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GLOTTOLOGIA

Verifica di questa parte all’esame scritto: domande aperte, classificazione genealogica


delle lingue d’Europa, riconoscimento e commento di un caso di mutamento linguistico

Riprendiamo alcune domande tipiche della Glottologia:


- Se le lingue sono funzionali, perché cambiano nel tempo?
- Come inizia un mutamento linguistico? E come si diffonde?
- In che senso si può dire che una lingua deriva da un’altra, su quali dati ci si può
basare?
- Quanto incide il mondo della storia e della società sul mutamento linguistico?
Quali sono i fattori storico-sociali che accelerano il cambiamento di una lingua?
- Possiamo prevedere come e quando una lingua cambierà? Esistono mutamenti
impossibili?
- Ci sono dei mutamenti che si verificano più frequentemente di altri, e perchè?
Esistono dei principi generali che regolano la costante trasformazione delle lingue, e
se sì, quali sono?

Le lingue cambiano nel tempo


Esempio di mutamento linguistico → inizio del Padre Nostro in quattro fasi dell’inglese:

Old English (c. 1000 A.D.)


Fæder ure þu þe eart on heofonum, si þin nama gehalgod. Tobecume þin rice.

Middle English (c. 1400 A.D.)

Oure fadir that art in hevenes halowid be thi name, thi kyngdom come to.

Early Modern English

Our father which art in heaven, hallowed be thy Name. Thy kingdome come.

Contemporary English

Our Father, who is in heaven, may your name be kept holy. May your kingdom come.

Con il tempo, le lingue mostrano mutamenti:


● grafici e fonetici (pronunce diverse di alcuni fonemi)
● morfologici
○ inglese antico → casi: heofon-um dativo maschile plurale
○ antichi participi con prefisso ge (gehalgod)
○ antica forma di congiuntivo indipendente si
○ verbo essere, pronomi possessivi
● sintattici: fæder ure vs. oure fadir e our father; tobecume vs. come to be
DICOTOMIA TRA SINCRONIA E DIACRONIA
(domanda esame)
Indicano due diverse prospettive che il linguista può adottare per studiare fatti linguistici in
relazione alla variabile “tempo”

Studio sincronico:
➢ Lo studio delle lingue a prescindere dalla dimensione evolutiva è uno studio in
sincronia che isola e ritaglia, nel tempo, un determinato stato di lingua

Studio diacronico:
➢ Studia l’evoluzione incessante delle lingue in modo diacronico, ovvero attraverso il
tempo; lo studio dell'evoluzione delle lingue nel tempo è uno studio in diacronia, che
proietta in primo piano l'evoluzione che gradualmente e incessantemente
trasforma la fisionomia di un sistema linguistico: di anno in anno, di generazione in
generazione, di secolo in secolo ogni lingua è esposta infatti al mutamento, sia per
fattori interni, sia per contatto con altre lingue

LA STORIA DELLA LINGUISTICA STORICA


La linguistica storica nasce nel 1786 con William Jones, un diplomatico che gestisce gli
affare della Corona britannica in India. Egli si appassiona al sanscrito e comincia a notare
delle somiglianze tra sanscrito, greco e latino e in seguito decide quindi di tenere una
conferenza a Calcutta , dove afferma che queste tre lingue derivano da una lingua antica,
comune a tutte e tre.
In seguito, Friedrich von Schlegel, uno studioso del romanticismo tedesco, diventa il
primo glottologo in ambito accademico, fondando così la vergleichende Grammatik
(“linguistica comparata”).
IL METODO STORICO-COMPARATIVO
- In una lingua, uno stesso suono (x) si trasforma nello stesso modo (y) in tutte le parole
- Due processi fondamentali: comparazione di lingue diverse accomunate da una
lingua più antica e ricostruzione di forme non attestate attribuite alla lingua
preistorica della famiglia
- Scopo fondamentale → stabilire scientificamente eventuali relazioni di parentela tra
diverse lingue che formino una famiglia linguistica, composta da due o più lingue tra
le quali è possibile stabilire un rapporto di derivazione storica dalla stessa lingua
madre

