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GLOTTOLOGIA

Lezione 9 novembre
Studio capitoli 1-2-3 e poi vedi foto
Se le lingue sono funzionali perché cambiano nel tempo?
Come inizia e si diffonde un mutamento linguistico?
E altre domande della linguistica storica
Vedi slide
Le lingue cambiano nel tempo—> verità scontata
Varianti del padre nostro in inglese
- Mutamenti grafici e fonetici
- Mutamenti morfologici : l’inglese antico aveva i casi ( heofon-um dativo maschile plurale), antichi
participi con prefisso ge- (gehalgod), antica forma di congiuntivo indipendente si, verbo essere, pronomi
possessivi e relativi
- Mutamenti sintattici (faeder ure vs. Oure fadir e our father; tobecume vs come to be)
Dicotomia tra sincronia e diacronia
Saussure per primo ha parlato di una dicotomia ( opposizione) tra sincronia e diacronia, le quali sono due
prospettive tramite le quali possiamo studiare le lingue e i fenomeni linguistici in relazione a un parametro
fondamentale, quello del tempo.
Lo studio delle lingue che non considera la dimensione evolutiva è uno studio in SINCRONIA, che isola e
ritaglia, nel flusso temporale, un determinato periodo storico (stato di lingua). Es posso decidere di studiare
l’italiano di Goldoni indipendentemente da l’italiano che cera ai tempi di cesare.
“ Non diversamente, in una partita a scacchi, una qualsiasi determinata posizione ha il singolare carattere
d’essere indipendente dalle precedenti, è totalmente indifferente che vi sia arrivati per una via oppure per un
altra” (saussure CLG p 103)
Sinora abbiamo analizzato e descritto il sistema linguistico fotografandolo sulla base dei suoi elementi
costitutivi, a prescindere dalle condizioni che lo hanno generato—> quindi con un approccio sincronico.
L’APPROCCIO DIACRONICO studia l’evoluzione delle lingue nel tempo e proietta in primo piano
l’evoluzione che gradualmente e incessantemente trasforma la fisionomia di un sistema linguistico, di anno
in anno ogni lingua è sottoposta a un mutamento sia per fattori interni che per contatto con altre lingue.
I mutamenti possono essere:
fonetici, fonologici, morfologici, sintattici
diacronico—> studio dell’evoluzione del linguaggio attraverso il tempo

Nascita della linguistica storica—> 1786 (prima di saussure) Sir William jones, alto funzionario inglese della
compagnia delle indie, quindi si occupava della gestione delle colonie indiane, ma è anche un appassionato
di lingue, conosce le lingue celtiche, l’antico persiano, il gotico e quando giunge in india inizia a studiare il
sanscrito, e nota che greco latino e sanscrito sono molto simili tra loro, e ciò non può essere casuale. Nel
1786 pronuncia un discorso a Calcutta dove evidenzia le corrispondenze tra queste tre lingue e avanza ipotesi
che esse discendano da un antenato comune, lui ipotizza che sia il sanscrito la lingua più antica da cui esse
derivano ma non è cosi. Vedi parte del discorso su slide
Le grandi scoperte geografiche hanno permesso questa scoperta, il colonialismo permette che gli europei si
trovino i contatto con lingue nuove e ciò stimola la loro curiosità, altro movimento a incrementare questa
curiosità è il movimento culturale romantico poiché esso si interessa a tutto ciò che è esotico e remoto perciò
promuove lo studio di culture e civiltà orientali.
L’interesse per questo tipo di studi si sposta nelle università tedesche, Friederich Schlegel il quale getta le
basi per la nascita della grammatica o linguistica comparata, egli prendeva delle parole basiche e confrontava
in modo sistematico queste parole in lingue diverse. Uno degli apporti più importanti di Schlegel è che per
primo ipotizza che l’antenato comune sia l’indoeuropeo e non il sanscrito, essa è una lingua non attestata
ma ricostruita dai linguisti sulla base della comparazione sistematica di lingue imparentate.
L’asterisco sulla parola significa che non è attestata ma è stata ricostruita sulla base delle corrispondenze
fonetiche sistematiche che intercorrono tra le varie lingue.
METODO STORICO COMPARATIVO
Si basarono su una serie di corrispondenze fonetiche, per esempio (slide precedente) se si considerano le
lingue romanze e quelle germaniche si può veder che la f del romanzo è b in germanico, e che a th
dell’inglese corrisponde d del danese e nederlandese.
In una lingua uno stesso suono x si trasforma in un suon y
I processi fondamentali del metodo sono comparazione e ricostruzione
Lo scopo fondamentale è stabilire scientificamente eventuali relazioni di parentela tra diverse lingue che
formino una famiglia linguistica, composta da due o più lingue tra le quali è possibile stabilire un rapporto di
derivazione storica dalla stessa lingua madre
La lingua madre può essere attestata o ricostruita:
- il latino è attestato
- L’indoeuropeo è ricostruito (si indica con *)
“La ricostruzione è il processo con cui si afferma l’esistenza e si determinano caratteristiche di elementi
linguistici non direttamente documentati”
“ Quando l’antecedente di una lingua non ci ha lasciato nemmeno un testo allora la ricostruzione si configura
come l’unico strumento a disposizione per recuperare il nesso storico tra due fasi linguistiche geneticamente
connesse” ( Campanile 1987)
Le lingue isolate sono lingue prive di lingue sorelle ( in assoluto o all’interno di un ramo/ gruppo) nella
famiglia indoeuropea sono tre:
Armeno, albanese e greco
August Schleicher e il paradigma biologico-evoluzionista
Schleicher era un botanico conoscitore delle teorie evoluzionistiche di Darwin, egli si interessa molto al
problema della classificazione delle lingue indoeuropee, egli ipotizza che la lingua non sia un oggetto sociale
ma naturale, cosi come gli organismi viventi si modificano per leggi di natura cosi anche le lingue sono
sottoposte a leggi naturali immutabili. Egli applica il modello tassonomico della botanica e delle teorie
Darwiniane sulla filogenesi della specie. Ciò è un apporto teorico molto superato. Egli propone un albero
genealogico delle lingue europee, in cui le lingue si organizzano secondo rami che si collegano a un tronco
ovvero la lingua comune ( in tutte le lingue si parla di indoeuropeo mentre in germania di lingua
indogermanica).
Alla base Schleicher pone l’indoeuropeo che poi per ramificazioni porterà alle lingue attuali.
La teoria dell’albero è stata criticata poiché tiene conto solo della coordinata temporale, ma non dei
mutamenti che avvengono anche nello spazio geografico ( es. il passaggio del passato analitico dal greco al
latino alle lingue romanze e poi germaniche ), l’approccio è troppo meccanico e non tiene conto dei
fenomeni di contatto tra lingue, delle influenze areali e diffusioni, della componente sociale; si giunge quindi
a una nuova teoria: TEORIA DELLE ONDE

Lezione 10 novembre
albero genealogico—> rappresentare relazioni genealogiche tra lingue della stessa famiglia
Area balcanica—> le lingue di quest’area appartengono a rami diversi ma nel corso della storia hanno
sviluppato moti tratti comuni per vicinanza geografica.
Un allievo di scheiner, Schmidt propone la teoria delle onde, in cui smith nota che le innovazioni linguistiche
posso nascere in diversi centri dell’area geografica che si sta indagando, e si diffondono nello spazio con
ritmi e modalità influenzati da fattori storici, geografici, culturali.
Questa teoria trasforma la lingua da organismo astorico cioè al di fuori dei parlanti, in prodotto storico, le
onde della teoria sono le innovazioni prodotte dai parlanti.
Schmidt mostra come a partire dal centro di innovazione, il mutamento si diffonde come le onde che si
allontanano dal punto di uno stagno ove è stato lanciato un sasso, la forza di innovazione diminuisce man
mano che le onde si allontanano dal centro e a un certo punto si arresta; la zona che ha accolto l’innovazione
è delimitata da una linea detta ISOGLOSSA.
Rapporti tra lingue si possono rappresentare con cerchi concentrici.
La teoria delle onde ci mostra come le somiglianze tra le lingue non sono solo dovute a fattori ereditari ma
anche alla loro dislocazione geografica e quindi possono propagarsi mediante contatto linguistico.

