Premessa
Nell’ambito della comunicazione le lingue rappresentano uno strumento di enorme potenza e versatilità. Lesioni
di specifiche aree cerebrali inducono quasi invariabilmente disturbi del comportamento linguistico. Non stupisce
dunque che lo studio delle lingue, in passato appannaggio della filosofia, della linguistica e dell’antropologia,
abbia enormemente beneficiato del contributo delle neuroscienze in generale e di quelle cognitive in particolare.
Neuropsicologia e linguaggio
L’oggetto della neuropsicologia è lo studio della relazione tra fenomenologia e basi nervose delle funzioni
cognitive, vale a dire dei comportamenti più articolati degli organismi complessi, in primo luogo primati, umanu e
non umani. La neuropsicologia affronta l’antico e fondamentale problema scientifico e filosofico del rapporto tra
cervello e mente. Lo studio di pazienti con lesioni celebrali focali ha classicamente utilizzato il metodo delle
associazioni e delle dissociazioni sintomatologiche. L’associazione di sintomi, molto comune in neuropsicologia,
si verifica quando lo stesso paziente presenta alterazioni riguardanti compiti e funzioni cognitive differenti
risultando – es. incapace di comprendere parole sia presentate oralmente che per iscritto. L’associazione di
sintomi può suggerire sia il danno di aree funzionalmente diverse, ciascuna alla base di un sintomo, sia, qualora i
sintomi non si presentino mai separatamente, il loro legame con un unico sistema funzionale. L’associazione di un
certo numero di sintomi costituisce la sindrome. L’espressione dissociazione semplice fa riferimento ad una
condizione nella quale un determinato paziente è capace di eseguire un compito A (es. riconoscimento di facce
note) ma si trova in grave difficoltà quando gli si chiede di eseguire il compito B (es. riconoscimento dei luoghi).
Le doppie dissociazioni riguardano 2 gruppi di pazienti (A e B), che si cimentano in 2 tipi di compiti x e y (es. nel
caso delle lingue storico-naturali, comprensione di parole presentate per iscritto oppure oralmente. Di solito si
parla di doppia dissociazione quando il gruppo A presenta difficolta nel compito x ma non in quello y e il gruppo
b presenta il comportamento opposto. E’ interessante notare che sono state riportate doppie dissociazioni anche in
un singolo paziente. E’ stato es. descritto il caso di un paziente che presentava maggiori difficoltà nel produrre
nomi rispetto a verbi e a parole di classe chiusa in compiti orali e maggiori difficoltà nel produrre verbi (e parole
di classe chiusa) riapetto a nomi in compiti scritti. Lo studio clinico di casi singoli ha accompagnato e in un certo
senso caratterizzato la neuropsicologia fin dalle origini al punto che ci si riferisce ad alcuni casi paradigmatici
citandone le iniziali o addirittura il nome vero o fittizio. Il metodo degli studi di gruppo in neuropsicologia, nato tra
gli anni ’60 e gli anni ’80 dall’esigenza di generalizzare i dati ottenuti dallo studio di casi singoli, è stato
successivamente criticato perché la valutazione media maschererebbe comportamenti che solo lo studio di casi singoli
metterebbe in adeguata evidenza.
