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Gli alfabeti nelle lingue slave

La tripartizione genealogica
Le lingue slave derivano tutte da un antenato comune e costituiscono un insieme geneticamente
omogeneo, appartenente al ceppo indoeuropeo. Le prime notizie sugli slavi risalgono al VI-VII
secolo d.C., quando cominciarono a espandersi in direzioni diverse dalla loro zona originaria
probabilmente compresa tra i fiumi Dnestr e Vistola. Nel IX secolo, Costantino e Metodio di
Salonicco decisero di rendere la lingua slava comprensibile a tutti. All’epoca le popolazioni slave
parlavano solo varianti della stessa lingua, il protoslavo, di cui non abbiamo alcuna testimonianza
scritta, perciò questa lingua è stata ricostruita interamente attraverso la filologia. Il protoslavo è
cambiato assumendo col tempo diverse caratteristiche fino a distinguersi in diverse lingue
autonome.
Tradizionalmente le lingue slave moderne sono divise in tre gruppi:

• orientali (russo, bielorusso, ucraino, ruteno)


• occidentali (polacco, casciubo, ceco, slovacco, sorabo inferiore e superiore)
• meridionali (occidentali: bosniaco, croato, montenegrino, serbo → BCMS e sloveno;
orientali: bulgaro, macedone, slavo ecclesiastico)
Bisogna ricordare che è difficile affermare con certezza che la linea di confine geografico
corrisponde alla linea di demarcazione tra una lingua e l’altra. Nonostante ciò, come detto in
precedenza, le lingue slave sono geneticamente compatte, ma all’interno di questa loro
omogeneità si trovano anche delle differenze che testimoniano sviluppi autonomi e contatti del
mondo slavo con altre realtà linguistiche e culturali, come si può notare ad esempio da elementi
turchi in bulgaro e da elementi tedeschi in sloveno.

La scrittura
Costantino servendosi dell’alfabeto greco, ne coniò uno nuovo, quello glagolitico, destinato
prevalentemente ai testi liturgici e successivamente sostituito quasi interamente dal cirillico. A
quell’epoca si poneva già il problema della trascrizione del volgare.
Nell’alfabeto cirillico moderno sono tuttora presenti alcuni segni grafici derivati da quelli introdotti
da Costantino, per tradurre graficamente la fonetica slava che era in parte diversa da quella greca,
a cui si ispirò. In particolare, si tratta dei suoni /š/, /ž/, /č/, di vocali ridotte e delle nasali. I segni
grafici invece furono recuperati da altre lingue dove corrispondevano agli stessi valori fonetici.
Le lingue che decisero di adottare l’alfabeto latino risolsero il problema della trascrizione
differentemente. Un esempio è quello dei segni diacritici, introdotti in ceco da Giovanni Hus
all’inizio del XV secolo. In polacco si preferì invece realizzare questi suoni palatali con digrammi
(combinazioni consonantiche) e solo in parte con i segni diacritici.
Questa differenza di esprimere i suoni è riconducibile allo sviluppo culturale e religioso diversificato
a cui sono stati sottoposti i diversi paesi. Nel caso della slavia ortodossa, lo slavo ecclesiastico
corrispondeva alla lingua liturgica e il cirillico ne rappresentava il sistema di scrittura ed era (e
tuttora rimane) diffuso principalmente in Russia, Ucraina, Bielorussia, Bulgaria, Macedonia e
Serbia. In alcune lingue l’alfabeto cirillico è dovuto a un procedimento più complesso. Ad esempio,
in Bielorussia è un fatto abbastanza recente, mentre in Serbia il suo uso sta cedendo il passo
all’alfabeto latino.
La trascrizione delle lingue parlate locali si è servita in particolar modo dell’alfabeto latino nelle
aree slave più legate alla chiesa di Roma, di cui la lingua liturgica era chiaramente quella latina. Le
lingue slave moderne che hanno adottato un alfabeto latino hanno a disposizione diversi segni
grafici, ma che non corrispondono necessariamente alla complessità fonetica.
Gli alfabeti testimoniano quindi le influenze politiche e religiose a cui vennero sottoposte le diverse
aree linguistiche. Gli alfabeti slavi, come già accennato, possono essere considerati tre e li
analizzeremo approfonditamente nei paragrafi seguenti.