Geografia linguistica
Si sviluppa a partire dal ‘900 e studia in modo sistematico come le vicende storiche e culturali incidano nel
mutamento linguistico attraverso l’analisi della distribuzione geografica di fenomeni linguistici (vs
astrattismo nei neogrammatici)
Esempio
Distribuzione geografica della parola testa in romanzo, in alcune lingue romanze (italiano, francese e
provenzale) mentre nelle lingue iberiche (spagnolo, catalano, portoghese) e anche il rumeno, abbiamo un
lessema formato a partire da un altro morfema lessicale.
La parola testa è una parola latina che vuol dire vaso di terracotta, a un certo punto nel latino parlato la gente
ha smesso di usare caput e ha iniziato a usare testa ma come metafora, ovvero un modo più espressivo per
indicare testa. A partire da Roma che è l’epicentro dell’innovazione, il mutamento si è diffuso.
Questo tipo di osservazioni vengo recepite da un glottologo italiano Matteo Bartoli, il quale propone una
serie di norme dette NORME AREALI, le quali permettono di trovare rapporto cronologico tra fasi
linguistiche che in sincronia coesistono. Baroli confronta in modo sistematico la distribuzione di forme
linguistiche concorrenti e ragiona sulle cause della loro distribuzione e sull’età relativa delle forme.
Tramite la posizione spaziale dei fatti linguistici si può stabilire la loro posizione relativa sull’asse del tempo.
Le norme sono 4:
1) Norma dell’area isolata—> l’area geografica meno esposta a commercio, contatti, guerre… conserva la
fase linguistica più arcaica. Tipiche aree isolate per le lingue romanze sono Sardegna e Romania (Dacia)
per il germanico invece l’Islanda.
Le lingue romanze derivano dal latino tardo/volgare del IV-V-VII secolo, il sardo invece è rimasto molto più
simile al latino classico del I secolo.
2) Norma delle aree laterali—> solitamente nelle aree laterali si conserva una fase più antica rispetto a
quella presente nelle aree centrali.
Ad esempio caput dal latino classico è ripreso in catalano, spagnolo, portoghese e rumeno
3) Norma dell’area maggiore—>nell’area più estesa si conserva una fase jiu antica rispetto a zone più
ristrette.
Ad esempio la congiunzione coordinante e deriva dal latino et, nella zona della Dacia a un certo punto si
inizia a usare sic che voleva dire così in latino—> innovazione molto limitata che si diffonde solo in una
zona e si ritrova nel rumeno si.
4) Norma dell’area seriore (=più tarda, dal latino serous tardo)—>nelle zone in cui la lingua arriva più tardi
si tende a conservare la fase più antica.
Ad esempio in italiano, francese e provenzale abbiamo verbo parlare che deriva dal latino tardo “parabolare”
( che deriva dal greco parabolé), mentre nell’area iberica abbiamo il verbo hablar che deriva dal latino
classico fabular. Il verbo parabolé ha soppiantato il latino classico fabular, questa innovazione non fa tempo
ad arrivare dove il latino è arrivato dopo cioè nell’area iberica.

L’indoeuropeo e gli indoeuropei


Dove collocare l’area indoeuropea?
Il primo metodo utilizzato per identificare l’area fu il metodo lessicale—> l’idea è quella di ricostruire il
lessico per vedere di cosa parla. Lo studio più interessante riguarda la parola faggio, comparando parole
come il latino “fagus”, l’antico alto tedesco “buohha” e il tedesco “buche”, l’antico nordico “bók”, l’inglese
“beech”, il greco “phāgós” (quercia) e il russo “buziná” (sambuco) i glottologi hanno ricostruito questa
forma e hanno pensato che volesse dire faggio, c’è qualche dubbio perché in alcune lingue la radice vuol dire
faggio in russo e i greco però no, perciò la teoria fu quella che originariamente la parola volesse dire faggio
in indoeuropeo e che poi in greco e in russo avesse subito uno slittamento semantico.
Ciò vuol dire che gli indoeuropei dovevano per forza conoscere il faggio, ma tale albero non si trova più a
nord di una linea immaginaria che collega il mar baltico con la Crimea, quindi il popolo indoeuropeo doveva
essere stanziato o in Europa continentale o tra il mar Caspio e il mar Nero, questa informazione ci è data
dall’archeobotanica—>disciplina archeologica che indaga la distribuzione e lo sviluppo della flora in epoche
antiche.
La ricostruzione del protolessico si è concentrata anche su altri elementi:
- le lingue europee condividono termini che designano lupo, orso, salmone, gelo, inverno e neve—> questi
termini rimandano a sedi fredde (antico alto tedesco “kalt” e “kuoli”, lituano “galmenis” ovvero freddo
intenso, antico slavo “goloti” ghiaccio, latino “gelu” e “glacies” ghiaccio). Non vale lo stesso per animali
e elementi che rimandano al caldo.
- Le lingue europee condividono termini simili per indicare il mare ( antico slavo “morje”, gallico “mori”,
latino “mare”) ma anche per designare lagune e bacini chiusi ( tedesco “moor”, inglese “moor”, latino
“muria”, francese “marais” palude, lituano “mãrios” laguna, antico frisone “mâr” stagno) quindi questa
radice molto probabilmente indicava distese d’acqua chiuse e solo dopo alcune lingue hanno esteso il
termine alla designazione del mare=> gli indoeuropei non conoscevano il mare. Ulteriore conferma viene
dalle parole germaniche per mare, che si dice con la radice “see” tedesco e “zee” nederlandese che deriva
da una radice saiwa di origine pre-indoeuropea => gli indoeuropei arrivano vedere il mare del nord e
incontrano popolazioni già esistenti, li conquistato e prendono in prestito da loro la parola per indicare il
mare (i greci usano per mare una parola non di origine indoeuropea ma sconosciuta ovvero “thálassa”)
Tutto questo ci fa capire che gli indoeuropei non conoscevano il mare, infatti molti nomi di piante
mediterranee (vino, oliva, fico, rosa…) non derivano da parole indoeuropee ma sono state probabilmente
prese da popolazioni pre-esistenti dette sostrato (varietà linguistica anteriore a cui una nuova lingua si va a
sovrapporre) indomediterraneo.
Gli indoeuropei si collocano in una sede fredda e continentale.
Ipotesi sulla collocazione indoeuropea:
1) ipotesi dei kurgan dell’archeologa Marija Gimbutas 1968—> ella studia una serie di sepolture a cumulo
dette kurgan che ha scoperto nelle steppe a nord del mar Caspio, e pensa che in questa zona fosse
prosperata questa civiltà e che essa corrispondesse con i primi parlanti di indoeuropeo, però gli
indoeuropei non si pensa che siano un popolo guerriero.
2) Ipotesi neolitica dell’archeologo americano Colin Renfrew 1987 secondo il quale l’indoeuropeizzazione
linguistica dell’Europa sarebbe venuta ad opera dei contadini neolitici, egli si basa su una mappa
archeologica dell’espansione dell’agricoltura neolitica in cui si vedono dei siti agricoli neolitici
sviluppatisi tra l’Asia minore e le isole britanniche e la relativa data, dove si vede che le sedi più antiche
si collocano in Anatolia prima del 5200 a.C. La sua ipotesi colloca gli indoeuropei nella parte a sud del
mar Caspio.
3) Variante dell’ipotesi neolitica di Gamkrelidze e Ivanov—> collocano la Urheimat nel territorio
dell’odierna Armenia (6000 a.C.)
In conclusione, ciò che oggi si crede è che l’indoeruropeizzazione del continente sia avvenuta in ondate
successive, cioè da questa sede indoeuropea si possono essere successivamente staccati gruppi di
popolazione che sono andati a installarsi in diverse zone, e di queste ondate una potrebbe essere stata quella
di Maria Gimbutas, presumibilmente sempre a partire da una fase iniziale neolitica.
La protolingua va vista come un disistema pluricentrico, cioè un insieme strutturato di diverse varietà tutte
mutuamente intercomprensibili ma differenziate, non si ha più l’idea romantica di un’unica popolazione
unitaria e compatta.

