LITALIANO E GLI STRUMENTI DEL LINGUISTA LITALIANO: Litaliano appartiene alla famiglia linguistica indoeuropea. In Europa sono indoeuropei i tre grandi gruppo linguistici maggioritari: quello romanzo, quello germanico e quello slavo. Le lingue romanze, o neolatine, sono: italiano e dialetti, portoghese, spagnolo, catalano, francese, provenzale, rumeno. Litaliano parlato in tutto il territorio della Repubblica italiana, di cui lingua ufciale come dichiara il primo articolo della legge sulla protezione delle minoranze linguistiche, la n482 del 15 dicembre 1999. E inoltre parlato in alcuni Cantoni della Svizzera, in piccole aree della Slovenia; anche se raramente, nel Nizzardo e nel Principato di Monaco, nei territori delle ex colonie italiane, nellex protettorato di Rodi. Vi sono anche comunit di emigranti italiani sparse in tutto il mondo. Entro i conni politici della Repubblica italiana sono presenti gruppi alloglotti (dal greco: altra lingua) di origine romanza e non romanza. Parliamo di penisole di alloglotti quando aree linguistiche pi grandi, connanti con il nostro territorio nazionale, si estendono in parte anche allinterno dei nostri conni, come per esempio il tedesco in Trentino. Parliamo di isole alloglotte quando si tratta di comunit molto piccole e isolate. La legge 482 del 1999 tutela le minoranze linguistiche albanesi (Foggia, Pescara, Taranto, Potenza, Calabria, Sicilia), catalane, germaniche (Trentino), greche (Calabria e Salento), slovene (Udine, Gorizia, Trieste), croate (Molise), francesi, franco-provenzali (Piemonte, Val dAosta), friulane, ladine, occitane e sarde. Nella maggior parte del Friuli e della Carnia vi sono parlate ladino-orientale. Esse si estendono anche in Svizzera, ma in questo caso si preferisce il termine romancio: lingua nazionale, ma non ufciale, accanto al tedesco, al francese e allitaliano. Il sardo dal punto di vista glottologico pu essere considerato una vera e propria lingua. Si distinguono quattro variet: gallurese, sassarese, logudorese, campidanese. LItalia la nazione europea pi ricca e differenziata per variet linguistica. Ancora a inizio 900 la maggior parte della popolazione era dialettofona. La differenza tra dialetto e lingua non assoluta: la lingua un dialetto che per cause storiche ha raggiunto uno status superiore. In genere il dialetto usato in unarea pi ristretta, ha prestigio sociale minore ed simbolo di unentit locale, non sempre ha una tradizione scritta. La lingua ha maggior diffusione, unica un territorio pi ampio, simbolo di unentit nazionale, ha superiore dignit culturale, strumento della classe dominante e degli organi amministrativi e governativi, insegnata a scuola e codicata da norme grammaticali. Si possono distinguere tre aree dialettali, la settentrionale, la centrale e la meridionale, separate da due linee di conne: la linea La Spezia-Rimini e la linea Roma-Ancona. La linea che delimita il conne di un dato fenomeno linguistico si chiama isoglossa. I fenomeni linguistici che caratterizzano le parlate a nord della linea La Spezia-Rimini sono: - la sonorizzazione delle occlusive sorde in posizione intervocalica: le consonanti k e t diventano rispettivamente d e g (fradl, formga). La consonante occlusiva sorda bilabiale p diventa v (cavei) - lo scempiamento delle consonanti gemianate (spala, gata, bela) - la caduta delle vocali nali, tranne la a che si conserva (an, sal) - la contrazione delle sillabe atone (slar per sellaio) - la presenza delle vocali turbate u, o Queste caratteristiche sono proprie dei dialetti gallo-italici: piemontese, lombardo, ligure, emiliano, romagnolo. I dialetti veneti hanno alcune caratteristiche proprie. Molti fenomeni propri dellarea centrale, e in particolar modo del orentino, sono passati allitaliano standard. Propri solo dellarea toscana sono: - la sostituzione della prima persona plurale dellindicativo presente con il costrutto si+terza persona singolare (noi si mangia) - la gorgia orentina: spirantizzazione delle occlusive sorde intervocaliche - nd>nn e mb>mm Il romanesco stato molto vicino al napoletano no al 1527 quando, con il sacco della citt e linsediamento dei papi orentini con le loro corti, si fortemente toscanizzato. I dialetti dellarea meridionale si caratterizzano per: - sonorizzazione delle consonanti sorde in posizione postanasale (mondone per montone) - la metafonesi delle vocali toniche e o per inusso di i u nali (acitu per aceto, dienti per denti) - luso di tenere per avere - luso del possessivo in posizione enclitica (gliomo per mio glio). Questo fenomeno non era sconosciuto al toscano: nel Decameron troviamo la forma mogliata per tua moglie. La prima descrizione sistematica e scientica dellItalia dialettale fu fatta da Ascoli nel 1885 e su di essa si sono basate quelle successive, no alla rappresentazione cartograca di Pellegrini, la pi completa realizzata nora. Litaliano non parlato in modo uniforme sul territorio nazionale: vi sono marcate differenze soprattutto a livello fonetico. Le variet di italiano dipendono dalle inuenze dei dialetti locali: sono il risultato storico dellincontro tra i dialetti e le lingue nazionali. Prendono il nome tecnico di variet diatopiche dellitaliano o secondo la denominazione usata da De Mauro di italiani regionali. Le principali variet di italiano regionale sono la settentrionale, la toscana, la romana, la meridionale, la sarda. I regionalismi pi vistosi si riscontrano a livello lessicale e fonetico, ma nei livelli bassi di italiano regionale, propri soprattutto delle fasce sociali pi popolari, investono anche fenomeni sintattici. I linguisti hanno osservato che il popolo postunitario utilizzava una lingua modesta, piena di elementi dialettali e di errori. Antonio Gramsci in uno dei Quaderni del carcere nel 1935 aveva dedicato un paragrafo allanalisi dei fattori di livellamento nelluso dellitaliano tra il popolo, individuando come poli di attrazione linguistica la scuola, i giornali, gli scrittori, il teatro, il cinema, la radio, le messe. De Mauro nel 1970 ss la categoria di italiano popolare, indicando con questo termine la parlata degli incolti di asprirazione sopradialettale e unitaria o il tipo di italiano imperfettamente acquisito da chi ha per madrelingua il dialetto, secondo Cortelazzo. Bartoli Langeli ha affermato che litaliano popolare un modo di scrivere e non di parlare. Berruto ha denito litaliano standard come una lingua neutra, ovvero non marcata, codicata da regole grammaticali. Litaliano normato stabilmente diffuso nello scritto. Resta poco diffusa la pronuncia standard. Litaliano ha in comune con il orentino classico: - lanafonesi, ovvero il fenomeno per il quale e tonica si trasforma in i davanti gn gl ng; la o si traforma in u davanti ng - la dittongazione di e o brevi del latino in sillaba libera - il passaggio di e atona protonica a i (nepote>nipote) - il passaggio di ar atono a er nel futuro della prima coniugazione (amar>amer) - la presenza della metafonesi, presente invece nei dialetti settentrionali e meridionali Vi sono elementi evidenti che contraddistinguono nettamente il orentino dallitaliano: la gorgia, la tendenza alla monottongazione di uo (bno, nvo). Lo standard non garantisce assoluta omogeneit: dentro al parlato normato si inlano alcuni elementi di substandard. Sabatini ha elaborato la categoria di italiano delluso medio sulla base di una serie di fenomeni grammaticali ricorrenti nellitaliano oggi comunemente parlato nelle situazioni comunicative di media formalit. La differenza rispetto allitaliano standard consiste nelladozione di alcuni fenomeni tenuti a freno dalla norma grammaticale: lui, lei, loro come soggetto, luso di gli generalizzato, limpiego di costrutti preposizionali con il partitivo, luso dellimperfetto al posto del congiuntivo e del condizionale nel periodo ipotetico dellirrealt. - GIUSEPPE GIOACHINO BELLI : LE LINGUE DER MONNO 1832 (pg 33) Belli, insieme a Porta, il maggior poeta in dialetto della nostra letteratura dell800. Nei suoi sonetti rafgurata con sarcasmo, profondo spirito critico e realismo la vita sociale della Roma papalina ottocentesca. In questo sonetto, scherzando, invoca la pretesa superiorit sinonimica del romanesco, dimostrata mediante la grottesca esemplicazione di una variet di termini che indicano cesso. La conclusione irreverente e anticlericale, perch il sonetto si conclude con il sinonimo monsignore. Tipici del romanesco sono: - laffricazione di s dopo n, r , l (monzzignore anzich monsignore) - la pronuncia della c palatale intervocalica come fricativa palatale (dda sciuchi anzich da ciuchi) - i troncamenti dellinnito (esse anzich essere) - le forme verbali della terza persona plurale del presente indicativo in -eno (impareno anzich imparano) - dimo per diciamo - il rotacismo, con r al posto di l in posizione preconsonantica (uguarmente anzich ugualmente) - LA PRINCIPESSA DI CARINI (pg 34) E una canzone siciliana molto celebre, nota anche come La barunissa di Carini. Quello riportato un frammento. Tra le caratteristiche riconoscibili del dialetto siciliano: - vocalismo tonico di cinque vocali - possessivo so per suo - pronome dimostrativo chisto per questo - la forma gghia per glia, voghiu per voglio, pagghia per paglia - lassimilazione di nd in secunnu per secondo e unni per onde - la consonante d che assume il carattere di una fricativa e giunge no a r: viri per vide, caddi per cade - il nesso latino ll che passa a d occlusiva alveolare sonora: tidda per ella - labbreviazione della forma non a un - il verbo ammazzari non seguito dal complemento oggetto te, ma a ta - IL LIBRO DEI CONTI DI MADDALENA PIZZICAROLA DI TRASTEVERE (pg 36) E un codice di 144 carte in cui sono segnate le registrazioni di debiti e crediti relativi allattivit di una bottega di pizzicheria che si trovava a Roma che era gestita da una certa Maddalena. I conti vanno dal 1523 al 1537. Le registrazioni sono autografe degli interessati e rappresentano un esempio di scrittura popolare antica. ANNOTAZIONE DI TOMMASEO: ha una buona graa italica pura. Si nota: la ripresa ridondante del soggetto io, lipercorrettismo sonno per sono, larticolo el, ve per vi, se per si. Colpisce la formula nale che ripresa da un modello di scrittura burocratica. ANNOTAZIONE DI VIVIANO CODAZI: la graa mercantesca elementare. Lo scrivente meno colto e lo rivelano le forme zuli per giulii, dissiete per diciassette, moli per moglie, fo per fu, eso per esso, ienaro per gennaio, infeto per infetto (ammalato), rezeputo per ricevuto, il verbo confessare per dichiarare di aver ricevuto. - LETTERA DI UN EMIGRATO POLITICO (pg 38) Molte testimonianze di italiano popolare si ricavano da lettere familiari scritte da emigranti o soldati lontani da casa. Questa una lettere di un emigrato politico veneto del 1936. Elementi di italiano popolare sono: grae diverse dalla norma, eterogeneit, anomalie morfologiche, tracce del parlato, tratti dialettali, la punteggiatura limitata al punto, per ho, difcolt nella corretta divisione delle parole, q al posto della c, lio per glio, meso per mezzo, suo per loro, incentro trattamento delle geminate con numerosi scempiamenti e ipercorrettismi, agiutare per aiutare, accordi impropri, forme verbali inesistenti come si statto per sono stato. - LA BARBIERA (pg 39) E una canzone popolare. Mescola vistosamente forme dialettali a forme italiane. - MAMMA MIA, DAMMI CENTO LIRE (pg 41) E un canto nato alla ne dell800 durante il usso migratorio verso lAmerica. Litaliano substandard afora in pi punti. GLI STRUMENTI DELLA DISCIPLINA La storia della lingua ha come oggetto di studio litaliano in tutte le sue forme e in tutti i suoi impieghi. La prima cattedra universitaria fu istituita nel 1937-38 a Firenze e fu afdata a Migliorini. Marazzini ha ricostruito la storia dellUmanesimo al Romanticismo, Stussi dallinizio dellOttocento alla seconda met del Novecento. Il primo libro dal titolo Storia della lingua italiana stato pubblicato nel 1960 da Migliorini: contiene una ricca documentazione su tutte le fasi storiche della nostra storia linguistica. Molto importanti sono anche: Prolo di storia linguistica italiana Devoto 1953 Questione della lingua Vitale 1960 Storia linguistica dellItalia unita De Mauro 1963: rilevante luso di dati statistici e economici. Nel 1992 stata fondata lASLI, Associazione per la storia della lingua italiana. Lopera di Migliorini offre un quadro linguistico chiaro e ben strutturato. La storia della lingua tracciata dalla latinit di et imperiale allinizio del 1900. I capitoli sono suddivisi per secoli, eccezion fatta per uno interamente dedicato a Dante, in quanto padre della lingua italiana, e l800 che occupa i due capitoli nali. Migliorini dichiara di terminare la trattazione al 1915 perch gli anni successivi avrebbero richiesto un altro discorso. Tratt la storia della lingua novecentesca in due saggi: Lingua contemporanea 1938 e Saggi sulla lingua del Novecento 1941. Presta una grande attenzione al lessico, alle parole e alla loro origine. Agli scrittori riconosciuta unefcacia demiurgica, ma sono solo uno dei tanti fattori che agiscono sulla lingua: la storia della lingua non pu esaurirsi in unanalisi stilistica dei testi letterari, anzi comincia quando si commisura il linguaggio individuale di uno scrittore con luso dei suoi contemporanei. Dopo la pubblicazione dellopera di Migliorini sono uscite molte sintesi generali di storia della lingua, ideate per un pubblico colto e universitario. Storia della lingua italiana Bruni 1989-2003. Ha un impianto per secoli, con la vistosa eccezione di un volume interamente dedicato a Manzoni e guidato da Nencioni. Lopera presta attenzione anche alle aree non toscane e alle differenze geoculturali. La prima parte saggistica e la seconda antologica di testi commentati. Storia della lingua italiana Serianni e Trifone 1993-1994. Ha una struttura tematica: si compone di monograe afdate a diversi specialisti. Il primo volume, dal titolo I luoghi della codicazione, contiene saggi che trattano la storia della grammatica, la lessicograa, la graa, le teorie linguistiche e la lingua letteraria. Il secondo volume, Scritto e parlato, raggruppa monograe sulle varie forme dellitaliano settentrionale e sulla commistione di italiano parlato e italiano scritto. Il terzo volume, Le altre lingue, propone saggi sugli antichi dialetti italiani, sulle variet regionali e sullincontro dellitaliano con le lingue straniere. Litaliano nelle regioni Bruni 1992 il primo volume e 1994 il secondo. Il primo volume composto da monograe, ciascuna dedicata alla storia dellitaliano in una regione. Il secondo volume, invece, composto da testi e documenti commentati. Unattenzione speciale prestata ai rapporti che litaliano ha intessuto nel corso dei secoli con le culture e i dialetti locali. RIVISTE: Lingua nostra Firenze 1939, diretta da Migliorini e Devoto Studi linguistici italiani1960, Castellani Lingua e stile 1966, Heilmann e Raimondi Lido- Lingua italiana doggi 2004 LAccademia della Crusca pubblica: Studi di grammatica italiana, Studi di lologia italiana, Studi di lessicograa italiana, Studi di lessicograa italiana. Tra le prime grammatiche storiche dellitaliano troviamo la Italienische Grammatik di Meyer-Lubke del 1890. Una versione italiana di questa grammatica usc ridotta nel 1901, curata da Bartoli e Braun: limitata allitaliano letterario e ai dialetti toscani. Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti 1966-1969 Rohlfs: i dati non riguardano solo testi antichi e fonti letterarie, ma sono il frutto di numerose indagini dialettologiche. E composta da 3 volumi: Fonologia, Morfologia, Sintassi e formazione delle parole. Castellani, riconosciuto maestro di studi linguistici e specialista di italiano antico, ha avviato una grammatica storica nel 2000, ma si arrestato al primo volume Introduzione. La grammatica uno strumento che descrive sistematicamente la lingua, ne illustra le regole, suggerisce scelte di carattere normativo e di stile. La Grande grammatica italiana di consultazione di Renzi e Salvi ispirata a criteri linguistici, non normativi. Descrive luso reale della lingua nei vari livelli comunicativi, segnalando lesistenza di varianti regionali e di costrutti giudicati scorretti dalla grammatica normativa, ma possibili nel parlato. Grammatica dellitaliano antico, curata da Salvi e Renzi, esce nel 2010 e descrive il orentino duecentesco. Conoscenze di metrica e retorica servono allo studioso di storia della lingua per leggere, interpretare e commentare i testi letterari. Il manuale di riferimento della metrica italiana quello Gli strumenti della poesia Beltrami 2002. Il manuale di riferimento per la retorica il Manuale di retorica Mortara Garavelli 2000. Dizionario di linguistica e di lologia, metrica, retorica 2004 Beccaria Gli atlanti linguistici rappresentano in forma cartograca, su base lessicale o grammaticale, la variazione dialettale di una determinata area. Ogni cartina dedicata alla registrazione di una stessa parola o frase in luoghi diversi. Il primo atlante linguistico fu redatto per il territorio francese da Gilliron nel 1902-1910. AIS- Atlante linguistico ed etnograco dellItalia e della Svizzera meridionale 1928-1940 Jaberg e Jud: il primo atlante dialettale italiano. Rohlfs comp le inchieste dialettali. ALI- Atlante linguistico italiano 1995-2008 Bartoli ALS- Atlante linguistico della Sicilia Rufno ALEPO-Atlante linguistico ed entograco del Piemonte Occidentale Telmon e Canobbio Lo strumento lessicograco pi comune il dizionario delluso che documenta in primo luogo la lingua corrente. Tra i pi noti dizionari abbiamo: Zingarelli, Devoto-Oli, Sabatini-Coletti, De Mauro. Grande dizionario delluso (GRADIT) 1999 De Mauro: introduce marche duso accanto a ogni parola per indicarne il grado di diffusione rilevato su base statistica. I dizionari storici documentano il passato della lingua sulla base dei testi scritti: attestano gli usi e i signicati delle parole nel corso dei secoli. Grande dizionario della lingua italiana (GDLI) Battaglia 1961-2002: sono 21 volumi di impostazione fortemente letteraria. E utile anche per rilevare spunti critici. Tesoro della lingua italiana delle Origini (TLIO): un vocabolario storico di tutte le variet dellitaliano antico dalle origini no al 1375( limite assunto convenzionalmente e che coincide con la data di morte di Boccaccio). I dizionari etimologici indicano lorigine delle parole di una lingua. Dizionario etimologico della lingua italiana (DELI) 1979-1988, edizione aggiornata nel 1999, Cortelazzo e Zolli: fornisce la data della prima attestazione delle parole a lemma e derivati, una trattazione etimologica, una trattazione etimologica concepita in funzione della storia della parola, una breve trattazione con rimando alla bibliograa degli etimi controversi o discussi. Il dizionario etimologico pi ricco di lemmi il Battisti-Alessio del 1950-1957. Il Devoto del 1968 lunico che nella ricerca dellorigine delle parole risale pi indietro del latino. Etimologico. Vocabolario della lingua italiana 2010 Nocentini Lessico etimologico italiano (LEI) Pster STORIA DELLA LINGUA ITALIANA ORIGINI E I PRIMI DOCUMENTI DELLITALIANO La maggior parte delle parole italiane discende da quelle latine e trova corrispondenza con il lessico presente in altre zone della Romnia (larea romanza comprendente i territori iberici, la Francia, lItalia, una parte della Svizzera, la Romana, le Isole Baleari, la Corsica). Il latino volgare non una lingua omogenea, ma una sorta di astrazione utile per designare in maniera convenzionale il latino parlato in luoghi differenti. Secondo Castellani lo consideriamo lequivalente del latino plebeo di epoca repubblicana e del latino spontaneo di epoca imperiale. Letichetta di volgare viene applicata a registri assolutamente diversi tra loro: sermo plebeius, sermo militaris, sermo rusticus, sermo provincialis,... Le distinzioni rinviano a livelli sociolinguistici o a variet geograche, ma fanno anche riferimento a uno sviluppo diacronico: il latino, come tutte le lingue vive, non mai rimasto uguale a s stesso. Uno dei mezzi per ricostruire gli elementi del latino allorigine degli sviluppi romanzi la comparazione tra le lingue neolatine. Il latino volgare conteneva molte parole presenti anche nello scritto. Altri termini furono innovazioni del parlato non attestate nelle scritture. In altri casi si ebbe un cambiamento nel signicato della parola letteraria che assunse nel latino volgare un senso diverso: TESTA(M), allorigine indicava un vaso di terracotta, ma poco a poco sostitu CAPUT; fuoco deriva da FOCUS che in latino era il focolare domestico. Il confronto tra le lingue romanze e la ricostruzione etimologica dei derivati dal latino non sono gli unici strumenti per la conoscenza del latino volgare: alcuni testi possono darci informazioni utili. Alcuni autori classici hanno scritto a volte in maniera meno formale e sorvegliata. Si sottraggono alle norme duso classico soprattutto testi dedicati a materie pratiche. I testi teatrali, soprattutto quelli di Plauto, lasciano trasparire elementi del parlato. Nel Satyricon di Petronio coesistono forme come pulche, formosus e bellus: il primo termine spar nelle lingue parlate moderne, ma gli ultimi due sono allorigine di forme romanze. La forma bellus si trova anche in Catullo e Cicerone. Importante lAPPENDIX PROBI, cos chiamata per il grammatico Probo che lha tramandata. E una lista di parole, forme o grae non corrispondenti alla buona norma, afancata dalla forma corretta. Viene datata attorno al V o VI secolo d.C. Lerrore una deviazione rispetto alla norma, ma in esso possono manifestarsi tendenze innovative importanti. Quando lerrore si generalizza, linfrazione diventa essa stessa norma per tutti i parlanti. Nel latino volgare serpeggiavano tendenze innovative e per spiegare tali mutamenti gli studiosi fanno riferimento al sostrato ( il latino si impose su parlate preesistenti, che a loro volta inuenzarono lapprendimento della lingua di Roma), al superstrato ( inuenza esercitata da lingue che si sovrapposero al latino, allepoca delle invasioni barbariche) e alladstrato (azione esercitata da una lingua connante). Gli ostrogoti entrarono in Italia nel 489, guidati da Teodorico che voleva eliminare Odoacre, il quale aveva deposto Romolo Augustolo. Il regno gotico n con la guerra intrapresa dagli eserciti di Giustiniano, guidati da Belisario e Narsete. La lingua gotica nota soprattutto grazie alla traduzione della Bibbia di Ulla. I termini gotici entrati in italiano sono una settantina, tra cui: astio, bega, melma, nastro, stecca, strappare,... Linvasione dei longobardi, avvenuta nel 568, dur molto pi a lungo, no allarrivo dei Franchi del VIII secolo. Risalgono alla presenza longobarda i toponimi in -ingo e -engo, guancia, stinco, nocca, zazzera, grina, panca, scaffale, federa, gruccia, palla, zaffata, arraffare, ghermire, russare, scherzare, spaccare,... Linuenza doltralpe si fece sentire fortemente nel XI-XII secolo con la diffusione della letteratura franco-provenzale. Nel periodo carolingio, per, entrarono termini relativi allorganizzazione politica e sociale: conte, marca, cameriere, barone, dama, lignaggio, sire, vassallo,... Per un lungo periodo il volgare venne solo parlato. In questa fase, completamente dedicata alloralit, non vennero prodotti documenti. Per scrivere si usava il latino, che per non era pi lo stesso degli autori classici: questa lingua scritta prende il nome di latino medievale. Il latino medievale diversa dal latino classico e dal latino volgare. Solo nel XIII secolo alcuni autori scelsero il volgare come lingua letteraria. La caratteristica dei documenti antichi del volgare la casualit: casualit nella loro realizzazione e nel ritrovamento. Il primo problema da risolvere, per gli antichi documenti dellitaliano, lintenzionalit dello scrivente: chi ha redatto il documento voleva utilizzare litaliano o il latino? PLACITI CAPUANI: Sao ko kelle terre, per kelle ni que ki contene, trenta anni le possette parte S(an)c(t)i Benedicti so che quelle terre, entro quei conni che qui si descrivono, trentanni le ha tenute in possesso lamministrazione patrimoniale di San Benedetto Possiamo riconoscere i caratteri di un vero idioma locale: kelle per quelle sopravvive ancora nei dialetti meridionali. Il nesso ct di Sancti Benedicti un latinismo I Placiti Capuani vengono considerati latto di nascita della lingua volgare e risalgono al 960-963.Tre giudici di Capua (Sessa, Aurunca e Teano) emettono 4 placiti, ovvero sentenze scritte e emesse da un giudice, relativi a appezzamenti di terreno di propriet controversa. In tutti i casi un privato tenta di far valere i propri diritti contro un monastero e in tutti i casi questultimo a vincere la causa. Il testo giuridico in latino e le testimonianze in volgare. La sua scoperta risale al 1700, ma non ebbe a suo tempo risonanza. Questo documento ha grande importanza perch la sua datazione molto precisa e perch la scelta del volgare spicca con grande evidenza: chi ha scritto era consapevole di utilizzare due lingue diverse. INDOVINELLO VERONESE: Se pareba boves alba pratalia araba & albo versorio teneba & negro semen seminaba Gratias tibi agimus omnip(oten)s semiterne d(eu)s Bianca=pagina, Nero=inchiostro, Aratro=penna, Buoi=dita Si trova in un codice scritto in Spagna allinizio dellVIII secolo e approdato gi in epoca antica a Verona. Nel margine superiore di un foglio vi sono due note scritte in corsivo risalenti a VIII/IX secolo. La seconda parte in latino corretto e potrebbe trattarsi di una subscritio, ovvero una frase nale aggiunta dallautore: lode a Dio per aver nito il lavoro. Non provato che al mano la medesima. NellIndovinello veronese non si riesce ad essere certi se lo scrivente adoperasse un latino scorretto o se volutamente abbandonasse il latino corretto, adottando forme popolari. Tratti delloralit sono: - mancanza delle consonanti nali del verbo - NEGRO anzich NIGRO - Accusativi non in -UM CATACOMBA DI COMMODILLA: Non dicere ille secrita abboce non pronunciare le secrete (preghiere dette durante lEucarestia) a voce Nella catacomba di Commodilla vi una basilichetta, o cripta, dedicata ai santi Felice e Adautto che venne scoperta nel 1720. Vi un affresco rafgurante la Vergine in trono tra i due santi. Nella zona verticale della cornice vi il grafto. Non vi alcuna indicazione cronologica, ma Sabatini lha datato attorno al IX secolo. Ha una funzione di promemoria per lofciante: scritta molto piccola proprio per non essere letta da tutti. Luso del volgare non preterintenzionale, ma un abbassamento di tono che proprio nel ricorso alla sua lingua duso ripone le sue maggiori speranze di risultare efcace e di catturare lattenzione. Il volgare romanesco: AbBOCE (raddoppiamento fonosintattico e betacismo, ovvero passaggio di V a B). Nel termine abboce la seconda b venne aggiunta in un secondo tempo nello spazio lasciato libero. Forse venne inserita per rendere meglio il parlato. SECRITA va letto secreta perch la i semplicemente una da !. ILLE viene utilizzato come articolo. ISCRIZIONE DELLA BASILICA DI SAN CLEMENTE: A- Falite dereto/co lo palo/carvon/celle B- D/u/r/i/tiam cor/dis/v(est)/ris per la durezza del vostro cuore avete meritato di tirare le corde C- S/a/x/a/traere/merui/s/tis D- Arbeltel/trai(te) Albertello E- Gos/mari Gosmari F- Sisin/ium Sisinnio G- Fili/dele/p/u/t/e/tra/i/te gli di puttana tirate Alla ne dellXI secolo viene fatto realizzare un affresco da un Beno de Rapiza e dalla moglie Maria su un muro costruito nel 1084 nella basilica sotterranea di S.Clemente. Nellaffresco viene rappresentato un episodio della passione del santo, quello in cui Sisinnio ordina ai suoi servi, Albertello, Carboncello e Gosmari, di legare e portare via il santo che ritiene sia un mago. I suoi servi sono convinti di star eseguendo lordine, ma il realt stanno trasportando una pesante colonna. Laffresco ha una datazione che va dal 1084 (realizzazione basilica) al 1128 (consacrazione nuova basilica di S.Clemente). Qualcuno ritiene che tutte le battute in volgare siano pronunciate da Sisinnio, altri invece ritengono che pronunci solo lultima battuta. Le didascalie B e C sono in latino. Il volgare ha un forte espressionismo plebeo, come nelle didascalie A e G. DURITIAM: accusativo con valore di ablativo causale VESTRIS: errato rispetto alla norma grammaticale latina FALITE: dal latino FACILITE DERETO: dietro, dal latino DE RETO CARVONCELLE: passaggio da RB a RV POSTILLA AMIATINA: Ista cartula est de caput coctu (testa calda)/ ille adiuvet de illu rebottu (Diavolo)/ qui mal consiliu li mise in corpu Si tratta di una nota posta in calce al testo di una donazione risalente al 1087: due coniugi fanno una donazione dei loro beni allabbazia di san Salvatore sul Monte Amiata. Il notaio che stende latto in un discreto latino, aggiunge alla ne un paio di righe in volgare. Labbassamento di tono intenzionale. Il registro giocoso. Dal punto di vista linguistico si osserva la presenza delle -u nali anzich delle -o, caratteristica tuttora presente nel territorio. Ha un andamento ritmico .Non facile spiegare il signicato di questa postilla, n il rapporto con la donazione. Mal consiliu potrebbe essere la donazione stessa. E stata avanzata lipotesi che rebottu alluda al Diavolo: Iddio lo aiuti dal Maligno che gli mise in corpo il cattivo consiglio. CARTA OSIMANA: Nella Carta osimana del 1151 il volgare afora allinterno del testo latino del rogito mediante il quale Grimaldo, vescovo di Osimo, dona a Bernardo abate di Chiaravalle la chiesa di S.Maria in Selva di Macerata. CARTA FABRIANESE: La Carta fabrianese del 1186 un atto originale con cui il nobile si accorda con il monastero di S.Vittore delle Chiuse circa la ripartizione dei frutti di un loro consorzio: nel documento si alternano latino e volgare. CARTA PICENA: La Carta picena del 1193 un rogito per una vendita di terre che contiene una parte in volgare. TESTIMONIANZA DI TRAVALE: Pogkino, qui Petrus dicitur...a Ghisolfo audivit quod Malfredus fecit la guaita a Travale. Sero ascendit murum et dixit: guaita, guaita male; non mangiai ma mezo pane. Et ob id remissum fuit sibi servitium et amplius non torn mai a far guaita ut ab aliis audivit. Poghino, il cui nome Pietro,...sent dire da Ghisolfo che Malfredo fece la guardia a Travale. La sera Malfredo sal sul muro di cinta e disse: sentinella, fa male la guardia, non ho mangiato altro che mezzo pane. E a causa di ci gli fu condonato il servizio e in seguito non torn pi a fare la guardia, come a sentito dire da altri. Risale al 1158 e riguarda una controversia tra il vescovo di Volterra e il conte Ranieri dUgolino Pannocchia circa lappartenenza di alcuni casolari presso la corte di Travale e di unaltra presso Gerfalco. Come nei placiti vengono prodotti dei testimoni. Le frasi in volgare sembrano essere riprese da canti. Notevole il gusto narrativo. Altri testi volgari rintracciati in carte notarili sono: Dichiarazione di Paxia, databile attorno al 1178 e il 1182, e diversi documenti della Sardegna del XI e XII secolo. Tra i testi religiosi riconduciamo la Formula di confessione umbra (at confessio peccatorum rusticis verbis), databile tra il 1037 e il 1080 (il testo una formula di confessione e proviene dalla zona di Norcia), i Sermoni subalpini del secolo XII e XIII (una raccolta di prediche in piemontese). Un vero sviluppo della letteratura italiana si ebbe nel XIII secolo con la scuola siciliana, ma non mancano alcuni testi poetici precedenti. RITMO BELLUNESE: De Castel dArd avi li nostri bona part./ I lo get tutto intro lo umo dArd,/ e sex cavaler de Tarvis li plui fer/ con se duse li nostre cavaler. Risale al 1193-1196, ma ci pervenuto solo in testi cinquecenteschi. I versi sono inseriti in un testo latino. Con ritmo si indica genericamente un componimento in versi. IL DUECENTO La scelta del volgare per la poesia implic la promozione della lingua a un nuovo livello elevato e a una formalizzazione pi complessa. In passato si discusso su quale lingua fosse nata prima: la lingua della prosa o quella della poesia? Secondo Giambattista Vico le prime fasi della civilt furono caratterizzate dallo spirito poetico. In Italia la prima produzione letteraria medievale in lingua volgare fu poetica: la prima scuola di cui abbiamo notizie certe fu quella siciliana, orita allinizio del XIII nella Magna curia di Federico II. Il regno di Federico aveva come centro la corte di Sicilia. Altre due letterature romanze si erano gi affermate: le letterature in lingua doc e doil. La lingua doc era la lingua della poesia, una poesia incentrata sulla tematica di un amore intellettualizzato. Questa poesia si era sviluppata nelle corti dei feudatari di Provenza, Aquitania e Delnato, e poi la sua inuenza si era estesa al di qua della Alpi. I poeti siciliani imitarono la poesia provenzale, sostituendo alla lingua doc il vernacolo locale, ovvero il siciliano insulare. Ladozione del siciliano non era dettata da un gusto per la popolarit naturale, ma venne scelto per un semplice valore formale. Questo fato dimostrato dal fatto che Federico conosceva il latino, ma poet in siciliano, e dal fatto che alcuni dei poeti della sua corte non sono siciliani, come Percivalle Doria, Giacomino Pugliese, Rinaldo dAquino, Abate di Tivoli. La letteratura doc inu su quella siciliana, come mostrano le forme in -agio e in -anza. Le forme provenzali, o comunque francesi, non sono obbligate e a volte si alterano a quelle italiane. I copisti toscani intervennero sulla forma linguistica della poesia siciliana con una vera operazione di traduzione, eliminando per quanto possibile i tratti siciliani che stridevano alle loro orecchie. Essendosi perduta quasi subito la coscienza di questo intervento, la forma toscanizzata fu presa per quella originale. La scontta degli Svevi e lavvento degli Angioini port alla distruzione dei manoscritti. Per ricostruire la sionomia originale della poesia di Federico II fondamentale ricorrere alla testimonianza di Barbieri. Vissuto nel 1500 questo