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Linguistica Generale 18

Non voglio più sentire queste chiacchiere -> [noɱ 'vⴢʎʎo pjussen'tiːre 'kweste
'caccere o k̟jak̟kj̟ ere]
All’interno dei dialetti meridionali bisogna fare un ulteriore divisione tra i dialetti
italiani italo-romanzi meridionali e dialetti italo-romanzi meridionali estremi.
I dialetti italo-romanzi estremi sono: il siciliano, il calabrese sotto catanzaro e il
salentino sotto la linea che congiunge Taranto ad Ostuni. Questi dialetti si separano
dal resto dei dialetti per la presenza del sostrato greco: secondo alcuni si tratterebbe
di greco antico, cioè greco della prima colonizzazione magnogreca e secondo altri
invece avremmo a che fare con un greco bizantino, cioè un greco arrivato tramite la
colonizzazione dell’Italia meridionale di età bizantina, cioè a partire dal VI secolo d.c.
L’unica lingua romanza oggi situata nell’est Europa è il rumeno che si suddivide in 3
o 4 sottovarietà e ha una serie di caratteristiche che lo distinguono dal resto delle
lingue romanze.
Per esempio mentre le lingue romanze occidentali presentano l’articolo definito
premesso al nome, il rumeno ha l’articolo definito postposto, cioè dopo il nome e
agglutinato, cioè attaccato al nome stesso. In latino l’articolo deriva dal pronome
personale ‘ille’, in latino la posizione di ille era indifferente tipo ‘ille caesar o caesar
ille’. Il rumeno non ha origine latina e guardando la cartina il rumeno è circondato
da una serie di lingue non romanze, ma slave. Queste lingue, rumeno, lingue slave
meridionali, albanese e greco presentano caratteristiche in comune.
Le lingue slave si dividono in 3 blocchi:
Lingue slave orientali: di cui fa parte il russo, il bielorusso (russo bianco) e l’ucraino;
Lingue slave occidentali: di cui fa parte il polacco, ceco e slovacco;
Lingue slave meridionali: quindi tutte le lingue slave sotto l’ungheria e la romania,
di cui fa parte il bulgaro, il macedone, il serbo, il croato e lo sloveno.
CIRILLO E METODIO
L’origine delle lingue slave, o meglio la testimonianza più antica delle lingue slave,
proviene dal territorio meridionale poiché, per volere della chiesa, questa zona fu
evangelizzata da 2 missionari evangelizzatori greci che venivano da Tessalonica
chiamati Cirillo e Metodio, poi fatti santi.
Questi 2 vanno quindi ad evangelizzare i popoli slavi meridionali, e per i loro fini,
traducono i vangeli in una varietà di slavo meridionale affine a quello che oggi è il
bulgaro moderno, questo prende il nome di antico slavo ecclesiastico che indica la
lingua slava meridionale impiegata da Cirillo e Metodio per tradurre i vangeli. Per
questa traduzione hanno inventato un alfabeto che da Cirillo prende il nome di
Cirillico, il sistema con cui oggi si scrive il russo, il bulgaro e altre lingue slave. Le
lettere di questo alfabeto assomigliano alle lettere dell’alfabeto greco perché Cirillo
e Metodio erano greci, quindi nel tradurre i vangeli, nel IX sec. D.c., usano un
alfabeto greco adattato all’esigenze della fonetica slava.
La lega linguistica balcanica (neogreco, albanese, rumeno, bulgaro, macèdone;
serbo-croato) è un insieme di lingue che sono legate tra di loro non per ragioni
genealogiche ma per affinità dovute al contatto intenso e prolungato. I popoli
interni a questa area balcanica sono stati caratterizzati da forti migrazioni interne
che ancora oggi costituiscono un grande problema a livello strategico e politico.
Tutti questi popoli hanno subito una storia simile, dopo la caduta di Costantinopoli
sono stati oggetto della dominazione turca che è finita con l’avvento dell’impero
austrungarico all’interno del quale poi sono confluiti questi stati, soprattutto quelli
del nord, dei balcani. Le lingue della lega balcanica sono: il greco moderno detto
neogreco, l’albanese (entrambe sono lingue indoeuropee isolate), il rumeno (lingua
romanza), il bulgaro, il macedone, il serbo-croato e lo sloveno (tutte e 4 sono lingue
slave meridionali).
Uno dei problemi per definire una lega linguistica riguarda i confini della lega, nella
lega noi vediamo un’area centrale che presenta un numero massimo di tratti in
comune e delle aree periferiche che presentano solo in parte i tratti della lega.
Il nucleo della lega balcanica, cioè l’area dove i fenomeni sono più frequenti, è l’area
compresa tra la Grecia, Bulgaria, Macedonia e Albania.
Uno dei tratti tipici della lega balcanica riguarda lo sviluppo dell’articolo
determinativo postposto, cioè articolo che si trova dopo il nome.
alb. Njerìu i mire (‘uomo il buono’)
rumeno omul bun / bonul om (ul è l’articolo agglutinato, cioè attaccato al nome o
aggettivo, ‘uomo buono’)
neogreco ho kalòs ànthropos / ho ànthropos ho kalòs (qui c’è un fenomeno che si
chiama polidefinitezza, cioè l’articolo viene copiato su tutti i modificatori, ‘il buon
uomo’ o ‘il uomo il buono’)
Sincretismo dei casi tra genitivo e dativo.
Un altro tratto tipico della lega balcanica è la formazione di un futuro perifrastico,
cioè un futuro con il verbo volere o con altri ausiliari che significano dovere o volere
stesso. Per cui invece di dire ‘scriverò’ si dice lettreralmente ‘voglio che scrivo’:
Neogreco: tha (= thèlo + (i)na ‘voglio che’ graphò
Rumeno: voi scrie / o (riduzione di voi ‘voglio’) sa (che) scriu
Albanese: (tosco) do (<dua ‘voglio’) te shkruaj
Un’altra caratteristica molto importante delle lingue balcaniche è la perdita
dell’infinito che viene sostituito da una frase di modo finito preceduta da
un’elemento subordinante che si chiama complementatore:
Neogreco: voglio dormire = thèlo na kimitho (na, letteralmente ‘voglio che dormo)
Rumeno: voglio dormire= vreau sa dorm (sa, letteralmente ‘voglio che dormo’)
Serbo: voglio dormire= hocu da spavam (da, letteralmente ‘voglio che dormo’)
Albanese: voglio dormire= dua te fle (te, letteralmente ‘voglio che dormo’)
Greco moderno, albenese, macedone, bulgaro, romani dei balcani (lingua zingarica),
rumeno, presentano 2 complementatori.
Francese, portoghese, italiano, hanno un solo complementatore derivante dal latino
quid.
In italiano si dice: credo che mangerò, credo che tu verrai e con un altro verbo
rimane lo stesso complementatore = voglio che mangi, voglio che dormi. È cosi in
tutte le lingue romanze occidentali.
Nelle lingue balcaniche abbiamo 2 complementatori a seconda della semantica del
verbo della principale: se il verbo della principale è un predicato dichiarativo o
epistemico si usa il complementatore di sinistra (complementatore reale). Se invece
il verbo della principale è un verbo volitivo (che esprime la volontà, il desiderio) si
usa il complementatore di destra (complementatore modale).

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