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l Gaetano Berruto

I Le varietà del repertorio


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I 7. Il repertorio linguistico degli italiani


I I
Se f italiano è la lingua nazionale del nostro paese, fa però grave
l
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torto alla realtà dei fatti sostenere che tutti gli italiani parlino
ì (solo) italiano. È vero che di norma vengono ritenuti parlanti
1 nativi dell'italiano tutti coloro che hanno come lingua della so-
I
cializzazione primaria (imparata in famiglia) f italiano o un dia-
letto del gruppo italo-romanzor. Data la loro distanza struttu-
rale reciproca, in genere non di molto inferiore a quella che inter-
corre fra le varie lingue fomanze maggiori e minori' , i dialetti
italiani vanno però considerati varietà linguistiche a sé stanti, e
non semplici varietà delf italiano a coloritura locale ''. A rigore,
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' Accettiamo qui fondamentalmente la es. 1911
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17-19) che delinea ue «sistemi 1 Oomlnl
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italia-
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standard è fra altre lingue

cosa

liano è tuttavia a causa


r Si tratta secondo la
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4 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi G. Berruto Le varietò del repertorio 5

questo implicherebbe riconoscere nel. panorama linguistico italia- ssritti e fon44li, e una varietà linguistica bassa, per gli usi par-la-
no la presenza, accanto alla lingua italiana, di qna quindicina di ti informali. E in effetti molti lavori trattano la situazione italia-
altre varietà romanze o; a cui occorre aggiungere, per completare na in termini di diglossia italiano-dialetto; con eventuali affina-
il novero delle 'lingue indigene' d'Italia, le cinque lingue o va- menti come quello utilmente proposto da Trumper (1977; 1984),
rietà romanze e le su.lingue o varietà non romanze delle aree che distingue tra «macrodiglossia» e «microdiglossia>> per dar
minoritarie di parlata cosiddetta alloglottar. Ér ;r', "/''"r' Ì" conto, fondamentalmente, della differefiza tra aree (o anche clas-
Il repertorio linguistico degli italiani vale a dire l'insieme si sociali) in cui il dialetto è forte ed aree (o classi sociali) in cui
delle varietà di lingua a disposizione della- comunità parlante ita- il dialetto è assai più debole.
lofona dovrebbe quindi anzitutto tener conto di tale moltepli- Ma a ben vedere la situazione italo-romanza ngn combacia 'r",
-
cità nazionale. Poiché ovviamente i parlanti delle varie regioni e perfettamente con le categorie definitorie e la casistica previste , .

aree linguistiche d'Italia non usano di solito né attivamente né da Ferguson (1959) per diagnosticare la diglossia. In particolare,.'
passivamente la lingua indigena. tradizionale, delle altre regioni ,
manca in genere nei casi italiani un requisito importante, quello
ed aree, non esiste un unico repertorio linguistico panitaliano, secondo cui di norrna solo la varietà bassa è la lingua della con-
valido per tutti gli italiani: i concreti repertori linguistici vanno versazione ordinaria e della socializzazione primaria: in Italia, in .

sempre riferiti alle singole regioni ed aree. Tutti hanno peraltro ' effetti, è piuttosto normale che vengano impiegati nel parlato g
'in comune la presenza dell'italiano e delle sue varietà, che fa da quotidiano sia la varietà bassa (il dialetto) che quella alta (l'ita- I
tratto unificatore nella molteplicità dei repertori. Parlare di reper- liano); ed è in fortissima diminuzione il numero dei parlanti che',
torio linguistico italiano ha quindi senso se si intende un ipoteti- continuano ad avere il dialetto come lingua prima, dato che il
co repertorio medio che costituisca la griglia di tipi di varietà (e prestigio dell'italiano e la sua progressiva diffusione hanno por-
dei loro rapporti) sottostante a ciascuna situazione regionale. tato, in coincidenza con 1o sviluppo socio-economico del dopo-
I
Come si può definire il repertorio linguistico italo-romanzo gueffa, a parlare sempre più in italiano con i figli anche genitori
medio? I due (dia)sistemi 6 fondamentali che lo compongono so- prevalentemente dialettofoni.
no ovviamente la lingua nazionale e il dialetto. I1 rapporto fin- In conclusione, si potrebbe forse definire correttamente il
zionale e di status fri essi sembra presentare alcuni traiti caratte-
repertorio italo-romanzo medio come una situazione di bilingui-
ristici di quella che viene chiamata diglossia, vale a dire la ripar- smo endogeno (o endocomunitario) a bassa distanza strutturale
tizione del repertorio fra una varietà linguistica alta, per gli usi
,,] con flilalia. Con tale formula si intende sintetizzare la natura del
repertorio cogliendone sia gli aspetti linguistici che quelli stori-
-l
ci e sociolinguistici. «Bilinguismo a bassa distanza strutturale>>
Haugen e di Coseriu tp. es. 19801. L'espressione "dialetti tlell'italiano» si giu- potrebbe dar conto dei fondamentali aspetti Iinguistici: si tratta di
stifica sociolinguisticamente in quanto essi coesistano sempre con la lingua
cosiddetta standard con cui sono strettamente imparcntati. una situazione in cui sono chiaramente usati e compresenti due
* lncludiamo tra queste, in quanto la loro posizione non è dissirrile da quel-
diversi (dia)sistemi linguistici, la cui differenza strutturale (si trat-
la dei diversi dialetti regionali italiani (e cfr. nota 1), anche il sardo e il friula-
no. Tale scelta è certo opinabile, e il problema è sostanzialmente aperto e ha ta pur sempre di varietà romanze contigue dello stesso ceppo, e
molte facce, specie se chiamiamo in gioco anche gli atteggiamenti delle comu- per di più sottoposte all'azione livellatrice della lingua standard)
nità locali. è tuttavia inferiore a quella che si riscontra nei repertori bilingui
5 Cfr. in questo volume il contributo di G. Francescato. Su tutti i problemi I

qui accennati, e sulla loro dimensione storico-sociale, cfr'. De Mauro (1976). òiassiòi. Tale bilinguismo è di origine interna alle comunità par-
o Con diasistema si intende in linguistica
un insieme di sisterni con molti lanti, non è frutto di migrazioni o spostamenti di popolazioni più
tratti in comune, o più tecnicamente un sistema di livello superiore costruito a
partire da più sistemi (in particolare, diversi per localizzazione spaziale) aventi
o meno recenti (endogeno: aspetto storico). Infine, il rapporto
somiglianze parziali. Con (dia)sistema nel testo intendiarro un sistenìa colìl- funzionale e di status fra la varietà alta e la varietà bassa sareb-
plessivo che con maggior rigore si potrebbe definire come Lìn diasisterna. be del genere di quello che ho proposto (Bemrto 1987b; 1989b)
6 Introduz.ione all'italiano contemporaneo. La wtriu:.iottt c .qli u.ti G. Berrutct Le varietà del repertorio 7
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di chiamare dilalia, vale a dire con entrambe le varietà inrpicga- monolingue: non esiste un dialetto locale 'altro' rispetto a varie-
tglimpiegabiù nella conversazione quotidiana e con uno ipai,io tà basse di iialiano [Poggi Salani 1981; Agostiniani-Giannelli r
relativamente ampio di sovrapposizione (aspetto più propriarncrr- 19901; molto intricata la situazione di Roma, difficilmente inca-
te sociolinguistico). sellabile [Stefinlongo 1985]), con l'iraliano A (varietà alta) e la
Quanto alla consistenza demografica relativa di italiano e dia- varietà locale B (varietà bassa),rnelle aree circondate da un dia-
letto, si può dire grosso modo che vi è al giorno d'oggi una mag- letto italo-romanzo possiamo avere p. es. (Mioni 1989): italiano ,

gioranza relativa della popolazione italofona che sa e usa sia A, dialetto italo-romanzo circostante M (varietà media), parlata
l'italiano che il dialetto, in varie proporzioni; un'ampia minoran- alloglotta locale B (come nelle isole di lingua tedesca ne['Italia
4a che non sa o non usa il dialetto; e una piccola minoranza che del Nord o nelle zone di lingua greca della Calabria e del
non sa o non usa I'italianoT. Dati statistici a disposizione, da in- Salento); o italiano e altra lingua standard entrambi A, dialetto l
terpretare sempre con le cautele del caso 8, mostrano p. es. che, ilalo-romanzo circostante e dialetto locale entrambi B (così. in
sulla base delle autovalutazioni dei campioni intervistati. nel Valle d'Aosta o nelle aree slovenofone della Yenezia Giulia). In
1988 parlerebbe italiano in famiglia dal34,47o degli italiani (dati casi particolari si trovano poi repertori sovraccarichi, come nel-
Doxa) al 41,97o, con differenze regionali che vanno dal llo/a del l'isola tedesca dì Giessoney, che costituisce un'areola minoritaria
Veneto al 62,6% della Liguria (dati ISTAT) ". di secondo grado e ove abbiamo italiano e tedesco standard A,
Nelle aree ove la varietà indigena è una delle rlingue minori-
,

piemontese M, dialetto locale titsch e dialetto francoprovenzale Vq{


tarie (la cui consistenza demografica si dovrebbe aggirare fia valdostano B o nella Val Canale, con italiano A, tedesco e friu-
circa 750.000 parlanti e più di due milioni e mezzo, a seconda Iano entrambi M. sloveno B (c[r. infra, G. Francescato).
che vi includiamo o no il Friuli e la Sardegna), i repertori lin- Assai complessi sono ovviamente i repertori dei consistenti _

guistici sono più complessi e possono comprendere, oltre ai due gruppi di migranti interni (meridionali e veneti nel cosiddetto ,
gradini alto e basso, anche un gradino intermedio (eventualmen- triangolo industriale, veneti nel Lazio, sardi in Toscana, ecc.). :

te occupati da più di una varietà). Mentre il repertorio fiiulaÉo e Trattandosi di residenti stabili che apprendono varietà di italiano)..
sardo (comunque si voglia considerare la natura, effettivamente dovrebbero essere compresi nella panoramica dei diversi tipi di
.

