auto è veloce, collegamento
indiretto).
 Si distingue inoltre una funzione avverbiale. Per es.: l'auto corre veloce → l'aggettivo
modifica il significato del verbo: è dunque in funzione AVVERBIALE. Specifica il modo in
cui l’azione viene svolta, specifica il significato dell’azione.

L'ARTICOLO
L'articolo è una parte del discorso che si associa al nome, con cui concorda in genere e numero,
per qualificarlo in vario modo (articolo determinativo e indeterminativo). L’articolo specifica il
significato dell’intero sintagma:
 Opposizione tra Classe e Membro.
• Il leone è il re degli animali = IL mi dà l’indicazione della classe. Il rappresenta lo status di
classe (o di specie) che si attribuisce al leone.
• Ho visto un leone per le scale = Un indica che si tratta di un membro di quella classe.

 Opposizione tra Noto e Nuovo:


• Abbiamo dato via il gattino.
Il fa riferimento a una conoscenza pregressa del gatto in questione da parte di chi enuncia
il messaggio e di chi lo riceve. Dunque il gattino è un elemento noto.
• Abbiamo trovato un gattino. Non è presupposta alcuna conoscenza.
Il (articolo determinativo) dunque può riferirsi a due casi chiaramente distinti tra loro: Classe e
Membro noto.

Il Nuovo (articolo indeterminativo) può essere Generico e Specifico.


 Generico: prendi una compressa di aspirina ogni sera. Indica un elemento generico perchè
non indico nella scatola quale compressa esattamente devo prendere, una vale l'altra.
 Specifico: A quel punto si è alzato un agricoltore e ha detto. Mi riferisco a una persona nello
specifico all’interno di un gruppo di persone.
→ Differenze a seconda del contesto in cui ci troviamo, va analizzato il senso della frase globale.

IL PRONOME
Secondo l'etimologia del termine (lat. pronomen: che si colloca al posto di un nome), il pronome è
un elemento che fa le veci di un sostantivo:
«Quando incontrai Marco, non c'era nessuno con lui». Sostituisco il nome perchè sennò ci sarebbe
una ripetizione (è ridondante); mi trovo nella stilistica.
→ Tuttavia, in molti casi un pronome non ha nessun rapporto con un nome. Per esempio: «Che
cosa vuoi? - Niente» (uso assoluto del pronome).
= Tra articolo e pronome c’è una somiglianza → I grammatici del volgare non dedicano all’articolo
un capitolo a parte, ma lo inseriscono nel capitolo del pronome.

Quali sono le funzioni del pronome?


 Stilistica: evita le ripetizioni (es.: Quando incontrai Marco, non c'era nessuno con lui).
 Deittica: serve ad indicare qualcosa o qualcuno (es.: prendi quello - lontana da me che sto
parlando e da chi mi sta ascoltando -; è con lui che sto parlando). Collocazione del parlante
nello spazio e nel tempo. Esisterebbe anche CODESTO (lontano dal parlante, ma vicino a
chi ascolta) → ma ad oggi non si usa più: passaggio recente, siamo negli anni ‘80, tratto
tipico dell’italiano neo-standard (LINGUA DI MASSA; riduzione dei dimostrativi da tre a
due).
 Sintattica: può essere un elemento della costruzione sintattica (per esempio il pronome
relativo all’interno della costruzione della frase).

Nel sistema pronominale italiano ricordiamo i pronomi personali. Nell'italiano standard sono
presenti pronomi personali soggetto (io, tu, egli/ella/noi/voi/essi/esse) e pronomi personali
complemento(me/te/lui/lei/loro).
I pronomi personali soggetto di IIl persona (egli/ella/essi/esse) sono oggi poco usati: nello scritto si
preferisce omettere il pronome o usare come soggetto lui/lei/loro, attestati nell'uso da secoli, ma
censurati dai grammatici, che portavano come esempio gli autori del Trecento, basandosi SOLO
sui testi letterari, ad uso più frequente. In realtà Paolo D'Achille ha dimostrato l'antichità del
fenomeno.
→ Usato me/te/lui/lei/loro anche nei Promessi Sposi, infatti il fenomeno di egli/ella/essi/esse come
soggetto è stato interrotto da Manzoni. Usa anche “a me mi” nei dialoghi dei personaggi dei ceti
più bassi: va valutato se errore oppure no a seconda dei contesti, è una forma colloquiale (tratti
dell’italiano neo-standard).
→ Altro tratto neostandard: il congiuntivo = se non sapevo non venivo (colloquiale). BISOGNA
FARE MOLTA ATTENZIONE A SECONDA DEL CONTESTO.

I pronomi personali si distinguono in tonici o liberi (io, tu, lui..) e atoni o clitici (mi, ti, c...) e devono
appoggiarsi agli elementi o che precedono o che seguono.

CONCETTI DI ENCLISI E PROCLISI


 Enclisi: un elemento monosillabico o bisillabico si unisce alla parola che precede
prendendone l'accento e formando un'unità prosodica con essa. Forme enclitiche: mi, ti.
(riferiscimi, muoviti). Si attacca al verbo e forma un’unica parola. Presenti anche
nell’italiano antico FAROLLO, DIROLLO, SARACCI. Unica unità prosodica e grafica.
 Proclisi: un elemento si appoggia alla parola che segue prendendone l'accento e formando
un'unità prosodica con essa. Esempio: mi disse, lo guardo. Rimangono comunque due
parole.
Enclitici e proclitici formano la classe dei CLITICI.

IL VERBO
Il verbo è il centro sintattico della frase, perché intorno ad esso si organizzano i diversi elementi
che la compongono. Insieme con il nome, il verbo rappresenta la struttura fondamentale dell'analisi
grammaticale antica, rintracciabile già in Platone (L.Serianni, Grammatica italiana, Torino, UTET,
1988, p.379). IL CENTRO DELLA FRASE, MOLTO MA MOLTO IMPORTANTE, UN VERBO
CORRISPONDE A UNA FRASE, ANCHE IL VERBO DA SOLO PUÒ COSTITUIRE UNA FRASE
→ AUTONOMIA SINTATTICA, può stare da solo all'interno di una frase.

LE PROPRIETÀ DEL VERBO


1. Modo:
Dardano-Trifone: atteggiamento del parlante nei confronti dell'enunciato.
Serianni, riprendendo la definizione della grammatica di Moretti-Orvieto: «il tipo di comunicazione
che il parlante instaura con l'interlocutore o comunque l'atteggiamento che il parlante assume
verso la sua stessa comunicazione».
→ Come il parlante si pone nei confronti dell’enunciato (cioè di quello che dice). Io decido di usare
l’indicativo quando parlo di un fatto certo e reale, uso il congiuntivo e il condizionale quando c’è un
periodo ipotetico, qualcosa di incerto.

I modi tradizionalmente si dividono in FINITI e INDEFINITI:


 FINITI:
 indicativo: presenta un fatto nella sua realtà;
 congiuntivo: indica la possibilità (credo che venga);
 condizionale: implica l'idea di un condizionamento, indipendente dalla volontà del
soggetto (vorrei fermarmi);
 imperativo: indica un ordine, un'esortazione.
 INDEFINITI:
 Infinito;
 Gerundio;
 Participio
Il valore comunque dipende dal contesto. Infatti l'uso di un modo dipende anche da scelte di
registro (rapporto tra indicativo o congiuntivo) o di livello linguistico.

1. Tempo:
Secondo la definizione comune, indica la relazione temporale tra il momento in cui si parla e il
momento in cui si verifica l'azione. Dobbiamo distinguere un tempo fisico e un tempo
grammaticale: il tempo fisico fa riferimento alla percezione che un individuo ha del fluire del tempo
ed è misurabile. Il tempo grammaticale indica le relazioni temporali che permettono di collocare
l'azione prima, dopo o nello stesso momento in cui viene pronunciata la frase.

Il rapporto cronologico tra l'azione espressa dal verbo e il momento in cui


viene proferito l'enunciato può essere di:
 contemporaneità: il fatto avviene nel momento in cui si parla (Daniela canta);
 anteriorità: il fatto avviene in un momento anteriore a quello in cui si parla (Daniela ha
cantato / cantava / cantò) - prima del momento in cui si parla;
 posteriorità: il fatto avviene in un momento posteriore - successivo (Daniela canterà).

1. Aspetto:
L'aspetto è la maniera con cui il parlante considera l'azione espressa dal
verbo:
 Aspetto perfettivo: l'azione si considera conclusa: Marco tornò a casa.
 Aspetto imperfettivo: l'azione è considerata nel suo svolgersi: Marco tornava a casa.
 Aspetto compiuto: nel presente ci sono gli effetti di un'azione avvenuta in precedenza:
Marco è tornato a casa.
 Aspetto progressivo, con stare + gerundio: Marco sta tornando a casa.

