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Contatto linguistico nelle

lingue slave
Lezione 4/3/2024
Lingue slave e balcaniche
Di cosa si occupa la linguistica del contatto?
 La linguistica del contatto si prefigge di studiare tutte le situazioni di
contatto fra lingue, nonché i fenomeni linguistici da esse risultanti. Nel far
ciò, vengono presi in considerazione anche possibili fattori esterni di natura
linguistica, psicologica o socioculturale che possono influire sui
cambiamenti che interessano le strutture linguistiche. Ne consegue che la
metodologia di questo ambito di ricerca è per definizione multidisciplinare.
Di cosa si occupa la linguistica del contatto?
 Alcuni fattori che possono influire sui risultati del contatto linguistico sono ad esempio:
1) Il grado di similarità tipologica tra le lingue a contatto
2) Fattori sociali come la durata e l’intensità del contatto; la dimensione e la composizione delle comunità
linguistiche a contatto; il prestigio delle varietà a contatto e l’attitudine dei parlanti nei loro confronti. Questi
fattori sono solitamente studiati da un’altra branca della linguistica, strettamente interconnessa alla
linguistica del contatto: la sociolinguistica
3) Fattori cognitivi legati alla processabilità delle strutture (strutture più economiche da un punto di vista
cognitivo hanno più probabilità di essere conservate)
Possibili situazioni di contatto (Winford, 2003)

1) Language mantainance: nonostante la preservazione di una singola varietà


linguistica nelle diverse comunità, può includere casi di prestito, convergenza
strutturale e code-switchig.
2) Language shift: passaggio ad un’altra lingua e abbandono di quella precedente
(es. comunità immigrate, contesti coloniali o in cui c’è l’imposizione di una
lingua straniera)
3) Formazione di lingue miste o ibride (ad es. pidgin, lingue creole)

N.B Alcune situazioni di contatto non sono facilmente classificabili in questa


tripartizione. È il caso ad esempio della lega balcanica (o Sprachbund), caso
famosissimo di convergenza strutturale. In questo caso abbiamo due tendenze
opposte, una al mantenimento linguistico e l’altra allo shift.
Divergenza vs Conergenza
 La convergenza strutturale può avvenire in qualsiasi situazione in cui esiste un contatto prolungato tra lingue, ad
esempio: - in comunità apprendenti una lingua seconda o in situazioni di language shift (in questo caso i pattern della
lingua nativa vengono importati nella lingua target); - in situaizoni di diglossia e in qualsiasi comunità bilingue. (La
diglossia consiste nella compresenza, all'interno di una singola comunità di parlanti, di due lingue (spesso storicamente
contigue) differenziate funzionalmente, una delle quali è utilizzata solo in ambito formale e l'altra solo in ambito
informale)
 Secondo alcune teorie (come ad esempo la Communicative Accomodation Theory di Howard Giles) la convergenza
strutturale è da interpretare come un mutuale adattamento linguistico tra comunità parlanti lingue diverse. L’idea
centrale di questa teoria consiste nel fatto che i parlanti possano essere motivati a riadattare la propria parlata per
ottenere l’approvazione sociale dell’interlocutore, oppure per aumentare l’efficacia comunicativa.
 Oltre alla convergenza strutturale , possiamo avere anche la dinamica opposta, ossia la divergenza. Lingue a contatto
possono divergere o convergere in specifici moduli del linguaggio, ossia fonetica, fonologia, lessico, morfologia,
sintassi.
 Nelle situazioni di contatto possiamo quindi avere casi di convergenza indotta dal contatto (contact-induced
convergence) o divergenza indotta dal contatto (contact-induced divergence). Quest’ultima richiede un particolare
sforzo cognitivo, per cui deve essere motivata da fattori socio-psicologici, come ad esempio il desiderio di
indipendenza sociale e culturale rispetto alla comunità dominante, o alla comunità con cui si entra a contatto. La
divergenza può essere indotta dal contatto o avvenire nonostante il contatto.
E nelle lingue slave? Facciamo un excursus storico..,
Contatto preistorico
• Principali fonti di prestito linguistico in età preistorica:
1. Iraniano (700 a.c – 300 d.c): avvenuto nell’area corrispondente all’attuale russia
meridionale. Il contatto è avvenuto anche nella fonologia (affinità tra Slavo Comune o
paleoslavo e l’iraniano). Tuttavia, sia i prestiti che le convergenze fonologiche
potrebbero essere semplicemente frutto di un’origine comune. La questione è ancora
dibattuta
Nell’articolo «Contact and developement of the Slavic» (Grenoble, 2010) trovate
sottolineati in giallo esempi di prestiti nello Slavo Comune divisi per ambiti (p 582):
a) Religione
b) Legge, società e moralità
c) Salute
d) Parti del corpo
Contatto preistorico
2. Germanico (dai primi secoli a.c al 400 a.c): i primissimi contatti tra
slavo e germanico hanno interessato solo specifiche aree (tribù nell’area
a sud dei Carpazi), mentre i contatti avvenuti in una seconda fase (quella
del contatto con la popolazione dei Goti, tra il 200 e il 300 a.c) hanno
interessato tutte le principali tribù slave preistoriche. Una terza fase di
contatto corrisponde in fine all’espansione verso ovest delle tribù slave,
avvenuta appunto nel 400 a.c.

