di fone-
italiani e
standard è fra altre lingue
cosa
questo implicherebbe riconoscere nel. panorama linguistico italia- ssritti e fon44li, e una varietà linguistica bassa, per gli usi par-la-
no la presenza, accanto alla lingua italiana, di qna quindicina di ti informali. E in effetti molti lavori trattano la situazione italia-
altre varietà romanze o; a cui occorre aggiungere, per completare na in termini di diglossia italiano-dialetto; con eventuali affina-
il novero delle 'lingue indigene' d'Italia, le cinque lingue o va- menti come quello utilmente proposto da Trumper (1977; 1984),
rietà romanze e le su.lingue o varietà non romanze delle aree che distingue tra «macrodiglossia» e «microdiglossia>> per dar
minoritarie di parlata cosiddetta alloglottar. Ér ;r', "/''"r' Ì" conto, fondamentalmente, della differefiza tra aree (o anche clas-
Il repertorio linguistico degli italiani vale a dire l'insieme si sociali) in cui il dialetto è forte ed aree (o classi sociali) in cui
delle varietà di lingua a disposizione della- comunità parlante ita- il dialetto è assai più debole.
lofona dovrebbe quindi anzitutto tener conto di tale moltepli- Ma a ben vedere la situazione italo-romanza ngn combacia 'r",
-
cità nazionale. Poiché ovviamente i parlanti delle varie regioni e perfettamente con le categorie definitorie e la casistica previste , .
aree linguistiche d'Italia non usano di solito né attivamente né da Ferguson (1959) per diagnosticare la diglossia. In particolare,.'
passivamente la lingua indigena. tradizionale, delle altre regioni ,
manca in genere nei casi italiani un requisito importante, quello
ed aree, non esiste un unico repertorio linguistico panitaliano, secondo cui di norrna solo la varietà bassa è la lingua della con-
valido per tutti gli italiani: i concreti repertori linguistici vanno versazione ordinaria e della socializzazione primaria: in Italia, in .
sempre riferiti alle singole regioni ed aree. Tutti hanno peraltro ' effetti, è piuttosto normale che vengano impiegati nel parlato g
'in comune la presenza dell'italiano e delle sue varietà, che fa da quotidiano sia la varietà bassa (il dialetto) che quella alta (l'ita- I
tratto unificatore nella molteplicità dei repertori. Parlare di reper- liano); ed è in fortissima diminuzione il numero dei parlanti che',
torio linguistico italiano ha quindi senso se si intende un ipoteti- continuano ad avere il dialetto come lingua prima, dato che il
co repertorio medio che costituisca la griglia di tipi di varietà (e prestigio dell'italiano e la sua progressiva diffusione hanno por-
dei loro rapporti) sottostante a ciascuna situazione regionale. tato, in coincidenza con 1o sviluppo socio-economico del dopo-
I
Come si può definire il repertorio linguistico italo-romanzo gueffa, a parlare sempre più in italiano con i figli anche genitori
medio? I due (dia)sistemi 6 fondamentali che lo compongono so- prevalentemente dialettofoni.
no ovviamente la lingua nazionale e il dialetto. I1 rapporto fin- In conclusione, si potrebbe forse definire correttamente il
zionale e di status fri essi sembra presentare alcuni traiti caratte-
repertorio italo-romanzo medio come una situazione di bilingui-
ristici di quella che viene chiamata diglossia, vale a dire la ripar- smo endogeno (o endocomunitario) a bassa distanza strutturale
tizione del repertorio fra una varietà linguistica alta, per gli usi
,,] con flilalia. Con tale formula si intende sintetizzare la natura del
repertorio cogliendone sia gli aspetti linguistici che quelli stori-
-l
ci e sociolinguistici. «Bilinguismo a bassa distanza strutturale>>
Haugen e di Coseriu tp. es. 19801. L'espressione "dialetti tlell'italiano» si giu- potrebbe dar conto dei fondamentali aspetti Iinguistici: si tratta di
stifica sociolinguisticamente in quanto essi coesistano sempre con la lingua
cosiddetta standard con cui sono strettamente imparcntati. una situazione in cui sono chiaramente usati e compresenti due
* lncludiamo tra queste, in quanto la loro posizione non è dissirrile da quel-
diversi (dia)sistemi linguistici, la cui differenza strutturale (si trat-
la dei diversi dialetti regionali italiani (e cfr. nota 1), anche il sardo e il friula-
no. Tale scelta è certo opinabile, e il problema è sostanzialmente aperto e ha ta pur sempre di varietà romanze contigue dello stesso ceppo, e
molte facce, specie se chiamiamo in gioco anche gli atteggiamenti delle comu- per di più sottoposte all'azione livellatrice della lingua standard)
nità locali. è tuttavia inferiore a quella che si riscontra nei repertori bilingui
5 Cfr. in questo volume il contributo di G. Francescato. Su tutti i problemi I
qui accennati, e sulla loro dimensione storico-sociale, cfr'. De Mauro (1976). òiassiòi. Tale bilinguismo è di origine interna alle comunità par-
o Con diasistema si intende in linguistica
un insieme di sisterni con molti lanti, non è frutto di migrazioni o spostamenti di popolazioni più
tratti in comune, o più tecnicamente un sistema di livello superiore costruito a
partire da più sistemi (in particolare, diversi per localizzazione spaziale) aventi
o meno recenti (endogeno: aspetto storico). Infine, il rapporto
somiglianze parziali. Con (dia)sistema nel testo intendiarro un sistenìa colìl- funzionale e di status fra la varietà alta e la varietà bassa sareb-
plessivo che con maggior rigore si potrebbe definire come Lìn diasisterna. be del genere di quello che ho proposto (Bemrto 1987b; 1989b)
6 Introduz.ione all'italiano contemporaneo. La wtriu:.iottt c .qli u.ti G. Berrutct Le varietà del repertorio 7
àr€"o^--".C.{,
'r
di chiamare dilalia, vale a dire con entrambe le varietà inrpicga- monolingue: non esiste un dialetto locale 'altro' rispetto a varie-
tglimpiegabiù nella conversazione quotidiana e con uno ipai,io tà basse di iialiano [Poggi Salani 1981; Agostiniani-Giannelli r