1. Diatesi:
La diatesi esprime il rapporto del verbo con il soggetto e l'oggetto.
 Diatesi attiva: il soggetto coincide con l'agente (con chi fa l’azione) dell'azione, azione
svolta (i vigili regolano il traffico).
 Diatesi passiva: l'agente (chi fa l’azione) non è il soggetto, azione subita (il traffico è
regolato dai vigili).
 Diatesi riflessiva: il soggetto e l'oggetto coincidono (Marco si lava - Marco lava sé stesso).

1. Transitività / Intransitività:
I verbi transitivi possono avere un complemento oggetto:
 Marco legge un libro
Spesso l'oggetto può essere omesso:
Marco legge → in questo caso il verbo è usato in forma assoluta
I verbi intransitivi non possono avere un complemento oggetto:
→ L'uomo impallidì

1. La persona:
Indica a chi o a che cosa il verbo fa riferimento.
La prima persona indica il parlante: io
La seconda persona l'ascoltatore: tu
La terza persona è un individuo presente o assente: egli/lui, qualcuno ecc.

Il verbo e le sue valenze


Per analizzare le strutture della frase è necessario servirsi di un MODELLO teorico che permetta di
cogliere gli elementi necessari e sufficienti per definire di volta in volta ciò che osserviamo. ..) Un
modello può essere
quello della GRAMMATICA VALENZIALE, definito da Lucien Tesnière a metà del secolo scorso
(1893-1954).
Fonte: VIVI: http://www.viv-it.org/schede/modello-valenziale-verbo-e sue-valenze
→ Prende come riferimento un paragone e la terminologia della chimica, la VALENZA: così come
nella chimica gli elementi hanno una loro valenza per combinarsi, così anche i verbi a seconda del
loro significato hanno bisogno di un certo numero di elementi → gli elementi che servono al verbo
si chiamano ARGOMENTI, che possono essere interni (oggetto) o esterni (soggetto).
Francesco Sabatini ha descritto per la prima volta in Italia la frase, arricchendo la tesi di Tesnière,
con l'ausilio di un approccio semantico. Il verbo è l'elemento attorno al quale si organizza la frase e
stabilisce rapporti sintattici
Al verbo si aggiungono i suoi argomenti, gli elementi necessari a completarne il significato. Così si
forma il nucleo. Il verbo è al centro e a lui si aggiungono i suoi elementi che vengono chiamati
ARGOMENTI, che saturano, completano il significato del verbo. Il verbo costituisce il nucleo della
frasa

Il verbo e i suoi argomenti formano una frase minima che costituisce il nucleo della frase, intorno al
quale possono svilupparsi altre parti della stessa frase:
 Mario pulisce il vetro → + con un panno + ogni mercoledì
 Lo sport giova alla salute → + praticato all’aperto
 Gli amici regalano un libro a Giulia → + per il suo compleanno.
Sono frasi minime, ossia nuclei portanti di frasi eventualmente più ampie, posso aumentare
sempre di più allargando la frase. In base a quanti elementi il verbo può reggere, li posso
classificare:
 Verbi zerovalenti: per esempio i verbi atmosferici che non hanno soggetto né complemento
oggetto (piove);
 Verbi monovalenti: si completano con l'indicazione del soggetto (morire);
 Verbi bivalenti: per esempio amare (indicazione di chi ama e di chi è amato);
 Verbi trivalenti..
→ Dizionario dell’uso che da importanza all’aspetto grammaticale: Il Sabatini-Coletti (per i lemmi
verbali).
Altri dizionari d’uso:

L'avverbio
L'avverbio modifica e specifica il significato della frase o di un suo componente. Serve a
determinare varie unità grammaticali, non solo il verbo:
 un aggettivo: molto bello;
 un altro avverbio: troppo tardi.

L'AVVERBIO PUÒ ESSERE:


 semplice: mai, forse;
 composto: almeno (fusione di due parole);
 derivati: che nascono tramite il processo di derivazione, suffissazione: es. quelli in mente;
 locuzioni avverbiali: all'improvviso, poco fa.

LA PREPOSIZIONE
La preposizione ha la funzione di determinare i rapporti sintattici tra le varie parti della frase o di
collegare due frasi. Serianni, p. 327: «Ciascuna preposizione è dotata di tratti semantici autonomi,
ma nello stesso tempo è un elemento che ha funzione relazionale, e dunque il suo significato si
può cogliere solo in ragione di: a) del tipo di reggenza che si determina nell'incontro componente +
preposizione + componente; b) dei significati delle singole parole che si collegano attraverso la
preposizione. Es. Il ritorno a casa (lega i due elementi casa e ritorno, dal punto di vista sintattico).
→ Ha una funzione relazionale, allora da cosa posso capire il significato di una certa
preposizione? Dal contesto, da quali parole seguono, precedono..

LA CONGIUNZIONE
La congiunzione collega sintatticamente due o più parole di una frase (come le preposizioni) o due
o più frasi in un periodo. Possono essere coordinative e subordinative.
 Le coordinative stabiliscono un rapporto di equivalenza logico-sintattica tra frasi o parti di
frase (Mario e Luca verranno domani) → elementi sullo stesso piano, non c’è una
gerarchia. Mario e Luca sono sullo stesso piano.
 Le subordinative collegano frasi non equivalenti sintatticamente, ponendole in un rapporto
di dipendenza (Non ti ho risposto perché non ho sentito). Rapporto di indipendenza, la
principale (può stare da sola) è non ti ho risposto.

 Mangio la mela e guardo la televisione → stesso piano. La principale è mangio la mela; e


guardo la tv è una frase coordinata.
 Mangio la mela ma non mi piace → stesso piano perché la congiunzione è coordinativa. La
congiunzione MA introduce una coordinata avversativa. A seconda della congiunzioni ho
frasi coordinate con diverso significato.

*Esiste anche l’interiezione, ma la Prof.ssa non l’ha approfondito.

MORFOLOGIA DERIVATIVA
→ Legame tra morfologia e lessico:
 Lavor-: base lessicale → mi da il significato della parola;
 -are, -o, -azione.... suffissi. Le parole formate con l'aggiunta di suffissi si chiamano
suffissati.
 preavviso: pre- è un prefisso. Le parole formate con l'aggiunta di prefissi si chiamano
prefissati.

→ La base è un morfema lessicale;


→ Il suffisso/prefisso è un morfema derivativo, perchè fa in modo che si formino parole nuove;
→ Formazione delle parole.

FORMAZIONE DELLE PAROLE


1. Suffissazione;
2. Prefissazione;
3. Composizione (cassaforte)
→ Conversione: una parola passa da una categoria sintattica a un'altra (es. piacere verbo ›
piacere sostantivo).
→ Retroformazione: da un participio passato si forma l'infinito (es. verbo candidare da candidato)
→ prima era un aggettivo, poi candidato e infine candidare. Forma attestata del passato (è più
antico candidato che candidare).
((Manuale di Dardano)).

IL LESSICO
Due fenomeni importanti:
 Lessicalizzazione: elementi retti da rapporti grammaticali assumono la funzione di un
vocabolo
Es.: ora come ora = momentaneamente
cantante: da participio > nome
piacere: da infinito verbale > nome
→ Prese come un’unica locuzione assumono valore lessicale.
 Grammaticalizzazione: fenomeno contrario alla lessicalizzazione. Una forma perde il suo
significato lessicale (pieno) e ne assume uno grammaticale.
Es.: durante = preposizione temporale < participio di durare
Nonostante = congiunzione < participio di ostare
→ Perdono il loro significato pieno e ne prendono uno grammaticale.

A CAUSA DELLA PIOGGIA NON POSSO USCIRE = “causa ”è una grammaticalizzazione: la


parola di partenza è causa che però assume funzione grammaticale.

COM'È FATTO IL LESSICO DELL'ITALIANO?


3 componenti fondamentali:
1. Fondo latino: le parole che derivano dal latino volgare. È una componente fondamentale
ma non è la più ricca.
2. Prestiti: parole che vengono da altre lingue (zucchero, computer → computer è una parola
non adattata, che non lo farà! L’italiano la mantiene così). Zucchero si è adattato alla
fonetica e alla morfologia dell’italiano, come bistecca (da beef-steak).
3. Neoformazioni: neologismi veri e propri (formazione delle parole). La maggior parte delle
parole dell’italiano derivano dall’italiano stesso.

IL PRESTITO LINGUISTICO
• Una parola o un'espressione di un'altra lingua entrano in italiano attraverso due procedimenti:
1) PRESTITO = prendere una parola da un’altra lingua (adattato o non adattato).
2) CALCO = molto simile al prestito.
Quando due lingue entrano in rapporto tra di loro, è indice di buona salute delle lingue, perché
significa che si stanno evolvendo e sono delle LINGUE VIVE.

IL PRESTITO
Il prestito consiste nell'accogliere una parola da un'altra lingua.
Esistono anche i prestiti di ritorno: parole prestate ad altre lingue e poi ritornate in italiano con un
significato modificato. Per esempio: francese baguette < it, bacchetta (prestato al francese nel
Cinquecento e ritornato dopo secoli con il nuovo significato).