Lezione 12 novembre
La famiglia indoeuropea
4 rami:
- Romanzo
- Germanico
- Slavo
- Indoiranico
3 piccoli rami
- celtico
- Baltico
- Zingarico
3 lingue isolate
- Greco
- Albanese
- Armeno
2 rami estinti
- Anatolico—> parlato nell’odierna Turchia
- Tocario—> parlato nella zona centro settentrionale dell’asia
L’indoeuropeo copriva una porzione di territorio maggiore

Lo sviluppo del ramo italico e le lingue romanze


Le lingue romanze derivano dal latino, poiché esso al momento di massima espansione dell’impero è parlato
dovunque, inoltre il latino volgare sopravvive anche dopo il crollo dell’impero, ma pian piano si differenzia
ed evolve in modo autonomo.
Le lingue romanze derivano non dal latino classico ma da quello volgare, parlato di cui non si hanno
testimonianze scritte poiché gli scritti continuarono ad essere in latino classico.
Esempio
Domus “casa”—> italiano, portoghese, spagnolo, catalano, provenzale e rumeno usano casa, che deriva dal
latino popolare casa “piccola casa senza pretese”, “casetta di campagna”. In francese c’è maison “alloggio,
locanda”. I continuatori di Domus sono in sardo domu e nell’italiano duomo (dal latino cristiano Domus
ecclesiae), nel francese dôme “cupola”.
Equus vs caballum—> spagnolo caballo, portoghese cavalo, francese cheval, ita cavallo
Parvus vs pikkinu—> spagnolo pequeno

l’origine rustica del lessico di base derivato dal latino


- egregio—> viene da ex grege, cioè “tratto fuori dal gregge” (per ingrassarlo)
- delirare—> viene da de lira cioè “fuori dal solco tracciato dall’araratro”
- lieto—> da laetus “grasso”, cio che rende i campi produttivi
- Coniuge—> cum- iugum “aggiogato assieme”
- stipula—> stipula “pagliuzza” che veniva spezzata per sancire un contratto
- rivale—> rivalis “colui che sta da una delle due parti del ruscello” e quindi ha diritto alla stessa acqua di
irrigazione ne più ne meno che colui che sta dall’altro lato
Le lingue romanze antiche
Dal IV-VII secolo il latino è sottoposto a una differenziazione diatopica (cioè su base geografica), si sviluppo
i una serie di lingue distinte non più comprensibili tra loro. Un evidente mutamento si trova nel Glosse di
Reichenau dove vi sono circa 5000 parole redatte da un monaco francese in cui si mettono insieme parole del
latino classico e del latino tardo parlato in area francese, questo perché probabilmente la gente non sappia più
capire il latino classico.

Le lingue romanze oggi


Sono suddivise in una serie di sottogruppi.
1) Lingue ibero-romanze: portoghese, castigliano (o spagnolo), galiziano, catalano.
2) Lingue gallo-romanze: francese, occitano (coi dialetti provenzale e guascone), franco-provenzale.
3) Lingue italo-romanze: italiano e i suoi dialetti; il sardo, il corso.
4) I superstiti del reto-romanzo: il romancio svizzero, il ladino e il friulano
5) Il rumeno—> che formava un gruppo baccano-romanzo con il dalmatico estintosi nel 1898
La lingua romanza con il maggior numero di parlanti nativi oggi è lo spagnolo ( castigliano), seguito da
portoghese, francese, italiano, romeno, catalano e galiziano, tutte queste sono lingue nazionali in almeno un
paese.
Alcune lingue hanno status di lingua ufficiale solo a livello regionale (sardo, friulano…)

Le lingue germaniche
A partire dalla sede originaria degli indoeuropei, le tribù si mossero verso nord-ovest. La loro lingua si
sviluppo in 3 gruppi: orientale (oggi estinto, di cui rimane solo il gotico che è l’unica attestata con la
traduzione della bibbia di wuòfila? del IV sec d.c), occidentale e settentrionale quest’ultima in alfabeto
runico abbiamo iscrizioni nell’antenato del germ. Sett. cioè delle lingue che si svilupperanno in Islanda,
Scandinavia ecc.. ( 5 lingue danese, svedese, islandese, norvegese e fervesse) ossia il norreno, lingua degli
antichi vichinghi che si stabilirono in Islanda e altrove tra VII e XIV sec.
Il più sviluppato è il germanico occidentale, diviso in:
- alto tedesco—> parlato nel sud in Germania meridionale (bavarese), svizzera (alemanico) e Austria e
trentino ( tirolese), e anche l’yiddish—> varietà di contatto sviluppatasi all’interno delle comunità ebraiche
dagli ebrei che si sono stanziati in Germania. Da qui si è evoluto il tedesco moderno standard
- basso tedesco—> parlato a nord comprende i dialetti della germania settentrionale e occidentale sino a
includere le coste del mare del nord ( frisone), Belgio (fiammingo), Lussemburgo ( lussemburghese) e
Olanda (nederlandese e afrikaans). Da qui si è evoluto l’inglese antico, anglosassone e poi l’inglese
moderno.

Gruppo baltoslavo
Lingue baltiche e slave condividono vari tratti linguistici che suggeriscono una fase preistorica comune.
Nessuna lingua slava è attestata fino a meta del IX sec. (antico slavo ecclesiastico della bibbia di Cirillo e
metodio) e nessuna lingua baltica fino al XIV (alcune parole e frasi in antico prussiano).
Sia l’antico slavo eccl. che l’antico prussiano si sono estinte.
- lingue baltiche: lituano e lettone ( ant. prussiano si è estinto)
- Lingue slave: sono le più numerose e sono caratterizzate da un basso grado di differenziazione interna
(sono lingue molto simili). Si dividono in: lingue orientali (russo, ucraino e bielorusso), occidentali (ceco,
slovacco, polacco e sorabo parlato in un’area della germania orientale ) e meridionali (sloveno, serbo,
croato, bosniaco, bulgaro e macedone)
Lingue celtiche
I parlanti del proto-celtico si mossero verso ovest e si sparsero nell’Europa meridionale in Turchia, nell’Italia
settentrionale, francia, Spagna (celtico continentale) e infine nelle isole britanniche (celtico insulare).
Suddivisione:
- celtico continentale—> oggi estinto (gallico, celtiberico, lepontico e galatico)
- celtico insulare—> sono parlate ma in via d’estinzione ( irlandese, scozzese, Manx parlato nell’isola di
Man che pero si è estinto a meta 900, gallese che è l’unico non a rischio estinzione, cornico estinto nel
700, bretone)

Le lingue zingariche
Non hanno una collocazione precisa, sono le lingue parlate dagli zingari e cioè una popolazione anticamente
originaria dell’India che poi per una storia di migrazione arrivano in europa. Sono formate da un vasto
gruppo di dialetti di cui il più noto è il romani (che deriva da rom “uomo”). Sono lingue di importazione,
dall’india verso il 1000 attraverso la Persia, l’impero bizantino, i balcani, arrivati in Europa verso il ‘200;
nomadismo sempre a un passo dall’integrazione.
Attraverso il processo migratorio il loro lessico si è arricchito moltissimo di termini di varia derivazione.

