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1
linguistico
documentati
da
fattori
biologici,
cognitivi,
sociali,
culturali,
affettivi,
motivazionali.
Il
metodo
grammaticale-‐traduttivo
Tra
le
prime
tecniche
della
didattica:
spiegazioni
di
grammatica
e
compiti
di
traduzione
à
applicate
allo
studio
del
latino
e
greco
e
a
quello
delle
lingue
vive,
perchè
il
controllo
della
grammatical
era
considerate
equivalente
al
controllo
della
lingua
(fino
al
tardo
800).
Dibattito
su
quale
fosse
il
metodo
da
applicare
all’insegnamento
delle
lingue
vive?
I
riformatori
sostenevano
che
era
possibile
strutturare
la
routine
didattica
secondo
i
principi
derivati
dallo
studio
psicologico-‐scientifico
dell’acquisizione
della
L1
à
nuova
ottica
scientifica:
ebbe
come
primo
risultato
il
metodo
diretto:
il
percorso
di
apprendimento
della
L2
è
analogo
al
percorso
naturale
caratterizzante
l’acquisizione
della
L1:
L1
=
L2.
Lo
studio
delle
lingue
straniere
ha
sempre
preso
le
mosse
dalla
necessità
pratica
di
interagire
economicamente
e
commercialmente
con
altre
società.
Perciò
si
pensava
che
il
miglior
modo
di
imparare
una
lingua
fosse
quello
di
vivere
in
loco.
Dopo
la
Rivoluzione
Francese
lo
studio
delle
lingue
nazionali
europee
entrò
a
far
parte
dei
programmi
scolastici
à
il
crescente
interesse
per
le
lingue
vive
evidenziò
il
problema
dei
modelli
appropriati
d’insegnamento.
Primo
modello
diffuso
per
l’insegnamento
delle
lingue
a
scuola:
adottare
le
nozioni
di
grammatica
normativa
basate
sulla
grammatica
del
latino
classico
(visione
deduttiva
caratterizzata
dale
seguenti
regole:
presentazione
di
regole
grammaticali,
seguita
da
materiale
testuale
da
tradurre;
spiegazione
della
grammatical
basandosi
su
schemi
modellati
su
quelli
della
grammatica
greco-‐latina;
impiego
di
testi
letterari,
analizzati
e
tradotti
in
L1;
confront
esplicito
tra
L1
e
L2;
memorizzazione
del
vocabolario
e
delle
regole
grammaticali;
impiego
di
compiti
di
traduzione).
Quindi,
la
grammatical
veniva
insegnata
deduttivamente
e
considerata
fine
a
sè
stessa.
L’insegnante
non
doveva
essere
per
forza
madrelingua
L2.
La
pronuncia
era
considerate
un
aspetto
che
si
poteva
acquisire
solo
in
contesti
naturali,
non
in
aula.
Il
metodo
diretto
Il
movimento
riformistico
pose
le
basi
per
una
didattica
delle
lingue
radicale.
Tale
movimento
si
affermò
nel
contesto
di
5
eventi
cruciali:
-‐ l’emergere
della
linguistica
come
scienza
autonoma
à
nuova
concezione
di
linguaggio
come
sistema;
-‐ pubblicazione
delle
prime
opera
scientifiche
sull’apprendimento
e
sulle
modalità
di
insegnamento;
-‐ fondazione
della
Modern
Langiage
Association
of
America
(1883)
e
della
Modern
Language
Association
della
Gran
Bretagna
(1889);
-‐ fondazione
dell’IPA
(1886)
–
International
Phonetic
Association
à
concezione
scientifica
del
linguaggio,
pronuncia:
component
cruciale
dell’apprendimento;
-‐ emergere
della
psicologia
come
approccio
scientifico
allo
studio
dell’apprendimento
umano.
Inizio
800:
primi
dubbi
sul
metodo
grammaticale-‐traduttivo
à
primi
tentativi
di
modellare
l’attività
didattiche
in
base
a
una
teoria
scientifica
dell’apprendimento.
Scopo:
trasformare
2
l’insegnamento
in
un’attività
che
rispecchiasse
i
processi
psicologici
naturali
e
i
fatti
linguistici
sistematici.
I
riformatori
proposero
un
piano
didattico
standardizzato,
e
di
stendere
un
curricolo
didattico
à
volevano
sincronizzare
la
didattica
delle
lingue
con
il
percorso
che
sembrava
caratterizzare
l’apprendimento
di
qualsiasi
linguaggio.
Il
curricolo
proponeva
risposte
specifiche
a
quesioni
generali
(in
che
modo
imparano
i
bambini
e
gli
adulti?
Esistono
modelli
universali
inerenti
all’apprendimento
umano?
Quali
sono
gli
obiettivi
di
uno
specifico
caso
di
apprendimento?
Come
può
rispondere
la
didattica
ai
fatti
psicologici
dell’apprendimento?
Il
metodo
grammaticale-‐traduttivo
è
usato
ancora
oggi
in
situazioni
in
cui
l’obiettivo
principale
è
la
capacità
di
leggere
testi
letterari.
Non
ha
sostenitori
scientifici
perchè
è
un
metodo
senza
una
teoria
psicologica
alle
spalle.
La
prospettiva
più
marcata
del
metodo
diretto
era
l’induzione
della
grammatica
della
L2.
Tra
le
tecniche
che
tale
prospettiva
comportava:
-‐ solo
la
L2
doveva
essere
usata
in
classe
e
l’insegnante
doveva
essere
un
parlante
nativo;
-‐ ogni
lezione
doveva
cominciare
con
l’ascolto
e
poi
l’imitazione
di
modelli
linguistici
(pattern
practice);
-‐ stimoli
dialogici
audio-‐orali;
-‐ i
nuovi
vocaboli
dovevano
essere
insegnati
con
azioni
mimetiche,
figure;
-‐ la
lezione
orale
doveva
essere
seguita
da
domande
volte
al
ripasso
del
materiale
linguistico
introdotto;
-‐ prima
ascolto
e
produzione
orale,
poi
lettura
e
scrittura;
Il
metodo
diretto
era
il
più
diffuso
dei
metodi
naturali.
Già
intorno
agli
anni
Venti
mostrò
delle
criticità:
-‐ era
troppo
difficile
metterlo
in
pratica
a
livello
di
scuola
in
modo
standardizzato;
-‐ simulava
troppo
rigidamente
le
tappe
dell’acquisizione
della
L1,
trascurando
differenze
tra
L1
e
L2
e
l’apprendimento
dei
una
L2
in
età
non
evolutiva;
-‐ insisteva
troppo
rigidamente
su
un
uso
precoce
della
L2
in
classe.
Il
metodo
della
lettura
e
il
metodo
orale-‐situaizonale
Abbandono
del
metodo
diretto
appena
dopo
la
Prima
Guerra
Mondiale.
Anni
Venti
e
Trenta:
-‐
reading
method:
diffuso
nelle
università
americane.
L’abilità
della
lettura
fu
individuata
come
l’unico
obiettivo
raggiungibile
in
un
corso
di
studio
universitario.
Le
sue
tecniche
didattiche
generali:
-‐ l’insegnamento
della
grammatica
era
strutturato
in
modo
tale
da
facilitarne
la
lettura;
-‐ l’insegnamento
del
lessico
pure;
-‐ traduzione:
tecnica
più
idonea
per
la
comprensione
della
lingua
scritta;
-‐ i
testi
letterari
erano
graduate
in
una
sequenza
di
complessità
grammaticale
crescente;
-‐ si
insisteva
su
una
pronuncia
corretta.
Questo
metodo
NON
era
ispirato
da
una
teoria
psicologica.
Aveva
come
obiettivo
primario
l’insegnamento
di
come
leggere
testi
letterari.
3
-‐ metodo
orale-‐situazionale:
insegnamento
tematico
del
vocabolario;
organizzazione
sequenziale
delle
strutture
grammaticali;
presentazione
del
nuovo
materiale
attraverso
stimoli
orali;
uso
esclusivo
della
L2
in
classe;
esercitazione
situazionale
delle
nuove
strutture
e
dei
nuovi
contenuti
(role
play).
Il
metodo
audio-‐orale
Inizio
anni
Quaranta.
Lo
studio
delle
lingue
modern
venne
risvegliata
negli
Stati
Uniti
dall’attacco
a
Pearl
Harbor
à
la
conoscenza
pratica
delle
lingue
era
una
necessità
vitale
à
ideazione
del
metodo
intensivo,
che
mirava
a
raggiungere
la
conoscenza
di
una
L2
in
modo
efficiente
e
nel
minor
tempo
possibile.
Questo
metodo
è
noto
nella
didattica
delle
lingue
come
metodo
audio-‐orale:i
suoi
principi
metodologici
derivano
dal
comportamentismo
psicologico
e
dalla
linguistica
strutturale,
considerando
l’apprendimento
della
L2
come
un
processo
di
habit
formation
(=
un
processo
di
formazione
di
automatismi
psicomotori
e
mentali).
L1:
filtro
mentale
attraverso
cui
il
discente
percepiva
le
strutture
e
i
contenuti
della
L2
(L1
à
L2).
Tecnica
propedeutica
di
questo
metodo
era
l’analisi
contrastiva,
secondo
cui
sarebbe
stato
possibile
quali
schemi
articolatori,
significati
delle
parole
e
modelli
sintattici
della
L1
venivano
trasferiti
regolarmente
e
inconsciamente
all’apprendimento
della
L2.
Tecniche
operative
del
metodo
audio-‐orale:
-‐ uso
della
L2
in
classe,
eccetto
per
alcune
spiegazioni
gramaticali;
-‐ imitazione,
ripetizione,
pattern
drills;
-‐ insegnamento
della
pronuncia
corretta
di
suoni,
poi
delle
sillabe
e
infine
delle
parole;
-‐ uso
di
sussidi
uditivi
e
visivi
in
un
laboratorio
linguistico
Dall’analisi
contrastiva
nacque
la
convinzione
che
le
difficoltà
nell’apprendimento
e
gli
errori
più
comuni
e
regolari
fossero
il
risultato
dell’interferenza
delle
forme
e
delle
categorie
strutturali
della
L1,
e
che
essi
si
potessero
evitare
in
una
situazione
di
insegnamento
ideale
attraverso
un
confronto
sistematico
e
tassonomico
delle
due
lingue.
5
tecniche
euristiche
di
cui
consisteva
l’analisi
contrastive:
1. descrizione
a
livello
teorico
della
L1
e
della
L2;
2. selezione
di
strutture
e
vocaboli
da
mettere
a
confronto;
3. identificazione
dei
contrasti
(differenze
significative
principali);
4. predizione
di
eventuali
errori
in
base
a
1-‐2-‐3;
5. la
graduazione
del
materiale
da
imparare
in
base
a
tale
predizione.
Anni
Quaranta
e
Cinquanta:
critiche
+
crollo
delle
basi
comportamentiste
e
strutturaliste
su
cui
il
metodo
era
impiantato
à
gli
insegnanti
e
i
metodologisti
capirono
che:
-‐ le
difficoltà
predette
dall’analisi
contrastive
non
sempre
si
rivelavano
come
difficoltà;
-‐ non
tutte
le
tecniche
proposte
erano
applicabili
a
tutte
le
situazioni
di
apprendimento;
-‐ pattern
drills
e
ripetizione:
tecniche
spesso
controproducenti.
Anni
Sessanta:
abbandono
del
metodo
audio-‐orale.
4
Dagli
anni
Settanta
ad
oggi
si
è
passati
dal
termine
METODO
al
termine
APPROCCIO:
mentre
il
metodo
implicava
un
sistema
di
insegnamento
chiuso
per
la
presentazione
del
materiale
da
apprendere,
l’approccio
implica
una
prospettiva
generale
e
più
aperta
dell’insegnamento.
(movimento
anti-‐metodo
degli
anni
Settanta).
