latina e i suoi cambiamenti Nessuna delle popolazioni che si in- Tra sermo urbanus e sermo rusticus le gnificare l’edificio del culto, la chie- sediarono nell’Impero riuscì a im- differenze che si erano create, soprat- sa; baptizare, dal greco baptìzo che porre la sua lingua e questo fu il mo- tutto a causa dell’isolamento degli significa “immergere”; monacus, dal tivo per cui in tutte le regioni di an- abitanti della campagna, erano tali per greco monos, cioè “solo”; Cristus, tica e radicata presenza della civiltà cui difficilmente un contadino sareb- dal greco Khristós che significa “un- romana (l’Italia, la Gallia, la Spagna, be riuscito a capire la lingua usata da to del Signore”, “prescelto”. Molte la Dacia, le coste adriatiche della re- un cittadino. Nelle zone di frontiera, parole latine si piegarono a indicare gione balcanica e la fascia costiera poi, a seconda delle località, si parla- concetti del tutto nuovi come pecca- dell’Africa settentrionale) la lingua va una lingua che era il risultato della re, originariamente “sbagliare”, che parlata rimase quella latina che, per fusione tra il latino e i dialetti barbari poi significò infrangere norme reli- alcuni secoli dopo la caduta dell’Im- locali. Nacquero così le lingue ro- giose e morali. pero, fu anche l’unica lingua scritta. manze, che costituiscono l’evoluzione L’influenza del Cristianesimo investì Quando l’Impero romano d’Occi- del latino. Esse sono: l’italiano, il anche lo stile e rovesciò il concetto dente volgeva al tramonto, il latino, francese, lo spagnolo, il rumeno, il classico della necessità di adeguare però, aveva ormai subito profondi sardo e il ladino. Queste lingue, al lo- la lingua all’argomento trattato: ora, cambiamenti. Il latino scritto appar- ro inizio, erano dette “volgari”, per- infatti, quello che importa è solo il teneva ormai al mondo della cultura ché erano parlate dal vulgus, dal po- contenuto di verità del testo orale o e del potere: la massa era costituita polo e accoglievano in sé termini ed scritto e non l’eleganza delle parole. da analfabeti che conoscevano solo espressioni della vita quotidiana, del L’esigenza primaria è che il pubblico la lingua con cui si esprimevano, il mondo dell’agricoltura, dei commer- capisca il significato del messaggio. volgare; i pochi che sapevano scrive- ci, del lavoro manuale. Il latino così conservato divenne uno re e che venivano dai rari centri cul- strumento di affermazione sociale e turali ancora in funzione, in cui si LA TRASFORMAZIONE DELLA LINGUA culturale, conosciuto dal clero e da perpetuava la tradizione classica, Il Cristianesimo non solo rivoluzio- pochi grandi signori laici. A partire erano bilingui, sapevano scrivere in nò la concezione dell’uomo e della dalla fine del VI secolo pochissimi un latino sufficientemente corretto e storia e determinò mutamenti radi- sanno leggere e scrivere e lo stesso parlavano in volgare. Questi erano i cali nella cultura, ma ebbe anche im- Vangelo dal VII secolo diventa una te- “chierici”, un termine che oggi indi- portanti influenze sulla lingua. Fino sto riservato a pochi. ca unicamente un uomo di Chiesa, al II secolo d.C., anche in Occiden- mentre allora aveva il duplice signifi- te, la lingua della Chiesa era stata il cato di dotto laico o ecclesiastico. greco. Quando la religione cristiana Gli scritti in latino cercano di imitare, cominciò a diffondersi e le strutture in campo letterario, lo stile di un Cice- ecclesiali a moltiplicarsi, venne adot- rone, per citare uno dei massimi espo- tato il latino. Questo cambiamento nenti della latinità, e, in campo ammi- comportò una consistente immissio- nistrativo, avevano assunto uno stile ne di termini greci nella lingua lati- ridotto all’essenziale e ricco di nuovi na, perché non c’erano parole latine vocaboli mutuati da altre lingue. Il la- adatte a tradurre quelle greche. tino parlato, invece, si era evoluto fino Comparvero perciò i primi termini a distinguersi in parlate diverse. Di- latini, derivati dal greco, per indicare stinguiamo, pertanto: la vita ecclesiale, per esempio eccle- sia, che originariamente indicava la • il latino parlato in città, il sermo ur- comunità dei fedeli e poi passò a si- banus; • il latino parlato in campagna, il ser- mo rusticus; f Questa pagina del V secolo è stata scritta con i cosiddetti caratteri onciali, che si distin- • il latino parlato nelle zone imme- guono dai caratteri capitali romani, di cui so- diatamente a ridosso delle frontiere no una evoluzione, per la maggiore rotondità dell’Impero. e fluidità del tratteggio.
