Il Friuli collocato allestremo angolo di Nord-Est dellItalia in una posizione strategica di cerniera, punto obbligato e naturale di passaggio, di incontro e di mediazione fra tre culture e civilt diverse: quella romanza, quella germanica e quella slava. Il Friuli si mostrato aperto alle influenze che si irradiavano da oltrAlpe, ma anche, lungo i secoli, partecipe della cultura italiana, che trovava in Venezia e nelle citt della pianura padana centri plurimi di irradiazione. In una siffatta situazione quindi naturale che si osservino entro larea friulana comunit linguistiche diverse da quella friulanofona che rappresenta la maggioranza, e cio le tre piccole isole alloglotte tedesche di Sauris, Timau e Sappada (questultima amministrativamente bellunese ma nelle pertinenze religiose dellarcidiocesi di Udine), dove si parlano ancora variet di tedesco antico. Inoltre lungo i confini orientali, dalla valle del Fella a Gorizia e poi ancora lungo il Carso triestino, sono vitali diversi dialetti sloveni. Plurilingue risulta in particolare la Val Canale (il canale del Fella) ove, caso unico in Europa, entrano in contatto e si sovrappongono il tedesco, lo sloveno e il friulano con il veneto e litaliano (Frau 1984). Secondo stime di massima (la pi recente quella desumibile dalla Ricerca sulla condizione sociolinguistica del friulano, curata da Linda Picco e coordinata da Raimondo Strassoldo), in rapporto a un bacino potenziale calcolato in 715.000 abitanti, distribuiti entro le province di Udine, Pordenone e Gorizia, il friulano effettivamente praticato dal 57,2% della popolazione residente, e cio da circa 430.000 parlanti (con competenza attiva e passiva della lingua). Se confrontata questa ricerca con i dati di indagini precedenti (Strassoldo1987; De Marchi 1980) emerge una preoccupante flessione del numero dei parlanti, con una perdita progressiva di circa il 10% di parlanti per ogni generazione (Picco 2001). La friulanofonia diffusa su tutto il territorio, tuttavia, i centri cittadini, Udine in primis, risentono di una certa disaffezione alla lingua tradizionale, mentre insistono maggiormente nella friulanofonia le aree di montagna, soprattutto la Carnia, dove si concentra anche la popolazione pi anziana e meno scolarizzata. Una alta presenza di friulanofoni contraddistingue anche zone di recente sviluppo socio-economico dove lindustrializzazione (es. il bacino di Manzano) ha determinato una veloce crescita demografica (Strassoldo 1987). Lo status del friulano sta riprendendo vigore grazie agli interventi legislativi regionali (L.R. 15/96) o nazionali (L. 482/1999), per cui il parlante friulano non dovrebbe sentirsi pi isolato n a disagio quando si serve della parlata materna nei rapporti extrafamiliari o in ambito cittadino. Tutto ci concorre a far risalire il prestigio del friulano e quindi a difenderne gli spazi duso. Va ugualmente osservato che la situazione normale dellarea friulana prevede di norma un repertorio duplice, di italiano e friulano (triplice se si considera anche la presenza del veneto, non solo ad occidente del Tagliamento nella fascia lungo il confine regionale, e negli ambienti cittadini, come Udine, Cervignano, Maniago, San Vito al Tagliamento, ecc.). A tali repertori i friulani attingono tuttavia in situazioni differenziate. Il friulano da sempre la lingua della comunicazione familiare, impiegata con funzioni meno ampie dell'italiano, che invece il codice pi formale e prestigioso, riservato ai contatti extrafamiliari. Il veneto ha avuto in passato il ruolo di lingua ponte, quando larga parte della popolazione friulanofona non era ancora alfabetizzata. Lo status del friulano La situazione friulana, che prevede una competenza generalizzata sia dell'italiano che della lingua locale, con una divisione degli ambiti funzionali delle due variet, ricade quindi nei casi di bilinguismo con diglossia, piuttosto diffusi nelle regioni d'Italia dove il dialetto pi vivo Francescato 1982; Iannaccaro - DellAquila 2004). La minoranza linguistica friulana, tuttavia, sui generis: le altre minoranze presenti sul territorio nazionale di solito si avvalgono del sostegno