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Una lingua prima di essere scritta deve essere parlata: prima nasce la lingua e poi si sviluppa
la sua scrittura; esistono civiltà le cui lingue non hanno raggiunto il passo della scrittura.
Il greco classico dispone di tre parole fondamentali per indicare la lingua:
➢ Glotta: si intende l’atto fisiologico di parlare.
Una delle punizioni più gravi del mondo antico era quella di tagliare la lingua a chi
aveva il potere di trascinare le folle poiché si capiva l’importanza del parlare.
➢ Phoné: vuol dire suono, anche a livello musicale.
Per i greci la musica era una lingua composta da delle lettere: le note musicali; anche
noi vediamo le note sotto la forma di un alfabeto.
Con questa indicavano anche la varietà linguistica che caratterizzava la Grecia.
➢ Dialektos: indica la lingua orale, articolata, della quotidianità, del parlato.
Esiste la filosofia del linguaggio che mette sul piano filosofico il concetto stesso di
lingua, poiché è estremamente complesso da definire.
Erodoto è considerato il padre della storia, poiché fondò la disciplina storica raccontando
della guerra più importante dell’epoca, quando l’esercito dell’Impero persiano, che
ammontava a un milione di soldati, stava per conquistare la Grecia.
Tutti pensavano che la Grecia avrebbe perso, anche gli stessi greci, eppure non fu così poiché
il potentissimo esercito persiano venne sconfitto nella battaglia di Platea.
Tutti si chiedevano come mai avessero vinto i greci e, secondo Erodoto, durante una riunione
tra greci vi fu un oratore che esortò alla fratellanza, all’unione e al valore del popolo greco,
facendo leva sulla comunanza linguistica, sanguigna e culturale.
Cos’è la fonetica?
La fonetica è lo studio di tutti i suoni che possono essere prodotti dall’essere umano. (foni)
Cos’è la morfologia?
Studia la costruzione delle parole: “linguistica” è una parola più lunga di “lingua”, quel pezzo
in più è ciò che studia la morfologia, fa vedere come si formano le parole.
(In inglese: word formation/morphology)
Cos’è la sintassi?
Usando delle parole formiamo delle frasi, attraverso le quali articoliamo un pensiero: la
sintassi studia la struttura della frase.
Cos’è la pragmatica?
La pragmatica studia la realtà linguistica, non servendosi dell’atto fonetico in sé, bensì
andando ad analizzare il ruolo delle espressioni facciali, del movimento del corpo (gesticolare
le mani) durante una conversazione.
Cos’è l’IPA?
L’International phonetic alphabet (IPA) o alfabeto fonetico internazionale raggruppa tutti i
foni esistenti al giorno d’oggi: in questo modo, per convenzione, è possibile scrivere la
pronuncia di una parola in maniera universalmente riconosciuta da tutti i linguisti del mondo
attraverso dei simboli; ad ogni simbolo corrisponde un suono.
L’IPA nasce durante la Prima guerra mondiale per decifrare i messaggi in codice in radio;
dopo la guerra questo metodo è stato raffinato dai linguisti attraverso delle convenzioni
poiché reputato utile, ed è aperto a nuovi aggiornamenti.
Ogni fono è caratterizzato da tre parametri:
➢ Modo di articolazione: quanta aria passa dai polmoni alla bocca.
➢ Luogo di articolazione: organi coinvolti nella produzione del suono.
➢ Qualità di articolazione: se sono presenti vibrazioni (sonorità, con il coinvolgimento
delle corde vocali) o meno.
[K]
Occlusiva: l’aria viene bloccata.
Velare: la lingua viene a contatto col velo palatino, andando a bloccare il passaggio dell’aria.
Sorda: le corde vocali non vibrano durante la pronuncia di questo fono.
[V]
Spirante: l’aria passa attraverso la bocca e fuoriesce da essa.
Labiodentale: la lingua viene a contatto con le labbra e coi denti.
Sonora: le corde vocali vibrano durante la pronuncia di questo fono.