IL METODO STORICO-COMPARATIVO
● La lingua madre può essere attestata o ricostruita:
○ Latino → attestato
○ Indoeuropeo → ricostruito (parole ricostruite = indicate con *)
● Ricostruzione: processo con cui si afferma l’esistenza e si determinano le
caratteristiche di elementi linguistici non direttamente documentati
○ Permette di individuare le lingue madri, le lingue figlie e le lingue isolate
● Lingue isolate possibile domanda esame: sono le lingue prive di lingue sorelle, in
assoluto o all’interno di un ramo; nella lingua madre dell’indoeuropeo sono tre:
○ greco
○ albanese
○ armeno
PARADIGMA BIOLOGICO-EVOLUZIONISTA
(August Schleicher, 1821-1867)
Osservare la diversità delle lingue del mondo pone problemi di classificazione.
Schleicher è in primis un botanico e quindi era solito eseguire classificazioni di elementi
naturali, nel suo caso piante. Era un grande appassioanto delle teorie darwiniane. Afferma
che anche la glottologia, per avere una sua autorità e una sua dignità, necessita di un sistema
di classificazione.
Introduce quindi un modello tassonomico, ovvero di classificazione, all’interno del mondo
della glottologia a partire da quello della botanica.
La lingua è vista come un oggetto naturale, non sociale e sottoposto a leggi immutabili
operanti al di fuori della volontà dei singoli parlanti. Attraverso una metafora, intende la
lingua come degli esseri viventi e naturali che sono cresciute e si sono sviluppate seguendo
delle leggi fisse.
In questo senso, la glottologia inizia ad essere intesa come una scienza naturale; in seguito,
essa viene definita come un ramo delle scienze umane.

LA TEORIA DELL’ALBERO GENEALOGICO


A partire da una lingua comune e antica, le lingue si organizzano in un albero genealogico
con progenitori e discendenti. Prima di Schleicher, molti glottologi avevano posto il sanscrito
come la lingua madre, mentre egli decise di introdurre l’indoeuropeo alla base di questa
famiglia. Da essa, avrebbero poi avuto origine diverse ramificazioni da cui avrebbero in
seguito avuto orginie le lingue attuali.

Stammbaumtheorie
LE CRITICHE ALLA TEORIA DELL’ALBERO GENEALOGICO
Essa venne criticata in quanto teneva conto di una sola coordinata del mutamento linguistico,
quella temporale, non tenendo conto invece di quella spaziale e non riuscendo quindi a
spiegare la diffusione spaziale di un’innovazione tra rami diversi.
→ ESEMPI:
- Il passaggio del passato analitico (es. ho fatto) dal greco al latino, alle lingue romanze e poi
germaniche
- La diffusione della [ʁ] parigina

Approccio meccanicistico, troppo lineare e fissista, che non tiene conto:


1. di fenomeni di contatto
2. di millenarie influenze areali e diffusionali
3. della componente sociale nel mutamento

LA TEORIA DELLE ONDE


Dopo aver appurato che la teoria dell’albero genealogico teneva conto solo della coordinata
temporale, J. Schmidt afferma che le innovazioni linguistiche partono da diversi epicentri e
si diffondono nello spazio con ritmi e modalità influenzati da fattori storici, geografici e
culturali.
Lingue come oggetti storico-culturali, più che naturali
- A partire dal centro di innovazione, il mutamento si diffonde come le onde che si
allontanano dal punto di uno stagno ove è stato lanciato un sasso
- La forza di innovazione diminuisce man mano che le onde si allontanano dal centro, e
a un certo punto si arresta
- La zona che ha accolto l’innovazione è delimitata da una linea detta isoglossa
DALLA TEORIA DELLE ONDE ALLA GEOGRAFIA LINGUISTICA
Nella lingua parlata, la gente comincia a un usare più il termine del latino antico caput, ma
altri termini che comunque derivano da questo termine (vd. immagine sotto)

L’INDOEUROPEO E GLI INDOEUROPEI


Fin dall’inizio degli studi riguardanti l’indoeuropeo, i glottologi si sono sempre chiesti in
quale regione è nata ed è stata parlata per la prima volta questa lingua.

IL METODO LESSICALE:
LA RICOSTRUZIONE CULTURALE DEL PROTOLESSICO
lat. fagus ‘faggio’

a.a.t. buohha, ted. Buche ‘faggio’

a. nordico bók ‘faggio’

ingl. beech ‘faggio’ (cfr. book)

greco φᾱγός (phāgós) ‘quercia’ russo бузина (buziná) ‘sambuco’

*bhā(w)g- ‘faggio’ (?)

