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Coscienza nazionale romanza e ortografia: il romeno tra alfabeto cirillico e alfabeto latino

Author(s): Marinella Lörinczi Angioni


Source: La Ricerca Folklorica, No. 5, La scrittura: funzioni e ideologie (Apr., 1982), pp. 75-
85
Published by: Grafo Spa
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/1479181
Accessed: 10-01-2019 13:02 UTC

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Coscienza nazionale romanza e ortografia:
il romeno tra alfabeto cirillico e alfabeto latino

Marinella Ldrinczi Angioni


Chi sceglie il campo linguistico romeno come oggetto mente romana, nella loro concezione) della loro lingua,
di studio dovrat imparare anche l'albanese e lo slavo ec- nonch6 la comune discendenza e la strettissima relazione
clesiastico - consiglia H. Lausberg (1976: I, p. 44), allu- tra romeno moldavo, valacco e transilvano, era una tesi
dendo cosi a due aspetti importanti della linguistica stori- accettata tranquillamente e con orgoglio, che non richie-
ca romena: la questione del sostrato e l'influsso esercita- deva eccessive dimostrazioni.
to dallo slavo tramite le due fasi principali del bilingui- Le testimonianze indirette sulla coscienza nazionale e
smo slavo-romeno, quello popolare e precoce, nella se- linguistica dei Romeni ci riportano addirittura al Quat
conda metat del primo millennio, in cui si forma il popolo trocento, epoca di piena fioritura del dibattito attorno a
e la lingua romena, e quello dotto, ufficiale e istituziona- problema da quale latino traesse le sue origini il volgar
lizzato, che parte dall'adozione dello slavo antico (o italiano. Proprio uno dei piii vivaci partecipanti a tale di
paleo-slavo, slavo ecclesiastico e anche slavone) come scussione, Flavio Biondo, dichiara di aver appreso dai
lingua sacra della chiesa romena greco-ortodossa e come pellegrini romeni della Dacia Ripensis (Banato) che loro
lingua scritta delle cancellerie. si consideravano di origine romana e che ci6 traspariva
Tagliavini era stato alquanto piu <<permissivo>>, perche dal loro idiomal. i' molto verosimile che proprio gli
raccomandava soltanto, a chi avesse scritti degli umanisti occidentali in cui si avvicina il rome-
no al latino e all'italiano abbiano influito, rafforzando-
<<ultimato i suoi studi grammaticali, l'apprendimento di que- le, sulle git esistenti concezioni glottogoniche dei Rome
ni istruiti che hanno goduto anche di un'educazione di ti
st'alfabeto [scil. il cirillico] poiche, trovandosi cosi in una bi-
blioteca od altrove dinnanzi ad un testo rumeno anche non po cattolico.
molto antico, possa leggerlo correntemente ed interpretarlo>> Questo e il caso di Grigore Ureche (1590-1647), croni
(1923: 357). sta moldavo, in cui riscontriamo la prima attestazione
della coscienza della provenienza latina. A lui si deve la
Pareva infatti all'illustre studioso che la conoscenza celeberrima e oramai popolare formulazione <<de la Rim
del cirillico fosse <<indispensabile anche per chi non ne in-tragem>> ('proveniamo da Roma'), che oggigiorno il
tenda occuparsi di rumeno antico>> (1923, p.v). giornalista occidentale va a cercare in bocca ai contadin
A distanza di oltre mezzo secolo quest'ultima consta- e ai pastori. Ureche aveva studiato il latino in Polonia,
tazione deve ancora farci riflettere sulla barriera concre- presso i gesuiti, dove andavano a istruirsi i nobili molda
ta opposta dall'alfabeto cirillico agli scambi culturali tra vi e ucraini dell'epoca, e ci6 gli permise di ravvicinarlo a
Occidente e Oriente europeo, o, meglio, tra il mondo cat-romeno: cosi piine equivale a panis, carne a caro, gaina a
tolico e protestante e quello ortodosso, cui prevalente- galena, muiaria a mulier, fcimbeia a femina, pbrinte a
mente appartengono i Romeni. pater, al nostru a noster <<si altile multe>> (Urech
Non e assolutamente da sottovalutare il valore criptico 1955:61).
e assieme simbolico che i caratteri cirillici racchiudono in In Miron Costin (1633-1691), il secondo grande croni-
se. Tanto per non risalire troppo nei tempi, basti pensare sta in lingua romena della Moldavia, le poche righe dedi-
al moldavo, certamente spaccato in due da vicende stori- cate dal suo predecessore.Ureche alle origini del romeno
che, ma la cui scissione e marcata anche dai due sistemi diventano pagine, soprattutto nella Cronaca scritta in
grafici differenti che segnano emblematicamente e anche polacco2, che contiene anche due elenchi latino-romeni
di fatto un confine tra influssi culturali di provenienza di 57 nomi e 30 verbi per dimostrare che il romeno <<o ve-
diversa (cfr. Tagliavini 1972: ? 64, n. 2). ramente latino, corrotto come anche l'italiano>>, poiche
Fino a un'epoca relativamente tarda (fine del Settecen-il latino originario si e degradato col passar del tempo.
to) il duplice aspetto della lingua, latina nella sostanza e Ma, d'altronde, <<qual e quella cosa che non cambia e
slava nella veste grafica, non costituiva nessun problemanon si guasta a questo mondo?>> (Costin 1958:212-213).
esistenziale per i Romeni. L'origine latina (pifl esatta- Naturalmente queste messe a confronto contengono