Sappiamo che l’emissione di un suono parte dalla vibrazione delle corde vocali, ma per
pronunciare un fono abbiamo bisogno che la lingua (unico organo mobile della bocca)
colpisca altri organi dell’apparato respiratorio; l’insieme di organi adibiti alla produzione
fonetica è chiamato apparato fonatorio, e si compone dei seguenti organi:
(andando dall’esterno verso l’interno)
● Labbra: suoni labiali (b)
● Denti: suoni dentali (d)
● Alveoli (posizionati dietro gli incisivi): suoni alveolari (t)
● Palato (palato duro): suoni palatali (ʧ)
● Velo palatino (palato molle): suoni velari (k)
(da qui in poi la lingua italiana non possiede foni nel proprio fonema)
● Ugola (organo a forma di goccia in fondo alla bocca): suoni uvulari
● Faringe: suoni faringali
● Epiglottide: suoni glottali
● Laringe (all’interno della quale sono presenti le corde vocali): oggi non esistono suoni
laringali ma anticamente probabilmente sì.
● Lingua: certamenta l’organo più importante, divisa in tre parti (apice, dorso, radice).
Modo di articolazione
Ha a che fare con il passaggio di aria; analizziamo i modi di articolazione partendo dai suoni
che rilasciano meno aria a quelli che ne rilasciano di più.
Queste quattro caratteristiche appartengono ad ogni lingua del mondo, però, nelle lingue
intensive i tratti più specifici sono l’intensità e la durata, invece in quelle tonali saranno la
tonalità e il timbro.
L’italiano e la maggior parte delle lingue europee sono intensive (focalizzate sull’intensità e
sulla durata dei suoni); nonostante ciò la maggior parte delle lingue del mondo sono tonali
(ad esempio il cinese, il quale distingue quattro toni diversi).
La lingua italiana, oltre ad essere una lingua intensiva, è costituita da un accento mobile:
teoricamente, è possibile che l’accento cada su ogni sillaba.
In francese, invece, vi è l’accento fisso sull’ultima sillaba; in polacco l’accento è fisso sulla
penultima; in ungherese l’accento è fisso sulla prima.
L’accento in lingua italiana è fonematico (si scrive durante la trascrizione fonematica) poiché
è mobile, di conseguenza non essendo fisso non si sa dove cade, quindi è necessario segnarlo.
Nelle lingue costituite da un accento fisso, esso non viene trascritto poiché dato per scontato.
L’intonazione italiana
Come abbiamo detto, l’italiano essendo una lingua intensiva è basata sulla durata e
sull’intonazione, questo perché foneticamente siamo in grado di scrivere una frase che, detta
con intonazioni diverse, può assumere significati completamente diversi:
● Frase affermativa: fuori piove.
● Frase interrogativa: fuori piove?
● Frase esclamativa: fuori piove!
Morfemi lessicali
L’inglese è una lingua ricchissima di morfemi lessicali, proprio come la maggior parte delle
lingue germaniche (es: Internationalisation è un morfema lessicale poiché
Internazionalizzazione è il sostantivo astratto di internazionalizzare).
In realtà nella parola “Internationalisation” sono presenti diversi morfemi (parti della parola):
➢ si parte da Nation, che è la base poiché è l’unica parola che da sola ha significato;
➢ + “al” per creare un aggettivo (suffisso che vuol dire appartenente a qualcosa) =
national appartenente a una nazione;
➢ + “inter” (aggettivo prefisso che vuol dire tra: mette in relazione in questo caso più
nazioni);
➢ + “isa” suffisso verbale (dà un ruolo attivo al sostantivo, facendolo diventare verbo;
cambia la parte del discorso);
➢ + “tion” suffisso che rende verbo un sostantivo.
Anche se gli stessi morfemi (al, inter, isa, tion) sono ripetuti in diverse parole inglesi, ci sono
delle regole, un ordine che devono rispettare nella catena morfemica.
Es: il sostantivo Tranquillizer è costituito da:
❖ Tranquill (aggettivo)
❖ + “ise” suffisso verbale che si attacca ad aggettivi: in questo modo cambia la parte
del discorso e il suo significato.
❖ + “er” suffisso che indica la persona che compie l’azione: il verbo diventa sostantivo.