Lingue indoeuropee isolate:


- greco—> è attestato in una serie di dialetti per più di 3 millenni
- albanese—> con i suoi due dialetti tosco e ghego è parlato in Albania, macedonia e Kosovo ( in italia è
parlato in 50 comunità dette arbëreshë seminate nel sud come Sicilia, Calabria ecc..)
- armeno—> lingua ufficiale dell’Armenia

Lezione 16 novembre
Lingue indoeuropee fuori d’europa
Due rami estinti:
1) lingue anantolicghe—> la più importante è ò’ittita, lingua di più antica testazione (II millennio a. C.),
lingua decifrata dall’inizio del 900 è scritta in alfabeto cuneiforme
2) Il tocario (parlato in una regione orientale Sinkiang cinese), scoperto nel 1908 (risale al I millennio d.c.)
- Armeno
- Lingue indoiraniche che si suddividono in:
1) lingue iraniche: avestico (zarathiustra), antico persiano—> persiano moderno (o fārsī), curdo, pashtu
(afghanistan)
2) Lingue indoarie—> vedico (lingua del Rgveda poema scritto in questa lingua che risale al 1000 a.c.)
varietà più antica del sanscrito, sanscrito (lingua letteraria per eccellenza) descritta in una grammatica di
Panini che codifica questa lingua, dialetti paracriti (dal III sec. a.c.) da cui derivano le lingue
indoeuropee dell’India moderna: hindi ( parlato ad es. a nuova Delhi), urdu (Pakistan) e il singalese (Sri
Lanka).
Lingue non indoeuropee in Europa
- lingue uraliche appartenenti al ramo ugro-finnico: lappone, finlandese, estone, ungherese
- Lingue altaiche: turco (ramo turcico) e calmucco (ramo mongolico)
- Lingue semitiche: maltese (dialetto arabo), ebraico
- Lingua isolata e misteriosa: il basco—> sicuramente è una lingua pre-indoeuropea
_ 10% di concordanze linguistiche con i dialetti berberi del Nord africa
_ circa un 6% con le lingue caucasiche settentrionali
_ somiglianze con sardo e corso

Le 6 lingue più parlate del mondo:


1) cinese mandarino (848 milioni di parlanti)
2) spagnolo (399 milioni)—> indoeuropea
3) inglese (355 milioni)—> indoeuropea
4) hindi (260 milioni)—> indoeuropea
5) arabo (242 milioni)
6) portoghese (203 milioni)—> indoeuropea

Delle 7.102 lingue del mondo solo 286 (4%) sono parlate in europa; ma sono parlate da 1/4 della
popolazione mondiale come lingua materna.

Il mutamento fonetico
I primi che si sono occupati di tale mutamento sono un gruppo di studiosi tedeschi che se ne occupano a
Lipsia—> neogrammatici, essi si rendono conto che il mutamento fonetico è sistematico, regolare e opera
senza eccezioni: ad un particolare suono in determinata fase di una lingua corrisponde sempre lo stesso
suono in un’altra fase della stessa lingua, o in un’altra lingua appartenente alla stessa famiglia.
Il concetto di legge fonetica (lautgesetz)
Un suono di una lingua muta nelle medesime circostanze e nello stesso modo in tutte le parole in cui ricorre:
Se A si trasforma in B nel contesto x, allora A si trasformerà sempre in B nel contesto x
Data la sua regolarità il mutamento fonetico può essere descritto mediante leggi fonetiche ineccepibili, che
“agiscono ciecamente senza necessità”; “ ogni mutamento fonetico in quanto procede in maniera meccanica
si compie secondo leggi che non consentono eccezioni” (Osthoff e Brugmann 1878)
- eventuali eccezioni alle leggi fonetiche sono motivate come l’effetto di altre leggi fonetiche concorrenti
La legge di Grimm (legge fonetica)
Nell’indoeuropeistica del 1800 eisteva un grande mistero: il punto di partenza della storia era la serie di
occlusive ricostruita per l’indoeuropeo: ricostruivano occlusive sorde, sonore, in sanscrito anche sorde
aspirate e poi sonore aspirate.
Grimm era un diplomatico tedesco che lavorava al ministero della guerra ma che era un grandissimo letterato
che amava la letteratura tedesca. Viene chiamato a insegnare … tedesco cosi si può dedicare alla sua
passione, tanto che i siete al fratello si interessa alla ricostruzione delle fiabe popolari. Riceve critiche dallo
Schlegel pliche rischia di non interpretare bene i testi perché non conosce bene. Le lingue antiche => si mette
a studiare le antiche lingue germaniche, questi studi lo portano a compilare un vocabolario storico della
lingua tedesca. Grimm scopre che nel passaggio dall’indoeuropeo al germanico comune è avvenuta una
rotazione consonantica, per cui tutte le occlusive sonore sono diventate sorde (b, d, g—> p, t ,k), le occlusive
sorde diventano fricative sorde( p, t, k—> f (0 con la riga in mezzo) x ), e le occlusive sonore aspirate
diventano occlusive sonore (bh, dh, gh—> b, d, g)
È una legge preistorica, perché avviene prima della Bibbia di Wulfila dove la legge di Grimm è gia
documentata, ed è protodocumentaria perché avviene prima del primo documento germanico attestato.
Parallelamente era arrivato alle stesse conclusioni un altro studioso danese Dask però il danese era meno not
del tedesco.
All’interno di questa ricostruzione però non rientravano alcune parole tedesche perciò Grimm formula una 2°
legge: il alto tedesco subisce una ulteriore rotazione, questa innovazione avviene tra il V e i VI sec. D.c. che
riguarda solo l’alto tedesco in tutto il germanico ( il basso tedesco tra cui spicca l’inglese non è intaccato in
questa rotazione)
In questa seconda rotazione le occlusive sorde diventano affricate o fricative sorde ( skipa—> inglese ship;
inglese what—> tedesco was), le occlusive sonore diventano sorde(door—> tür) e le fricative sorde
diventano occlusive sonore ( three—> drei) vedi schema
Eccezioni alla legge di Grimm—> legge di Verner
Alcune parole non tornano.
Secondo la legge di Grimm le occlusive sorde erano divenute fricative sorde germaniche MA la parola
padre: pitár, germanico patēr, latino pater, gotico fadar, inglese father e non fabar. Sarà un altro studioso
Verner a ovviare a questo problema.
Ci dice che nelle lingue germaniche le occlusive sorde originarie evolvono di norma in fricative sorde;
evolvono invece in fricative sonore se si trovano tra elementi sonori (tipicamente vocali).
Eppure se prendiamo la parola fratello: bhrátar, greco, phrátēr—> gotico brobar?
Legge di Verner completa: Nelle lingue germaniche le occlusive sorde originarie evolvono di norma in
fricative sorde, evolvono invece in fricative sonore se si trovano tra elementi sonori e se non sono
immediatamente precedute dall’accento.
Esercizi:
Perché l’inglese water diventa tedesco wasser—> per la prima legge di Grimm, latino piscis diventa inglese
fish,—> prima legge di grimm, inglese daughter diventa tedesco tochter—> seconda legge di Grimm
Secondo la prima legge di Grimm quali forme germaniche sono imparentate con il latino (e l’italiano) casa?
House ha subito la prima legge di Grimm
Got. Hunds, island. hundur, dan/sved/norv hund, ingl. hound, ted. hund? Occlusiva velare sorda, sono
imparentate con il latino canis, greco kyon, ittita kuwas.

lezione 17
Come si spiegano le eccezioni alle leggi fonetiche
1) per azione di leggi fonetiche concorrenti (il caso della legge di Verner)
Inoltre vi sono parole che non subivano la legge di Grimm: es. gotico kaisar (imperatore), tedesco kaiser
(latino caesar); inglese pepper, latino piper
2) le parole prese in prestito da altre lingue possono “sottrarsi” alle leggi fonetiche

La stratificazione del lessico


Il lessico di ogni lingua è costituito da due strati principali, in relazione all’origine dei lessemi
- origine endogena: strato ereditario—> strato centrale, che appartiene alla lingua sin dalle origini,
percentuale di lessico che ogni lingua riceve dal suo immediato antecedente (es. per italiano, francese,
spagnolo e rumeno è il latino; per il neogreco è il greco antico)
- Origine esogena: strato dei prestiti e dei calchi
Lessemi esogeni: parole acquisite da altre lingue nel corso della storia, con min ore o maggiore adattamento.
Esempi: italiano computer< inglese computer; italiano assassino< arabo hašišiya (fumatore di hascisc);
italiano ragazzo< arabo raqqās (facchino).
Catene di prestito—> finnico teatteri< svedese teater< tedesco theater <francese théâtre< latino theātrum<
greco théatron.