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soltanto in germe le future preoccupazioni etimologiche. strita, inoltre l'Ungheria, la Polonia, I'Impero germanico, la
E interessante notare, perb, che la scelta dei vocaboli e curia papale ecc.> (Jak6 e Manolescu 1971 : 102).
orientata verso quelli appartenenti al cosiddetto fondo
lessicale principale, poco suscettibile di mutamenti radi- Nella Moldavia, come abbiamo visto, le persone istrui-
cali nel corso dei secoli3. L'idea della corruzione che dal te si servivano anche del polacco, che ugualmente si scri-
latino ha dato origine al romeno non e ovviamente origi- veva con caratteri latini.
nale in Costin, nonostante egli non citi le fonti usate, se-
Il filone latino, come lingua e come sistema ortografi-
condo il costume di quei tempi: co, non e molto robusto nella tradizione scritta romena e
si interrompe spesso. Dobbiamo perb menzionarlo per
<<... e nozione pressoche universale, dunque, nel Quattrocento dissipare l'eventuale falsa impressione che l'alfabeto lati-
fra i filologi italiani, quella dell'origine latina del volgare, at-
no avesse attecchito di colpo soltanto in epoca moderna
tuatasi mediante la degradazione e l'inquinamento della lingua
senza alcun legame con tentativi anteriori. A partire dal
dei Romani...>> (Vitale 1955:19).
1363, dunque, sono attestate parole romene (nomi propri
di persona, toponimi, idronimi, sostantivi, aggettivi) in
Due secoli pi i tardi tale idea poteva dunque apparte- atti di riconciliazione, lettere ufficiali, trattati di pace
nere al senso comune linguistico di stampo umanistico,
ecc., trascritti secondo le regole ortografiche dell'unghe-
benche Costin non pensi di distinguere tra latino classico
rese o del tedesco, dato che, affermano gli storici della
(degli auctores) e latino volgare parlato e percib mutevo-
letteratura, i rispettivi scrivani erano si anche Romeni,
le. Anche in Francia, in Spagna e in Sardegna si hanno
ma per lo piii Ungheresi, Sassoni della Transilvania o an-
uguali preoccupazioni linguistiche, con notevoli sfasatu-
che Polacchi.
re cronologiche dovute alla tortuosita e lentezza della cir-
colazione delle idee4.
Dopo queste attestazioni sporadiche ma non trascura-
bili, nel secolo XVI ci troviamo davanti a un testo rom
Per il secolo XVII e obbligatorio menzionare lo
no stampato interamente in caratteri latini. Lo dobbia-
stolnic, <<siniscalco, maresciallo>>, Constantin Cantacuzi-
mo all'attivita di proselitismo da parte dei protestanti
no (1640-1716) che pote studiare anche a Padova, al ripa-
verso i Romeni del Banato. Questa Carte de cintece, <<Li-
ro dall'influsso slavo. Egli combatt& con veemenza e in-
bro degli inni>>5, I la traduzione dall'ungherese di un sal-
dignazione, nelle sue opere storiografiche, la basnt~, la
terio e segue a brevissimo termine l'apparizione dell'ori-
"storia menzognera", sulla provenienza dei Romeni da
ginale (che e del 1569, mentre la versione romena viene
ladroni esiliati da Roma, leggenda introdotta nella cro-
datata al 1570-73). L'ortografia adottata risente natural-
naca di Ureche da un interpolatore posteriore e smentita,
mente dell'influsso di quella ungherese dell'epoca, per
oltreche da Cantacuzino, anche da M. Costin e da Dimi-
trie Cantemir.
cui si hanno numerosi digrammi per la rappresentazione
dei suoni consonantici.
Quali erano le possibilita di documentazione dell'Occi-
L'ortografia latino-magiara e stata usata anche per la
dente sugli scritti dei Romeni? Ovviamente la veste alfa-
compilazione di alcuni vocabolari latino-romeni: il
betica cirillica ostacolava la presa di contatto diretta, an-
Dictionarium valachico-latinum, noto sotto il nome di
che solo visivamente parlando. Non si deve perb pensare
Anonymus Caransebensiensis, che contiene circa 5000
che, fino all'adozione definitiva dell'alfabeto latino nel
vocaboli; il dizionario trilingue latino-romeno-ungherese
secolo scorso, i Romeni abbiano usato esclusivamente ii
conosciuto come Lexicon Marsilianum (Lexicon Lati-
cirillico, sia per scrivere in slavo ecclesiastico che per la
trascrizione del romeno.
num, Walachicum et Ungaricum, cfr. Tagliavini 1930),
di circa 2400 voci, entrambi compilati nella seconda met"a
L'alfabeto latino e stato introdotto non pi i tardidel del
Seicento. Abbiamo anche altri testi scritti in caratteri
secolo XIV. Infatti, a partire dal 1363, in documenti
latini: il Catechismo di Fogarasi (1648), il Salterio di Vi-
latino-romeni di Transilvania, Valacchia e Moldavia, so-
ski (1697) e un Graduale (Tagliavini 1930)6.
no attestate parole romene scritte con caratteri latini.
Lo stolnic C. Cantacuzino elaborb anche un breve
Bench6 lo slavo antico avesse presso i Romeni il ruolo
glossario italo-romeno (Tagliavini 1928). E del 1719 il
svolto nei paesi cattolici dal latino, quest'ultimo ha do-
Breve vocabulario italiano-muldavo (1320 lemmi), con-
vuto essere ugualmente assunto come mezzo di comuni-
tenuto nel manoscritto di Silvestro Amelio, prefetto delle
cazione internazionale, anche se in misura quantitativa-
Missioni Apostoliche in Moldavia dal 1712 al 1722, ma-
mente e qualitativamente inferiore, soprattutto perch6
era rivolto verso l'estero: noscritto che comprende anche un Catechismo bilingue
italiano-moldavo ed altri testi religiosi bilingui o mono-
lingui (romeni). Questo catechismo dovrebbe essere una
<tNegli archivi romeni e stranieri vi sono migliaia di documenti
copia di un pii antico testo pubblicato a Roma nel 1677,
latini, consistenti in trattati politici, privilegi commerciali e, so-
prattutto, in una corrispondenza ricca e varia, emessa dal la so-Dottrina christiana tradotta in lingua valacha dal Pa-
dre Vito Pilutio da Vignanello (Piccillo 1980).
vrano, dagli alti dignitari, dai consigli municipali, da ecclesia-
Arrivati al secolo XVIII ci troviamo davanti a due del-
stici e privati della Moldavia e della Valacchia, i cui destinatari
le figure pii interessanti della cultura romena premod
vivevano in paesi in cui il latino era la lingua della cultura scrit-
ta: soprattutto la Transilvania, con le citt8 di Brasov, Sibiu, na,Bi-
intellettuali poliglotti che usano correntemente il lat