studioso di poesia provenzale aveva avuto per le mani un codice, il libro siciliano, poi andato perduto, contenente alcuni testi poetici siciliani che si presentavano in forma assai diversa da quelli comunemente noti. Barbieri aveva trascritto alcuni di quei versi e le sue carte rimasero inedite no al 1700. Tra questi versi vi era la canzone di Stefano Protonotaro Pir meu cori alligrari e un frammento del glio di Federico II, Re Enzo, riportato qui sotto. Alegru cori, plenu Di tutta beninanza, Survegnavi seu penu Per votra inamuranza; Chil nu vi sia in placiri Di lassarmi muriri talimenti, Chiu vamo di buon cori e lialmenti. Da notare: le vocali nali in -u e -i al posto delle -e e -o toscane ( il vocalismo siciliano prevede in posizione nale solo a, i, u), la i al posto della e toscana in posizione tonica in placiri. La forma in amo, per, non una forma siciliana (sarebbe amu). Alcuni versi di Giacomo da Lentini, cos come si presentano nel codice Vaticano Latino 3793, nella versione toscanizzata: Madonna, dire vi voglio come lAmore m preso, inver lo grande orgoglio che voi, bella, mostrate, e non maita. Oi lasso, lo me core ch n tanta pena miso, che vede che si more per non amare, e tenolosi in vita. Preso/miso una rima imperfetta. Il copista ha corretto loriginale priso in preso, ma non ha sostituito miso con messo, perch troppo distante dal modello e meso non esisteva in toscano. La rima siciliana rimase a lungo nel linguaggio letterario, no alla met del 1900. A parte Barbieri abbiamo pochi altri testimoni della lingua siciliana originale: un distico scritto ai margini di un registro di cancelleria angioina tra il 1200 e il 1300; un frammento zurighese, scritto tra il 1234 e il 1235 da un ignoto amanuense, mostra su un documento giuridico emanato da Enrico VII, primogenito di Federico II, le prime quattro stanze della canzone Resplendiente di Giacomino Pugliese. Il frammento zurighese, per, lascia trasparire una patina settentrionale anche se mostra qua e l i tratti siciliani per la presenza di rime come albur/amur, lu articolo e pronome, eu per io, meu per mio. Con la morte di Federico II nel 1250 venne meno la poesia siciliana e a sua eredit pass in Toscana e a Bologna, con i poeti siculo-toscani e gli stilnovisti. Molto importante fu la poesia religiosa: nel Cantico di frate sole, databile attorno al 1223-1224, di S.Francesco emergono chiari elementi umbri. La traduzione della laudi religiose ebbe un grande sviluppo nel 1220 e nei secoli a venire, quando i testi laudistici vennero trascritti in appositi quaderni e utilizzati dalle confraternite come preghiere cantate. La poesia laudistica di origine umbra, ma in questo modo i testi si diffondevano. In gran parte erano testi anonimi. In Italia or nel 1200 una letteratura moraleggiante in volgare. Tra gli autori di questa poetica di carattere educativo e religioso, vanno ricordati: Girardo Patecchio, Uguccione da Lodi, Giacomino da Verona, Bonvesin de la Riva. La lingua di questi scrittori fortemente settentrionale, non essendo ancora presente limitazione dei modelli letterari toscani. Larea toscana in cui si ebbe la notevole espansione delluso scritto del volgare quella occidentale tra Pisa e Lucca. In questarea si sviluppo la poesia siculo-toscana con Tiberio Galiziani, Pucciandone Martelli, Bonagiunta, Inghilfredi, Guittone. Firenze si afferm solo nella seconda met del secolo, tra il 1260 e il 1280, con Chiaro Davanzati, Monte Andrea, Neri de Visdomini, Rustico Filippi. In tutti i poeti toscani del 1200 troviamo gallicismi e sicilianismi. Tra i sicilianismi notiamo le -i nali anzich le -e in sostantivi singolari, come calori e valori, e nella terza persona singolare del presente, come ardi per arde, i condizionali in -a, gli imperfetti in -ia, i futuri in -aio, i participi passati analogici in -uto, I e U toniche dove il orentino ha E e O toniche chiuse. Alcuni sicilianismi dei poeti siculo-toscani passarono agli stilnovisti. Permangono in Guinizzelli: i gallicismi come riviera per ume, rempaira per ritorna, fer esmire per specchiarsi, giano per giallo; i provenzalismi come sclarisce, enveggia per invidia, i sostantivi in -anza; i sicilianismi come saccio per so, aggio per ho, have per ha, miso per messo, feruto per ferito, sorpriso per sorpreso. Nella lingua di Guinizzelli rientrano anche alcune forme bolognesi: saver per saper, donqua per dunque, c per capo. In Cavalcanti ritroviamo: sufssi in -anza, meridionalismi di origine siciliana, le rime siciliane del tipo noi/altrui, i consueti provenzalismi. Con la Vita Nova, Dante divenne il padre della prosa in volgare. Le idee di Dante sul volgare sono espresse nel Convivio e nel De Vulgari Eloquentia, ma con esiti diversi. Nel Convivio il volgare viene celebrato come sole nuovo destinato a splendere al posto del latino per un pubblico che non in grado di comprendere la lingua dei classici: il giudizio nasce da una profonda ducia nei confronti del volgare in quanto permette una divulgazione pi larga e efcace. Nel Convivio il latino ritenuto superiore in quanto utilizzato nellarte. Nel De Vulgari Eloquentia la superiorit del volgare viene riconosciuta in nome della sua naturalezza, ma la letterariet della lingua latina diventa uno stimolo per la regolarizzazione del volgare. Il De Vulgari Eloquentia il primo trattato sulla lingua e sulla poesia volgare, ma nonostante ci venne riportato alla luce sono nel 500 da Trissino, uno dei protagonisti del dibattito sulla lingua. Dante stabilisce che il linguaggio diversica luomo dagli animali bruti, posti pi in basso, e dagli angeli, posti al di sopra. Lorigine delle lingue vive viene ripercorsa attraverso il racconto biblico della Torre di Babele. La grammatica delle lingue letterarie una creazione articiale dei dotti per frenare il continuo divenire delle lingue vive. Il volgare per farsi letterario deve stabilizzarsi. Tutte le parlate volgari sono indegne per essere una lingua comune letteraria. Condanna tutte le lingua, toscano e orentino compreso, ma migliori risultano il siciliano e il bolognese nella loro forma pi alta, ovvero nelluso della scuola siciliana e di Guinizzelli. Dante sta cercando una lingua ideale, illustre, priva di tratti locali e popolari, selezionata e formalizzata a un livello alto. La nobilitazione del volgare deve avvenire attraverso la letteratura. Confrontata con lo sviluppo della poesia, la prosa duecentesca appare in ritardo. In questepoca il latino detiene ancora il primato assoluto nella prosa, anche se a volte si tratta di un latino che assume forme domestiche, in cui aforano tracce di un espressivo parlato in volgare. Il volgare necessariamente inuenzato dal latino, come lo dimostrano i volgarizzamenti, un genere costituito da traduzioni, rifacimenti e imitazioni di testi classici. Il volgarizzamento non equivale alla traduzione modernamente intesa, ma nel trasporre in volgare un testo latino o francese. Si tratta di una scrittura sperimentale. La prosa italiana nasce nutrita dal latino. Minore risulta linuenza del francese, anche se non mancano scrittore italiani che scrivono in questa lingua: Rustichello da Pisa Milione, Martino da Canal Les estoires de Venise, Brunetto Latini Tresor. Linuenza del francese sullitaliano si pu vericare dal gran numero di prestiti lessicali. Vi sono testi in prosa volgare dallaspetto fortemente settentrionale: Guido Faba Gemma purpurea (trattato di retorica con alcune formule in volgare) e Parlamenta et epistole (modelli di prosa epistolare e di oratoria). I Parlamenta contengono modelli di oratoria e di lettere in lingua bolognese illustre, fortemente esposta al latino. Non esiste una prosa-modello. Composizione del mondo 1282 di Frate Ristoro: lunico libro di scienza dellepoca che tenti la via del volgare. In questo testo vi sono diversi tecnicismi utilizzati poi nella Divina Commedia, come zodiaco, epiciclio, equatore,... Le scritture mercantili sono importanti per la documentazione del orentino antico. RIMBALDO DI VAQUEIRAS: Era un provenzale, ma soggiorn alla corte piemontese. Contrasto: Domna tant vos ai preiada/ si un plaz qamar me voillaz/ qeu sui vosterendomenjaz/ car es pros et enseignada/ e toz bos prez autreiaz/ per qe m plai vostramistaz/ car es Car es en toz faiz cortesa,/ ses mos cors en vos fermaz/ plus qen nulla Genoesa,/ per qer merces si mamaz;/ e pois serai meilz pagaz/ qe sera miaill ciutaz,/ ab laver qes ajostaz,/ dels Genoes.// Jujar, voi no sei corteso/ qe me chaidejai de zo,/ qe negota no far./Ance fossi voi apeso!/ Vostramia non ser./ Certo, ja ve scaner,/ Provenzal malaurao!/ Tal enojo ve dir:/ sozo, mozo, escalvao!/ Ni ja voi non amer,/ qeu chu bello mar / qe voi no sei, ben lo so./ andai via frar eu temp/ meiuller. Signora, tanto vi ho pregata, di grazia, di volermi amare, che sono il vostro servo, perch siete valente e saggia e confermate tutti i buoni pregi; perci mi piace la vostra amicizia. Giacch siete in tutto cortese, il mio cuore si ssato in voi pi che qualsiasi altra genovese; sar una grazia se mi amate; allora sar pi rimeritato che non fosse mia la citt dei Genovesi, con tutto lavere che vi ammassato. / Giullare, non siete cortese a importunarmi cos: non far proprio niente. Piuttosto foste impiccato! Non sar vostra amica, anzi vi scanner, sciagurato provenzale! Cos vi insulter: sozzo, pazzo, rapato! Mai vi amer, perch ho un marito pi bello di voi, ben lo so. Andate via, fratello, ho tempo pi avventurato. Questo componimento un contrasto bilingue scritto prima del 1194. Lidioma viene messo in bocca a un personaggio femminile che, nella nzione poetica, resiste spavaldamente ai tentativi di corteggiamento di un giullare provenzale. La donna connotata come una popolana e respinge il corteggiamento con un linguaggio violento, ricco di toni quotidiani e proverbiali. Lui parla in provenzale e lei in genovese, ma un genovese ricco di provenzalismi e di italianismi. Eras quan vey verdeyar: Io son quel que ben non aio/ ni jamai non laver,/ ni per april ni per maio/ si per ma donna non l;/ certo que en so lengaio (suo linguaggio)/ sa gran betu dir non so,/ hu (pi) fresca qe or de glaio (giaggiolo),/ per qe no men partir. Si tratta di un discorso plurilingue e dovrebbe essere anteriore al 1202. La prima strofa in provenzale, la seconda in francese, la terza in guascone e la quarta in galego-portoghese, una quinta riprende tutte queste lingue e la sesta in genovese. BEUTA: non ha riscontro con forme italiane, ma somiglia al francese beaut SA: possessivo sua che ricorda il francese e il dialetto piemontese LENGAIO: tipicamente non orentino LENGUA: lingua in dialetto settentrionale LE PRIME RACCOLTE POETICHE E IL PROBLEMA DELLA LINGUA DEI SICILIANI: La maggior parte della poesia volgare del XIII secolo ci tramandata da tre codici: - Canzoniere Vaticano latino 3793: il pi importante e ci tramanda un gran numero di testi. un codino orentino scritto da due copisti non professionisti, di cui non conosciamo il nome. Ordina i testi per forma metrica. - Laurenziano Rediano 9: contiene soprattutto opere di Guittone dArezzo. Ordina i testi per forma metrica. - Palatino 418, ora Banco Rari 217: di provenienza pistoiese. Contiene un gran numero di opere di Guittone e di opere della scuola siciliana. GUIDO FABA: Scrisse le proprie opere in latino, frutto del suo insegnamento di retorica a Bologna, ma accanto a esse ne produsse altre in volgare a cui applic le tecniche della retorica. La Gemma purpurea un trattato di retorica con alcune formule in volgare. Quando eo vego la vostra spendiente persona, per grande alegrana me pare cheo scia in paradiso; s me prende lo vostro amore, donna enore, sovra onne bella. Quando io vedo la vostra persona, per la grande allegrezza mi pare che io sia in paradiso; o donna gentile, pi bella di tutte. Il tema lamore e le parole ricordano la poesia cortese. La lingua utilizzata, bench caratterizzata da forti settentrionalismi e elementi dialettali, volgare illustre nutrito di latinismi. Altra opera di Faba in cui entra il volgare sono i Parlamenta et epistole, modelli di discorsi e di lettere. Si tratta di discorsi realistici e adattati alla vita pratica, ma in alcuni casi anche di giochi retorici, come ad esempio il contrasto tra la Quaresima e il Carnevale. DE FILIO AD PATREM PRO PECUNIA Andato sono al prato de la phylosophya bello 1 , delectevele e glorioso, e volsi 2 cogliere ore 3 de diversi colori, a ch'eo 4 fecesse una corona de merevegliosa bellea, la quale resplendesse in lo meo capo, et in la nostra terra a li amisi e parenti reddesse odore gratioso 5 . Ma lo guardiano del ardino contradisse 6 , s'eo no li facessi doni placeveli et onesti 7 . Unde in per quello che no v' che despendere 8 , si la vostra liberalit vole che vegna a cotanto onore, vogliatime mandare pecunia in presente 9 , sc 10 che in lo ardino in lo quale sono intrato, possa stare e cogliere fructo pretioso. Il glio al padre per avere denari Sono andato al prato della losoa, piacevole e apportatore di fama, e ho voluto cogliere ori di diversi colori, acci che io facessi una corona di meravigliosa bellezza con tutto questo sapere, la quale risplendesse sul mio capo e nel nostro paese facesse una bella impressione su parenti e amici. Ma il guardiano del giardino si mise contro, se non gli facessi doni piacevoli e onorevoli. Quindi poich non ho di che spendere, se la vostra liberalit vuole che io raggiunga tale onore, vogliatemi mandare denaro subito, cos che io possa stare nel giardino in cui sono entrato e cogliere il frutto prezioso. Si tratta di una richiesta di denaro rivolta al padre da un glio andato a studiare losoa a Bologna. una lettera ttizia: lo scrittore offre un modello elegante per chiedere soldi. una lingua illustre non popolare. la prima prosa italiana. FLORE: ori, si spiega con la scarsa percezione dei settentrionali per le vocali nali atone VOLE: forma non dittongata di vuole AMISI, VEGNA: settentrionalismi SCI: s, non un settentrionalismo DELECTEVELE, FRUCTO, GRATIOSO, PHYLOSOPHYA, HONESTI, HONORE: latinismi NOVELLINO: molto importante per la prosa dellitaliano antico in quanto primo esempio di testo narrativo con intento darte. Il genere la novella. Il testo anonimo e presenta un problema lologico: la vulgata non legata ai codici pi antichi che ci hanno trasmesso la raccolta di novelle, ma alla stampa cinquecentesca. Il titolo risale al 1525: fu usato sa Giovanni della Casa in una lettera al curatore della prima stampa. Nei manoscritti il titolo era Libro di novelle et di bel parlare gientile o Cento novelle. Proemio: Questo libro tratta d' alquanti ori di parlare, di belle cortesie e di be' risposi e di belle valentie e doni, secondo che per lo tempo passato hanno fatti molti valenti uomini. Novella I: Quando lo Nostro Signore Ges Cristo parlava umanamente con noi, infra l' altre sue parole, ne disse che dell' abondanza del cuore parla la lingua. Voi ch'avete i cuori gentili e nobili infra li altri, acconciate le vostre menti e le vostre parole nel piacere di Dio, parlando, onorando e temendo e laudando quel Signore nostro che n' am prima che elli ne criasse, e prima che noi medesimi ce amassimo. E se in alcuna parte, non dispiacendo a lui, si pu parlare, per rallegrare il corpo e sovenire e sostentare, facciasi con pi onestade e con pi cortesia che fare si puote. Et acci che li nobili e ' gentili sono nel parlare e ne l'opere molte volte quasi com' uno specchio appo i minori, acci che il loro parlare pi gradito, per ch' esce di pi dilicato stormento, facciamo qui memoria d'alquanti ori di parlare, di belle cortesie e di belli risposi e di belle valentie, di belli donari e di belli amori, secondo che per lo tempo passato hanno fatto gi molti. E chi avr cuore nobile et intelligenzia sottile, s li potr simigliare per lo tempo che verr per innanzi, et argomentare e dire e raccontare in quelle parti dove avranno luogo, a prode et a piacere di coloro che non sanno e disiderano di sapere. E se i ori che proporremo fossero mischiati intra molte altre parole, non vi dispiaccia: ch 'l nero ornamento dell' oro, e per un frutto nobile e dilicato piace talora tutto un orto, e per pochi belli ori tutto un giardino. Non gravi a' leggitori: che sono stati molti, che sono vivuti grande lunghezza di tempo, e in vita loro hanno appena tratto uno bel parlare, od alcuna cosa da mettere in conto fra i buoni. Ricorrono molti termini toscani: ACCONCIARE, SOVENIRE, SOSTENTARE, APPO, ACCIO CHE, PERO CHE, DONARI, SIMIGLIARE, A PRODE. STROMENTO: strumento, esito regolare in o di " pretonica Novella 35: Maestro Taddeo, leggendo a' suoi scolari in medicina, trov che, chi continuo mangiasse nove d di petronciani, che diverrebbe matto. E provavalo secondo sica.. Un suo scolaro, udendo quel capitolo, propuosesi di volerlo provare: prese a mangiare de' petronciani, et in capo de' nove d venne dinanzi al maestro e disse: "Maestro, il cotale capitolo che leggeste non vero, per ch' io l' hoe provato, e non sono matto." E pure alzasi e mostrolli il culo. "Iscrivete" disse il