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2.1 – Fonetica
La fonetica è la disciplina della linguistica che tratta la componente fisica della comunicazione
verbale.
Abbiamo visto che il significante (mezzo fisico) è di carattere fonico-acustico: onde sonore che
passano attraverso l’aria. La parte della linguistica che studia questi aspetti si chiama fonetica (da
phoné-> voce) ed essa si suddistingue in tre campi principali:
-fonetica articolatoria: studia i suoni del linguaggio in base al modo in cui vengono articolati, cioè
prodotti dall’apparato fonatorio umano;
-fonetica acustica: studia i suoni del linguaggio in base alla loro consistenza fisica e modalità di
trasmissione
-fonetica uditiva: che studia i suoni del linguaggio in base a come vengono ricevuti dall’apparato
uditivo umano e quindi decodificati dal cervello.
Normalmente i suoni vengono prodotti mediante l’espirazione, quindi con un flusso d’aria
egressivo: l’aria muovendo dai polmoni attraverso i bronchi e la trachea raggiunge la laringe.
Esistano suoni che si realizzano mediante l’inspirazione o senza la partecipazione dei polmoni.
Nella laringe, dove ha inizio il tratto vocale, l’aria incontra le corde vocali. Queste ultime, che di
solito sono separate e rilassate, durante la fonazione possono contrarsi ed accostarsi l’una
all’altra, riducendo o bloccando il passaggio dell’aria. La vibrazioni delle corde vocali consistono
dunque in rapidi cicli di chiusure ed aperture delle corde vocali provocate dalla pressione dell’aria
espirata. Dopo di che, il flusso d’aria passa alla faringe e da qui alla cavità orale. Nella parte
superiore della faringe il velo (parte posteriore del palato) può lasciare aperto o chiudere il
passaggio tra faringe e cavità nasale.
Nella cavità orale svolgono una funzione importante alcuni organi mobili o fissi:
-lingua, di cui distinguiamo dorso (parte centrale), radice (parte posteriore) e corona (parte
anteriore costituita a sua volta da apice= punta e lamina);
-palato, costituito da velo (o palato molle);
-alveoli, cioè la zona retrostante ai denti (gengive posteriori);
-denti
-labbra
Occorre dire che anche la cavità nasale può partecipare al meccanismo di fonazione, quando il
velo e l’ugola si trovano in posizione di riposo e permettono il passaggio dell’aria attraverso il naso
Esistono poi dei parametri di identificazione dei suoni del linguaggio.
-il luogo in cui vene articolato un suono è il primo parametro fondamentale
-il modo di articolazione, cioè il restringimento relativo che in un certo punto del percorso si
frappone al passaggio del flusso d’aria;
-contributo della mobilità di singoli organi e articolazione dei suoni.
In base al modo di articolazione abbiamo una prima grande opposizione fra i suoni del linguaggio:
quella tra i suoni prodotti senza la frapposizione di ostacoli che creino perturbazioni al flusso d’aria
fra la glottide e il termine del percorso (VOCALI); e suoni prodotti mediante la frapposizione di un
ostacolo parziale o totale al passaggio dell’aria in qualche punto del percorso (CONSONANTI).
I suoni prodotti con concomitante vibrazione delle corde vocali accostate e tese sono detti sonori;
i suoni prodotti senza vibrazione delle corde vocali discoste o con vibrazione molto ridotta sono
detti sordi. Le vocali sono normalmente tutte sonore, mentre le consonanti possono essere sia
sonore che sorde.
2.1.2 – Consonanti
Le consonanti sono caratterizzate dal fatto che vi è frapposizione di un ostacolo al passaggio
dell’aria. Si riconoscono due grandi classi di consonanti:
-occlusive (ostacolo completo)
-fricative (blocco parziale), così chiamate perché l’avvicinamento degli organi articolatori provoca
un rumore di frizione.
Occorre poi distinguere dalle fricative le cosiddette approssimanti, in cui l’avvicinamento degli
organi articolatori non provoca frizione. Sono approssimanti le semiconsonanti e le semivocali.