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Coscienza romanza e ortografia
no. 11 viaggiatore e diplomatico Nicolae Milescu (1636- Descriptio (stesso capitolo), soltanto quando i figli dei
1708), che ha avuto occasione di vedere sette capitali del- boiari hanno avuto la possibilitat di studiare anche in gre-
l'Eurasia, da Pechino a Mosca a Stoccolma e a Parigi, e, co, e pii tardi in latino e italiano.
a detta dei Parigini Della tesi del Cantemir sulla sostituzione dell'alfabeto
latino con quello cirillico la Scuola latinista transilvana
<autant instruit aux langues et avec une connaissance aussi g&- non ha dubitato un istante. Scrive, infatti, Petru Maior
n6rale de toute chose. II parle bien latin, mais il pretend que, nella sua Istoria pentru inceputul Romanilor in Dachia
com sa principale 6tude a 6te le grec, il y est beaucoup plus sa- ('Storia dell'origine dei romeni in Dacia'):
vant>> (cit. in Ivascu 1969: 172).
<<Demetrio Cantemir, che ebbe molta scienza, come dai suoi li-
Il principe moldavo Dimitrie Cantemir (1673-1723) bri chiaramente si vede, e che fu anche signore della Moldavia,
compie i suoi estesissimi studi a Costantinopoli; nella se- ragione per cui nessuno pub dubitare che per aver egli a portata
conda met"a della sua vita, alla corte di Pietro il Grande di mano gli archivi pih antichi della signoria, non conoscesse
di cui e consigliere, soprattutto per le questioni turche, assai bene le antiche cose di essa, cosi scrive nel cap. 5 della
Storia della Moldavia: che i Romeni ebbero le lettere latine fino
nello stesso periodo di Leibniz, scrive in latino per l'Ac-
cademia di Berlino la Descriptio antiqui et hodierni sta- al concilio di Firenze>> (Maior 1971:II 67-68).
tus Moldaviae (1716), pubblicata appena nel 1769 in tra-
Molti storici moderni della cultura romena considera-
duzione tedesca (la versione originale sara conosciuta
soltanto cent'anni pii tardi)7. La Descriptio ha percorso no l'idea dell'imbarbarimento, dovuto all'introduzione e
una traiettoria divulgativa molto interessante, agendo a uso dello slavo antico come lingua ufficiale, un pregiud
mo' di bumerang di idee. Infatti le notizie linguistiche (cizio che ha viziato la vecchia storiografia romena (Panai-
soffermiamo soltanto su queste) in essa contenute sono tescu 1963). Del resto era normale che si creasse tale pre-
giudizio, se pensiamo che i primi grandi studiosi si erano
ritornate presso i Romeni, pitu esattamente sono state ac- formati in istituzioni educative o in un ambiente cultura-
colte negli scritti dei rappresentanti della Scuola Transil-
vana, attraverso traduzioni e rimanipolazioni posteriori le occidentale o di tipo occidentale. Da quel momento es-
tedesche, evidentemente accessibili ai latinisti transilvanisi si sono prodigati in una attivit" febbrile in pi` direzio
(dato che non potevano possedere nessuna copia dell'ori- ni per ricuperare il tempo perduto secondo il cronometro
ginale latino; cfr. Bahner 1980). dell'Occidente. Per le epoche pii antiche lingua e grafia
slava
Si tratta soprattutto di quel passo (1. III, cap. V, De lit- sono state viste spesso come un guscio che racchiu-
teris Moldavorum) in cui il Cantemir riporta una creden- de la specificita romena. Infatti, le prime attestazioni
za (leggenda, fino a prova contraria, che Cantemir pre- della lingua romena devono essere ricercate nei docu-
menti slavi. Hasdeu rilevava che
senta come veritiera) sull'introduzione dell'alfabeto ciril-
lico presso i Romeni (moldavi). Questa tradizione com-
pare anche in Miron Costin, il quale collega l'adozione <<il solo mezzo autentico per studiare la lingua romena fino all
del cirillico coll'adozione del rito ortodosso in (slavone) meta del secolo XVI sono i documenti slavi [crisoave], in cui
nostri antenati introducevano sempre, di nascosto, qualche p
serbo: <<Dalla Serbia ha portato questo paese [la Molda- rola romena, soprattutto nomi propri di persona o toponimi>>
via] assieme alla consacrazione dei vescovi anche le lette- (1865:2).
re e la lingua serba>> (Costin 1958:214, 236). Cantemir ci
dB piu dettagli: Sextil Puqcariu e N. Cartojan, linguista l'uno, I'altro
storico della letteratura, parlano riferendosi alla cultura
<<Prima del concilio di Firenze [1439] ... i Moldavi usavano i ca- e letteratura antica romena del <?suflet romanesc in haina
ratteri latini. Ma siccome dopo quel sinodo il metropolita della
Moldavia e passato nel campo dei Latini [= cattolici], il suo
successore... di origine bulgara, di nome Teotisto, per sradicare
slav. ('spirito
l'alfabeto cirillicoromeno in veste
a molti sembra slava').
essere L'abbandono
un atto liberato- del-
qualsiasi semenza cattolica dalla chiesa moldava, e per togliere rio dall'ultimo legame che ostacolava la rivelazione della
ai giovani il mezzo di leggere i sofismi cattolici, ha consigliatovera essenza del romeno.
ad Alessandro il Buono [deceduto ancor prima del concilio di
Firenze, nel 1432!] di scacciare dal paese non solo le persone
<<Coll'ortografia etimologica che proponeva, Clain [della Scuo-
che la pensavano diversamente sulle cose sacre, ma anche le let- la transilvana, v. oltre] vuole salvare la sostanza occulta della
tere latine e di sostituirle con quelle slave; con questo suo zelo parola romena. La passione dell' 'originale', intravvisto come
esagerato ed inopportuno costui e stato il promotore della bar- sostanza attraverso la trasparenza della parola pronunciata, e
barie che domina oggi in Moldavia>>. la tendenza ad adattare ad esso per lo meno formalmente la lin-
gua romena si mantengono ancora in Clain e nei suoi contem-
Gli storici suppongono che Costin e Cantemir avessero poranei nei limiti del buon senso... In Clain la necessit8 del ri-
una fonte di ispirazione comune, che ci resta per ora torno all' 'originale' ha un senso puramente teorico>>

ignota. Dall'oscurit.
da un'istruzione della barbarie
imperfetta culturale costituita
e assai superficiale, nonch6scrive il filosofo della cultura e poeta Lucian Blaga
esclusivamente religiosa, in lingua slava, la Moldavia e la (1966:138).
Valacchia hanno incominciato a emergere, secondo la L'alfabeto cirillico venne ai Romeni dai Bulgari, ante-

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M. L6rinczi Angioni
riormente al sec. XVI, epoca dei primi testi romeni con- ta nessuna preoccupazione sistematica di razionalizzare e
servati. Questo 6 cib che si pub dedurre dalla loro coeren- semplificare l'ortografia romena cirillica; del resto le
za e relativa omogeneita grafica, nonch6 dal numero non opere didattiche per l'insegnamento dell'ortografia com-
indifferente dei primi testi. L'alfabeto cirillico proviene paiono abbastanza tardi. I1 primo abecedario
dall'uso bulgaro, dunque, pi(i esattamente mediobulga- (bucoavnau) appare a Bdlgrad (odierna Alba lulia, in
ro, e ha subito successivi influssi da parte dell'ortografia Transilvania) nel 1699; in esso vengono enumerate le let-
cirillica serba e ucraino-russa. Bench6 il cirillico fosse tere, i diacritici e le relative norme ortografiche9. Tran-
originariamente un alfabeto fonetico, coll'evolversi delle silvani sono anche gli autori anonimi del primo tentativo
lingue che lo avevano adottato molti caratteri sono di- dichiarato di codificazione ortografica 10. Alcune sempli-
ventati ambigui, polivalenti, polifoni. I1 romeno, geneti- ficazioni si erano imposte nei secoli precedenti, tramite il
camente e tipologicamente diverso dalle lingue slave, prestigio dei libri stampati a Bra? ov dal diacono Coresi
adotta un alfabeto gii" pieno di incongruenze, e queste(1510-1581) (la cui attivitah essenziale per la graduale so-
non possono che aumentare per via dell'esistenza, in ro- stituzione della lingua slava col romeno nella chiesa orto-
meno, di suoni non previsti nell'alfabeto cirillico. In li- dossa), in seguito attraverso le opere del metropolita Do-
nea di massima, per gran parte delle lettere cirilliche non softei (1624-1693) in Moldavia, e con la prima versione
esistono problemi interpretativi; problematico 6, invece,integrale della Bibbia in romeno (Bucarest, 1688). Questi
il valore che volta per volta bisogna assegnare ai seguentitre momenti dello sviluppo letterario del romeno portano
grafemi: .-, b, A, , , bl , 1 , 'nZ. all'eliminazione definitiva dello slavone dalla chiesa ro-
mena.

I libri stampati da Coresi impongono il s


Tavola 1
b privo di valore fonetico alla fine delle p
nanti in consonante, eliminando cosi a dal
Principali corrispondenze tra grafema e suono nel contesto.
ci- Dosoftei cerca di risolvere le ambi
rillico romeno
che di certi caratteri: usa dunque consegue
per [ a ] e x per [i], A per [ l]. La distinzio
L [ a ] ------ [a]
e edeve
Si , 6 ripresa
a Dosoftei nellaunaBibbia bucarestina
innovazione e im
molto co

S[ ] .. . [vea] confronti della tradizione ortografica slava: il rispetto


dell'ordine dei suoni nei gruppi bigrafemici p, A -, che
potevano stare, secondo l'usanza, sia per [rj], [la], Iri],
[li], sia per [ar], [al], [ir], [ill], per cui, ad esempio, una
parola scritta K niaKa doveva essere letta correttamen-
te [kalka] e non [klaka]. Nei testi di Dosoftei dunque
[ir], [il] saranno notati Ap A, An , [ral, [lal] p , IA .
Da questo non dobbiamo perb dedurre che questi tre
interventi dotti abbiano profondamente modificato le
S,e ,,,m s ---------[dz]
usanze ortografiche cirilliche. Queste si sono mantenute
E - --- --[ej] quasi inalterate, soprattutto nei manoscritti, fino all'e-
bt -*l m lE --[3] poca di transizione dal cirillico al latino (XIX secolo).
Nella prima grammatica del romeno, compilata nella
S ----[- n m -----d]
If