relativamente ampio di sovrapposizione (aspetto più propriarncrr- 19901; molto intricata la situazione di Roma, difficilmente inca-
te sociolinguistico). sellabile [Stefinlongo 1985]), con l'iraliano A (varietà alta) e la
Quanto alla consistenza demografica relativa di italiano e dia- varietà locale B (varietà bassa),rnelle aree circondate da un dia-
letto, si può dire grosso modo che vi è al giorno d'oggi una mag- letto italo-romanzo possiamo avere p. es. (Mioni 1989): italiano ,
gioranza relativa della popolazione italofona che sa e usa sia A, dialetto italo-romanzo circostante M (varietà media), parlata
l'italiano che il dialetto, in varie proporzioni; un'ampia minoran- alloglotta locale B (come nelle isole di lingua tedesca ne['Italia
4a che non sa o non usa il dialetto; e una piccola minoranza che del Nord o nelle zone di lingua greca della Calabria e del
non sa o non usa I'italianoT. Dati statistici a disposizione, da in- Salento); o italiano e altra lingua standard entrambi A, dialetto l
terpretare sempre con le cautele del caso 8, mostrano p. es. che, ilalo-romanzo circostante e dialetto locale entrambi B (così. in
sulla base delle autovalutazioni dei campioni intervistati. nel Valle d'Aosta o nelle aree slovenofone della Yenezia Giulia). In
1988 parlerebbe italiano in famiglia dal34,47o degli italiani (dati casi particolari si trovano poi repertori sovraccarichi, come nel-
Doxa) al 41,97o, con differenze regionali che vanno dal llo/a del l'isola tedesca dì Giessoney, che costituisce un'areola minoritaria
Veneto al 62,6% della Liguria (dati ISTAT) ". di secondo grado e ove abbiamo italiano e tedesco standard A,
Nelle aree ove la varietà indigena è una delle rlingue minori-
,
guistici sono più complessi e possono comprendere, oltre ai due gruppi di migranti interni (meridionali e veneti nel cosiddetto ,
gradini alto e basso, anche un gradino intermedio (eventualmen- triangolo industriale, veneti nel Lazio, sardi in Toscana, ecc.). :
te occupati da più di una varietà). Mentre il repertorio fiiulaÉo e Trattandosi di residenti stabili che apprendono varietà di italiano)..
sardo (comunque si voglia considerare la natura, effettivamente dovrebbero essere compresi nella panoramica dei diversi tipi di
.
'minoritaria' o no, delle rispettive comunità) ha indubbiarrente repertorio esistenti in Italia anche i casi delle comunità dei nuovi {*<
struttura analoga a quella della maggioranza delle situazioni italo- immigrati da diversi paesi europei ed extraeuropei: ma con que-
romanze (fra cui fa eccezione la Toscana, ove vi è un repertclrio
sto verremmo a una casistica troppo peculiare e minuta, che ci
0 farebbe perdere di vista il quadro di riferimento pertinente, cioè
? Sono ampiamente noti i fattori sociali che condizionano la rnaggiorc o il repertorio linguistico italiano medio (cfr. anche nel vol. IIC. Le
minore dialettofonia. A parlare solo dialetto, e non anche una clualchc varietà strutture il saggio di B. Mortara Garavelli).
di italiano, saranno (presumibilmente, oggi, non più di qualche unità pcl ccnto
sul totale della popolazione) parlanti dei ceti più bassi e privi cli istnrziorrc, Nel tracciare un quadro delle varietà dell'italiano, ci atterre-
anziani più che giovani, uornini più che donne, in campagna più chc in lr»hicn- mo fondamentalmente al repertorio di parlanti nativi aventi, come
te urbano, nel Sud più che nel Nord. s'è detto, l'italiano o un dialetto italo-romanzo come lingua della
' I metodi di inchiesta non sono sempre controllabili, e non si sl rrlrlto socializzazione primaria e I'italiano come lingua della socializza-
sulla rappresentatività dei campioni. Poiché poi le risposte richicslc sorìo luto-
valutazioni del comportamento, è presurribile che possuno sopllrvvalulurc la zione secondaria.
varietà di plestigio, cioè l'italiano. "Con
" I dati delle inchiestc Doxa sorto appitrsi nci lispcltivi liltllrtlirti n.23-24
l'ottica rivolta al repertorio si intende mettere a fuoco
(XXVIll) dcl 21 .12.71, n. l0 (XXXVI) dcl 22.(r.lì2 t rt. (r 7 (XLll) tlcl l7.4.tttl. l'intera somma delle risorse linguistiche a disposizione della co-
I duli lS'l'41'. su un c;utt;riortc rrrollo corrsislcrrlc (piir rli 22-(XX) lirrrriglic;, sono munità parlante, la loro stratificazione in quel tutto che è il reper-
aplritlsi rtel Ntti:irtrirt lS'lAl. | (X). aPIilt'l()li(). t'llt (X). rliecrtthrc l9tì9.
Ncll'irrt'lriest:r IS'lA'l', tlict'rli pullure tli:rlctto irr lirrrrigliir i .\1.9(/(, rlcgli irrtcr- torio. e il loro organizzarsi in varietà. Entità riconoscibilmente
vislitli. tttettlrc il f5'l :rlli'r'rrur tli lxrll:rrc sia italilrto cltc tlialelto. distinte all'interno del repertorio, costituite da insiemi di tratti lin-
4 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi G. Berruto Le varietò del repertorio 5
questo implicherebbe riconoscere nel. panorama linguistico italia- ssritti e fon44li, e una varietà linguistica bassa, per gli usi par-la-
no la presenza, accanto alla lingua italiana, di qna quindicina di ti informali. E in effetti molti lavori trattano la situazione italia-
altre varietà romanze o; a cui occorre aggiungere, per completare na in termini di diglossia italiano-dialetto; con eventuali affina-
il novero delle 'lingue indigene' d'Italia, le cinque lingue o va- menti come quello utilmente proposto da Trumper (1977; 1984),
rietà romanze e le su.lingue o varietà non romanze delle aree che distingue tra «macrodiglossia» e «microdiglossia>> per dar
minoritarie di parlata cosiddetta alloglottar. Ér ;r', "/''"r' Ì" conto, fondamentalmente, della differefiza tra aree (o anche clas-
Il repertorio linguistico degli italiani vale a dire l'insieme si sociali) in cui il dialetto è forte ed aree (o classi sociali) in cui
delle varietà di lingua a disposizione della- comunità parlante ita- il dialetto è assai più debole.