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che i tratti distintivi siano delle entità astratte, che servono però a descrivere una serie di movimenti muscolari
necessari per raggiungere una particolare conformazione del tratto vocale, cioè del sistema che produce i suoni del
linguaggio. I fonemi consonantici della lingua italiana possono essere classificati in: sonori (vibrazione corde
vocali); occlusivi (ostruzione passaggio aria in alcuni punti delle corde vocali); costruttivi (quando l’aria deve
passare attraverso un’apertura molto stretta); affricati (occlusione + costrizione); nasali (aria fluisce attraverso le
fosse nasali); liquidi (restringimento tratto vocale). I fonemi vocalici vengono distinti in base alla posizione
assunta dalla lingua nella cavità orale durante la loro produzione: i – vocale anteriore alta; e – vocale anteriore
media; a – vocale centrale bassa; o – vocale posteriore media; u – vocale posteriore alta. La morfologia è quella
parte della linguistica che studia la concordanza delle parole (es. aggettivo e sostantivo) e la formazione interna
delle parole. Il morfema è la più piccola unità linguistica dotata di significato. L’unione di più morfemi forma
parole morfologicamente complesse. In italiano esistono parole composte da un solo morfema come io, parole
bimorfemiche, composte da due morfemi come tazza (tazz-a) e parole plurimorfiche, composte da tre o più
morfemi come invincibile (in-vinc-ibil-e). La semantica è quella branca della linguistica che si occupa del
significato delle parole. Poiché il processo di comprensione di una parola può basarsi su una analisi uditiva
(nell’ascolto) o visiva (nella lettura), è stata ipotizzata l’esistenza di due componenti lessicali in ingresso: a)
ortografica – rappresentazione delle parole necessaria al riconoscimento della seguenza di lettere durante il
processo di lettura; b) fonologica – che contiene la rappresentazione fonologica delle parole necessarie per la
comprensione orale. Con il termine semantica frasale si fa riferimento allo studio del significato delle
proposizioni, delle presunzioni e delle inferenze linguistiche. Lo studio della sintassi (dal greco messa insieme)
riguarda le modalità con cui le parole vengono collegate per comunicare mediante frasi i significati desiderati. La
pragmatica ha come oggetto di studio la conoscenza delle regole di adattamento ottimale dell’uso di una lingua al
contesto, anche extralinguistico, entro il quale la comunicazione ha luogo. L’appropiato mantenimento dei turni di
conversazione, es., presuppone una serie di conoscenze sulla situazione che è ovviamente diversa se si tratta di
una conversazione tra amici o di un collocquio di lavoro. La competenza pragmatica consente il corretto sviluppo
delle informazioni inferenziali arrivate da una certa frase.
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ad un anno, epoca nella quale sembra sparire. L’esposizione precoce, tra i 9 e i 10 mesi, ad una lingua straniera,
mantiene la capacità di riconoscere le caratteristiche distintive dei fonemi di questa lingua. La capacità di
discriminare e categorizzare i suoni complessi di una lingua dipende dalla conservazione della capacità di attivare
particolari strutture del cervello che vengono stimolate con l’esposizione ai suoni di una lingua durante l’infanzia.
Una mancata esposizione a certi suoni complessi, non presenti nella propria lingua madre, determina quindi un
decadimento di alcune strutture nervose atte a discriminare tali suoni. Ciò significa che entro il primo anno di vita
gli esseri umani sono potenzialmente pronti a discriminare e ad apprendere tutte le lingue umane, e che con la
crescita perdono gradualmente la possibilità di acquisire con facilità e in modo informale altre lingue . Poter
effettuare discriminazioni linguistiche assai precocemente non implica che il sistema sia completamente maturo
alla nascita. L’abilità di riconoscere (e produrre) suoni complessi matura nel corso della vita. Solo nel secondo
semestre di vita, es., i bambini diventano capaci di discriminare consonanti tipo la f e la v. Inoltre, alla nascita i
bambini possono riconoscere la lingua parlata dalla madre: è stato dimostrato che neonati francesi preferifano
ascoltare suoni della loro lingua piuttosto che di quella russa. L’uomo possiede un apparato uditivo
preprogrammato geneticamente alla discriminazione di caratteristiche distintive dei suoni del linguaggio, ma
l’esperienza è decisiva per lo sviluppo e la messa in atto delle potenzialità linguistiche.
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Il comportamento ecolalico
Il comportamento ecolalico consiste nella ripetizione di parole o frasi, senza che queste siano necessariamente
comprese. E’ un comportamento verbale che si osserva comunemente nei bambini durante lo sviluppo. La
riduzione delle ecolalie è dovuta alla maturazione del lobo frontale, sede delle funzioni cognitive più complesse,
come la consapevolezza e il giudizio. Grazie alla maturazione di queste strutture l’uomo diventa in grado di
inibire conmportamenti inappropriati alle circostanze (es. ridere ad un funerale) o non più necessari. Proprio la
lesione dei lobi frontali può scatenare, dunque, comportamenti socialmente inappropriati.