maestro "che provato ; e facciasene nuova chiosa." PETRONCIANO: toscanismo per melanzana PROPOSUESI: forma dittongata con pronome enclitico HOE: ho IL TRECENTO La Divina Commedia scritta in una lingua diversa da quella teorizzata nel De Vulgari Eloquentia e il suo stile utilizza risorse ben pi vaste di quelle proprie della poesia stilnovista. La ricchezza tematica e letteraria maggiore di tutto quanto era stato no ad allora prodotto. Favor la promozione del volgare, dimostrando che la lingua aveva potenzialit illimitate. E unopera terminata in esilio e si collega linguisticamente anche a tutta lItalia settentrionale, che ospit il poeta per gran parte del lavoro. Con la Commedia il toscano cominci la sua espansione: fu un processo irreversibile anche grazie a Petrarca e Boccaccio. Possiamo affermare che il orentino avesse particolari potenzialit perch lingua pi vicina al latino e perch Firenze aveva una societ opulenta e vivacissima, ma se non fosse stato per le Tre Corone il suo destino sarebbe stato diverso. Migliorini ha denito Dante padre del nostro idioma nazionale. Tullio De Mauro ha osservato che quando Dante cominci a scrivere la Commedia il vocabolario fondamentale dellitaliano si era formato al 60%, alla ne del 1300 invece al 90%: increment il patrimonio linguistico dellitaliano. I latinismi della Commedia hanno provenienza diversa: la letteratura classica, le Sacre Scritture, la losoa tomistica e la scienza medievale. Il 6 canto del Paradiso colmo di latinismi: CIRRO NEGLETTO per capigliatura arruffata, LABI un verbo proveniente da Virgilio, Orazio e Ovidio, TOLLE per lo prende su di s, CUBA per giacere, BAIULO per portatore dellaquila imperiale, COLUBRO per serpente, SUBITANA per improvvisa, LITO LUBRO per Mar Rosso; EMISPERIO, DILIBRA, TETRAGONO,... sono latinismi scientici. La Commedia si caratterizza per la disponibilit ad accogliere elementi di origine disparata. Vi variet di tono in quanto le situazioni vanno dal profondo Inferno alla visione di Dio. Dante viene denito plurilinguista, ma nonostante ci la Commedia sostanzialemente orentina. Si sente abbastanza libero di evitare forme morfologiche del orentino del suo tempo, quando ragioni di gusto personale glielo dettino. Alterna termini come serocchia con sorella e suora; forme dittongate e non come core/cuore, foco/fuoco, ma troviamo solo buono e non bono. E presente: I o E in protonia virt/vert; A in protonia danari/denari, giovanetto/ giovinetto; condizionale in -ia/-ei. Il polimorsmo di Dante si traspose nella lingua italiana. La caratteristica dominante del linguaggio di Petrarca , invece, la selettivit: esclude molte parole inadatte al genere lirico. Le sue opere in volgare sono decisamente meno di quelle in latino. Il Canzoniere rappresenta una sorta di elegante divertimento dello scrittore (possediamo un autografo). Il volgare per lui la lingua di un rafnato gioco poetico. La lingua naturale delluomo colto il latino. Sono in latino le postille apposte dallo stesso Petrarca al codice che si suole indicare come gli Abbozzi, il Vaticano Latino 3196. Sul piano della sintassi fa largo uso di una dispositio che muta lordine regolare delle parole, anticipando il determinante rispetto al determinato o anticipando linnitiva dipendente rispetto alla principale: la collocazione delle parole si sottrae alla banalit del quotidiano. Ricorrono chiasmi, antitesi, enjambements, anafore, allitterazioni e si trovano binomi di aggettivi spesso di signicato analogo. Scrive, come era normale al suo tempo, uniti: sualuce, almio, delbel, laprima, belliocchi. Lapostrofo fu introdotta allinizio del 1500. Il sistema dei segni di interpunzione si riduce al minimo. Sono presenti molti latinismi graci: h etimologiche in huomo, humano, honore; x di excellentia, extremi, dextro; il nesso - tj- di gratia, letitia, pretioso, abbreviazioni di nasali e per. A differenza della poesia, la prosa del 1300 non era ancora stabilizzata in una tradizione salda. Non mancavano esempi a cui ispirarsi, ma il Convivio e la Vita Nova nacquero in funzione della poesia. Un buon modello per la prosa era il Novellino. Il salto di qualit si ebbe con il Decameron. Nel Decameron ricorrono varie situazioni narrative in contesti sociali diversi. Tutte le classi si muovono sulla scena. Nella sua ricerca di realismo Boccaccio non ha rinunciato a una caratterizzazione anche linguistica che sapesse cogliere queste differenze. Ader al modulo del parlato, ma lo stile boccacciano caratterizzato dalla complessa ipotassi. E uno stile magniloquente in cui le subordinate si accumulano in gran numero. La struttura resa ancora pi complessa dalle inversioni latineggianti e dalle posposizioni dei verbi. La sintassi complessa. Furono imitati i nessi largamente usati per regolare il funzionamento e la successione del periodo (adunque, allora, appresso, come che, avvenne che, ....), luso del relativo a inizio periodo (al quale, a cui...dissi,...) in funzione di raccordo immediato, gli artici ritmico-musicali come gli omoteleuti (una o pi parole, poste simmetricamente, terminano nello stesso modo o similmente), parallelismi sintattici, simmetrie del periodo, allitterazioni, gure retoriche. La prosa orentina di livello medio-alto. Nel suo manoscritto possiamo notare: latinismi graci come le x, il nesso ct, la forma advenuto per avvenuto, h etimologiche, abbreviazioni delle nasali e di per. Il sistema di interpunzioni pi ricco. Boccaccio anche autore di uno dei pi antichi testi in volgare napoletano: unepistola nota come Epistola napoletana databile attorno al 1339. Si tratta di uno dei primi esempi di quella che, con denizione moderna, si potrebbe chiamare letteratura dialettale riessa, cio letteratura dialettale cosciente di essere tale, volontariamente distinta dal codice della lingua letteraria. Si tratta di uno scritto in tono scherzoso, in cui lautore si cimenta in un divertimento occasionale, rivolgendosi allamico orentino Francesco de Bardi. Autori famosi furono anche: Domenico Cavalca, Iacopo Passavanti, Giovanni Villani, Dino Compagni. I volgarizzamenti continuarono nel 1300, in forme che si avvicinarono in certi casi a veri rifacimenti del testo originale. Tra i volgarizzamenti possiamo citare Le vite dei santi padri di Domenico Cavalca. I Fioretti di S.Francesco sono un volgarizzamento. Vita di Cola di Rienzo, contenuta nella Cronica risalente al 1360 e attribuita a Bartolomeo di Iacovo da Valmontone, mostra il romanesco nei suoi tratti meridionali, prima della sua toscanizzazione nel 500. La prosa, molto pi della poesia, manteneva limpronta geograca. DIVINA COMMEDIA: Innalz il volgare a un livello di arte sublime e sanc la piena maturit del volgare. Non esiste loriginale della Commedia. Lapparato della Commedia mostra la variet di esiti, risultato della trasmissione del testo: troviamo forme che sicuramente non sono toscane, ma si palesano come settentrionalismi presenti in alcuni codici. Per esempio nelle prime tre terzine del primo canto abbiamo diverse versioni: - MEGGIO: mezzo, settentrionalismo - DRICTA, DRITA, DIRITTA - PUOCHO: poco, settentrionalismo DE VULGARI ELOQUENTIA: Lopera il latino, ma vi sono molte inserzioni in volgare. Sono molte le parole o le locuzioni in latino classico utilizzate con unaccezione diversa. MEDIASTINUS: da MEDIASTINIS CIVIBUS, in mezzo alla citt SUE FORME, AVARITIE: grae medievali ET QUIA REGALE....VOCETUR: sintassi tipica del volgare RACHA: forma di imprecazione ebraica CANZONIERE: La lirica di Petrarca rimase per lunghi anni un modello. Il codice Vaticano Latino 3196 il codice degli abbozzi di pugno di Petrarca. O dardente vertute ornata et calda alma gentil chui tante carte vergo; o sol gi donestate intero albergo, torre in alto valor fondata et salda; o amma, o rose sparse in dolce falda di viva neve, in chio mi specchio e tergo; o piacer onde lali al bel viso ergo, che luce sovra quanti il sol ne scalda: del vostro nome, se mie rime intese fossin s lunge, avrei pien Tyle et Battro, la Tana e l Nilo, Athlante, Olimpo et Calpe. Poi che portar nol posso in tutte et quattro parti del mondo, udrallo il bel paese chAppennin parte, e l mar circonda et lAlpe. O anima nobile ornata e calda di ardente virt in onore della quale io riempio di scrittura tanti fogli; o al presente unico rifugio intatto di esemplare virt, salda come una torre e fondata sul suo alto valore; o amma degli occhi, o rose sparse in un dolce strato di neve via, nella quale amma io mi rispecchio e mi purico; o gioia, per ottenere la quale innalzo le ali del desiderio al bel viso, che risplende al di sopra di tutti gli altri al mondo scaldati dal sole: se i miei versi fossero capiti cos lontano, avrei riempito del vostro nome Tule, Battro, il Tanai e il Nilo, Atlante, Olimpo e Calpe. Poich non posso portare il vostro nome in tutte le quattro parti del mondo, lo udir il bel paese che diviso a met dallAppennino e circondato dalle Alpi e dal mare. DECAMERON: Vi una grande variet di registri: dialoghi, battute tipiche del parlato, conversazioni quotidiane, accanto a uno stile elevato e nobile. Le pagine di registro alto sono state considerate a lungo il modello della prosa italiana. CRONICA ROMANA: Risale al 1357-1358 e racconta gli avvenimenti accaduti tra il 1325 e il 1357. in antico romanesco. Si tratta di una delle scoperte extratoscane pi rilevanti. Documenta la lingua romana prima della toscanizzazione avvenuta con il sacco di Roma nel 1500. Ha un alto valore letterario. Cola de RIenzi fu de vasso lenaio. Lo patre fu tavernaro, abbe nome Rienzi. La matre abbe nome Matalena, la quale visse de lavare panni e acqua portare. Fu nato nello rione della Regola. Sio avitazio fu canto ume, fra li mulinari, nella strada che vao nella Regola, deretro Santo Tomao, sotto lo tempio deli Iudei. Fu de soa ioventutine nutricato de latte de eloquenzia, buono gramatico, megliore rettorico, autorista buono. Deg, come e quanto era veloce leitore! Moito usava Tito Livio, Seneca e Tulio e Valerio Massimo. Moito li delettava le magnicenzie de Iulio Cesari raccontare. Tutta die se speculava nelli intagli de marmo li quali iaccio intorno a Roma. Non era aitri che esso, che sapesse leiere li antiqui patafi. Tutte scritture antiche vulgarizzava. Queste gure de marmo iustamente interpretava. Deh, como spesso diceva: Dove soco questi buoni Romani? Dove ne loro summa iustizia? Poterame trovare in tiempo che questi fussino! RIENZI: dittongamento tipico dei dialetti meridionali (Renzo) SOA: non ha chiusura in iato propria del toscano VASSO: basso, una labiale sonora si spirantizza non solo in posizione intervocalica, come nel toscano FORME IN -ARO: tipiche extratoscane, in Toscana prevalgono le forme in -aio. IL QUATTROCENTO Nello scrivere in latino Petrarca si ispirava a Cicerone, Livio, Seneca, Virgilio e Orazio, misurando consapevolmente la differenza tra quei modelli e il latino medievale concorrente ai suoi tempi. Avvi un processo determinante per la lingua: il confronto con il latino degli autori canonici orient verso limitazione dei grandi modelli letterari. La svolta umanistica, che cominci con Petrarca ebbe come conseguenza la crisi del volgare: non arrest luso del volgare stesso, l dove era divenuto comune, ma semplicemente lo scredit agli occhi della maggior parte dei dotti, mentre nelluso pratico continuava a farsi strada. Vi furono umanisti della prima generazione che non utilizzarono mai il volgare, come Colluccio Salutati. Dirigendo per diversi anni la cancelleria orentina ebbe modo di inuire, diffondendo il suo stile latino elaborato sulla base dei modelli ciceroniani. Il latino era preferito in quanto lingua pi nobile, lunica in grado di garantire immortalit letteraria. Luso del volgare, secondo questi dotti, risultava accettabile solo nelle scritture pratiche e daffari, ma mai nellarte. Gli umanisti, nei loro studi, si interessarono soprattutto alla situazione linguistica al tempo della Roma antica e ci sollevo il problema dellorigine dellitaliano. Due erano le ipotesi: una dio Flavio Biondo e una di Leonardo Bruni. Biondo sosteneva che al tempo di Roma antica si parlasse una sola lingua, il latino, e che questa lingua si era corrotta con la venuta dei barbari. Da questa corruzione era nato litaliano, che risultava frutto di una mistura tra il latino e il barbaro. Attribu la corruzione non tanto ai goti che si erano impadroniti di Roma dopo la caduta dellImpero, quanto ai longobardi, considerati pi rozzi e quindi privi di rispetto per il latino. La lingua italiana risultava quindi nata con un marchio negativo. Leonardo Bruni era convinto che nella Roma antica non si parlasse un latino omogeneo, ma che ci fossero due diversi livelli di lingua: uno alto letterario e uno basso popolare. Da questultimo si sarebbe sviluppato litaliano. La calata dei barbari non era stata decisiva per la formazione per la formazione del volgare: litaliano nato da unevoluzione, per una spinta interna. La scelta pi accreditata nel Rinascimento fu quella di Biondo. Fu ripresa nelle Prose della volgar lingua di Bembo nel 1525. Lo sviluppo del volgare rallent, ma si ebbe un cambio di rotta quando Leon Battista Alberti manifest la prima ducia nellitaliano, ritenuta lingua matura per affrontare argomenti seri e importanti. Elabor un programma di promozione dellitaliano, iniziando il movimento denibile con il termine Umanesimo volgare. Era convinto che si dovesse imitare i latini prima di tutto perch avevano scritto in una lingua universalmente compresa e di uso generale. Come il latino classico, anche il volgare aveva il merito di essere lingua di tutti, ma occorreva mirare a una promozione alta, da afdare ai dotti. Il latino indicava la strada da percorrere. Realizz la prima grammatica della lingua italiana, scritta attorno al 1440. La Grammatica della lingua toscana tramandata da un unico codice conservata nella Biblioteca Vaticana: viene chiamata anche grammatichetta vaticana per la sua mole ridotta. Si rif alle categorie latine perch vuole dimostrare che anche il volgare ha una struttura grammaticale ordinata. Si bas sul toscano del suo tempo. Nel 1441 organizz il Certame coronario, una gara poetica in cui i concorrenti dovevano presentare componimenti poetici in volgare sul tema dellamicizia. Con Lorenzo il Magnico si ebbe una forte promozione della lingua toscana. Protagonisti di questa svolta in favore del toscano furono lo stesso Lorenzo, Cristoforo Landino (maestro di Lorenzo) e Angelo Polizano (suo segretario privato). Landino neg la naturale inferiorit del volgare rispetto al latino e invit i concittadini di Firenze a darsi da fare perch la citt ottenesse il principato della lingua. Lo sviluppo della lingua si legava ora a una concezione patriottica, intendendo la lingua toscana come patrimonio e potenzialit dello Stato mediceo. Con il suo volgarizzamento di Naturalis Historia di Plino dimostr che il volgare era ormai abbastanza maturo per per trattare ogni argomento. A parer suo la lingua toscana doveva ancora arricchirsi con lapporto della lingua latina e di quella greca, per questo motivo le traduzioni delle lingue classiche al volgare erano un importante esercizio. Nel 1477 Lorenzo invi a Federico, futuro erede al trono di Napoli, la Silloge aragonese o Raccolta aragonese. Contiene tutta la tradizione poetica volgare, dai predanteschi e lo Stilnovo allo stesso Lorenzo. Questa raccolta fu accompagnata da una lettera, attribuita a Poliziano, in cui si elogia la lingua e la letteratura toscana. Alla corte di Lorenzo i letterati si cimentarono anche nello stile comico, realistico e popolare. Lorenzo si ciment nel genere rusticale: Nencia da Barberino. Poliziano ricorse allelemento comico e alla battuta grassa nei Detti piacevoli. Nellambiente mediceo il genere popolare del cantare cavalleresco venne trasposto su un piano colto. Si trattava di una forma poetica in ottave che veniva portata nelle piazze dai canterini per dilettare un pubblico medio-basso. Appartiene a questo genere il Morgante di Pulci, composto tra il 1461-1481. La lingua si caratterizza per il ricco lessico realistico, la fraseologia idiomatica, i giochi di parole e i neologismi lessicali. I versi delle Stanze per la giostra di Poliziano sono costruiti attraverso un intarsio di tessere lessicali, desunte dalle pi varie fonti letterarie latine e volgari. La prosa ebbe meno uniformit della poesia, anche il relazione alla maggior variet di impiego: si estendeva a settori pratici, alle scritture private, cancelleresche, tecniche. Nei testi pratici, privi di intenti artistici, la compresenza tra latino e volgare era frequente. In tutti i tipi di testi del 400 si riscontrano molti latinismi graci e lessicali e frequenti sono gli inserti lessicali. Nel 1400 gli scritti tendono al conguaglio, cio alleliminazione dei tratti pi vistosamente locali, a differenza dei secoli precedenti in cui erano molto differenziati geogracamente. Evolvono verso forme di koin, termine tecnico con cui si indica una lingua comune superdialettale. La koin del 1400 