lofona dovrebbe quindi anzitutto tener conto di tale moltepli- Ma a ben vedere la situazione italo-romanza ngn combacia 'r",
-
cità nazionale. Poiché ovviamente i parlanti delle varie regioni e perfettamente con le categorie definitorie e la casistica previste , .
aree linguistiche d'Italia non usano di solito né attivamente né da Ferguson (1959) per diagnosticare la diglossia. In particolare,.'
passivamente la lingua indigena. tradizionale, delle altre regioni ,
manca in genere nei casi italiani un requisito importante, quello
ed aree, non esiste un unico repertorio linguistico panitaliano, secondo cui di norrna solo la varietà bassa è la lingua della con-
valido per tutti gli italiani: i concreti repertori linguistici vanno versazione ordinaria e della socializzazione primaria: in Italia, in .
sempre riferiti alle singole regioni ed aree. Tutti hanno peraltro ' effetti, è piuttosto normale che vengano impiegati nel parlato g
'in comune la presenza dell'italiano e delle sue varietà, che fa da quotidiano sia la varietà bassa (il dialetto) che quella alta (l'ita- I
tratto unificatore nella molteplicità dei repertori. Parlare di reper- liano); ed è in fortissima diminuzione il numero dei parlanti che',
torio linguistico italiano ha quindi senso se si intende un ipoteti- continuano ad avere il dialetto come lingua prima, dato che il
co repertorio medio che costituisca la griglia di tipi di varietà (e prestigio dell'italiano e la sua progressiva diffusione hanno por-
dei loro rapporti) sottostante a ciascuna situazione regionale. tato, in coincidenza con 1o sviluppo socio-economico del dopo-
I
Come si può definire il repertorio linguistico italo-romanzo gueffa, a parlare sempre più in italiano con i figli anche genitori
medio? I due (dia)sistemi 6 fondamentali che lo compongono so- prevalentemente dialettofoni.
no ovviamente la lingua nazionale e il dialetto. I1 rapporto fin- In conclusione, si potrebbe forse definire correttamente il
zionale e di status fri essi sembra presentare alcuni traiti caratte-
repertorio italo-romanzo medio come una situazione di bilingui-
ristici di quella che viene chiamata diglossia, vale a dire la ripar- smo endogeno (o endocomunitario) a bassa distanza strutturale
tizione del repertorio fra una varietà linguistica alta, per gli usi
,,] con flilalia. Con tale formula si intende sintetizzare la natura del
repertorio cogliendone sia gli aspetti linguistici che quelli stori-
-l
ci e sociolinguistici. «Bilinguismo a bassa distanza strutturale>>
Haugen e di Coseriu tp. es. 19801. L'espressione "dialetti tlell'italiano» si giu- potrebbe dar conto dei fondamentali aspetti Iinguistici: si tratta di
stifica sociolinguisticamente in quanto essi coesistano sempre con la lingua
cosiddetta standard con cui sono strettamente imparcntati. una situazione in cui sono chiaramente usati e compresenti due
* lncludiamo tra queste, in quanto la loro posizione non è dissirrile da quel-
diversi (dia)sistemi linguistici, la cui differenza strutturale (si trat-
la dei diversi dialetti regionali italiani (e cfr. nota 1), anche il sardo e il friula-
no. Tale scelta è certo opinabile, e il problema è sostanzialmente aperto e ha ta pur sempre di varietà romanze contigue dello stesso ceppo, e
molte facce, specie se chiamiamo in gioco anche gli atteggiamenti delle comu- per di più sottoposte all'azione livellatrice della lingua standard)
nità locali. è tuttavia inferiore a quella che si riscontra nei repertori bilingui
5 Cfr. in questo volume il contributo di G. Francescato. Su tutti i problemi I
qui accennati, e sulla loro dimensione storico-sociale, cfr'. De Mauro (1976). òiassiòi. Tale bilinguismo è di origine interna alle comunità par-
o Con diasistema si intende in linguistica
un insieme di sisterni con molti lanti, non è frutto di migrazioni o spostamenti di popolazioni più
tratti in comune, o più tecnicamente un sistema di livello superiore costruito a
partire da più sistemi (in particolare, diversi per localizzazione spaziale) aventi
o meno recenti (endogeno: aspetto storico). Infine, il rapporto
somiglianze parziali. Con (dia)sistema nel testo intendiarro un sistenìa colìl- funzionale e di status fra la varietà alta e la varietà bassa sareb-
plessivo che con maggior rigore si potrebbe definire come Lìn diasisterna. be del genere di quello che ho proposto (Bemrto 1987b; 1989b)
8 Intntduz,irtrt,' trll'ituliurut (ont(mporaneo. Ltt variuz.ion.e e gli usi G. Berruto Le varietà del repertorio 9
guistici congruenti t lrr: co-occoffono con (insiemi di) tratti sociali, lanti (o, più specificamente, dalla posizione che il parlante occu-
caratterizzanti i parlrrrrti o le situazioni d'impiego, rappresentano pa nella stratificazione sociale) variazione sociale o diastrati-
infatti le diverse varictà di lingua in cui tali risorse si articolano. ca; dalla situazione comunicativa - nella quale si usa la lingua
Si è detto già, ed ò ovvio, che nel repertorio medio italo-remanzo variazione situazionale -
o funzionale-contestuale o diafasica. Re-
le varietà a disposizione appartengono a due sistemi linguistici di- centemente (Mioni 1983a: 508) è stato suggerito di tener conto
stinti, la lingua italiruur e il dialetto; fra di esse, tutfavia, le varietà in prima ipotesi, oltre che di questi tre parametri generali, anche
dell'italiano non solrr occupano uno spazio di variazione più am- di un quarto parametro, basato sul mezzo fisico-ambientale, sul
pio. ma formano anclrc ciò che è comune in maggiore o minor mi- canale attraverso cui la lingua viene usata yariazione dia-
sura a tutti i singoli roperlori regionali o di gruppo mesica. -
Uaccoglimento di tale quarta dimensione fondamentale di
variabilità, ancorché discutibile da più di un punto di vista, in
2. Varietà dell' italiano : quanto l'attivazione del canale orale o scritto d'uso della lingua
dimensioni di vari.azione e gamma,di vartetà avviene pur sempre in dipendenza dal costrutto «situazione di
comunicazioile>) ", appare tUjt-4v-ia ut]]g e anche plausibile, giac- .