Alfabeto glagolitico
È il più antico alfabeto slavo, creato dai santi Cirillo e Metodio intorno all’862-863 per tradurre la
Bibbia e altri testi liturgici in antico slavo ecclesiastico. Ha circa 40 caratteri, a seconda delle
varianti. 24 caratteri glagolitici sono derivati probabilmente da grafemi del corsivo medievale greco
ma è caratterizzato anche da tratti che denotano un influsso degli alfabeti ebraico e copto. Intorno
al X secolo presso i popoli slavi che ne facevano uso fu sostituito dalla sua derivazione, il cirillico.
È sopravvissuto in Croazia, dove attualmente viene utilizzato nella liturgia e si è conservato più a
lungo nell’ufficiatura ecclesiastica, sino a diventare nel XIX secolo anche un elemento
d’individuazione nazionale.
Nell'anno 862, il principe Rastislav della Grande Moravia chiese all'imperatore di Bisanzio l'invio di
missionari per affermare l'autonomia del proprio stato. Cirillo, insieme a suo fratello Metodio, creò
un sistema di scrittura originale quasi certamente basato su un dialetto bulgaro della Macedonia.
Questo alfabeto venne usato tra gli anni 863 e 885 dai religiosi delle scuole della Moravia e del
principato sloveno di Pannonia per tradurre le opere ecclesiastiche greche (più raramente latine o
di contenuto profano) e raggiunse il suo massimo sviluppo quando i loro seguaci furono costretti a
trasferirsi in Bulgaria presso Boris I. Nell'886, infatti, il vescovo di Nitra, proibì questo alfabeto ed
imprigionò i seguaci di Cirillo e Metodio che vennero dispersi o venduti come schiavi. Tre di loro,
comunque, raggiunsero la Bulgaria e Boris I commissionò loro l'insegnamento e l'istruzione del
futuro clero dello stato nella lingua slava. Dopo l'adozione del Cristianesimo in Bulgaria nell'865, le
cerimonie religiose erano in greco. Temendo un aumento dell'influenza bizantina e l'indebolimento
dello stato, Boris vide nell'antico slavo ecclesiastico e nell'alfabeto glagolitico un mezzo per
preservare l'indipendenza del proprio paese: riteneva che il possesso di una propria lingua scritta
ed un proprio sistema di scrittura potessero far uscire lo stato dall'orbita straniera. Perciò vennero
fondate due accademie, ad Ocrida e a Preslav, da parte dei seguaci dei due missionari.
Successivamente gli studenti viaggiarono verso le altre terre slave, nelle quali diffusero l'uso del
glagolitico. Alcuni si diressero in Croazia e Dalmazia, dove si sviluppò la variante quadrata e dove
l'alfabeto rimase a lungo in uso. Nel 1248, papa Innocenzo IV conferì ai soli Croati il diritto di
utilizzare la loro lingua madre e la scrittura glagolitica nella liturgia ecclesiastica cattolica.
Il Vaticano pubblicò molte missive in alfabeto glagolitico a Roma. Quello dei croati fu un privilegio
unico nel suo genere fino al Concilio Vaticano Secondo del 1962-65.

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Come già accennato, l'alfabeto ha due varianti: una tonda (glagolitico bulgaro, fig.1) e una
quadrata (glagolitico croato, fig.2). La variante tonda è dominata da circoli e curve e venne
utilizzata circa fino al XII secolo, mentre la variante quadrata ha come caratteristica una grande
quantità di angoli retti e si sviluppò nel XIV secolo. Oggi è usato nella liturgia cattolica
in Dalmazia e in Istria.