Prendendo in esempio il verbo amare: le desinenze delle diverse coniugazioni dei modi, dei
tempi verbali e delle persone rappresentano dei morfemi grammaticali, e capiamo che si
riferiscono alla stesso verbo poiché la radice rimane inalterata.
Es: amiamo, amasti, amerò, che essi amino, amato, amavate.
↳(morfemi grammaticali sottolineati)
Non vengono considerati morfemi lessicali poiché non cambiano la parola e non mutano
neppure la parte del discorso: sempre verbi rimangono, semplicemente danno delle
informazioni in più relative all’azione in questione (noi amiamo è un azione/un verbo diverso
da essi amarono, però sempre di provare amore si tratta: i morfemi grammaticali ci
forniscono informazioni in più che ci permettono di capire meglio un contesto).
Anche l’inglese è una lingua flessiva, seppure in piccola parte poiché non dispone di
coniugazioni verbali o strutture morfologiche complesse; eppure è dotata di
paradigmi, forme che determinano il genere e il numero di una parola.
Ad esempio, nella parola ‘Actress’ (attrici) il morfema ‘-ress’ indica:
➢ Genere: femminile.
➢ Numero: plurale
Prendendo in considerazione la parola ‘amamus’ (noi amiamo):
➔ ‘Am-’ è la radice (o lessema): è la parte invariabile della parola e le dà significato.
➔ ‘-A-’ è la vocale tematica;
➔ ‘-Mus’ è la desinenza: morfema grammaticale variabile; in questo caso indica la
prima persona plurale (noi) del verbo amare (= amiamo).
La vocale tematica è usata per collegare i morfemi tra loro e per costruire il tema/l’argomento
di una parola, che in questo caso è quello del presente: ‘Ama’, essenziale, poiché è proprio
sul tema del presente che in latino si costruisce il passato ed il futuro:
➔ Amavi (io amavo);
➔ Amabo (io amerò).
In parole lunghe è possibile contare più vocali tematiche.
Nelle lingue flessive è solito vedere parole costituite da affissi (⬑ vai a morfemi lessicali); il
processo di aggiunzione di affissi ad una parola è detto affissazione.
La parola latina ‘Attingebam’ (io toccavo) contiene tutti e tre tipi di infissi:
❖ ‘Ad-’: prefisso che indica la direzione, il movimento verso qualcosa, l’avvicinamento.
❖ ‘-Tig-’: radice del verbo toccare, parte del verbo invariata nelle varie coniugazioni.
❖ ‘-N-’: infisso che indica il tema del presente;
❖ ‘-E-’: vocale tematica che indica il presente.
❖ ‘-Ba-’: suffisso che indica il tempo dell’imperfetto;
❖ ‘-M-’: morfema che indica la prima persona singolare, attivo.
Quando attraverso l’aggiunzione di un affisso si riesce a creare una parola nuova con un
significato diverso da quello della parola da cui deriva, in linguistica si parla di derivazione.
➢ (ing.): see (vedere) → foresee (prevedere) | aggiunzione prefisso;
➢ (ing.): mother-in-law → mothers-in-law | aggiunzione infisso;
➢ (ing.): thought (pensiero) → thoughtless (spensierato) | aggiunzione suffisso;
➢ (ted.): sprechen (parlare) → versprechen (giurare) | aggiunzione prefisso;
➢ (ted.): sprechen → gespräch (conversazione; ‘ge-’ prefisso astrattivo)
➢ (ted.): schön (bello) → schönheit (bellezza; ‘-heit’ suffisso astrattivo)
➢ (ted.): Sklave (schiavo) → versklaven (schiavizzare)
↪ Qui il procedimento è inverso: si parte da un sostantivo (schiavo) ai suoi derivati,
poiché la parola ‘Sklave’ non può essere scomposta; inoltre, storicamente deve
nascere prima lo schiavo, e poi la parola che esprima il concetto di schiavizzazione.
In genere non è così poiché prima si pensa all’azione quotidiana (es: ‘parlare’) e poi si pensa
alla necessità di trovare parole dello stesso campo semantico come conversazione o relatore.