IL PRESTITO ADATTATO
Il prestito adattato si verifica quando c'è un adattamento alle regole della lingua d'arrivo.
Es.: Mangiare < fr, manger (oggi non lo percepiamo più come un adattamento).
Talvolta può adattarsi solo la grafia: es. disc < ingl. disk. O solo la morfologia: es. desinenza -are:
loggare, chattare
LEZIONE 20
IL CALCO
 Significa ricalcare la parola o struttura straniera = prendere in aspetto della parola straniera
(che può essere legato al significato) o la struttura della parola straniera.;
 Se si seguono le regole della lingua che la ospita (italiano) il calco è strutturale;
 Se per influsso della lingua straniera la parola assume un altro ulteriore significato abbiamo
un calco semantico.
CALCO STRUTTURALE
 Pallacanestro è composto da palla + canestro e riproduce la struttura inglese basketball
(seguendo comunque le regole dell’italiano).

CALCO SEMANTICO
 Stella ha assunto anche il significato di “personaggio dello spettacolo” tramite l’inglese star.
 Angolo ha assunto anche il significato di “calcio d’angolo” tramite l’inglese corner.
 Caffè tramite il francese assume il significato anche di “bottega del caffè”. Ci si ritrova in
circoli letterari in cui in lingua francese discutono di questioni filosofiche e questioni
letterarie (a Milano, città più importante dal punto di vista intellettuale). Perché il francese
come lingua della conversazione colta? Per l’Illuminismo e ci si rende conto che anche a
un livello medio-alto non esiste un italiano della conversazione, un italiano parlato e quindi
a livelli colti è normale che un intellettuale usi il francese, mentre a livello familiare usi il
proprio dialetto (perchè in Italia manca un registro medio alto di lingua parlata).
→ Quando? Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, anche attraverso la diffusione dei
giornali.

PAROLE DOTTE (latinismi)


Differenze tra latino classico e latino volgare dal punto di vista lessicale:
 EQUUS
 CABALLUS
 CAVALLO
 Latinismi (dal latino classico) o cultismi o parole dotte:
→ derivano dal latino classico EQUUS per indicare il cavallo, mentre CABALLUS è in latino
volgare (equus destriero armato per la guerra, caballus destriero da soma → società
agricola rurale).

ETIMOLOGIA POPOLARE
FARE ETIMOLOGIA = Cercare l’origine di una parola, ricostruire la preistoria di una parola, mi
occupo di tutto ciò che riguarda una determinata parola fino al suo momento di ingresso
nell’italiano.
 L’etimologia popolare (o paretimologia) è la ricostruzione erronea di una parola da un’altra
in base a somiglianze formale (ma senza una vera origine comune)
→ A livello popolare si spiegano alcuni fenomeni tra somiglianze formali tra una parola
latina e quella italiana
 Etimologia popolare dell’italiano LASTRICO → LASTRA, ma questo è sbagliato
perchè non c’è un legame etimologico vero e proprio (sono le etimologie popolare
dei fraintendimenti).
 LASTRICO = deriva dal latino volgare * ASTRACUM (dal greco ostracon, coccio).
* = Parola ricostruita, cioè è una parola non attestata (non abbiamo una grande
quantità di testimonianze scritte), ma il lessico si ricostruisce attraverso la
RICOSTRUZIONE DI UN’IPOTETICA FORMA, confrontando gli esiti romanzi della
parola stessa (si mettono a confronto gli equivalenti di lastrico nelle lingue romanze)
→ LINGUISTICA COMPARATISTICA.
→ Dardano, capitolo sul lessico.

COMPOSIZIONE DEL LESSICO ITALIANO


La lingua è come un bersaglio, sezionato a onde concentriche (Tullio de Mauro).
IL VOCABOLARIO DI BASE
Il vocabolario di base (circa 7000 lessemi) si suddivide in
tre sezioni.
1) Lessico fondamentale;
2) Lessico di alto uso;
3) Lessico di alta disponibilità

→ I lessemi fondamentali e di alto uso sono in gran parte latinismi o neoformazioni antiche, e
dunque presenti in italiano da secoli (anche dalle origini).
→ Il lessico di alta disponibilità è più esposto ai cambiamenti della società e più in generale della
cultura: asciugacapelli, aspirapolvere, astronave, citofono, democristiano, elicottero, frigorifero,
parcheggiare, semaforo.
ATTEGGIAMENTO DEMOCRISTIANO = persona che non si espone troppo, che non prende una
posizione troppo netta.

1. Lessico fondamentale
Circa 2000 parole (che costituiscono circa il 90% di qualunque testo)
• Soprattutto parole grammaticali, che servono a costruire la frase: articoli, preposizioni,
congiunzioni, avverbi, ausiliari.
• Inoltre verbi, nomi e aggettivi di alta frequenza d'uso
come abitare, anno, zia.

2. Lessico di alto uso


• 2500-3000 lessemi di frequenza immediatamente inferiore: voci come abbassare, alimento,
zampa.

3. Lessico di alta disponibilità


• 2300 lessemi: «parole che può accaderci di non dire né tanto meno di scrivere mai o quasi mai,
ma legate a oggetti, fatti, esperienze ben noti a tutte le persone adulte nella vita quotidiana» (De
Mauro 1980,
p. 148).
Es.: Forchetta, carrozzeria, batuffolo

→ Come fa De Mauro a fare queste classifiche? Conducendo delle inchieste e i risultati di


queste inchieste diventano delle banche dati (CORPORA), in base alla frequenza d’uso in corpora
di riferimento vengono fuori delle percentuali d’uso. Ad oggi il CORPUS più grande è il WEB, oggi
chi fa un dizionario interroga il web come un corpus (ovviamente a seconda delle lingue).

LESSICO COMUNE
47.060 parole: usate e comprese indipendentemente dalla professione o mestiere che si esercita o
dalla collocazione regionale e che sono generalmente note a chiunque abbia un livello medio-
superiore di istruzione → persona mediamente istruito.

LESSICO TECNICO-SPECIALISTICO
100.000 lessemi: parte di lessico maggiore.
Lingua tecnica (medicina, botanica, chimica, matematica). Alcune di queste parole però circolano
al di fuori dell'area di origine: equazione, penicillina, inflazione. Sono diventate comuni, ma sono
comunque delle parole che fanno parte del lessico specialistico (magari si usano a scuola, o si
leggono sui giornali → parole del settore dell’economia o medicina).
TERMINE MEDICO: paranoia, indica un problema, ma nel linguaggio comune non si usa con il
significato strettamente medico, ma con preoccupazione.

I NEOLOGISMI
 Un neologismo è una parola o un’espressione nuova che arricchisce il lessico, abbastanza
in uso, tuttavia non viene registrato da tutti i dizionari, proprio perché molto recente. Una
parola diventa
 una parola ufficiale dell’italiano quando viene ATTESTATA DAI DIZIONARI e concordano.
 Differenza tra neologismo e occasionalismo: l’occasionalismo è una parola nata in una
determinata occasione e che non è destinata a rimanere nell’uso → è un atteggiamento
“cialdinoso”, ovvero che ricorda un comportamento della Prof.ssa.
DROPPARE = mondo del gaming, musica, scarpe..E’ UN NEOLOGISMO? No, è un
occasionalismo.
21514
SKINCARE = prestito non adattato, ancora non molto certa nella lingua. Non c’è la percezione che
sia una parola compresa da tutti e soprattutto usata da tutte le fasce della popolazione.
→ Conosciuto dal 2001, ma nel 2022 c’è stato un rilancio/picco grazie al settore del marketing e
dei social, anche grazia ai giornali (quotidiani).

DEVOTO-OLI 2021
Articolo di Matteo Motolese pubblicato su Domenica del Sole 24 Ore (13 dicembre 2020).
Questa edizione del dizionario è uscita a tre anni dalla precedente.
• Nuove entrate, es.: Deepfake, infodemia, Bioeconomia, ecoquartiere, ecotassa, plastic free

→ Parole legate all'emergenza sanitaria: contact tracing, droplet, quarantenare (< quarantena),
tamponato (viene segnalata prima l'accezione «chiuso con un tampone» e poi quella relativa al
veicolo che
ha subito un incidente).
Quanto queste parole resisteranno?
GLI ITALIANISMI
Gli italianismi sono parole italiane che entrano in altre lingue
• L'italiano è una delle grandi lingue di cultura a livello mondiale e ha dato un importante contributo
in campi come la letteratura, la musica, l'arte e la gastronomia → settori eccellenza dell’Italia.

GLI ITALIANISMI DEL CIBO


Per esempio: cappuccino, espresso, risotto e spaghetti hanno avuto grande diffusione nel mondo;
mortadella è presente in francese (mortadelle) già nel XV secolo, in inglese e in tedesco nel
Seicento e nel Settecento
Tipi di pasta: spaghetti; lasagne (forma attestata in francese intorno alla metà del Cinquecento, in
inglese nel Settecento e in tedesco nel XIX secolo); maccheroni (con adattamenti a seconda delle
lingue) in
francese a partire dal XVI secolo e in inglese nel Seicento; tagliatelle è presente nei dizionari
francesi, inglesi e tedeschi alla fine dell’Ottocento.