S-------
seconda meth del Settecento, i suoni [a] e [i] si confondo-
no nuovamente in un solo carattere z ; I'autore mantiene
Sl[da] inoltre privi di valore fonetico entrambi gli ier (7 b)11.
Questa grammatica, rimasta in manoscritto, 6 seguita a
distanza di trent'anni dalle Observa(ii sau
bbgbri-de-samb asupra regulelor i or
grammaticii ruma^neqti (Rimnic e Vienna,
anch'esse con caratteri cirillici, e destinate,
pera precedente, alle scuole romene dell'im
co non unite (per l'unione della chiesa. ort
(cfr. [i]) quella cattolica, vedi piif avanti). L'auto
Vicirescu, a differenza del suo predecess
un riformatore della grafia cirillica, in qua
Come si pu6 ben notare dallo schema di tav. 1, l'orto-
grafia cirillica romena era lontana dal principio della numero dei segni omofoni, eliminando
biunivocita del rapporto tra grafema e suono, auspicata, Per assistere, perb, a un radicale sfoltime
ad esempio, anche per il francese dalla Grammatica di trofico alfabeto cirillico, che col passar del
sorbito anche lettere greche, dobbiamo arr
Port Royal8. Fino alla fine del secolo XVIII non vi e sta-

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Coscienza romanza e ortografia
anno in cui I. Heliade Ratdulescu (1802-1872) pubblica a Romeni e alla creazione di uno strato istruito e autoco-
Sibiu la sua Grammaticd romdneascdi (Heliade 1980). In sciente di intellettuali e borghesi; ma quella parte del cl
questa proposta di riforma ortografica Heliade e guidato ro che aveva deciso di rimanere neunit deplorb e con-
dal principio fonetico, mentre meno di quindici anni pih dann6 quel che a essa sembrava vendita e tradimento de
tardi, quando propone l'alfabeto latino di ispirazione la nazione.
italiana, abbandona l'idea guida di "scrivere cosi come si L'istruzione all'occidentale, che faceva acquisire la
pronuncia". Questo accade perb nel 1841, anno di pub- lingua della cultura ufficiale occidentale aprendo l'acces-
blicazione di Paralelismul intre limba romanat ji so alle opere scritte in latino e anche in varie lingue na-
italiana, quando le idee della Scuola transilvana si sono zionali (tedesco o italiano) ha permesso di raccogliere
gia fatte ampiamente sentire. una gran mole di dati storiografici e linguistici, indispen-
Con la Scuola transilvana, formata da personalita di sabili per la dimostrazione e l'argomentazione della tesi
preparazione ed interessi enciclopedici ed illuministici, sull'origine antica e prevalentemente latina del popolo e
che si prodigano nel campo della storia, filologia, lettera- della lingua romena. Non bastavano, infatti, dichiara-
tura e che svolgono, oltre all'attivita scientifica, anche
zioni generiche fondate su credenze e leggende orali, n6
un importante lavoro di educazione democratica, la que- esemplificazioni scarse e disperse, ma occorreva un cor-
stione dell'origine della lingua e del popolo romeno assu- po compatto, esauriente e <<pluridisciplinare>> che docu-
me dimensioni quantitativamente e qualitativamente mentasse scientificamente il diritto alla uguaglianza e al-
nuove. Questo problema diventa il perno attorno a cui la considerazione. Ovviamente questo e un atteggiamen-
to riformista e razionale, conforme ai tempi, che cerca di
ruota
la lottal'intera attivita, dei militanti
per il riconoscimento romeni
dei diritti impegnati
politici nel-
e culturali convincere coll'argomentazione logica e che aspetta dal-
della popolazione romena della Transilvania. I'alto, dal monarca illuminato, la soluzione dei mali (e
quindi vengono condannate le rivolte popolari contadine
<<Tutti perseguivano un solo scopo e volevano far trionfare la del 1784). Il materiale documentario storico e linguistico
stessa idea, offrendo un esempio raro di solidarieta intellettua-
le>>
raccolto ed elaborato fu talmente ampio e suggestivo
che, per quanto riguarda l'aspetto non primario ma nem-
meno irrilevante della grafia, mise in moto, anche fuori
scrive 0. Densusianu nella sua Literatura romana mo-
dei confini della Transilvania, il meccanismo di definiti-
dernh (1929: 3). vo abbandono dei legami formali testimonianti la tradi-
Avendo scelto la via del ragionamento logico e della
zione slava nella cultura romena, proprio in un'epoca in
persuasione per
trattamento per rivendicare dalle autorita,
la nazione romena, uguaglianza
i precursori dicui l'alfabeto cirillico giungeva alla sua massima perfe-
e, in se- zione e funzionalita.
guito, i rappresentanti di questo movimento impiegano
tutti i mezzi intellettuali e tutte le vie legalmente possibili In Valacchia e nella Moldavia, contemporaneamente,
(dal trattato di storia alla petizione rivolta al Kaiser, cfr. inizia la lotta per la trasformazione degli stati romeni in
Supplex libellus valachorum, 1791) per dimostrare e far entita politiche indipendenti. Lo sviluppo della coscienza
trionfare l'idea del diritto naturale dei Romeni transilva- nazionale e la necessita di allearsi coll'Occidente, dal
ni di essere pari alle altre nazionalita conviventi. Cosi, qualeadpervengono anche influssi culturali e politici im-
esempio, il vescovo Inocentiu (o Inochentie) Micu Clain portanti, creano il terreno propizio anche per il rinnova-
(1692-1768) promuove nel 1733 un censimento mento e ammodernamento linguistico, e qui e in primo
(Conscriptio) dei Romeni per dimostrare con dati piano
con-il problema dell'ortografia. Questa e la ragione per
creti la loro superiorith numerica nella plurietnica cuiTran-
le idee professate in materia dalla Scuola transilvana
silvania asburgica. avranno un'accoglienza iniziale quasi del tutto acritica.
Un grave ostacolo alla promozione sociale dei Romeni In genere i rappresentanti della Scuola transilvana la-
era la mancanza di una istruzione adeguata. Anche per vorano sui due fronti, interno ed estero. Agli stranieri, ai
tale ragione parte del clero ortodosso transilvano accet- non Romeni, si rivolgono quasi sempre in latino, ai Ro-
ta, alla fine del '600, l'unione (unia(ia) colla Chiesa ro-meni in romeno; si propongono di istruire i Romeni e di
mana, sostenuta dai Gesuiti e dal governo asburgico al informare gli stranieri. Perci6 alcuni lavori hanno due
chiaro fine di espandere l'influenza religiosa e politica. versioni, una latina e l'altra romena, ad esempio la
In teoria tale unione doveva assicurare al clero romeno Brevis historica notitia originis et progressus nationis
privilegi uguali a quelli goduti dal clero delle religioni Daco-Romanae
uf- seu ut quidem barbaro vocabulo appel-
ficialmente riconosciute in Transilvania (cattolica e pro- lant Valachorum, ab initio usque ad seculum XVIII di S.
testanti), il che avrebbe permesso ai futuri preti greco- Micu (nipote di I. Micu), riassunta nella Scurth
cattolici di studiare nelle scuole cattoliche dell'impero e cunoqtinii istoriei romdnilor, oppure la Hronica rom&-
anche a Roma. Naturalmente, il riconoscimento effetti- nilor Si a mai multor neamuri di Gh. Sincai, che ha anche
vo e l'applicazione di tale diritto non furono certo auto- una versione abbreviata latina (Chronicon daco-
matici e immediati. romanorum sive valachorum et plurium aliarum natio-
L'unione colla chiesa di Roma fu un atto politico per num), oppure ancora i Fundamenta grammatices linguae
sbloccare la via alla promozione nazionale e culturale dei romaenicae seu ita dictae valachicae usui tam domestico-