'minoritaria' o no, delle rispettive comunità) ha indubbiarrente repertorio esistenti in Italia anche i casi delle comunità dei nuovi {*<
struttura analoga a quella della maggioranza delle situazioni italo- immigrati da diversi paesi europei ed extraeuropei: ma con que-
romanze (fra cui fa eccezione la Toscana, ove vi è un repertclrio
sto verremmo a una casistica troppo peculiare e minuta, che ci
0 farebbe perdere di vista il quadro di riferimento pertinente, cioè
? Sono ampiamente noti i fattori sociali che condizionano la rnaggiorc o il repertorio linguistico italiano medio (cfr. anche nel vol. IIC. Le
minore dialettofonia. A parlare solo dialetto, e non anche una clualchc varietà strutture il saggio di B. Mortara Garavelli).
di italiano, saranno (presumibilmente, oggi, non più di qualche unità pcl ccnto
sul totale della popolazione) parlanti dei ceti più bassi e privi cli istnrziorrc, Nel tracciare un quadro delle varietà dell'italiano, ci atterre-
anziani più che giovani, uornini più che donne, in campagna più chc in lr»hicn- mo fondamentalmente al repertorio di parlanti nativi aventi, come
te urbano, nel Sud più che nel Nord. s'è detto, l'italiano o un dialetto italo-romanzo come lingua della
' I metodi di inchiesta non sono sempre controllabili, e non si sl rrlrlto socializzazione primaria e I'italiano come lingua della socializza-
sulla rappresentatività dei campioni. Poiché poi le risposte richicslc sorìo luto-
valutazioni del comportamento, è presurribile che possuno sopllrvvalulurc la zione secondaria.
varietà di plestigio, cioè l'italiano. "Con
" I dati delle inchiestc Doxa sorto appitrsi nci lispcltivi liltllrtlirti n.23-24
l'ottica rivolta al repertorio si intende mettere a fuoco
(XXVIll) dcl 21 .12.71, n. l0 (XXXVI) dcl 22.(r.lì2 t rt. (r 7 (XLll) tlcl l7.4.tttl. l'intera somma delle risorse linguistiche a disposizione della co-
I duli lS'l'41'. su un c;utt;riortc rrrollo corrsislcrrlc (piir rli 22-(XX) lirrrriglic;, sono munità parlante, la loro stratificazione in quel tutto che è il reper-
aplritlsi rtel Ntti:irtrirt lS'lAl. | (X). aPIilt'l()li(). t'llt (X). rliecrtthrc l9tì9.
Ncll'irrt'lriest:r IS'lA'l', tlict'rli pullure tli:rlctto irr lirrrrigliir i .\1.9(/(, rlcgli irrtcr- torio. e il loro organizzarsi in varietà. Entità riconoscibilmente
vislitli. tttettlrc il f5'l :rlli'r'rrur tli lxrll:rrc sia italilrto cltc tlialelto. distinte all'interno del repertorio, costituite da insiemi di tratti lin-
4 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi G. Berruto Le varietò del repertorio 5

questo implicherebbe riconoscere nel. panorama linguistico italia- ssritti e fon44li, e una varietà linguistica bassa, per gli usi par-la-
no la presenza, accanto alla lingua italiana, di qna quindicina di ti informali. E in effetti molti lavori trattano la situazione italia-
altre varietà romanze o; a cui occorre aggiungere, per completare na in termini di diglossia italiano-dialetto; con eventuali affina-
il novero delle 'lingue indigene' d'Italia, le cinque lingue o va- menti come quello utilmente proposto da Trumper (1977; 1984),
rietà romanze e le su.lingue o varietà non romanze delle aree che distingue tra «macrodiglossia» e «microdiglossia>> per dar
minoritarie di parlata cosiddetta alloglottar. Ér ;r', "/''"r' Ì" conto, fondamentalmente, della differefiza tra aree (o anche clas-
Il repertorio linguistico degli italiani vale a dire l'insieme si sociali) in cui il dialetto è forte ed aree (o classi sociali) in cui
delle varietà di lingua a disposizione della- comunità parlante ita- il dialetto è assai più debole.
lofona dovrebbe quindi anzitutto tener conto di tale moltepli- Ma a ben vedere la situazione italo-romanza ngn combacia 'r",
-
cità nazionale. Poiché ovviamente i parlanti delle varie regioni e perfettamente con le categorie definitorie e la casistica previste , .

aree linguistiche d'Italia non usano di solito né attivamente né da Ferguson (1959) per diagnosticare la diglossia. In particolare,.'
passivamente la lingua indigena. tradizionale, delle altre regioni ,
manca in genere nei casi italiani un requisito importante, quello
ed aree, non esiste un unico repertorio linguistico panitaliano, secondo cui di norrna solo la varietà bassa è la lingua della con-
valido per tutti gli italiani: i concreti repertori linguistici vanno versazione ordinaria e della socializzazione primaria: in Italia, in .

sempre riferiti alle singole regioni ed aree. Tutti hanno peraltro ' effetti, è piuttosto normale che vengano impiegati nel parlato g
'in comune la presenza dell'italiano e delle sue varietà, che fa da quotidiano sia la varietà bassa (il dialetto) che quella alta (l'ita- I
tratto unificatore nella molteplicità dei repertori. Parlare di reper- liano); ed è in fortissima diminuzione il numero dei parlanti che',
torio linguistico italiano ha quindi senso se si intende un ipoteti- continuano ad avere il dialetto come lingua prima, dato che il
co repertorio medio che costituisca la griglia di tipi di varietà (e prestigio dell'italiano e la sua progressiva diffusione hanno por-
dei loro rapporti) sottostante a ciascuna situazione regionale. tato, in coincidenza con 1o sviluppo socio-economico del dopo-
I
Come si può definire il repertorio linguistico italo-romanzo gueffa, a parlare sempre più in italiano con i figli anche genitori
medio? I due (dia)sistemi 6 fondamentali che lo compongono so- prevalentemente dialettofoni.
no ovviamente la lingua nazionale e il dialetto. I1 rapporto fin- In conclusione, si potrebbe forse definire correttamente il
zionale e di status fri essi sembra presentare alcuni traiti caratte-
repertorio italo-romanzo medio come una situazione di bilingui-
ristici di quella che viene chiamata diglossia, vale a dire la ripar- smo endogeno (o endocomunitario) a bassa distanza strutturale
tizione del repertorio fra una varietà linguistica alta, per gli usi
,,] con flilalia. Con tale formula si intende sintetizzare la natura del
repertorio cogliendone sia gli aspetti linguistici che quelli stori-
-l
ci e sociolinguistici. «Bilinguismo a bassa distanza strutturale>>
Haugen e di Coseriu tp. es. 19801. L'espressione "dialetti tlell'italiano» si giu- potrebbe dar conto dei fondamentali aspetti Iinguistici: si tratta di
stifica sociolinguisticamente in quanto essi coesistano sempre con la lingua
cosiddetta standard con cui sono strettamente imparcntati. una situazione in cui sono chiaramente usati e compresenti due
* lncludiamo tra queste, in quanto la loro posizione non è dissirrile da quel-
diversi (dia)sistemi linguistici, la cui differenza strutturale (si trat-
la dei diversi dialetti regionali italiani (e cfr. nota 1), anche il sardo e il friula-
no. Tale scelta è certo opinabile, e il problema è sostanzialmente aperto e ha ta pur sempre di varietà romanze contigue dello stesso ceppo, e
molte facce, specie se chiamiamo in gioco anche gli atteggiamenti delle comu- per di più sottoposte all'azione livellatrice della lingua standard)
nità locali. è tuttavia inferiore a quella che si riscontra nei repertori bilingui
5 Cfr. in questo volume il contributo di G. Francescato. Su tutti i problemi I

qui accennati, e sulla loro dimensione storico-sociale, cfr'. De Mauro (1976). òiassiòi. Tale bilinguismo è di origine interna alle comunità par-
o Con diasistema si intende in linguistica
un insieme di sisterni con molti lanti, non è frutto di migrazioni o spostamenti di popolazioni più
tratti in comune, o più tecnicamente un sistema di livello superiore costruito a
partire da più sistemi (in particolare, diversi per localizzazione spaziale) aventi
o meno recenti (endogeno: aspetto storico). Infine, il rapporto
somiglianze parziali. Con (dia)sistema nel testo intendiarro un sistenìa colìl- funzionale e di status fra la varietà alta e la varietà bassa sareb-
plessivo che con maggior rigore si potrebbe definire come Lìn diasisterna. be del genere di quello che ho proposto (Bemrto 1987b; 1989b)
8 Intntduz,irtrt,' trll'ituliurut (ont(mporaneo. Ltt variuz.ion.e e gli usi G. Berruto Le varietà del repertorio 9

guistici congruenti t lrr: co-occoffono con (insiemi di) tratti sociali, lanti (o, più specificamente, dalla posizione che il parlante occu-
caratterizzanti i parlrrrrti o le situazioni d'impiego, rappresentano pa nella stratificazione sociale) variazione sociale o diastrati-
infatti le diverse varictà di lingua in cui tali risorse si articolano. ca; dalla situazione comunicativa - nella quale si usa la lingua
Si è detto già, ed ò ovvio, che nel repertorio medio italo-remanzo variazione situazionale -
o funzionale-contestuale o diafasica. Re-
le varietà a disposizione appartengono a due sistemi linguistici di- centemente (Mioni 1983a: 508) è stato suggerito di tener conto
stinti, la lingua italiruur e il dialetto; fra di esse, tutfavia, le varietà in prima ipotesi, oltre che di questi tre parametri generali, anche
dell'italiano non solrr occupano uno spazio di variazione più am- di un quarto parametro, basato sul mezzo fisico-ambientale, sul
pio. ma formano anclrc ciò che è comune in maggiore o minor mi- canale attraverso cui la lingua viene usata yariazione dia-
sura a tutti i singoli roperlori regionali o di gruppo mesica. -
Uaccoglimento di tale quarta dimensione fondamentale di
variabilità, ancorché discutibile da più di un punto di vista, in
2. Varietà dell' italiano : quanto l'attivazione del canale orale o scritto d'uso della lingua
dimensioni di vari.azione e gamma,di vartetà avviene pur sempre in dipendenza dal costrutto «situazione di
comunicazioile>) ", appare tUjt-4v-ia ut]]g e anche plausibile, giac- .
Le varietà dell'italiarro occupano in ogni'caso, si è detto, ché, pur essendo naturalmente in sovrapposizione e intersecazio-
la porzione più consistente del repertorio. Come"orr" tutte le 'grandi' ne con le altre dimensioni di variazione e in particolare appunto
lingue di cultura, l'il:rliano ha sviluppato una gamma assai ampia con la differenziazione diafasica, le modalità dell'uso parlato e;
cli diversificazione, nclla quale si possono riconoscere specifiche scritto sono troppo nette e caratterizzanti e, in parte, preliminarii
varictà di lingua, cìctr:n'ninate dalle fondamentali dimensioni di alla situazione, perché ci si possa limitare ad una loro trattazio-- .