Le varietà dell'italiarro occupano in ogni'caso, si è detto, ché, pur essendo naturalmente in sovrapposizione e intersecazio-
la porzione più consistente del repertorio. Come"orr" tutte le 'grandi' ne con le altre dimensioni di variazione e in particolare appunto
lingue di cultura, l'il:rliano ha sviluppato una gamma assai ampia con la differenziazione diafasica, le modalità dell'uso parlato e;
cli diversificazione, nclla quale si possono riconoscere specifiche scritto sono troppo nette e caratterizzanti e, in parte, preliminarii
varictà di lingua, cìctr:n'ninate dalle fondamentali dimensioni di alla situazione, perché ci si possa limitare ad una loro trattazio-- .
virriazione, vale a dirc: tlai paraurctri extralinguistici con cui la ne in termini di^mere varietà situazionali. 'i
variazione interna alllr lirrguu ò correlala. Le quattro dimensioni di variazione suddette costituiscono
Le fbndamentali tlinrcnsioni rlclla variazione sincronica della degli assi di riferimento lungo i quali si possono ordinare le va-
lirrgua sono costituilt': tlirll'irreir gcogral'ica in cui viene usata la rietà compresenti nello spazio di variazìone dell'italiano con-
lingua (o, più specil'it'irrrrcrrtc. rlirllrr rcgionc di provcnienza dei temporaneo. Ciascun asse si può concepire come tn continuum
parlanti e dalla loro tlistribrrziorrc gcogral'ica) - valiazione dia- che unisce duè varietà contrapposte come poli estremi fia cui si
t9_pig3r0; dallo strato o gl'u[)l)o sociulc u ctti lr1.r1ltltcngono ipar- collocano vaiietà intermedie. Lungo 1'asse della dimensione dia-
topica, nella quale si collocano gli italiani regionali, i poli sono
r0 La diffusione dell:r lclrrrirrologi:r virliclislit:r cort il prclisso rliu ("ttLra- costituiti dall'italiano standard normativo (a base" fiorentina
verso": diastratico = attruvt'r'so illi slrlrti socilrli, r'tc.) si tlcvc lirttlittttctrtltltnen- 'emendata': cfr. Galli de' Paratesi 1984) e dall'italiano regionale
te a Coseriu (p. es. l95xt. clrc riprerrrlc l)r1)l)()slt tlel lirtgtrislir tlirrtcsc Irlyclal fortemente dialettizzante; lungo l'asse diastratico, si va dalf ita-
(cfi., anche per una puntrrirlizzirziorrc. Albrcelrt l()l{(r). ll rrrtxlrrkr potrchhc lacil- liano colto ricercato all'italiano popolare basso; lungo 1'asse dia.
mente estendersi ad indicalc allrc sollorlitttcttsiotti rli vlui:rziortt': l'r'lrllli (l9tX):
144-48) p4r!a p. es. di variaziorrc «tliutcrrricu,, irr rilt'rirrrerrlo lrllir tlilli'r'errzia- fasico, dall' italiano formale aulico all' itali ano informale trascura-
.-&.'.,,-...'.,^
"4".#
zione in base agli argomcnti cli tliscorso (sollrxlirttcttsiortc tlcllir tlirrlrrsil), c si
potrebbe pensare, che so, a 'diagerrico' llcr itttlit'lrle I't'vt'rtlrrirlt'rlillì'r't'rrziirzio-
ne fia lingua maschile e lingua ltrlrninilc (sottotlirttcttsiortc tlcllrt rlirtstr;tliu). l-l
possibile moltiplicazione di dia- che risultcrchhc tlitll';tPPlitrtziotte rt oL'tti citlc Jr Albrecht (1986: 66 e 1990: 70-71) p. es. non accetta la diamesia come
goria singola suscettibile di correlare c«rn variitziottc lirrgtrislitlr polrchlrc scttt dimensione autonoma di variazione, riconducendo la diflèrenza fra lingua par-
brare giustificata per omogeneità terminologica, rrrl i' pre strrrrilrilrrrcrrtc irrLrlilc c: lata e lingua scritta a una caratterizzazione particolare sulla dirnensione diafasi-
crea neologismi superflui dal punto di vista cxrrtccllulrlt'. pt'r il r;rr;rlt'c rtrctlirr ca. Koch-Oesterreicher (1990: 13, 15) invece, sulla scia di SÒll (1974), opera
riservare terminologia spccifica solo alle grandi dirrrcrrsiorti tli vrrr irrzione. rrtl tttt che ha dato un fbrte impulso allo studio del parlato nelle lingue romanze, pon-
livello piuttosto astratto. Un pessimo esempio cli prrrlili'rirziortc irtlirrstiliclrlir t\ gono la diamesia come dimensione primaria e centrale nello spazio di variazio-
Hausmann (1989). ne di r-rna lingua.
l0 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi G. Berruto Le varietà del repertorio ll
mentale dicotomia fra parlato e scritto. gio seguente, § 3.4) in particolare per una breve discussione rela-
12 Ittlnnltt.irtttt' ttll'ilttlittttrt t t)nlt ntl't,ttutt,' l,t ttuttt tttilt , qli tt,ti G. Berruto Le varietà del repertorio t3
tiva alla nttzitlttt'rli slrtrtrlltrrl, ('()n\('tt;t ,".,'ttrIltlr(.u('( r)n un:r lx)ri- Sia il contenuto da trasmettere "dire a qualcuno che non si
sibile lìlrrrrttlltziottt' tli tttt st'tttplrr',' ttt,'',',,r1,)'r, rr , t,r',, tttt;t tlt'llc può andare da lui". Procedendo dall'alto al basso degli assi dia-
nove varictÌr itk'lrlilir'ltlt' ttt'llo sr'ltr'ttt;t' stratici e diafasici, potremmo avere nell'ordine:
I
(2) Mi pregio informarla che la nostra venuta non rientra
nell'ambito del fattibile (7, italiano formale aulico)
i/- »tL (3) Trasmettiamo a Lei destinatario f informazione che la venuta di
7. il:tl l,)r ilr,rl,,
attlir.o
l,
chi sta parlando non avrà luogo (8, italiano tecnico-scientifico)
8.
rr'$;(..t I
(4) Vogliate prendere atto dell'impossibilità della venuta dei sot-
ir,
t€cnico- toscritti (9, italiano burocratico)
sclBntlflco
'"/"td'.
