di Francesca Gallina
LINGUISTICA EDUCATIVA
È un settore delle scienze del linguaggio che si occupa dell’apprendimento delle lingue. L’obiettivo della
linguistica educativa è quello di consentire all’apprendente di muoversi nella maniera più ampia e
consapevole, con il registro più opportuno possibile all’interno dello spazio linguistico e culturale.
La linguistica educativa definisce ed elabora per il suo oggetto approcci, metodi, tecniche, risorse
tecnologiche utili per facilitare lo sviluppo delle capacità semiotiche e l’apprendimento linguistico.
Linguistica educativa è la denominazione e il costrutto teorico di quella che prima veniva definita
Glottodidattica, e che la maggior parte degli italiani predilige.
Questa etichetta risale a degli studi che sono iniziati negli anni ‘70 negli Stati Uniti da Bernard Spolsky con
la sua Educational Linguistics→dice che le questioni educative sono strettamente legate alle questioni
linguistiche, da qui la nascita della denominazione Linguistica Educativa.
In realtà il legame tra Linguistica ed Educazione è ben più solido ed antico, ed è basato su 4 fatti di natura
linguistica:
1) la facoltà del linguaggio è unica e ci porta ad apprendere la lingua materna come altre
lingue→l’uomo per sua natura comunica e la facoltà del linguaggio che noi utilizziamo quando
dobbiamo parlare è una sola, l’unicità di questa facoltà ci fa apprendere sia la L1 che le altre lingue)
2) analisi dei fatti linguistici in orizzonte semiotico, essendo il linguaggio verbale una forma di
semiosi→di fatto la facoltà verbale è una delle tante semiosi con cui l’uomo è capace di esprimersi,
tutte le capacità sono legate e intrinsecamente l’educazione semiotica è educazione linguistica
3) equipollenza teorica di tutte le lingue e traducibilità di ogni testo di una lingua o di
un’altra→ciò consente di creare legami tra lingue ma anche apprendere le lingue
4) essendo la lingua un sistema aperto è sempre oggetto all’apprendimento e può essere oggetto di
insegnamento→anche la lingua madre è oggetto continuo di apprendimento
LINGUISTICA APPLICATA
La glottodidattica nel corso del tempo è stata anche considerata una delle branche della Linguistica Applicata
che è quella scienza del linguaggio che si propone di risolvere i problemi legati alla vita reale, occupandosi
dell’insegnamento delle lingue, della traduttologia, delle tenìcniche e delle tecnologie di apprendimento, ecc.
LINGUISTICA ACQUISIZIONALE
Un’altra scienza che a sua volta viene inserita all’interno della Linguistica Applicata e con cui la
Glottodidattica ha un rapporto molto stretto è la Linguistica Acquisizionale che studia i processi linguistici
del locutore che apprende una lingua L2. Questa nasce in risposta ai problemi di tipo sociale, in un contesto
spontaneo, come ad esempio in Italia, il contatto degli immigrati stranieri con lo spazio linguistico italiano.
I risultati della Linguistica Acquisizionale ci danno gli strumenti necessari per capire cosa fare in classe e
dunque per fondare quella che è stata definita DIDATTICA ACQUISIZIONALE, cioè didattica che tiene
conto dei risultati e delle dinamiche di evoluzione dei processi acquisizionali.
SOCIOLINGUISTICA EDUCATIVA
Gaetano Berruto ha proposto un’etichetta un pochino diversa che non ha avuto alcun successo, ma che è
interssante perché si focalizza sulla relazione esistente tra la dimensione socio linguistica della lingua e
l’educazione cioè il fatto che il modo in cui io sto parlando oggi non sarà lo stesso di quando io vado al bar
con le mie amiche.
La sociolinguistica educativa sottolinea il legame tra dimensione teorica del linguaggio, variazione sociale e
usi, sensibilità verso i problemi relativi alle competenze e uso linguistico in contesto formativo.
Quindi da questo punto di vista il docente deve fare attenzione alle varietà e agli usi concreti a cui espone gli
apprendenti ma anche a cui loro sono esposti al di fuori della classe.
EDUCAZIONE LINGUISTICA
Si tratta di un’espressione che nasce nel 1912 con Giuseppe Lombardo Radice, esperto di pedagogia che
sosteneva che l’educazione linguistica doveva tenere presenti non soltanto le capacità linguistiche ma anche
quelle semiotiche, ad esempio saper disegnare, ballare, ascoltare musica. Bisogna perciò considerare il
repertorio globale nella sua interezza e non soltanto selezionando quello che interessa a noi. Inoltre quando
faccio educazione linguistica non la faccio soltanto nell’ora di italiano ma la faccio in tutte le materie sempre
mettendo al centro del processo quelli che sono i suoi bisogni linguistico-comunicativi.
Una definizione un po’ diversa di Educazione Linguistica è quella di Paolo Balboni del 2012 (professore di
Glottodidattica o Didattica delle Lingue Moderne della Facoltà di Cà Foscari). Costui a parte tirar fuori la
questione della grammatica universale, di un apparato congenito attraverso il quale forse teoricamente
apprendiamo una lingua, sostiene che dopo aver acquisito spontaneamente la lingua materna nella sua
dimensione orale, la persona entra in un sistema formativo in cui inizia l’approfondimento di tale lingua dal
punto di vista della scrittura e delle dimensioni metalinguistiche
Altre tre espressioni che non hanno avuto alcuna fortuna ma che vengono proposte per completezza del
quadro sono: GLOTTODIDASSI, GLOTTOMATETICA, DIDATTOLOGIA DELLE LINGUE-CULTURE.
Dunque definiamo in breve la GLOTTODIDATTICA: una branca con la sua autonomia della linguistica
applicata che si occupa dell’insegnamento e apprendimento delle lingue straniere moderne.
Quello che la caratterizza rispetto ad altre scienze del linguaggio è il fatto di essere una disciplina
teorico/pratica.1
Ovviamente le lingue straniere dominano sulle altre capacità semiotiche linguistiche nella prospettiva
strettamente glottodidattica, in quella più ampia della linguistica educativa il rapporto non è di dominanza.