virriazione, vale a dirc: tlai paraurctri extralinguistici con cui la ne in termini di^mere varietà situazionali. 'i
variazione interna alllr lirrguu ò correlala. Le quattro dimensioni di variazione suddette costituiscono
Le fbndamentali tlinrcnsioni rlclla variazione sincronica della degli assi di riferimento lungo i quali si possono ordinare le va-
lirrgua sono costituilt': tlirll'irreir gcogral'ica in cui viene usata la rietà compresenti nello spazio di variazìone dell'italiano con-
lingua (o, più specil'it'irrrrcrrtc. rlirllrr rcgionc di provcnienza dei temporaneo. Ciascun asse si può concepire come tn continuum
parlanti e dalla loro tlistribrrziorrc gcogral'ica) - valiazione dia- che unisce duè varietà contrapposte come poli estremi fia cui si
t9_pig3r0; dallo strato o gl'u[)l)o sociulc u ctti lr1.r1ltltcngono ipar- collocano vaiietà intermedie. Lungo 1'asse della dimensione dia-
topica, nella quale si collocano gli italiani regionali, i poli sono
r0 La diffusione dell:r lclrrrirrologi:r virliclislit:r cort il prclisso rliu ("ttLra- costituiti dall'italiano standard normativo (a base" fiorentina
verso": diastratico = attruvt'r'so illi slrlrti socilrli, r'tc.) si tlcvc lirttlittttctrtltltnen- 'emendata': cfr. Galli de' Paratesi 1984) e dall'italiano regionale
te a Coseriu (p. es. l95xt. clrc riprerrrlc l)r1)l)()slt tlel lirtgtrislir tlirrtcsc Irlyclal fortemente dialettizzante; lungo l'asse diastratico, si va dalf ita-
(cfi., anche per una puntrrirlizzirziorrc. Albrcelrt l()l{(r). ll rrrtxlrrkr potrchhc lacil- liano colto ricercato all'italiano popolare basso; lungo 1'asse dia.
mente estendersi ad indicalc allrc sollorlitttcttsiotti rli vlui:rziortt': l'r'lrllli (l9tX):
144-48) p4r!a p. es. di variaziorrc «tliutcrrricu,, irr rilt'rirrrerrlo lrllir tlilli'r'errzia- fasico, dall' italiano formale aulico all' itali ano informale trascura-
.-&.'.,,-...'.,^
"4".#
zione in base agli argomcnti cli tliscorso (sollrxlirttcttsiortc tlcllir tlirrlrrsil), c si
potrebbe pensare, che so, a 'diagerrico' llcr itttlit'lrle I't'vt'rtlrrirlt'rlillì'r't'rrziirzio-
ne fia lingua maschile e lingua ltrlrninilc (sottotlirttcttsiortc tlcllrt rlirtstr;tliu). l-l
possibile moltiplicazione di dia- che risultcrchhc tlitll';tPPlitrtziotte rt oL'tti citlc Jr Albrecht (1986: 66 e 1990: 70-71) p. es. non accetta la diamesia come
goria singola suscettibile di correlare c«rn variitziottc lirrgtrislitlr polrchlrc scttt dimensione autonoma di variazione, riconducendo la diflèrenza fra lingua par-
brare giustificata per omogeneità terminologica, rrrl i' pre strrrrilrilrrrcrrtc irrLrlilc c: lata e lingua scritta a una caratterizzazione particolare sulla dirnensione diafasi-
crea neologismi superflui dal punto di vista cxrrtccllulrlt'. pt'r il r;rr;rlt'c rtrctlirr ca. Koch-Oesterreicher (1990: 13, 15) invece, sulla scia di SÒll (1974), opera
riservare terminologia spccifica solo alle grandi dirrrcrrsiorti tli vrrr irrzione. rrtl tttt che ha dato un fbrte impulso allo studio del parlato nelle lingue romanze, pon-
livello piuttosto astratto. Un pessimo esempio cli prrrlili'rirziortc irtlirrstiliclrlir t\ gono la diamesia come dimensione primaria e centrale nello spazio di variazio-
Hausmann (1989). ne di r-rna lingua.
l0 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi G. Berruto Le varietà del repertorio ll

_tg; lungo l'asse diamesico, dall'italiano <<scritto-scritto)> all'italia-


no <<parlato-parlato» (Nencioni 1976).
Se l'articolaàione secondo queste quattro dimensioni fonda- DIAMESIA
mentali consente di schematizzare qluella che si potrebbe chia-
mare l'architettura dell'italiano contemporaneo, non va dimenti- )'
cato che nelle reali varietà d'uso della lingua spesso le varie di-
mensioni si ihtersecano, 9 le relative varietà possono determi-
narsi (o, più latamente, assumere valori, o funzionare) contem- DIASTRATIA
poraneamente secondo più assi di variazione: così i gerghi e le
DIATOPIA
varietà paragergali, e più in generale certi linguaggi settoriali, si
definiscono contemporaneamente sull'asse diastratico, in quanto
propri di certi gruppi sociali, e sull'asse diafasico, in quanto svol- D'altro canto, ciò corrisponde a una gerarchia sociolinguisti- !
genti una particolare funzione in date classi di situazioni comu- ca ben nota, secondo cui varietà diatopiche possono fungere
nicative; un italiano fortemente marcato in diatopia sarà per lo -àirche da varietà diastratiche, varietà diastratiche possono funge-
più anche una varietà sociale bassa; f italiano popolare, varietà re anche da varietà diafasiche, varietà diafasiche possono funzio-
diastratica tipica di fasce sociali non istruite, sarà per i suoi pzrr; nare anche da varietà diamesiche, ma non viceversa.
lanti anche una varietà diafasica, il registro delle occasioni più, A tuni gli elementi della lingua, o a tutte le produzioni lin-
formali. p-ifficlli da cotlgcare con precisionq, anche se apparten- \ guistiche, può essere assegnato in linea di principio un valore
gono fondamentalmente alla dimensione diafasica, so- no poi le sulle quattro dimensioni separatamente: per fare qualche-esempio,
vg_r!e!à di lingua,legatg a movimenti culturali, a mode, a costumi una parola come I'aggettivo riprovévole sarà neutrale in diame-
più o meno passeggeri, ecc., come le varie modalità d'uso via-via sia, marcato (medio-)alto in diafasia, marcato alto in diastratia,
È attezzate giornali s ticamente c ome sinistre se, politiche se, giorna- neutrale in diatopia (ma pronunciato lripro'vevvole] sarà marca-
lese e così via. to come meridionale); mentre un frammento testuale come il
1 Nella situazione italiana,.è pr4ggamente igrp.os-qibile separare seguente (Pronto? ! 1986 72):
, la vaiazione diatopica da quella diastratica, e marcatezza dia-
stratica implica solitamente matcatezza diatopica. Le varietà nati-
(l) [...] praticamente io sto a cercà 'na sfitinzia [...]
ve degli italiani, pioè le varietà di lingua che ciascun parlante sarà marcato come tipicamente parlato in diamesia, basso in dia-
acquisisce nella socializzazione primaria, sono sempre varietà fasia, medio-basso in diastratia e romano in diatopia'
socio-geografiche determinate: un italiano di una certa fàscia In Berruto (1987a: 21) si è cercato di dare conto dell'archi-
sociale con un qualche grado di marcatezza regionale o, sem- tettura dell'italiano contemporaneo, semplificando la complessità
pre meno frequentemente ma in certe aree del paese- ancora in della situazione mediante uno schema a tre assi (e tralasciando la
maniera rilevante, un dialetto. Si potrebbe sostenere che esiste fra dimensione diatopica), che qui riprendiamo.
le dimensioni di variazione un rapporto tale che esse agiscono Le nove entità rappresentate nello schema alla pag. seguente
l'una dentro l'altra: la diastratia dentro la diatopia, la diafasia in(icano, a scopo esemplificativo, i punti di riferimento più rile-
r dentro la diastratia, la diamesia dentro la diafasia; un parlante nel
rl
vanti nel continuum pluridimensionale delle varietà, e non inten-
periodo dello svilupilo linguistico impara una varietà sociale l.
:.
dono affatto esaurire il catalogo delle varietà di lingua meritevo-
dell'italiano della propria regione, entro la quale impara diversi li di un'etichetta a sé stante. Rinviando all'opera citata (Bemrto
registri adeguati a diverse situazioni, entro cui impara la fonda- 7987a: 19-27) per un commento generale, e qui più avanti (sag-
:
t

mentale dicotomia fra parlato e scritto. gio seguente, § 3.4) in particolare per una breve discussione rela-
12 Ittlnnltt.irtttt' ttll'ilttlittttrt t t)nlt ntl't,ttutt,' l,t ttuttt tttilt , qli tt,ti G. Berruto Le varietà del repertorio t3

tiva alla nttzitlttt'rli slrtrtrlltrrl, ('()n\('tt;t ,".,'ttrIltlr(.u('( r)n un:r lx)ri- Sia il contenuto da trasmettere "dire a qualcuno che non si
sibile lìlrrrrttlltziottt' tli tttt st'tttplrr',' ttt,'',',,r1,)'r, rr , t,r',, tttt;t tlt'llc può andare da lui". Procedendo dall'alto al basso degli assi dia-
nove varictÌr itk'lrlilir'ltlt' ttt'llo sr'ltr'ttt;t' stratici e diafasici, potremmo avere nell'ordine:
I
(2) Mi pregio informarla che la nostra venuta non rientra
nell'ambito del fattibile (7, italiano formale aulico)
i/- »tL (3) Trasmettiamo a Lei destinatario f informazione che la venuta di
7. il:tl l,)r ilr,rl,,
attlir.o
l,
chi sta parlando non avrà luogo (8, italiano tecnico-scientifico)
8.
rr'$;(..t I
(4) Vogliate prendere atto dell'impossibilità della venuta dei sot-
ir,
t€cnico- toscritti (9, italiano burocratico)
sclBntlflco
'"/"td'.
-..
)
I

lt
(5) La informo che non potremo venire (1, italiano standard lette-
rario)

1*nrr,*
U
&i,. ù-..f ,a.
I

I
(6) Le dico che non possiamo venire (2, italiano neo-standard)
F-44 (1) sa, non possiamo venire (3, italiano paLrlato colloquiale)