una lingua scritta che mira alleliminazione dei tratti locali, accogliendo latinismi e appoggiandosi al toscano. Nella cultura e negli ufci amministrativi della corte, cio nelle cancellerie, aumentano le manifestazioni scritte in volgare. Luso delle cancellerie era inuenzato dai gusti linguistici e letterati della corte signorile, di cui segretari e cancellieri facevano parte. La mobilit dei cortigiani, spesso non ssi nella stessa corte, favoriva lincontro e lo scambio con interlocutori di altre regioni, promuovendo il livellamento della lingua di koin. Lo scarto tra scrittura pratica e letteraria rimaneva ben marcato. La letteratura religiosa contribu alla circolazione di modelli linguistici toscani e centrali. Nel 1400 troviamo raccolte di laude in uso presso molte comunit settentrionali. Le sacre rappresentazioni erano messe in scena per un pubblico popolare e quindi erano unaltra occasione in cui, come nel caso della laudi, gli incolti dialettofoni potevano incontrare una lingua pi nobile e toscanizzata. Anche la predicazione si rivolgeva al popolo e quindi necessitava del volgare. Espressioni e frasi in latino si trovano a convivere con una robusta dialettalit. Il fatto che i predicatori si muovessero da un luogo allaltro e facessero esperienza di un pubblico sempre diverso, li spingeva a raggiungere il possesso di un volgare che fosse in grado di comunicare al di l dei conni di una singola regione. Con la stampa a caratteri mobili diminu il prezzo dei libri e aumentarono la tiratura e la divulgazione. Linnovazione della stampa, di Gutenberg, inuenz levoluzione della lingua. Produsse una regolarizzazione sempre maggiore della scrittura. Leditoria del Rinascimento favor la diffusione della teoria bembiana e realizz una maggiore omogeneit linguistica dei testi, sottraendoli alle oscillazioni tipiche della koin del 1400. I primi tipogra in Italia furono tedeschi, ma ben prest larte tipograca venne appresa da artigiani nostrani e si concentr a Venezia. Altre citt con una vivace editoria furono Roma, Milano, Bologna, Firenze. La tipograa nacque matura e prese come modello il manoscritto e lo imit nella forma. In seguito si distacc dal modello del manoscritto e introdusse elementi che prima non esistevano: il frontespizio contenente il titolo, il nome dellautore, la marca tipograca delleditore, lindicazione della citt e lanno di stampa. I libri stampati in volgare furono per tutto il 400 in minoranza. Il primo libro volgare italiano un testo popolare devoto: Fioretti di S.Francesco, pubblicato a Roma nel 1469. Ora si deve tener presente di un libro di preghiere mutilo, il cosiddetto Parsons fragment che potrebbe risalire al 1462. Si chiama incunabolo il libro quattrocentesco appartenente al primo periodo dellarte tipograca appena nata. La prima edizione stampa di un testo viene detta princeps. Gli esperimenti di mistilinguismo tra latino e volgare sono frequenti. Esistono due forme di contaminazione colta tra volgare e latino. Con il termine macaronico si designa un linguaggio, e un genere poetico, comico nato come divertimento nellambiente universitario padovano, alla ne del 1400. Tale linguaggio caratterizzato dalla latinizzazione parodica di parole del volgare, oppure dalla deformazione dialettale di parole latine, con forte tensione espressionistica tra le due componenti poste a coesistere, anzi a quasi a cozzare violentemente tra di loro. La componente dialettale usata soprattutto per il materiale lessicale; quella latina fornisce soprattutto la struttura grammaticale e metrica. Il metro dei poemi macaronici lesametro virgiliano. Questa tecnica consiste nellabbassamento del tono. Liniziatore del genere macaronico fu Ti Odasi, ma livelli artistici pi alti furono raggiunti da Teolo Folengo con Baldus. A differenza del macaronico il polilesco, detto anche pedantesco, non ha alcun intento comico. Uninteressante prova di questo linguaggio si ha nellHypnerotomachia Poliphili: un romanzo anonimo, ma attribuito ad domenicano veneziano Francesco Colonna. Si tratta di unopera scritta in un volgare che sopporta unestrema dose di latinizzazione possibile. Lo svolgersi della trama rallentato da lunghe e frequenti descrizioni. Il volgare che viene combinato con il latino il toscano letterario, boccaccesco, con una patina di settentrionale illustre. Il latino usato si ispira a modelli diversi da quelli della latinit aurea, rifacendosi a Apuleio e Plinio. A Milano lapertura verso la letteratura toscana era stata sensibile. Filippo Maria Visconti era grande lettore e cultore della letteratura e della lingua delle Tre Corone. Nella seconda met del secolo, anche nella cerchia di Ludovico il Moro era vivo il culto per gli antichi scrittori cristiani, presi a modello dai rimatori di corte. A Ferrara Mattia Maria Boiardo scelse limitazione petrarchesca negli Amorum libri, dove la toscanizzazione molto forte. Boiardo assimil librescamente il toscano, senza percepirlo come lingua viva e nei suoi sviluppi diacronici. Frequenti sono i latinismi che si riettono anche sul vocalismo tonico: I e U al posto di E e O (simplice, rma, summo). Le forme NUI e VUI sono frutto di una coincidenza tra lesito settentrionale metafonetico e la tradizione poetica di matrice siciliana. Un tratto toscano lanafonesi in lingua, vermiglio, anche se lesito locale presente in parole come: gionto per giunto, ponto per punto, longo per lungo. Nel consonantismo il settore delle scempie e delle geminate lunico in cui prevale lesito locale: numerosi sono gli scempiamenti in posizione di rima. DellOrlando Innamorato non possediamo loriginale e nemmeno le due edizione princeps del 1400. Le due pi antiche edizioni del poema che ci sono giunte sono del 1487 e del 1506 e ci sono arrivate in unica copia. Abbiamo anche un manoscritto posteriore al 1495. Le due stampe presentano un colorito dilettale, mentre il manoscritto maggiormente toscanizzato. Durante il periodo in cui si instaur a Napoli la corte della dinastia aragonese tra il 1422 e il 1502 or una poesia cortigiana che, prendendo a modello Petrarca, inizi gradualmente a avvicinarsi alla lingua letteraria toscana. In questi testi rimangono forti oscillazioni tra forme anafonetiche orentine e forme senza anafonesi, tra i possessivi TOA, SOA e i toscani TUA, SUA; persistono forme meridionali come iorno per giorno, iace per giace e gli articoli lo e lu. I maggiori rappresentanti sono Cariteo e Sannazzaro. Di particolare importanza lArcadia di Sannazzaro: la prima prosa darte composta fuori Toscana, in una lingua appresa ex novo e il primo esempio di revisione linguistica toscaneggiante. La prima edizione del 1484-86 e quella toscanizzata del 1504. GRAMMATICHETTA VATICANA DI LEON BATTISTA ALBERTI: la prima grammatica della lingua italiana. Si suppone sia stata compost tra il 1434 e il 1438. Appena fu scoperta la paternit era dubbia, ma ora fatto indiscusso che appartenga a Leon Battista Alberti. Prendendo spunto dalle dispute umanistiche sulla nascita e sulla dignit del volgare, voleva dimostrare che la lingua volgare, come il latino, era governata da regole. Il volgare descritto il orentino delluso vivo e questo differenzia la Grammatichetta dalle altre opere fondate invece sul linguaggio delle Tre Corone. Numerose sono le grae latine: nessi ct, pt, ti, h etimologiche, conservazione di u in parole come populi e masculino. Si registra loscillazione graca tra forma con consonante semplice e forma con consonante doppia in feminino e femminino. Talvolta larticolo viene omesso per inuenza del latino. Tratti propri del orentino sono: articolo el, desinenza -orno del perfetto (chiamorno), suo per loro. Tipicamente quattrocenteschi sono la desinenza in -o per la prima persona singolare dellimperfetto, hobbi per la seconda persona singolare del congiuntivo di avere e habbino per la terza plurale, dileguo di v nel futuro ar, arai,... Sempre rispettata lenclisi del pronome personale atono a inizio frase o dopo congiunzione. LETTERA DI FERDINANDO DARAGONA RE DI NAPOLI AL FIGLIO: un documento della lingua epistolare di tipo cortigiano e cancelleresco. Risale al 1432. Il re raccomanda a uno dei suoi gli di proseguire gli studi e di far avere al pi presto al celebre letterato Antonio da Bologna detto il Panormita il compenso per il suo lavoro da precettore. Il latino inuenza le scritture pubbliche e private, non solo per luso di latinismi, ma per veri e propri inserimenti della lingua antica nel testo volgare. Conservazione h etimologiche, nessi ct e ti, conservazione consonante x. Latinismi lessicali: intermictate (interrompiate), litere (letteratura), omnino (tutto). PER IPSO: il complemento di mezzo rappresentato da persona espresso da per QUANTUNQUA: aggettivo concordato al femminile con OCCUPATIONE e vale qualunque VE: pronome personale vi VUI: meridionalismo PORITE: forma del futuro potrete -AMO, -IMO di desideramo e volimo: tipiche dellItalia centro-meridionale PROVIDATE: latinismo di provideo HYPERNOTOMACHIA POLIPHILI: Et quivi, le valve doro reserate, inseme introrono. Ma io me affermai sopra il sancto et riverendo limine et cum vigilanti ochii, nelamantissimo obiecto immobilemente inxi respectante, vidi la monitrice iubente che la mia Polia vero, myropolia, se geniculasse sopra il sumptuoso pavimento et cum sincera devotione coricarse. Il quale pavimento era mirabile, tuto di gemme lapidoso, orbitamente composito cum subtile factione, cum multiplice et elegante innodatione politamente distincto, opera ossiculatamente tasselata, disposita in virente glie et ori et avicule et altri animali, secundo che opportuno era il grato colore delle pretiose petre, splendido illucente, cum perfecto coaequamento, dalle quale geminato rimonstrava quelli che erano intrati. Sopra questo dunque la mia audacula Polia, denudati religiosamente gli lactei genui, cum summa elegantia genuexe, pi belli che unque vedesse la Misericordia ad s dedicati. Per la quale cosa isteti sospesamente attento cum gli silenti labri et, per non volere gli sancti litamenti interrompere et le propitiatione contaminare et irrumpere le solemne prece et il mysterioso ministerio et le arale cerimonie perturbare, gli improbi sospiri da valido amore inammati debitamente incarcerai. Hora dinanti di una sancticata ara nella mediana dil sacrulo operosamente situata, di divina amma lucente, geniculata humilmente se stava. Qui richiuse le porte dorate entrarono insieme. Ma io mi fermai sulla sacra e venerabile soglia e guardando con occhi attenti ssi senza muoversi sullamatissimo oggetto vidi la profetessa ordinare che la mia Polia, fonte di ogni profumo si inginocchiasse sul sontuoso pavimento e con sincera devozione si chinasse. Il pavimento era meraviglioso tutto pieno di pietre preziose con decorazioni disposte circolarmente con tecnica rafnata caratterizzato da molteplici eleganti viluppi: un lavoro eseguito con precisione certosina usando piccolissimi pezzi dando forma a foglie verdeggianti ori uccellini e altri animali, secondo lopportunit della gradevolezza del colore delle pietre preziose. Splendido e lucente con perfetta levigatura la sua supercie rietteva limmagine di quelli che erano dentro. Sopra questo pavimento dunque la mia ardita Polia denudate rispettosamente le candide ginocchia con somma compostezza si inginocchi. Ginocchia cos belle non erano mai state viste da Misericordia piegarsi in segno di devozione. Per questo rimasi fermo immobile attento in silenzio. E per non volere interrompere i santi sacrici, guastare il rito propiziatorio, interrompere la solenne preghiera e il mistico ofcio, e disturbare la celebrazione rituale sullaltare, trattenni a dovere gli impudenti sospiri inammati da forte amore. Ora davanti al sacro altare posto esattamente al centro del sacello rilucente della amma divina se ne stava umilmente genuessa. Latinismi lessicali: valve (porte), limine (soglia), obiecto, respectante (da respicere, osservare), sumptuoso, subtile (sottile), iubere (ordinare), lactei genui (bianche ginocchia), unque (mai), isteti (stessi fermo). MYROPOLIA: coniato giocato con il nome di Polia da myrum, essenza profumata ARCADIA SANNAZARO: un romanzo pastorale misto di prose e versi. Dopo una prima stesura risalente al 1484-86 sottopose il suo testo a una revisione linguistica, adottando come modello il toscano petrarchesco per la poesia e il toscano boccacciano per la prosa, e lo stamp nel 1504. importante sottolineare come adotto questi modelli prima della teoria di Bembo. GALICIO (egloga 3 vv 53-81) In questo d giocondo Nacque lalma beltade, E le virtuti raquistaro albergo; Per questo il cieco mondo Conobbe castitade, La qual tantanni avea gittato a tergo; Per questo io scrivo e vergo I faggi in ogni bosco, Tal che ormai non pianta Che non chiami Amaranta, Quella chadolcir basta ogni mio tosco, Quella per cui sospiro, Per cui piango e madiro. Mentre per questi monti Andran le ere errando E gli altri pini aran pungenti goie, Mentre li vivi fonti Correran murmurando Ne lalto mar che con amor gli accoglie, Mentre fra speme e doglie Vivran gli amanti in terra, Sempre a noto il nome, Le mani, gli occhi e le chiome Di quella che mi fa s lunga guerra, Per cui questaspra amara Vita m dolce e cara. Per cortesia, canzon, tu pregherai Quel d fausto et ameno Che sia sempre sereno. Vi sono molti richiami classici. Lelenco di eventi comuni e naturali, DYNATA, come garanzia delleterno ricordo del nome di una persona si trova anche nelle Bucoliche. Una serie simile si ha anche in Petrarca. Galicio, innamorato di Amaranta, va scrivendo il nome di lei su tutti gli alberi come avviene nellOrlando furioso, dove Orlando impazzisce leggendo i nomi di Angelica e Medoro sui tronchi. Gli echi della poesia di Petrarca li troviamo in: cieco mondo, fa s lunga guerra, nellaccostamento dei verbi sospirare, piangere e adirarsi, nellossimoro aspra amara/ dole e cara, nelle dittologie scrivo e vergo/ fausto et ameno. Aulici e letterari sono: alma, ormai, speme, doglie, avea, a, beltade, virtuti, castitade. IL CINQUECENTO Il volgare raggiunse piena maturit e ottenne il riconoscimento pressoch unanime dei dotti. Trionfa la letteratura volgare con autori come Ariosto, Tasso, Aretino, Machiavelli, Guicciardini. Il volgare scritto raggiunse un pubblico pi ampio. Si estese al settore umanistici-letterario e alla storiograa. Il latino resisteva al livello pi alto della cultura. In molti settori la sua posizione rimase egemonica: pubblica amministrazione, giustizia, statuti delle citt. Quasi esclusivamente al latino si prestavano la losoa, la medicina, la matematica. Veniva utilizzato nella scienza quando si trattava di stampare opere di divulgazione. Grazie al processo di regolamentazione del volgare nacque una maggior ducia nella nuova lingua. Nascono le prime grammatiche dellitaliano e vengono realizzati i primi lessici. Esse riettevano la teoria bembiana. Regole grammaticali della volgar lingua 1516 Fortunio Le tre fontane 1526 Liburnio (raccolta lessicale strutturata secondo le categorie grammaticali) Vocabolario, grammatica, et ortographia de la lingua volgare 1543 Acarisio La fabrica del mondo 1548 Alunno Osservazioni nella volgar lingua 1550 Ludovico Dolce Grammatica 1552 Giambullari (unica grammatica stampata a Firenze) Alla ne del secolo tramonta la scrittura di koin. Nel 1501 Manuzio stampava Le cose volgari di Messer Francesco Petrarca, volume curato da Bembo. Nella premessa lo stampatore difendeva il testo dalle rimostranze di coloro che vi avrebbero eventualmente potuto riconoscere un allontanamento dalle tradizionali grae latineggianti. Nel 1502 stampava Dante. Importante dei testi di Manuzio sono: il piccolo formato e il carattere tipograco corsivo detto aldino. Nel 1505 Bembo scrisse gli Asolani: nella prosa trattatistica e losoca imita Boccaccio. PROSE DELLA VOLGAR LINGUA 1525 BEMBO: Sono suddivise in tre libri, lultimo dei quali contiene una grammatica dellitaliano. I primi due libri sono una disamina di tutti i temi allora dibattuti pertinenti alla storia linguistica, alla formazione del linguaggio letterario, alla teoria della letteratura, alla teoria estetica, alla teoria retorica. Nel primo libro sostiene che la lingua letteraria deve rimanere ben lontana da quella del popolo. Nel secondo libro esprime un giudizio sulla lingua e sullo stile di Dante Uscirono nel 1525 a Venezia. Fino alle edizione del 1538 e del 1549 il testo rimase lo stesso. un trattato in forma dialogica: le norme e le regole sono esposte nella nzione del dialogo. Il dialogo ambientato nel 1502 e vi prendono parte 4 personaggi: - Giuliano de Medici: rappresenta la continuit con il pensiero dellUmanesimo volgare - Federico Fregoso: espone molte delle tesi storiche presenti nella trattazione - Ercole Strozzi: espone le tesi degli avversari del volgare - Carlo Bembo: fratello dellautore e portavoce delle idee di Pietro. Viene prima svolta unampia analisi storico linguistica secondo la quale il volgare sarebbe nato dalla contaminazione del latino ad opera degli invasori barbari. La