L’accomodazione vocale
Il fenomeno dell’accomodazione vocale consiste nella tendenza a rendere la propria espressione verbale sempre
più simile alle caratteristiche vocali dell’interlocutore. Già a 3-4 anni molti bambini producono un linguaggio
comprensibile agli adulti, anche se non hanno acquisito la capacità di articolare correttamente tutti i suoni del
linguaggio. La produzione di alcuni suoni continua a perfezionarsi fino agli 8 anni. I bambini perfezionano la
produzione di suoni del linguaggio sul modello degli adulti per attirare inconsciamente la loro attenzione.
In sintesi l’uomo ha una predisposizione genetica al linguaggio che non condivide con nessun altro essere vivente.
Tuttavia questa naturale predisposizione è necessaria ma non sufficiente alla piena espressione del linguaggio. Basti
pensare ai casi dei cd selvaggi. Valga per tutti quello di Victor, il ragazzo che, vissuto in un bosco francese in completa
assenza di esposizione al linguaggio fino all’età di 12-13 anni, non imparò mai a parlare in maniera adeguata. Una piena
maturazione e sviluppo del linguaggio sono strettamente legati agli stimoli di cui questi processi necessitano e che
dipendono fortemente dalla ricchezza e completezza della società linguistica nella quale l’individuo è immerso.
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movimento volontario e il linguaggio, una forma particolare di movimento. Wernicke propose che la corteccia
cerebrale fosse organizzata in un mosaico di aree collegate anatomicamente fra di loro e dedicate a specifiche
funzioni (linguaggio, memoria). Quando 2 strutture del cervello venivano attivate congiuntamente esse tendevano
a rimanere regolarmente associate. L’uso continuo di un circuito nervoso coinvolto in una data funzione, come
l’ascolto di una parola, diminuiva l’energia necessaria per eccitare lo stesso circuito. Quanto più frequente era la
ripetizione di un compito tanto più stabili diventavano le associazioni tra il mosaico di aree corticali del cervello
coinvolte nel compito. W. Propose inoltre di dividere l’intera superficie del cervello in 2 grandi settori di differente
significato funzionale: il cervello frontale e il cervello temporo occipitale. Egli attribui al cervello frontale le funzioni
motorie e le funzioni sensoriali e al cervello temporo occipitale. Tale suddivisione è valida tuttora. Per W. il linguaggio
era un particolare tipo di movimento volontario organizzato in diversi centri collegati fra loro mediante specifiche vie di
comunicazione. Per lui i numerosi tipi di afasia dipendevano dal luogo di interruzione di questi collegamenti.
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presentare disturbi anche nella traduzione e presentare incapacità a tradurre o fenomeni di traduzione spontanea
cioè la tendenza compulsiva a tradurre le espressioni prodotte in una o più lingue.
Afasia crociata
Si riferisce alle afasie in pazienti destrimani con lesione nell’emisfero destro. E’ rara, quando avviene si deduce
che il linguaggio è basato sull’emisfero dx.
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I processi di lettura, scrittura e calcolo in età adulta
Un modello neuropsicologico molto accreditato per la spiegazione dei processi di lettura è del tipo a doppia via. In
esso si assume l’esistenza di a) una via semantico-lessicale basata sulla relazione diretta tra sistema semantico,
accesso ortografico e uscita fonologica; b) una via non lessicale che si basa su regole di conversione grafema-
fonema. Sulla base di questo modello sono stati descritti tre principali modelli di alterazione dei processi di
lettura: Dislessia profonda: caratterizzata da errori semantici (arbusto letto come albero) e dal fatto che i nomi
vengono letti più facilmente dei verbi. Vengono commeddi poi errori visivi (si legge cane per pane).
Dislessia superficiale: la via non lessicale è conservata mentre quella lessicale-semantica è danneggiata.