L’approccio
comunicativo
Dell
Hymes,
sociolinguistica
Americano,
nel
1972
propone
la
sostituzione
dell’espressione
competenza
linguistica
con
quella
di
competenza
comunicativa.
Tra
i
primi
approcci
comunicativi
à
il
Notional-‐Functional
Syllabus
e
il
livello
soglia.
Presupposti
didattici
degli
approcci
comunicativi:
-‐ il
materiale
da
imparare
deve
essere
selezionato
in
base
a
funzioni
o
atti
linguistici
(impostazione
funzionale
pragmatica);
-‐ gli
elementi
dell
inguaggio
devono
essere
inseriti
nel
programma
didattico
secondo
il
loro
valore
comunicativo;
-‐ l’ordinamento
del
materiale
da
imparare
si
deve
fare
graduando
le
situazioni
comunicative
in
base
alla
loro
frequenza
(NON
DIFFICOLTÀ);
-‐ L2
deve
essere
analizzata
in
termini
di
funzioni
comunicative
(NON
GRAMMATICALMENTE);
-‐ Obiettivo
principale:
portare
il
discente
a
un
modesto
livello
di
competenza
comunicativa.
à
orientamento
funzionale:
presenta
dei
problem
di
fondo:
-‐ non
sempre
il
contesto
comunicativo
determina
i
vocaboli
e
le
srutture
da
usare;
-‐ non
è
sempre
condizione
necessaria
che
il
linguaggio
sia
connesso
con
la
comunicazione
dialogica;
-‐ non
si
può
ignorare
la
complessità
gramamticale
del
materiale
da
imparare;
-‐ non
si
hanno
criteri
didattici
per
poter
determinare
le
funzioni
necesarie
alla
comunicazione.
L’approccio
cognitivo
Cognitive-‐
code
learning.
Proposto
negli
anni
Sessanta.
Nasce
dai
tentativi
di
effettuare
un
programma
didattico
sul
modello
della
linguistica
generative
di
Chomsky.
Ecco
le
principali
proposte
didattiche
dell’approccio
cognitive:
-‐ la
gramamtica
si
deve
insegnare
nella
L1
con
l’ausilio
di
schemi
derivanti
dalla
grammatica
generativa;
-‐ il
sistema
di
regole
della
L2
deve
costituire
il
punto
di
partenza.
L’obiettivo
dell’insegnamento
si
ritiene
raggiunto
quando
il
discente
è
in
grado
di
capire
e
produrre
frasi
grammaticali
mai
sentite
prima;
-‐ gli
esercizi
devono
riflettere
obiettivi
di
tipo
linguistico
(es.
volgere
le
seguenti
frasi
al
passivo);
-‐ i
modelli
e
gli
esercizi
utilizzati
devono
procedere
secondo
lo
sviluppo
logico
di
una
situazione
reale;
-‐ l’istruzione
deve
essere
sincronizzata
con
le
abilità
cognitive
del
discente.
5
I
cognitivisti
confondevano
spesso
la
descrizione
della
grammatical
della
L2
con
il
suo
apprendimento.
È
per
questo
che
questo
approccio
non
ha
mai
goduto
di
grande
popolarità.
Tale
approccio
veniva
sorretto
dalla
toeria
degli
errori
(Selinker)
à
gli
errori
sono
delle
deviazioni
sistematiche
nella
competenza
linguistica
del
discente.
Tali
errori
si
collocano
nell’interlingua
(uno
stadio
di
lingua).
Gli
errori
nell’interlingua
sono
classificabili
in:
-‐ interlinguistici:
causati
da
interferenze
provenienti
dalla
L1
(l’analisi
contrastive
li
considerava
i
più
significativi);
-‐ intralinguistici:
provocati
da
meccanismi
psicologici
che
caratterizzano
il
processo
di
apprendimento
in
generale.
L’analisi
deglierrori
può
fornire
una
base
sulla
quale
si
può
organizzare
l’insegnamento.
Il
suo
uso
didattuco
però
è
limitato:
non
sempre
è
possibile
determinare
il
meccanismo
che
provoca
un
errore
tipico,
quindi
non
sempre
è
possibile
formulare
un
intervento
didattico
appropriato
partendo
dall’analisi
dell’errore
in
questione.
L’approccio
affettivo
Community
Counseling
–
Curran,
1976
(counselor-‐client)
Silent
Way
–
Gattegno,
1976
(tutto
il
talking
time
è
affidato
ai
discenti;
cenni
correttivi
dell’insegnante
à
finger
correction)
Total
Physical
Response
–
Asher,
1977-‐1981-‐1988
Metodo
suggestopedico
–
Lozanov,
1978
Natural
Approach
–
Krashen-‐Terrell,
1983
Caratteristico
di
questi
metodi
era
un
tipo
di
insegnamento
incentrato
sulla
creazione
di
un
ambiente
in
cui
l’allievo
poteva
sentirsi
a
proprio
agio
per
esplorare
le
varie
funzioni
della
L2
(student
centered).
Questi
metodi
si
basano
su
una
vision
neuroscientifica
dell’apprendimento
e
mirano
a
stabilire
un
rapport
tra
discente
e
insegnante
basato
sulla
congenialità.
Robert
J.
Di
Pietro,
nel
1987,
propone
un
metodo
chiamato
interazione
strategica
à
input
diretto
del
discente,
che
doveva
determinare
le
component
comunicative
e
linguistiche
da
inserire
in
uno
“scenario”
facilitato
dall’insegnante.
Questi
metodi
sono
rimasti
degli
episodi
nella
storia
della
glottodidattica.
Permettono
pochisisme
variazioni
nella
loro
realizzazione.
La
prospettiva
psicolingustica
Dall’inizio
del
XXI
secolo
la
didattica
delle
lingue
modernw
mira
a
portare
avanti
un
discorso
teorico-‐pratico
interdisciplinare,
pur
rivendicando
un’autonomia
epistemologica
dalle
discipline
scientifiche
di
riferimento,
che
sono:
-‐ linguistica
(teorica
e
pragmatica)
-‐ psicolinguistica
-‐ linguistica
e/o
psicolinguistica
applicata
6
-‐ scienze
pedagogiche
-‐ scienze
della
comunicazione
-‐ scienze
antropologiche
1916:
l’incontro
tra
linguistica
e
psicolinguistica
è
possibile
grazie
a
Saussurre:
in
psicologia
si
affermavano
il
comportamentismo
(considera
il
linguaggio
uno
dei
tanti
comportamenti,
sensibili
a
stimoli
e
risposte
esterni)
e
il
mentalismo
(esplora
il
pensiero
dietro
la
produzione
linguistica).
La
psicolinguistica
nasce
dal
bisogno
di
studiare
il
rapporto
tra
lingua
come
sistema
e
lingua
come
facoltà.
Nel
1951
esce
un
volume
dello
psicologo
George
Miller
in
cui
per
la
prima
volta
si
avvicinano
psicologia
e
linguistica.
I
metodi
della
psicolinguistica
si
formalizzano
poi
nel
1954,
con
la
pubblicazione
degli
atti
di
un
seminario
di
ricerca
presso
l’Indiana
University
(Psycholinguistics:
A
Survey
of
Theory
and
Research
Problems).
Nei
primi
anni
Settanta
à
interesse
per
la
component
pragmatic
dell’atto
comunicativo
(ricerche
sugli
aspetti
cognitivi
e
neurofisiologici
del
linguaggio).
Negli
anni
Ottanta
si
cercò
di
analizzare
la
natura
storico-‐sociale
del
mondo
psichico
dell’individuo
e
della
sua
interazione
con
la
realtà.
Negli
anni
Novanta
è
cresciuto
l’interesse
per
una
psicologia
personologica
del
linguaggio
in
grado
di
individuare
le
relazioni
esistenti
tra
la
personalità
e
il
comportamento
verbale
del
parlante.
(MA:
modello
olodinamico
di
Titone,
già
nel
1977
à
presupponeva
l’interazione
di
componenti
psicologiche
sia
di
natura
comportamentista
che
cognitivista,
controllate
dalla
struttura
della
personalità
dell’individuo).
Il
proficiency
movement
-‐ metodi
deduttivi
-‐ metodi
induttivi
-‐ approcci
comunicativi
-‐ approcci
affettivi
Verso
la
prima
metà,
degli
anni
Ottanta
ci
si
orienta
verso
il
concetto
di
interdisciplinarietà,
che
viene
a
far
parte
di
un
nuovo
movimento
chiamato
proficiency
movement
à
non
predilige
nessun
sistema
pedagogico
da
seguire,
ma
una
serie
di
mete
da
raggiungere
attraverso
un
repertorio
di
tecniche
derivate
e
adattate
dai
vari
metodi
(flessibilità).
Nel
1982
il
document
dell’ACTFL
(American
Council
on
the
Teaching
of
Foreign
Languages)
intitolato
Provisional
Proficiency
Guidelines
propose
una
tassonomia
di
abilità
correlate
al
livello
di
competenza
linguistica
utilizzando
nozioni
derivate
dai
diversi
metodi.
1996:
CEFR
(Common
European
Framework
of
Reference
for
Languages)
à
strumento
per
mettere
chiarezza
sul
tipo
di
competenza
in
L2
acquisite
dagli
apprendenti
e
per
questo
elabora
una
serie
di
descrittori,
che
individuano
6
livelli
(da
A1
a
C2).
Il
CEFR
vuole
dare
una
base
comune
per
l’elaborazione
di
sillabi,
curricoli,
test,
manuali
didattici
per
l’insegnamento
delle
lingue
straniere
in
Europa:
-‐
si
propone
di
semplificare
la
comparabilità
tra
sistemi
educative
europei
sulla
base
di
un
quadro
concettuale
condiviso
per
l’apprendimento
linguistico;
-‐
si
fonda
su
un
approccio
pragmatico
all’apprendimento;
-‐
apprendenti
à
attori
sociali;
7
-‐
gli
apprendenti
devono
essere
aiutati
dai
docent
a
sviluppare
delle
competenze
linguistiche
sia
generali,
sia
linguistico-‐comunicative;
-‐
l’apprendimento
della
lingua
straniera
dovrebbe
essere
centrato
su
testi
e
non
su
frasi
isolate;
-‐
i
docent
proporranno
sia
compiti
pedagogici
sia
comunicativi,
tenendo
conto
delle
caratteristiche
degli
apprendenti
e
delle
diffcoltà
del
compito
inr
elazione
alle
loro
competenze;
-‐
i
descrittori
dei
sei
livelli
di
competenza
forniscono
dei
punti
di
riferimento
su
ciò
che
un
soggetto
sa
fare
in
L2
a
un
certo
stadio
di
apprendimento;
-‐
uno
degli
obiettivi
di
apprendimento
è
lo
sviluppo
di
attività
di
mediazione.
CAPITOLO
2:
Le
tecniche
didattiche
nei
vari
metodi
per
l’insegnamento
della
L2
Se
l’approccio
può
essere
cisto
come
una
filosofia
dell’apprendimento,
il
metodo
consiste
in
una
serie
di
indicazioni
pratico-‐operative
ispirate
all’approccio
stesso
che
si
manifestano
attraverso
specifiche
e
determinate
tecniche.
Ogni
metodo,
in
base
alle
competenze
e
alle
abilità
che
ne
hanno
costituito
il
principale
obiettivo,
sceglie
di
avvalersi
delle
tecniche
didattiche
più
adatte
per
consentirne
un
adeguato
sviluppo.
<<Le
procedure
operative
sono
la
traduzione
dell’approccio
in
termini
di
azione
glottodidattica>>.
Gerarchia:
APPROCCIO-‐METODO-‐TECNICA
Tecniche
didattiche:
lo
stato
dell’arte
DANESI
Le
tecniche
didattiche
non
possono
essere
considerate
rappresentative
di
un
particolare
metodo.
Danesi
descrive
le
tecniche
didattiche
come
<<attività
dell’insegnante
destinate
a
guidare
l’apprendimento>>,
<<attività
destinate
a
sostenere
l’apprendimento>>.