,l,rtt(l.rr,l
(8) ci dico che non potiamo venire (4, italiano popolare)
rl
It!11,,r.ri!,)
)
(9) mica possiam venire, eh (5, italiano informale trascurato)

u àt-lirel
(10) ehi, apri 'ste orecchie, col cavolo che ci si trasborda (6, ita-
DIAMESIA liano gergale;.
2t I diversi elementi e tratti linguistici che caratterizzano ciascu-
na formulazione come realizzazione di una certa varietà, a livel-
,..1t,.k. lo di lessico, di strutturazione sintattica e di morfologia. sono
J*.1, piuttosto evidenti e non esigono di essere analizzati uno per uno.
4, \
llal.
(reglontrl.) 4
Si può notare p. es. che la variabile lessicale per designare la
popolarr nozione di "andare (da qualcuno)" viene realizzata da tre varian-
(-,:rt f,f ti: la forma nominalizzata venuta (varietà più alte, 7, 8 e 9), il
tt verbo venire (varietà t, 2, 3,4, 5; si tratta della forma non mar-
cata sociolinguisticamente), e il verbo metaforico trasbordarsi
(varietà 6); e la variabile corrispondente a "dire" è realizzata in
r ,1,,r,,r.rl.r
ben sette modi diversi: informare, dire (forma o variante non
marcata), (far) prendere atto, trasmettere l'informazione, il
'Irtft segnale discorsivo sa, f interiezione asseverativa eh, e la perifra-
tt pp"6Z U;" si espressiva figurata ehi, apri 'ste orecchie. La forma di allocu-
l^Àt.o r.t) zione varia dal Lei di deferenza al Voi burocratico, al ci (per le)
'' A rigore exempl.a ficta di que§to gencrc tlotr rLtrrt lrlrr'r. l.rr"r 1't,tr'r'ltt' tipico di varietà sociali basse, al tu di confidenza, a A garietà 5).
risultano per forza di cose artificiosi. Nessun corìle nlrlo. rrr'll,r r rt,r r,,rl, rL'llt'
lingue, richiede di essere trasmesso in molte (o tutlt. lt') r;rrrr'l.r ,lr lrrrl,rr.r por
Quanto alla denominazione delle varietà, ci limiteremo ad
ché ovviamente un certo tipo di messaggio trova lit stt:t lot ttrrtl.r/r(,r, r.nn:rl('
solo in una qualche varietà, e soprattutto ogni vuliel:r t'lr'r'.rl.r.r rl(l(lnnllrli
ambiti o condizioni prelèrenziali di impiego, ed è ritro rt ittt;rr''"'tl,rl, ( lrt ,rr ( {)l usare tale varietà per comunicare un messaggio quale quello esernplifìcato). Le
ra in altre condizioni, in uno spazio di varietà ben clclirrìto (nì l):ulr, rrl,rrr'. rtrrl dilfèrenti versioni qui proposte si giustifichino dunque come mere illustrazioni
ta del tutto inadeguata la versione in ital. tecnico-sciettlilrro r rrrrl,r'rr'..rlrilt' dei lineamenti di uno spazio di variazione.
t4 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi G. Berruto Le varietà del repertorio 15

6fr-'l
osservare qui che con <<neo-standard>>'3 si intende, in maniera (invece che di discreto o di gradatum) implica grosso modo la *a*a&r
forse un po'esagerata (in quanto non si tratta propriamente di un presenza di una scala d! varietà avente agli estremi due varietà 4'*.é, ^
'altro' standard, nuovo), la varietà di lingua comunemente usata ben distinte e fra queste una serie di varietà in cui ciascuna 't{-*1""
dalle persone colte che ammette come pienamente corretti alcu- sfuma impercettibilmente nell'altra senza che sia possibile stabi-
ne forme e costrutti sino a tempi non lontani ritenuti non facen- lire confini ben delimitabili fra l'una e l'altra.
ti parte della 'buona' lingua. La nozione di continuum è ttttavia meno pacifica di quanto
L ital. formale aulico è la varietà (scritta e parlata-scritta) possa sembrare a prima vista, se la applichiamo alla situazione
delle situazioni pubbtriche molto formali e solenni; f ital. tecnico- italiana. Se non paiono esserci molti dubbi sul fatto che varietà
scientifico è la varietà (scritta e parlata) usata normalmente in delf italiano e varietà del dialetto non possano propriamente far
contesti tecnici o scientifici; I'ital. burocratico è la varietà (scrit- parte di uno stesso continuum, dato che vi è il chiaro confine for-
ta ma anche parlata) usata negli ambiti amministrativi, ufficiali; male stabilito dalle proprietà strutturali rispettive dei sistemi della
f ital. standard letterario è la varietà (scritta) della tradizione let- lingua e del dialettor4, non vi è pieno accordo sulla reale natura
teraria; f ital. parlato colloquiale è la varietà (tipicamente parlata) di continuum delle varietà dell'italiano. Sobrero (1988), fra gli
della conversazione quotidiana non impegnata; l'ital. popolare altri, pare propendere per una considerazione assai decisa della
(regionale) è la varietà (parlata ma anche scritta) degli strati variazione italiana come continuum dinamico (un continuum di
socio-culturali non istruiti; l'ital. infbrmale trascurato è la varietà continua, addirittura al livello testuale ''); Stehl (1988; 1990)
(parlata) delle situazioni molto confidenziali, più spontanee e non preferisce invece una concezione in termini di gradatum.
controllate; l'ital. gergale è la varietà (parlata) marcatamente In realtà'6, i caratteri della differenziazione dell'italiano in
1'
r',r, espressiva che si può sviluppare fra parlanti che condividono atti- varietà sembrano presentare sì i contorni di un continuum lingui-
',
;, vità, esperienze, idee e modi di vita, per sottolineare l'apparte- stico, ma di natura significativamente diversa rispetto alla nozio-
,,' ' nenza a un gruppo o cerchia particolare e distinguersi dagli ne di continuum cos\ com'è comunemente usata in sociolingui-
'altri'. stica, e più precisamente in creolistica. Si tratta di ciò che ho
definito altrove (Bemrto 7987a:29) un <<continuum con addensa-
menti>>. Con tale nozione si intende una gamma di varietà suffi-
3. Il continuo e il discreto nelle varietà dell'ituli.ono cientemente ben identificabili ma senza dei confini troppo netti
fra di 1oro, in cui ciascuna varietà è contrassegnata, oltre che da
Un costrutto teorico che ha preso via via piede nel descrivere e
un certo numero di tratti tipici diagnostici (si noti che parlando
interpretare la natura della gamma di varietà dell'italiano con-
temporaneo (e più in generale f intero ventaglio di varietà che
di continuum ci si riferisce sempre esclusivamente ai caratteri
formano il repertorio degli italiani) è quello di continuum.
Trattare i rapporti strutturali fra le varietà in termini di continuum 1a
E infatti Mioni-Trumper (1977 331), partiti dall'ipotesi di considerare il
repertorio linguistico veneto centrale come un unico continuum, concludono che
occotre invece <<suddividere il repertorio verbale padovano in due parti: vl con-
" Che corrisponde grosso modo all'ital. dell'uso medio di cui tratta tinuum dell'italiano regionale [...] e un continuum del dialetto».
Sabatini (1985), fatta salva una certa sensibilità alla diatopia che Sabatini sem- " Con la considerazione che in certi casi occorrerà posfulare <<una specie
bra escludere. Si tratterebbe di una creatura nuova, nell'ambito delle varietà di continuum testuale che [...] registra frequenti travasi, continue discontinuità,
dell'italiano. Lepschy (1989: 9-36) sembrerebbe piuttosto scettico circa la pos- polverizzazione della linearità, disomogeneità testuali nello stesso testo» (So-
sibilità di vedere mutamenti significativi nella norma dell'italiano nell'ultimo brero 1988: 48).
secolo. I dati ivi riportati non ci sembrano tuttavia tali da sostenere appieno 16 Oltre a una petizione
di principio circa I'effettiva discretezza della stes-
l'affermazione che la situazione in diversi tipi di testo sia sostanzialmente sta- sa nozione di continuum: il riconoscimento di etichette diverse assegnabili alle
bile e che <<non sembra dunque che f italiano sia cambiato molto» (ivi: 33) dai varietà implica una certa dose di categoricità, almeno un punto in cui vi è con-
tempi di Carolina Invernizio ai nostri. La nozione di «italiano dell'uso medio>> fine tra due entità dello stesso continuum (cfr. Steht 1988 e, per considerazioni
è ora rifiutata da Castellani (1991). generali sulla gradazione inerente ai continua, Holenstein 1980).
l6 Ittltrtrltt. irtttt, ttll'itAliUnO «)nl(tttltt)ttiltt t, I !t Itil ttt t,'rt, r' \li ttsi G. Berruto Le varietà del repertorio 17