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M. LOrinczi Angioni
rum quam extraneorum accomodata di I. Budai- soltanto il suo nome. La differenza essenziale, dal nostro
Deleanu, seguiti dalla versione romena Temeiurile gra- punto di vista, consiste nell'abbandono parziale del prin-
maticei romaneq ti, in cui si propone uno schema di sem- cipio etimologico nell'ortografia con notevole semplifi-
plificazione dell'alfabeto cirillico. cazione e abbreviazione di regole che, a detta di ? incai
Dal punto di vista che qui interessa, il lavoro piu signi-
stesso, avevano quasi trasformato il romeno in qualcosa
ficativo della Scuola transilvana rimangono gli Elementa di simile al francese per quel che riguarda lo scrivere e il
linguae daco-romanae sive valachicae, che possono con- leggere (p. 117). Nello stesso paragrafo 5incai afferma
siderarsi opera collettiva, in quanto la prima stesura nettamente
ela- il suo proposito di dimostrare in tutti i modi
borata da S.Micu sara rivedut'a e pubblicata da Gheor- la derivazione latina del romeno (corruptionem Linguae
ghe ?incai nel 1780 a Vienna. Abbiamo qui la prima Daco-Romanae ex Latina) e di insegnare il romeno, a chi
grammatica romena in caratteri latini e anche la prima conosca bene il latino, con l'aiuto di un metodo facile e
rapido.
grammatica pubblicata (quella di Vtcarescu venne pub-
blicata sette anni dopo), che si rivel6 uno degli strumenti Se mettiamo a confronto, ora, il sistema proposto nel-
scientifici piui efficaci del suo tempo per dimostrare la la prima edizione degli Elementa con quello proposto
struttura latina del romeno. nella seconda, la differenza risulta evidente:
Gli scopi della grammatica sono multipli: mettere a di-
Prima edizione Seconda edizione
sposizione della comunitat romena un mezzo di conoscen-
za sistematica della propria lingua, costruito sul modellografema suono grafema
delle prestigiose grammatiche latine; fornire, a coloro
che desiderassero o avessero necessit" di imparare il ro- a [a] a
meno, un manuale di lingua, con annesso vocabolario aa
latino-romeno e anche una guida di conversazione12;
proporre una ortografia con caratteri latini tale da dimo- a [s] a
strare l'applicabilita di questi anche per il romeno. 11 si-
stema ortografico proposto da S. Micu negli Elementa [e [i] i
non e il suo primo tentativo in tal senso. Nell'anno prece-
dente (1779) aveva pubblicato, sempre a Vienna, una
i [e
Carte de rogacioni pentru evlavia homului chrestin ('Li- e [ a] ea
bro di preghiere per la devozione del cristiano') dove, o [o] o
mediante l'uso delle lettere latine e con l'aiuto di un rav-
[oa] oa
vicinamento formale delle parole romene a quelle latine
(principio etimologico), vuole far risaltare la <sostanza u [u] u
latina>> del romeno, fino allora nascosta dalla <<veste
straniera>> dell'alfabeto cirillico, e contestata da alcuni
c [k] c
studiosi stranieri (tra i quali, pif tardi, anche lo slavista
B. Kopitar, il quale negava la latinith del romeno appun-
to per la presunta impossibilita di scriverlo con lettere la-
qv >< [ts] qu
tine).
P [p] p
Gli Elementa di Micu e ?incai (cfr. 1980) sono anche cl [k'] ch
un lavoro pionieristico nel campo della storia della lin- g [g] g
gua; la forma etimologizzante data alle parole lascia in- [d3]
fatti dedurre che sono state intuite alcune basilari corri-
m [m] m
spondenze fonetiche tra latino e romeno. Queste intui-
zioni sull'evoluzione fonetica dal latino al romeno sono gl [g'] gh
state colte dai linguisti moderni, soprattutto, da S d [d d
PuDcariu, ma prima dal men noto R. Ionancu, che ha
trattato delle leggi fonetiche (corruptio litterae) scoperte z [z3]
da Micu in IonaS cu (1894, 1914) 13 j -- [ 31
Gli Elementa sono stati utilizzati dall'austriaco Sulzer, h [0]
e attraverso questo, dal Diez, il quale usa per designare ili [x] h
romeno il termine walachisch, mentre i latinisti transilva-
1 [1] 1
ni coniano il termine daco-romin (daco-romanus), che
nella loro accezione significa soltanto <<discendente dal
latino parlato in Dacia>>, poich6 essi negano qualsiasi in-
flusso del sostrato nel formarsi del romeno 14
1' [r ] r
r
La seconda edizione degli Elementa (Buda 1805) 6 sta-
ta radicalmente ritoccata da Gh. Sincai, e percib porta rr

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Coscienza romanza e ortografia
t [t] th tini o anche tramite un'ortografia etimologica in veste ci-
,rillica. Ad esempio, Radu Tempea nella sua Grammatich
I t .s] t romaneasc&, Sibiu 1797, scrive sore per soare, omeni per
oameni ecc.; e in Paul lorgovici, Observa(ii de limbb ru-
s s mdnesch, Buda 1799, troviamo nomele per numele,
sh portem per purttm ecc.
ss I]--ss] ss Una delle opere pilu notevoli dell'epoca rimane il qua-
drilingue Lexicon de la Buda, 1825, risultato della colla-
s
borazione di piui persone, tra cui Petru Maior, il quale e
Queste preoccupazioni ortografico-grammaticali si anche autore dell'Orthographia romana sive latino-
iscrivono in un contesto piui ampio di pianificazione lin- valachica una cum clavi (1819) e del Dialogu pentru fnce-
guistica, di interesse per la creazione del linguaggio scien- putul linbei romanm, entrambe inserite, in seguito, all'i-
tifico e della lingua nazionale unificata. I latinisti transil- nizio del Lexicon. Questo Dialogu e un testo digrafico, in
vani hanno un atteggiamento purista verso la lingua, poi- cui vengono usate, su due colonne a fronte, la grafia lati-
na etimologizzante e quella cirillica. P. Maior si serve di
ch6 negano innanzitutto l'apporto del sostrato e conside-
rano che il latino originario si e imbarbarito attraverso il una serie di segni diacritici, come ad esempio virgole so-
contatto con le altre lingue non romanze: lingue slave, pra a, e, o (a, , 6) per il suono [ ] o il circonflesso so-
ungherese, tedesco, greco ecc. Tra le dichiarazioni di pra gli stessi caratteri per il suono [i] e anche la virgola
principio e l'applicazione di tali principi vi e perb un no- sotto s, t (?, t1) per i suoni [ 5 ] e [ts], notazioni, queste ul-
tevole divario, in quanto per esempio i latinisti continua- time due, che sono tutt'oggi in uso.
no a usare molto, ai fini interni, l'alfabeto cirillico, alla Contemporaneamente, fuori dalla Transilvania, si usa
cui semplificazione lavora anche uno di loro, I. Budai- un alfabeto di compromesso, cirillico-latino (detto anche
Deleanu. Viceversa, altri transilvani, che si servono sol- di transizione, o civile, ossia laico) e intere parole, per lo
tanto dei caratteri cirillici, abbracciano le idee latiniste ed piui neologismi, vengono scritte in soli caratteri latini, so-
etimologiche, attraverso l'introduzione di neologismi la- prattutto nei titoli. Eccone due esempi:

iaripi de seaml Bdgari de seamd


asunra asupra

HanoanCeIop rp aMu i v e1i i canoanelor gramdtice5ti


de de
D.Bornikul lordake Pole skul D. Vornicul Ilordache Golescul
)I Io A fiul
pznoar 5 t 5I san 5 a~ raposatului banului
PA A5 o necH 5A Radul Golescul
Sukur ei i , la Tipografia Bucure5 ti, la Tipografia
lui Eliad 1840 lui Eliad 1840

f OEZII AllE CE Poezii alese


AM i N din
a e D . ? e 5 "' ale D. Marelui
nor of)7Ta i. 9K Ha pe H5 1830 l
che riduce
Nella sua Grammatica Heliade in materia di ortografia,
l'alfabeto cirilli-
va la Grammatica
co a 28 caratteri (I. Budai-Deleanu ne aveva(dove affer
conservat
il latino
29) dai 43 cui si era arrivati, e indifferente
proponendo sapere
allo stesso tem
nella lingua originaria, mentr
po anche la soppressione dei segni finali privi di valore
tileapostrofo),
fonetico (da sostituire con un ricordare l'etimo anche n
degli accenti e
degli spiriti15. mena) Heliade passa, verso gl
teggiamento italianizzante e e
Dalle ragionevoli posizioniall'eliminazione totale del cir
fonetiche e antietimologi-

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M. L6rinczi Angioni
al ridicolo per via dell'aspetto grottesco, gergale e aber- Romena (1866)16 non esisteva un foro prestigioso e uff
rante assunto dalla lingua cosi scritta: cialmente riconosciuto che potesse imporre un unico si-
stema di scrittura. 11 latinismo ortografico che vigeva
FbZr~i scutier ?i fdra' com- Senza scudiero e senza
panie, / prin selba mare compagnia, / per la gran nella Societat era etimologizzante, ma si differenziava
dall'etimologismo di stampo transilvano per l'uso dei
cavalerul passh, / tiind selva il cavaliere passa, diacritici
/ (Cfr. Regule ortographice ale limbei romane,
quand una g i cind alth cal- seguendo or l'una e ora
Bucarest 1873). Parallelamente incomincia a sentirsi l'in
le... l'altra via...
flusso dell'analogismo ortografico teorizzato da Aron
(Arune) Pumnul (1816-1866), il maestro di M. Eminescu
La questione linguistica, relativa alla mo
della lingua in generale, a Cernut? i, e il quale proponeva la romenizzazione com-
all'ortografia in
mobilita tutti gli intellettuali di tutte le
pleta della lingua, da attuare attraverso l'adattament
dei neologismi secondo le leggi fonetiche di derivazion
ampiamente diffusa attraverso i periodic
del latino 17, o sostituendo i prestiti con derivazioni inter-
partire dalla prima meta dell'Ottocento. T
tuali dell'epoca hanno ne al romeno
una (vorb'mfint
<<febbre per etimologie, tmplatmfnt
filolog per
istorie e cosi via). Questo e in fondo un atteggiamento
no moderata che li riunisce in gruppi di l
etimologico al rovescio, che ortograficamente e fonetica
re contrapposte. L'ortografia sar& uno de
mente considera soltanto il punto d'arrivo, ma che ha
tili di dispute e le varie posizioni sono ap
avuto il merito di spostare l'attenzione dei riformator
battute con argomenti storici, filologici, log
sulla lingua romena vista sincronicamente e perci6 sul
Il moldavo Gheorghe Asachi,
necessita di abbandonare gliuno dei
atteggiamenti pifl
e principi sto
nizzatori di cultura della sua epoca, afferm
ricistici privi di una vera e radicata tradizione.
carele lintesc cttre indeplinirea civilizalie
L'ortografia cirillica viene soppressa definitivamente
limba ca o cvestie vitalA>> ('le nazioni ch
compimento della loro attorno al 1860,
civilta quando perb trattano
non vi era ancora niente lad
omogeneo che la potesse sostituire, dato che quasi tutt
una questione vitale'). L'origine latina del
do stata ampiamente gli scrit'tori
dimostrata e uomini di cultura avevano
ed ilaccettloro modo d
scrivere personale. Tra etimologisti e fonetisti si combat
non resta che farla apparire in una forma
te una dura battaglia, in cui e usata'senza parsimonia
l'arma dell'ironia. I fonetisti si raggruppano attorno a
<dI carattere della lingua romena e romano-la
Titu Maiorescu, del quale si deve ricordare il saggio
di una nazione romano-latina... Percib anche l
sa deve essere romano-latino, tagliato secondo le fogge delle Despre scrierea limbei romine del 1866, che e anche il
lingue romanze. Di quest'abito gli ortografisti sono i sarti e noiprimo studio romeno di filosofia del linguaggio, e nelle
siamo tra loro>> (cit. in Istoria lingvisticii romaneqti, p. 38). cui edizioni posteriori viene inclusa anche una polemica
con H. Schuchardt. In veritt" il principio teorico sostenu-
Cosi dichiara il transilvano T. Cipariu (1805-1887), to da Maiorescu, e che egli definisce <<intellettuale>> o
uno dei promotori della seconda fase del latinismo eti- <<logico>, non e prettamente fonetico; oggi lo definirem-
mologizzante. Egli infatti collabora, accanto a A.T. mo piuttosto fonematico o fonologico. Il sistema propo-
Laurian, I.C. Massim ed altri (che si impongono, come sto da Maiorescu andra imponendosi attraverso l'autore-
anche Cipariu, per la loro erudizione filologica ai loro volezza, il prestigio del circolo Junimea e del suo periodi-
colleghi transcarpatini) alla compilazione del famoso co <<Convorbiri literare>>, attorno ai quali gravitano i no-
Dizionario della lingua romena (Dic(ionarul limbei ro-mi piui illustri della cultura e della letteratura romena.
mdne), preparato tra gli anni 1866-1870, pubblicato a Tra i collaboratori non romeni all'elaborazione del nuo-
partire dal 1871 e fino al 1877. Le posizioni latineggianti vo sistema ortografico si possono menzionare l'italiano
e puriste degli autori giungono in questo dizionario al lo- G.I. Frollo e il tedesco H. Tiktin (1889).
ro compimento ma anche al loro declino, e fanno fallire Nel 1879, anno in cui nasce l'Accademia romena come
con l'estremismo non realistico anche l'adozione defini- istituzione nazionale, inizia il dibattito accademico uffi-
tiva dell'ortografia etimologizzante. Nel dizionario ven- ciale attorno all'ortografia da adottare; quella etimologi-
gono separate rigorosamente le parole di origine latina ca non convinceva molti dei suoi componenti piui attivi e
da quelle non latine (barbarismi, dal punto di vista degli autorevoli (B.P. Hasdeu, A. Odobescu, V. Alecsandri,
autori), che vengono elencate, nella seconda parte dell'o- T. Maiorescu ed altri), e in vista della sua antieconomi-
pera, in un Glossariu care coprinde verbele d'in limb'a citi e incoerenza viene proposto un altro sistema mode-
romana straine prin originea sau form'a loru, cumuratamente si etimologico, che viene continuamente miglio-
celle de origine indouiosa ('Glossario che comprende rato
i a partire dalla prima riforma del 1881. Ci si avvicina
vocaboli del romeno estranei per la loro origine e forma, sempre di pili alla regola di ?<scrivere cosi come si parla>>,
come anche quelli di origine dubbia'). Queste parole afinch6 lo- nell'anno 1904 si arriva anche alla notazione ea,
ro avviso dovrebbero essere eliminate e sostituite. oa per i dittonghi (trascritti fino ad allora soltanto e e o),
Non si deve credere, perb, che l'etimologismo, anche si eliminano sci e sce, sostituendoli con ti e te
quando era predominante, avesse delle manifestazioni(Bucurey ti e non Bucuresci) e si giunge cosi all'ultim
unitarie. Fino alla fondazione della Societh Letteraria battaglia che riguarda il suono [i], scritto ora a ora F.