Nell’articolo «Contact and developement of the Slavic» (Grenoble, 2010)


trovate sottolineati in giallo esempi di prestiti nello Slavo Comune (p
583)
Sostrato ungro-finnico in russo

• Definizione di «sostrato linguistico = https://www.treccani.it/enciclopedia/sostrato/.


• N.B le lingue ungro-finniche sono una FAMIGLIA LINGUISTICA, quindi non sono lingue indo-europee
• Origine: quinto secolo, espansione slava a est e a nord (aree precedentemente abitate da tribù ungro-finniche).
Per questo un gran numero di toponimi dell’attuale Russia centrale e settentrionale sono di origine ungro-
finnica, come la città di Vologda (con l’accento sulla prima sillaba, come in Finlandese), o il lago Ilmen e il
lago Ladoga.
• La questione dell’impatto ungro-finnico sul russo può essere divisa in: (1) casi in cui l’evidenza di questo
sostrato è evidentre (2) altri casi in cui è solo probabile. In entrambi i casi, c’è differenza tra il russo standard
e i dialetti russi settentrionali (che ovviamente, vista la loro posizione geografica, presentano un influsso
ancora maggiore dell’ungro-finnico). Riportiamo qui solo i casi evidenti di influenza di sostrato ungro-finnico
in russo, citati in Veenker (1967)
1) akan’e, o la cosiddetta “riduzione” di vocali non accentate, come in moloko ‘latte’
2) La cosiddetta frase nominale, o perdita della copula al presente, come in ja čelovek ‘sono un uomo’
3) Perdita del verbo avere (imet’), fatta eccezione per la prosa scientifica e uno specifico set di frasi. A
questo proposito, il russo si distingue da tutte le alter lingue slave, in cui il verbo in questione è ancora di
uso corrente. Il russo ha quindi importato dall’ungro-finnico la costruzione nominale di possesso con un
Contatti con le lingue dell’Europa occidentale
• Il ruolo dello Slavo Ecclesiastico fu particolarmente importante nello
sviluppo della lingua russa e ha avuto un grande impatto sulla sua
struttura. Al contrario è stato meno centrale nello sviluppo di
Bielorusso e Ucraino, che presentano una maggiore influenza di
polacco e tedesco. Infatti, furono annesse al granducato di Lituania tra
il 10° e il 14° secolo. L’anno 1386, in particolare, segna l’unione della
Lituania con la Polonia.
Contatti con le lingue dell’Europa occidentale
• Polacco: fu a lungo la primaria lingua utilizzata in Russia per il
contatto con l’Europa dell’ovest. Determinò l’importazione nel russo
di molti lessemi latini, greci e francesi.

• Francese: ebbe un impatto massiccio sul russo, in particolare nel 18°


secolo. Era la lingua dell’aristocrazia. Il contatto ha determinato,
anche in questo caso, una lunga serie di prestiti lessicali.
Contatti con le lingue dell’Europa occidentale
• Lingue slave occidentali-tedesco
• Poràk (1968) → osservando il sistema dei verbi modali nelle lingue
slave riscontriamo che le lingue slave occidentali presentano un
maggior numero di verbi declinabili per persona. Al contrario ( ad es.)
il russo predilige modali impersonali o particelle di origine non
verbale (come ad es. можно, нельзя). Questo aspetto viene
giustificato attraverso l’”Europeizzazione linguistica” per mezzo del
contatto con la lingua tenesca in particolare.
Contatti con le lingue dell’Europa occidentale
 Contatto slavo-romanzo: alcuni esempi
1) Molise slavic: si tratta di un dialetto slavo parlato in Molise, nelle comunità di San Felice,
Montemitro e Acquaviva Collecroce in provincia di Campobasso, parlato circa da 2400 persone.
Si tratta di un esempio di contatto tra una varietà slava e romanza. Gli antenati di questo dialetto
sono degli immigrati slavi in Italia, provenienti dall’Erzegovina orientale, nell’entroterra della
Dalmazia. Questi emigrarono intorno al 15°-16° secolo per scappare dall’avanzata turca
2) Un altro dialetto slavo parlato in Italia, arcaico e ormai a rischio di estinzione, è un dialetto
sloveno parlato in Friuli, nelle province di Trieste, Gorizia e Udine.