barbaria originale non era irreversibile: un riscatto del volgare sarebbe stato possibile grazie alla letteratura. Quando Bembo parla di volgare si riferisce al toscano letterario trecentesco di Petrarca, Boccaccio e in parte Dante (non accettava le discese verso lo stile basso e realistico). Il modello per eccellenza era il Decameron, ma non nella parti dei dialoghi, bens nello stile proprio di Boccaccio: sintassi latineggiante, inversioni, frasi gerundive. La lingua non si acquisisce dal popolo, ma dai modelli scritti. Requisito necessario per la nobilitazione del volgare era un totale riuto della popolarit. Era favorevole a una regolamentazione del latino classico. Era convinto che la storia linguistica italiana avesse raggiunto il picco qualitativo con le Tre Corone, ma non escludeva che il volgare, essendo una lingua giovane, potesse continuare a migliorarsi. La cultura orentina, pur respingendo la posizione bembiana, non trov il modo di contrapporsi a essa. La situazione mut solo quando nel 1570 usc lHercolano di Varchi. Fiorentino esule si form a Padova, presso lAccademia degli Inammati dove era viva la lezione di Bembo. Ritornato a Firenze nel 1543 ebbe modo di portare in bembismo in citt. La rilettura di Bembo condotta da Varchi non fu affatto fedele, anzi alla ne risult un completo tradimento delle premesse del classicismo volgare, in quanto si tratt di una vera e propria riscoperta e rivalutazione del parlato, nel quadro di una teoria generale della lingua ispirata non pi alla Bibbia, ma alla losoa naturale. La pluralit dei linguaggi non va spiegata con la maledizione babelica, ma con la naturale tendenza alla variet propria della natura umana. Il concetto di lingua veniva discusso nellambito di una concezione sociale del linguaggio e veniva proposta una classicazione delle lingua basata su una serie precisa di elementi: provenienza dallestero o originale esistenza in un luogo, patrimonio di letteratura e di cultura, natura di idiomi vivi o morti, comprensibilit. LHercolano sanciva il principio secondo il quale esisteva unautorit popolare da afancare a quella dei grandi scrittori. Secondo Calmeta il volgare migliore quello utilizzato nelle corti italiane, specialmente in quella di Roma. Secondo Ludovico Castelvetro, Calmeta faceva riferimento a una fondamentale orentinit della lingua, che si doveva apprendere sui testi di Dante e Petrarca e che doveva essere poi afnata attraverso luso della corte di Roma, una corte che era luogo al di sopra del particolarismo monumentale. Roma era gi una citt cosmopolita. Mario Equicola aveva parlato di una lingua capace di accogliere vocaboli provenienti da tutte le regioni dItalia, mai plebea, con una coloritura latineggiante, il cui modello stava nella corte di Roma. A differenza di Bembo i fautori della lingua cortigiana facevano riferimento alluso vivo di una lingua di un ambiente sociale determinato. Bembo obiettava che la lingua cortigiana era difcile da denire in maniera precisa. La teoria di Trissino, strettamente legata alla riscoperta del De Vulgari Eloquentia, presenta caratteri afni a quella cortigiana. Nel 1529 diede in stampa il De Vulgari Eloquentia, non nella versione originale, ma tradotto in italiano! Nello stesso anno pubblic il Castellano, un dialogo in cui sosteneva che la lingua poetica di Petrarca era composta da vocaboli provenienti da tutta Italia e che quindi non era denibile come orentina, bens come italiana. Faceva appello alle pagine in cui Dante condannava la lingua orentina, contestandone ogni pretesa di primato letterario. Alla cultura toscana non piacque la proposta di Trissino del De Vulgari Eloquentia. Ben presto si svilupp una polemica sullautenticit del De Vulgari Eloquentia, favorita dal fatto che Trissino non rese mai pubblico il testo originale, stampato solo nel 1577 a Parigi da Corbinelli. La traduzione di Trissino continu a circolare pi delloriginale. DISCORSO O DIALOGO INTORNO ALLA NOSTRA LINGUA, MACHIAVELLI: Questopera rimase inedita no al Settecento Dante dialoga con Macchiavelli facendo ammenda agli errori commessi nel De Vulgari Eloquentia. Machiavelli non contestava lautenticit del trattato dantesco, come fecero altri, ma presenta un Dante condotto a correggere i propri errori, facendogli ammettere di aver scritto in orentino e non in una lingua curiale. Le accademie in questo secolo svolsero una funzione di primo piano in quanto in esse si organizzarono gli intellettuali e vennero dibattuti i principali problemi culturali. Accademia padovana degli Inammati 1540 Accademia orentina 1541 Accademia della Crusca 1582 Nellarchitettura e nella trattatistica darte litaliano si impose e ci avvenne non solo per opere nuove, ma anche per le traduzione. Il volgare prevaleva nella scienza applicata o diretta a ni pratici Nel 1532 venne stampata la traduzione De principatibus di Machiavelli. Il Principe uno splendido esempio di prosa, diverso da quello proposto da Bembo. Macchiavelli scrive in un orentino ricco di latinismi e di vere e proprie parole latine le quali non hanno una funzione nobilitante, ma piuttosto ricollegano questa scrittura a quella quattrocentesca di tipo cavalleresco. Fin dalla prima met del secolo la commedia si rilev come il genere ideale per la realizzazione di un vivace mistilinguismo o per la ricerca di particolare effetti del parlato. La caratteristica pi evidente della lingua della commedia data dalla compresenza di diversi codici per i diversi personaggi. Particolare fu anche luso caricaturale del dialetto. Il petrarchismo tipico del linguaggio poetico cinquecentesco. Si tratta di una soluzione coerente con il modello di Bembo. A Ariosto fu riconosciuto il diritto di essere collocato tra i modelli linguistici. I rapporti tra Tasso e al Crusca costituiscono un capitolo doloroso nelle discussioni linguistico-letterarie della ne del Cinquecento. Egli non mise mai in discussione la sostanziale toscanit dellitaliano, ma non riconobbe il primato orentino. La polemica con la Crusca non tocc la sua poesia lirica, n i versi dellAminta, ma il poema. Lo stile di Tasso epico era giudicato oscuro, distorto, forzato e aspro; la lingua era considerata troppo colta, il suo linguaggio era visto come una mistura di voci latine, pedantesche, straniere, lombarde, nuove, composte. I puristi sostenevano che tasso avrebbe usato un numero eccessivo di latinismi e di parole lombarde. La lingua ufciale della Chiesa rimase il latino, ma il problema del volgare emerse nella catechesi e nella predicazione. Il rapporto tra la Chiesa e il volgare fu affrontato da Concilio di Trento. Tra i libri proibiti vi erano le Bibbie volgari. Dietro al problema della traduzione si celava quello della libera interpretazione della Scrittura: la diffusione del solo testo latino avrebbe reso il libro distante dallinterpretazione dei meno colti. Il Concilio di Trento sottolineava che la predicazione doveva essere tenuta in lingua volgare. DANTE E PETRARCA ALDINI: Nel 1501 e 1502 Bembo aveva dato in stampa la Commedia e il Canzoniere, curandone personalmente il testo. Nel Petrarca aldino del 1501 il titolo Le cose volgari. Manuzio esordisce spiegando che ledizione correttissima e osserva che ci sar qualcuno pronto a polemizzare sul titolo perch preferirebbe Cose vulgari con la u latina. I latinismi erano propri della lingua cortigiana e Bembo se ne distacca. Confrontiamo ledizione di Vindalino del 1470 e quella di Bembo del Canzoniere: - saxo (Vindelino), sasso (Bembo) - V: chel, chavra; B: che l, chhavra - B introduce lapostrofo Confronto tra il princeps della Commedia (Foligno 1472) e quella di Bembo: - B diede il titolo Terze rime - F miniato - F ha abbreviazioni che erano in uso nella scrittura manoscritta e scempiamenti; in B non abbiamo queste forme - B: rinuova con dittongo e i pretonica; F: renova - B elimina el e mette il ARIOSTO: Le stampe dellOrlando furioso furono 3: 1516, 1521, 1532. Tra le seconda e la terza edizione si colloca la stampa dellopera di Bembo di cui Ariosto riconobbe lautorit. Il lavoro di correzione delle diverse stampe porta alleliminazione dei tratti locali. OTTAVA 78 CANTO I: E questo hanno causato due fontane che di diverso effetto hanno liquore, ambe in Ardenna, e non sono lontane: d'amoroso disio l'una empie il core; chi bee de l'altra, senza amor rimane, e volge tutto in ghiaccio il primo ardore. Rinaldo gust d'una, e amor lo strugge; Angelica de l'altra, e l'odia e fugge. Il metro lottava di endecasillabi, tipica forma della poesia cavalleresca. Nelle edizioni precedenti: GIACCIO anzich GHIACCIO La correzione del 1521 porta alla metafora del ghiaccio che rovescia lardore la quale richiama il modello di Petrarca. TOSCANO CANCELLERESCO DI MACHIAVELLI: Il Principe venne pubblicato molti anni dopo che era stato composto: nel 1532. Le prime notizie che abbiamo dellopera risalgono al 1513 nella lettera a Francesco Vettori. Uscendo postumo non abbiamo le cure dellautore. Fin allIndice con condanna grave pari a quella che colpiva gli eretici e le ristampe divennero rare. Ledizione princeps e la Blado. Lopera in italiano, ma i titoli in latino. Moltissimi sono i latinismi sia graci (ritexendo, excessiva,...) sia lessicali (ordini per regole, preterire per dimenticare). Tra i toscsnismi: el, possino, minore (plurale in -e), antinati, sua per suoi. MACHIAVELLI COMMEDIOGRAFO: Ledizione princeps della Mandragola usc anonima e senza dati tipograci. Lunico manoscritto che la tramanda, non di mano machiavelliana risale al 1519 e il Rediano 129. Nicia, stolto marito di Lucrezia, si reca da Callimaco, nto medico, per chiedergli consiglio su come ingravidare la moglie. La prosa vivace, ricca di colore locale e elementi del parlato. Tipico del orentino cinquecentesco sono: el per il, suto per stato, il condizionale e il futuro con dileguo di v (harebbe, harete), congiuntivo imperfetto terza persona singolare in -i e non in -e, mettessi, lasciassi. Il plebeismo dua per due molto usato da Machiavelli. Toscanismi sono: maravigliare, cotesto Confessoro per confessono usato solo nella commedie da Machiavelli. Alluso poploare appartengono i participi accorciati, senza sufsso. Molte sono le grae latine: h etimologiche, nessi ct e ti. IL SEICENTO In questo secolo fu importantissima lAccademia della Crusca. A partire dal 1591 essa indirizz gli studi verso la lessicograa. Il Vocabolario dell Accademia della Crusca usc nel 1612, presso la tipograa veneziana di Giovanni Alberti. Gli accademici integrarono al tesoro della lingua del Trecento con luso moderno. Avevano cercato di sottolineare la continuit tra la lingua toscana contemporanea e lantica trecentesca. Presentava termini e forme dialettali orentine e toscane. I lemmi dentici si moltiplicavano per la presenza di varanti proprie della lingua antica non ancora normalizzata: Befania- Epifania, brobbio-obbrobrio, ... Per quanto riguarda la graa il Vocabolario si colloc sulla linea dellinnovazione, distaccandosi in buona parte dalle convenzioni latine, come ad esempio le h etimologiche e il nesso ct. Il Vocabolario ebbe molta fortuna: - nel 1623 usc la seconda edizione: limpianto uguale a quello della prima, ma ci sono molte aggiunte e correzioni - nel 1691 usc la terza edizione: 3 tomi anzich 1. Il primo avversario dell Accademia fu Paolo Beni, che nel 1612 pubblic l Anticrusca, nella quale venivano contrapposti al canone dell Accademia gli scrittore del Cinquecento e in particolar modo Tasso, il grande escluso del Vocabolario. Polemizza contro la lingua usata da Boccaccio, indicandone le irregolarit e gli elementi plebei. Fondava le proprie argomentazioni su un giudizio negativo nei confronti della prosa del Trecento, pur lodando Petrarca. Tassoni critic anchesso lAccademia. Appront un elenco di osservazioni e le invi direttamente agli accademici, i quali forse lo utilizzarono per ledizione del 1632. Critica la lingua di Boccaccio e dei minori trecenteschi. Proponeva di adottare espedienti graci per contrassegnare le voci antiche e quelle da evitare perch potrebbero provocare confusione. Fu un uomo di corte al servizio dei Colonna a Roma, del cardinal Maurizio di Savoia a Torino, di Francesco I a Modena. Bartoli fu anchesso un anti-Crusca. Riesaminando i testi del Trecento sui quali si fonda il canone di Salviati dimostra che l si trovano oscillazioni tali da far dubitare la perfetta coerenza di quel canone grammaticale. La prosa del Seicento deve molto allo sviluppo del linguaggio scientico, prima di tutto per merito di Galileo. Nella prefazione a Le operazioni del compasso geometrico e militare aveva affermato di aver usato il volgare per raggiungere coloro che avessero pi interesse per la milizia che per la lingua latina. Il latino assunse la funzione di termine di confronto negativo. Pur scegliendo il volgare non si colloc mai al livello basso o popolare, ma seppe raggiungere un tono elegante e medio. In alcuni scritti vi sono macchie di lingua toscana viva e parlata. Raggiunse una grandissima chiarezza linguistico-terminologica. Quando nomina o denisce un concetto evita sempre di introdurre terminologia inusitata o troppo colta. Il lessico galileiano non ebbe sempre il sopravvento nel linguaggio scientico La caratteristica del melodramma lunione tra parola, azione scenica e musica. Nato a cavallo tra Cinquecento e Seicento destinato a un grande successo nel corso di questo secolo. Il melodramma di primo Seicento fu un tentativo di ricreare la tragedia antica che si immaginava fosse stata eseguita dai greci con laccompagnamento musicale. Il melodramma ebbe origine dalla Camerata dei Bardi (Camerata del conte Bardi). La prima rappresentazione quella di Euidice nel 1600, in occasione delle nozze di Maria de Medici. Si caratterizzava come un tipo di spettacolo di lite. Il linguaggio si inserisce nella linea della lirica petrarchesca rivisitata attraverso la memoria di Tasso, in particolare dellAminta. Con Marino e il marinismo, a partire da inizio secolo, le innovazioni si fanno ancora pi accentuate che in Tasso. Gli schemi metrici e le cadenze ritmiche sono ancora quelle petrarchesche. Nel lessico agiscono spinte innovative che ampliano le possibilit di scelta. La poesia barocca estende il proprio repertorio di temi e il repertorio tematico porta a uninnovazione lessicale. Frequenti sono i riferimenti botanici. Si utilizza unampia gamma di animali. NellAdone di Marino vi sono alcune famose ottave in cui lo scrittore introduce lanatomia del corpo umano. La poesia barocca deve molto alla prosa scientica. La scienza ha una sorta di riconoscimento da parte della letteratura. A partire della ne del secolo nacque una forte critica nei confronti del Barocco e questo avvenne soprattutto in Francia. Bouhours sosteneva che solo ai francesi poteva essere riconosciuta la capacit di parlare. Voleva elevare il francese a lingua universale. Bollava litaliano come lingua incapace di esprimere in modo ordinato il pensiero umano. DEDICATORIA A LETTORI DEL VOCABOLARIO DELLA CRUSCA 1612: Nel compilare il presente Vocabolario ( col parere dell Illustrissimo Cardinal Bembo, de Deputati alla correzion del Boccaccio dell anno 1573. e ultimamente del Cavalier Lionardo Salviati ) abbiamo stimato necessario di ricorrere all autorit di quegli scrittori, che vissero, quando questo idioma principalmente or, che f da tempi di Dante, o ver poco prima, sino ad alcuni anni, dopo la morte del Boccaccio. Il qual tempo, raccolto in una somma di tutto un secolo, potremo dir, che sia dall anno del Signore 1300. al 1400. poco pi, o poco meno: perch, secondo che ottimamente discorre il Salviati, gli scrittori, dal 1300 indietro, si possono stimare, in molte parti della lor lingua, soverchio antichi, e quei dal 1400. avanti, corruppero non piccola parte della purit del favellare di quel buon secolo. Laonde potendo noi tener sicuramente la lingua degli autori di quell et, per la pi regolata e migliore, abbiam raccolto le voci di tutti i lor libri, che abbiam potuto aver nelle mani, assicuratici prima, che, se non tutti, almeno la maggior parte di essi, fossero scrittor Fiorentini, o avessero adoprato, nelle scritture loro, vocaboli e maniere di parlare di questa Patria. Con la diligenza usata da noi, c venuto fatto trovarne molti, ancorch maggiore sia stato il numero degli Autori, che la grandezza de loro componimenti. Ci bisognato servirci di molti volgarizzamenti, e traslatamenti d opere altrui, tratti parte dal Latino, e parte dal Provenzale, e recati da nostrali autori, di quel secol buono, in questo linguaggio. Alcuni de quali, per non esser ( per dir cos ) nostre naturali piante, son da noi tenuti di minor pregio. Alcuni altri ( bench pochissimi ) i quali potrebbe parere altrui, che ritengano, in qualche cosa, un po dell antico, a molte delle lor voci, abbiamo usato di dire, voce antica. Non s gi osservato questo universalmente: perch abbiam voluto lasciar libero alla discrezione, e considerazion del lettore, usarle a suo luogo, e tempo, e intanto, per la ntelligenza di tali autori, c paruto di dichiararle. Nel raccoglier le voci degli scrittori, da alcuni de pi famosi, e ricevuti comunemente da tutti, per esser l opere loro alle stampe, che si potrebbon dir della prima classe, i quali sono Dante, Boccaccio, Petrarca, Giovan Villani, e simili, abbiamo tolto indifferentemente tutte le voci, e, per lo pi, postavi la loro autorit nell esemplo. Dagli altri men conosciuti, bench di non dissimil nezza, quelle solamente, non trovate ne sopraddetti, come quelli, che non ebbero opportunit di dire ogni cosa. Degli scrittori, i quali, in molte lor parole, par che sentan del troppo antico, n abbiamo lasciate alcune, come straniere, e uniche, per avventura, d alcun di loro: alcun altre n abbiam raccolte, non gi, come uguali di bont a quelle de migliori, ma, come riconosciute da noi dal riscontro di pi scritture, per usate in que tempi. Queste, oltre alla dichiarazion di quegli autori, come dicemmo, potranno servire per dar notizia delle maniere de tempi loro, e usate a proposito, e con riguardo, non mancheranno eziandio, per nostro avviso, di gentilezza. La dedica non rivolta a un personaggio illustre, ma a Concino Concici di cui tutti hanno dimenticato lesistenza. Era un personaggio con con enorme potere alla corte di Francia. Spos la pi grande condente di Maria de Medici. Quando venne ucciso il marito della regina, Enrico IV, ebbe incarichi prestigiosissimi. TENER: stimare TRASLAMENTI: traduziono ALTRUI: ad altri QUALCHE VOCE DELLA CRUSCA: BANDIERA: Drappo legato ad asta, dipintovi entro le imprese de' capitani, o l'armi de' Principi, e si porta in battaglia, Insegna, Stendardo. Lat. vexillum, signum. G.V.2.2.1. E con le sue bandiere e tende e trabacche vi saccamp. E lib. 7.22. E volle il detto Papa che per suo amore la parte guelfa di Firenze portasse sempre larme sua in bandiera. E lib. 9.208.2. E partita sua masnada a pi bandiere. E per metafora bocc. N.6. E quasi al passaggio doltremare andar dovesse per far pi bella bandiera gialle gliela pose in sul nero diciamo far bandiera che passare avanti agli altri correndo e dicesi de can levrieri. E stare a bandiera cio a caso e senza ordine. Onde BANDIERA si dice a donna sregolata sciammanata e sconsiderata. E far la bandiera si dice del sarto quando ruba quel chavanza de vestimenti che taglia. E in proverbio Bandiera vecchia fa onore al capitano. E dicesi di ciascuno che abbia quasi consumati gli stumenti della sua arte per avergli adoprati assai. DISPERAZIONE E DISPERAGIONE: Perdimento di speranza, il disperarsi. Lat. Disperatio. Passav. 