Esistono due tipi di prestiti:


- prestiti di necessità, entrano in una lingua quando in una comunità di parlanti nasce la necessità di trovare
un nuovo nome per un nuovo oggetto, perciò si usa la lingua della cultura grazie alla quale si è conosciuto
quel nuovo oggetto=> parole e oggetti entrano insieme. Ciò avviene per cibi, indumenti, sport, oggetti di
uso comune, campo semantico del commercio (soprattutto dall’arabo), guerra (dominato da parole di
origine germanica, a causa delle invasioni barbariche concomitanti alla caduta dell’impero romano),
scienza (molti arabismi) Esempi: carciofo< arabo haršūf, patata< spagnolo patata< haitiano batata, sci<
norvegese ski< norreno skid (ricoperto di pelle), divano< persiano diwán (consiglio dei ministri
dell’antico impero ottomano), poi sofà dove sedevano i consiglieri, cifra e zero< arabo sifr
(vuoto)<sascrito śūnyá (zero).
- Prestiti di lusso, lessemi (quasi) sinonimi di altri lessemi già presenti nella Lin guy, non necessari, spesso
utilizzati per la particolare sfumatura espressiva che hanno e per aumentare il prestigio di ciò che
designano. Esempi: show vs spettacolo, baby-sitter vs bambinaia, killer vs sicario…in senso eufemistico:
toilette, slip, hangover, wc…

Adattamento dei prestiti: aspetti fonetici


- prestiti adattati (o integrati)—> la lingua che li accoglie ne modifica la forma per adeguarli al proprio
sistema fonomorfologico. Esempi: bistecca< ingl. Beef-steak, it. popolare rosbif, rosbiffe< roast-beef, it.
popolare fular< francese foulard, spagnolo mitin< ingl. meeting, brindisi < ted. bring dir’s (lo porto a te il
bicchiere).
- Prestiti non adattati—> ancora adesso recano caratteristiche fonetiche e grafiche della lingua originale.
Esempi: mouse, samurai, sushi, kamikaze, islam.
Calchi—> sono parole create con materiale autoctono su un modello straniero ( es. grattacielo< skyscraper,
fine settimana< weekend). Calchi fraseologici: non c’è di che < fr. pas de quoi. Calchi parziali: terzo Reich<
ted. dritte reich.
Esercizio:
almanacco—> arabismo adattato
Sciuscià (lustrascarpe)—> inglese adattato
zecca—> arabismo
schiaffo—> germanico, più precisamente longobardo (perché vocabolo di violenza e ci sono le due ff che
rimandano al suono pf germanico)
brioscia—> francese adattato
alambicco—> arabo
bisinissi—> parola di origine inglese che si trova in italo-americano
trappola—> germanica da trappa che vuol dire laccio (da longobardo)
albicocca—> arabo

Lezione 23 novembre
Mutamenti fonetici non sistematici
Nonostante la sua tendenziale regolarità, alcuni mutamenti possono essere sporadici e riguardare solo
determinate parole per ragioni di semplificazione articolatoria—> principio del minimo sforzo
- assimilazione—> processo per cui due elementi fonici vicini ma diversi tendono ad acquisire dei tratti
comuni: es. lat. [kt]> it. [tt] > it. fatto, lat. factum
- Dissimilazione—> foni uguali e contigui si differenziano per evitare confusione nella pronuncia di suoni
identici a breve distanza: lat. arborem> it. albero
- inserzione—> elementi vocalici vengono inseriti in nessi consonantici complessi: pisicologo per psicologo
- metatesi—> alterazione dell’ordine originario dei foni: capra> crapa (persona di scarso comprendonio
Diffusione dei mutamenti fonetici
- L’ipotesi dei neogrammatici è che un mutamento fonetico si realizzi contemporaneamente in tutte le
parole che contengono il fono interessato: è istantaneo e privo di profondità cronologica—> impossibile
- L’ipotesi della diffusione lessicale di Sturtevant è che il mutamento abbia origine in un numero limitato di
parole, e poi si trasmette in modo graduale a tutte quelle che contengono i foni interessati—> molto più
fattibile ( vedi cit.)
La visione diffusionista
Latino folia, filius, fabulari > spagnolo hoja, hijo, hablar ([ simbolo insieme vuoto])
La prima volta che questo mutamento è stato registrato in Castiglia è in un documento dove il latino forticius
è scritto ortiço (863), hortiço (927). Poi si trova documentato in Aragona co Hortiz (1099), Ortíz (1100). Poi
abbiamo documentazioni nel regno di Leon (nord est), Navarra (dove cè pamplona) e a sud con la
Reconquista.
Il castigliano era la lingua più prestigiosa e ciò ha determinato la diffusione della variante castigliana in
questo territori anche se è stato testimoniato che la questa variante si diffuse inizialmente tra i ceti bassi
( horno, harina, classi basse usano queste parole). Con ascesa politico- culturale della Castiglia—> variante
di prestigio
Approccio sociolinguistico
La diffusione dei mutamenti linguistici ( in diacronia) è spesso determinata da fenomeni di variazione ( in
sincronia); il mutamento è quindi sempre connesso a una fase di innovazione
- accanto alla forma standard emerge una nuova variante
- Perché essa abbia successo deve essere accettata dalla comunità linguistica, spesso in virtù del suo
prestigio, che si divide in due tipi:
1) potere/ prestigio aperto: la variante usata dalla comunità più potente viene adottata dalla comunità meno
potente
2) identificazione/ prestigio coperto: i parlanti adottano le varianti proprie della comunità con cui intendono
identificarsi
Vedi ultimo pezzo
Classe sociale e identità di gruppo:
Labov a Martha’s Vineyard (1963) luogo di villeggiatura esclusivo. Fino agli anni ’60 essa era un’isoletta di
pescatori che attraversa un boom economico e viene invasa da immobiliaristi che costruiscono ville di lusso
e invadono l’isola per farne un punto turistico. Avviene la centralizzazione di /aj/ e /aw/—> /e al contrario j/
e / e al contrario w/
Allora Labov fa delle interviste a diversi abitanti dell’isola di varie generazioni, durante le quali chiede loro
domande banali per vedere come pronunciano certe parole e nota che questo cambio di pronuncia è
maggiormente realizzato da parlanti sui 35-40 anni che più hanno sofferto il declino economico dell’isola, e
esso è piu realizzato nell’area rurale alta che ancora vive di pesca e agricoltura. Ciò è correlato alla
resistenza nei confronti del “popolo delle vacanze” che ogni estate invade l’isola.
Quindi questo tratto fonetico innovativo ha un valore identitario e unificante dal significato “nativo di
Martha’s Vineyard” —> significatività dei dittonghi centralizzati
Il ruolo delle reti sociali: gli studi di milord e Milroy a Belfast (1978)
La rete sociale è l’insieme strutturato di relazioni sociali e comunicative che gli individui intessono tra loro.
Reti sociali dense e molteplici (come quelle di Paola) contribuiscono a rinforzare le norme interne al gruppo.
Mentre nelle reti sociali poco dense si hanno parlanti isolati e subiscono l’effetto unificante dello standard
( Hannah). Vedi meglio
La struttura sociale di una data comunità ( quantità, articolazione interna e natura di relazioni in una rete)
influenza il mutamento linguistico dei parlanti che ne fanno parte.
Il ruolo della frequenza l’approccio usage-based (Bybee)
Le strutture linguistiche dipendono molto dall’uso che ne facciamo, Bybee dice che la grammatica
costituisce l’organizzazione cognitiva della nostra esperienza con la lingua.
Le parole ad alta frequenza sono quelle che guidano i mutamenti sistematici.
Il. Mutamento colpisce prima le parole più frequenti e si diffonde in base a un criterio di selettività
semantica:
- in inglese contemporaneo, la cancellazione di [t] e [d] dopo consonante e in fine di parola è più comune
nelle forme di uso frequente come Went, just, and
- La cancellazione di [e al contrario] vedi slide