lingLristici rlcllc vat'ictà, e non anchc li lorrr torrt'lrrlr :,ot rrli). in re 2a, vale h dire comuni a più varietà ma con coeffìcienti di fre-
buonit partc tla un particolare infittirsi c c() ()('(()r rì'rt'tlr irlrlli che quenza diversi in ciascuna)
,i sono peraltro condivisi da più varietà. Orrri virrict:r lr;r rrrr'rurrpiir Ogni elemento (parola, pronuncia, costrutto, tratto di un certo
area di sovrapposizione, in termini di clrrlrllt'r'islrt lrt' slrrrllrrrali, livello di analisi, ecc.) della lingua è caratterizzato da una certa
. con altre varietà, talché non è raro chc I'it['rrtrlrt:rzrorrr'tlclla collocazione nel t'ontirtuum. in quanto si estende lungo una certa
varietà in cui sono prodotti determinati tcstr r'()nr'r('lr lsrri t;rurli (sotto)gamma di varietà. Qui la distinzione fondamentale è fra
può naturalmente agire, d'altronde, la tcrrrlcrrzlr rr lr';rrrrrrrist'lrilre elementi neutri, o non marcati, perché fanno parte del common
pitr varietà diverse in ogni concreta prorlr"rziont' lirrl'rrrstitlr. spc- core, nùcleo comune, o perché sono propri di un'ampia fetta
cie nel perlato) possa diventare, sulla sola hlrsc rlt'll:r lor rrrir lin- delle varietà; ed elementi marcati su una o più dimensioni, per-
guistica, arbitraria, problematica o addiritturir irrrpossrlrilc ( )llre ché tipici di una fetta particolare di varietà o di una sola deter-
all'ampio common core del (dia)sistema littgrristit'o itrrllrrro (t:ltc minhta varietà. Qualche semplice esempio: la desinenza -e del
è pur sempre quello che garantisce che si tratti tli it:rli:rrro. t'rron femminile plurale degli aggettivi in -a è un tratto neutro; chia-
di un'altra lingua), numerosi tratti non standarrl sorro irrlrrtli rli- mare "chiedere" è marcato in diatopia (piemontese) e seconda-
stribuiti su più varietà. Ogni varietà sarà clurrr;Lrc t'oslilrritl tll: riamente in diastratia (popolare); c:i per a lui/ct lei/a loru è tipi-
l) i tratti comuni a tutte Ie varietà; 2) itratti corrrrrrri rrtl ;rlcrrnc camente marcato in diastratia (specifìco delf italiano popolare); ui
varietà; 3) i tratti peculiari a quella determinata varictir (r'lrt' son«r particella pronominale locativa è marcato in diafasia/diamesia
certamente in minoranza): a noi ci piace può p. cs. ess('n' sirr ilir- (scritto, lievemente aulico); codesto è marcato in diatopia (tosca-
: liano popolare che italiano p:rlato colloquiale; c.f lt'tttrttt.t' ,111'1tl)t,- no) oppure in diafasia (burocratico); la gorgia toscana è un trat-
ra?.ione è sia italiano burocratico che italiano tecnico-scit'rrtilico. to marcato in diatopia e, con profili diversi di fiequenza, in dia-
Il continwum ad addensamenti italiano è inolllc plrrlitlirrrcn- stratia e diafasia (più ricorrente fra i parlanti di ceto e istruzione
sionale, a variazione non lineare: le varietà non scrrrhlluro rlr'tli- bassi e in registri informali).
nabili in maniera tale che ciascuna occupi rrrr gnrtlirro rli rrrrir Il carattere (e il grado) di marcatezza sociolinguistica accom-
:; scala e passando dall'una all'altra varietà si scencla o si srrlgir irre- pagna ogni elemento del (dia)sistema assegnandovi un valore
. vitabilmente di un gradino lungo un asse con Lrn polo lrlto c un,, all'interno del repertorio linguistico, ed è connesso con gli atteg-
polo basso ''. giamenti dei parlanti e la relativa stratificazione sociolinguistica
I tratti linguistici che caratterizzano le varietà (sirr t;rrt'lli tlcl delle varietà.
tipo 2 che del tipo 3 nella distinzione fatta sopra) sorro poi as- Tornando alla questione del rapporto fra continuo e discreto
sai spesso tratti a loro volta variabili anziché culcsor.ici, con nel7a variazione in italiano, occorre notare che ogni singolo asse
un'occoffenza quindi non obbligatoria ma esprirrribilc irr tcrrrrini corrispondente a una dimensione di variazione è effettivamente
statistici; con la doppia conseguenza che cla urr llrlo irr ogni una scala orientata, con un polo alto e un polo basso, e come tale
varietà c'è ulteriore variabilità interna (e quindi urur vrrr.iclrr c in con caratteri più tipici di continuum. La continuità raggiunge il
un certo senso un'entità discreta riconoscibile pcl gli lrtklclrsa-, massimo nelTa variazione diafasica, dove si passa davvero imper-
menti in un continuum al cui interno si riproclucc rrrr corrtinrro);
cettibilmente da una varietà situazionale all'altra, scendendo o
e che dall'altro la frequenza dei tratti variabili prrir cssclc Lrn salendo lungo la scala dei registri, senza confini discreti. l'
aspetto significativo per caratterizzare le varietir (tlurrrkr ltrog«l a
Infìne, va osservato che, se ci spostiamo a livello delle varietà
un sottotipo di tratti rispetto al tipo 2 di cui sopra: trrrtli tlt'l gcrrc-
dell'intero repertorio (cfr. § 4) e consideriamo anche le varietà
d'italiano strutturalmente più vicine al dialetto e quelle di dialet-
'i Per una discussione dal punto di vista della crcolisticl. r'(()n p:rrlit'ola- to strutturalmente più vicine all'italiano (cfr. § 5), la scala strut-
re riguardo ai problemi dell'unidimensionalità e della discrctt'zzrr. r'lr'. orir
Rickford (1987: l5-39). turale delle varietà non corrisponde alla scala sociale: sulla scala
18 Introduzione all'italiono (otllctnl)orutt(t). ltt vrtt irt.ìrtrrr' r' ,qli usi G. Berruto Le varietà del repertorio t9

sociale, una varietà fortementc ititlianizzutlt rli rlilrlt'tlo c piir alta ni,.l'ital. comune, l'ital. regionale e il dialetto, ciascuno suddivi-
di una varietà dialettizzata di italiano. l.lt cottsitlt'rlrziorrc rlclla s-o a sua volta in altri due gradini, alto e basso, sostanzialmente
collocazione sociale delle varietà conlplica Itole volrttt'tttc llr ttaLu- in relazione alla sempre maggiore marcatezza diatopica relativa. - ,

Sei varietà sono anche identificate da De Mauro (tqtO: l0'l-I25,''' 't


ra del continuum ad addensamenti italiano.
che però attribuisce notevole rilievo alla dimensio* airfrti.o,
ital. scientifico, ital. standard, ital. popolare unitario, ital. regio-
4. Modelli del reperk»itt nale colloquiale, dial. regionale, dial. locale stretto.
Sanga (1981) aumenta invece decisamente il numero delle
Finora ci siamo intrattenuti sulle varictìt ittlt'tttt' lrllir lirrl:rrit ita- variètà, proponendo un modello che conta ben otto varietà per la
liana. Ma il repertorio medio degli italiarti t'orrrpri'rrrk' rrrtt'ltc il sezione italiano deI repertorio: ital. anglicizzato. ital. [etterario
dialetto, anch'esso suddiviso in diversc variclrt (pttr csst'ttrkr la standard, ital. regionale, ital. colloquiale, ital. burocratico, ital.
gamma di variazione interna al dialetto cortsitlet'r'voltttt'ttlc lttitto- popolare (unitario), ital. dialettale, italiano-dialetto; cinque varietà.
re rispetto a quella dell'italiano, dato anzitutl«r il r.rrr'f io ;rssrti più per la sezione dialetto: dial. italianizzato, koinè dialettale (regio-
ridotto di funzioni che esso espleta). Un rttotle llo tlt'l rr'1x'ttot-io nale), dial. urbano (provinciale), dial. locale civile, dial. locale
linguistico della comunità italofona devc dur cortlo rrrrt ltt' tlclle rustico; e tre per una sezione gergo: gergo italiano (regionale),
varietà del dialetto compresenti con la lingtut tutz.iort:rlr', tle:lla gergo dialettale urbano e gergo dialettale rusticor8.
lbro collocazione rispetto alle varietà dcll'ititlirtrro t' tlt't t:rpllorti Si deve a frumper la scelta di distinguere a priori fra uso
che intercorrono fra tutte le diverse varictìr. ll rlt'vt'rrrollrt' lìrt'ni- scritto e uso parlato, proponendo due repertori diversi per cia-
re la giusta rilevanza alla dimensionc diatopit'it. rlrt ( ()nsi(l('t1u'e scuna delle due classi di usi sull'asse diamesico. In Trumper-
Maddalon (1982: 18-24) e in Trumper (1984: 30-33) troviamo un
onnipervasiva.
modello che prevede sei varietà per I'uso orale: ital. regionale
I vari modelli, via via più articolati c t'orttplcs:'t. t ltt' strìo
formale, ital. regionale informale, italiano regionale trascurato
stati proposti nella recente linguistica italilulr lt;rtttto tl loto t'itlrtt-
(fortemente interferito), dialetto koinè, dial. urbano, patois loca-
stipite nella quadripartizione formulata tlrt l't'llt'1',nnr ( l()(rO), ('lto
le; e quattro per l'uso scritto: ital. standard, ital. sub-standard,
riconosceva quattro varietà fondamentali tlcl rt'p,'rlor trr I'ilrrliluto
ital. sub-standard interferito, dial. letterario,r. {Jn criterio assai
standard o comune, l'italiano regionalc, llt koirrc rlt.rlr'll;rlc o rlilt-
importante nello schema di Trumper è il grado di interferenza
letto regionale, il dialetto locale. Approlìrndinrcrlr ir rprt".lrt tipltt'-
con le varietà basse, dialettali, a cui è sottoposto l'italiano; ana-
tizione sono stati proposti in diverse occltsiottt rl;r Nlrrrttt. r'ltc itt
loga rilevanza a fatti strutturali inerenti il contatto fra le varietà
un primo momento (Mioni 1975) disting,uc sr'i \';r r('lr l,tttlluncrì-
tali, tre sul versante dell'italiano (ital. attlico. rt;rl ;r;rr l;rlo lot tnit- |/^
le e ital. colloquiale-informale) e tl'e sittttttclrr(;rr('rl(' :,ttl vcl. 'E II modello di Sanga mescola per l'italiano diversi parametri di variazio- ,v-F
sante del dialetto (dial. di koinè e/o dcllo stilt'1,rrr clcr';rlo. tliitl. ne con caratteri formali (evidenti p. es. nella designazione «ital. anglicizzato»),
mentue per il dialetto e il gergo (ma perché considerare il gergo un polo o siste- L*
del capoluogo di provincia, dial. localc). tLuttkr 1ir:rtrrlt'rrlt'v;tttzii ma del repertorio a sé stante, quando i gerghi sono sempre parassitari al siste-
Luro*
alla dimensione diafasica. Mioni (l9t't3h) l)()r l:r :r ',r'llr' lc vrrticli't, ma dell'italiano o del dialetto? il 'gergo italiano' non sarà una varietà di italia-
60.tiÌ riconoscendo sul versante dell'italiatto kr sl:rrrtl;rrrl lor trrtlt'. lo no?) enfatizza un aspetto della dimensione diatopica, quello dell'opposizione
Vo.i<L<^- città-campagna. Analogo rilievo della dimensione urbana troviamo,-per altri
standard colloquiale-informale, I'ital. rcgiort:tlt' r' l' rl,tl popolilre versi, in Radtke (1982: 102) che, in riferimento alla situazione di Napoli, parla
regionale, e sul versante del dialetttl il tlilrl lor ttt,tlt' rl tlr:rl. ilt- di: ital. dei mass-media, ital. superregionale, ital. urbano, ital. regionàle di-pro-
formale urbano e il dial. infbrmale rullrlc. vincia, dial. urbano e dialetti locali.
re Merita un cenno un aspetto importante
del modello di Trumper: quello
Uno schema a sei varietà è tenuto pr.csr'rrl(' ;ttt, ltr' rl;r Solrtcl'g, di ammettere l'uso scritto del dialetto, sotto forma di «dial. Ietterario», cosà che
S[** che distingue (cfr. p. es. Sobrero-Rotttattcllo l')l'i I i I I trr' ,lrlrtli- gli altri rnodelli in genere trascurano.
,
20 Introduz.ione all,italiano contemporaneo. l,a variaz.ione
e gli usi
(ì. Berruto Le varietà del repertorip 21
,'
alte e basse è nel modello che Stehl (1990) propone per il reper_ differenziazione diatopica; il riconoscimento di una tensione fra,
di una singola regione, la puglia (ma certamente estendibi_
torio_ l'italiano standard della tradizione letteraria e una forma comune,
le alla situazione italo-romanza màia;,'che isola cinque u-i"ia, media di uso della lingua standard in parte nuova, ma soprattut-
ital. standard, ital. con poche interferenze dialettali, itàI. con nu_ to ben più radicata nella comunità di quanto fosse nel passato
merose interferenze dialettali, dial. con numerose interferenze (sia essa l'ital. parlato formale o I'ital. comune o l'ital. regiona-
dall'italiano, dial. locale. le formale o l'ital. dell'uso medio o l'ital. neo-standard: cfr. ta-
Delle classi di usi scritti e parlati come criterio di riferimen_ vola sinottica a pag. 26); il riconoscimento dell'esistenza di una
to importante tiene anche contosabatini (19g5: 17l_77), p;" varietà sub-standard ben consolidata, I'ital. popolare (sia che lo
pone un modello con sei varietà, due <<nazionali», ital. "h" Ài consideri varietà primariamente diatasica, sia che lo si guardi
stanAaia e
ital- dell'uso medio, e.quattro «regionali e locali», itat. ,"gionat" come varietà sociale).
delle classi istruite, ital. regionàle dette classi popoU.I Quanto alla struttura di questi modelli, gi può notare un'oppo- ;
:I
popolare), dial. regionale o provinciale e dial. locaìe.'Oi 1itat.
essà, iu
'
sizio-ne fra repertori a sgafg, in cui ogni varietà occupa un gradi- l
q.i1u sarebbe impiegata nello scritto e nel parlato_scritto,-i ital. no, tendenzialmente lineari e ordinati (p. es. in Mioni, Trumper,
dell'uso medio e f ital. popolare sarebbero impiegati nello'scritto Sabatini), e repertori a fasci, non ordinati linearmente, non a gra-,r ....
e nel parlato, mentre le rimanénti tre sarebbànr"impiegat" ,oio dini (p. es. in Sanga).
nel parlato 20. Nel § 2 ho già fornito un altro possibile modello, del secon-
do genere, relativo peraltro solo alla parte italiana del repertorio.
Vorrei ora provare ad estendere la mia proposta anche sul ver-
sante del dialetto. Per trattare il problema delle varietà del dia-
letto, occore tener conto di presupposti diversi rispetto a quelli
validi per l'architettura dell'italiano. Anzitutto, il dialetto (e qui
per dialetto si intende ogni entità dialettale regionale o sub-
regionale -
autonomamente riconoscibile nella classificazione
- italo-romanze parlate in Italia, cioè i dialetti italiani
delle varietà
primari nella terminologia di Coseriu) presenta una gamma di
variazione minore che non la lingua, su tutte e tre le dimensioni
fondamentali di variazione: in diatopia, per l'ovvia molto mino-
re estensione geografica dell'area occupata dalla comunità par-
i'i'' ^ "t.'" ' lante'2; in diafasia, datala specializzazione (e in generale la limi-
,0 Sabatini esclude quindi tazione) del dialetto agli impieghi parlati e informali; e anche in
t9).
dal repertorio l,uso scritto del dialetto (cfr. nota diastratia, dato che il riflesso della stratificazione e differenzia-
'?l Meritano di essere segnalati ancora il modello di Sgroi (19g1: B9_aO), zione sociale si riverbera assai di più sull'opposizione di ita-
che propone una classificazi-one di genere diatopico urrai'àirèiru, -Ur-r"uie liano e dialetto che non nella variazione sociolettale interna a
prestigio relativo delle diverse varieià *uf
1ital. tetÉario, u;dà .orà,r"u]"ì,uii"ta quest'ultimo (la differenza sociale fra un parlante colto e uno
toscana, varietà settentrionale, varierà meridionate
1e souovaiiÉtài, tìirà àìàl"t_
tale. dialetti e oarlare altoglotte). e di Canepari
le ancora diveisa e in zfanerri'§"rìr"-ii5s9l.'iiSzSl,
sei varietà. Una visua_
cie disringue nella caratteriz-
:::l:l:, j^.]f^u^u'l:.ri,,pgrrerri ."g_iuritinguistili,i runzioniii. eÈòd.Àì;ài.i, " Non si vuole peraltro negare J'evidente carattere del dialetto come luogo
linguistici. Bruni ( t984: 89_90) riprend."rortur.iEir.r_
:::ll1i 1:fqrt".a.queltifondamenrale della variazione diatopica estrema. E ovvio che le varietà locali appartenenti a
::,.ii..ll::r,Iirlrzione di pellegrini (1960); èrr. qui pit urari.-r_u uno stesso sottogruppo dialettale possono essere assai diverse fra loro, e già la
snuazrone e comunoue ancora ingarbugliata, e Iontana dail,edseigiunti u-ono dialettologia tradizionale, da Gauchat a Terracini, ha mostrato con acume la dif-
stadio suflicienre di decantazione] ferenziazione all'interno di uno stesso «punto linguistico minimo".
22 Introduzione all'italiano contemporaneo. In variazione e gli usi
G. Berruto Le varietà del repertorio 23