-..
)
I
lt
(5) La informo che non potremo venire (1, italiano standard lette-
rario)
1*nrr,*
U
&i,. ù-..f ,a.
I
I
(6) Le dico che non possiamo venire (2, italiano neo-standard)
F-44 (1) sa, non possiamo venire (3, italiano paLrlato colloquiale)
,l,rtt(l.rr,l
(8) ci dico che non potiamo venire (4, italiano popolare)
rl
It!11,,r.ri!,)
)
(9) mica possiam venire, eh (5, italiano informale trascurato)
u àt-lirel
(10) ehi, apri 'ste orecchie, col cavolo che ci si trasborda (6, ita-
DIAMESIA liano gergale;.
2t I diversi elementi e tratti linguistici che caratterizzano ciascu-
na formulazione come realizzazione di una certa varietà, a livel-
,..1t,.k. lo di lessico, di strutturazione sintattica e di morfologia. sono
J*.1, piuttosto evidenti e non esigono di essere analizzati uno per uno.
4, \
llal.
(reglontrl.) 4
Si può notare p. es. che la variabile lessicale per designare la
popolarr nozione di "andare (da qualcuno)" viene realizzata da tre varian-
(-,:rt f,f ti: la forma nominalizzata venuta (varietà più alte, 7, 8 e 9), il
tt verbo venire (varietà t, 2, 3,4, 5; si tratta della forma non mar-
cata sociolinguisticamente), e il verbo metaforico trasbordarsi
(varietà 6); e la variabile corrispondente a "dire" è realizzata in
r ,1,,r,,r.rl.r
ben sette modi diversi: informare, dire (forma o variante non
marcata), (far) prendere atto, trasmettere l'informazione, il
'Irtft segnale discorsivo sa, f interiezione asseverativa eh, e la perifra-
tt pp"6Z U;" si espressiva figurata ehi, apri 'ste orecchie. La forma di allocu-
l^Àt.o r.t) zione varia dal Lei di deferenza al Voi burocratico, al ci (per le)
'' A rigore exempl.a ficta di que§to gencrc tlotr rLtrrt lrlrr'r. l.rr"r 1't,tr'r'ltt' tipico di varietà sociali basse, al tu di confidenza, a A garietà 5).
risultano per forza di cose artificiosi. Nessun corìle nlrlo. rrr'll,r r rt,r r,,rl, rL'llt'
lingue, richiede di essere trasmesso in molte (o tutlt. lt') r;rrrr'l.r ,lr lrrrl,rr.r por
Quanto alla denominazione delle varietà, ci limiteremo ad
ché ovviamente un certo tipo di messaggio trova lit stt:t lot ttrrtl.r/r(,r, r.nn:rl('
solo in una qualche varietà, e soprattutto ogni vuliel:r t'lr'r'.rl.r.r rl(l(lnnllrli
ambiti o condizioni prelèrenziali di impiego, ed è ritro rt ittt;rr''"'tl,rl, ( lrt ,rr ( {)l usare tale varietà per comunicare un messaggio quale quello esernplifìcato). Le
ra in altre condizioni, in uno spazio di varietà ben clclirrìto (nì l):ulr, rrl,rrr'. rtrrl dilfèrenti versioni qui proposte si giustifichino dunque come mere illustrazioni
ta del tutto inadeguata la versione in ital. tecnico-sciettlilrro r rrrrl,r'rr'..rlrilt' dei lineamenti di uno spazio di variazione.
t4 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi G. Berruto Le varietà del repertorio 15
6fr-'l
osservare qui che con <<neo-standard>>'3 si intende, in maniera (invece che di discreto o di gradatum) implica grosso modo la *a*a&r
forse un po'esagerata (in quanto non si tratta propriamente di un presenza di una scala d! varietà avente agli estremi due varietà 4'*.é, ^
'altro' standard, nuovo), la varietà di lingua comunemente usata ben distinte e fra queste una serie di varietà in cui ciascuna 't{-*1""
dalle persone colte che ammette come pienamente corretti alcu- sfuma impercettibilmente nell'altra senza che sia possibile stabi-
ne forme e costrutti sino a tempi non lontani ritenuti non facen- lire confini ben delimitabili fra l'una e l'altra.
ti parte della 'buona' lingua. La nozione di continuum è ttttavia meno pacifica di quanto
L ital. formale aulico è la varietà (scritta e parlata-scritta) possa sembrare a prima vista, se la applichiamo alla situazione
delle situazioni pubbtriche molto formali e solenni; f ital. tecnico- italiana. Se non paiono esserci molti dubbi sul fatto che varietà
scientifico è la varietà (scritta e parlata) usata normalmente in delf italiano e varietà del dialetto non possano propriamente far
contesti tecnici o scientifici; I'ital. burocratico è la varietà (scrit- parte di uno stesso continuum, dato che vi è il chiaro confine for-
ta ma anche parlata) usata negli ambiti amministrativi, ufficiali; male stabilito dalle proprietà strutturali rispettive dei sistemi della
f ital. standard letterario è la varietà (scritta) della tradizione let- lingua e del dialettor4, non vi è pieno accordo sulla reale natura
teraria; f ital. parlato colloquiale è la varietà (tipicamente parlata) di continuum delle varietà dell'italiano. Sobrero (1988), fra gli
della conversazione quotidiana non impegnata; l'ital. popolare altri, pare propendere per una considerazione assai decisa della
(regionale) è la varietà (parlata ma anche scritta) degli strati variazione italiana come continuum dinamico (un continuum di
socio-culturali non istruiti; l'ital. infbrmale trascurato è la varietà continua, addirittura al livello testuale ''); Stehl (1988; 1990)
(parlata) delle situazioni molto confidenziali, più spontanee e non preferisce invece una concezione in termini di gradatum.