Secondo
Danesi,
l’apprendimento
di
tipo
integrativo
è
costituito
da
3
componenti:
1. componente
attiva:
l’apprendente
è
guidato
dall’insegnante;
2. componente
passiva:
il
discente
deve
esercitarsi
in
maniera
più
autonoma
(osservato
e
corretto
solo
per
quanto
riguarda
gli
errori
sistematici);
3. componente
finale:
verifica.
Le
tecniche
didattiche
riguardano
solo
la
componente
attiva,
e
sono
presentate
sotto
forma
di
un
repertorio
(raccolta
ordinata
facile
da
consultare):
-‐ tecniche
strutturali
à
focalizzate
sulle
strutture
linguistiche
e
comunicative
della
lingua;
-‐ tecniche
visive
à
volte
a
sfruttare
il
rapport
immagine-‐parola;
-‐ tecniche
ludiche
à
giochi
formali/giochi
contenutistici/
giochi
comunicativi;
-‐ tecniche
umoristiche
à
lo
scopo
è
sviluppare
la
capacità
di
trarre
divertimento
dalla
L2
e
la
competenza
ontological
(di
usare
la
L2
per
il
pensiero);
Competenza
linguistica
à
suddivisa
in
sottocompetenze
(fonologica,
grafologica,
morfologica/sintattica,
lessico/semantica):
tali
competenze
possono
essere
sviluppate
in
base
a
i
principi
di
simultaneità
e
di
contestualizzazione
(non
in
maniera
cronologica).
8
BALBONI
Considera
le
tecniche
linguistiche
come
procedure
operative
“neutre”,
tramite
le
quali
si
possono
raggiungere
gli
scopi
previsti
da
un
particolare
metodo,
e
che
possono
essere
più
o
meno
coerenti
con
l’approccio
nel
cui
ambito
sono
utilizzate.
Sono
presentate
le
tecniche
per
le
abilità
ricettive,
quelle
per
lo
sviluppo
delle
abilità
produttive,
quelle
per
il
dialogo,
e
infine
quelle
per
il
lavoro
sui
testi.
Per
quanto
riguardale
regole:
tecniche
per
la
fissazione
delle
regole,
tecniche
per
l’induzione,
quelle
per
il
reimpiego
e
per
la
riflessione
sulla
lingua.
Tutte
le
tecniche
sono
riproposte
in
ordine
alfabetico
e
descritte
attraverso
una
serie
di
parametri
che
definiscono
l’ambito
di
utilizzo,
il
titolo,
la
struttura
e
la
forma,
gli
obiettivi
che
ogni
tecnica
consente
di
conseguire,
tempi
e
modi
di
preparazione,
modo
in
cui
viene
acoclta
dagli
studenti.
APPROCCIO
-‐>
METODO
-‐>
TECNICHE
Parametri
attraverso
i
quali
valutare
le
tecniche
didattiche:
flessibilità,
relazionalità
nella
classe,
adattabilità
psicologica,
autonomia,
relazione
con
le
tecnologie.
Attività
COOPERATIVE
(è
essenziale
lavorare
insieme)
vs
COLLABORATIVE.
Importanza
alla
competenza
ludica
(ripresa
da
Danesi).
Tutte
le
tecniche
sono
presentate
in
relazione
alle
competenze
che
permettono
di
sviluppare,
indagando
i
processi
cognitivi
sottostanti
ad
ognuna
di
queste
e
presentando
alcuni
esempi
di
attività.
DIADORI
Propone
una
rassegna
in
relazione
agli
approcci
e
ai
metodi
che
nel
tempo
si
sono
avvicendati.
Analizza
le
tecniche
sia
dal
punto
di
vista
del
docente
(applicazione
di
un
metodo
e
lo
strumento
per
raggiungere
obiettivi
didattici
ed
educativi)
che
dal
punto
di
vista
del
discente
(mezzo
per
praticare
la
lingua).
La
peculiarità
della
sua
proposta
è
di
non
limitarsi
a
fornire
un
elenco
chiuso
di
tecniche
ma
stimolare
a
riflettere
su
tale
argomento.
Tecniche
e
metodi
per
l’insegnamento
linguistico
Teorie
di
riferimento
che
hanno
costituito
i
fondamenti
dei
diversi
approcci;
-‐ teorie
linguistiche
(determinano
la
dfinizione
dell’oggetto
di
insegnamento);
-‐ teroei
pedagogiche
(riguardano
mete,
obiettivi,
modalità
di
insegnamento,
modello
operativo
scelto);
-‐ teorie
psicologiche
(discipline
che
hanno
indagato
sulle
modalità
di
acquisizione
del
linguaggio).
Metodo
grammaticale-‐traduttivo
à
espressione
dell’approccio
formalista.
Si
afferma
durante
il
XIX
secolo,
trae
ispirazione
dalla
modalità
attraverso
cui
venivano
insegnati
latino
e
greco.
Lingua
à
oggetto
static.
Sopravvalutazione
della
lingua
scritta.
Concentrazione
sull’analisi
delle
forme
morfosintattiche,
presentate
a
partire
da
testi
classici.
Grammatica
insegnata
in
modo
deduttivo:
l’allievo
presenta
regole
astratte
che
il
discente
deve
limitarsi
a
memorizzare
e
successivamente
ad
applicare
in
esercizi
di
coniugazione
e
trasformazione
di
frasi.
9
Atteggiamento
di
superiorità
del
docente.
Allo
studente
non
viene
riconosciuto
al
cun
diritto:
nè
l’ambito
pedagogico
nè
quello
psicologico
hanno
implicazione
sull’insegnamento
delle
lingue.
Unici
strumenti:
i
manuali
di
studio.
Tecniche
didattiche
che
caratterizzano
questo
metodo:
traduzione,
manipolazione
(coniugazione
dei
verbi,
trasformazione
di
frasi),
riassunto,
stesura
di
un
testo
scritto.
La
lettura
ad
alta
voce
dei
testi
letterari
rappresenta
l’unica
forma
di
oralità.
Metodo
diretto
à
il
più
diffuso
tra
i
metodi
naturali.
Immersione
totale
del
discente
nella
lingua
obiettivo.
L’allievo
non
era
tenuto
a
imparare
regole
o
struttura
della
lingua:
la
grammaticale
restava
esclusa,
a
vantaggio
dela
capacità
di
parlare
fluentemente
nella
lingua
straniera.
All’allievo
viene
chiesto
di
arrivare
a
scoprire
autonomamente
alle
regole.
Tecniche
didattiche
principali:
conversazioni,
svolte
inizialmente
col
docente
(parlante
nativo)
e
successivamente
fra
gli
apprendenti,
sotto
la
supervisione
dell’insegnante.
Metodo
audio-‐orale
à
parte
dal
presupposto
che
il
linguaggio
può
essere
appreso
dall’essere
umano
come
qualsiasi
altro
comportamento,
grazie
a
un
procedimento
di
stimolo-‐risposta.
Alievo:
oggetto
sul
quale
agire
meccanicamente.
La
ripetizione
continua
di
modelli
della
L2
è
il
mezzo
attraverso
cui
rimuovere
gli
ostacoli
che
impediscoo
l’acquisizione
delle
nuove
strutture
linguistiche.
Le
divergenze
tra
le
strutture
delle
due
lingue
(L1
e
L2)
provocano
interferenze,
mentre
le
similarità
consentono
un
positivo
effetto
di
transfer.
La
lingua
è
vista
come
un
insieme
di
chunks
da
comporre
tramite
procedimenti
di
apposizione
dei
diversi
sintagmi
o
di
sostituzione
di
sintagmi
appartenenti
alla
stessa
categoria.
La
lingua
insegnata
è
costituita
da
modelli
di
frasi,
acontestualizzate,
che
l’allievo
è
chiamato
ad
ascoltare
e
ripetere.
La
lingua
scritta
viene
presentata
solo
quando
gli
studenti
hanno
una
buona
orale
di
forme
e
strutture
lessicali
e
grammaticali.
Il
docente
tende
a
mettersi
al
servizio
dell’allievo,
limitandosi
a
fornire
lo
stimolo
input.
La
didattica
è
quasi
totalmente
incentrata
sui
pattern
drill,
tecniche
didattiche
che
consistono
in
esercizi
di
trasformazione,
manipolazione
o
espansione.
Metodo
situazionale
à
Comportamentismo
-‐-‐-‐
cognitivismo
(Chomsky).
L’approccio
comunicativo
diviene
il
punto
di
riferimento
per
l’insegnamento
delle
lingue
straniere,
attraverso
il
metodo
situazionale
e
poi
quello
nozionale-‐funzionale.
Primo
esempio
di
applicazione
dell’approccio
comunicativo.
Il
sillabo
viene
costruito
facendo
riferimento
alle
situazioni
all’interno
delle
quali
un
individuo
potrebbe
aver
bisogno
di
interagire,
durante
la
sua
permanenza
in
un
paese
straniero.
Grammatica:
vengono
insegnate
le
strutture
(esponenti
linguistici),
che
occorrono
per
realizzare
gli
atti
comunicativi,
quindi
le
azioni
che
ogni
situazione
comunicativa
richiede.
Obiettivo
primario
del
metodo
situazionale:
la
competenza
comunicativa,
la
capacità
di
interagire,
di
operare
con
la
lingua
per
raggiungere
un
obiettivo.
L;insegnamento
si
basa
sullo
sviluppo
delle
abilità
primarie
(ascoltare,
parlare,
leggere,
scrivere),
introdotte
per
la
prima
volta
nei
manuali
dell’italiao
L2.
10
Progetto
Livello
soglia:
sono
presi
in
considerazione
i
bisogni
dell’allievo
(bisogni
linguistici).
Il
docente
è
un
regista,
che
guida
gli
apprendenti
a
comunicare
in
lingua,
avvalendosi
sia
dei
manuali,
sia
di
testi
che
integrano
l’insegnamento.
Scompare
il
laboratorio
linguistico(associate
al
metodo
audio-‐orale)
e
viene
introdotto
il
videoregistratore.
Oltre
ai
tradizionali
esercizi
grammaticali
o
strutturali,
entrano
nella
didattica
anche
le
attività:
domande
aperte,
domande
di
elicitazione,
scelta
binaria,
scelta
multipla,
vero/falso,
attività
sul
lessico,
primi
role
play,
ecc.
Metodo
nozionale-‐funzionale
à
ampliamento
del
concetto
di
competenza
comunicativa.
Si
propone
come
oggetto
di
insegnamento
una
lingua
quanto
più
possibile
vicina
quella
utilizzata
nella
comunicazione
autentica
fuori
dalla
classe
e
che
rispecchi
usi
e
valori
della
cultura
che
tramite
tale
lingua
vengono
trasmessi.
Le
diverse
strutture
grammaticali
vengono
introdotte
sulla
base
delle
esigenze
communicative
e
selezionate
in
quanto
necessario
per
espletare
le
diverse
funzioni.
Le
regole
sono
intese
come
meccanismi
da
scoprire.
Il
discente
è
visto
come
il
fulcro
centrale
del
processo
didattico.
Introduzione
dell’unità
didattica.
Sequenza:
motivazione>globalità>analisi>sintesi>riflessione>controllo.
Il
docente
rinuncia
al
suo
ruolo
di
supremazia,
ed
è
colui
che
ha
il
compito
di
facilitare
l’apprendimento,
organizzare
l’attività
in
classe.
Utilizzo
del
computer
in
classe.
Role
play,
attività
di
problem
solving,
tecniche
di
tipo
insiemistico
di
lavoro
sul
testo
(inclusione,
esclusione,
sequenziazione,
seriazione),
di
esplicitazione
per
l’analisi
e
l’induzione
delle
regole,
tecniche
mirate
a
sviluppare
la
competenza
testaule
(cloze,
riordino,..),
tecniche
finalizzate
al
riutilizzo
della
lingua
o
ad
attività
di
verifica.