GLI ITALIANISMI DELL'ARTE, DELLA MUSICA E DELLA LETTERATURA


 Esempi di italianismi artistici: a fresco, abbozzo, Barocco, belvedere, bozzetto, chiaroscuro,
mezzo-rilievo;
 Esempi di italianismi musicali: a due, a due corde, a mezza voce, accelerando, acuto,
adagio, andante, basso, buffo;
 Esempi di italianismi letterari: canzone, endecasillabo, Lauda, motto terza rima, terzina,
verismo, versi liberi, versi sciolti.

→ Possiamo trovare nel DIFIT gli italianismi nell’inglese, nel tedesco e nel francese, è un
dizionario.
SEMANTICA
All’interno di un contesto le parole assumono significati contestuali.

- Si occupa dello studio del significato

- Il significato può essere studiato da diverse prospettive e con diversi

approcci

Denotazione e connotazione

Denotazione: elemento «oggettivo» di una unità lessicale, indipendente da

ogni elemento soggettivo che questa puo avere nel contesto di una frase. Si parla
dell’oggetto in se.

Es: le parole bambino, fanciullo, piccino, ecc. hanno la stessa denotazione

perché indicano lo stesso oggetto (con differenti connatazioni)

Connotazione: significato secondario di un segno linguistico. Significato più


specifico della parola. Sfumatura di significato differente (fanciullo, bambino,
piccino).

Significato lessicale e significato grammaticale

Significato lessicale = significato di una parola intera (es. libro)

Significato grammaticale = valore dei morfemi grammaticali (es. libr-o).

Aggiunta dei suffissi

Significato della frase = dato dalla combinazione delle parole e

dall'ordine di queste. Significato più esteso in cui l’ordine degli elementi è importante
dal punto di vista del significato.

Es.: Tutti i bambini mangiano i dolci

I bambini mangiano tutti i dolci


PRAGMATICA DISCIPLINA MOLTO VICINA ALLA SEMANTICA

 Significato dell'enunciato: non solo elementi che compongono la frase, ma


necessità di analizzare 'enunciato nel contesto
 Rapporto con la pragmatica.

PRAGMATICA: settore degli studi linguistici e semiotici che si occupa del rapporto
tra segni e i loro utenti, ovvero dell’uso di segni, che ha sempre luogo in un contesto.
Preannunciata dal filosofo americano Charles Morris negli anni Trenta del Novecento
come necessario completamento della sintassi (studio delle relazioni fra segni) e della
semantica (studio delle relazioni fra segno e designato) ha avuto un rapido sviluppo a
partire dagli anni Sessanta sotto lo stimolo di filosofi del linguaggio quali Austin,
Searle e Grice».

Possiamo analizzare gli aspetti della lingua in diacronia e sincronia.

Studio SINCRONICO: studio attuale, corrispondente al periodo attuale.

Studio DIACRONICO: studio come è cambiato il significato da un periodo ad un


altro (es. dalle origini fino al ‘300).

Esistono studi di pragmatica storica.

SIGNIFICANTE: realizzazione della parola/il segno. Cambiamento legato all’uso


della lingua ma soprattutto al tempo più che aspetti socioculturali.

SIGNIFICATO: suo valore dal punto di vista dell’immagine dell’oggetto/referente,


questo può cambiare nel corso del tempo. Cambiamento del significato: il significato
cambia per via del tempo e soprattutto quando cambia la società, la cultura, quando
cambiano certi aspetti che hanno a che fare con le persone.

REFERENTE: oggetto.

Parole cambiate nel corso del tempo: aperitivo, tamponare, casa, gioco (cambiato in
termini di grafia/ giuoco), orfanotrofio, ozio, tutte quelle parole che hanno presentato
tante varianti di scrittura (se n’è scelta una, es. ognuno).
Significato lessicale/contenuto: io posso sapere cosa vuol dire una parola in generale
però può assumere più significati a seconda del contesto PAROLA
POLISEMICA, POLISEMIA  parola che presenta più significati, es. asilo, vita,
piano, porta, collo, piede, mano, arco, taglio.

OMONIMIA due parole hanno la stessa forma/corrispondenza tra sequenza di


suoni e grafia ma un significato diverso.

SINONIMIA due parole simili dal punto di vista del significato. Es.
splendido/meraviglioso. Ma esiste davvero?

METAFORA E METONIMIA: estensioni di significato.

METAFORA: uso traslato di una parola (viene modificato un tratto semantico)

Es. gelare il pubblico (+concreto) > (-concreto).

In generale, il significato di una parola può essere scomposto in tratti semantici


(analisi/approccio componenziale analizzo i vari tratti che compongono il
significato di una parola).

METONIMIA: figura retorica/procedimento che ha a che fare col significato, si usa


per esprimere determinate relazioni. Indica la relazione di contiguità spaziale,
temporale…viene esteso il significato di una parola ad un altro significato collegato
al primo per contiguità.

Per esempio:

si designa la causa per l’effetto articolandola nei seguenti rapporti:

autore-opera: leggere Manzoni, ascoltare Beethoven.

Produttore-prodotto: guidare una Ferrari.

IPONIMO (significato piu ristretto rispetto ad un vocabolo dal significato piu esteso)
IPERONIMO (parola di significato piu esteso rispetto a vocabolo dal significato piu ristretto)

Fiore iperonimo di margherita; Mela iponimo di frutto; Uccello iponimo di animale.


CASI DI PEGGIORAMENTO SEMANTICO E CASI DI MIGLIORAMENTO
SEMANTICO

CATTIVUS (in latino prigioniero)  CATTIVO  peggioramento


MINISTRUM  MINISTRO  miglioramento
FORTUNA (sorte)  FORTUNA  miglioramento

Studio diacronico della semantica


IL SETTECENTO
ILLUMINISMO

Secolo abbastanza peculiare, secolo in cui una lingua influenza fortemente l’italiano
(influenza non paragonabile a quella dell’inglese oggi, di tipo lessicale).
La pressione del francese è così forte che investe il livello sintattico della lingua.
UNICO CASO, influenza a livello cosi profondo. Ci si sposta per un ordine più
lineare SOGGETTO VERBO OGGETTO. Ordine non marcato/tradizionale, che
rispecchia la linearità del pensiero.
Concezione dell’italiano all’estero: lingua musicale, bella, dolce, si parla come si
scrive, forte corrispondenza tra piano della pronuncia e piano scritto, sintassi
artificiosa.
È necessaria una sintassi lineare, per gli illuministi. Perché la lingua è il mezzo
attraverso il quale si esprime il pensiero.
LA RAZIO/RAGIONE: rapporto stretto tra lingua e pensiero.

CENTRO DI PORT ROYAL: centro del razionalismo. Filosofi scrivono grammatica


chiamata Grammatica Generale e Ragionata  parole chiave anche in Italia non nel
‘600 ma nel ‘700.
Generale perché si parte dall’idea che alla base di tutte le lingue ci sono delle regole
comuni che poi ogni lingua declina in modo diverso in base alla propria struttura.
Ragionata fa riferimento allo stretto rapporto tra la ragione/pensiero e la lingua.
Come si collegano? Attraverso le parole, ossia segni linguistici che esprimono il
pensiero.

SECOLO DEI LUMI, RIVOLUZIONE FRANCESE ha conseguenze, prevalenza


della ragione in ambito anche letterario e linguistico.

Momento in cui dal punto di vista linguistico il francese è la lingua di cultura


europea, la lingua che tutti i letterati usano per parlare tra loro.

Chi parla francese è colto, segno di coltura. Esempio di esperienza linguistica:


MANZONI che parla francese con i suoi colleghi per discutere di questioni
letterarie. Per contesti familiari anche i letterati usano il dialetto.

INTELLETTUALI LEGATI ALL’ILLUMINISMO Voltaire, Diderot,


D’Alembert.
Curatori dell’Enciclopedia che è francese ma l’impostazione influenza molto anche la
pubblicazione di dizionari ed enciclopedie dell’italiano.
Voltaire (filosofo) in Italia è uno dei personaggi di riferimento. Diventa accademico
della Crusca (primo straniero).
L’Enciclopedia (invenzione dell’illuminismo) influenza molto anche opere che
vengono pubblicate in Italia, come dizionari che nel titolo riportano l’aggettivo
ragionato o enciclopedico.

In Italia il francese influenza a livello sintattico la lingua perché viene contrapposto


all’italiano (ancora troppo vicino al latino, secondo gli intellettuali). Il francese
considerato lingua della chiarezza, l’ordine degli elementi più fisso e quindi più
chiaro. Francese come lingua di chiarezza e di prestigio/coltura.

COME IL FRANCESE INFLUENZA L’ITALIANO?