controllate; l'ital. gergale è la varietà (parlata) marcatamente In realtà'6, i caratteri della differenziazione dell'italiano in
1'
r',r, espressiva che si può sviluppare fra parlanti che condividono atti- varietà sembrano presentare sì i contorni di un continuum lingui-
',
;, vità, esperienze, idee e modi di vita, per sottolineare l'apparte- stico, ma di natura significativamente diversa rispetto alla nozio-
,,' ' nenza a un gruppo o cerchia particolare e distinguersi dagli ne di continuum cos\ com'è comunemente usata in sociolingui-
'altri'. stica, e più precisamente in creolistica. Si tratta di ciò che ho
definito altrove (Bemrto 7987a:29) un <<continuum con addensa-
menti>>. Con tale nozione si intende una gamma di varietà suffi-
3. Il continuo e il discreto nelle varietà dell'ituli.ono cientemente ben identificabili ma senza dei confini troppo netti
fra di 1oro, in cui ciascuna varietà è contrassegnata, oltre che da
Un costrutto teorico che ha preso via via piede nel descrivere e
un certo numero di tratti tipici diagnostici (si noti che parlando
interpretare la natura della gamma di varietà dell'italiano con-
temporaneo (e più in generale f intero ventaglio di varietà che
di continuum ci si riferisce sempre esclusivamente ai caratteri
formano il repertorio degli italiani) è quello di continuum.
Trattare i rapporti strutturali fra le varietà in termini di continuum 1a
E infatti Mioni-Trumper (1977 331), partiti dall'ipotesi di considerare il
repertorio linguistico veneto centrale come un unico continuum, concludono che
occotre invece <<suddividere il repertorio verbale padovano in due parti: vl con-
" Che corrisponde grosso modo all'ital. dell'uso medio di cui tratta tinuum dell'italiano regionale [...] e un continuum del dialetto».
Sabatini (1985), fatta salva una certa sensibilità alla diatopia che Sabatini sem- " Con la considerazione che in certi casi occorrerà posfulare <<una specie
bra escludere. Si tratterebbe di una creatura nuova, nell'ambito delle varietà di continuum testuale che [...] registra frequenti travasi, continue discontinuità,
dell'italiano. Lepschy (1989: 9-36) sembrerebbe piuttosto scettico circa la pos- polverizzazione della linearità, disomogeneità testuali nello stesso testo» (So-
sibilità di vedere mutamenti significativi nella norma dell'italiano nell'ultimo brero 1988: 48).
secolo. I dati ivi riportati non ci sembrano tuttavia tali da sostenere appieno 16 Oltre a una petizione
di principio circa I'effettiva discretezza della stes-
l'affermazione che la situazione in diversi tipi di testo sia sostanzialmente sta- sa nozione di continuum: il riconoscimento di etichette diverse assegnabili alle
bile e che <<non sembra dunque che f italiano sia cambiato molto» (ivi: 33) dai varietà implica una certa dose di categoricità, almeno un punto in cui vi è con-
tempi di Carolina Invernizio ai nostri. La nozione di «italiano dell'uso medio>> fine tra due entità dello stesso continuum (cfr. Steht 1988 e, per considerazioni
è ora rifiutata da Castellani (1991). generali sulla gradazione inerente ai continua, Holenstein 1980).
l6 Ittltrtrltt. irtttt, ttll'itAliUnO «)nl(tttltt)ttiltt t, I !t Itil ttt t,'rt, r' \li ttsi G. Berruto Le varietà del repertorio 17
lingLristici rlcllc vat'ictà, e non anchc li lorrr torrt'lrrlr :,ot rrli). in re 2a, vale h dire comuni a più varietà ma con coeffìcienti di fre-
buonit partc tla un particolare infittirsi c c() ()('(()r rì'rt'tlr irlrlli che quenza diversi in ciascuna)
,i sono peraltro condivisi da più varietà. Orrri virrict:r lr;r rrrr'rurrpiir Ogni elemento (parola, pronuncia, costrutto, tratto di un certo
area di sovrapposizione, in termini di clrrlrllt'r'islrt lrt' slrrrllrrrali, livello di analisi, ecc.) della lingua è caratterizzato da una certa
. con altre varietà, talché non è raro chc I'it['rrtrlrt:rzrorrr'tlclla collocazione nel t'ontirtuum. in quanto si estende lungo una certa
varietà in cui sono prodotti determinati tcstr r'()nr'r('lr lsrri t;rurli (sotto)gamma di varietà. Qui la distinzione fondamentale è fra
può naturalmente agire, d'altronde, la tcrrrlcrrzlr rr lr';rrrrrrrist'lrilre elementi neutri, o non marcati, perché fanno parte del common
pitr varietà diverse in ogni concreta prorlr"rziont' lirrl'rrrstitlr. spc- core, nùcleo comune, o perché sono propri di un'ampia fetta
cie nel perlato) possa diventare, sulla sola hlrsc rlt'll:r lor rrrir lin- delle varietà; ed elementi marcati su una o più dimensioni, per-
guistica, arbitraria, problematica o addiritturir irrrpossrlrilc ( )llre ché tipici di una fetta particolare di varietà o di una sola deter-
all'ampio common core del (dia)sistema littgrristit'o itrrllrrro (t:ltc minhta varietà. Qualche semplice esempio: la desinenza -e del
è pur sempre quello che garantisce che si tratti tli it:rli:rrro. t'rron femminile plurale degli aggettivi in -a è un tratto neutro; chia-
di un'altra lingua), numerosi tratti non standarrl sorro irrlrrtli rli- mare "chiedere" è marcato in diatopia (piemontese) e seconda-
stribuiti su più varietà. Ogni varietà sarà clurrr;Lrc t'oslilrritl tll: riamente in diastratia (popolare); c:i per a lui/ct lei/a loru è tipi-
l) i tratti comuni a tutte Ie varietà; 2) itratti corrrrrrri rrtl ;rlcrrnc camente marcato in diastratia (specifìco delf italiano popolare); ui
varietà; 3) i tratti peculiari a quella determinata varictir (r'lrt' son«r particella pronominale locativa è marcato in diafasia/diamesia
certamente in minoranza): a noi ci piace può p. cs. ess('n' sirr ilir- (scritto, lievemente aulico); codesto è marcato in diatopia (tosca-
: liano popolare che italiano p:rlato colloquiale; c.f lt'tttrttt.t' ,111'1tl)t,- no) oppure in diafasia (burocratico); la gorgia toscana è un trat-
ra?.ione è sia italiano burocratico che italiano tecnico-scit'rrtilico. to marcato in diatopia e, con profili diversi di fiequenza, in dia-
Il continwum ad addensamenti italiano è inolllc plrrlitlirrrcn- stratia e diafasia (più ricorrente fra i parlanti di ceto e istruzione
sionale, a variazione non lineare: le varietà non scrrrhlluro rlr'tli- bassi e in registri informali).