Il mutamento fonologico
Lo abbiamo quando un mutamento fonetico ha una ricaduta sull’inventario fonologico di una lingua.
Le modificazioni che conducono all’introduzione di nuovi fonemi e alla perdita o riorganizzazione dei
vecchi fonemi sono dette mutamenti fonologici; questo termine si usa solo per quegli eventi che comportano
un parziale cambiamento in un dato sistema fonologico.
Sono tre:
1) Fonologizzazione—> processo tramite il quale un elemento fonetico assume un valore distintivo, quindi
fonologico.
- Típicamente riguarda la trasformazione di allofoni di uno stesso fonema in fonemi auto nomi, quando
vengono meno i contesti che determinano la realizzazione delle varianti.
- La palatalizzazione delle occlusive velari nel passaggio dal latino all’italiano:
- Le affricate palatali italiane c di cena e g di gelo costituiscono l’esito dell’evoluzione degli allofoni
costituiti dalle realizzazioni palatalizzate dei fonemi latini /k/ e /g/
2) Defonologizzazione—> un elemento del sistema perde valore fonologico; un fonema si trasforma in una
variante allofonica, determinando una modifica nell’inventario dei fonemi.
- perdita completa: /p/ nelle lingue celtiche: lat. porcus> antico irlandese orc
- Perdita parziale: in antico inglese /h/ si perde se in posizione iniziale e in nesso con /l/, /r/, /n/
3) Rifonologgizzazione—> non cè ne un incremento ne una riduzione nel numero dei fonemi ma cambia la
sostanza fonica con cui i fonemi sono realizzati (Legge di Grimm)

Lezione 24 novembre
interazioni tra mutamento fonologico e morfologico
Il mutamento fonetico e quello morfologico avvengono a diversi livelli strutturali, ma possono interagire in
diversi modi.
- un mutamento originariamente fonetico può produrre mutamenti nella struttura interna delle parole
interessate—> morfologizzazione
- Alternanze fonetiche possono rivestire un ruolo morfologico—> apofonia
Un caso di morfologgizzazione: la metafonia/metafonesi
Tra una serie di parole coerenti si può verificare un alternanza vocalica nella radice di una parola dovuta in
origine a fattori esclusivamente fonetici (armonia vocalica) ma che ha assunto nel tempo una funzione
morfologica (tipicamente flessione interna)
- caso di assimilazione: Esempio inglese antico fōt “piede”, fōti piedi > inglese foot, feet
Alternanze fonetiche con valore morfologico: apofonia
Variazione nella qualità e nella quantità delle vocali all’interno di parole etimologicamente legate.
- complesso gioco di alternanze vocaliche nel vocalismo di una stessa radice o di uno stesso suffisso
- Fenomeno largamente documentato nelle lingue sia semitiche sia indoeuropee (sanscrito, gotico, greco,
verbi forti del tedesco e degli irregular verbs dell’inglese). Esempio: latino genus ‘stirpe’, theogonia
‘generazione degli dei’, gignere ‘generare’
L’apofonia agisce su due livelli:
1) ha una valenza fonetica in quanto comporta una variazione della vocale, cioè la modificazione del suo
timbro o della quantità ( dalla radice KEL nascondere, latino clam ‘segreto’, cēlāre ‘nascondere’, color
‘colore’.
2) Essa rientra contemporaneamente nella sfera della morfologia perchè mediante l’alternanaza vocalica si
esprimono categorie grammaticali differenti e, al loro interno, forme differenti della loro flessione.
Latino tego ‘io copro’- toga ‘toga’
Caratteristiche del mutamento morfologico
- riguarda i morfemi unità minime di prim a articolazione dotate di significato spesso portatrici di più
significati complessi
- Spesso deve essere spiegato chiamando in causa concomitanti mutamenti di ordine fonologico e/o
sintattico
Due principali meccanismi del mutamento morfologico:
Analogia
Fa si che forme irregolari o asimmetriche si conformino a un modello regolare o simmetrico, opera
sporadicamente per rimodellare forme incoerenti rispetto al sistema.
“l’analogia implica un modello e la sua imitazione regolare. Una forma analogica è una forma fatta a
immagine d’una o più altre secondo una regola determinata” saussure
- motivazioni cognitive: riduzione di carico per la memoria
La forza dell’analogia sta nella regolarità che impone alla lingua: la forma regolare tende a sostituire quella
irregolare che cognitivamente costa di più.
- analogia proporzionale: una singola forma viene omologata a modello preesistente
- Analogia non proporzionale: o livellamento dei paradigmi vedi slide
Analogia proporzionale
Estende e generalizza un modello di relazione morfologica tra date forme a un’altra che in origine non lo
prevedeva.
Risultato dell’applicazione di una proporzione aritmetica: il quadrato proporzionale: a:a’= b:x dove x=b’
Es. I plurali irregolari in medio inglese—> stan ‘pietra’ vs stan-as ‘pietre’ però book ‘libro’ beech ‘libri’
—>La forma più comune serve come modello a cui le forme irregolari e rare vengono ricondotte
—>Tendenza verso corrispondenze grammaticali trasparenti: una forma- una funzione

L’espressione plurale dei nomi nella diacronia del tedesco


- iniziali differenze dovute a un processo di morfologizzazione, ossia a un mutamento fonetico con ricadute
morfologiche
- L’alternanza vocalica sing./plur è originariamente effetto di metafonesi dovuta alla desinenza -i, ma viene
poi sovraestesa: la marca bipartita è più chiara e rimpiazza quella semplice
Antico tedesco gast—> plurale gest-i ‘ospite’
Tedesco moderno (esito presumibile) gast—> gäst-e
Tedesco moderno (esito effettivo) gast—> gäst-e

• Analogia non proporzionale: livellamento dei paradigmi


- completa o parziale eliminazione di alternanze allomorfiche nella flessione
Paradigma del verbo italiano suonare e il dittongo mobile: latino sono —> italiano suoni (rizotoniche); latino
sonamus—> italiano soniamo e poi suoniamo (rizoatone)

• Livellamento dei paradigmi e isomorfismo


Eliminazione delle irregolarità e tendenza all’isomorfismo, principio in base al quale i parlanti tendono a
istituire relazioni biunivoche tra forme e funzioni e a eliminare alternanze formali che non si correlano a
differenze di significato rilevanti.
Esempio: verbo scegliere in inglese
Antico inglese inglese moderno
Presente 1 s cēo[z]u choo[z]e
Passato 1/3 s cēa[s] cho[z]e
Passato 3 plur cu[r]on cho[z]e
Part. passato (ge)-co[r]en cho[z]en
• Livellamento dei paradigmi mediante analogia proporzionale
Paradigma del verbo italiano porre: latino pono< ita pongo; ponut< italiano pongono
Allineamento con verbi simili ma più frequenti: vieni/viene/veniamo : vengo/vengono =
poni>/pone/poniamo : X
Esercizio
‘lupo’—> nominativo singolare lupus; nominativo plurale lupī—> tema in -o (II decl.)
‘melo’—> malus—>malī—> tema in -o (II decl.)
‘carro’—> carrus—> carrūs—> tema in -u (IV decl.)
‘lago’—> lacus—> lacūs—> tema in -u (IV decl.)
Come si spiega l’esito carri e laghi in italiano?
Per una questione di praticità perché prima il plurale si distingueva solo per la lunghezza della -u.
Perché si sceglie il plurale in -i?
Perché la seconda declinazione è la più frequente (stesso discorso per il plurale in -s dell’inglese)
Participio passato spagnolo
Infinito latino infinito spagnolo forma latina forma originaria forma analogica
Corrumpere corromper corruptos corrupto corrompido
• Livellamento dei paradigmi e pressione paradigmatica
Il rotacismo latino: -s- intervocalica < -r-
Esempio: honos—> genitivo honosis<honoris—> dativo honosi<honori—> accusativo honosem<honorem—
> nuovo nominativo honor
Pressione paradigmatica: nello stesso paradigma, le forme che acquisiscono maggior salienza (ad esempio
perché più numerose) premono per proporsi come modello di forme rimaste isolate
• Analogia non ‘proporzionale e pressione sintagmatica
Pressione di tipo analogico volta alla regolarizzazione tra elementi riconducibili a una stretta successione
nella catena fonica (ad esempio per frequente co-occorrenza di due forme semanticamente legate)
Esempio: latino umbra < spagnolo sombra