Tra le varie definizioni che ne sono state date alcune sono particolarmente degne di nota: una è quella di
Freddi che definisce la Glottodidattica come una costellazione disciplinare quindi tra le scienze del
linguaggio e dell’educazione (significa che la glottodidattica ha relazioni con la psicolinguistica, la
neurolinguistica, la sociolinguistica, la linguistica storica, la linguistica teorica ecc quindi ha dei legami e
forma una costellazione con tutte le scienze del linguaggio e dell’educazione).
Ciò che caratterizza la glottodidattica è quello di essere bidimensionale cioè avere una dimensione interna ed
una esterna: la dimensione interna ha come oggetto la parte più teorico-descrittiva della lingua quindi la
facoltà di linguaggio, la competenza comunicativa, fenomeni di bilinguismo e così via mentre la dimensione
esterna fa riferimento più alla parte didattica ed è regolativa e quindi prende in esame gli approcci, i metodi
didattici, i modelli di verifica e di valutazione ecc.
Tipi di apprendimento
Spontaneo= qua facciamo riferimento a chi impara una lingua per la strada. Il vantaggio e lo
svantaggio dell’apprendimento spontaneo sta nell’input. E’ un vantaggio perché quantitativamente in
questo caso siamo esposti ad una quantità di input maggiore. Lo svantaggio invece sta nel fatto che
quest’input non sempre è controllato. L’altra caratteristica dell’input è quella di non avere la
funzione di creare apprendimento ma ha soltanto la funzione di comunicare. Inoltre in questo tipo di
apprendimento viene imparata una lingua in modo induttivo (ricavando regole che poi vengono
automatizzate) e quindi spesso ci sono errori, fossilizzazioni, mancanze sotto il profilo morfo-
sintattico però il vantaggio di questo tipo di apprendimento è che poggia su motivazioni molto più
forti.
Guidato= chi impara una lingua in un contesto educativo e l’obiettivo qua diventa la correttezza. Per
raggiungere un certo livello di correttezza si procede con l’insegnamento esplicito di regole e quello
che si innesca è un processo deduttivo. Inoltre va detto che procedere solo in questo modo all’interno
della classe non è proficuo per l’apprendente. In questo caso l’apprendimento guidato poggia su
motivazioni di tipo strumentali. (cioè lo studio di quella lingua è lo strumento per riuscire ad arrivare
ad altro… superare l’esame, la certificazione ecc)
Misto= andare a studiare la lingua in un paese in cui si parla quella lingua. E’ l’apprendimento
migliore dal punto di vista didattico perché ciò contente di combinare processi deduttivo e induttivi e
significa anche lavorare su aspetto più grammaticali ma anche su quelli più comunicativi.
1) IPOTESI COMPORTAMENTISTA
-l’apprendimento di una lingua consiste nell’acquisizione di abitudini senso-motorie, grazie
all’associazione di risposte agli stimoli dell’ambiente con ripetizione di stimoli-risposte
-l’acquisizione avviene per imitazione (l’apprendente riproduce ciò che sento e dà una risposta a uno
stimolo) e memorizzazione
-quanto più frequente è uno stimolo tanto più è favorita l’acquisizione
-il rinforzo è il feed-back dell’ambiente quando l’apprendente realizza una risposta a seguito di uno
stimolo (positivo-negativo)→bravo che mi hai passato il pennarello
-nella didattica si usano esercizi per presentare la L2 es. trasformazione e sostituzione
-metodo audio- orale
-alta probabilità di interferenza
2) IPOTESI INNATISTA
-l’apprendimento è il risultato di un processo mentale creativo
-esiste predisposizione umana a imparare una linguaggio
-Language Acquisition Device, consente di elaborare ipotesi e di andare poi a verificarle sul campo
-grammatica universale: principi innati universalmente validi e parametri
-acquisizione di L2 diversa da L1 perché oltre alla conoscenza innata l’apprendente dispone già
anche della L1 e perché è diverso lo stato dello sviluppo cognitivo
-l’apprendente crea le regole linguistiche a partire dall’input
Problema? Scientificamente non è provata l’esistenza di un organo del linguaggio, i bambini lupo
che crescono con gli animali e imitano la loro esistenza e non quella umana
3) IPOTESI COGNITIVISTA-COSTRUTTIVISTA-INTERAZIONISTA
-cooperazione tra individui permette di sviluppare il linguaggio
-l’apprendente impara la L2 partecipando alla comunicazione: osserva e generalizza, dà significato
all’input
-c’è negoziazione del significato: aggiuistamenti continui (semplificazione lessicale, sintattica,
richieste, spostamento del topic, in base al feed back (ci adattiamo reciprocamente)
-input diventa comprensibile per promuovere l’apprendimento
-durante l’interazione l’apprendente verifica le ipotesi sul funzionamento della l2 (regole
dell’interlingua).
L’apprendimento di una L2 (pt.1)
1) TEORIE INNATISTE
-Modello del monitor (Krashen): l’apprendimento dipende da fattori interni ed esterni
all’apprendente, lui vede l’acquisizione di una L2 secondo una serie di passaggi:
Vivo in un ambiente linguistico dove vengo esposto all’input→l’input viene filtrato dal filtro affettivo (nostra
personalità)→entra nel corpo centrale, nella parte dell’organizzatore che è un meccanismo inconscio in cui
ricevo l’input, lo analizzo, lo riorganizzo e lo trasformo in intake, lo faccio mio→ fase del monitor, un
meccanismo consapevole in cui controllo quella che diventerà la mia esecuzione (autocorrezione), ovvero il mio
output, penso a cosa sto per dire.
Con questo modello Krashen fa delle ipotesi, che nessuno ha dimostrato (pertanto teoria debole):
ipotesi acquisizione vs apprendimento (sono due cose separate che non hanno niente a che fare fra
loro), ipotesi dell’ordine naturale di apprendimento, ipotesi dell’esistenza di un filtro affettivo
ipotesi del monitor, ipotesi dell’input comprensibile.