Tra fine ‘600 e inizio ‘800.
Tre momenti di pressione/influenza del francese sull’italiano:
 Tra fine ‘600 e inizio ‘700 momento legato a Luigi XIV, per il
prestigio legato alla cucina e moda. Sono di questo periodo alcune parole
che entrano nell’italiano (Toilette, Toeletta, ragù, pasticceria, comò…).
Prima ondata di francesismi legata alla gastronomia, moda e
arredamento;
 Illuminismo: diffonde parole legate al movimento culturale (filosofo,
lume), che hanno un’accezione tecnica poiché fanno riferimento
all’illuminismo e alla ragione.
L’Illuminismo influenza la riflessione linguistica;
 Trasformazioni portate dalla Rivoluzione Francese e Napoleone:
parole già esistenti assumono un significato più politico/tecnico
(cittadino ha una connotazione diversa, propaganda, ghigliottina).

COSA SUCCEDE A LIVELLO LESSICOGRAFICO, DAL PUNTO DI VISTA


DELLA PRODUZIONE DEI DIZIONARI?
In sei volumi viene pubblicata la quarta edizione del vocabolario degli accademici
della Crusca. (1729-38).

Il vocabolario si ferma all’edizione 5 del 1923, alla lettera o (Ozono) non più
edizioni.

Polemiche da parte degli illuministi. Alcuni intellettuali milanesi (Fratelli Verri). Essi
fondano una rivista letteraria (Il Caffè). Milano città di ferimento dell’illuminismo in
Italia. L’accusa è di basarsi su una lingua troppo arcaica ed esclusivamente fiorentina.
Accusa: basare il giusto e sbagliato a seconda dell’uso fiorentino.
Necessaria una visione più estesa della lingua, non fiorentino-centrica.
Alessandro Verri scrive un testo ironico/satirico “Rinunzia avanti notaio degli
autori del presente foglio periodico al Vocabolario della Crusca” nel 1754.

Struttura del discorso: proprio basandosi sull’impostazione delle argomentazioni


degli illuministi, questo testo è articolato in modo schematico poiché lo scopo è una
comunicazione chiara. Chiarezza riguarda non solo la lingua ma anche il modo di
presentare gli argomenti.

Melchiorre Cesarotti (illuminista)


Pubblica riflessione in generale su tutte le lingue. La branca della linguistica che si
diffonde in questo periodo è la filosofia del linguaggio. Parlare dei tratti generali
delle lingue + fare riflessioni più specifiche sull’italiano centro della sua riflessione
riguarda tutte le lingue.
“Tutte le lingue nascono e derivano, nessuna è pura” -cit.
Concetto sottinteso: alla base c’è il cambiamento linguistico.
Sono organismi vivi e mobili e quindi non possono rimanere ferme.

Il Vocabolario della Crusca è un modello fermo al ‘300 e non si può trasformare.

Altra riflessione di Cesarotti: differenze tra lingua orale e scritta.


Nel suo saggio parla di un genio grammaticale e retorico.
Genio Grammaticale: Tutte le lingue sono formate da una certa struttura
grammaticale, che resta sempre la stessa.
Il lessico cambia (genio retorico) perché il lessico è il livello più esposto al
cambiamento/più superficiale della lingua.

È uno dei primi a notare la necessità di pubblicare vocabolari oltre all’Accademia


della Crusca. Questo succederà nell’Ottocento, il secolo della lessicografia, vengono
pubblicati anche dizionari dialettali. Considerati prima lingua delle persone. Manca
lingua nazionale, serve lo strumento che traduca dal dialetto all’italiano. Prima metà
dell’Ottocento.

Il rapporto tra italiano e francese è analizzabile non solo dal punto di vista della
riflessione teorica degli illuministi, ma anche da quello letterario. Esperienza di due
autori della letteratura italiana che vivono il rapporto italiano-francese in modo
diverso (Alfieri e Goldoni).

Due esempi, diversi, di rapporto, che a livello letterario c’è tra italiano e francese.

ALFIERI e “La Vita”, opera che ci fa capire il rapporto che instaura con l’italiano e
il francese.
Nasce come diario, non usa l’italiano ma il francese all’inizio. Lingua che lui
percepisce come prima lingua. Piano piano si sposta verso l’italiano. Cambio di
codice linguistico. Tipo di rapporto che si instaura in Alfieri è dal francese
all’italiano.

GOLDONI
Scrive le sue commedie in veneziano. O usa il dialetto o l’italiano.
In lui c’è il rapporto contrario, si arriva al francese perché egli si trasferisce a Parigi e
comincia a scrivere alcune commedie in francese. Questo non è solo legato al fatto
del trasferimento. Egli percepisce il ruolo del francese.

Altra invenzione del Settecento: LE PRIME RIFORME SCOLASTICHE


Scuola poco presente ma nel ‘700 si cominciano a fare le prime riforme soprattutto
nel Nord e area Lombardo-Veneta. Si comincia a parlare di scuola e obbligo
scolastico. No unificazione linguistica quindi situazione diversa nelle regioni italiane.
La scuola inizia un po’ ad entrare nella vita. Vengono pubblicate le prime
grammatiche didattiche (per l’apprendimento dell’italiano). Non sono grammatiche
elementari/scolastiche, sono destinate ad apprendenti che hanno però un po’
d’istruzione.

Verranno scritte le grammatiche elementari/scolastiche dopo l’Unità d’Italia.


RIEPILOGO STORIA DELLA LINGUA

 I più antichi testi volgari sono per la maggior parte:


A. testi letterari fiorentini del primo Trecento
B. testi letterari fiorentini di metà Duecento
C. documenti d'archivio, carte notarili e verbali

 Il "Placito capuano" viene considerato l'atto di nascita del volgare perché:


A. è il più antico testo letterario volgare finora ritrovato
B. l'uso del volgare nella formula di giuramento invece del latino nasce da una scelta
deliberata;
C. è il primo testo notarile interamente scritto in volgare

Placito di Capua piu antico testo volgare, in cui c’è consapevolezza di uso di una
lingua diversa dal latino. Uno dei piu antichi testi volgari: Iscrizione della Catacomba
di Comodilla (promemoria per ricordare che ad un certo punto della funzione si deve
pregare a bassa voce);

Quando appaiono i primi testi letterari? 1100, Scuola Siciliana nel Duecento.

In ambito giuridico, atto formale, ufficializza questo uso della lingua.

 La scuola poetica siciliana utilizza:


A. il fiorentino delle Tre Corone
B. il volgare siciliano di registro basso
C. il volgare siciliano illustre (lingua alta, colta) formalizzata, raffinata, ripulito dai
tratti piu bassi, + provenzalismi (parole che hanno desinenza specifica es. -anza) +
latinismi. Tradotti da copisti toscani che non conoscendo il siciliano correggono e
toscanizzano. Versione toscanizzata, come facciamo a sapere com’è fatta la lingua
siciliana illustre? Libro Siciliano (Cinquecento) che Barbiere possiede, vi sono poesie
e lui copia alcuni frammenti di queste poesie.

Come si lega la Scuola Siciliana a Dante? Nel De Vulgari Eloquentia  primo


trattato di riflessione linguistica obiettivo: ricercare il volgare perfetto che possa
essere usato nella poesia ma anche in altre situazioni, come quelle ufficiali. AL
volgare perfetto attribuisce alcune caratteristiche.

Perché è bene parlare di volgari e non di dialetti? Perché non c’è ancora l’italiano
come modello di lingua nazionale.
Quando usiamo volgare siciliano e dialetto siciliano? 1612 data spartiacque, anno di
pubblicazione della prima edizione del vocabolario dell’accademia della Crusca che
diffonde per lo scritto un modello di lingua nazionale. Quale lingua gli scrittori usano
nella letteratura?

Lingua parlata ufficiale dagli anni ’80 del Novecento.

Nel Duecento Scuola Poetica Siciliana ed esperienza del De Vulgari Eloquentia


Nel Trecento Dante-Petrarca-Boccaccio

 Il monolinguismo di Petrarca consiste:


B. nella selettività/selezione/ricercatezza della lingua poetica: selezione di parole e
scarto di altre. Contini da la definizione di monolinguismo petrarchesco e
plurilinguismo dantesco. Monolinguismo perché c’è solo un registro alto.
Dante utilizza vari registri: si passa da quello alto (es. in tutto il Paradiso) a quello
basso (es. per certi personaggi, in certi Canti dell’Inferno).

Perché la DIVINA COMMEDIA è considerata l’esperienza più importante dal punto


di vista linguistico? Dante ci ha donato 1/3 del lessico della nostra lingua. Verso la
fine del ‘300 è stato notato che il vocabolario di base è stato formato al 90%, ha
contribuito a formare il vocabolario di base. (prima 60%, dopo 90%).
Che tipo di conseguenza ha? Questo ci consente di comprendere un testo antico,
ovviamente abbiamo bisogno di note, ma in linea generale il senso lo capiamo e
molte parole le comprendiamo.
Qual è stato l’altro fenomeno che ha contribuito a questo? Quando si è trattato di fare
il vocabolario della Crusca è stato preso come modello il fiorentino trecentesco. Dal
‘300 in poi c’è stata una continuità linguistica. Caratteristica esclusiva dell’italiano
nella storia.