32. Quattro sono gli impedimenti che ritraggono sa far penitenza cio vergogna paura speranza e disperazione. Lab. Num. 91. Ad estrema disperazione mavean condotto. G. V. 12. 94. 2. Furono in gran dolore e affanno e in disperazione di lor salute. Petr. Huom. III. Predicava che Cesare era venuto in disperagione e non si dava di combattere. Petr. Cap. 6. E per disperazion fatta sicura. OPPIO: Sonnifero fatto si latte di papaveri. Lat. Opium. Vit. Plut. Ma il suo servidore lo confortava dicendo che quel beveraggio non era mortale, ma era oppio. OPPIO: Albero. Lo stesso che PIOPPO. Cr. 1. 6. 9. Folta moltitudine di picciole piante de detti arbori si ponga e massimamente delloppio. La struttura delle voci mostra una notevole modernit. La denizione comprende anche sinonimi. TASSONI, AVVERSARIO DELLA CRUSCA: Le postille che si sono conservate non sono autografe. Le prime postille che apport riguardano bandiera, disperazione e oppio nel signicato di albero. Si indigna di fronte alle varianti lessicali rare e obsolete. Unulteriore postilla venne apportata al termine Maiale, ma solo per mostrare la sua antipatia per gli accademici. Propose nuovi lemmi come regalare, scena, stradiotti. BANDIERA: Bandiera si dice ad una puttana per dinotare chella una pubblica insegna dove tutti concorrono. E stare a bandiera ma inteso per vivere a caso, anzi signica stare a segno come i soldati stanno sotto linsegna. Bandieraccia vuol dire puttanaccia avanzata alle battaglie notturne e mal condotta. Si concentra sui modi di dire privi di autorit degli scrittori. Per stare a bandiera propone uninterpretazione nuova. DISPERAZIONE E DISPERAGIONE: Io saprei volentieri perch di queste voci, essendo accettata solamente disperazione gli Accademici habbiano voluto infrascarvi questi altri rancidumi e la disperazione medesima mettere a concorso con disperagione, quasi che sieno dellistessa bont. Cotesto puro mancamento di giudizio. Viene contestata la voce trecentesca inserita sulla base di una auctoritas giudicata priva di valore. Lauctoritas il volgarizzamento di Petrarca latino utilizzato dagli accademici. Ritiene inutile introdurre disperagione a anco di una parola corrente e accettata quale disperazione. MAIALE: 77.13. Castransi utilmente i verri di tempo dun anno e non deono essere di men tempo di sei mesi laqual cosa fatta mutano il nome e di verri son detti MAIALI. Se gli accademici non fossero tutti coglioni direi che si fossero mutati il lor proprio nome in questo maiale credendosi che sia pi leggiadro. OPPIO: Pochi agricoltori devono esser nellaccademia se non sanno distinguere loppio dal pioppo. O che gli accademici hanno errato o che in conseguenza legitimamente il dottor Pioppa potr chiamarsi il dottor Oppio. REGALARE: Voce delluso tolta dalla spagnuola e bella e signicante quanto alcunaltra che nabbia la lingua meritava pi desser messa che tanti altri rancidumi ricercati de ripostiglj. Il termine compare nellitaliano a partire dal XVI secolo. SCENA: E perch non ci mettera la voce scena? Adunque perch non la usa mastro Aldobrandino ella non toscana e delle buone? STRADIOTTI: E perch non metter la voce stradiotti, necessaria per intender listorie moderne de toscani medesimi? Erano soldati introdotti in Italia dallesercito veneziano. IL SETTECENTO Allinizio del secolo le lingue europee di cultura che detenevano un solido prestigio internazionale erano poche e in testa a tutte stava il francese. Importantissima fu lEnciclopedia di Diderot e dAlambert. Luogo comune voleva che il francese fosse la lingua della chiarezza, litaliano la lingua della passione emotiva, della poesia e della musicalit. Lordine naturale degli elementi della frase veniva identicato nella sequenza SVO, caratteristica appunto del francese. Litaliano per contro era caratterizzato, come oggi, da una grande libert. Dopo la quarta edizione del Vocabolario della Crusca 1729-1738, si manifestarono reazioni polemiche, di stampo illuministico, nei confronti dellautoritarismo arcaicizzante radicato nella tradizione letteraria italiana. Nel 1700 si manifestarono reazioni polemiche nei confronti dellautoritarismo linguistico arcaizzante e dellaccademismo retorico propri della tradizione letteraria italiana. La voce pi decisa della protesta venne dal Caff, pubblicato dal 1764 al 1768. Si battevano contro le forme di passatismo e di orentinismo. Celebre a riguardo la Rinuzia avanti notaio degli autori del presente foglio periodico al Vocabolario della Crusca scritta da Alessandro Verri. Cum sit che gli autori del Caff siano estremamente portati a preferire le idee alle parole, ed essendo inimicissimi d'ogni laccio ingiusto che imporre si voglia all'onesta libert de' loro pensieri e della ragion loro, perci sono venuti in parere di fare nelle forme solenne rinunzia alla pretesa purezza della toscana favella, e ci per le seguenti ragioni. 1. Perch se Petrarca, se Dante, se Boccaccio, se Casa e gli altri testi di lingua hanno avuta la facolt d'inventar parole nuove e buone, cos pretendiamo che tale libert convenga ancora a noi; conciossiach abbiamo due braccia, due gambe, un corpo ed una testa fra due spalle com'eglino l'ebbero [...]. 2. Perch, sino a che non sar dimostrato che una lingua sia giunta all'ultima sua perfezione, ella un'ingiusta schiavit il pretendere che non s'osi arricchirla e migliorarla. 3. Perch nessuna legge ci obbliga a venerare gli oracoli della Crusca ed a scrivere o parlare soltanto con quelle parole che si stim bene di racchiudervi. 4. Perch se italianizzando le parole francesi, tedesche, inglesi, turche, greche, arabe, sclavone noi potremo rendere meglio le nostre idee, non ci asterremo di farlo per timore o del Casa o del Crescinbeni o del Villani o di tant'altri, che non hanno mai pensato di erigersi in tiranni delle menti del decimo ottavo secolo e che risorgendo sarebbero stupitissimi in ritrovarsi tanto celebri, buon grado la volontaria servit di que' mediocri ingegni che nelle opere pi grandi si scandalizzano di un c o d'un t di pi o di meno, di un accento grave in vece di un acuto. Intorno a che abbiamo preso in seria considerazione che, se il mondo fosse sempre stato regolato dai grammatici, sarebbero stati depressi in maniera gl'ingegni e le scienze che non avremmo tuttora n case, n morbide coltri, n carrozze, n quant'altri beni mai ci procacci l'industria e le meditazioni degli uomini; ed a proposito di carrozza egli bene il riettere che, se le cognizioni umane dovessero stare ne' limiti strettissimi che gli assegnano i grammatici, sapremmo bens che carrozza va scritta con due erre, ma andremmo tuttora a piedi. 5. Consideriamo ch'ella cosa ragionevole che le parole servano alle idee, ma non le idee alle parole, onde noi vogliamo prendere il buono quand'anche fosse ai conni dell'universo, e se dall'inda o dall'americana lingua ci si fornisse qualche vocabolo ch'esprimesse un'idea nostra meglio che colla lingua italiana, noi lo adopereremo, sempre per con quel giudizio che non muta a capriccio la lingua, ma l'arricchisce e la fa migliore. 6. Porteremo questa nostra indipendente libert sulle squallide pianure del dispotico Regno Ortograco e conformeremo le sue leggi alla ragione dove ci parr che sia inutile il replicare le consonanti o l'accentar le vocali, e tutte quelle regole che il capriccioso pedantismo ha introdotte e consagrate noi non le rispetteremo in modo alcuno. In oltre, considerando noi che le cose utili a sapersi son molte e che la vita breve, abbiamo consagrato il prezioso tempo all'acquisto delle idee, ponendo nel numero delle secondarie cognizioni la pura favella, del che siamo tanto lontani d'arrossirne che ne facciamo amende honorable avanti a tutti gli amatori de' riboboli noiosissimi dell'innitamente noioso Malmantile, i quali sparsi qua e l come gioielli nelle lombarde cicalate sono proprio il grottesco delle belle lettere. 7. Protestiamo che useremo ne' fogli nostri di quella lingua che s'intende dagli uomini colti da Reggio di Calabria sino alle Alpi; tali sono i conni che vi ssiamo, con ampia facolt di volar talora di l dal mare e dai monti a prendere il buono in ogni dove. Il testo suddiviso in paragra secondo la caratteristica della saggistica del 1700. Fa appello alla libert espressiva, alla facolt di introdurre forestierismi nel lessico, alla chiarezza comunicativa e alla centralit dei contenuti. Verri accusa i grammatici dii porre freno al progresso. Il titolo originale presentava il termine nodaro (fortemente settentrionale) non notaio, ma Verri si premur di farlo correggere e la parola nodaro venne presentata come un errore tipograco. La forma notaio toscana come suggerisce il sufsso -aio. Cesare Beccaria scrisse una risposta alla RInunzia ngendo di prendere le parti dellAccademia. Il trsto comico e parodico e serve per metter ancora pi in ridicolo gli Accademici. La posizione che meglio esprime gli ideali dellEt dei Numi quella espressa da Cesarotti nel Saggio sulla losoa delle lingue. Il saggio venne pubblicato nel 1785 co diverso titolo, poi riedito nel 1800 con il titolo denitivo. suddiviso in paragra. Il saggio si apre con una serie di enunciazioni teoriche: - tutte le lingue nascono e derivano; allinizio della loro storia sono barbare, ma il concetto di barbarie non ha senso se lo si vuole utilizzare nel raffronto tra le lingue, perch servono tutte ugualmente bene alluso della nazione che le parla; - Nessuna lingua pura: tutte nascono dalla composizione di elementi vari; - Tutte le lingue nascono da una combinazione casuale; - Nessuna lingua nasce da un ordine prestabilito o da un progetto; - Nessuna lingua perfetta, ma tutte possono migliorare; - Nessuna lingua tanto ricca da non aver bisogno di nuove ricchezze; - Nessuna lingua inalterabile; - Nessuna lingua parlata in maniera uniforme nella nazione. Affronta il problema della distinzione tra lingua parlata e lingua scritta. Questultima ha maggiore dignit in quanto momenti di riessione e in quanto strumento utilizzato dai dotti. Attua una polemica antipuristica. Indica la via verso la normativa illuminata da contrapporre a quella troppo rigida della Crusca. Chi scrive non deve rimescolare gli archivi delle parole guardando a un passato morto e sepolto. I termini nuovi possono essere introdotti per analogia con termini gi esistenti, per derivazione o per composizione. Possibile fonte di parole possono essere i dialetti. Ammette che possano essere utilizzate parole straniere. Forestierismi e neologismi, una volta entrati nellitaliano, possono legittimamente produrre nuovi traslati e derivazioni. Il genio della lingua, inteso come carattere originario tipico di un idioma e di un popolo era utilizzato dagli avversari dei forestierismi per dimostrare lestraneit del termine il quale, in quanto straniero, doveva ripugnare al genio nazionale. Cesarotti propone un duplice concetto di genio: grammaticale e retorico. La struttura grammaticale delle lingue, e quindi il loro genio grammaticale, non deve essere alterato. Il lessico dipende dal genio retorico: in questo settore tutto alterabile. Poich la lingua della nazione proponeva di istituire un Consiglio nazionale della lingua. Questo consiglio si sarebbe occupato di studi etimologici e lologico-linguistico. Compito del Consiglio era la compilazione di un vocabolario. Si incominci a pensare che anche la conoscenza della lingua italiana dovesse entrare nel bagaglio di ogni uomo. Tutti dovevano saper scrivere e parlare litaliano. Si diffuse la cultura nei ceti medi. Si polemizz contro il latino: era un freno per questo processo. Alla ne del XVIII secolo furono avviate riforme nella scuola del Lombardo-Veneto, grazie a Maria Teresa dAustria. Nacque lidea di una scuola comunale. Lo spazio della comunicazione era ancora afdato ai dialetti oppure quando essi non bastavano si ricorreva a una lingua impura, difforme, bislacca, come den Baretti. Foscolo parla di un linguaggio mercantile e itinerario usato da coloro che erano abituati a muoversi per le varie regioni. Manzoni descrive i caratteri del parlar nito: lingua ritenuta elegante che consisteva nellusare parole che si sosteneva fossero italiane e nellaggiungere nali italiane alle parole dialettali terminanti per consonante. Litaliano si prestava poco alla conversazione perch era solo scritto. Il successo dellopera italiana nel Settecento fu molto grande anche allestero. Non esistendo un vero e proprio italiano parlato gli autori teatrali che voleva simulare il parlato ricorrevano al dialetto, o al toscano nel caso in cui lautore lo conoscesse. Goldoni fu il capostipite del teatro di questo secolo, ma si occup poco del problema linguistico. Dopo essersi affermato con le commedie in italiano e in veneto, si trasfer a Parigi. In francese scrisse un paio di commedie e il suo diario personale, Mmories. Il veneto gli permetteva di esprimere al meglio i dialoghi, litaliano della conversazione rimaneva incerto. Nella commedia Campiello si vede bene il parlato veneto. Nella scena XI dellatto II Gasparina, una bella giovane veneta, incontra un cavaliere forestiero, che essendo tale parla in italiano. Il cavaliere non capisce bene come parla la giovane. Usa la z al posto della s. Questo testo mostra benissimo le difcolt di comunicazione linguistica. Risale al 1690 la fondazione, a Roma, dellArcadia, che fu una palestra poetica di dimensioni gigantesche. Questa grande stagione poetica ebbe come strumento una lingua tradizionale, ispirata a Petrarca, intesa a liberarsi dagli eccessi del barocco. La prosa saggistica di questo secolo rappresenta uno dei nuclei pi solidi della produzione culturale. Si avvia verso una sostanziale semplicazione sintattica. Verri nello scritto Difetti della letteratura dichiara lammirazione per lordine della scrittura francese e per la brevit di quella inglese. IL FRANCESE E GLI APPUNTI DI LINGUA DI ALFIERI: Nel 1700 il francese divenne la lingua pi importante dEuropa. Quando Aleri cominci a scrivere il suo diario personale nel 1775 utilizz il francese. Quando si preoccup di migliorare il proprio italiano raccolse appunti in cui le forme toscane erano afancate dagli equivalenti francesi e piemontesi (dialetto della sua terra dorigine). LOTTOCENTO Allinizio del secolo si svilupp un movimento caratterizzato dallintolleranza di fronte a ogni innovazione e da una marcata esterofobia: il Purismo. Si ebbe come conseguenza un forte anti-modernismo e il ulto dellepoca doro della lingua italiana. Il canone della perfezione linguistica veniva esteso