Alfabeto cirillico
È usato nelle aree di tradizione ortodossa, vale a dire nelle tre lingue slave orientali, russo, ucraino
e bielorusso e, tra quelle meridionali, in serbo, in bulgaro e macedone. Le versioni moderne oggi in
uso in vari paesi dell'Europa orientale derivano da un primo alfabeto comune, ma hanno subìto nei
secoli diverse modifiche, sia nella grafia sia nella pronuncia (un esempio è l'introduzione dei
caratteri "profani" per opera di Pietro il Grande che nel 1708 rese popolare l'uso di rendere le
lettere più simili a quelle dell'alfabeto latino). Tuttavia, la scarsa evoluzione e grande affinità
fonetica tra i singoli dialetti slavi, lo stretto legame tra la religione ortodossa e l'alfabeto cirillico, e
infine le continue interferenze tra i popoli slavi separati da Roma nonché la grande influenza che i
Russi hanno esercitato sui Serbi e sui Bulgari, hanno impedito modificazioni sostanziali.
Un po' più recente e di lettura più facile dell'alfabeto glagolitico, l'alfabeto cirillico si riaccosta molto
di più ai caratteri greci. Come potrebbe far pensare il nome non è in realtà da attribuirsi a San
Cirillo, ma a qualcuno dei suoi seguaci. L’ipotesi più probabile sostiene che l'alfabeto sia stato
creato e sviluppato alla Scuola letteraria di Preslav nella Bulgaria nord-orientale, dove sono state
ritrovate le più antiche iscrizioni in cirillico, datate all'incirca 940.Tuttavia, l'origine delle lettere
paleoslave (come ad esempio b, z, c, č, š, û, â, ě, jé, jâ) che rappresentano suoni ignoti al greco è
ancora incerta, ma è verosimile che anche per essi si possa risalire, sia pure per il tramite del
glagolitico, all'alfabeto greco.
Nei più antichi documenti paleoslavi l'alfabeto glagolitico contrasta il campo a quello cirillico, ma la
vittoria di quest'ultimo è rapida e poiché gli Slavi cattolici hanno adottato ben presto i caratteri
latini, l'alfabeto cirillico può essere definito ormai l'alfabeto degli Slavi ortodossi. Tra le ragioni per
cui il glagolitico fu rimpiazzato dal cirillico c'era la maggiore facilità d'uso del secondo e la sua
vicinanza all'alfabeto greco, più conosciuto nel Primo impero bulgaro.
L'alfabeto cirillico venne diffuso insieme con l'antico slavo ecclesiastico, e l'alfabeto usato nella
liturgia ortodossa si avvicina ancora al cirillico arcaico. Comunque, nei dieci secoli successivi alla
sua creazione il cirillico si è adattato alla lingua parlata, ha sviluppato varianti per adattarsi alle
caratteristiche delle lingue nazionali ed è stato soggetto a riforme accademiche e decreti politici.
Al giorno d'oggi È il terzo alfabeto ufficiale dell'Unione europea, dopo quello latino e quello greco.
Svariate lingue nell'Europa orientale ed in Asia utilizzano il cirillico come alfabeto ufficiale. Tra
quelle europee ricordiamo russo, ucraino, bielorusso, ruteno, serbo, bulgaro, bosniaco e
montenegrino. Tra le numerose lingue che utilizzano l’alfabeto cirillico in Asia ricordiamo:

• lingue romanze (moldavo)