di modelli elaborati in ambiti linguistici e culturali autosufficienti, nei quali si giunti al pieno sviluppo delle possibilit linguistiche secondo schemi adeguati alle esigenze della vita moderna. In Friuli accade precisamente il contrario, in quanto per un ammodernamento linguistico e culturale finora ci si rivolti alla lingua di cultura, o lingua tetto, cui fa capo il friulano dal medioevo, cio all'italiano, che anche, nel contempo, la lingua antitetica da cui il friulano dovrebbe difendersi. A sanare questa contraddizione mirano gli interventi di politica linguistica che si propongono di rendere il friulano normale e adatto ad ogni esigenza comunicativa. Un punto di forza in questa direzione rappresentato dallintensa attivit lessicografica del Centri Fril Lenghe 2000 che si propone la realizzazione del Grant Dizionari Bilengl Talian-Furlan e ha gi prodotto strumenti fondamentali (correttore automatico, dizionario dei confissi, Grande Dizionario dellUso) per il rafforzamento del corpus della lingua scritta e linnalzamento generale dello status della lingua friulana. La koin friulana Per quanto riguarda la lingua letteraria va segnalato che la scrittura in friulano presenta emergenze discontinue tra il secolo XIV e XVI. Le prime scritture letterarie hanno come centro di riferimento linguistico Cividale, gi capitale del ducato longobardo del Friuli, che fu in epoca patriarcale, fino ai primi decenni del 400, il fulcro della vita politica, religiosa e culturale della Patria. Fiorisce infatti attorno alla scuola cividalese per la formazione dei notai, scuola a cui si devono tra laltro notevoli documentazioni di esercizi di versioni friulano-latine, una poesia amorosa improntata a modelli giullareschi, ispirati allamor cortese per scelte metriche e provenzaleggiante per selezioni lessicali (Pellegrini 1987). Nel 500, dapprima in opposizione con la cultura umanistica, in subordine e in chiave parodica rispetto a quella italiana, prende il via una produzione artistico-letteraria abbastanza varia, che non conosce lungo larco della sua storia una vita davvero autonoma. La lingua che emerge dalle scritture cinquecentesche orientata su quella di Udine, divenuta sede del Luogotenenete Generale della Patria del Friuli, dopo la conquista veneziana. La tradizione manoscritta che ha conservato e filtrato i prodotti cinquecenteschi evidenzia, infatti, una normalizzazione dei diversi tipi dialettali peculiari agli autori (il dialetto di Tolmezzo per il Biancone, quello di Venzone, per Morlupino) in direzione di tratti definibili udinesi (es. assenza di dittonghi discendenti, plurale femminile in -is) sulla scorta del confronto con scritti di carattere pratico, dei secoli precedenti (Rizzolatti 2004). Riflette, sostanzialmente, nel secolo XVII la situazione centrale e udinese anche la lingua di Ermes di Colloredo (Francescato 1957-59) che ha orientato anche nei secoli successivi i gusti letterari e le scelte linguistiche degli autori friulani. Pietro Zorutti e Caterina Percoto nell800 mostrano di adeguarsi ad un tipo linguistico sovra-dialettale e cittadino (Rizzolatti 1988; Rizzolatti 1993) e gettano le basi per il consolidamento del friulano letterario che nel 900 sar strenuamente difeso da Giuseppe Marchetti con la teorizzazione di una koin friulana, basata proprio sulla lingua degli autori (Marchetti 1952). Dal punto di vista della lingua orale tra 700 ed 800 vengono duffusi modelli sovra-dialettali, dalla pratica della catechesi e della predicazione, che trovano nel clero udinese un punto di forza, supportato dalla necessit di istituire un modello di lingua standard tale da superare le caratteristiche municipali delle parlate dei singoli dei predicatori. Il progressivo livellamento linguistico delle parlate carniche (Francescato 1970) che trova allinizio del 900 il massimo di esposizione ai tipi centrali, andr forse imputato anche alla diffusione di una variet ibrida legata alla necessit di rapportare i modelli letterari alti forniti dai predicabili alle esigenze via via contingenti della predicazione, funzionali alla comunicazione con il mondo popolare (Vicario 1998).