a tutte le opere e a tutti gli autore del Trecento. Cesari fu il capola del Purismo. Vincenzo Monti si oppose al movimento. La sua critica arriv a colpire il Vocabolario della Crusca nella versione orentina. Lo scontro con i puristi mosse le acque della riessione linguistica del nostro paese. Stendhal, in Des prils de la langue italienne, aveva parlato dellitaliano come troppo simile a una lingua morta. Manzoni, con le sue idee maturate durante la stesura dei Promessi Sposi, collabor a mutare la situazione dellitaliano, rendendolo pi vivo e meno letterario. Nel 1974 sono state pubblicate le cinque redazioni del trattato Della lingua italiana, su cui Manzoni lavor per trentanni. La sua assidua ricerca della lingua toscana mostrata dalle postille apposte alla copia del Vocabolario della Crusca nelledizione veronese di Cesari. Si stupiva come la Crusca non avesse messo anche il signicato moderno di fare lamore, ovvero quello di parlare damore, di amoreggiare e non solo di fare buone accoglienze. Ci creava un equivoco. Affront la questione della lingua a partire dalla sua personale esperienza di romanziere. Inizi con loccuparsi del problema della prosa italiana n dal 1821, con la stesura del suo romanzo. Nel 1868 in una relazione intitolata Dellunit della lingua e dei mezzi di diffonderla rese pubbliche le ragioni per le quali il orentino dovesse essere diffuso attraverso una capillare politica linguistica messa in atto dagli insegnati nelle scuole. Per la prima volta la questione della lingua assumeva un carattere sociale e era nalizzata allorganizzazione della scuola. Dopo ledizione del 1827 dei Promessi Sposi, Manzoni aspirava al orentino delluso colto e allavvicinamento a un linguaggio pi naturale e comune, meno letterario. Spunt le forme lombardo-milanesi, elimin le forme eleganti e pretenziose, assunse forme tipicamente orentine. I termini letterali vennero tradotti con voci pi colloquiali. La sintassi si snellisce. LOttocento il secolo dei dizionari. Il dibattito lessicograco prese le mosse dalla Crusca sia in riferimento alle idee linguistiche dellaccademia, sia in riferimento alla rivisitazione extratoscana del Vocabolario operata dalla Crusca veronese, realizzata nel 1806-1811 sotto la guida di Cesari. Molti dizionari, no a met secolo, furono concepiti come un tentativo di sommare quanto gi stava nella Crusca. La somma delle giunte per senza che si ripensasse in maniera nuova e originale la struttura stessa dellopera. Vocabolario della lingua italiana 1833-1842 Manuzzi: nato da una revisione della Crusca. Vocabolario universale italiano 1829-1840 casa ed. Tramater: la base ancora quella della Crusca, ma il taglio pi enciclopedico e dedicava attenzione alle voci tecniche di scienze, arti, lettere e mestieri. Lopera si segnala per il superamento delle denizioni tradizionali. Il Dizionario di Tommaseo, terminato poi da Bellini, lopera pi originale. Venne pubblicato tra il 1861 e il 1879. Fu il primo dizionario a abbandonare denitivamente limpianto della Crusca. Lautore si preoccup di illustrare di illustrare attraverso il proprio dizionario le idee morali, civili e letterarie. Spesso le parole sono accompagnate da una denizione umorale, per nulla oggettiva. Il punto di forza del dizionario non era solo labbondanza di lemmi, ma la strutturazione delle voci. Il criterio seguito consisteva nel dichiarare lordine delle idee a partire dal signicato pi comune e universale., ordinando gerarchicamente gli eventuali vari signicati. Per la sua capacit di coniugare sincronia e diacronia questo il primo dizionario storico della nostra lingua. Fu realizzato anche un altro vocabolario coerente con limpostazione manzoniana, ispirata al orentinismo delluso vivo, noto anche come Giorgini-Broglio o Novo dizionario della lingua italiana secondo luso di Firenze. Questo dizionario si distingue per lorientamento sincronico volto a raccogliere una lingua viva. Vi sono moltissimi sintagmi. Nella Relazione del 1868 Manzoni aveva proposto di compilare un dizionario completamente diverso da quelli realizzati nora, abolendo gli esempi dautore. Al posto delle citazioni tratte dagli scrittori presentava una serie di frasi tratte dalluso generale. Venivano eliminate le voci arcaiche. Manzoni aveva suggerito di scindere le due funzioni che di erano confuse nei dizionari precedenti: mostrare luso vivente e testimoniare le voci del passato. Manzoni mor prima che il dizionario da lui ispirato fu portato a termine. Il Giorgini-Broglio non raggiunse mai un grande pubblico. LOttocento fu anche il secolo doro della lessicograa dialettale. Allunit politica del 1861 non corrisponde ununit culturale e linguistica. Il numero di italofoni ( coloro che erano in grado di parlare italiano) era estremamente basso e moltissimi erano ancora gli analfabeti. Con la formazione dellItalia unita, per la prima volta la scuola elementare divenne ovunque obbligatoria e gratuita secondo lordinamento previsto per lo Statuto sabaudo della legge Casati del 1859 che fu estesa al territorio che via via entrava a far parte dello Stato nazionale. La legge Coppino del 1877 rese effettivo lobbligo di frequenza. La scuola, tuttavia, non ebbe leffetto sperato. Le cause che hanno portato allunicazione linguistica italiana dopo la formazione dello Stato unitario, individuate da De Mauro sono: - scuola - Azione unicante della burocrazia e dellesercito - Azione della stampa periodica e quotidiana - Emigrazione - Aggregazione attorno ai poli urbani Le idee e le proposte manzoniane furono contestate da Graziadio Isaia Ascoli. Escludeva che si potesse identicare litaliano nel orentino vivente e affermava che era inutile aspirare a unassoluta unit linguistica. Lunicazione linguistica italiana non poteva essere la conseguenza di un intervento pilotato che proponesse un unico e rigido modello. molto severo nei confronti della Toscana: una terra fertile di alfabeti, ma con una cultura stagnante. Espresse le sue idee nel Proemio al primo fascicolo dellArchivio Glottologico del 1873. Ci non vuoi gi dire, che lidiotismo e lingenuit della dizione vadano sbanditi perch una moltitudine di pensatori, associati ma non livellati, abbia cresciuto energia alla parola, ne abbia sprigionato molte facolt imprima latenti, abbia creato, sublimando il genio nativo, quello strumento caratteristico delle nazioni che lo stile. Ma vuoi dire, che se il sussiego una gran brutta cosa quand unaffettazione, pu allincontro avvenire, molto naturalmente come ognun vede, che il colloquio segua in tali condizioni, nelle quali il mancare di gravit o di sussiego o di serio colore, costituisca egli, alla sua volta, una vera affettazione o il pi grave degli stenti. Nessuno vorrebbe di certo che un ministro dicesse in parlamento: lInghilterra arriccia il naso; oppure: noi in queste cose di Turchia non ci si cca il naso; come ognun sente che fra due scienziati modo pi naturale, anche nei discorso casalingo: vi si determina un piccolo vano, che non: ci si viene a formare un bucolino. Nel primo caso, la solennit della conversazione che esige forme pi elette; nel secondo, il modo pi eletto deriva, quando pur non sia necessariamente richiesto, dallabito di una mente, il cui lavoro pi complesso, e insieme pi facile e sicuro, che non sia di solito il lavoro mentale di chi si esprime nei modo pi pedestre; questo daritmetica elementare, quello incomincia ad essere algebrico; e se v chi sappia fare il prodigio di riprodurre gran parte delle operazioni dellalgebra con la pura aritmetica, nessuno perci vorr sostenere che il prodigio sia una cosa naturale, o che una nazione si abbia a muovere a furia di miracoli. Se per chiaro che lItalia non abbia lunit di lingua perch le son mancate le condizioni fra le quali sebbe altrove, e insieme chiaro che il non averla debba molto dolere aglItaliani e sia sorgente legittima della disputa eterna, si deve ancora chiedere, perch veramente sieno allItalia mancate le condizioni che altrove condussero alla unit intellettuale onde si attinse la unit di favella; o in altri termini, semplicata la questione, perch lItalia non raggiungesse quellunit di pensiero, a cui la Germania, malgrado gli ostacoli di cui pi sopra si toccava, pure pervenuta. Lintiera risposta per vero gi involta, pi o men distintamente, in ci che precede; ma lassunto inesorabile vuol che si arrivi in sino al fondo e sempre con esplicite parole. Questa diversa fortuna dellItalia e della Germania, pu dunque giustamente parere il prodotto complesso di un innito numero di fattori; se ne posson dare ragioni di razza, di tempi, e dogni altra specie; ma rimane sempre, che la differenza dipenda da questo doppio inciampo della civilt italiana: la scarsa densit della cultura e leccessiva preoccupazione della forma. Nessun paese, e in nessun tempo, supera o raggiunge la gloria civile dellItalia, se badiamo al contingente che spetta a ciascun popolo nella sacra falange degli uomini grandi. Ma la proporzione fra il numero di questi e gli stuoli dei minori che li secondino con lopera assidua e diffusa, smisuratamente diversa fra lItalia ed altri paesi civili, e in ispecie fra lItalia e la Germania, e sempre in danno dellItalia. Qui vi furono e vi sono, per tutte quante le discipline, dei veri maestri; ma la greggia dei veri discepoli sempre mancata; e il mancare la scuola doveva naturalmente stremare, per buona parte, anche limportanza assoluta dei maestri, questi cos non formando una serie continua o sistemata, ma s dei punti luminosi, che brillano isolati e spesso fuori di riga. E dallabbondanza dei nomi giustamente vantati, potevano derivare, e derivano non di rado, illusioni strane o dannose; lesservi i duci sembrando di necessit importare che vabbiano pur le legioni fra la propria loro gente; dovech avvenuto, con molta frequenza, che i duci italiani (e non gi sul campo, come la metafora direbbe, ma come pur sul campo fuor di metafora stato) hanno cresciuto e guidato, non legioni paesane, ma legioni straniere. LItalia par che sdegni la mediocrit, e dica alla Storia: A me si conviene o lopera eccelsa o loziare. Ma lozio di questa terra privilegiata, non potrebbe mai essere lozio sterile delle barbare lande; lozio dellalma educatrice delle arti, assorta dolcemente nella contemplazione dei bello; non il sonno di una gente avvilita: arte ascetica. Ora, nella scarsit dei moto complessivo delle menti, che a un tempo effetto e causa del sapere concentrato nei pochi, e nelle esigenze schiltose del delicato e instabile e irrequieto sentimento della forma, sha, per limitarci al nostro proposito, la ragione adeguata ed intiera del perch lItalia ancora non abbia una prosa o una sintassi o una lingua ferma e sicura. In questo secolo il linguaggio giornalistico acquist unimportanza superiore a quella che aveva avuto in precedenza. Proliferavano periodici nuovi che aspiravano a un pubblico nuovo e per questo era necessario un linguaggio pi semplice. Il giornale linguisticamente composto da parti diverse: la lingua diversa a seconda degli articoli. Gli sviluppi della prosa dellOttocento sono di grande importanza perch questa lepoca in cui si fonda la moderna letteratura narrativa. Manzoni fu importantissimo a riguardo: avvicin lo scritto al parlato. Diffuse lui e lei come soggetto, imperfetto in -o e non in -a, eliminazione di forme pel col, eliminazione di d eufonica. Il procedimento messo in atto da Verga nei Malavoglia quello di adattare la lingua italiana a plausibile strumento di comunicazione per i personaggi siciliani appartenenti al ceto popolare. Molto nuova risulta la sua sintassi, in particolare quella utilizzata per il discorso indiretto libero. Il linguaggio poetico dellOttocento si caratterizza per la fedelt ala tradizione aulica e illustre. Con Monti si afferma in Neoclassicismo. In questo secolo si ebbe uno sviluppo eccezionale della poesia in dialetto. LA RELAZIONE DEL 1868: DELLUNITA DELLA LINGUA E DEI MEZZI PER DIFFONDERLA Una seconda obiezione che ci troviamo a fronte, : che ci che si vuole per l'Italia una lingua; e il linguaggio di Firenze non che un dialetto. Questa antitesi non altro che un cozzo di parole male intese, e che, in questo caso, non corrispondono ad alcun fatto reale. Ci possono essere bens, e ci sono, de' dialetti, nel senso di parlari che si trovino in opposizione e in concorrenza con una lingua. E ci accade presso quelle nazioni dove una lingua positiva riconosciuta unanimemente, e diventata comune a una parte considerabile, e particolarmente alla parte pi colta delle diverse province, sia riuscita a restringere in un'altra parte di esse pi rozza; e che va scemando ogni giorno, l'uso di quelli che, prima dell'introduzione d'una tal lingua, erano gli unici linguaggi delle diverse province. A questi sta bene il nome di dialetti. Ma tra di noi, invece, i vecchi e vari idiomi sono in pieno vigore, e servono abitualmente a ogni classe di persone, per non esserci in effettiva concorrenza con essi una lingua atta a combatterli col mezzo unicamente efcace, che quello di prestare il servizio che essi prestano. E a quella che lo potrebbe si oppone a sproposito il nome di dialetto, per la sola ragione che non in fatto la lingua della nazione: cosa tanto vera quanto trista, ma che non ha punto che fare con l'essenza d'una lingua. Nel 987, che fu l'anno in cui Ugo Capeto, duca di Francia e conte di Parigi, fu incoronato re de' Franchi, il francese non era certamente la lingua d'una nazione: lo pot divenire, perch, entro que' primi conni, e con quella copia e qualit di materiali, che dava il secolo decimo, era una lingua viva e vera. Fino a che una lingua d'egual natura non sia riconosciuta anche in Italia, la parola dialetto non ci potr avere un'applicazione logica, perch le manca il relativo. Altra obiezione, l'enormit del pretendere che una citt abbia a imporre una legge a un'intera nazione. Imporre una legge? come se un vocabolario avesse a essere una specie di codice penale con prescrizioni, divieti e sanzioni. Si tratta di somministrare un mezzo, e non d'imporre una legge. Essendo le lingue e imperfette e aumentabili di loro natura, nulla vieta, anzi tutto consiglia di prendere da dove torni meglio o anche di formare de' novi vocaboli richiesti da novi bisogni, e che l'uso non somministri. Ma per aggiungere utilmente, necessario conoscer la cosa a cui si vuole aggiungere; e poter quindi discernere ci che le manchi in effetto. Altrimenti pu accadere (e se accade!) che uno, non trovando un termine cos detto italiano, di cui creda, e anche con ragione, d'aver bisogno, e non osando, anche qui con ragione, servirsi di quello che gli d il suo idioma, corra, o a prenderlo da una lingua straniera, o a coniarne uno, mentre l'uso orentino glielo potrebbe dare benissimo, se ne avessimo il vocabolario. Cos si accresce bens quel guazzabuglio che s' detto sopra, ma non s'aggiunge a una lingua pi di quello che, col buttare una pietra in un mucchio di pietre, s'aiuti ad alzare una fabbrica. Invece (ci che pu parere strano a chi si fermi alla prima apparenza) la cognizione e l'accettazione di quell'uso dove altri sogna servit, servirebbe a dare una guida necessaria alla libert d'aggiungere sensatamente e utilmente. L'ultima delle obiezioni che abbiamo creduto di dover esaminare, che un vocabolario compilato sul solo uso vivente d'una lingua, non adempie l'altro uzio, di somministrare il mezzo d'intendere gli scrittori di tutti i tempi. L'idea d'accoppiar questi uzi venuta dal confondere due diversi intenti, e dal prendere ad esempio le lingue morte. Riguardo a queste, il dar modo d'intendere gli scrittori , non un accessorio pi o meno importante, ma la cosa essenziale, per la ragione semplicissima, che l'unico mezzo di dare una cognizione di tali lingue. L'intento ben diverso del vocabolario d'una lingua viva (che , o deve esser quello di rappresentarne, per quanto possibile, l'uso attuale) ha una ragione sua propria, e una materia corrispondente, che basta per un lavoro separato, anzi lo richiede tale, non c'essendo un perch d'unire e d'intralciare materialmente delle cose che, per ragione, sono distinte. Un vocabolario destinato a propagare in una nazione intera l'uso d'una lingua, deve servire a un numero molto maggiore di persone, che non siano quelle che mirino all'altro intento. A questo, del rimanente, potr provvedere un vocabolario apposito; il quale avr inoltre il vantaggio di render pi note e pi facilmente ritrovabili, delle locuzioni, che abbandonate, forse a torto, dall'uso, possano con l'essere adoprate a proposito da qualcheduno, venir proposte di nuovo all'uso medesimo, e servire ad arricchirlo. Nel gennaio del 1868 il ministro della pubblica istruzione Broglio nomin una commissione con il compito di studiare e proporre metodi per la diffusione dellitaliano. La commissione era sotto la presidenza di Manzoni. Per diffondere il orentino Manzoni proponeva una politica linguistica messa in atto nelle scuole e la realizzazione di un dizionario bilingue, da un lato il orentino e dallaltro i vari dialetti.