-Grammatica universale (Chomsky): l’acquisizione dipende dallo sviluppo dell’organo mentale del
linguaggio, il dispositivo di acquisizione della linguaggi; senza conoscere i principi linguistici
universali non si impara una lingua perché l’input non è sufficiente né qualitativamente né
quantitativamente; imparare una lingua significa fissare il valore dei parametri della lingua obiettivo,
acquisizione di l2 è riposizionamento dei parametri in L2, questione dell’accessibilità ai parametri di
L2
• Approcci cognitivi:
-Modello ACT (Anderson): fa riferimento alla differenza tra conoscenza esplicita/implicita e
dichiarativa/procedurale. L’acquisizione avviene con automatizzazione e ristrutturazione delle
conoscenze esplicite grazie a pratica frequente.
-Modello dell’Information processing (Mc Laughin): l’apprendimento è il passaggio tramite la
pratica da processi controllati a processi automatici.
-Ipotesi del noticing (Schmidt): la conoscenza esplicita di regole di L2 funge da facilitatore
acquisizionale aiutando l’apprendente a noitare alcuni tratti dell’input e favorendone l’elaborazione.
-Modello dichiarativo/procedurale (Ullman): la memoria dichiarativa (lobo temporale) ha a che fare
con il lessico e le conoscenze linguistiche arbitrarie, mentre la memoria procedurale (strutture
frontali, parietali, ecc) hanno a che fare con la grammatica basata su regole.
-Modello della processabilità (Pienemann): quello che io faccio quando parlo una lingua è
processarla, per fare questo devo rispettare delle sequenze di apprendimento, si apprende solo ciò
che sono in grado di processare per interazione tra fattori cognitivi e psicosociali, allo stesso modo io
insegnante devo insegnare solo ciò che può essere processato
3) TEORIA AMBIENTALISTA che non guarda a quello che succede nello specifico ma i fattori esterni
che spingono o rallentano l’apprendimento di un L2
-Modello dell’accultarazione (Shuman) : gradualmente non imparo solo L2, ma imparo a conoscere
anche la sua cultura; il successo di questo processo è condizionato da diversi fattori quali distanza
sociale (il gruppo di origine dal quale provengo ha un grado di chiusura così elevato che non mi
consentedi avvicinami alla lingua target), e distanza psicologica (quello che può succedere è che
l’individuo subisca una vero e proprio shock culturale e linguistico causato da più motivazioni.
-Ipotesi interazionista (Long): vede nell’interazione con i nativi la chiave dell’apprendimento
4) TEORIE SOCIO-INTERAZIONISTE
-Cooperazione (Bruner): senza meccanismi di cooperazione non è possibile che l’input sia
comprensibile e non è possibile innescare meccanismi di apprendimento
hanno a che fare con il mio sistema linguistico lo so fare benissimo quel concetto ma mi
(es. ancora non sono in grado di fare l’accordo tra sfugge l’errore, di solito non si correggono
nome e aggettivo e quindi ancora non l’ho imparato) perché ogni tanto una scivolata ci sta
VARIETA’ INTERLINGUISTICA: Si tratta di un’altra espressione molto diffusa negli studi sulla seconda
lingua e nella didattica con cui si intende una rete di regole diversa dalla L1 di partenza e dalla L2 di arrivo
anche se si fonda su regole provenienti da queste. La varietà interlinguistica è un sistema dinamico, creativo,
variabile, soggetto a fossilizzazioni: dinamico perchè l’attenzione viene spostata dal prodotto al processo,
creativo perché quando noi parliamo io applico delle regole e quindi riesco a generare un numero infinito di
frasi sulla base della regoletta grammaticale, variabile perchè la mia interlingua non sarà uguale a quella di
nessun’altro perché ci saranno sempre delle differenze, e soggetto a fossilizzazioni, quindi soggetta a
rimanere ancorata ad un livello evolutivo non al passo con quello dell'intero sistema.
Fattori interni che incidono sull’apprendimento L2
1. Età: nelle prime fasi di vita l’acquisizione è più elevata
2. Attitudine: l’inclinazione individuale dell’abilità linguistica innata e acquisita allo stesso tempo, è
importante ma non determinante
3. Motivazione: culturale (es. studiare italiano per opera lirica, studio giapponese per i manga),
integrativa (allo scopo di viverei in un posto)
4. Stile cognitivo: è quello stile che ciascuno di noi adotta nel momento in cui deve fare qualcosa,
affrontare un compito, elaborare un informazione
5. Fattori affettivi: fra cui l’autostima, la personalità e l’ansia che può avere anche un effetto facilitante
oltre a quello debilitante.
Questo quadro di modelli spiega non tutto, perché c’è la questione di variabilità:
1. dei bisogni,
2. delle motivazioni,
3. della capacità linguistiche dell’apprendente
4. del tipo di input
che influenzerebbe: la strutturazione del processo, il tempo del processo e il prodotto finale
PREBASICA: fase in cui tutto è ridotto, mancano i verbi, preposizioni, articoli, struttura essenzialmente
nominale che ruota intorno a parole chiave, giocano un ruolo importante il contesto discorsivo, situazionale,
comoscenze ocndivise, gesti, aiuto locutore nativo e la L1
BASICA: frasi con verbi essenzialmente usati in presente infinito, forma non flessa, grammatica quasi
assente, a livello lessicale uso una stessa parola in maniera ad esempio estesa,
POST-BASICA: frasi con verbo flesso, prime subordinate, forme di accordi ad esempio aggettivo e nome, si
passa da organizzazione frasi solo semantiche ma anche sintattiche
Esempi di sequenze di acquisizione:
• modalità implicita, segnali non verbali, gesti→elementi lessicali→ mezzi grammaticali
• accordo di genere pronome→art. det→ art. indet→aggettivo attributivo→aggettivo preducativo→ part.
Pass
• numero→genere
I LIVELLI DI DI COMPETENZA
C2 (nativeness)
Varietà post-basiche
A1 Varietà basica
Si tratta di due quadri perfettamente paralleli, la differenza è che il primo prende una forbice molto più ampia
del continuum di sviluppo della competenza.