Lezione 26 novembre
Principi generali alla base dell’analogia
- Alcune categorie sono più basilari e più frequenti di altre, e verranno usate come base per il
rimodernamento analogico (il plurale inglese in -s).
- La tendenza generale che sta alla base del meccanismo analogico è quella di esprimere le categorie
grammaticali nel modo più trasparente possibile, di conseguenza le marche più lunghe più esplicite e più
complesse saranno favorite (il plurale in tedesco ove -i più metafonesi rimpiazzo il più semplice -a).
(marche= morfemi flessionali, strumenti di codificazione grammaticali)
Principio della naturalezza morfologica: il criterio ottimale per la morfologia è la codificazione trasparente
delle categorie grammaticali. L’analogia opera cogliendo e astraendo tratti di affinità a partire dalla diversità
delle forme attestate.
L’allomorfia nell’ambito di uno stesso paradigma tenderà ad essere eliminata

Il paradosso di Sturtevant
- Il mutamento fonetico è regolare e opera senza eccezioni paradossalmente però può produrre irregolarità
nella struttura morfologica dei paradigmi. Esempio: suono ma sonate (latino [o] italiano [w mezza o])
- Conseguentemente l’allomorfia può essere regolarizzata mediante meccanismi analogici. Esempio:
suonate
Quindi il mutamento fonetico che è processo regolare può produrre irregolarità. L’analogia che e processo
sporadico e irregolare produce regolarità.

Grammaticalizzazione
Meccanismo del mutamento linguistico per cui forme linguistiche libere, (parole piene, parole contenuto),
perdono gradualmente l’autonomia fonologica e il loro significato lessicale originario fino a diventare forme
non più libere ma legate, che hanno valore grammaticale (diventano per esempio desinenze).
“attribuzione di un carattere grammaticale a una parola autonoma” Meillet 1912
Tra gli studiosi che si occupano di grammaticalizzazione ci sono i tedeschi Heine e kuteva che danno questa
definizione “ grammaticalizzazione è un processo che coinvolge lo sviluppo lessicale delle forme
grammaticali, e forme grammaticali ad altre forme e costruzioni grammaticali”
“il processo da cui la grammatica è creata” Croft
Esempio:
Gli avverbi in -mente
(franc. -ment, spam. -mente ecc…)
Mente in origine è l’antica forma latina del nome mens, mentis (mente, animo) che spesso ricorreva in
sintagmi nominali accompagnando un aggettivo—> sed ostinatā mente, perfer obdura (catullo) “ma con
animo saldo tu resisti e tieni duro”
In tardo latino comincia a comparire una connessione del tipo lentā mente che però è ambiguo e va
interpretato come forma in cui questa costruzione esprime una modalità con cui vene fatta questa azione—>
ita. Lentamente, franc. Lentement

Alcuni suffissi derivazione dell’inglese


Morfemi lessicali dal significato originariamente concreto vengono grammaticalizzati come morfemi
derivazionali
- Hād ‘carattere, condizione’ antico inglese cīld-hād> inglese moderno childhood, sisterhood
- Dōm ‘ambito, dominio’ ant. ingl. frēo-dōm ‘ambito dell’uomo libero’> freedom ‘libertà’
- Līkam ‘corpo, forma’ ingl. antico man-līc> ingl. moderno manly ‘virile’

Il futuro romanzo
Imperfetto latino e quello romanzo:
- amabat—>amava
Il futuro latino e quello romanzo:
- amabit—>amerà
Il futuro romanzo viene costruito sulla base del verbo avere nelle varie lingue romanze (canter/ò, canter/ai,
canter/à—> h/o, h/ai, h/a).
Il latino aveva due possibili futuri a seconda della coniugazione—> poco pratico ed efficiente.
Origine del futuro romanzo:
- il morfema lessicale è basato sull’infinito, i morfemi grammaticali sulle forme del verbo avere (legger-ò<
leggere-ho)
- Questa costruzione deriva da una novità del latino tardo, ove il futuro classico fu sostituito da un nuovo
futuro perifrastico formato dall’infinito e da habeo (cantare habeo ‘ho da canatere, devo cantare’ con
originale valore modale)—> significa che non l’ho ancora fatto quindi scaturisce l’idea che questa azione
si riferisca al futuro.
- Da un’implicazione logica (‘se lo devo fare, non l’ho ancora fatto’) si sviluppa l’idea di futuro

L’ausiliare del futuro inglese will


Will deriva da un antico verbo willan ‘volere’ secondo la seguente implicazione: desideri< volontà<
intenzione la quale implica futuro (perchè è un qualcosa che ancora non ho fatto) dal ‘500 acquisisce la
funzione di predizione e futuro (Shakespeare The merchant of Venice—> “I fear he will prove the weeping
philosopher when he grows old”)
Processi e proprietà della grammaticalizzazione
Entità lessicale (autonoma)< elemento grammaticale (autonomo)< critico o suffisso
Rivedi slide
Tre meccanismi interrelati sono frequentemente associati alla grammaticalizzazione:
1) indebolimento semnatico
2) Riduzione morfologica
3) Erosione fonetica

Indebolimento semantico
- processo di desemanticizzazione: perdita di tutto 8o quasi) il contenuto lessicale di una parola o
espressione (clara mente ‘con mente chiara’ < chiaramente)

Riduzione morfologica
- quando un’ espressione passa da un significato lessicale a uno grammaticale, è probabile che perda gli
elementi morfologici che erano caratteristici della sua categoria di partenza, ma che ora non sono più
rilevanti (decategorizzazione).
- spesso avviene anche una transcategorizzazione cioè passaggio da una categoria a un’altra ( da nomi a
avverbi: latino mica ‘briciola di pane’—> italiano mica ; da verbi ad avverbi o preposizioni: it. tranne in
origine una forma di imperativo tràine ‘togline’).

Erosione fonetica
- processo di riduzione del significante per cui un espressione linguistica sottoposta a grammaticalizzazione
subisce una graduale perdita della sostanza fonetica (līkam ‘corpo’ < līc< inglese moderno -ly; francese on <
latino homo ‘uomo’ dal valore indefinito non referenziale “non in solo pane vivit homo, dal valore
impersonale “id est, antequam homo sciat” “cioè, prima che lo si sappia”)
Quali processi tipicamente legati alla grammaticalizzazione si applicano al caso di will come marca di futuro
in inglese?
- indebolimento semantico: will è un ausiliare del verbo con valore grammaticale e non ha più il significato
lessicale pieno di ‘volere’ (—< compatibile anche con soggetti inanimati it will rain)
- Erosione fonetica: contrazione di I will in I’ll
- Riduzione morfologica: decategorizzazione a differenza di willan, will non regge un complemento oggetto
e non viene coniugato