nabili in maniera tale che ciascuna occupi rrrr gnrtlirro rli rrrrir Il carattere (e il grado) di marcatezza sociolinguistica accom-
:; scala e passando dall'una all'altra varietà si scencla o si srrlgir irre- pagna ogni elemento del (dia)sistema assegnandovi un valore
. vitabilmente di un gradino lungo un asse con Lrn polo lrlto c un,, all'interno del repertorio linguistico, ed è connesso con gli atteg-
polo basso ''. giamenti dei parlanti e la relativa stratificazione sociolinguistica
I tratti linguistici che caratterizzano le varietà (sirr t;rrt'lli tlcl delle varietà.
tipo 2 che del tipo 3 nella distinzione fatta sopra) sorro poi as- Tornando alla questione del rapporto fra continuo e discreto
sai spesso tratti a loro volta variabili anziché culcsor.ici, con nel7a variazione in italiano, occorre notare che ogni singolo asse
un'occoffenza quindi non obbligatoria ma esprirrribilc irr tcrrrrini corrispondente a una dimensione di variazione è effettivamente
statistici; con la doppia conseguenza che cla urr llrlo irr ogni una scala orientata, con un polo alto e un polo basso, e come tale
varietà c'è ulteriore variabilità interna (e quindi urur vrrr.iclrr c in con caratteri più tipici di continuum. La continuità raggiunge il
un certo senso un'entità discreta riconoscibile pcl gli lrtklclrsa-, massimo nelTa variazione diafasica, dove si passa davvero imper-
menti in un continuum al cui interno si riproclucc rrrr corrtinrro);
cettibilmente da una varietà situazionale all'altra, scendendo o
e che dall'altro la frequenza dei tratti variabili prrir cssclc Lrn salendo lungo la scala dei registri, senza confini discreti. l'
aspetto significativo per caratterizzare le varietir (tlurrrkr ltrog«l a
Infìne, va osservato che, se ci spostiamo a livello delle varietà
un sottotipo di tratti rispetto al tipo 2 di cui sopra: trrrtli tlt'l gcrrc-
dell'intero repertorio (cfr. § 4) e consideriamo anche le varietà
d'italiano strutturalmente più vicine al dialetto e quelle di dialet-
'i Per una discussione dal punto di vista della crcolisticl. r'(()n p:rrlit'ola- to strutturalmente più vicine all'italiano (cfr. § 5), la scala strut-
re riguardo ai problemi dell'unidimensionalità e della discrctt'zzrr. r'lr'. orir
Rickford (1987: l5-39). turale delle varietà non corrisponde alla scala sociale: sulla scala
18 Introduzione all'italiono (otllctnl)orutt(t). ltt vrtt irt.ìrtrrr' r' ,qli usi G. Berruto Le varietà del repertorio t9
sociale, una varietà fortementc ititlianizzutlt rli rlilrlt'tlo c piir alta ni,.l'ital. comune, l'ital. regionale e il dialetto, ciascuno suddivi-
di una varietà dialettizzata di italiano. l.lt cottsitlt'rlrziorrc rlclla s-o a sua volta in altri due gradini, alto e basso, sostanzialmente
collocazione sociale delle varietà conlplica Itole volrttt'tttc llr ttaLu- in relazione alla sempre maggiore marcatezza diatopica relativa. - ,
incolto sarà meno evidente nel dialetto che non a) nelf italiano,
per portare a risultati che consentano una trattazione più ap-
b) nel fatto che il primo tenda ad usare f italiano e il secondo il
profondita e argomentata dei tipi di varietà che si manifestano nel
dialetto).
dialetto.
Mentre la gamma di funzioni delf italiano è aperla verso. il
A. conclusione di questa rassegna dei modelli di repertorio
basso, quella del dialetto è chiusa, o quanto meno limitata, verso
linguistico italiano, che ci ha condotto verso una proliferazione
l'àlto; nqp nel senso che il dialetto di per sé, come una sorta di
varietà linguistica inferiore e deprivata, non possa essere impie-
e complicazione sempre maggiore di categorie ed entità, po-
trà essere utile sintetizzare, dando uno sguardo semplificato ai
gato in funzioni alte o elaborate, ma nel senso che normalmen-
te non vi viene usato, e si è per così dire atrofizzato quanto ai 4;1qleo stesso del repertorio. Ciò che rende specialmente com-
plesse le cose è, a ben vedere, anzitutto la considerazione della
mezzi verbali propri per realizzare funzioni elaborate. Altri aspet-
dimensione diafasica (ed eventualmente diamesica); la prima
ti pertinenti per I'identificazione di varietà dialettali, e non diret- semplificazione può quindi consistere nel rinunciare a tenere in
tamente rilevanti invece per I'architettura delf italiano, sono poi conto questa dimensione. Se prescindiamo dalla diafasia, un
l'opposizione città-campagna, che crea humus profondamente di- modello schematico può limitarsi alle fbndamentali varietà socio-
verse per la vita del dialetto (Sanga 1917); e la presenza evefl- geografiche, vale a dire le varietà in cui si riconoscono i parlan-
tuale di una koinè regionale o'sub-regionale che attenui le diffe- ti, relative ai parlanti e non agli usi (in altre parole, ogni parlan-
renze locali tipiche delle singole parlate dialettali. te parla una sua varietà socio-geografica determinata, entro cui ha
D'altra parte, se vi sono buone ragioni per affermare la mino- a disposizione diversi livelli diafasici).
re gamma di variazione del dialetto rispetto all'italiano, va anche Con questa impostazione. torniamo grosso modo ad una qua-
osservato che il grado di standardizzazione e codificazione nor- dripartizione non dissimile da quella proposta da Pellegrini, con
mativa ridotto o assente tende invece ad aumentare la possibilità òùi abbiamo iniziato la presente rassegna: distinzione certo gros-
di differenziazione interna e la variabilità generale del dialetto. solana, ma che coglie gli aspetti macroscopici della questione.