incolto sarà meno evidente nel dialetto che non a) nelf italiano,
per portare a risultati che consentano una trattazione più ap-
b) nel fatto che il primo tenda ad usare f italiano e il secondo il
profondita e argomentata dei tipi di varietà che si manifestano nel
dialetto).
dialetto.
Mentre la gamma di funzioni delf italiano è aperla verso. il
A. conclusione di questa rassegna dei modelli di repertorio
basso, quella del dialetto è chiusa, o quanto meno limitata, verso
linguistico italiano, che ci ha condotto verso una proliferazione
l'àlto; nqp nel senso che il dialetto di per sé, come una sorta di
varietà linguistica inferiore e deprivata, non possa essere impie-
e complicazione sempre maggiore di categorie ed entità, po-
trà essere utile sintetizzare, dando uno sguardo semplificato ai
gato in funzioni alte o elaborate, ma nel senso che normalmen-
te non vi viene usato, e si è per così dire atrofizzato quanto ai 4;1qleo stesso del repertorio. Ciò che rende specialmente com-
plesse le cose è, a ben vedere, anzitutto la considerazione della
mezzi verbali propri per realizzare funzioni elaborate. Altri aspet-
dimensione diafasica (ed eventualmente diamesica); la prima
ti pertinenti per I'identificazione di varietà dialettali, e non diret- semplificazione può quindi consistere nel rinunciare a tenere in
tamente rilevanti invece per I'architettura delf italiano, sono poi conto questa dimensione. Se prescindiamo dalla diafasia, un
l'opposizione città-campagna, che crea humus profondamente di- modello schematico può limitarsi alle fbndamentali varietà socio-
verse per la vita del dialetto (Sanga 1917); e la presenza evefl- geografiche, vale a dire le varietà in cui si riconoscono i parlan-
tuale di una koinè regionale o'sub-regionale che attenui le diffe- ti, relative ai parlanti e non agli usi (in altre parole, ogni parlan-
renze locali tipiche delle singole parlate dialettali. te parla una sua varietà socio-geografica determinata, entro cui ha
D'altra parte, se vi sono buone ragioni per affermare la mino- a disposizione diversi livelli diafasici).
re gamma di variazione del dialetto rispetto all'italiano, va anche Con questa impostazione. torniamo grosso modo ad una qua-
osservato che il grado di standardizzazione e codificazione nor- dripartizione non dissimile da quella proposta da Pellegrini, con
mativa ridotto o assente tende invece ad aumentare la possibilità òùi abbiamo iniziato la presente rassegna: distinzione certo gros-
di differenziazione interna e la variabilità generale del dialetto. solana, ma che coglie gli aspetti macroscopici della questione.
Tenendo conto di queste considerazioni, si può propolre molto Infatti, potremmo considerare tutto sommato come cardini del
'!Yt,
i.- {^ sommariamente, sulla stessa base metodologica con la quale repertorio linguistico italo-romanzo, varietà socio-geografiche
&/.k si è sbozzato un nostro modello di architettura dell'italiaho, un che si incontrano più comunemente e facilmente, le seguenti
modello con quattro fondamentali varietà di dialetto: if Qialetto varietà: a) italiano medio (standard), o dell'uso comune colto;
letterario (accogliendo all'incirca la definizione di Trumpbr, che § italiano popolare (regionale); c) dialetto italianizzato; d) dia-
ammette f impiego scritto del dialetto in testi poetici, narrativi, letto locale rustico.
ecc., quale si ò avuto nel passato per molti dialetti ricchi di tra- Ecco un esempio (un frammento testuale illustrativo) per cia-
dizione e quale si ha tuttora nel vasto continente della poesia in scuna di queste varietà. Per consentire la dovuta omogeneità e il
dialetto); il dialetto urbano (etichetta che raggruppa i diversi confionto relativo, i brani b), c) e d) sono scelti nello stesso
modi di uso parlato del dialetto nella realtà cittadina contempo- ambito geografìco (Lombardia):
ranea); il dialetto locale rustico (la doppia qualifica sottolinea il a) In cuor loro i figli dell'altra Europa saranno rnagari dei sadici,
carattere al contempo molto legato al concreto punto linguistico dei violenti, ma sanno ancora cosa è I'educazione'. se i genitori li chia-
e tipico della campagna rispetto alla città); il dialetto gergale (col mano rispondono, se la madre apre il cesto della colazione non vi si
quale si intenderanno sia le forme marcatamente espressive e gettano su grulolanclo come maialini l'urenlil se i genitori conversano
allusive di uso del dialetto sia soprattutto i veri e propri gerghi con quelli dell'ombrellone accanto non si intromettono, non frignano.
(«la Repubblica», 10.7.90) ".
di mestiere, di gruppi emarginati, ecc. a base dialettale).
-Uindagine sulla variazione interna del dialetto - secondo le grandi
dimensioni di variabilità è purtroppo finora stata troppo scarna 'r 11 brano è tratto da un articolo di Giorgio Bocca sulla maleducazione
degli italiani.
*; !&--V^ a*+ a+- a- -&'rr -a AiZa §-«r'f
44]
lon. 4-:z^ /'.e "J"
E