Gli archeologi sono in grado, attraverso indagini di archeo-botanica, di capire dove si


trovavano anticamente le prime piante di faggio, cercando di capire se questa lingua voleva
dire faggio. Se fosse così, si potrebbe affermare che esso cresceva nell’europa continentale e
non oltre la “Beech line” che unisce il baltico alla Crimea.
I residui del faggio non sono oltre la Beech line, quindi gli indoeuropei si trovavano
probabilmente in una zona a ovest della linea

Caratteristiche del mutamento morfologico


Riguarda i morfemi, unità minime di prima articolazione dotate di significato spesso
portatrici di significati più complessi.
Spesso deve essere spiegato chiamando in causa concomitanti mutamenti di ordine
fonologico e/o sintattico.

Si basa su due principi:


- Analogia → consiste nel modellare una forma in base a un’altra
- Grammaticalizzazione → processo tramite il quale si attribuisce un valore
grammaticale a un’entità che parte come un’entità grammaticale

Analogia → processo tipico del mutamento morfologico che fa sì che forme irregolari o
asimmetriche si conformino ad un modello regolare o simmetrico; opera sporadicamente
per rimodellare forme incoerenti rispetto al sistema, rendendole coerenti (simmetriche) con
esso.

→ Motivazioni cognitive: riduzione di carico per la memoria


Esistono due tipi di analogia:
- proporzionale
- non proporzionale (livellamento dei paradigmi)

Analogia proporzionale
Riguarda una singola forma all’interno della lingua, che viene rimodellata sulla base di
un’altra:
- estende e generalizza un modello di relazione morfologica tra date forme a un’altra
che in origine non lo prevedeva
- risultato dell’applicazione di una proporzione aritmetica: quadrato proporzionale
a:a’ = b : x dove x = b’

➢ Plurali irregolari in medio inglese


○ Molti plurali irregolari: es. book ‘libro’, beech ‘libri’
○ La maggior parte dei nomi: stan ‘pietra’ vs. stan-as ‘pietre’
■ inglese moderno: stan : stanas = book : X, dove X = books
➢ La forma più come, frequente e semplice serve come modello a cui le forme
irregolari e rare vengono ricondotte
➢ Tendenza verso corrispondenze grammaticali trasparenti:
○ una forma - una funzione (-s come marca di plurale sovraestesa)
Analogia proporzionale
➢ L’espressione del plurale dei nomi nella diacronia del tedesco
○ iniziali differenze dovute a un processo di morfologizzazione, ossia a un mutamento
fonetico che ha una conseguenza a livello morfologico
○ l’alternanza vocali sing/plur è origininariamente effetto di metafonesi dovuta alla
desinenza -i, ma viene poi sovraestesa: la marca bipartita è più chiara e rimpiazza
quella semplice

Singolare Plurale

Antico alto tedesco gast gest-i ‘ospite’


boum ‘albero’

Tedesco moderno Gast Gäst-e ‘ospite’


(esito presumibile) Baum Baum-e ‘albero’

Tedesco moderno Gast Gäst-e ‘ospite’


(esito effettivo) Baum Bäum-e ‘albero’

per Gast: Gäst-e = Baum :x, dove x = Bäum-e

Analogia non proporzionale


➢ Completa o parziale eliminazione di alternanze allomorfiche nella flessione
○ Il paradigma del verbo suonare e il dittongo mobile → [e] e [o] latine brevi
toniche [jɛ, wɔ]

Livellamento dei paradigmi e isomorfismo


➢ Eliminazione delle irregolarità e tendenza all’isomorfismo, principio in base al quale i
parlanti tendono a creare relazioni biunivoche tra forme e funzioni e a eliminare le
alternanze formali che non sono associate a differenza di significato rilevanti

ESERCIZI
nominativo singolare nominativo plurale

lupo lupus lupī tema in -o (II decl.)

melo malus malī tema in -o (II decl.)

carro currus currūs tema in -u (IV decl.)

lago lacus lacūs tema in -u (IV decl.)

→ Come si spiega l’esito carri e laghi dell’italiano?