 Quale serie di aggettivi usa Dante nel "De vulgari eloquentia" (trattato
scientifico, scritto in latino) per descrivere il volgare migliore
A. illustre, fiorentino, regale, cardinale
B. illustre, aulico (nel senso che si può usare nell’aula), curiale (possibile corte del re
se l’Italia ne avesse uno), cardinale (faccia da cardine, attorno a questo volgare
possono ruotare tutti gli altri). Ne trova 14 di volgari, nessuno ha completamente
queste caratteristiche. Perché no fiorentino? Lo critica per tratti troppo bassi.
C. illustre, colto, parlato, aulico
 Nel Convivio Dante:
A. riflette sulla lingua volgare e sul suo uso.
B. prevede che la lingua per la comunicazione sara il latino
C. commenta 14 canzoni a tema fortemente giuridico

Scritto in volgare commento a 14 canzoni/poesie/componimenti letterari scritte in


volgare:
1. Il commento sarebbe stato difficoltoso in latino e allora sceglie, per
omogeneità, di scriverlo in volgare.
2. Rivolto ad un pubblico più largo, non necessariamente persone che
conoscono il latino.
Previsione che fa Dante: lingua per la comunicazione sarà il volgare, il nuovo sole
rispetto al latino, una lingua che possa illuminare tutta la popolazione.

 Lo stile di Boccaccio, molto imitato nel corso dei secoli, e caratterizzato


soprattutto da:
A. complessa ipotassi
B. semplicità sintattica
C. paratassi
Ipotassi: molte subordinate
Paratassi: sintassi più lineare, maggiore coordinazione

Non si prende in imitazione tutto Boccaccio, solo la lingua delle cornici, dove parla
l’autore e quindi per forza il registro è alto + la decima giornata (la più aulica, colta).

 L'Umanesimo latino comincia:


A. con la svolta umanistica di Dante e la crisi del latino
B. con la svolta umanistica di Boccaccio e la crisi del volgare
C. con la svolta umanistica di Petrarca e la crisi del volgare

Brutta copia del Canzoniere: il Codice degli Abbozzi.  correzioni scritte in latino,
questo ci fa dire che la lingua con cui ragione è il latino, non il volgare.

 Secondo Biondo Flavio:


A. al tempo di Roma si parlava una sola lingua, il latino, e questa lingua si era
corrotta a causa dei barbari
B. al tempo di Roma c'erano due diversi livelli di lingua, uno alto e uno basso (per
LEONARDO BRUNI)
C. al tempo di Roma c'erano già due diversi livelli di lingua e le invasioni barbariche
non sono state decisive per la formazione del volgare
Come nasce secondo lui il volgare? Forma corrotta del latino e allora qualcosa che
non si può usare.
L’altro umanista, Leonardo Bruni, la risposta corretta sarebbe la B.

 Si attribuisce a Leon Battista Alberti:


A. l'elaborazione del movimento definito "Umanesimo volgare"
B. l'elaborazione del movimento definito "Umanesimo latino"
C. la promozione del latino in poesia e del volgare in prosa

La Grammatichetta Vaticana: grammatica di Alberti. Che tipo di fiorentino vi


descrive? Il fiorentino del ‘400. GRAMMATICA SINCRONICA DELL’USO.

 La questione della lingua del Cinquecento si conclude con la proposta del


seguente modello linguistico:
A. il fiorentino trecentesco e quello delle Tre Corone e degli autori minori (Bembo
Salviati)
B. il fiorentino cinquecentesco parlato dal popolo
C. solo il fiorentino di Dante

Nascita della STAMPA, fenomeno che contribuisce alla scelta del volgare rispetto al
latino: si arriva ad un maggior numero di persone.

Bembo pubblica le Prose della Volgar Lingua (1525).


Non
Ariosto viene citato nel Vocabolario della Crusca.

 Il vocabolario della Crusca del 1612 è:


A. Il primo grande vocabolario italiano e primo grande dizionario
monolingue europeo;

 Nel Settecento la lingua europea di cultura più importante è:


B. il francese.

Nel Seicento l’altro tema importante è la lingua della scienza, la comunicazione


scientifica si diffonde in italiano e non in latino.
RIEPILOGO GRAMMATICA STORICA

1. Il sistema vocalico dell'italiano si è formato:


A. dallo sviluppo del sistema vocalico latino

2. Il sistema vocalico latino era formato da:


C. DIECI VOCALI, sistema latino quantitativo;
3. Il vocalismo tonico dell’italiano ha:
A. 5 vocali, Sistema tonico dell’italiano è qualitativo.
4. Il dittongamento spontaneo (o breve):
D. è un fenomeno tipico del fiorentino e toscano, fenomeno tipico del
vocalismo fiorentino
5. La Romania è:
Il nome con cui si indicano i territori in cui si parlano le lingue romanze.

6. Tra i fenomeni del consonantinismo nel passaggio dal latino all’italiano


contemporaneo: B, palatalizzazione 4 consonanti nuove chiamate
affricate

7. Quale fenomeno è avvenuto nella parola italiana “uomo”? A.


Dittongamento metafonetico
B. Dittongamento spontaneo
C. Monottongamento
LA QUESTIONE DELLA LINGUA DI PRIMO OTTOCENTO

L’ Ottocento si apre con una nuova questione della lingua in senso letterario.
Tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento comincia un periodo
di rivalutazione del patrimonio tradizionale, di valorizzazione del mito
del popolare da una parte e dell'ideale classicista dall'altra.
L'Ottocento si apre con una nuova questione della lingua. Ci sono tre
posizioni fondamentali:
1) puristi
2) classicisti
3) soluzione manzoniana

I PURISTI
Nel primo Ottocento si sviluppa un movimento che prende il nome di purismo:
viene lodata la lingua antica del Trecento. Il purismo rifiuta le innovazioni
linguistiche e le parole straniere; viene considerata lingua «pura» solo il
fiorentino del Trecento.
Questo movimento nasce all'inizio dell'Ottocento come reazione al francese del
Settecento.
Uno dei maggiori esponenti del purismo è Padre Antonio Cesari, che
considera il Trecento il secolo d'oro della lingua.
Cesari pubblica la Crusca Veronese (1806-11): si tratta di una sua riedizione
del Vocabolario della Crusca, con solo autori del Trecento.
Un altro esponente del Purismo ottocentesco è Basilio Puoti. Anche lui è contrario
alle parole nuove…
Contrari alle parole francesi.

I CLASSICISTI
Non tanto il riferimento al classico, ritorno verso la lingua classica. Questi letterati
propongono la lingua dei classici della letteratura italiana, quindi senz’altro il 300,
ma anche il 600, 700…
A differenza del purismo, essi sono aperti ai neologismi (nuove formazioni sia da
altre lingue ma nuove formazioni dall’italiano, perché secondo loro il lessico italiano
si può espandere Sfruttare la morfologia della lingua per formare nuove parole 
es. biblioteca=>bibliotecario)

I maggiori esponenti sono Vincenzo Monti e Leopardi. Quest’ultimo si interessa


anche a questioni linguistiche ed entra nel dibattito sulla lingua di primo Ottocento.
Monti entra in polemica con Cesari perché i classicisti criticano l’impostazione
purista della lingua (chiusura verso nuove parole, parole straniere…)

All’interno di questa polemica con Cesari, Monti fa un’opera/alcune considerazioni


che prende il nome di Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della
Crusca (soprattutto alle voci troppo antiche, considerate invece importanti da Cesari).
Lo definisce grammuffastronzolo di Verona (prende questo aggettivo e fa vedere
come in realtà questo modello sia troppo arcaico, aggettivo molto parlante però
nessuno lo utilizza più).
La Proposta discute i criteri utilizzati per la stesura del Vocabolario della Crusca
mostrando che gli accademici non sempre hanno valutato la qualità dei manoscritti
utilizzati.

Leopardi, soprattutto nello Zibaldone di pensieri (insieme di pensieri/appunti), fa


riflessioni sulla lingua. Parte soprattutto con considerazioni di derivazione (di tipo
comparatistico per dimostrare la derivazione dal latino). SI sofferma sulla variabilità,
cioè sul fatto che le lingue sono organismi mobili.
CONTRIBUTO ORIGINALE CHE DA ALLA QUESTIONE DELLA LINGUA
Attenzione su parole italiane che lui chiama Europeismi, secondo lui esistono parole
(es. genio, analisi, sentimentale) che possono essere utilizzate in tutte le lingue e tutti
gli scrittori in Europaparole simili che si riconducono sempre alla stessa base e che
possono essere utilizzate a livello colto in tutta Europa, vuole pensare ad un lessico
intellettuale, tutti gli intellettuali colti possono condividere un lessico costituito da
questi europeismi  parole che si formano dal latino condivise in tutta Europa.