IL BILINGUISMO
•Weinreich: dice che il bilinguismo è la pratica dell’uso alternativo di due lingue
•Bloomfield: è bilingue solo chi ha una conoscenza nativa di due lingue
•MacNamara: si è bilingui se si possiede una competenza linguistica minima in una delle 4 abilità
linguistiche
•Grosjean Li: è l’uso di 2 o più lingue o dialetti nella vita quotidiana
Il bilinguismo non è statico nel senso che può peggiorare o migliorare, è indipendente dal grado di
conoscenza delle due lingue ed implica anche la conoscenza di due diverse culture.
Un bilingue ha il vantaggio di avere una maggiore velocità di alfabetizzazione, maggior consapevolezza
linguistica, aumento della capacità di attenzione, ritardo nel decadimento senile di facoltà mentali.
MULTILINGUISMO: caratterizza aree geografiche e culturali in cui si parlano, più o meno ufficialmente,
lingue diverse
PLURILINGUISMO: si identifica con una dimensione propria della semiosi umana che permette a ciascuno
di variare codici e modi di comunincazione in rapporto ai bisogni, ai destinatari, agli scopi e ai contesti. Ciò
vuol dire che ognuno di noi si muove necessariamente in uno spazio plurilingue, anche se con gradi molto
diversi di consapevolezza e padronanza, che dipendono sia dalla storia linguistica personale sia
dall'educazione linguistica ricevuta.
IL PARLANTE NATIVO SECONDO DAVIES: tutti sono parlanti nativi di una lingua se hanno acquisito
la L1 da bambini, se hanno intuizioni sulla propria grammatica, se sanno distinguerla da un altra, se ha una
specifica competenza comunicativa e una specifica capacità di tradurre, interpretare e utilizzare la L1.
3. LA POLITICA LINGUISTICA EUROPEA
La politica linguistica europea nasce con lo scopo di diffondere il plurilinguisimo e difendere le lingue meno
diffuse e meno insegnate comprese quelle delle minoranze linguistiche, portando i cittadini a conoscere 2
lingue straniere oltre alla lingua materna. Alla base di questa c'è il concetto secondo cui la diversità
linguistica è una risorsa e non un ostacolo→l'Unione rispetta la diversità culturale, politica, religiosa e
linguistica
Nell'UE si contano 24 lingue ufficiali parlate in 28 stati più oltre 60 lingue regionali o minoritarie; a queste
vanno poi aggiunte le 23 diverse lingue gestuali utilizzate dai non udenti, i dialetti e le lingue immigrate.
Vediamo alcune tappe raggiunte dalla politica linguistica europea nel corso della storia:
•Convenzione culturale europea (1954): Art 2. Ogni parte contraente incoraggerà i suoi nazionali allo
studio delle lingue, della storia e della civiltà delle altre parti e si sforzerà di diffondere lo studio
della sua lingua, della sua storia e della sua civiltà
•Divisione delle politiche linguistiche (1957): opera nei programmi educativi promossi dal Consiglio
d'Europa e costituisce un forum di confronto tra esperti di vari stati:
- tutti hanno diritto di acquisire un livello di competenza comunicativa in diverse lingue in base alle
loro esigenze
- l'Europa è multilingue e tutte le lingue hanno lo stesso valore
- accettazione delle differenze e comunicazione interculturale
-la competenza plurilingue facilita la partecipazione ai processi democratici e sociali
•Centro Europero per le lingue moderne (1994): aiuta gli stati membri ad attuare le politiche linguistiche
educative migliorando la pratica nel campo dell'apprendimento e dell'insegnamento delle lingue,
promuovendo il dialogo e lo scambio tra le persone, formando i moltiplicatori e apportando il
sostegno alle reti e ai progetti di ricerca
•Quadro Comune Europeo di Riferimento (2001): nato per promuovere e facilitare la cooperazione fra
istituzioni educative in differenti nazioni, per provvedere una solida base per il reciproco
riconoscimento delle qualificazioni linguistiche e per assistere apprendenti, insegnanti e enti.
Il QCER è flessibile, aperto, dinamico, di facile uso e non dogmatico
•Portfolio europeo (2001): passaporto di autovalutazione delle proprie competenze linguistiche con i
descrittori del QCER, una sorta di biografia linguistica
•Trattato sull'Unione Europea (2007): Art 3. Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e
linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo
•Carta fonddamentale dei diritti dell'UE (2007): Art 22. L'Unione rispetta la diversità culturale, religiosa
e linguistica
•Guida per lo sviluppo e l'attuazione dei curricuoli per una educazione plurilingue e interculturale
(2010): documento per la messa in pratica degli assunti teorici del Consiglio d'Europa e dell'UE,
quali educazione plurilingue e interculturale, progettazione di curricula, trasversalità
dell'apprendimento
LE COMPETENZE GENERALI
Conoscenza dichiarativa: SAPERE (conoscenze empiriche o accademiche)
Conoscenza procedurale: SAPER FARE ( skills e know-how)
Competenza esistenziale: SAPER ESSERE (personalità, atteggiamenti, motivazioni, valori).
Abilità ad apprendere: SAPER APPRENDERE (abilità cognitive + altre conoscenze)
6 livelli: A1 A2 B1 B2 C1 C2
L’istruzione è dunque utile per apprendere una L2? Si, per tre questioni:
1) noticing (Schmidt)
2) processing instruction (Van Patten): io devo aiutare il mio apprendente a processare l’input in maniera
esplicita
3) differenza didattica (Rastelli): se la didattica è di qualità
DIDATTICA ACQUISIZIONALE.
Nel 2003 Vedovelli e Villarini hanno cominciato a parlare di questa, di una didattica che tenga in
considerazione gli esiti degli studi della linguistica acquisizionale. Secondo loro si tratta di un modello
teorico di didattica linguistica che si rapporta alla linguistica acquisizionale, dunque che rispetti le fasi di
sviluppo dell’acqusizione dellla L2 e non violi le sequenze acquisizionali.