La frequenza ha un ruolo fondamentale, infatti la secomda declinazione è più usata rispetto
alla quarta e si sono adattati. Inoltre, un plurale uguale al singolare non funziona bene

→ Come si possono spiegare forme verbali come la seguente in African American


Vernacular English (AAVE)?
Sometimes she wear a baseball cap

Standard English AAVE

I wear I wear

You wear You wear

S/he wears S/he wear

We wear We wear

You wear You wear

They wear They wear

Inglese → non pro-drop → lingua dove il soggetto non può essere cancellato
(Es: Rains → It rains)
Pressione paradigmatica → viene esercitata una pressione paradigmatica da parte delle
altre forme poiché la terza singolare è una forma incoerente rispetto alle altre
Principi generali alla base dell’analogia
→ Alcune categorie sono più basilari e più frequenti di altre, e verranno usate come base
per il rimodellamento analogico (cfr. il plurale inglese in -s)
→ Generale tendenza a esprimere le categorie grammaticali nel modo più trasparente
possibile; di conseguenza, le marche più lunghe, più esplicite e più complesse saranno
favorite (cfr. il plurale in tedesco, ove -i più metafonesi rimpiazza il più semplice -a)
→ Naturalezza morfologica: il criterio ottimale per la morfologia è la codificazione
trasparente delle categorie grammaticali. In base alle caratteristiche bio-psico-sociologiche
della specie umana, il cervello umano preferisce percepire e produrre oggetti isomorfici e
regolari
→ L’allomorfia nell’ambito di uno stesso paradigma tenderà ad essere eliminata
(livellamento dei paradigmi)

DOMANDA DA ESAME: PARADOSSO DI STURTEVANT


→ Il mutamento fonetico è regolare, ma può produrre irregolarità nella struttura
morfologica dei paradigmi
- Es. [o] breve latina > italiano [wɔ] in sillaba tonica, quindi suono, ma sonate

→ Conseguentemente, l’allomorfia dei paradigmi può essere regolarizzata mediante


meccanismi analogici
- Es. > suonate

Il mutamento fonetico, che è un processo regolare, può produrre irregolarità.


L’analogia, che è un processo sporadico e irregolare produce regolarità.
GRAMMATICALIZZAZIONE
Processo di mutamento linguistico attraverso il quale forme linguistiche libere e dal
contenuto lessicale (tipicamente parole piene, con contenuto o morfemi lessicali) perdono la
loro autonomia e la il loro significato, fino a diventare forme con valore grammaticale
diventando ad esempio delle desinenze

Lessico → Grammatica

Meillet è stato il primo a parlare di grammaticalizzazione (1912) → attribuzione di un


carattere grammaticale a una parola di carattere autonomo
Heine e Kuteva (2011) → processo che coinvolge lo sviluppo di forme da lessicali a
grammaticali
Croft (2006) → Il processo tramite il quale viene creata la grammatica

Gli avverbi in -mente


→ Mente era in origine l’antico ablativo del nome latino mens, mentis “mente, animo”
che spesso ricorreva in sintagmi in cui si univa a un aggettivo

sed ostinatā mente perfer, obdura (Catullo VIII, 2)


«ma con animo saldo tu resisti, tieni duro»

Consolor socios, ut longi taedia belli/ mente ferant placida


«Incoraggio i nostri alleati affinché possano sopportare le privazioni della lunga guerra con
mente calma» (Ovidio, Metamorfosi Xill, 214)

pura mente 'con animo puro' (Cicerone)


mala mente «con animo malevolo» (Quintiliano)

ma lat. tardo lentā mente «con mente lenta»?


→ it. lentamente, fr. lentement
→ morfema vuoto, ha perso la sua autonomia fonologica e il suo significato orginiario in
seguito a un processo di grammaticalizzazione
Alcuni suffissi derivazionali dell’inglese
Morfemi lessicali dal significato originariamente concreto vengono grammaticalizzati come
morfemi derivazionali
● hād “carattere, condizione”
● ant. ing. cīld-hād > ing. mod. childhood (altri esempi: falsehood, sisterhood, ecc.)

● dōm “ambito, dominio, legge”


● ant. ing. frēo-dōm “ambito dell’uomo libero > freedom “libertà”
(altri esempi: kingdom, boredom, wisdom, ecc.)

● *līkam “corpo, apparenza, forma” > ant. ing. līc


● ant. ing. man-līc > ing. mod. manly “virile” (altri esempi: heavenly, princely)

Origine del futuro romanzo


> Il morfema lessicale è basato sull’infinito, i morfemi grammaticali sulle forme del verbo
avere legger-ò (< leggere - ho)

> Questa costruzione deriva da una novità del latino tardo, dove il futuro classico fu sostituito
da un nuovo futuro perifrastico formato dall’infinito e da habeo:
cantare habeo “ho da cantare, devo cantare”
Non implica solo il dovere, ma rappresenta anche il futuro, dato che è un’azione che non sto
svolgendo in questo momento.
Caso di grammaticalizzazione che dà origine a dei morfemi flessionali.