MANZONI protagonista di entrambe le questioni della lingua dell’Ottocento


Filone che ha più successo. Influenza molto anche la questione della lingua del
secondo Ottocento. Manzoni porta la sua esperienza di scrittore ma mentre Monti,
Cesari scrivono opere sulla lingua, Manzoni si trova a riflettere sulla lingua perché
vuole cercare la lingua più adatta al suo romanzo. Non scrive un’opera sulla lingua
ma il suo rapporto con la lingua nasce con la sua esperienza di scrittore.

Manzoni scrive un romanzo storico, che è il genere tipico del romanticismo.


Caratteristiche: storico, ambientato in un periodo differente rispetto al momento in
cui si scrive; verosimiglianza/aderenza alla realtà, protagonisti sono personaggi del
popolo di condizioni sociali basse. Quindi la grande lingua del ‘300 e ‘500 non va
bene per questi personaggi perché ha un registro alto. Manzoni cerca questa lingua
che ritiene media che in realtà non esiste perché da una parte vi è una lingua letteraria
di registro alto e d’altra parte non abbiamo una lingua di conversazione, ci son solo
dialetti. Manzoni si accorge che manca una lingua di registro medio per la
scrittura/conversazione.

Manzoni riesce a trovare questa lingua ma vi sono diversi passaggi:


o 1821, prima fase di elaborazione del romanzo FERMO E LUCIA, Manzoni
lo scrive ma non lo stampa, solo manoscritto/no edizione. Fase eclettica perché
è una fase di sperimentazione linguistica. Utilizza il francese e il suo dialetto
(francesismi e milanesismi) non è soddisfatto, lo definisce un “composto
indigesto”. Manzoni scrive a Fauriel e gli dice che sta cercando una lingua per
il suo romanzo e quindi ricorre alla sua esperienza.
Fase toscano-milanese che si conclude nel 1827. PROMESSI SPOSI. Manzoni
si avvicina alla lingua toscana in generale. Usa vari strumenti: i suoi
libri/dizionari/grammatiche (Dizionario di Cherubini che traduce dal milanese
al toscano. Vocabolario della Crusca, commedie teatrali del ‘500). Riscrittura
dell’opera in toscano appreso per via libresca.
o 1825-1827, Ventisettana/prima edizione dei Promessi Sposi. Manzoni non è
convinto per avere la percezione della lingua in uso bisogna entrare in
contatto diretto con essa. Si trasferisce a Firenze per vedere da vicino la lingua
parlata/viva e a quel punto riscrive per la terza volta il romanzo. Tra l’edizione
del 1827 e la seconda edizione c’è una trasformazione: non si parla più di
lingua toscana ma di fiorentino vivo dell’Ottocento della classe borghese
media. Quest’ultima edizione esce nel 1840  Quarantana.
Ha informatori di registro basso, medio ed elevato (Muti).

COSA CAMBIA DALL’EDIZIONE DEL 1827 A QUELLA DEL 1840?

- Si perdono le forme lombarde;


- Si eliminano forme auliche/antiche
- Ricorso a forme fiorentine/forme senza dittongo
- Elimina varianti/doppioni di forme.

Negli anni ’70 del Novecento, Caretti ha fatto un confronto “edizione interlineare”.

Come finisce la questione della lingua di primo Ottocento? La soluzione è il


fiorentino dell’Ottocento che Manzoni ha usato nell’edizione del 1840 dei Promessi
Sposi.

1861: UNITA D’ITALIA E SECONDA QUESTIONE DELLA


LINGUA che inizia nel 1868 (questione sociale)
Carena pubblica il Vocabolario Domestico (parole dell’uso quotidiano) e lo manda a
Manzoni.
Manzoni ringrazia ma critica l’opera in qualche punto troppi geosinonimi, Carena
per la parola panna riporta 5 varianti.
Non c’è ancora una lingua nazionale, cosa viene fuori da questo vocabolario? Grande
numero di geosinonimi.
Criterio che Manzoni propone: il fiorentino

Come parlano gli italiani nel 1861? Italofoni=coloro che parlano italiano
Analfabetismo; Italiano non c’è; Dialetto lingua parlata.
Tullio de Mauro pubblica nel 1963 la Storia linguistica dell’Italia unita: stima che
nel 1861 l’80% dell’Italia è analfabeta.
Il 20% restante non padroneggia bene l’italiano.
Quanti sono gli italiani che parlano bene l’italiano? Il 2,5% = letterati, rientrano le
persone che continuano la scuola dopo i primi due anni delle elementari, toscani e
romani che per vicinanze di tipo fonetico hanno un’istruzione elementare.

Castellani dice che il 10% degli italiani parla italiano.

Nel 1868 il ministro dell’istruzione Broglio nomina una commissione ministeriale, tra
cui Manzoni come presidente.

Bisogna trovare il modo di diffondere l’italiano a tutta la popolazione.


Manzoni scrive una relazione conclusiva che si intitola Dell’unità della lingua
italiana e dei mezzi per diffonderla o La Relazione, riporta le idee manzoniane che
erano state anticipate nella lettera a Carena
scelta dialetto (fiorentino dell’uso) e usarlo come lingua nazionale;
scuola (propone di mandare insegnanti toscani nelle scuole), stampa (dice di scrivere
le insegne dei negozi), redazione di un vocabolario dell’uso vivo di Firenze (Il
Giorgini-Broglio)

Il Proemio di Ascoli
Introduzione della rivista scientifica dedicata alla glottologia: l’Archivio
Glottologico Italiano.
Ridurre analfabetismo ed intervenire sul piano culturale (mandare le persone a
scuola) la lingua funziona come la selezione naturale: alcune parole usciranno
altre entreranno nell’uso, tutto in modo naturale.

Come siamo arrivati all’unificazione linguistica?

Fattori di italianizzazione:
1. Scuola
2. Emigrazione
3. Industrializzazione
4. Spettacoli e trasmissioni di massa
5. Stampa
6. Ruolo della burocrazia ed esercito

RIFORME SCOLASTICHE
Legge Casati (1859): elementari gratuite ed obbligatorie.
Legge Coppino (1877): la scuola diventa davvero obbligatoria.
EMIGRAZIONE
Si entra a contatto con diverse realtà e culture. Al momento del rientro si cambia
prospettiva.
INDUSTRIALIZZAZIONE
Dalle campagne alle città, urbanizzazione.
BUROCRAZIA ED ESERCITO
Nel 1915 svolgono un ruolo importante. Necessaria lingua comune.
STAMPA QUOTIDIANA E PERIODICA
Lingua dei giornali tende a semplificare la lingua comune, sintassi diciamo più
semplificata/vicina alla lingua parlata. Fattore di unificazione linguistica.
Grazie alla stampa entrano parole soprattutto dall’inglese es. Match/Goal/Football 
non adattati
Tre libri che alla fine dell’Ottocento hanno grande successo:
Pinocchio di Collodi, Cuore di De Amicis e La Scienza in cucina e l’arte di mangiar
bene di Artusi + Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba.

Il più linguista è De Amicis che scrive anche l’Idioma Gentile (1905).


La lingua che non si sa capitolo e testimonianza fondamentale della questione
legata all’italofonia. L’opera che ci mostra la situazione dell’italofonia a 50 anni
dall’Unità d’Italia.
L’autore parte da una sua esperienza personale.
Dopo 50 anni, la situazione è difficile perché la lingua comune non si conosce, la
cosa più grave è che questo riguarda anche a livello alto.

Collodi è uno dei collaboratori del dizionario chiamato Giorgini-Broglio, ovvero il


Nuovo Vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze.
La lingua di Pinocchio è un toscano vivo di tono medio.
NOVECENTO
La lingua poetica si rinnova

Nell’Ottocento la lingua poetica è ancora in derivazione petrarchesca.


Rottura con il Romanticismo: esigenze di realismo e di nuovo linguaggio (anche
parole quotidiane);
Elementi del passato e nuovi.
Es. La quiete dopo la tempesta di Leopardi: presenza di forme più auliche e più
comuni.
Pascoli e D’Annunzio: con alcune somiglianze portano innovazioni nella lingua. Un
cambiamento che li accumuna è una semplificazione della sintassi, diventa più
naturale, presenza di parole nuove e anglismi.
Fonosimbolismo: suono rimanda ad un concetto interiore, usare un suono per
indicare uno stato d’animo, un concetto…avvicinare una sequenza di suoni che hanno
anche valore semantico necessaria profonda riflessione sulla lingua.

Ciò richiede un uso molto accurato della lingua.

D’Annunzio è un innovatore.

Nel Novecento assistiamo ad una grande industrializzazione e si creano nuovi centri


urbani. Dal 1922 al 1943 in Italia c’è il ventennio fascista: attua una politica
linguistica che influenza la lingua del primo novecento.
Quali sono alcuni concetti legati al fascismo? Quelli legati all’insegnamento della
lingua: si usa la radio con lo scopo di insegnare la lingua italiana (EIAR). La radio
sarà lo strumento più usato. + Cinema (istituto LUCE) e censura linguistica perché
uno dei tratti della politica linguistica fascista è eliminare i forestierismi e parole
dialettali.
Alla base c’è l’oratoria fascista: capacità di parlare in pubblico, costituita da
metafore religiose, tecnicismi nel senso di parole dal latino con valore tecnico,
slogan. 