Metodi
di
ispirazione
umanistico-‐affettiva
à
forte
attenzione
al
discente,
docente
come
un
terapeuta,
al
quale
è
affidato
il
compito
di
sostenere
l’apprendente.
Principale
ambito
di
riferimento:
quello
psicologico:
METODO
SUGGESTOPEDICO:
(Losanov)
mettere
a
proprio
agio
gli
apprendenti,
creando
un’atmosfera
positive
(es.
musica
di
sottofondo
durante
una
narrazione,
forte
gestualità).
Prima
fase
di
esercizi
a
partire
dal
testo
ascoltato
(giochi,
ripetizione,
movimenti
del
corpo,
lettura
in
coro),
seguita
da
una
fase
più
creativa
(es.
role
play).
TOTAL
PHYSICAL
RESPONSE:
(Asher)
l’apprendente
non
deve
essere
forzato
a
produrre.
Il
docente
a
il
compito
di
parlare,
dare
ordini
ai
quali
gli
apprendenti
devono
rispondere
solo
attraverso
comportamenti
(tecniche
di
transocidifcazione).
Privilegiato
nell’insegnamento
ai
bambini.
SILENT
WAY:
(Gattegno)
il
docente
tace
e
stimola
gli
allievi
a
parlare.
Strumenti
di
cui
si
avvale
il
docente:
i
regoli,
bastoncini
di
legno
di
vario
colore
che
corrispondono
a
determinati
vocaboli,
carte
per
presentare
i
nuovi
vocaboli.
COMMUNITY
LANGUAGE
LEARNING:
(Curran)
Il
docente
ha
il
ruolo
di
counselor
(o
knower),
che
si
limita
a
consigliare,
intervenendo
solo
quando
richiesto,
e
collocandosi
anche
al
di
fuori
del
cerchio.
Principale
obiettivo:
sviluppo
delle
abilità
orali.
Sono
presenti
11
la
traduzione,
la
ripetizione
e
trascrizione
di
messaggi,
e
attività
più
libere
svolte
tramite
conversazione
e
discussione.
NATURAL
APPROACH:
(Krashen
–
Terrell)
necessità
di
un
percorso
di
apprendimento
che
segua
l’ordine
natural
di
acquisizione
della
lingua,
senza
forzare
lo
student
ad
apprendere
strutture
che
non
è
ancora
pronto
ad
acquisire.
Stretto
controllo
dell’input
fornito,
facile
e
comprensibile.
Attività
che
si
concentrano
sullo
scambio
comunicativo,
sia
orale
che
scritto
(conversazione,
stesura
appunti,
ascolto).
Si
evita
la
correzione
da
parte
del
docente
durante
i
momenti
di
produzione
orale
libera,
e
si
limita
durante
lo
svolgimento
di
attività
nelle
quali
il
focus
è
la
forma,
non
il
significato.
COOPERATIVE
LEARNING:
Stati
Uniti
–
presenza
di
classi
sempre
più
eterogenee.
Al
centro
di
questo
approccio:
la
competenza
comunicativa,
vista
come
interazione
sociale.
Questo
approccio
valorizza
a
pieno
l’interdipendenza
positive
frag
li
allievi,
visti
come
membri
di
una
comunità
all’interno
della
quale
ognuno
deve
sapere
di
volta
in
volta
svolgere
il
ruolo
che
gli
viene
assegnato.
Il
docente
deve
formare
e
gestire
i
gruppi,
monitorare
il
lavoro
senza
interferire,
valutare
gli
allievi
(è
praticament
eun
tutor).
Solo
dopo
aver
acquisito
le
abilità
sociali,
possono
essere
introdotte
le
tecniche
cooperative.
CAPITOLO
3:
Tecniche
per
lo
sviluppo
delle
competenze
generali
e
delle
competenze
linguistico-‐comunicative
in
L2
Anni
’90:
Common
European
Framework
of
Reference
(CEFR)
–
in
italiano
Quadro
comune
europeo
di
riferimento
per
le
lingue
(QCER)
à
rappresenta
una
guida
per
le
scelte
operative
dei
docenti
(primi
destinatari
del
documento),
spingendoli
a
ripensare
il
prioprio
modo
di
insegnare.
Il
QCER
non
dà
suggerimenti
specifici,
ma
questi
emergono
dall’architettura
delle
competenze
descritte
e
dall’indicazione
programmatica.
Si
dà
spazio
alla
riflessione
sulle
modalità
per
facilitare
l’acquisizione
della
lingua
oggetto
di
insegnamento.
Il
CEFR
utilizza
uno
schema
di
analisi
organizzato
su
due
assi:
-‐ asse
orizzontale:
le
categorie
utili
per
descrivere
le
attività
e
le
competenze
di
un
apprendente
di
L2;
-‐ asse
verticale:
i
diversi
livelli
di
sviluppo,
relativi
a
ciascuna
delle
categorie
individuate.
-‐
Tecniche
per
lo
sviluppo
delle
competenze
generali
in
L2
(general
competence)
Il
CEFR
individual
4
competenze
generali:
1. sapere
à
conoscenze
dichiarative.
Riguarda
la
lingua,
la
cultura,
le
conoscenze
di
tipo
umanistico
e
scientifico.
Attraverso
lo
studio
della
l2
l’individuo
amplia
la
propria
conoscenza
del
mondo,
le
proprie
conoscenze
socioculturali,
la
propria
consapevolezza
interculturale.
Una
nuova
conoscenza
può
ristrutturare
le
conoscenze
già
acquisite
e
modificarle,
anche
solo
parzialmente.
Questo
processo
di
ampliamento
ciclico
sta
alla
base
dell’acquisizione
della
L2.
12
2. saper
fare
à
capacità
procedurali.
Questa
dimensione
mette
in
primo
piano
l’apprendente
e
introduce
novi
ruoli
del
docente
che,
da
depositario
del
sapere,
diventa
regista
e
risorsa
per
gli
studenti,
osservatore
degli
esiti
delle
attività
realizzate
in
classe.
Il
saper
fare
con
la
lingua
coinvolge
non
solo
gli
aspetti
cognitive
ma
anche
prosodia,
gestualità,
le
scelte
sociolinguisticamente
adeguate
e
pragmaticamente
efficaci.
3. saper
essere
à
lo
sviluppo
del
sé.
Include
le
caratteristiche
individuali,
i
tratti
della
personalità,
l’immagine
di
sé
e
degli
altri,
la
disponibilità
ad
agire
socialmente,
le
motivazioni
allo
studio,
i
valori
morali
e
le
convinzioni
ideologiche,
gli
stili
cognitivi,
i
fattori
della
personalità.
Riguarda
la
percezione
di
sé
e
il
modo
in
cui
questa
può
essere
modifcata
nel
contatto
con
un’altra
lingua/cultura.
Utili
sono
l’incontro
con
testi
scritti,
orali,
multimediai
in
L2
e
la
loro
comprensione,
varie
attività
di
gruppo..
4. saper
apprendere
àimparare
a
imparare.
Mette
in
gioco
il
sapere
(consapevolezza
delle
caratteristiche
della
lingua
e
cultura
obiettivo),
il
saper
fare
(capacità
di
orientarsi
fra
le
risorse
per
l’apprendimento),
il
saper
essere
(la
dsponibilità
a
prendere
l’iniziativa
nella
comunicazione
faccia
a
faccia,
la
consapevolezza
dei
rischi
derivati
da
equivoci
interculturali),
sviluppando
anche
la
capacità
di
afrontare
situazioni
sconosciute
(à
cloze
o
dialogo
aperto
aiutano
a
gestire
l’ignoto
e
l’imprevisto).
Tecniche
per
lo
sviluppo
delle
competenze
linguistico-‐comunicative
in
L2
Includono
anche
quelle
socilinguistiche
e
quelle
pragmatiche:
-‐ Linguistiche:
nei
primi
livelli
di
apprendimento
i
docent
tenderanno
a
utilizzare
un
input
scritto
e
orale
il
più
possibile
vicino
alla
lingua
standard.
Gradualmente
saranno
introdotte
le
regole
(lessico,
fonologia,
morfo-‐sintassi),
indipendentemente
da
sociolinguistica
e
pragmatica,
e
le
eccezioni
a
tali
regole;
riconoscimento
di
parole
e
testi
e
la
loro
riproduzione.
Le
competenze
linguistiche
comprendono
anche
l’organizzazione
cognitiva
delle
conoscenze
e
la
loro
accessibilità.
Per
lo
sviluppo
di
competenze
lessicali
e
morfosintattiche
à
pattern
drill,
tecniche
di
manipolazione,
cloze
mirato,
completamento
di
frasi,
brainstorming,
costellazione,
tecniche
insiemistiche
inclusione/esclusione,
sequenziazione,
seriazione,
tecniche
di
riordino,
l’analisi’riflessione
metalinguistica
esplicita,
l’individuazione
di
errori,
la
perifrasi
e
l’esplicitazione,
la
traduzione,
la
transcodificazione,
le
tecniche
ludiche,
le
domande
aperte
e
chiuse.
Per
lo
sviluppo
di
competenze
ortopeiche
à
riconoscimento
di
informazioni
uditive,
l’evidenziazione,
l’individuazione
di
errori,
la
ripetizione,
la
drammatizzazione,
le
varie
tecniche
ludiche
che
utilizzino
la
lingua
orale.
-‐ Sociolinguistiche:
si
riferiscono
all’uso
della
L2
determinato
da
variabili
temporali,
spaziali,
sociali,
contestuali
e
dall’uso
di
canali
comunicativi
diversi
(scritto,
parlato,
trasmesso).
L’analisi
del
testo
spingerà
lo
student
a
considerarne
tutte
le
coordinateper
individuare
le
eventuali
scelte
sociolinguistiche
dell’emittente
(es.
registry
formali
o
informali,
espressioni
colloquiali
o
auliche,..).
Si
possono
usare
tenciche
come
le
domande,
la
discussione,
le
tecniche
insiemistiche,
l’individuazione
errori.
13
-‐ Pragmatiche:
per
realizzare
davvero
gli
obiettivi
di
un
approccio
comunicativo
orientato
all’azione
l’apprendente
deve
essere
anche
consapevole
degli
effetti
concreti
che
le
scelte
linguistiche
comportano
in
un
determinate
contesto,
in
una
determinata
situazione.
La
competenza
pragmatic
riguarda
l’uso
funzionale
delle
risorse
linguistiche
secondo
gli
scenari
e
i
copioni
interazionali
tipici
della
cultura
di
cui
si
apprende
la
lingua.
Capacità
di
gestire
i
turni
di
parola,
i
messaggi
non
verbali
e
lo
sviluppo
tematico
del
ragionamento,
o
di
realizzare
nello
scritto
un
testo
coerente
e
coeso,
nel
rispetto
dei
propri
scopi
comunicativi
e
delle
regole
della
cultura
obiettivo.
In
classe
à
tecniche:
osservazione
di
filmati
di
interazioni
tra
parlanti
nativi
+
(e
soprattutto)
i
task
–
compiti
comunicativi
che
l’apprendente
svolge
per
raggiungere
uno
scopo
linguistico
usando
la
L2.
In
un
task
si
devono
usare
più
abilità
e
ciò
comporta
la
necessità
di
spostare
l’attenzione
dale
forme
della
lingua
all’utilizzazione
di
tutte
le
proprie
risorse
per
arrivare
allo
scopo
comunicativo
previsto.
Componenti
del
task
per
essere
usato
come
compito
comunicativo:
input,
ruoli
dei
partecipanti,
setting,
azioni,
monitoraggio,
esiti,
feedback.
Tecniche:
jigsaw,
pairing,
project
work,
giochi
su
schema.