24 Introduzione all'italiano conte,nporoneo. La variaz.ione e gli usi G. Berruto Le varietà del reperlorio 25

tezza settentrionale in cosa pronome neutro interrogativo (presu-


' lo garantisco io. Quando noi ci correvamo contro e ri\,avamo a supera- mibilmente, spia dell'origine settentrionale dello scrivente), e una
' re il fioco delle mitraglie, se appena potevano salnavano via, se la traccia toscaneggiante in Jrignano (a conferma del 'ricordo' tosca-
cavavano di corsa [...1. Invece, se si trovava nelle trincee gli ungheresi
era grama, perchè avevano mica tanta paura del mao, quelli Iì (Fontana- no che è pur sempre presente nell'italiano standard, anche se esso
Pieretti 1980:206)". nel nostro secolo si è progressivamente emancipato dalla matrice
c) me kun ses fjo, el me om mtts in'valit, el lau'ra, el g-a la,'g-a fiorentina). Altro tratto con una lieve sfumatura marcata in diato-
' n pu de 'polvere, ge 'paga '5ustu I trenta'tJink per tJent, trenta'kwat- pia (settentrionale) potrebbe essere gettarsi su (c1ualcosa).
. tlomila frank, el pc 'miga na pe suj sas pe lau'ra pe'zant per'ke kwant In b), ovviamente, le peculiarità si infittiscono. E difficile sce-
l-e dy tri de l-e a'tera, tra la sili'kozi e l-ezawri'ment a I-e in'valido verare i tratti marcati in diatopia da quelli marcati in diastratia da
'krcnik e, 'dunka, el 'tJapa trenta'kwattro de '@na e se'santa de un-'ctra, quelli marcati in diafasia/diamesia (tanto più che spesso si som-
kum'pres i a'sep tami'ljar, e g-u ki ses fjÉ de rnante'pi, n-a la '5usto
mano e interagiscono; per definizione, poi, un italiano popolare è
temp a fa sO la ka ".
a fortiori regionalmente marcato: cfr. saggio seguente, § 2.2), ma
. d) a Ro'dek ke 'herem m po pi i la a'rnc, e 'ndaem sp a pe, 'perke è p. es. un tratto diagnostico dell'italiano popolare rl ci per gli
'pJta g-i dre m ba'rrtJ, pu'dia rni kar'ga s$ tqtJ', ri'ai hÉ ke 'heri
'morta, 'morta e'pyr an'dai a 'dcirmer la 'hera stJetJ, di'zia e stJao, che abbiamo in ce lo garantisco e ci correvamo contro. Marcato
a'des su ki a la me ka, ga'pensi p.j@, a'e'turna nda n mun'tapa, me an-zitutto diastraticamente è anche grama "(una) brutta (cosa)".
tuka'ra 'tuma nda, e 'pJta 'bjaa nda per 'forsa; e an'dai 'heinper, e la Possono essere invece ritenuti marcati primariamente in diato-
me'poera hu'rela l-'era'rnia tat, l-'era un po pj{, deli'ka<la"'. pia (settentrionale/lomb ardo): tode s chi, s amav ano "sciamavano"
(bresciano sam "sciame"), la vocale finale aperta in perchè, mica
Qualche parola di commento a ciascun brano. [n a), che esem-
plifica I'italiano dell'uso colto medio scritto, quello che potrem- negazione semplice postverbale, mao "babatt" " Elementi del
mo pur chiamare un «buon italiano>>, notiamo una lieve marca- parlato colloquiale, ma anche dell'italiano popolare, sono
"cosa", se la cavavano "scappavano, si toglievano di lì", il man-
cato accordo al plurale di si trovava, il deittico rafforzato quelli
' Il brano è tratto dalla trascrizione normalizzata di una di un /). Sia diastraticamente basso (forma dialettizzante) che marcato
anziano contadino della pianura bresciana, che racconta i suoi de1la ' per (aferesi nel parlato veloce) è inflne rivava-
pflma guerra mondiale.
t5
Si tratta della trascrizione di un brano da una convcrsazione tno pef arrtvavamo.
un'informatrice di Ardenno, in Valtellina, che racconta i propri problemi. Passando ora al versante del dialetto, in c) viene esemplifìca-
Tràduiione létterale: «lo con §ei figli, mio marito mezzo invalido. il lavbio, ha l-o un <<lombardo occidentale rustico di tipo italianizzante» (Sanga
la, ha un po' di polvere, gli pagano giusto il trentacinque per cento, trentaquat-
tromila lire [franchi], non può andare né sui sassi né lavorare pesante perché 1984: 36). Vi sono infatti evidenti, su un fondo dialettale locale
quando sono due o tre giorni è a terra, fra la silicosi e I'esaurimento è invali- (si notino p. es., oltre ai normali tratti fonetici gallo-italici, la pre-
do cronico e, dunque, prende trentaquattro da una (parte) e sessanta da un'altra, senza quasi categorica dei pronomi soggetto, el, l, a; il clitico
compresi g1i assegni famitiari, e ci ho qui sei figli da mantenere, ha appena
fatto in tempo a far su la casa>>. Testo e traduzione sono tratti, con modifiche; obliquo g(e);fo sp "costruire", lett. "far su"; ecc.), gli italianismi,
da Sanga (1984:36-37). costituiti prevalentemente da prestiti adattati alla fonetica e
'u Il brano è tratto dalla trascrizione di una conversazione con un'informa- rnorfologia dialettale (ez,awri'ment,'krcnik, kum'pres i a'se1t
trice di Coccaglio (Brescia), che narra ricordi della propria vita. Traduzione let-
terale: <<a Rodengo [toponimo] che eravamo un po' più in 1à ancora, e andava- .l'ami'ljar, ecc.) e non adattati ('polvere, trenta'kwattromila,
mo su a piedi, perché, diavolo, ci avevo dietro un biroccio, non poteva carica- sili'kozi, ecc.; e si noti il prestito una volta adattato, in'val,it, e
re su tutti; arrivavo su che ero morta, morta eppure andavo a dormire la sera, una volta no, in'valido).
ragazzi, dicevo e ciao, adesso sono qui a casa mia, (non) ci penso più, afer di
nuovo da andare in montagna, mi toccherà andare di nuovo, e, diavolo, biso-
gnava andare per forza; e andavo sempre, e la mia povera sorella non era tranto,
era un po' più delicata». Testo e traduzione, con modifiche, da Sanga (1984: " Cfr. già Antonio Tiraboschi, Vocabolario dei dialetti bergamaschi,1873,
39-40). s.v.'. <<mdo ioce de' pargoli, colla quale indicano gli insetti, e la versiera>>.
Pellegrini Mioni Mioni Sobrero - De Mauro Sanga Trumper - Sabatini Bemrto
1 960 1975 1983b Romanello 1980 1981 Maddalon 1985 7987a
1981 t982
it. scient. it. anglic it. tecn. scient.
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it. form. aul. ìr È'
it. aul. st. PTF
it. st. form. it. com., it. stand. it. len. lit. it. st. it. standard *§l\
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coll. inform./ istruite
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it. coll. it. co11. it. inf. trasc. sla
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it. pop it. reg., it. pop. it. pop. delle cl. (reg.) ,§
region, unit. unit. it. reg. popol. vR
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dial. gerg.l

Le varietà grosso modo corrispondenti si trovano alf incirca allo stesso livello orizzontale.

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28 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi
G. Berruto Le varietò del repertorio 29

fasica, in quanto un parlare più vicino all'italiano sarà proprio di


situazioni meno legate all'immediatezza inlerna al piccolo grup- (11) Ij nòstri Vej a I'han dimostrà soe capacità politiche an facend
po; d'altra parte la presenza di italianismi nel lessico si infittirà l'Italia. Ades, però, an cost éstat ancentrà, economicament
potent anche grassie a nòstr travaj, is sentoma ridot a la con-
inevitabilmente quanto più le sfere lessicali oggetto di discorso
dission éd région periferica trascuràbil (Berruto l97l 47)10.
riguardano fatti e cose tipiche della società moderna e lontane dai
tradizionali ambiti semantici tipici del dialetto. Il dialetto italia- Benché almeno nove unità lessicali piene (quelle in corsivo)
nizzato ha però anche una sua posizione come varietà diatopica, su diciassette contenute nel frammento citato siano smaccati ita-
in quanto sembra assodato che il dialetto urbano sia ceteris pari- lianismi, ed il tessuto testuale sia chiaramente ricalcato sull'ita-
bas più italianizzato di quello dei piccoli centri, e in particolare liano scritto, la morfologia e il mantenimento di alcune regole
un netto carattere di italianizzazione è attribuito di solito alle fonologiche dialettali 'forti' (come la caduta delle vocali finali
'koinài' regionali o subregionali (cfr. Pellegrini 1990). D'altra diverse da -a e non recanti informazione morfologica) garanti-
parte, vi è presente anche un contrassegno diastratico, dato che il scono la dialettalità della varietà italianizzata qui adoperata.
dialetto dei ceti medi e medio-bassi cittadini sarà più italianizza- Nell'avvicinarsi a testi del genere, che sembrano quanto mai
to di quello dei ceti agricoli delle campagne ". lontani da quello che ci aspetteremmo come un tipico brano in
La nozione di dialetto italianizzato, pur così centrale, risulta dialetto, e addirittura possono parere scritti in una nuova varietà
quindi di portata assai ampia e non priva di ambiguità. I feno- di lingua, diversa dal dialetto e intermedia fra questo e la lingua
meni di contatto fra italiano e dialetto sono tuttavia estremamen- nazionale, occorre non conferire poi eccessiva importanza ai fat-
te interessanti, e hanno come manifestazioni più lampanti sia il ti lessicali. Certamente
-v1stòso
l' italianizzazione del lessico rappresenta
forle avvicinamento di varietà basse di italiano al dialetto, sia, l'aspetto più di interferenza e «inclebolimento» (Bruni
appunto, vistosi adeguamenti del dialetto sull'italiano. L influsso f984: 83) strutturale del dialetto, ma non va dimenticato che
del dialetto sulle varietà dell'italiano, e quello reciproco delf ita- ingressi anche massicci di prestiti e calchi dalla lingua dominan-
l=idnò su varietà del dialetto, pgllgno arrivare a gradi molto alti te sono un fenomeno del tutto fisiologico in situazioni di contat-
di compenetrazione, §enza tuttavia dare luogo alla formazione di to linguistico a lungo termine fra varietà di prestigio e raggio
v€re e proprie varietà ibride, miste in senso forte, non più ri- d'azione ben diversi (specie, nel nostro caso, in quei settori, e
conoscibili come dialetto o italiano. La morfologia e la forma sono sempre più numerosi nella società e cultura moderna, per i
morfonologica della parola costituiscono generalmente il discri- quali il bagaglio lessicale dei dialetti è nullo o insufficiente,
mine che p€rmette di assegnare gli elementi all'uno o all'altro avendo questi sviluppato risorse per servire piuttosto ad altri
sistema, e di dire, nei casi di mescolanza di formativi, che un ter- ambiti di esperienza). La f"ggglica e la :norfosintassi tendono a
mine molto dialettizzato è pur tuttavia ancora italiano o, vicever- rimanere fondamentalmente inIà'até, almeno nel loro nucleo duro
sa, che un termine molto iialianizzato è ancora dialetto. idèiiiificante, talché il processo di italianizzazione dei dialetti
Così, nonostante i tratti di italianizzazione molto più spiccati rigylta per ora molto più evidente in superficie che non profondo
che non nella varietà esemplificata nel testo c), un brano come il nelle strutture costitutive. Fatto sta comunque che il lessico è di
seguente sarà pur sempre in dialetto (piemontese): gran lunga l'aspetto più appariscente del sistema linguistico, il