Possiamo riassumere in questo modo le più importanti modifiche che il lati- no subisce nel passaggio al volgare. • Tutti i dittonghi ae, oe si trasforma- no in e; poena diventa pena ecc. • Il genere neutro scompare e si fon- de con il maschile. • Scompare il sistema delle desinen- ze che indicano un caso e quindi vengono introdotti gli articoli e le preposizioni articolate. • Scompare la forma passiva come autonoma da quella attiva e si affer- ma la forma verbale composta dal participio e dal verbo essere o avere. • Anche nell’uso dei termini prevale sempre la forma volgare su quella dotta. Per esempio, caballus al posto di equus, bucca in luogo di os, testa n Il manoscritto del Giuramento invece di caput, spalla che sostituisce di Strasburgo. umerus, casa al posto di domus, bel- lus invece di pulcher e così via. • Si riducono gli aggettivi e i pronomi Le principali fonti del passaggio dal dimostrativi, abbondanti nel latino. latino al volgare sono le seguenti. Il loro uso però rimane molto inten- • La Carta Pisana del 730 in cui si dice so data la natura del volgare che al- n Il manoscritto della Carta Capuana. l’inizio è essenzialmente parlata e «de uno latere corre via pubblica». che dunque necessita di dimostrati- • Il Documento Pisano del 746 in cui vi per indicare continuamente gli si trova l’espressione «de uno latum decorre via publica». ro di Montecassino, rappresenta- oggetti di riferimento. Sono nume- • La Carta Pisana dell’816 che riporta to dal proprio abate, e un tale Ro- rosi i nuovi costrutti che si creano, la frase «avent in largo pertigas qua- delgrimo d’Aquino. Il testimone come ecce hic, ecce hoc, ecce hac, da cui derivano qui, ciò, qua. tordice, in transverso de uno capo pe- si esprime così: «Sao ko kelle terre, des dece, de alio nove in traverso». per kelle fini que ki contene, trenta • Il famoso indovinello veronese «Se anni le possette parte Sancti Bene- LE PRIME TESTIMONIANZE pareba boves – alba pratalia araba – dicti» (So che quelle terre, per DEL PASSAGGIO DAL LATINO AL et albo versorio teneba – et negro se- quei confini che qui sono descrit- VOLGARE men seminaba» (Spingeva avanti i ti, le possedette per trent’anni la Un momento fondamentale nella presa buoi, arava un campo bianco, tene- parte di san Benedetto). di coscienza collettiva del tramonto del latino come lingua parlata e dell’affer- va un bianco aratro, e seminava ne- Ma forse il documento più interessan- mazione del volgare è costituito dal ro seme). I buoi sono le dita, il cam- te è il Giuramento di Strasburgo concilio di Tours, che nell’813 stabilisce po bianco è il foglio di carta, il dell’842. I figli di Carlo Magno, Carlo che «ogni vescovo tenga omelie, conte- bianco aratro è la penna d’oca e il il Calvo e Ludovico il Germanico, nenti le ammonizioni necessarie a istrui- nero seme è l’inchiostro: la soluzio- successori al trono delle due parti del- re i sottoposti circa la fede cattolica, se- ne dell’indovinello, quindi, è la l’Impero occidentale e orientale, si condo le loro capacità di comprensione scrittura. Il testo rivela ancora la promettono reciproca solidarietà con- [...]. E che si studi di tradurre compren- presenza di parole latine quali, per tro il fratello Lotario e giurano nelle sibilmente le medesime omelie nella esempio, semen o la congiunzione rispettive lingue volgari. Lo storico lingua romana rustica affinché più facil- et, ma sono presenti parole dal vol- contemporaneo Nitardo nella sua mente tutti possano intendere quel che gare quali versorio, che è un voca- opera Historiae racconta che, dopo viene detto». Le fonti in volgare, però, bolo tipico del dialetto veneto. aver giurato ciascuno nella propria risalgono a molto prima del concilio di • La Carta Capuana del 960 riporta lingua, i condottieri giurarono ognu- Tours: addirittura nel 350 troviamo la dichiarazione di un testimone no nella lingua dell’altro per impe- un’iscrizione cristiana in cui si scrive me- in una causa per una questione di gnarsi solennemente davanti a tutti e sis nobe al posto di meses novem. diritto di proprietà tra il monaste- due gli eserciti.