CAPITOLO
4:
Tecniche
per
la
realizzazione
delle
attività
linguistico-‐comunicative
in
L2
e
lo
sviluppo
delle
relative
strategie
Insistenza
del
CEFR
sul
concetto
di
STRATEGIA,
intesa
come
linea
di
azione
scleta
dal
soggetto
per
realizzare
il
proprio
scopo
comunicativo.
Nel
CEFR
vengono
offerti
vari
descrittori
di
competenza,
graduate
su
sei
livelli,
per
tante
attività
linguistico-‐comunicative
individuate,
ma
non
per
tutte
(es.
sono
assenti
quelli
per
l’attività
di
mediazione)
à
2014-‐2016:
nuovo
progetto
del
Consiglio
d’Europa
per:
-‐ arricchire
la
descrizione
dei
livelli
-‐ fornire
nuovi
descrittori
-‐ sviluppare
dei
descrittori
per
la
mediazione
e
per
le
reazioni
alla
letteratura
-‐ fornire
dei
descrittori
anche
per
gli
apprendenti
più
giovani
Già
nella
sua
prima
versione
il
CEFR
indica
3
ambiti
rilevanti
per
docenti
e
sviluppatori
di
materiali
didattici,
riferiti
allo
sviluppo
della
L2:
1. competenze
generali
2. competenze
linguistico-‐comunicative
(linguistiche-‐sociolinguistiche-‐
pramatiche)
3. attività
linguistico-‐comunicative
(ricezione-‐produzione-‐interazione-‐mediazione
orale
e
scritta)
à
il
CEFR
fornisce
un
prospetto
in
cui
distingue
ulteriormente
3
aspetti
rilevanti:
1. uso
creativo
e
interpersonale
della
lingua;
2. uso
transazionale
della
lingua
(finalizzato
a
dare
e
ottenere
informazioni,
beni
o
servizi);
3. uso
della
lingua
orientate
a
dare
giudizi
e
a
risolvere
problemi.
Tecniche
per
la
realizzazione
delle
attività
di
ricezione
orale
e
scritta
in
L2
Nel
CEFR
si
specifica
che
per
ascoltare
l’apprendente
deve
essere
in
grado
di:
14
-‐ percepire
l’enunciato
(UDITIVE
E
FONETICHE)
-‐ identificare
il
messaggio
linguistico
(LINGUISTICHE)
-‐ comprendere
il
messaggio
(SEMANTICHE)
-‐ interpretare
il
messaggio
(COGNITIVE)
Per
leggere:
-‐ percepire
il
testo
scritto
(VISIVE)
-‐ riconoscere
lo
scritto
(ORTOGRAFICHE)
-‐ identificare
il
messaggio
(LINGUISTICHE)
-‐ comprendere
il
messaggio
(SEMANTICHE)
-‐ interpretare
il
messaggio
(COGNITIVE)
Comprensione
orale
à
fra
le
attività
relative
alla
comprensione
orale:
capacità
di
capire
delle
persone
che
parlano
tra
loro,
capire
un
oratore
che
parla,
capire
annunci
e
istruzioni
orali,
programmi
radiofonici
e
registrazioni
audio
(casi
in
cui
il
soggetto
non
ha
la
possibilità
di
intervenire
sull’emittente
per
negoziare
i
significati).
L’attenzione
è
focalizzata
quasi
esclusivamente
sugli
aspetti
sonori
del
messaggio
(importanza
dell’intonazione).
Per
far
esercitare
gli
studenti:
usare
dialoghi
e
monologhi
audioregistrati,
trasmissioni
radiofoniche,
segreterie
telefoniche..
>
fase
preparatoria
(brainstorming,
domande-‐elicitazione)/
comprensione
globale
(domande
poste
preliminarmente
all’ascolto
–aperte
o
chiuse-‐,
la
griglia,
la
transcodificazione)/comprensione
analitica
(stesura
appunti,
individuazione
errori,
matching,
dettato,
parafrasi).Un
sostegno
per
riconoscere
le
informazioni
più
rilevanti:
le
griglie
contenenti
già
i
concetti
chiave
da
individuare.
+
attività
per
compiti
fuori
dall’aula
(non
formali).
Comprensione
scritta
à
brainstorming,
domande-‐elicitazione.
Il
testo
scritto
può
essere
letto
interiormente
(consigliato
inizialmente)
o
ad
alta
voce.
Comprensione
globale:
domanda,
griglia,
transcodificazione,
riconoscimento
di
informazioni;
Comprensione
analitica:
tecniche
insiemistiche
(inclusione,
seqenziazione,
seriazione),
individuazione
di
errori,
riordino,
matching
di
paragrafi
e
frasi
del
testo,
parafrasi
e
contrazione
del
testo,
traduzione.
Cloze:
comprensione
globale.
Necessità
di
ricostruire
parti
mancanti
di
un
testo
scritto
(1
parola
ogni
7).
Comprensione
audiovisiva
à
comprendere
i
significati
linguistici
trasmessi
dal
sonoro
verbale,
riconoscere
le
connotazioni
dei
messaggi
sonori
non
verbali
(intonazione,
tono
di
voce,
rumori
del
setting,
melodie
di
sottofondo),
comprendere
i
messaggi
trasmessi
dale
immagini
(contesto,
gestualità,
distanze
frag
li
interlocutori).
Brainstorming,
domande-‐elicitazione;
prima
visione
delle
imagini
senza
il
sonoro,
ascolto
del
solo
sonoro
senza
le
immagini.
Tecniche
per
la
realizzazione
delle
attività
di
produzione
orale
e
scritta
in
L2
In
questo
caso
le
capacità
cognitive
riguardano
amche
la
pianificazione
e
organizzazione
del
discorso.
Per
parlare
l’apprendente
deve
essere
in
grado
di:
-‐ pianificare
e
organizzare
un
messaggio
(COGNITIVE)
15
-‐ formulare
un
enunciato
(LINGUISTICHE)
-‐ pronunciare
l’enunciato
(FONETICHE)
Per
scrivere:
-‐ organizzare
e
formulare
un
messaggio
(COGNITIVE
E
LINGUISTICHE)
-‐ scrivere
il
testo
a
mano
o
a
macchina
(MANUALI).
Produzione
orale
à
uso
orale
della
L2
in
presenza
di
1
o
più
ascoltatori.
Si
tratta
di
disporre
di
competenze
linguistiche
e
sociolinguistiche,
e
pragmatiche,
che
permettono
al
parlante
di
raggiungere
il
proprio
scopo
comunicativo,
attraverso
l’azione
combinata
delle
strategie
di
produzione:
-‐ la
pianificazione
preliminare,
es.
scaletta;
-‐ l’esecuzione,
con
ricorso
alla
gestualità
se
necessario,
alle
espressioni
del
viso,
all’intonazione,
alla
parafrasi
etc;
-‐ il
monitoraggio;
-‐ la
riparazione
degli
errori
ricorrenti.
Per
sviluppare
la
capacità
di
parlare
in
L2
senza
l’intervento
diretto
di
un
interlocutore
si
possono
proporre:
la
lettura
ad
alta
voce,
la
drammatizzazione,
il
monologo,
la
transcodificazione
(es.
la
descrizione
di
un’immagine),
la
perifrasi
e
il
riassunto.
Se
le
produzioni
vengono
registrate
si
può
procedere
anche
con
il
monitoraggio
mediante
l’autoverifica
o
il
pairing
per
l’individuazione
di
errori
e
come
traccia
per
la
successive
ripetizione
della
stessa
attività
di
produzione
orale.
La
tecnica
del
task
può
favorire
la
motivazione:
si
puó
proporre
la
creazione
di
brevi
filmati
di
presentazione
in
L2,
o
di
doppiare
la
scena
di
un
film.
Tra
le
tecniche
ludiche:
giochi
su
schema
che
includono
la
realizzazione
di
brevi
drammatizzazioni,
monologhi
o
perifrasi
(es.
gioco
del
mimo).
Produzione
scritta
à
indicazioni
del
CEFR:
-‐ compilare
moduli
e
rispondere
a
questionari
-‐ scrivere
articoli
(riviste,
giornali,
bolettini)
-‐ scrivere
relazioni,
comunicazioni
interne
-‐ prendere
appunti
-‐ scrivere
messaggi
sotto
dettatura
-‐ scrivere
testi
creative
e
di
fantasia
-‐ scrivere
lettere
personali
o
commerciali
Quali
strategie
possono
facilitare
la
produzione
di
questi
testi
scritti
e
quali
tecniche
utilizzare
in
classe?
-‐ pianificazione
preliminare
-‐ esecuzione
(procedendo
per
tentativi)
-‐ monitoraggio
(simultaneo
rispetto
all’esecuzione
–
es.
correttore
ortografico,
o
successivo
–
es.
rilettura)
-‐ riparazione
(individuazione
e
correzione
di
errori).
Tecniche
preparatorie
in
relazione
allo
sviluppo
delle
strategie
di
pianificazione
ed
esecuzione
del
testo
scritto
à
il
cloze
o
il
riordino
di
paragrafi
di
un
testo
scritto,
la
stesura
di
testi
scritti
(su
tracci
ascritta
o
iconica),
la
transcodificazione
(es.
descrizione
scritta
di
16
un
quadro),
la
perifrasi,
il
riassunto.
La
tecnica
del
task
può
favorire
la
motivazione
degli
studenti.
Per
sviluppare
le
strategie
di
monitorazione
e
riparazione
à
rilettura
del
testo
mediante
autoverifica,
il
pairing,
la
domanda,
l’individuazione
di
errori,
l’esplicitazione,
l’individuazione.
Tecniche
per
la
realizzazione
delle
attività
di
interazione
orale
e
scritta
in
L2
Imparare
a
interagire
oralmente,
per
scritto
o
online
in
L2,
comporta
qualcosa
di
più
che
imparare
a
comprendere
e
produrre
enunciate,
implica
l’attivazione
di
strategie
discursive
e
di
cooperazione
chenon
entrano
in
gioco
nelle
attività
di
sola
ricezione
o
produzione.
L’interazione
orale
àobiettivo
sociale.
Nel
CEFR
si
citano,
come
esempi
di
attività
interattive,
le
seguenti:
-‐ transazioni
-‐ conversazioni
casuali
-‐ discussion
informale
e
formali
-‐ dibattiti
-‐ interviste
-‐ negoziazioni
-‐ progettazioni
comuni
-‐ cooperazioni
finalizzate
al
raggiungimento
di
un
obiettivo
Fondamentale
in
tutti
i
casi
è
capire
l’interlocutore
e
farsi
capire
à
caratteristica
diadica,
che
comporta
il
ricorso
a
particolari
strategie
interattive:
1. la
presa
di
turno
2. la
cooperazione
3. la
richiesta
di
chiarimenti
Per
interagire
in
L2
e
raggiungere
i
propri
scopi
comunicativi,
è
necessario
riconoscere:
i
segnali
del
contesto
che
suggeriscono
di
scegliere
la
varietà
sociolinguistica
più
adeguata
(es.
registro
formale
o
informale),
prevedere
quello
che
gli
interlocutori
già
conoscono
e
ciò
che
è
da
colmare,
e
infine
essere
pronti
a
interpretare
i
messaggi
verbali
e
non
verbali.
Le
competenze
sociolinguistiche,
linguistiche
e
pragmatiche
si
intersecano
con
quelle
strategiche
e
tipiche
dell’interazione
faccia
a
faccia.
Tecniche
più
congeniali
allo
sviluppo
dell’attività
di
interazione:
-‐ drammatizzazione
e
role
play
-‐ giochi
su
schema
-‐ il
pairing,
il
jigswaw
(realizzata
in
gruppo
da
tsudenti
che
dispongono
ciascuno
solo
di
un
pezzo
delle
informazioni
à
ricostruzione,
in
gruppo,
di
un
puzzle)
-‐ la
conversazione,
la
discussione.
Interazione
scritta
à
lo
scambio
di
corrispondenza,
di
messaggi,
di
formulary
o
di
appunti.