30 Si tratta di un passo da un volantino distribuito in occasione di una 'festa


4 Si badi poi che tuttavia spesso «anche i dialetti locali dei piccoli centri del Piemonte'. Nonostante l'interesse della tematica, la documentazione speci-
presentano un'articolazione sociolinguistica, tra dialetto civile, del centro, par- fica esistente del dialetto (molto) italianizzato non è affatto abbondante (mate-
lato dagli artigiani, dai bottegai, e dialetto rustico, parlato dai contadini, e loca- riali assai signifìcativi, ma relativi alla Svizzera italiana, in N4oretti 1988).
lizzato generalmente nelle cascine e nelle case rurali intorno al paese» (Sanga Ricorro quindi a materiale non più molto recente. Traduzione: «I nostri Vecchi
1979: l9tl, in rilèrimento alla situazione di Cigole, comune della pianura bre- hanno mostrato le loro capacità politiche facendo I'Italia. Adesso, però, in que-
st'i lr rtir ).
sto stato accentrato, economicamente potente anche grazie al nostro lavoro, ci
sentiamo ridotti alla condizione di regione periferica trascurabile».
G. Berruto Le varietà del repertorio 31
30 Introduzione all'italiano conlemp()r(tn(.). ltt *tritt;.itttrt' e gli usi

dialetto (napoletano) anche (almeno) il morfema desinenziale


che giustifìca l'impressione di grande clistarrza tlrrl rlirrlc(to 'auten- della voce verbale interes'sammr, ecc.; si tratta di una varietà
tico' che può lasciare il dialetto fortementc italirrnizzirto. bassa, molto interferita, di iraliano. con inserzione di entrate les-
Considerazioni analoghe, quanto alla natunr tle llc virrictà fra sicrli e morfologiche napoletane. UiÀportante tuttavia è che ita-
italiano e dialetto, valgono anche sul versarìlc rlcll'itirliiuro, cir- liàno e dialetto si possono sempre sceverare l'uno dall'altro, e
ca le varietà di italiano fortemente dialettizzatc, tlrrcllc in cui yere e proprie varietà di lin-
l'impressione è di un <<italiano pronunciato cla corrtltlino in cui "ryg è giustificato dire che esistano
gua intermedie fra italiano e dialetto, sistemi ibridi, una sorta di
ogni parola era in dialetto con la finale in lingrra, (l,ajolo 1977:
creoli casalinghi. L'occorrenza di testi ibridi non prova I'esisten-
177). F,cco un esempio di italiano assai dialctti'r,'r.inttc. con molti
za di varietà ibride, bensì testimonia della frequenza dell'enun-
piemontesismi (in corsivo nel testo):
ciàziòne mistilingue, discorso che attinge contemporaneamente ai
(12) Primo tempo lì, come dico l'impresa paglvl I'irl'l'ilto dcl... di serbatoi linguistici dell'italiano e del dialetto.
quella camera lì... l'affitto. Poi col tenrpo ci tlrrvirrro da dor- I1.!4t!o che non si possa a rigore identificare una varietà mista
mire szi cantieri, ma bisognava aggiusturli. l.lr tlitta dava le
coperte e un materazzo. 1...1 Ma io ho ritornato... llcr lìrre il italiano-dialetto n*on toglie peraltro che esistano frequentemente,
servizio militare, perché adesso [...] vengt scn]l)rc trttu volta nella produzione linguistica quotidiana di parlanti bilingui italia- 1,,
più vecchio [...] (Grassi:Pautasso 1989: 202, 2(Xr) ". no e diàbtto, singoli ibridismi a livello di entrate lessicali, fra cui '
sono particolarmente interessanti forme costruite col morfema
Non c'è ovviamente alcun dubbio che si tratti rli italiano,
lessicale dialettale e. col morfema grammaticale italiano, come p.
nonostante i fraseologismi e i prestiti e calchi lcssicali dal dia-
es. favo "facevo" (tema di biellese fava, imperf. I sing., più desi-
letto che conferiscono al brano un marcato cariìttcrc rcgionale.
nenza -o dell'italiano; si tratta peraltro di una tipica forma rego-
Qualche dubbio invece è lecito p. es. a proposito tli un brano
come il seguente: laizzata, che compare anche nell'italiano di bambini in fase di
acquisizione del linguaggio), finisciva "finiva" (tema di piemon-
(13) s-ie no4-kom'prasse o ddgor'nale nom-po'tcssc slr'pcrc 'kwel- tese finisìa, imperf. III sing., più desinenza -va dell'italiano),
lo k-a'vesse su'ttJesso, pre'sempjo in 'altrc 'pllto rlcll-l'talja,
dal 'monde; pe'rc mi 'sembre ke-nnuj tJ-irrtcrcs'sirrrrrne kkju podevo "potevo" (tema del piemontese pudìa, imperf. I sing., più
dej prob'blema di 'fwora 'kase ke i pprob'blcrrrir cli 'kasa desinenza italiana), prontare "preparare, procurare" (tema, fone-
'nostra (Sornicola l98l: 256)r':. ticamente italianizzato, del piemontese prunté più desinenza ita-
liana -are), ecc., attestate nei materiali di Grassi-Pautasso (1989:
Qui non solo la fonetica è pressoché totalrrcrrtc clialcttale (si 172, 176; e cfi. Berruto 1989a).
vedano in particolare le vocali finali indistintc), nra irr una trama
Con le ultime considerazioni siamo venuti ad accennare ad gp
verbale da ritenere tutto sommato basilarmente di italiano fànno
anche capolino alcuni elementi (parole vuote) cla asscgnare al gftimo fenomeno.di notevole importanza nella zona del reperto-
dialetto, come l'articolo o, il pronome nu.j e l'avvcrbio [ia, ed è rio in cui italiano e dialetto si fronteggiano direttamente: la com-
friùtazione di codice e l'enunciazione mistilingue, vale a dire
lluso alternato di (varietà di) italiano e (varietà di) dialetto nel
3r Si tratta di passi dalla trascrizione dell'intervista con un anziand eini- corso dello stesso evento comunicativo da parte dello stesso par-
grato biellese (cfr. Grassi-Pautasso 1989: 36, 167-80).
3'z
Si tratta di un passo da un'intervista con un parlante napoletano, in cui t+Ite, o addirittura all'interno della stessa battuta o frase. Studi
si discute del guardar la televisione (qui riportato con alcune nrodifiche nella recenti hanno mostrato con chiarezza la.flgquenza g 1a flevanza
trascrizione). Un bell'esempio di enqnciatg fortemente ibridato (veneto), ma de-l fenomeno, ben attestato in molte regioni (cfr. p. es. Sornicola
purtuttavia assegnabile a una varietà bassa di italiano grazie alla fbrma morfo- 19:71 st una parlanièr'-siciliana, Trumper 1984 per Calabria e
nologica, è in Zuanelli Sonino (1989:96): si aviamo impenilo le,scarsee di
dolci "ci siamo riempiti le tasche di dolci" (i problemi di attribuzione sono in Veneto, Berruto 1985 per Piemonte e Lombardia, Sobrero 1992
questo caso esemplarmente evidenti: l'autrice lo classifica infatti come «dialet- per il Salento, Zuanelli Sonino 1989 per il Veneto, Pautasso 1990
to italianizzato»).
.'i
32 lntroduzione all'italiano contemporaneo. Itt wtriuzkme e gli usi G. Berruto Le varietà deL repertorio 33

per il Biellese, Alfonzetti 1992 per Catania; c in gcnorllc Berruto Bibliografia


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ca
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43-67.
messaggio stesso; in parte alle condizioni situazionali di produ-
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rtrone-Vigttuzt,i I 97 1 : 2-59-3 I 0. gliato. I diversi tipi di testi producibili in una lingua fbrmano trn contin+tum che
'l'l rrrrrlre l. .f . ( l()tl;l ), l.(ilt.qiltt,qt t'(tt'i(tli()il, t'ttlc ,;t|itt ltitt,q, ,\. ('ltirico
va da un estremo concepibile solo parlato (il .parlato-pzlrlato- di Nencioni
littltrrtrt (l'ott'rt.,t) ,trtrl tltt' trri,qnurl tlttc.rliotr (Kott.tltttt:.), irr Aucr-Di 1976) all'estremo opposto concepibile solo scritto, attraverso una vasta fascia
I trztr' l()l'i | .)t) 'r.1. intermedia di testi fondamentalmente orali ma concepibili anche come scritti e
lrrtrrrlr, r I l\l.rrlrl.rlotr. l\l { l(,S'l. l 'iltrlitrrttt n',qittttrtlr' ttrr litt,qtttt a dia- fondamentalmente scritti ma concepibili anche come parlati (p. es., scritti per
l, rt,' I'tt \il1'ltt'\lt r'tl rrrtrtlttr. llt('tttl('t. ('()s('tt/it. essere detti, o il «parlato-recitato, di Nencioni 1976): cfr. Gregory-Carroll
r'rr.rrr, llr ',(rililrr. I I lt)llt)l .l r,,, trtltllt',,,.t, , 1tt't.\ltt't lit'(' rtf ltttt,qUAge- (1978 37-48) e Koch-Oesterreicher (1990: 5-16). La bibliografia italiana sul
,,ltt,,tttt'tt lttttltll ttt\ ttt lt,rlt. lll lltlt'tltltliott;tl .lotttltltl tll' parlato comincia a essere rnolto consistente; oltre ai lavori via via qui segnala-
the
t,rlr trrlr,;,\ r,l l,rtt)'lt,l)'(.., l(t l\l llll ti, si veda almeno Holtus-Radtke (1985). Mancano tuttavia corpora specifici di
riferimento appositamente allestiti per l'analisi linguistica. Si veda comunque
Koch-Oesterreicher (1990: 36-42). F. ora fbndamentale, in particolare per il les-
sico, De Mauro er al. (1993).

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