Dislessia fonologica: rara, consegue a un deficit specifico della via non lessicale. Un disturbo paradigmatico della
lettura è l’alessia pura che rappresenta una disconnessione delle vie visive-verbali; pazienti con questa sindrome
sono incapaci di identificare anche singole lettere e non possono leggere ad alta voce. La disgrafia è grave come
la dislessia: il paziente può scrivere le singole lettere ma raramente le usa correttamente per formare le parole.
L’alessia frontale è associata all’afasia di Broca: i pazienti non sono in grado di denominare singole lettere ma
possono capire singole parole. La scrittura è un’abilità complessa perché richiede l’integrazione tra controllo
motorio e sistema neurofunzionale del linguaggio. Si distinguono la disgrafia profonda: danno via lesssicale e
difficolta di scrittura delle non parole; disgrafia superficiale: danno selettivo alla via lessicale; disgrafia
fonologica: danno delle procedure non lessicali di scrittura. La disgrafia spaziale è caratterizzata da largo
margine vuoto alla sx del foglio e mancato corretto allineamento orizzontale della scrittura. La disgrafia
disprassica è caratterizzata dalla perdità di linearità e produzione automatica di elementi scritti La disgrafia da
lesione del corpo calloso comporta l’incapacità di scrivere sotto dettatura con la mano non dominante.
Poiché le abilità matematiche si basano su un gran numero di abilità cognitive, non stupisce che disturbi del calcolo
possano conseguire ad una grande varietà di lesioni cerebrali. Col termine acalculia ci si riferisce a disturbi del calcolo
conseguenti a lesioni cerebrali. Il termine discalculia evolutiva indica il deficit della capacità di acquisire le abilità
necessarie al calcolo. Tra le acalculie si distinguono: anaritmetia – difficoltà nelle fondamentali operazioni aritmetiche;
alessia e agrafia per i numeri – i pazienti non possono leggere e scrivere i numeri presentati nell’emicampo sx ma
possono scrivere spontaneamente e sotto dettatura.; acalculia spaziale: i pazienti nelle prove di calcolo complesso
allineano le cifre in modo errato. L’acalculia frontale è la difficoltà a risolvere problemi numerici complessi. Si parla di
acalculia afasica quando il disturbo di calcolo è correlato al deficit linguistico.
Le afasie acquisite
Nei bambini i disturbi acquisiti del linguaggio più frequenti sono le afasie, le cui cause principali sono da ricercare
in traumi cranici e tumori cerebrali. Dopo una lesione che ha colpito uno o più centri del linguaggio il bambino
tende a perdere la capacità di esprimersi fluentemente, fino a situazioni di vero e proprio mutismo. In genere è
abbastanza conservata la comprensione. Pur recuperando il linguaggio rimarranno per tutta la vita lievi deficit
linguistici e cognitivi.
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Disturbi specifici del linguaggio
Si tratta di disturbi dell’acquisizione del linguaggio che colpiscono bambini con intelligenza e udito normali,
senza apparenti problemi neurologici. Più del 5% dei bambini in età scolare presenta un disturbo specifico del
linguaggio; tale deficit è più frequente nei maschi che nelle femmine; la maggior parte di questi bambini
presentano una preferenza manuale sinistra e la maggior parte di loro ha un altro familiare con lo stesso problema.
Le cause dei disturbi specifici del linguaggio non sono ancora completamente note. Per essere sicuri che un
bambino presenti una difficoltà specifica del linguaggio bisogna innanzitutto documentare che la sua intelligenza
non verbale è normale. La valutazione avviene tramite le scale per il quoziente intellettivo. Una volta fatta questa
verifica il bambino viene sottoposto ad una sistematica valutazione del linguaggio mediante l’utilizzo di una scala
per lo sviluppo del linguaggio che valuti le capacità di comprensione del linguaggio nella norma, ma presentino
dei deficit delle capacità espressive. I bambini con un disturbo specifico dell’articolazione dei suoni del
linguaggio presentano uno sviluppo dell’articolazione dei suoni che è in ritardo rispetto ai bambini della loro età;
questa è la forma di disturbo più frequente.