Nel 2009 anche Rastelli parla di didattica acquisizionale e dice che è la didattica che fa leva sugli elementi
che favoriscono l’apprendimento e che sono tipici di una classe di lingua, dunque il feedback, il rinforno del
noticing, la cura dell’output, e i vantaggi sul lungo periodo dell’insegnamento esplicito.
LA PROGETTAZIONE:
-analisi della situazione di apprendimento/insegnamento: quali sono le caratteristiche degli appendenti? (età,
studenti bilingue, tempi, luogo, risorse)
-analisi dei bisogni (1973 – Richterich): è a partire da questi che riesco a definire gli obiettivi del corso, ma
come stabilisco quali essi siano? Devo tenere in considerazione gli atti linguistici che gli apprendenti devono
attuare, le motivazioni della scelta di questo corso, i tipi di testo che saranno necessari per loro, le abilità
linguistiche, i contenuti, le forme e le strutture indispensabili per svolgere gli atti linguistici, le competenze
in entrata tramite il placement test, le aspettative, e abitudini di studio, e gli stili di apprendimento
-definizione degli obiettivi
-definizione del sillabo
-scelta del metodo, delle tecniche e del materiale da utilizzare
-definizione della modalità di verifica
A dai bisogni linguistici degli studenti stabilisco quali mete e obiettivi voglio raggiungere?
METE EDUCATIVE (condivise o proprie di qualsiasi contesto educativo a prescindere della disciplina che
si va a studiare)
1) socializzazione →favorire i processi di socializzazione dell’individuo
2) autopromozione → aiutare l’apprendente e realizzare se stesso e i propri fini
3) culturizzazione relativismo culturale→ capacità di maturare il rispetto di ciò che è l’altro
CURRICULUM
- esplicita le indicazioni nazionali: programmi imposti dal Ministero che si dovrebbero sviluppare in tutte le
classi
- è un piano di lavoro effettivo di un intero ciclo scolastico
- è stato sempre interpretato in dimensione bidimensionale (livello scolastico e di competenza), oggi si
interpreta in dimensione tridimensionale (si tengono in considerazione i domini, le situazioni, gli
interlocutori con cui ho a che fare)
Il curricolo deve mirare a:
-formare elementi contenutistici, lessicali, strutturali per gestire tutte le istuzione comunicative
-sviluppare la competenza comunicativa con contesti e scopi precisi
-creare spazi di riflessione metalinguistica
Quando elaboro il mio curriculum devo lavorare su 7 elementi:
•identificazione dei bisogni
•determinazione degli obiettivi
•definizione dei contenuti
•selezione e creazione dei materiali
•metodi di insegnamento e apprendimento
•organizzazione della classe
•testing e valutazione
IL SILLABO
É la specificazione dei contenuti, all’interno del sillabo faro un elenco dei domini e dei contesti d’uso che
prevedo siano utili, quali varietà dell’italiano o di qualsiasi lingua andrò ad insegnare, quali sono gli usi della
lingua su cui lavorerò, quali le tipologie e i generi testuali che proporrò, quali le strutture fonologiche e
morfosintattiche, e quale il lessico di riferimento.
Nel corso del tempo si sono succeduti tipi di sillabi differenti: il primo fu quello formale grammaticale dove
l’obiettivo era l’acquisizione formale di regole della grammatica per fare una produzione, il secondo fu di
tipo funzionale dove l’obiettivo diventa la fluenza, il terzo è quello processuale incentrato su attività e
compiti.
Possiamo avere sillabi: lineari (processo per cui parto da un punto ed arrivo ad un altro senza tornare indietro
su ciò che ho fatto) ≠ ciclico spirale
Come si costruisce un sillabo?
1) La domanda da cui devo partire è: che cosa deve saper fare in italiano un ragazzo di origine straniera in x
classe?
2) Pensare al dominio all’interno del quale i miei apprendenti si muoveranno (ambienti, istituzioni, oggetti,
persone, eventi, azioni, testi)
es. A1: come mi chiamo, mi piace/non mi piace, vorrei, quanto costa, età, giorni, mesi, posso, che ore sono,
presente, chiedere informazioni, raccontare, descrivere
TECNICHE DIDATTICHE
Attività per guidare e sostenere l'apprendimento da utilizzare in base al livello, allo stile di apprendimento e
al tipo di corso:
• Tecniche per la comprensione dell'ascolto e della lettura: domande aperte, scelta multipla, vero
falso, cloze test, riordino, accoppiamento/abbinamento
• Tecniche per la produzione scritta e orale: creare testi, lavorare sui generi, creare una storia,
preparare il giornale di classe
• Tecniche per il dialogo o l'interazione orale: role-play, dialogo guidato o libero
• Tecniche per le attività di riflessione metalinguistica: seriazione-sequenziazione, combinazione o
sostituzione, completamento, riempimento spazi, identificazione errori, dare definizioni, produzione
guidata, scelta multipla, traduzione
• Tecniche per lo sviluppo lessicale: immagini, associazioni, cruciverba, indovinelli, parafrasi
• Tecniche per la pronunica e l'ortografia: esposizione, ripetizione, lettura a voce alte, coppie minim,e
dettato, copiatura, cruciverba
• Altre attività: prendere appunti, riassumere, dettato, poster, puzzle, tema, traduzioni
5. APPROCCI E METODI
Metodo: è un insieme di principi metodologico-didattici che traducono un approccio in modelli operati. Non
vi è un metodo sbagliato o non giusto ma piuttosto un metodo adeguato e uno non adeguati all'approccio che
si intende realizzare o alla competenza linguistica che si vuole sviluppare. In un certo senso è un sistema
rigido di regole che prescrivono come bisogna insegnare e che prevede un processo di insegnamento così
strutturato:
– identificazione dei bisogni
– determinazione degli obiettivi
– definizione dei contenuti
– selezione o creazione dei materiali
– sviluppo dei programmi di insegnamento
– metodi di insegnamento
– testing e valutazione
Approccio: individua le finalità dell'educazione linguistica, indica gli obiettivi glottodidattici, definisce le
coordinate scientifiche per proporre dei metodi per raggiungere le finalità e gli obiettivi, è capace di generare
metodi.