Tenendo conto di queste considerazioni, si può propolre molto Infatti, potremmo considerare tutto sommato come cardini del
'!Yt,
i.- {^ sommariamente, sulla stessa base metodologica con la quale repertorio linguistico italo-romanzo, varietà socio-geografiche
&/.k si è sbozzato un nostro modello di architettura dell'italiaho, un che si incontrano più comunemente e facilmente, le seguenti
modello con quattro fondamentali varietà di dialetto: if Qialetto varietà: a) italiano medio (standard), o dell'uso comune colto;
letterario (accogliendo all'incirca la definizione di Trumpbr, che § italiano popolare (regionale); c) dialetto italianizzato; d) dia-
ammette f impiego scritto del dialetto in testi poetici, narrativi, letto locale rustico.
ecc., quale si ò avuto nel passato per molti dialetti ricchi di tra- Ecco un esempio (un frammento testuale illustrativo) per cia-
dizione e quale si ha tuttora nel vasto continente della poesia in scuna di queste varietà. Per consentire la dovuta omogeneità e il
dialetto); il dialetto urbano (etichetta che raggruppa i diversi confionto relativo, i brani b), c) e d) sono scelti nello stesso
modi di uso parlato del dialetto nella realtà cittadina contempo- ambito geografìco (Lombardia):
ranea); il dialetto locale rustico (la doppia qualifica sottolinea il a) In cuor loro i figli dell'altra Europa saranno rnagari dei sadici,
carattere al contempo molto legato al concreto punto linguistico dei violenti, ma sanno ancora cosa è I'educazione'. se i genitori li chia-
e tipico della campagna rispetto alla città); il dialetto gergale (col mano rispondono, se la madre apre il cesto della colazione non vi si
quale si intenderanno sia le forme marcatamente espressive e gettano su grulolanclo come maialini l'urenlil se i genitori conversano
allusive di uso del dialetto sia soprattutto i veri e propri gerghi con quelli dell'ombrellone accanto non si intromettono, non frignano.
(«la Repubblica», 10.7.90) ".
di mestiere, di gruppi emarginati, ecc. a base dialettale).
-Uindagine sulla variazione interna del dialetto - secondo le grandi
dimensioni di variabilità è purtroppo finora stata troppo scarna 'r 11 brano è tratto da un articolo di Giorgio Bocca sulla maleducazione
degli italiani.
*; !&--V^ a*+ a+- a- -&'rr -a AiZa §-«r'f
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24 Introduzione all'italiano conte,nporoneo. La variaz.ione e gli usi G. Berruto Le varietà del reperlorio 25
Le varietà grosso modo corrispondenti si trovano alf incirca allo stesso livello orizzontale.
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28 Introduzione all'italiano contemporaneo. La variazione e gli usi
G. Berruto Le varietò del repertorio 29
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Salento, Milella, Lecce. stica, in_ quanto non si tratta propriamente di una_ Qimensione
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Berlin (1980:). dimensioni di variazione e allo stesso tempo ne è atiiaversata. Le
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caratteristiche che distinguono il parlato (tipico) dallo scritto
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Sornicola, R. (1981), Sul parlaro,Il Mulino, Bologna. (tipico)' sono da riportare in parte alla differente natura semioti-
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Preliminari per una ricerca, in «Rivista italiana cli rliirltrttologia», 9:
,. del mezzo di trasmissione del messaggio, che impone una
ca
serie di limitazioni e di scelte preferenziali alla strutturazione del
43-67.
messaggio stesso; in parte alle condizioni situazionali di produ-
Stehl, Th. (1988), Les concepts de «continuum» et dt «,qnt(l(ttiltil» tlans
la linguistique variatiorute!/e, in Kremer 1988: 2l{ -10. zione, che rendono il parlato molto più indessicale e legato alla
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dJn
,sònanricì. Consiclerazioni ,socioLingui,sliche nclLu tlitto'orti'tt, in Si- I Per parlato tipico si può intendere il parlato conversazionale non sorve-
rtrone-Vigttuzt,i I 97 1 : 2-59-3 I 0. gliato. I diversi tipi di testi producibili in una lingua fbrmano trn contin+tum che
'l'l rrrrrlre l. .f . ( l()tl;l ), l.(ilt.qiltt,qt t'(tt'i(tli()il, t'ttlc ,;t|itt ltitt,q, ,\. ('ltirico
va da un estremo concepibile solo parlato (il .parlato-pzlrlato- di Nencioni
littltrrtrt (l'ott'rt.,t) ,trtrl tltt' trri,qnurl tlttc.rliotr (Kott.tltttt:.), irr Aucr-Di 1976) all'estremo opposto concepibile solo scritto, attraverso una vasta fascia
I trztr' l()l'i | .)t) 'r.1. intermedia di testi fondamentalmente orali ma concepibili anche come scritti e
lrrtrrrlr, r I l\l.rrlrl.rlotr. l\l { l(,S'l. l 'iltrlitrrttt n',qittttrtlr' ttrr litt,qtttt a dia- fondamentalmente scritti ma concepibili anche come parlati (p. es., scritti per
l, rt,' I'tt \il1'ltt'\lt r'tl rrrtrtlttr. llt('tttl('t. ('()s('tt/it. essere detti, o il «parlato-recitato, di Nencioni 1976): cfr. Gregory-Carroll
r'rr.rrr, llr ',(rililrr. I I lt)llt)l .l r,,, trtltllt',,,.t, , 1tt't.\ltt't lit'(' rtf ltttt,qUAge- (1978 37-48) e Koch-Oesterreicher (1990: 5-16). La bibliografia italiana sul
,,ltt,,tttt'tt lttttltll ttt\ ttt lt,rlt. lll lltlt'tltltliott;tl .lotttltltl tll' parlato comincia a essere rnolto consistente; oltre ai lavori via via qui segnala-
the
t,rlr trrlr,;,\ r,l l,rtt)'lt,l)'(.., l(t l\l llll ti, si veda almeno Holtus-Radtke (1985). Mancano tuttavia corpora specifici di
riferimento appositamente allestiti per l'analisi linguistica. Si veda comunque
Koch-Oesterreicher (1990: 36-42). F. ora fbndamentale, in particolare per il les-
sico, De Mauro er al. (1993).