L’ausiliare del futuro inglese will


> Ausiliare will > ant. ingl. willan “volere” (= want), secondo la seguente implicazione:

(1) desiderio > (2) volontà > (3) intenzione > (4) predizione e futuro [solo dalla fase
dell’Early Modern English, dal ‘500]
DOMANDA DA ESAME:
PROCESSI E PROPRIETÀ DELLA GRAMMATICALIZZAZIONE
1) Indebolimento semantico
2) Riduzione morfologica
3) Erosione fonetica

Quando una parola si grammaticalizza perde autonomia a livello fonetico, morfologico


e semantico

1. INDEBOLIMENTO SEMANTICO
Processo di desemanticizzazione → perdita di tutto (o quasi) il contenuto lessicale
di una parola o espressione

2. RIDUZIONE MORFOLOGICA
Quando un’espressione passa da un significato lessicale a uno grammaticale, è
probabile che perda gli elementi morfologici che erano caratteristici della sua categoria
di partenza, ma che ora non sono più rilevanti

Spesso avviene anche una transcategorizzazione, cioè un passaggio da una categoria a


un’altra
Esempi:
Nome → Avverbio → lat. mica “briciola di pane” > it. mica
Verbo → avverbio/preposizione → it. tranne, in origine una forma di imperativo
tràine “togline”

3. EROSIONE FONETICA
Processo di riduzione del significante per cui un’espressione linguistica sottoposta a
grammaticalizzazione subisce una graduale perdita della sostanza fonetica

ESERCIZIO
● Quali pro
GRAMMATICALIZZAZIONE E MUTAMENTO SINTATTICO
Mutamento che riguarda i meccanismi in base ai quali vengono stabilite le relazioni tra
le parole all’interno di una frase
● Il ruolo delle inferenze semantiche: in certi contesti, particolari condizioni
comunicative innscano la convenzionalizzazione di implicature di significato, con
conseguente
- reinterpretazione delle forme
- generalizzazione degli ambiti d’uso
- diffusione a nuovi contesti e ampliamento di funzioni

● Ciclicità e rinnovamento: quando gli elementi perdono trasparenza e sostanza


fonetica, ma soprattutto forza semantico-pragmatica (enfasi e novità espressiva),
vengono affiancati e poi sostituiti da altri in un nuovo ciclo di grammaticalizzazione

IL FUTURO INGLESE be going to


● Molte lingue non dispongono di una forma verbale dedicata all’espressione di eventi
che si collocano nel futuro (es. lingue indoeuropee antiche)
● Le lingue spesso alternano forme sintetiche (es. futuro flessivo in latino e in alcune
lingue romanze) e forme analitiche (es. vari tipi di futuri perifrastici in lingue ugro-
finniche, slave e germaniche)
● Instabilità del futuro (it. andrò vs domani vado)
● Formazione del futuro nella lingua inglese
○ Il tipo I will buy a house < ant. ingl. willan “volere” (=want)
○ Il tipo I am going to buy a house

a. He is going to London
b. He is going to eat
c. He is going to do his best to win
d. The rain is going to come

> Non c’è discontinuità di significato ma slittamento progressivo: il movimento descritto in


a. è marginale in b. e c. e incompatibile in d.

> Convenzionalizzazione dell’inferenza spazio-temporale → direzione > intenzione >


futurità
tramite i passaggi graduali
a. direzione > b. direzione e intenzione > c. intenzione e futurità > d. futurità
(da going to a gonna)
Il ‘ciclo della negazione’ in francese
(o ciclo di Jespersen)

● La negazione in latino e nelle lingue romanze: lat. non amat, it. non ama; ma fr.
ne....pas
● Elementi frequenti e fondamentali: tendenza al rafforzamento e all'enfasi mediante
intensificatori
fr. ant. ne + rien 'niente', point 'punto', pas 'passo'
cfr. it. mica, lomb. e ven. mi(n)ga, bologn. brisa, salent. filu, tosc.
non mi piace punto, non ho punti amici; non ci vedo un tubo, ecc.

● A partire da contesti semanticamente coerenti, estensione dell'intensificatore pas


anche laddove non è implicato un movimento
Jean ne marche pas "Giovanni non cammina (un) passo"
Jean ne mange pas "Giovanni non mangia"

● Indebolimento semantico e grammaticalizzazione: pas si integra nella negazione


standard discontinua ne..pas

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