A
differenza
dell’interazione
orale,
è
necessario
essere
maggiormente
espliciti
per
evitare
le
incomprensioni
che
non
si
potranno
chiarire
subito.
La
negoziazione
dei
significati
avviene
con
tempi
più
lunghi.
Preliminari
alle
attività
di
interazione
scritta:
17
analisi
e
riflessione
dei
segnali
che
possono
emergere
negli
scambi
di
corrispondenza
o
di
appunti
à
come?
Tecniche
di
osservazione,
evidenziazione,
riordino.
Per
procedere
poi
con:
stesura
di
testi
scritti
in
risposta
ad
altri.
Anche
in
questo
caso,
la
tecnica
del
task
può
aiutare
a
creare
le
condizioni
per
spostare
l’attenzione
dalla
forma
in
L2
al
messaggio
(=dallo
scopo
pedagogico
a
quello
comunicativo
e
collaborativo).
Interazione
online
à
nel
CEFR
Companion
si
dedica
un’attenzione
pari
a
quella
dedicate
a
interazione
scritta
e
orale.
Interazione
multimodale.
I
concetti
chiave:
-‐ instances
of
simultaneous
and
consecutive
interaction,
the
latter
giving
time
to
prepare
a
draft
nd/or
consult
aids
-‐ participation
in
sustained
interaction
with
one
or
more
interlocutors
-‐ composing
posts
and
contributions
for
others
to
respond
to
-‐ comments
on
posts
-‐ reactions
to
embedded
media
-‐ ability
to
include
symbols,
images,
and
other
codes
for
making
the
message
tone,
stress
and
prosody,
but
also
the
affective.emotional
side,
irony,..
.
Esempio
di
task:
scrivere
una
recensione
su
trip
advisor,
far
partecipare
a
un
forum
di
discussione..
Tecniche
per
la
realizzazione
delle
attività
di
mediazione
orale
e
scritta
in
L2
Nel
1996
il
CEFR
indica
la
mediazione
come
una
delle
attività
da
sviluppare
nella
classe
di
lingua
straniera,
al
pari
delle
attività
di
ricezione,
produzione,
interazione
(orali
e
scritte).
MEDIAZIONE
=
capacità
di
rendere
possibile
la
comunicazione
fra
coloro
che
non
si
capiscono
a
causa
delle
barrier
linguistiche
à
mediazione
intesa
come
capacità
sociale).
Mediazione
all’interno
della
stessa
lingua.
Jackobson
distingueva:
-‐ la
traduzione
interlinguistica
(usando
due
lingue
diverse)
-‐ intralinguistica
(usando
la
stessa
lingua)
-‐ intersemiotica
(utilizzando
due
codici
semiotici
diversi).
Secondo
gli
autori
del
CEFR
Companion,
una
persona
che
si
impegna
in
attività
di
mediazione,
deve
aver
sviluppato
un’apertura
mentale
tale
da
riuscire
a
entrare
in
sintonia
con
i
partecipanti
alla
comunicazione,
deve
essere
capace
di
creare
le
condizioni
che
spingano
i
partecipanti
a
collaborare
per
superare
ostacoli
di
comprensione
e
sciogliere
eventuali
tensioni.
Mediare
a
livello
testuale
à
trasformare
un
testo
in
modo
che
diventi
accessibile
a
chi
non
può
comprenderlo
per
barrier
di
tipo
linguistico,
culturale,
semantico
o
tecnico.
Si
tratta
di
riuscire
a
trasferire
le
informazioni
che
il
testo
contiene,
riformulandole
in
una
lingua
diversa
o
in
una
varietà
diversa
della
stessa
lingua.
Attività
di
mediazione
orale:
-‐ trasferire
informazioni
specifiche,
reperite
in
testi
sia
orali
che
scritti
(può
realizzarsi
anche
ai
livelli
di
competenza
iniziali)
à
le
tecniche
didattiche
più
congeniali
per
sviluppare
questa
capacità
sono
quelle
che
guidano
la
comprensione
18
globale
–
DOMANDE,
V/F,
SCELTA
BINARIA
O
MULTIPLA,
RICONOSCIMENTO
DI
INFORMAZIONI;
-‐ spiegare
dati
interpretabili
visivamente
(grafici)
à
OSSERVAZIONE,
TRANSCODIFICAZIONE
-‐ processare
un
testo
mentalmente
per
riassumerlo
à
EVIDENZIAZIONE,
STESURA
APPUNTI,
PARAFRASI,
RIASSUNTO
-‐ tradurre
un
testo
scritto
à
TRADUZIONE
+
RICONOSCIMENTO
INFORMAZIONI,
DOMANDE
-‐ prendere
appunti
scritti
à
tecnica
molto
usata
in
contesti
educative
TECNICA
DEL
DETTATO
(ci
si
allena
ad
ascoltare
e
scrivere
simultaneamente,
escludendo
la
necessità
di
individuare
i
nuclei
informativi
e
sintetizzarli
ed
evitando
il
passaggio
da
una
lingua
all’altra)
-‐ commentare
un
testo
creativo
à
abilità
che
richiede
competenze
linguistiche
e
cognitive
+
conoscenze
contenutistiche
Mediare
a
livello
concettuale
à
consiste
nel
facilitare
l’accesso
alla
conoscenza
a
chi
non
è
in
grado
di
comprendere
per
ragioni
cognitive.
Il
mediatore
da
una
parte
elabora
i
significati,
dall’altra
rende
possibile
lo
sambio
concettuale
fra
i
partecipanti.
Gli
autori
del
CEFR
Companion
individuano
due
modi
di
realizzare
la
mediazione
a
livello
concettuale:
1. collaborare
in
un
gruppo
(facilitando
l’interazione
collaborativa
fra
pari,
dal
punto
di
vista
relazionale;
collaborando
alla
costruzione
di
significati,
dal
punto
di
vista
cognitivo,
per
facilitare
lo
sviluppo
delle
idee)
-‐
LAVORO
COLLAB.
FRA
PARI
à
capacità
del
soggetto
di
intervenire
consapevolmente
per
orientare
la
discussion,
equilibrare
gli
interventi
e
superare
con
tatto
le
difficoltà
di
comunicazione;
2. Guidare
il
lavoro
di
gruppo
(gestendo
l’interazione,
dal
punto
di
vista
relazionale;
incoraggiando
l’esplicitazione
dei
concetti)
-‐
GENITORE-‐FIGLI,
DOCENTE-‐STUDENTI
Queste
forme
di
mediazione
possono
essere
sviluppate
attraverso
varie
tecniche
didattiche
orali
e
interattive:
brainstorming
(per
raccogliere
le
idee
attraverso
la
collaborazione
degli
altri
partecipanti),
domande
elicitazione
(per
sollecitare
la
partecipazione
attiva
di
tutti),
la
conversazione
e
la
discussion
(tendono
a
innestare
meccanismi
di
collaborazione
fra
pari
e
leadership
sul
piano
concettuale),
il
jisgow
(quando
i
participant
di
un
gruppo
sono
spinti
a
condividere
informazioni
che
non
tutti
hanno,
allo
scopo
di
ricostruire
un
testo
o
raggiungere
un
obiettivo),
il
pairing
(quando
due
apprendisti
si
confrontano
su
un’interpretazione
o
un
compito
svolto
prima
individualmente,
il
task
(quando
in
gruppo
si
devono
realizzare
compiti
non
linguistici
usando
la
L2).
Mediare
a
livello
comunicativo
à
consiste
nel
favorire
una
comunicazione
sana
fra
le
parti,
superando
barriere
di
tipo
individuale,
socioculturale,
sociolinguistico
e
intellettuale.
Mediatore:
soggetto
capace
di
influenzare
in
modo
positive
i
rapport
fra
i
partecipanti,
attraberso
doti
di
diplomazia,
negoziazione,
pedagogia
e
soluzione
dei
problemi.
Deve
essere
una
persona
in
grado
di:
-‐ facilitare
lo
spazio
pluriculturale
(creando
uno
spazio
comune
neutro
fra
interlocutori
linguisticamente
e
culturalmente
diversi,
identificando
i
punti
in
comune
e
quelli
in
contrasto
per
favorire
la
comprensione
reciproca;
usando
domande
e
mostrando
interesse
oer
promuovere
la
reciproca
comprensione;
19
dimostrando
sensibilità
e
rispetto
verso
prospettive
e
norme
socioculturali
diverse;
anticipando
e
superando
i
fraintendimenti)
–
DOMANDA
ELICITAZIONE
-‐ agire
da
intermediario
in
situazioni
informali
–
nel
dominio
privato,
pubblico,
educativo
o
professionale
(ripetendo
in
sintesi
quello
che
gli
interlocutori
stanno
dicendo;
trasferendo
informazioni
importanti)
–
ANALISI/RIFLESSIONE,
CONVERSAZIONE
MIRATA,
ESPLORAZIONE
PAROLE
CHIAVE
-‐ facilitare
la
comunicazione
in
situazioni
delicate
e
di
disaccordo
(esplorando
in
modo
equilibrato
le
opinion
dei
partecipanti;
rielaborando
i
punti
di
vista
espresso
per
migliorare
la
comprensione
dell’argomento
trattato;
individuando
un
terreno
di
intesa
comune;
sintetizzando
i
punti
di
vista
espresso
per
arivare
a
un
accordo)
–
si
potranno
proporre
situazioni
videoregistrate
di
disaccordo
o
incomprensione
mediante
la
tecnica
dell’ANALISI
RIFLESSIONE,
CONVERSAZIONE
MIRATA,
DISCUSSIONE,
OSSERVAZIONE,
ESPLICITAZIONE,
ESPLORAZIONE
PAROLE
CHIAVE,
ROLE
PLAY.
Riepilogando
…
Le
strategie
di
mediazione
si
possono
suddivdere
in
due
macrocategorie,
indipendentemente
dal
fatto
di
agire
all’interno
della
stessa
lingua,
nel
contatto
fra
due
lingue
diverse
o
nel
contatto
fra
il
codice
linguistico
e
un
altro
codice,
come
quello
iconico:
v strategie
per
spiegare
nuovi
concetti
(collegandoli
a
conoscenze
pregresse,
adattando
la
lingua,
scomponendo
le
informazioni
troppo
complesse
in
blocchi
informativi
più
semplici)
à
PERIFRASI,
PARAFRASI.
Per
agganciarsi
a
concetti
già
noti
à
DOMANDA
(domanda-‐elicitazione,
scelta
binaria
o
multipla,
V/F),
RIORINO,
SERIAZIONE,
SEQUENZIAZIONE,
COSTELLAZIONE
(per
ordinare
o
riorganizzare
informazioni),
ESPLICITAZIONE,
ESPLORAZIONE
PAROLE
CHIAVE
(fornire
spiegazioni,
esempi),
OSSERVAZIONE,
TRANSCODIFICAZIONE,
MATCHING,
GRIGLIA,
COMPLETAMENTO
SCHEMA
(basate
sull’interpretazione,
riconoscimento,
abbinamento);
v strategie
per
rendere
un
testo
più
comprensibile
(amplificandolo,
se
è
troppo
denso,
razionalizzandolo)
à
RIASSUNTO,
COSTELLAZIONE,
COMPLETAMENTO
SCHEMA,
GRIGLIA,
EVIDENZIAZIONE,
RICONOSCIMENTO
INFORMAZIONI
v
à
strategie
cognitive,
che
vanno
a
combinarsi
con
le
competenze
linguistiche,
con
quelle
sociolinguistiche
e
con
quelle
pragmatiche
CAPITOLO
5:
Tecniche
in
contesti
CLIL
CLIL
=
Content
and
Language
Integrated
Learning
à
metodologia
promossa
negli
anni
Novanta.
Idea
di
fondo:
tutti
i
docent
delle
scuole
primarie
e
secondary
possono
contribuire
insegnando
la
propria
disciplina
in
una
lingua
diversa
da
quella
maternal
degli
allievi.