Esistono anche suoni consonantici la cui articolazione inizia come un’occlusiva ma termina come
una fricativa: si tratta di consonanti composte, costituite da due fasi, che prendono il nome di
affricate.
Abbiamo anche consonanti laterali, quando l’aria passa solo ai due lati della lingua (o attraverso
solo uno di essi); e le vibranti, quando si hanno rapidi contatti interni tra lingua ed un altro organo
articolatorio. Letterali e vibranti -> liquide.
Poi abbiamo le consonanti nasali quando vi è passaggio di aria anche attraverso la cavità nasale.
Altre consonanti: forti (occlusive sorde), leni (approssimanti); le occlusive sono in generali più forti
delle fricative; aspirate.
Le consonanti vengono classificate anche in base al punto dell’apparato fonatorio in cui sono
articolate.
-consonanti (bi)labiali, prodotte dalle o tra le labbra;
-consonanti labiodentali, prodotte fra l’arcata dentaria superiore e il labbro inferiore;
-consonanti dentali, prodotte al livello dei denti (comprendono anche le alveolari, prodotte dalla
lingua contro o vicino agli alveoli);
-consonanti palatali, prodotte dalla lingua contro o vicino al palato duro;
-consonanti velari, prodotte dalla lingua contro o vicino al velo;
-consonanti uvulari, prodotte dalla lingua contro o vicino all’ugola;
-consonanti faringali, prodotte fra la base della radice della lingua e la parte posteriore della
faringe;
-consonanti glottidali, prodotte direttamente dalla glottide, a livello delle corde vocali.
Ci sarebbero anche le consonanti retroflesse, che vengono articolate flettendo all’indietro l’apice
verso la parte anteriore del palato (es. beddu, doppia dd)
2.1.3 – Vocali
Le vocali sono suoni prodotti senza che si frapponga un ostacolo al flusso dell’aria nel canale orale.
Le diverse vocali sono caratterizzate dalla diverse conformazioni che assume la cavità orale a
seconda delle posizioni che prendono gli organi mobili e in particolare la lingua.
Per identificare i suoni vocalici, infatti, occorre innanzitutto far riferimento alla posizione della
lingua.
1. Le vocali possono essere in base a questo parametro (avanzamento o arretramento della
lingua):
-anteriori o palatali(lingua pos. Avanzata)
-posteriori o velari(lingua pos. Arretrata)
-centrali
2. In base al secondo parametro (spostamento lingua verso l’alto) distinguiamo vocali:
-alte o chiuse
-medie (dist. tra medio-alte/semichiuse e medio-basse/semiaperte)
-basse o aperte
Trapezio vocalico: ????
3. Altro parametro è la posizione delle labbra durante l’articolazione: le labbra possono essere
distese (con fessura) e si parla di vocali non arrotondate (non labializzate); oppure tese e
protruse (sporgere in avanti con arrotondamento) e si parla di vocali arrotondate (labializzate). Di
solito le anteriori tendono ad essere non arrotondate e le posteriori arrotondate.
4. Ancora, le vocali possono essere prodotte con o senza passaggio dell’aria nella cavità nasale
(con si chiamano nasali).
2.1.4 – Semivocali
Vi sono suoni con modo di articolazione intermedio tra vocali e consonanti fricative e quindi
prodotte con un semplice restringimento del canale orale (ostacolo appena percettibile al flusso
dell’aria), detti approssimanti. Fra di esse vi sono suoni molto vicini alle vocali che vengono
chiamati semivocali o anche semiconsonanti (primo fruscìo più marcato).
Semivocali anteriori (palatali) e posteriori (velari).
2.2.4 – Sillabe
Le sillabe sono le minime combinazioni di fonemi che funzionano come unità pronunciabili e
possono essere utilizzate per costruire la forma fonica delle parole.