L'esercizio che realizza le indicazioni del metodo e le finalità dell'approccio in classe si definisce TECNICA
GLOTTODIDATTICA.
Vediamo quali sono gli approcci e i metodi per la didattica delle lingue:
1. APPROCCIO DEDUTTIVO-FORMALISTICO
-METODO GRAMMATICALE-TRADUTTIVO: conoscere una lingua equivale ad apprenderne
le regole grammaticali che lo studente impara grazie alla guida costante del docente in ogni fase del
processo di apprendimento, e il vocabolario selezionato unicamente sui testi scritti. L'attenzione è
dunque focalizzata sulla lingua scritta infatti lo scopo è proprio quello di studiare una lingua
straniera per leggere la sua letteratura. Le tecniche utilizzate a questo scopo sono gli esercizi
strutturali del dettato e della traduzione.
-READING METHOD: si tratta di una variante del metodo grammaticale-traduttivo ancor più
incentrato sulla lettura, unica abilità considerata. La grammatica che si insegna è solo quella
necessaria alla comprensione scritta.
2. APPROCCIO/METODO DIRETTO: nasce come reazione al formalismo grammaticale-traduttivo,
per cui viene data priorità al parlato rispetto allo scritto. Alla base vi è l'idea che l'apprendimento
della lingua straniera avvenga per immersione dell'apprendente nel contesto d'uso della lingua da
apprendere con un ordine naturale di apprendimento che inizialmente avviene per imitazione e dopo
in maniera induttiva. Questo metodo prevede come esercizio la comunicazione orale e quindi scambi
di domanda-risposta con l'insegnante che non deve parlare troppo lentamente né troppo velocemente,
né essere impaziente, bensì deve rivolgere le domande all'apprendente in modo del tutto normale.
3. APPROCCIO STRUTTURALISTA: METODI AUDIO-ORALE E AUDIO VISIVO: metodi
basati sullo strutturalismo comportamentistico di Bloomfield e Skinner secondo cui l'apprendimento
della lingua corrisponde all'acquisizione di abitufini comportamentali: un circuito di stimoli-risposte-
rinforzi consente di rafforzare le risposte valide e smentire quelle non accettabili.
L'apprendimento è dunque determinato dall'imitazione e dalla memorizzazione quindi sono
prioritarie in questo metodo le abilità di ascolto e di produzione orale, e un insegnante che sia un
parlante nativo di LS.
4. APPROCCIO UMANISTICO-AFFETTIVO: si tratta di metodi che hanno caratteristiche distinte
che condividono gli aspetti di primato della psicologia e della pedagogia, di centralità
dell'apprendente (motivazioni, caratteristiche individuali e componente empozionale), di
multimodalità, di infantilizzazione, di atmsfera e di ruolo del docente.
-COMMUNITY COUNSELING: il riferimento teorico è la psicoterapia del conunseling di Rogers
basato su una sorta di parallelismo tra la lezione di una L2 e una seduta psicoterapeutica: l'insegnante
è un conselor che aiuta l'apprendente a superare le difficoltà all'apprendimento di una L2 attraverso
la pratica dell'ascolto: l'insgenante ascolta il messaggio dell'apprendente in L1, lo ripete in L2, lo
studente ripete questo stesso, il messaggio viene poi trascritto alla lavagna dall'insegnante e
analizzato dagli studenti, una v9olta registrato il messaggio gli studenti saranno in grado di elaborare
nuove frasi.
-TOTAL PHISICAL RESPONSE: questo metodo si basa sull'associazione tra un comando verbale
e una risposta-azione ed implica un coinvolgimento totale della persona nel processo di
apprendimento. L'obiettivo è quello di raggiungere una competenza di base della lingua parlata. In
un certo senso l'insegnante è il regista e l'apprendente l'attore che esegue i comandi. Non vi è un
testo di riferimento per l'apprendente in quanto il metodo è basato sull'uso di voce, gesti ed
immagini.
-SUGGESTOPEDIA: si tratta di un metodo che ha come obiettivo quello di far raggiungere ottimi
risultati con il minor sforzo e in tempi rapidi. Il fulcro del metodo è la suggestione: attraverso degli
stimoli sensoriali che creano un ambiente rilassato e confortevole, viene favorito l'emergere di un
atteggiamento positivo nell'apprendente e di una componente emotiva che facilita l'apprendimento.
Le attività didattiche sono la lettura, l'ascolto, la traduzione, la musica ed esercizi comunicativi.
-SILENT WAY: è un modello che si basa sul fatto che attraverso l'apprendimento avviene la crescita
globale dell'individuo. Alla basa di questo metodo c'è appunto il silenzio sia da parte dell'insegnante
in modo da non proporsi come esempio sia da parte dell'apprendente in modo che possa riflettere.
L'obiettivo di questo modello è rendere lo studente consapevole delle proprie risorse e aiutarlo ad
essere indipendente, per cui l'apprendente osserva la lingua, formula delle ipotesi, le verifica
attraverso il procedimento prova-errore e poi riorganizza le proprie conoscenze linguistiche.
Questo modello supera i concetti di memorizzazione e imitazione per favore quello di ritenzione
quindi di un apprendimento affrontato con consapevolezza.
5. APPROCCI/METODI NATURALI: l'acquisizione e l'apprendimento sono distinti e sono
condizionati dalla presenza di un meccanismo mentale chiamato monitor, dal rispetto di un ordine
naturale di acquisizione, dalle caratteristiche dell'input e dal cosiddetto filtro affettivo.
-NATURAL APPROACH: metodo basato sulla teoria dell'acquisizione di una lingua di Krashen
secondo cui l'acquisizione di una L2 dovrebbe riprodurre i passaggi naturali dell'acquisizione della
L1. In questo metodo la L2 è inizialmente usata solo dall'insegnanete, prevale l'abilità di
comprensione orale, in classe molte attività comunicative, spiegazioni ed esercizi strutturali solo a
fine lezione.