In
questo
modo
la
seconda
lingua
entra
nel
curricolo
in
modo
trasversale,
non
solo
come
oggetto
di
apprendimento
in
sé.
PUNTO
DI
FORZA:
bilinguismo
precoce
nelle
giovani
generazioni
+
possibilità
di
acquisire
in
due
lingue
i
linguaggi
settoriali
delle
discipline
di
studio,
da
utilizzare
in
futuro
nella
professione
o
negli
studi
universitari;
20
PUNTO
DI
DEBOLEZZA:
quando
le
competenze
linguistiche
del
docente
sono
carenti,
quando
mancano
le
competenze
metodologiche,
quando
i
materiali
didattici
non
sono
adeguati,
quando
le
compeenze
degli
student
in
L2
sono
sufficienti
per
la
comunicazione
ma
non
per
lo
studio.
I
principi
della
metodologia
CLIL
Insegnare
secondo
la
metodologia
CLIL
richiede
la
capacità
di
rendere
applicative
alcuni
principi
teorici
specifici
dell’insegnamento
L2,
specifici
dell’insegnamento
della
L2
in
contesto
migratorio
o
specifici
dello
stesso
CLIL.
La
teoria
dell’input
à
Krashen:
teoria
dell’input
comprensibile
–
il
docente
dovrebbe
valutare
la
comprensibilità
dell’input
dal
punto
di
vista
degli
apprendenti
e
modificarlo,
secondo
quelle
che
presume
siano
le
loro
competenze
di
comprensione,
aggiungendo
qualche
elemento
di
difficoltà
(i
+1).
Long:
teoria
dell’input
modificato
e
interattivo
–
l’input
in
base
alle
competenze
non
basta.
Non
si
impara
a
parlare
in
L2
ascoltando
parlare
in
L2.
Importante
è
coinvolgere
gli
studenti
anche
in
interazioni
orali
significative.
Molto
importante:
la
capacità
del
docente
di
stimolare
l’interesse
per
la
disciplina.
La
distinzione
fra
acquisizione
e
apprendimento
à
Krashen
–
l’acquisizione
è
un
processo
inconscio,
che
si
sviluppa
attraverso
interazioni
significative
e
naturali,
portando
a
interiorizzare
in
modo
stabile
e
duraturo;
l’apprendimento
è
invece
consapevole
e
razionale,
con
esiti
positivi
a
breve
termine
e
con
la
sola
funzione
di
monitoraggio
e
autocorrezione,
e
si
realizza
in
contesti
eucativi.
Nel
CLIL
si
realizza
quando
Krashen
auspica:
che
l’attenzione
sia
rivolta
al
contenuto
e
poi
alla
forma.
L’attenzione,
essendo
focalizzata
sul
contenuto,
comporta
che
la
lingua
venga
appresa
in
modo
inconsapevole.
La
noticing
hypothesis
à
Schmidt
–
teoria
dell’attenzione
alla
forma.
L’apprendente
potrà
costruire
via
via
la
propria
interlingua
solo
se
viene
guidato
a
notare
i
fenomeni
linguistici
che
emergono
nell’input
a
cui
è
esposto
e
nel
proprio
output,
negoziandone
i
significati
con
il
docente
e
con
i
compagni.
Nel
contesto
CLIL
gli
student
saranno
spiti
a
tenere
sotto
controllo
il
contenuto
ma
anche
la
forma
attraverso
cui
questo
viene
veicolato.
MANIPOLAZIONE,
COMPLETAMENTO
FRASI
E
SCHEMI,
EVIDENZIAZIONE,
PATTRN
DRILL,
RIPETIZIONE,
INDIVIDUAZIONE
ERRORE,
MATCHING,
RIORDINO
à
tecniche
che
permettono
di
concentrarsi
su
aspetti
formali,
ancheindipendentemente
dal
contenuto,
per
favorire
il
fissaggio
e
la
memorizzazione.
La
teoria
dell’interlingua
à
se
si
confronta
la
produzione
di
un
nativo
e
di
un
apprendente
non
nativo,
si
nota
che
la
lingua
di
quest’ultimo
è
caratterizzata
da
elementi
della
L2,
ma
anche
da
elementi
provenienti
da
altre
lingue
a
lui
note
(certi
tratti
della
pronuncia,
traduzioni-‐calco
di
elementi
lessicali
o
sintattici),
a
cui
si
aggiungono
elementi
estranei
sia
alla
L1
che
alla
L2,
sotto
forma
di
ipotesi
errate
sul
funzionamento
della
L2)
à
gli
errorisono
preziosi
per
il
docente,
perchè
possono
permettergli
di
interpretare
i
21
processi
mentali
che
ne
sono
la
causa,
in
modo
da
rendere
consapevoli
anche
gli
apprendenti
e
guidarli
verso
il
loro
superamento.
La
teoria
dell’iceberg
e
i
concetti
di
BICS
e
CALP
à
Cumminis
–
la
competenza
linguistica
in
una
o
più
lingue
dipende
da
un
unico
sistema
cognitive:
usando
la
metafora
dell’iceberg,
le
punte
emergent
si
possono
paragonare
alle
realizzazioni
nelle
lingue
diverse
di
cui
il
soggetto
dispone,
tutte
però
collegate
alla
base
da
un’unica
fonte
di
pensiero,
una
sorta
di
centrale
operativa
che
dirige
le
sue
abilità
cognitive,
che
gli
permettono
di
comprendere,
sintetizzare,
sviluppare
un
ragionamento
coerente,
indipendentemente
dalla
lingua
usata.
BICS
à
abilità
communicative
di
base,
che
i
bambini
o
adolescenti
neoarrivati
da
paesi
con
lingue
e
culture
diverse
sviluppano
in
tempi
abbastanza
brevi
(presentarsi,
parlare
dei
propri
interessi,
interagire
negli
scambi
quotidiani).
CALP
à
abilità
cognitive
superiori,
che
servono
per
accedere
ai
contenuti
disciplinari
anche
senza
il
supporto
del
contesto
comunicativo.
Tipo
di
compiti
che
gli
alunni
di
madrelingua
diversa
da
quella
del
contesto
scolastico
sono
in
grado
di
svolgere:
-‐ compiti
a
bassa
richiesta
cognitiva,
che
richiedono
un
uso
molto
limitato
della
lingua
à
tecniche
di
osservazione,
conversazione,
drammatizzazione,
role
play;
-‐ compiti
a
bassa
richiesta
cognitiva,
focalizzati
sulla
lingua,
con
scarso
supporto
del
contesto
à
ripetizione,
completamento
frasi,
completamento
parole,
manipolazione,
pattern
drill;
-‐ compiti
ad
alta
richiesta
cognitive
che
possono
utilizzare
i
supporti
forniti
dal
contesto
à
griglia,
gioco
su
schema,
transcodificazione,
cloze,
task,
jigsaw,
discussione;
-‐ compiti
ad
alta
richiesta
cognitive
focalizzati
sulla
lingua,
con
scarso
supporto
del
contesto
à
riconocimento
di
informazioni,
riassunto,
monologo,
stesura
appunti,
stesura
testo
scritto,
traduzione,
mediazione,
uso
di
tecniche
enigmistiche
(soluzione
o
invenzione
di
parole
crociate).
-‐
Le
competenze
parziali
in
L2
à
l’idea
è
di
non
pretendere
che
gli
alunni
raggiungano
una
competenza
equilibrate
e
ottimale
in
tutte
le
competenze
e
attività
linguistico-‐
comunicative,
ma
diprivilegiare
quelle
più
funzionali
ai
loro
obiettivi
del
momento.
Il
docente
deve
promuovere
gradualmente
e
parallelamente
l’apprendimento
dei
contenuti
disciplinary
adeguati
all’età
e
alla
classe
in
cui
il
soggetto
è
inserito,
secondo
il
curricolo
di
studio,
e
al
tempo
stesso
deve
incrementare
le
competenze
linguistiche
nella
lingua
in
cui
è
impartito
l’insegnamento,
che
non
è
lalingua
maternal
degli
apprendenti,
con
una
particola
attenzione
al
linguaggio
settoriale
della
disciplina.
Le
competenze
da
raggiungere
in
L2
per
uno
student
CLIL
della
scuola
superior
si
collocano
fra
il
livello
A2
e
il
livello
B2,
a
seconda
del
tipo
di
attività
da
svolgere
in
relazione
all’età
e
agli
obiettivi
di
studio
lingua/contenuto.
Studente
universitario:
tra
B1
e
C1,
secondo
i
diversi
tipi
di
attività
inerenti
ilauo
studio
accademico.
22
La
teoria
delle
4C
à
il
CLIL
si
caratterizza
per
4
concetti,
noti
in
inglese
come
the
4
Cs:
-‐ CONTENT
àlo
sviluppo
delle
conoscenze
e
delle
abilità
specifiche
della
disciplina
deve
essere
garantito
e
non
va
penalizzato
dal
fatto
di
essere
associate
al
potenziamento
della
L2;
-‐ COGNITION
à
(aspetti
cognitivi)
il
conteuto
disciplinare
che
gli
allievi
si
impegano
ad
apprendere
è
legato
alle
abilità
cognitive
che
si
sviluppano
nell’apprendimento;
-‐ COMMUNICATION
à
gli
alunni
dovranno
essere
stimolati
a
partecipare
alla
lezione,
esprimento
idee,
pensieri,
valori
in
L2
(le
sole
modifiche
dell’input
non
bastano);
-‐ CULTURE
à
la
consapevolezza
interculturale
è
fondamentale
nel
CLIL
e
potrà
essere
stimolata
a
partire
dall’analisi
di
testi
e
grazie
alla
discussion
in
classe,
non
solo
in
L2.
Adottare
una
metodologia
CLIL
=
puntare
a
sviluppare
negli
alunni
una
migliore
padronanza
della
L2
attraverso
lo
studio
in
l2
di
contenuti
disciplinari
in
situazioni
di
apprendimento
“reale”,
favorire
una
loro
maggiore
consapevolezza
dei
contenuti
disciplinari
acquisiti
tramite
la
L2,
formare
una
conoscenza
complessa
e
integrate,
educare
a
un
approccio
interculturale
al
sapere,
favorire
un’educazione
plurilingue.
Le
4c
mettono
in
discussion
una
modalità
direttiva
e
frontale
di
trasmissione
del
sapere.
Le
tecniche
a
sostegno
dell’apprendimento
lingua/contenuto
CLIL
Interdisciplinarietà
del
CLIL.
Le
tecniche
didattiche
più
specifiche
del
CLIL
(le
seguenti
riflessioni
sono
adatte
anche
all’insegnamento
di
qualsiasi
disciplina,
utilizzando
qualsiasi
L2):
Le
strategie
di
scaffolding
à
(impalcatura)
=
processo
di
support
agli
student
fornito
loro
durante
il
percorso
di
apprendimento
dal
docente
e
dale
tecniche
didattiche
che
utilizza.
Lo
scaffolding
nel
CLIL
si
manifesta
sotto
forma
di:
-‐ strategie
di
supporto
per
rendere
comprensibile
l’input
a
cui
sono
esposti
gli
studenti
à
strategie
verbali
(parafrasi,
riformulazioni,
esemplificazioni,
ripetizioni,
presentazione
per
punti,
rielaborando
un
testo
scomponendolo
in
più
parti),
non
verbali
(uso
di
realia,
immagini,
power
point,
evidenziazione
grafica
di
parti
del
testo,
grafici,
mappe
concettuali,
line
del
tempo);
-‐ strategie
di
support
per
facilitare
l’output
degli
studenti
à
strategie
verbali
(parole
chiave,
parole
tipiche
della
disciplina,
inizi
di
frase
per
completare
un
testo,
traccia
scritta
per
produrre
un
testo,
scritto
o
orale),
non
verbali
(immagini,
grafici,
altri
supporti
visivi
per
la
costruzione
di
un
testo,
scritto
o
orale);
-‐ momenti
di
focalizzazione
sulla
lingua
à
glossari,
mappe
lessicali..