• lingue turche (azero, baškiro, chirghiso, ciuvascio, kazako, uzbeco)
• lingue caucasiche (abcaso)
• lingue iraniche (osseto, tagico)
• lingue mongole (khalkha, buria, calmucco)
Alfabeto latino
È usato in tutta l’area slava occidentale (ceco, slovacco, polacco, sorabo) e in gran parte di quella
meridionale. Tra le lingue slave che utilizzano l’alfabeto latino ci sono delle differenze. Si possono
individuare sostanzialmente tre tipi di scrittura diversi.
La maggior parte delle lingue, come il ceco, lo slovacco, il croato, lo sloveno impiegano un alfabeto
in cui, come nel caso dell’alfabeto cirillico, ogni lettera corrisponde ad un fonema. Perciò per
rappresentare i suoni che non possono venire espressi da una sola lettera dell’alfabeto latino
standard utilizzano dei diacritici. In questo modo si può stabilire una corrispondenza esatta tra
alfabeto cirillico e l’alfabeto di queste lingue, che vengono impiegate per la traslitterazione
scientifica di vocaboli dall’alfabeto cirillico a quello latino.
Un sistema parzialmente diverso è invece quello del polacco, dove pur essendoci dei segni
diacritici, non si può dire che a ogni segno grafico corrisponda un suono. Infatti, sono spesso
combinazioni di più lettere ad indicare un unico suono (es. dzi, sz). La situazione è poi complicata
dal fatto che talvolta più grafie corrispondono ad un fonema (es. ś o si per /ſ/).
Un ultimo sistema utilizzato, ma assai poco agevole, è quello del sorabo che impiega la grafia
tedesca per rendere suoni slavi. È scomodo se si pensa che nelle lingue slave è frequente ad
esempio il suono c dolce che in tedesco viene reso graficamente da un gruppo di ben 4 consonanti
(tsch).

Durante il primo decennio del XXI secolo, nel Montenegro e in Macedonia si è proposto il duplice
uso dell'alfabeto cirillico e latino. In Bosnia ed Erzegovina si usa l'alfabeto latino nella zona croato-
musulmana, mentre in quella serba si usano sia l'alfabeto latino sia il cirillico. In Serbia viene usato
sia l'alfabeto cirillico (ufficiale) sia quello latino, diffuso almeno quanto il primo.
Oggi nei Balcani solo la Bulgaria e la Grecia usano esclusivamente un alfabeto non latino, anche
se ufficialmente accettano l'uso dell'alfabeto latino nella lingua della loro minoranza turca.
L'attuale espansione dell'uso dell'alfabeto latino si nota specialmente nei Balcani.
Nell'Ottocento nacque la Romania e subito nei suoi territori appartenuti all'Impero
ottomano l'alfabeto latino sostituì quello cirillico. Nelle guerre balcaniche la Turchia perse altri
territori, che usavano maggioritariamente l'alfabeto cirillico e greco, ma anche quello latino crebbe
sia in Albania sia nella Bosnia austriaca. Dopo la prima guerra mondiale, Ataturk adottò l'alfabeto
latino in Turchia, mentre la nuova Jugoslavia lo usò parzialmente.
Dopo la divisione della Jugoslavia nel 1992, la Slovenia e la Croazia usano solamente l'alfabeto
latino, mentre nella Bosnia croato-musulmana viene imposto quasi ufficialmente. Nel Kosovo si
vuole eliminare il cirillico e ufficializzare l'esclusivo uso dell'albanese, scritto in alfabeto latino.
Nel Banato e nella parte serba della Bosnia l'alfabeto latino viene usato maggioritariamente,
mentre nel Montenegro lo si usa al 50% assieme al cirillico. Solamente nella Serbia vera e propria
e nella Macedonia il cirillico viene usato in maggioranza, anche se le locali comunità vlasi (della
Serbia nord-orientale) e albanese (della Macedonia occidentale) usano l'alfabeto latino.
Fonti:
Fici Giusti F. Le lingue slave moderne, Unipress, Padova 2001
http://www.treccani.it/enciclopedia/glagolitico/
https://www.istrapedia.hr/ita/786/glagolitico/istra-a-z/
http://www.treccani.it/enciclopedia/alfabeto-cirillico_%28Enciclopedia-Italiana%29/
http://guide.supereva.it/lingue_slave/interventi/2004/11/184624.shtml

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