Ultima lezione

Il mutamento sintattico
Mutamento che riguarda i meccanismi in base ai quali vengono stabilite le relazioni tra le parole all’interno
di una frase.
• il ruolo delle inferenze pragmatiche: in certi contesti, particolari condizioni semantiche e comunicative
innescano la convenzionalizzazione di inferenze pragmatiche, con conseguenze.
- Reinterpretazione delle forme
- Generalizzazione degli ambiti d’uso
- Diffusione a nuovi contesti e ampliamento delle funzioni
• ciclicità e rinnovamento: quando gli elementi perdono trasparenza e sost5anza fonetica, ma soprattutto
forza semantico-pragmatica (enfasi e novità espressiva), vengono affiancati e poi sostituiti da altri in un
nuovo ciclo di grammaticalizzazione.
Futuro inglese be going to
• molte lingue non dispongono di una forma verbale dedicata all’espressione di eventi che si collocano nel
futuro (lingue indoeuropee antiche)
• Le lingue spesso alternano forme sintetiche (futuro flessivo in latino e in alcun e lingue romanze) e forme
analitiche (vari tipi di futuri perifrastici in lingue ugro-finniche, slave e germaniche)
• Instabilità del futuro (italiano andrò vs domani vado)
• Formazione del futuro nella lingua inglese:
- il tipo di I will buy a house < ant. Inglese willan ‘volere’ (=want)
- Il tipo I am going to buy a house
Formazione di be going to
d) He is going to London —> sta andando
e) He is going to eat —> ambigua
f) He is going to do his best to win —> ambigua
g) The rain is going to come—> esprime solo futuro
- Non c’è discontinuità di significato ma slittamento progressivo: il movimento descritto in a) è marginale
in b) e c) e incompatibile in d)
- Convenzionalizzzazione di un’inferenza spazio-temporale
Direzione > intenzione > futurità
Tramite i passaggi graduali
a) direzione > b) direzione e intenzione > c) intenzione e futurità > d) futurità
- Da going to a gonna (today’s morphology is yesterday’s syntax, T. Givón)
L sviluppo del passé récent in francese
h) Je viens de Lyon—> vengo da Lione
i) Je viens de manger—> ho appena mangiato
j) Je viens d’arriver—> sono appena arrivato
Il ciclo della negazione in francese
• la negazione in latino e nelle lingue romanze: lat. non amat, it. non ama, ma in francese ne…pas
• Elementi frequenti e fondamentali: tendenza al rafforzamento e all’enfasi mediante intensificatori.
Esempi: francese ne + rien, point, pas; italiano mica, lombardo e veneto minga, bolognese brisa, salentino
filu.
• a partire da contesti semanticamente coerenti, estensione dell’intensificare pas anche laddove non è
implicato un movimento ( jean ne marche pas—> Giovanni non cammina un passo < Jean ne mange pas—
> Giovanni non mangia)
• Indebolimento semantico e grammaticalizzazione: pas si integra nella negazione standard discontinua ne…
pas
• Oggi pas è impiegato anche in contesti non verbali: pas plus tard qu’hier ‘non più tardi di ieri’
• Nel francese parlato la forma ne…pas tende ad essere semplificata in pas e il ‘reale’ elemento negativo di
partenza è omesso (j’ai pas dit ça)
Tabella di Jespersen: Fase 1 negazione+verbo —> fase 2 negazione+verbo+negazione —> fase 3 negazione
discontinua si afferma—> fase 4 nel parlato si affaccia una nuova costruzione: verbo+negazione—> fase 5
probabilmente si affermerà la costruzione verbo+negazione
- motivazione alla base di questi cicli di grammaticalizzazione è l’esigenza di maggiore espressività da
parte del parlante (latino ne > ne unum > noenum > italiano non)
La massima della stravaganza: “ talk in such a way that you are noticed”; “new and innovative ways of
saying things are brought about by speakers seeking to enhance expressivity” (Hopper e Traugott)
Fonti della grammaticalizzazione
- verbi di movimento: be going to, je vines de
- Verbi cognitivi basici dell’esperienza umana: willan, il verbo avere
- Parti del corpo, azioni e oggetti concreti: -mente, līkam ‘corpo’, pas ‘passo’, mica ‘briciola’.
“la grammaticalizzazione e un meccanismo o cognitivo, in base al quale concetti concreti e salienti servono
come strumenti per concettualizzare concetti meno concreti e meno accessibili cosicché le espressioni
linguistiche usate per denotare oggetti concreti sono reclutati per esprimere concetti più astratti (tempi
verbali, negazione…)” Heine e kuteva
Grammatica emergente
• il significato delle espressioni linguistiche non è fisso, ma deriva da una convenzione stabilita tra parlante e
ascoltatore nel corso del processo comunicativo.
• La combinazione di forma e significato non avviene mai esattamente nello stesso modo, e la distribuzione
dei vari significati tra le varie componenti di una costruzione sin tattica può cambiare nel corso del tempo
in base d alcun i principi funzionali: economia, iconicità, efficenza comunicativa
• La prospettiva della grammatica emergente (Hopper) la sintassi è concepita come un insieme non
delimitato di forme, che viene via via sistematizzato durante l’uso e ristrutturato dai parlanti in base alle
esigenze comunicative.
La sintassi non è una stabile architettura sincronica ma sottoposta a continui processi di
grammaticalizzazione è un insieme di costruzioni in divenire.

In conclusione come e perché le lingue cambiano


• all’interno delle lingue le relazioni forma-significato non sono date una volta per tutte, ma sono
dinamicamente reinterpretabili dai parlanti in base a tendenze comunicative che possono cambiare nel
tempo.
- il ruolo della creatività “not all categories serve the purpose for which they’re designed” (heine e Kuteva)
• il mutamento linguistico è spesso innescato e governato dall’uso che i parlanti fanno della lingua
(approccio usage based) favorendo:
- principi economici e isomorfici
- Innovazioni che impongono trasparenza, analogia, o maggior espressività
- cambiamenti che tendono alla facilità di pronuncia, alla naturalezza, alla semplicità di processazione, al
minor carico cognitivo e di sforzo per la memoria.
In conclusione si può prevedere la direzione del mutamento linguistico?
• solamente in senso induttivo e probabilistico: la linguistica storica, sulla base di una vasta gamma di dati,
può offrire indicazioni tendenziali riguardo all’attuazione di mutamenti verso strutture più naturali, basiche
e non marcate e verso modelli grammaticali armonici e più coerenti
• Però non tutte le lingue attuano gli stessi mutamenti né mutamenti che vanno sempre nella stessa direzione.
Le forze in gioco sono molteplici e complesse (fattori sociali e culturali; contatto interlinguistico) e il
mutamento non è prevedibile.
In conclusione dove avviene il mutamento?
• il luogo in cui il mutamento si realizza coincide spesso con la negoziazione dei significati nei processi
comunicativi: ruolo significativo sia dell’ascoltatore sia del parlante
• Nella comunicazione agiscono spesso forse contrapposte che si possono riassumere come massimizzazione
dell’efficenza vs massimizzazione dell’informatività
“the history of language moves in the diagonal of two forces: the impulse toward comfort, which leads to the
wearing down of sounds, and that toward clarity, which disallows the erosion and the destruction of the
language” ( Von Der Gabelentz 1901)
In conclusione cosa ce di universale nel linguaggio umano?
• principi cognitivi e funzionali che sono alla base di tendenze generali caratteristiche di tutte le lingue,
verificata mediante la comparazione interlinguistica
• Tali caratteristiche e tendenze sono dovute a meccanismi di concettualizzazione e processazione uguali per
tutti i parlanti. Ad esempio in tutte le lingue il plurale è più marcato e complesso del singolare e questo si
spiega a partire da come è fatto il mondo
• Le lingue non variano all’infinito perché i principi di funzionamento della mente sono uguali per tutti i
parlanti e determinano l’occorrenza e la ricorrenza di un numero limitato di modelli di variazione possibile
e compatibile con tali meccanismi percettivi, cognitivi, comunicativi, pragmatici e psicologici .
In conclusione la natura del linguaggio umano
• la spiegazione ultima delle tendenze alla base della struttura, dell’uso e del mutamento del linguaggio
umano sono di natura funzionale, esterne al sistema stesso:
- funzionamento dell’apparato fonatorio (es. semplificazione nella produzione di soni)
- Processi e comportamenti cognitivi (analogia, isomorfismo, iconicità, economia)
- Tendenze semantiche e/o pragmatiche (esigenza di chiarezza o di espressività)
• il linguaggio è un sistema di adattamento delle esigenze comunicative dei parlanti (problem solving
system)

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