LA POLITICA LINGUISTICA DEL FASCISMO


È autoritaria.
Scopo: imporre una lingua.

- Lotta ai dialetti;
- Politica contro parole straniere, neologismi: si propongono
dei sostituti (uniche due ad avere fortuna: chauffeur e
regisseur);
- Repressione minoranze linguistiche.
Migliorini elabora il movimento linguistico del neopurismo: non è un purismo come
quello ottocentesco di tornare alla lingua antica o come vuole il fascismo. Bisogna
trovare un equilibrio tra la lingua e le parole nuove/forestierismi. Bisogna valutare. È
un po’ il concetto della differenza tra i prestiti di lusso (call, location, mission) e di
necessità (computer, software). Nasce in questo periodo il neopurismo ma si distacca
dalla politica linguistica fascista.  valutare se una parola nuova e straniera sono
necessarie.

Interventi del fascismo sulla lingua:


- Dal LEI (viene considerato debole, femminile) al VOI.
- Scene che presentavano parole straniere vengono censurate
(1930);
- Divieto di utilizzo dei forestierismi nelle insegne.

Il fascismo interviene anche sul linguaggio della radio.


Parole tipiche radiofoniche vengono sostituite: speaker annunziatore.
Si cerca di eliminare i regionalismi.
Pronuncia: si cerca di insegnare una pronuncia standard.

Ministero della Cultura Popolare


Veline: gli ordini di stampa, disposizioni che i giornali ricevano con che cosa si può e
non si può dire  indicazioni linguistiche.

Interruzione dell’ultima edizione del Vocabolario della Crusca, 1923.


Si decide di spostare l’attività lessicografica ad un’altra Accademia l’Accademia
d’Italia (1941) che aveva sede a Roma.
Spostare attività linguistica e lessicografica da Firenze a Roma perché si cerca di
centralizzare l’attività.
Dizionario non completato, si ferma alle prime tre lettere (C)

NUOVA QUESTIONE DELLA LINGUA: PASOLINI, ANNI ‘60

PASOLINI e la Conferenza “Nuove questioni linguistiche”.


“in Italia non esiste (ancora) una vera e propria lingua italiana nazionale” (1964).
Problema dell’italiano della lingua parlata persiste.
Questa sua affermazione la prendiamo come testimonianza di un intellettuale del fatto
che a 100 anni dall’Unità d’Italia non esiste un italiano comune parlato.
A 50 anni dall’Unità d’Italia abbiamo come testimonianza “l’Idioma Gentile” di De
Amicis.

Si sofferma su un altro concetto: è nato un nuovo italiano (definito tecnologico),


che non è la lingua che parlano tutti gli italiani ma ha come centro di diffusione il
triangolo industriale del Nord.
Fa previsioni sul futuro della lingua italiana: si arriverà alla scomparsa dei dialetti, ad
una estrema semplificazione sintattica…
Esempio concreto di italiano tecnologico: prende come esempio la lingua della
politica Inaugurazione dell’autostrada del Sole da parte del presidente Moro.
Non si tratta ad un discorso a tecnici ma rivolto a tutti. Se in un momento cosi
solenne viene usata questa tipologia di lingua allora sarà quella che avrà successo.

Previsione non avverate. Italiano tecnologico non è l’italiano comune.

Da una parte Pasolini per noi ci testimonia questo tipo di italiano che si sta
diffondendo, dall’altro le nuove questioni linguistiche ci fanno capire che non vi è
ancora una lingua nazionale.

Altra testimonianza, ma dal basso, è quella di DON MILANI e la Scuola di


Barbiana.
Prete che ha una scuola in toscana, rivolta a ragazzi di livelli sociali disagiati che non
hanno accesso all’istruzione. Con questa scuola cerca di alfabetizzare + azione
sociale per coinvolgere le persone nella società.
Testo di riferimento: Lettera a una professoressa.
Si critica il sistema scolastico che valuta nello stesso modo i figli dei ricchi e dei
poveri.

Si parlerà di lingua italiana come processo concluso solo verso fine anni ‘70/inizio
anni ’80.

CALVINO E L’ANTILINGUA
Interviene anche su fatti linguistici, parla di antilingua nel 1965.
Antilingua: esempio che fa è: non si dice “ho fatto” ma “ho effettuato”, “ho utilizzato
“ al posto di “ho usato.”
Si cerca di alzare il registro.
L’antilingua corrisponde al linguaggio burocratico.

I 3 autori sottolineano che si tende ad alzare il registro della lingua ma vi è


mancanza di una lingua comune parlata.
Il trasmesso
è la varietà comunicativa che caratterizza mezzi di comunicazione di massa.
Acquista centralità nell’architettura dell’italiano contemporaneo. La natura del
trasmesso è complessa e artificiale: presenta tratti comunicativi sia dello scritto che
del parlato.
Trasmetto scritto:
Trasmesso orale: elemento che è stato importante nel processo di unificazione
linguistica italiana.

Cronologicamente l’elemento che viene prima è la radio (1924 si diffonde in Italia).


Nel dopoguerra vanno avanti le trasmissioni radio: EIAR RAI. Prima strumento
della radio e poi come ente per la tv.

FINO ANNI ’60Lingua vicina allo scritto, letta e recitata, no spontaneità.


DOPO ANNI ’60 trasformazioni sociali e tecnologiche: affermazione tv,
sostituisce la radio.

Non esiste pronuncia standard.


Malagoli scrive manuale di Ortoepia (pronuncia corretta) e ortografia italiana
moderna (1905).
Bertoni e Ugolini scrivono Prontuario di pronunzia e di ortografia (1939) asse
Roma-Firenze: seguire pronuncia comune a Firenze e Roma.
Dizionario d’Ortografia e di Pronunzia (1969) si torna al fiorentino emendato
(qualcosa che viene corretto, fiorentino che viene corretto le consonanti.

Lingua italiana e mass media


Funzione nazionalizzante della radio e della tv nel Novecento.
RADIO E TV DA SCUOLE DIVENTANO SPECCHI DI LINGUA a due raggi: da
una parte riprendono comportamenti e fenomeni linguistici diffusi nella società e
dall’altra li riproducono e li amplificano.

Gadda, Norme per la redazione di un testo radiofonico.


1953 anno importante, interviene fornendo una serie di regole come si dovrebbe
scrivere un testo radiofonico.

Sperimentazione, giovani entrano alla radio e improvvisazione.

LA LINGUA CONTEMPORANEA DELLA RADIO


Caratteristiche linguistiche diverse a seconda del tipo di programma.
Radio musicali e altri programmi: italiano informale
Lessico generico
Colloquialismi
Uso di dialettismi
Forme inglesi legate a nuove tecnologie
Giovanilismi.

Dalle prime trasmissioni alla fine del fascismo.


Dal 1944 al 1976, anno della riforma RAI e nascita delle prime radio libere.
Dal 1974 al 2000: offerta ampia e differenziata, tra radio di palinsesto e di flusso,
radio nazionali e locali, musicali e parlate.
Dal 2000 ad oggi: cambiamenti portati dalle nuove tecnologie (internet e social
network).

LA TELEVISIONE - 3 GENNAIO 1954 INIZIO TRASMISSIONE


RAI
1 canale/unico, 1 solo programma.

L’italiano televisivo
Negli anni ’60 ci sono anche trasmissioni come Non è mai troppo tardi del maestro
Alberto Manzi. La TV ha anche funzione educativa/pedagogica/scolastica TV
COME MAESTRA DI LINGUA, ma si esaurisce negli anni ’70. Dopo ha soprattutto
funzione di intrattenimento…

Due periodi principali della TV:


dal ‘54 fino a metà anni ’70: PALROTELEVISIONE
dagli anni ’70 in poi: NEOTELEVISIONE
Portano a grosse differenze linguistiche, le definizioni son state date da Umberto Eco.

Altri programmi:
I quiz con Mike Buongiorno: Lascia o raddoppia (1956) lingua molto corretta ma
non viene pensata come testo scritto. Lingua percepita come corretta e semplificata.
Quando ci sono i concorrenti vi è spontaneità.

Altro genere particolare: Gli sceneggiati (messa in scena di opere letterarie pensate
per la televisione) La freccia nera, I promessi sposi…

Il varietà
Canzonissima programma di varietà che negli anni ’70 ha più successo lingua
presente in questo programma: ci si avvicina alla pronuncia dell’italiano neo-standard
con accenti regionali (es. area romana). Si trasmette una lingua che porterà l’italiano
standard. Registro medio e tipo di lingua che cerca elementi del parlato per rendere
questo aspetto più spontaneo.

Ultimo genere: Carosello (1957-77).


Brevi spezzoni di musica, parole e pubblicità.
I talk show

Le ricadute della lingua della TV sull’italiano comune

Le Social-tv

Lingua e cinema
La lingua dei film  Fellininismi
Totò

Doppiaggio
Furia film confronto

Il repertorio linguistico: spazio linguistico

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