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Coscienza romanza e ortografia
A partire dalla prima riforma del 1881 la giustezza del cipio de la lengua castellana 6 romance que oi se usa en Espa'ia,
principio prevalentemente fonetico viene confermata Roma 1606, di Bernardo Jose de Aldrete, che vuole dimostrare
dalla prassi quotidiana dei giornali e degli insegnanti, che la provenienza illustre dello spagnolo, derivante non da una
portano il loro sostegno a tale cambiamento e lo diffon- olengua barbara>>, ma ?dela mas prima i elegante que a tenido
el mundo>> (p. 367, cit. in Wunderli e Braselmann 1980). In am-
dono tra il pubblico. Teoricamente obbligatoria, in
bito sardo le preoccupazioni sistematiche per dimostrare le no-
quanto ufficiale e unica, l'ortografia accademica in pra-
bili origini di questa lingua sono di molto posteriori a quelle ap-
tica non era seguita da tutti, in quanto non tutte le incon-
pena ricordate e si collegano al nome di Matteo Madao, autore
gruenze erano state risolte, e le polemiche erano spesso de Il ripulimento della lingua sarda lavorato sopra la sua analo-
eccessive; I'ortografia unica e obbligatoria esiste a parti-
gia colle due matrici lingue, la greca, e la latina, Cagliari, 1782.
re dal 1953, quando si conclude quasi completamente il Del Madao si possono ricordare due dettagli. Uno, di tipo <<fol-
processo di costituzione del sistema ortografico fonetico cloristico>>, I la sua famosa frase ?columba mea est in domo
latino-romeno. tua>>, che <si trova invariabilmente in tutti i racconti di viaggio
Resta un solo punto oscillante, cui si accennava prima,in Sardegna di italiani continentali e di stranieri>> (Wag-
ner 1951:43) e che fa venire in mente l'identica funzione emble-
la questione di [i]. Nel 1904 era stato proposto che que-
matica svolta in tempi moderni dalla formula di Ureche po-
sto suono venisse segnato con 1, eccetto dopo c, g
c'anzi citata (?de la Rim ne tragem>>), sbandierata ogni qual
(cantec, gand) o quando compaia in roman e derivati; volta si vogliano indicare antenati linguistici illustri. 11 secondo
nella riforma del 1926 d rimane soltanto nella famiglia dettaglio e di carattere cronologico: l'opera del Madao e con-
lessicale di roman. Nel 1952 si decide per la biunivocitattemporanea allo sviluppo della Scuola latinista transilvana (di
grafema-suono: [i] deve essere scritto sempre F. Infine,cui si parler"a ampiamente pili avanti), la quale perb supera per
nel 1965 si ritorna all'uso di d nella famiglia di Romania,
considerato alla stregua di molti nomi propri che conser- rigore scientifico,
convinzione per seriet,
e aggressivitA di documentazione,
politica perdipotere
l'isolato tentativo rivalo-di
rizzazione del sardo da parte di una sola persona. Le preoccu-
vano la ai (Brincu~i, ad esempio), ma con il chiaro pro-
pazioni parallele nel tempo e nell'argomento di intellettuali vi-
ponimento di metterne in risalto l'etimo da romanus18. venti in due <aree laterali>> del mondo romanzo sono indubbia-
Questa deve essere stata l'idea che ha guidato anche
mente un argomento degno di interesse, che andrebbe ulterior-
l'autore della prima grafia sicuramente etimologizzante mente approfondito.
attestata, che riguarda appunto il nome etnico dei Rome-
ni (rumfni), scritto per la prima volta romfni nell'intro- I Oppure Frammento Todorescu o ancora Salterio Tordaq.
duzione alla Palia de la Oru tie (Antico Testamento) Tagliavini aveva definito questa raccolta di salmi <<il pihl antico
e prezioso testo della letteratura romena antica>> (1930:12), ap-
stampata da ?erban, figlio di Coresi, e altri maestri tipo-prezzamento esagerato, se pensiamo che si tratta in fondo di
grafi, nel 158219. una traduzione, genere diffusissimo nella Transilvania del seco-
lo XVI. Ad eccezione della lettera di Neacqu (1521), tutti i pri-
mi testi in romeno sono traduzioni o dallo slavo ecclesiastico (la
grandissima maggioranza) o, come si e visto, dall'ungherese.
Ci6 che li accomuna e il carattere religioso (sono salteri, cate-
chismi, testi biblici) e la matrice protestante dell'uso del volga-
re. La loro diffusione e stata agevolata enormemente dall'in-
troduzione della stampa.
6 Sempre in Transilvania venne compilato, attorno al 1700,
un dizionario latino-romeno (Dictiones latinae cum valachica
interpretatione) di circa 34.000 lemmi, in cui l'autore, Teodor
Note Corbea, ha tradotto ed adattato un dizionario latino-ungherese
(la parte romena e in caratteri cirillici).
1 Per altre numerosissime testimonianze del medesimo genere
cfr. Tagliavini (1968), Baffi (1971), Bonfante (1973); Stoicescu 7 La sorte toccata ad un'altra opera del Cantemir, pi(l famosa
(1980), Coseriu (1975a, b, 1976a, b, c). ai suoi tempi della Descriptio per via della diffusione in inglese,
2 Chronika ziem Moldawskich i Multanskich ('Cronaca della in francese e in tedesco, ha confermato l'opinione di Leibniz,
secondo il quale i segreti della civilta orientale sarebbero stati
Moldavia e della Valacchia'), le cui fonti principali sono le
Origines et occasus Transsylvanorum del sassone transilvano svelati all'Europa (= Occidente) attraverso la Russia. L'argo-
L. Toppeltinus o TOppelt, stampate a Lione nel 1667. mento di questo secondo studio, intitolato Incrementa atque
decrementa aulae othomanicae, era dettato dall'interessamento
3 Sostantivi: homo - omul, sanguis - singe, caput - capul,politico della Russia verso il suo avversario turco, e Cantemir
mens - minte, frons - frunte, oculus - ochiul, nasus - nasul, pub considerarsi un precursore di quegli antropologi americani
facies - fata, ora - gura, lingua - limba, dentes - din4 i, pectus - orientalisti che lavoravano su incarico del governo statunitense
pieptul, anima - inima, campus - clmpul, plenus - plin, nox - durante la seconda guerra mondiale.
nopte, ventus - vtntul, umbilicus - buric, manus - mfna, pellis -
piele, albus - alb, frigus - frig, serenus - senin ecc. Verbi: s <<Considerandoli [scil. i suoni] nel primo modo, si sarebbero
manduco - menfnc, bibo - beu, dormio - dorm, aro - ar, audio - dovute osservare quattro cose, per condurli alla loro perfezio-
ne.
aud, video - vedzu, intelligo - fn( eleg, facio - fac, fugio - fug,
vendo - v?nd, cado - cad, occido - ucig, ecc. 1 - Ogni figura dovrebbe indicare qualche suono; cio6
dovrebbe scrivere niente che non si pronunci.
4 Per il Seicento spagnolo e d'obbligo citare Del origen y prin-2 - Ogni suono dovrebbe essere indicato da una figura, cio6