-INTERAZIONE STRATEGICA: metodo che si basa sul presupponto che la interazione verbale
abbia un valore strategico, funzionale al raggiungimento di obiettivi personali. Secondo questo
metodo l'insegnamento della L2 avviene attraverso copioni cioè situazione interattive simulate, via
via sempre più complesse, dove non è importante solo la comunicazione verbale ma anche la non
verbale e quindi intonazione, gestualità ecc.
6. APPROCCIO COMUNICATIVO: comprende tutti i metodi nati con l'elaborazione del concetto di
competenza comunicativa di Hymes secondo cui conoscere una lingua significa saperla usare in
modo corretto ed appropriato all'interno del contesto socio-culturale nel quale ha luogo la
comunicazione, è chiaro che quindi si privilegia le situazione autentiche di comunicazione rispetto
alla grammatica. Al centro del processo di insegnamento vi è l'apprendente con i suoi bisogni e le
sua motivazioni.
-METODO NOZIONALE-FUNZIONALE: metodo basato sulla teoria degli atti linguistici di
Austin e Searle secondo cui la vera essenza delle lingue non risiede nelle sue caratteristiche formali
ma nelle azioni che si possono compiere attraverso una lingua quindi negli aspetti pragmatici.
Questo metodo quindi privilegia la lingua orale e viene steso a partire dai bisogni linguistici
dell'apprendente.
-PROJECT WORK: questo metodo vuole insegnare la lingua attraverso l'interazione con il mondo
reale motivo per cui la maggior parte delle attività vengono svolte all'esterno della classe. Non è
un'attività complementare ma un mezzo autonomo per sviluppare le abilità linguistiche, giacchè la
lingua è un sistema interattivo ed impararla implica negoziorne il significato nel contesto
socioculturale. Per l'insegnante questo tipo di lavoro richiede molta organizzazione ad esempio non
potendo monitorare l'uso della lingua al di fuori della classe, è necessario registrare le attività
esterne.
7. APPROCCIO LESSICALE: prevede l'integrazione del lessico con la grammatica in quanto
secondo Lewis questa è implicita nel lessico. Questo tipo di approccio prevede strategie di
ripetizione a voce alta, registrazione e riascolto, strategie di elaborazione tramite associassino, frasi
idiomatiche, filastrocche, ricerca sinonimi ecc, strategie di strutturazione e quindi costruzione di
campi semantici e raggruppamenti di parole, e strategie di esercitazione e applicazione come la
lettura, l'ascolto, la produzione scritta.
Il caso italiano→A partire dagli anni ‘70 vengono introdotti nuovi tipo testuali (non piu dialoghi o testi
letterari, ma moduli, articoli, istruzioni) e viene detto all’insegnante di portare in classe questi testi autentici
(es in classe: avviso di fare il biglietto del treno.
CONTINUUM DI TESTUALITA’
Immaginiamo un continuum di testualità (Vedovelli) e parliamo di testo assoluto (perfetto ordine dei
parametri della testualità), e di non testo. Nel mezzo c’è un NON NON TESTO (testo via di mezzo, più o
meno rispettosi dei criteri di testualità), che posso modificare o costruire didatticamente.
COMPRENSIBILITA’ DI UN TESTO
Fattori interni:
-molto dipende dal rapporto con il contesto (cartello ‘vietato ai minori’ in un parco giochi per bambini non è
comprensibile)
-se è legato al paratesto (titolo, carattere, collocazione nella pagina e illustrazione)
-coerenza e coesione
-leggibilità
Fattori esterni:
-la ricezione (la comprensibilità dipende alla capacità dell’altro di interpretarlo)
-ampiezza e composizione dell’enciclopedia del lettore (a medicina non capiscono i termini di un testo che
viene dato a lingue)
-condivisione di schemi culturali (se prendo un caffe in piedi con un amico per me è normale, se fossi
svedese starei al bar un pomeriggio intero)
Altri fattori:
-i tabù
-il grado di interesse e coinvolgimento
-la motivazione
-la condizione psicologica
LA LEGGIBILITA’ DI UN TESTO
Questa misura la lunghezza della parole o delle frasi, se ci sono molte parole lunghe il testo sarà più difficile
e meno leggibile.
Tipi di validità:
•Validità concorrente che riguarda la relazione fra i risultati in un test e quelli in un altro test
•Validità predittiva che mette in relazione i risultati di un test con un criterio esterno (se passo il test di
ammissione con il massimo dei voti e poi non riesco a seguire il corso es. di lingua, significa che il
test non è in grado di dire se io so la lingua o no)
•Validità consequenziale: riguarda le conseguenze che possono derivare dall’utilizzo di un test che
implica considerazioni di discriminazione e di equità riconducibili all’eticità di un test
AFFIDABILITÀ
Se io somministro il test o valuto il test in momenti e luoghi differenti o se lo valutano differenti persone, i
risultati non cambiano → consistenza e stabilità del test
ECONOMICITÀ E FATTIBILITÀ
Se io preparo un test che il mio studente impiega 6 ore a svolgere, il mio test ha qualche problema!
Bisogna sempre tenere in conto dell’equilibrio tra la somministrazione e la valutazione, del rapporto tra
costi-risorse e qualità-prezzo.
IMPATTO
Gli effetti positivi che il test produce sia a livello collettivo (diritto di cittadinanza) sia a livello individuale
(formativo e lavorativo).
TIPI DI TEST
➢ Placement Test→ test d’ingresso con funzione di discriminazione
➢ Achievement Test→test di profitto con funzione formativa o sommativa
➢ Proficiency Test→test di competenza con funzione prognostica (certificazioni che non hanno scopo
di valutare se c’è stato apprendimento, bensì hanno lo scopo di fare una fotografia della competenza
di una persona).