Non entriamo nel dettaglio in questa sede, ma sappiate che anche questi dialetti possono essere
considerati lingue miste e presentano sia caratteristiche tipicamente slave, che caratteristiche proprie
dell’italiano, sia nel lessico che nella grammatica. Chi è interessato a questo argomento può
approfondirre consultando il testo “Balkan and South Slavic Enclaves in Italy: Languages, Dialects
and Identities” (Kahl, Krapova, Turano, 2018)
Lingue slave in contatto
• La Lega balcanica
• Questioni terminologiche
1) Sprachbund vs Sprachfamille (Nikolaj Trubetzkoj)
2) Balkan languages vs «languages of the Balkans» (Schaller 1975)

Lingue dei balcani


Sloveno, serbo, croato, bosniaco, turco, ungherese, moldavo

Albanese, greco, romeno, aromeno (dialetto macedo-


romeno, parlato in Macedonia del Nord), megleno-
romeno (parlato lungo la confine fra la Grecia
settentrionale e la Macedonia del Nord), bulgaro,
macedone, serbo (solo i dialetti Torlak), BCS, judezmo
(conosciuto come ladino); romani (la lingua dei rom) = lingue slave

Lingue balcaniche (lega linguistica)


Lingue slave in contatto
• Nonostante la storia coloniale russa sia molto antica ed abbia interessato territori estremamente
estesi, i pidgin documentati in area russa sono esclusivamente tre (Stern, 2005):
1) Pidgin Russo-Norvegese conosciuto come “Russenorsk”
2) Pidgin Russo-Cinese
3) Pidgin parlato nella penisola di Taymir, in Siberia

Alcuni linguisti hanno riscontrato la presenza di altri pidgin, ad esempio nell’area della
Kamchatka. Nonostante ciò, appunto, non sono stati documentati (sono state fatte solo brevi
osservazioni). Nei casi di pidgin documentati, i corpus disponibili non sono certamente
abbastanza numerosi da poter essere considerati esaustivi. Inoltre, fatta eccezione per il pidgin
parlato nella penisola del Taymir, ulteriori documentazioni sembrano essere quasi impossibili, in
quanto i pidgin in questione sono praticamente estinti. La Russia è un classico esempio di come
politiche linguistiche volte all’unità linguistica e al prestigio riconosciuto ad una sola varietà,
possano “schiacciare” le minoranze linguistiche.
Bibliografia (per approfondimenti)
Masenko, Larysa. 2008. Surzhyk: Istoriia formuvannia, suchasny˘i stan, perspektyvy funktsionuvannia. In Gerd
Hentschel & Siarhiej Zaprudski (eds.), Belarusian trasjanka and ukrainian surzhyk: Structural and social aspects of
their description and categorization, 39-56. Oldenburg: BIS-Verlag der Carl von Ossietzky Universitaet Oldenburg

Porák, Jaroslav 1968. Modalverben im Tschechischen und Deutschen. In: Havránek, B. & Fischer, R. (eds.): Deutsch-
tschechische Beziehungen im Bereich der Spracheund Kultur. Berlin: Akad. Verlag, 97-101.

Stavytska, Lesia e Volodymyr Trub. 2007. Surzhyk: Mif, mova, komunikatsia. In Lesia Stavytska (ed.), Ukrainsko-
rosi˘is’ka dvomovnist’, 31-121 Kyiv: Pulsary.

Stern, Dieter. 2005. "Taimyr Pidgin Russian (Govorka).” Russian Linguistics 29 (3): 289–318.

Tehde, Kahl, Iliyana Krapova, e Giuseppina Turano. 218AD. Balkan and South Slavic Enclaves in Italy: Languages,
Dialects and Identities. Newcastle: Cambridge Scholars Publishing.

Winford, Donald. 2003. An Introduction to Contact Linguistics. Oxford: Blackwell.

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