In italiano una sillaba è sempre costruita attorno ad una vocale: una consonante o una semivocale
ha sempre bisogno di appoggiarsi ad una vocale, la quale costituisce il nucleo della sillaba.
La struttura fonica della parola è data da un’alternanza continua tra foni più tesi e chiusi, con
minore sonorità (consonanti) e foni più rilassati e aperti, con maggiore sonorità (vocali).
Ogni sillaba è formata da una sola vocale e da un certo numero di consonanti. Una vocale da sola
può costituire una sillaba.
In italiano, la struttura sillabica canonica è ConsonanteVocale, ma sono frequenti anche le
strutture V; VC; CCV; CVC; CCCV.
Non sono invece possibili strutture del tipo CVCC.
N.B In italiano le vocali della sillaba che reca l’accento sono sempre lunghe se la sillaba è aperta.
In una sillaba la parte che precede la vocale è detta attacco, la vocale stessa è il nucleo e la parte
che segue è la coda. Le sillabe con la coda si chiamano chiuse (implicate); le sillabe senza coda si
chiamano aperte (libere).
Il dittongo è la combinazione di una semivocale e di una vocale (in cui la vocale è l’apice sillabico).
-se la sequenza è V+semiV avremo un dittongo discendente;
-se la sequenza è semiV+V avremo un dittongo ascendente.
Il trittongo, invece, è la combinazione di due semivocali e di una vocale
2.3.1 – Accento
L’accento è la particolare forza o intensità di pronuncia di una sillaba relativamente alle altre
sillabe. In italiano l’accento è dinamico o intensivo, dipendente dalla forza con cui sono
pronunciate le sillabe (la sillaba tonica è tale grazie all’aumento del volume della voce).
L’accento come tratto prosodico non va confuso con l’accento grafico. L’accento grafico
circonflesso a volte è ancora usato nell’ortografia per indicare la vocale “i” risultante da una
fusione di due suoni (principi da principio). In generale le parole in italiano non recano l’accento
grafico se non necessario.
La posizione dell’accento all’interno di una parola su cui cade l’accento può essere libera o fissa. In
francese e quasi sempre fissa poiché l’accento cade sempre sull’ultima sillaba o sillaba finale del
gruppo. In altre lingue è libera e dunque l’accento può ricadere su una qualunque delle sillabe
della parola.
Si parla di valore fonematico dell’accento quando l’accento in base alla posizione della sillaba su
cui cade ha valore distintivo oppositivo.
In italiano l’accento è tipicamente libero:
-quando si trova sull’ultima sillaba di una parola, essa si dice tronca;
-sulla penultima, piana;
-sulla terzultima, sdrucciola;
-sulla quartultima, bisdrucciola;
-sulla quintultima, trisdrucciola;
N.B. si chiamano clitici gli elementi che nella catena fonica non possono rappresentare la sillaba
prominente e recare quindi accento proprio e di conseguenza devono appoggiarsi ad un’altra
parola (es. gli articoli, e i pronomi personali atoni).
2.3.3 – La lunghezza
La lunghezza riguarda l’estensione temporale relativa con cui i foni e le sillabe sono prodotti. Ogni
fono può essere breve (più rapido) o lungo (meno rapido). Brevità e lunghezza sono nozioni
relative, definite in termini del confronto fra segmenti nella catena parlata (più o meno lunghi
piuttosto che lunghi o brevi in assoluto).
La quantità delle vocali o delle consonanti può avere valore distintivo. In italiano la quantità o
durata o lunghezza delle consonanti non ha funzione distintiva.
Come abbiamo visto, in IPA la lunghezza viene indicata con due punti posti dopo il simbolo del
fono. Per le consonanti può anche essere adottata la ripetizione dello stesso simbolo.
Per le vocali, la durata in italiano non è pertinente. Una parola pronunciata con una vocale
decisamente lunga individua un’accentuazione enfatica della stessa parola.
Nella trascrizione fonematica non si segnalerà mai la lunghezza vocalica, essendo un espediente
determinato dal contesto fonetico.