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M. LOrinczi Angioni
non si dovrebbe pronunciare niente che non sia scritto. grandioso e presuntuoso W ; non si vede pi i l'ingombrante 0 if
3 - Ogni figura dovrebbe indicare solo un suono, o semplice oAl posto di & ogni tanto si vede ea; al posto dit-o, I 5! che roz-
doppio. Infatti non e contrario alla perfezione della scrittura
zezza e villania! Ma guarda un po'; costoro hanno buttato fuo-
ri anche il dolce e delicato 8 ! Sono veramente gente rozza e zo-
che ci siano lettere doppie, in quanto esse la facilitano ed abbre-
viano. tica, che non vuol avere nemmeno una goccia di sangue nobile!
4 - Uno stesso suono non dovrebbe essere indicato da figure Ma cosa vedono i miei occhi! Mettono H G al posto di 3, el c
diverse>>. (Grammatica, I, cap. V, trad. di R. Simone, Ubaldi-
anziche 3J ! Davvero meritano di essere presi in giro!>>.
ni, Roma 1969, pp. 10-11).
16 Che diventerd Societh Accademica Romena nel 1867 per
trasformarsi definitivamente in Accademia Romena nel 1879.
9 Seguono gli abecedari pubblicati a Cluj (1744), Ia~ i (1755),
Vienna (1771, 1777), Blaj (Transilvania, 1777).
17 Per cui si sarebbe dovuto usare soltanto nhtciune, ad esem-
10 Ortografie sau scrisoare dreapth pentru folosul qcoalelor pio, e non na( iune; da questo tipo di autoctonizzazione deriva
anche il soprannome ironico che questo movimento indigenista
neamniceq ti ('Ortografia ovvero la giusta scrittura ad uso delle
si e meritato: ciunism.
scuole nazionali'), Vienna, 1784; cfr. Tepelea (1970: 103-110).

1 Si tratta della Gramatica rumaneasch scritta nel 1757 da 18 Di-Queste sono le principali corrispondenze tra grafema e suo-
mitrie Eustatievici Bra? oveanul (cfr. Bra oveanul 1969), dino cuinell'attuale sistema ortografico romeno:
dd notizia gid F.J. Sulzer nella sua Geschichte des transalpini-
schen Daciens, Vienna 1781 (qui e un ampio capitolo dedicato a ---[a] ch---[k']
al romeno, Grammatikalische Abhandlung von der walachi-
schen Sprache, p. 151-259, dove si indicano anche i valori fone- S---[a3] gh ---[ g']
tici dei caratteri cirillici; Sulzer conosce anche gli Elementa, v. 1 ---[] h ---[x]
oltre, di Micu e ? incai). La Geschichte e la fonte che induce il
Diez a inserire il romeno ( Walachisch) tra le lingue romanze. a j ---[3]
12 Questo e anche il primo manuale conosciuto per lo studio e --[e] s ----- ]
del romeno come lingua straniera; il secondo si rif& a questo ed i e-- U e] t --- [t s]
e la Deutsch-walachische Sprachlehre, Vienna 1788, del medico
transilvano Ioan Molnar-Piuariu (edd. successive: Sibiu 1810,
S ---[0o] x [k s]
1823). u ---[U] gz]
13 Dice Pui cariu a proposito delle corrispondenze fonetiche i --[i] s ---[ s ]
latino-romene stabilite da Micu: <<... nella prima grammatica
del romeno [ = gli Elemental si parla di: a e o atoni passati a h e [j ] t ---[t]
u (caprht, bumbac); di a, e, i (recte: lat. = lat. volg. e) e o che ii----[ii] z ---[z
passano a 1 ed u davanti a n e mb, mp (pine, ctmp, mblu, c ---[ k ]
coperemfnt, imnptrat, munte); di e ed o atoni che passano a ea
[ts I
ed oa davanti ad a ed e della sillaba successiva (poartht, soarte);
di en accentato che diventa in davanti a e della sillaba seguente
(cuvinte); di c, g, trasformati in c, g palatali davanti ad e, i
g [g]
[d3]
(cruce, geme); di t, d, s seguiti da i e trasformati in (, z e ( ie,
ztu, r&q in&); di 1 intervocalico che diventa r (moarbt); di 1 segui-19 Per alcuni aspetti recenti in materia di studio e aggiorna-
to da i che passa a i (iepure, muiere, flu); di c seguito da i pifimento del sistema ortografico romeno cfr. Avram (1975).
vocale che cambia in ( (ghia(b , fa( ); del passaggio di b inter-
vocalica v successivamente scomparsa (cal, lbtudam, cintai,
tranne che in avea); di t seguito da i piui o tonico, cambiato in c
palatale (rughiciune, Mnchiniciune); di ct passato a pt (lapte); di
cl e gl passati a ch e gh postpalatali (cheie, g-hia( ); di gn dive- Bibliografia
nuto mn (pumn); di x trasformata in s (ieqi, (ese...>> (Pulcariu
1921-22:19-20, n. 1). M. Avram, Probleme ale alchttuirii unui nou indreptar orto-
14 Valacco era il termine generalmente diffuso nell'epoca e grafic
288.
al limbii romaine, <Limba Romand>>, 24 (1975), pp. 279-
anche prima, usato ad esempio anche dal cardinale Mezzofanti
nel suo Discorso sulla lingua valacca, 1815, pubblicato dal Ta-
M. Baffi, Le grammatiche della lingua romena, <<Cultura
Neolatina>>, 19 (1959), pp. 101-132.
gliavini nel 1923, oppure dal Cattaneo nella sua dissertazione
Del nesso fra la lingua valacca e l'italiana, 1830, pubblicata nel M. Baffi, Gli umanisti italiani e la latinitah dei Romeni, in
1837, per la quale usa non fonti orali, come i suoi predecessori Actele celui de-al XII-lea Congres interna( ional de lingvistich
Si filologie romanich, Bucarest, 1971, pp. 1333-1341.
(fino al Mezzofanti) ma finalmente una Grammatica daco-
W. Bahner, Das Sprach - und Geschichtsbewusstsein in der
romana sive valachica di loan Alexei, Vienna 1826. Quest'ulti-
rumanischen Literatur von 1780-1880, Berlino 1967.
ma verrd menzionata anche nello Zibaldone di Leopardi.
W. Bahner, Zur Wirkungsgeschichte der sprachhistorischen
5 Alcuni passi della prefazione a questa Grammatica testimo- Auffassungen D. Cantemirs, <<Revue Roumaine de Linguisti-
niano del noto stile canzonatorio dello stravagante autore: <Ma que>>, 25 (1980), pp. 311-316.
guarda un po' che libro!!! Meraviglia delle meraviglie!!! Qui E. Barboricd, L. Onu, M. Teodorescu, Introducere in filolo-
mancano un mucchio di lettere! Questi ci hanno ridotti alla mi- gia romanhi. Orienthtri in tehnica cercethtrii ~ tiin? ifice a limbii
seria! Manca qui il superbo I ricco di ortografia; e anche ilromane, Bucarest 1972.

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