È possibile produrre prove fattoriali (si focalizzano su un solo fattore, su un punto discreto come test sulle
preposizioni) o prove integrate (integrano più abilità contemporaneamente, le prove pragmatiche come la
capacità di fare un riassunto). Un’altra distinzione è fra prove dirette (ti chiedo una determinata cosa, e
guardo in faccia la tua performance) e prove indirette (non ho un materiale linguistico su cui basare la mia
valutazione, lo valuto indirettamente, la valutazione non è direttamente sulle abilità).
Un’ultima distinzione è fra prove soggettive (non ho una risposta precostitutita, metto la mia parte di
soggettività nel correggere, infatti serve più tempo, produzione orale o scritta), prove oggettive (correzione
risposte chiuse quindi vero/falso, scelta multipla) e prove semistrutturate (le possibilità di risposta non sono
chiuse ma nemmeno ampie, puoi mettere fantasia ma fino a un certo punto, es. trasformazione sintattica di
una frase, riempimento spazi, completamento frasi).
TIPOLOGIE DI PROVE
- Stimolo aperto e risposta aperta (venite all’esame e di faccio una domanda)
- Stimolo aperto e risposta chiusa (io vi chiedo te vieni da Lucca? La risposta può essere solo Si o No)
- Stimolo chiuso e risposta chiusa (scelte multiple, vero/falso)
- Stimolo chiuso e risposta aperta (domande struttura, riassunti, saggi brevi)
LA SCELTA MULTIPLA
Fatta di 3 o 4 risposte o affermazioni contrassegnate da una lettera: di cui 2 o 3 sono distrattori e 1 sola la
riposta esatta.
INDIVIDUAZIONE DI INFORMAZIONI
Faccio leggere il test, preparo 15 informazioni e l’apprendente ne deve scegliere 7 allo scopo di valutare la
comprensione scritta o orale.
ABBINAMENTO
mettere in corrispondenza due serie di elementi presentati in ordine casuale. Per far in modo che non vadano
ad esclusione devo mettere due distrattori in più.
DETTATO/DETTATO CLOZE
La prova di verifica del saper scrivere, che coinvolge più abilità. Siccome la correzione è lunga allora è stato
elaborato il Cloze, per cui ascolto un testo, ma non riscrivo il testo bensì devo riempire i buchi nella versione
scritta del testo.
CLOZE TEST
Completamento libero (dopo le due righe iniziali, ogni 7-10 parole cancello qualcosa che l’apprendente deve
inserire→sostituito al completamento selettivo (per cui cancello tutti o quasi gli elementi di un argomento).
Scelta multipla.
C Test (lascio alcune lettere e bisogna completare la parola).
COMPLETAMENTO DI FRASI
Verifica comprensione dell’orale, è un sorta di dettato cloze dove non devo trascrivere la parola esatta ma il
significato della frase.
-DIALOGO (dialoghi a due voci perché di più c’è il rischio di confondere le voci perché sono simili,
inizialmente temi legati alla quotidianità→scelta multipla, completamento di frasi, dialoghi di trasmissioni
radiofoniche)
-CONVERSAZIONE TELEFONICA (→scelta multipla, individuazione di informazioni e domande
strutturate)
-INTERVISTA (rappresenta il parlato, lo scritto e i letto, livello B1)
-LA LEZIONE E LA CONFERENZA (C1, C2→prove di individuazione di informazioni, domande
strutturate, riassunto, scelta multipla)
-TRASMISSIONE RADIO (affrontare un argomento in poco tempo e ricevere tante informazioni, no temi
tabù o cronache nere→scelta multipla, individuazione di informazioni, domande strutturate)
-LA MESSAGGISTICA (messaggi pubblicitari, segreteria)
-L'AUDIOGUIDA
Indicatori delle griglie CILS per la valutazione delle prove di produzione orale
➔ Efficacia comunicativa (capacita di comprendere l’interlocutore, mantenere il flusso del discorso,
interagire rispettando i turni dell’interlocutore, adattamento alle novità, pianificare il discorso in
modo organico, mettere in atto strategie efficaci comunicativamente)
➔ Adeguatezza di registro (capacità di usare il registro formale e informale secondo le regole
pragramatiche, adeguatezza del testo alla tipologia testuale richiesta)
➔ Correttezza morfosintattica (capacita di usare adeguatamente le strutture e le forme, dare coesione
testuale, padronanza e correttezza nell’uso delle forme)
➔ Adeguatezza e ricchezza lessicale (capacità di usare il lessico adeguato al contesto di
comunicazione, ampiezza e padronanza del lessico, comprensione del lessico dell’interlocutore)
➔ Pronuncia e intonazione (padronanza del sistema fonologico dell’italiano)
Dal punto di vista storico se noi cerchiamo di ricostruire la percezione di nuove tecnologie:
1) Le glottotecnologie (da anni 50)→approccio tecnocentrico di autoapprendimento (magnetofono, tv) /
focus tecnologia
2) Tecnologie Glottodidattiche Avanzate→selezionate in base all’efficacia didattica / focus didattica
3) Tecnologie per l’educazione linguistica pensate per l’apprendente / focus apprendente
Le tecnologie utilizzate:
•laboratorio linguistico
•proiettore
•lavagna luminosa
•audiocassetta
•videoregistratore
•cd-rom
•dvd
•videoconferenza
•computer
Tutte queste forme di apprendimento vengono definite a distanza, fra queste ve ne sono alcune piuttosto
antiche:
1° generazione→ corrispondenza (posta)
2° generazione→ radio e tv
3° generazione (nostra)→rete
Il più comune è il Computer Assisted Language Learning.
Cosa è un corso online? Un corso online non è la trasposizione al pc di corsi presenza, non è per tutti, non
supporta tutte le metodologie didattiche esistenti, non supporta tutte le tecniche didattiche esistenti.
Perchè non funzionano? Perchè chi li prepara non possiede le competenze del docente, ad esempio la
programmazione che un docente cambia durante il corso, nei corsi online deve essere necessariamente fatta
prima, il docente deve avere una formazione accurata.
Intorno alle NT, vi sono i docenti in video, i tutor, gli information broker, i course designer e gli instructional
designer.