-‐ momenti
di
focalizzazione
sul
contenuto
à
con
tecniche
adatte
perpromuovere
la
expectancy
grammar:
cloze,
domande
guida,
griglie
da
completare..).
Nel
CEFR
Companion
si
indicano
alcune
strategie
di
mediazione
che
ben
si
applicano
al
principio
di
scaffolding
associate
al
CLIL,
per
rendere
un
testo
più
comprensibile,
-‐
amplificandolo
(amplifying
a
dense
text):
aggiunte
di
titoli
e
sottotitoli,
esempi,
immagini,
schemi,
riformulazioni
23
o
-‐ razionalizzandolo
(streamlining
a
text):
evidenziando
delle
parole
chiave,
raggruppando
le
idee,
eliminando
ripetizioni
e
digressioni
inutile
o
fuorvianti
e
tutto
ciò
che
non
è
rilevante.
Un
modo
per
facilitare
la
comprensione
di
un
testo
consiste
nell’affiancarlo
a
immagini
esplicative
e
chiedere
agli
student
di
confrontarlo
con
alcune
affermazioni
vere
e
altre
false.
OPPURE:
support
all
alettura
mediante
la
tecnica
della
scelta
multipla
finalizzata
al
riconoscimento
informazioni
+
attività
di
parafrasi
e
riassunto
mediante
pairing
+evidenziazione
di
parole
difficili
e
a
loro
perifrasi
ed
esplicitazione
(molto
efficace
con
terminologie
molto
specifiche
dei
diversi
linguaggi
settoriali).
ALTRO
ESEMPIO
DI
COMPRENSIONE
GUIDATA:
lettura
delle
scelte
multiple
ancor
prima
della
vision/ascolto,
in
modo
da
sfruttare
il
loro
contenuto
come
impalcatura
per
attivare
le
aspettative
e
favorire
l’individuazione
delle
informazioni
richieste.
Poi:
riassunto
orale
del
testo
mediante
pairing,
evidenziazione
delle
parole
difficili,
perifrasi
ed
esplicitazione
di
queste.
ALTRO
ESEMPIO
DI
IMPALCATURA:
mappa
concettuale
o
diagramma
di
flusso
per
realizzare
un
testo
argomentativo.
Una
difficoltà
intrinseca
di
un
testo
settoriale
riguarda
la
terminologia
specifica,
il
suo
rapport
con
il
lessico
comune
ad
alta
frequenza
e
le
caratteristiche
testuali
tipiche
delle
diverse
aree
disciplinari.
L’ampliamento
del
lessico
di
uso
quotidiano
e
la
capacità
di
comprendere
e
produrre
testi
che
seguono
norme
diverse
rispetto
al
parlato
e
allo
scritto
di
media
formalità
rappresentano
degli
obiettivi
didattici
importanti.
Ø in
certi
casi
l’attenzione
alla
lingua
(settoriale)
potrà
prevalere
rispetto
all’attenzione
al
contenuto,
e
potrà
essere
favorita
da
tecniche
quali:
completamento
parole
o
frasi,
costellazione,
cloze
mirato,
evidenziazione,
individuazione
errore,
esclusione,
inclusion,
seriazione,
sequenziazione,
manipolazione,
matchin,
pattern
drill,
perifrasi,
riordino,
celta
binaria
V/F,
scelta
multipla,
traduzione,
transcodificazione;
Ø in
altri
casi
il
focus
sarà
sul
contenuto,
ma
stesse
tecniche.
Ø Focus
sulla
disciplina:
matching
–
abbinare
la
definizione
giusta
ai
termini
settoriali
che
indicano
(es.
diverse
aree
scientifiche
legate
allo
studio
del
corpo
umano)
Le
strategie
di
mediazione
concettuale:
guidare
il
lavoro
di
gruppo
à
nel
CLIL
l’acquisizione
delle
nozioni
e
i
concetti
legati
alla
disciplina
di
studio
è
trasversale
a
ogni
attività.
A
differenza
dell’insegnamento
centrato
solo
sulla
L2,
quila
scoperta
di
argomenti
nuovi
è
costante
e
gli
allievi
sono
gradualmente
coinvolti
in
attività
di
complessità
crescent
sul
piano
cognitivo.
Tra
gli
obiettivi
caratterizzanti
del
CLIL:
cognitive
mediation
à
coinvolgere
gli
studenti
in
attività
cognitivamente
stimolanti,
favorire
le
competenze
CALP,
utilizzabili
in
qualsiasi
disciplina.
Per
rendere
operative
questi
principi
il
docente
CLIL
dovrà
favorire
lo
sviluppo
e
l’interazione
di
idee
incoraggiandone
lo
scambio.
4
obiettivi
fodndanti:
1. Contenuto
24
2. Comunicazione
3. Cultura
4. Aspetti
cognitivi
Tra
le
tecniche
imprescindibili:
la
domanda
à
il
docente
può
pore
domande
dimostrative
(o
di
esibizione),
che
servono
per
verificare
la
conoscenza
e
le
competenze
degli
allievi,
domande
referenziali
(il
docente
non
conosce
la
risposta).
Domande
di
ordine
inferiore:
comportano
nella
risposta
ragionamenti
poco
elaborate.
Domande
di
ordine
superiore:
implicano
processi
mentali
più
complessi.
Le
domande
congitivamente
più
semplici
sono
quelle
referenziali,
a
cui
si
risponde
cercando
informazioni
sul
testo.
Le
domande
inferenziali
sono
cognitivamente
più
complesse,
richiedono
conoscenze
enciclopediche
più
ampie.
Domande
elicitazione:
stimolano
lo
studente
in
modo
libero.
Domande
facilitanti
(se
le
competenze
linguistiche
sono
limitate):
V/F.
Domanda
aperta:
mette
in
gioco
tutte
le
abilità
dello
student
(comprensione
orale,
produzione
orae).
Utili
le
tecniche
di
tipo
cooperativo,
quelle
in
cui
gli
studenti
lavorano
insieme
alla
realizzazione
di
un
compito:
pairing
(ipotesi
sullo
svoglimento
di
un
compito),
jigsaw
(gli
studenti
mettono
insieme
informazioni
raccolte
da
ciascuno
separatamente
per
realizzare
un’attività
in
comune).
Task
–
il
compito
viene
svolto
in
modalità
cooperative
fuori
dalla
classe
e
può
consistere
nello
svolgimento
di
un
sondaggio
su
un
argomento
di
storia,
in
una
raccolta
di
dati
in
ambito
artistico..
Tecniche
utilizzabili
allo
scopo
di
promuovere
la
lingua
e
il
contenuto
à
brainstorming,
costellazione,
transcodificazione,
discussione,
esplicitazione,
esplorazione
parole
chiave,
evidenziazione,
individuazine
errore,
matching,
riordino,
riconoscimento
informazioni,
parafrasi,
perfrasi,
seriazione,
sequenziazione,
stesura
testo
scritto,
monologo.
Stesura
appunti:
mette
alla
prova
sulla
capacità
del
reperimento
di
nuclei
informative
e
della
loro
sintesi
e
riorganizzazione
in
un
testo
nuovo.
CAPITOLO
6:
Tecniche
ludiche:
formali,
semantiche,
logiche
e
communicative
Ludolinguistica
applicata.
Gli
enigma
sono
particolarmente
importanti
per
lo
sviluppo
della
cosiddetta
“fluenza
concettuale”.
Le
attività
ludiche
(parole
crociate,
parole
nascoste,
parole
mescolate,
anagrammi,
acrostici,
rebus,
giochi
logici..)
rafforzano
il
processo
di
apprendimento,
lo
agevolano,
lo
stimolano.
Per
questo
mottivo
oggi
queste
attività
fanno
parte
intrinseca
dei
corsi
e
approcci
per
l’insegnamento
della
gramatica,
del
lessico
e
di
varie
competenze
communicative
e
cognitive.
Le
tecniche
ludiche
comprendono
le
tecniche
per
l’esercitazione
formale,
per
lo
stimolo
dell’attività
linguistica
autonoma.
Il
docente
deve
confezionare
il
gioco
didatticamente,
orientandolo
in
vista
degli
obiettivi
comunicativi,
concettuali
e
grammaticali
che
vuole
raggiungere
nell’unità
didattica.
Le
tecniche
ludiche
portano
allo
sviluppo:
-‐ della
capacità
autonoma
di
usare
la
L2
in
modo
creative;
-‐ del
dominio
consapevole
delle
forme
grammaticali,
delle
funzioni
communicative
e
dei
modelli
concettuali
della
L2;
-‐ della
capacità
di
tarrre
divertimento
dalla
L2;
25
-‐dalla
capacità
di
risolvere
problem
tramite
la
L2;
-‐dell’abilità
di
usare
la
L2
come
veicolo
del
pensiero;
Tecniche
ludiche
formali
Sono
attività
enigmistiche
che
focalizzano
l’attenzione
del
discente
sulle
forme
strutturali
della
L2.
Tra
moltissime
tecniche
ludiche
formali:
-‐ parole
intrecciate
(crucipuzzle)
à
permette
al
discente
di
identificare
le
parole
nella
loro
struttura
morfologica
o
di
decifrare
il
rapport
tra
forma
e
significato.
L’obiettivo
è
cercare
parole
in
un
insieme
di
lettere.
Le
lettere
restanti
possono
formare
una
parola
chiave.
Le
parole
da
ricercare
possono
essere
verbi
in
una
determinate
coniugazione,
aggettivi..;
-‐ parole
mescolate
à
permette
di
focalizzare
l’attenzione
del
discente
sulla
fonetica
e
sulla
morfologia
elle
parole,
mostrando
di
saper
combinare
i
fonemi
in
un
modo
morfologicamente
adatto
(es.
MBAAG
àGAMBA);
-‐ anagrammi
à
coinvolge
la
permutazione
dell
lettere
di
una
parola
o
espressone
in
modo
da
creare
una
parola
o
un’espressione
nuova
(es.
ATTORE
=
TEATRO)
–
spesso
il
significato
risulta
affine.
Attività
ludica
sia
formale
sia
contenutistica
(anagramma
semplice,
a
nagramma
a
frase,
frase
anagrammata
in
parola,
frase
anagrammata
in
altra
frase);
-‐ rebus
à
tecnica
ludica
formale
in
cui
una
vignetta
o
un’espressione
sono
nascoste
mediante
simboli,
permutazioni
di
lettere,
immagini,..
.
Obiettivo:
ricavarne
la
frase
risolutiva
o
nascosta.
-‐ intrusivi
visivi
à
coinvolge
il
discente
nell’uso
della
logica
visiva
assieme
all’attivazione
della
conoscenza
dell
lessico.
-‐ il
gioco
del
tris
à
un
singolo
discente
deve,
ad
esempio,
trovare
tre
parole
verticali,
orizzontali
o
diagonali
che
hanno
qualcosa
in
comune
(es.
tre
parole
al
femminile);
-‐ labirinti
verbali
à
si
tratta
di
trovare
espressioni
n
un
labirinto
di
lettere
(aspetto
sintattico-‐contenutistico).
Tecniche
ludiche
semantiche
Focalizzano
la
mente
sul
significato,
anzichè
sugli
aspetti
formali.
-‐ acrostici
à
trovare
per
mezzo
di
definizioni
un
certo
numero
di
parole,
le
cui
iniziali,
lette
di
seguito,
danno
la
parola
chiave;
-‐ parole
crociate
-‐ crittogrammi
à
il
crittogramma
si
compone
di
parti
in
preciso
rapport
tra
di
loro.
Si
tratta
di
trovare
una
frase
risolutiva
attraverso
sostituzioni
precise.
-‐ intrusi
semantici
à
es.
quale
parola
non
c’entra
con
le
altre
della
lista?
Tecniche
ludiche
logiche
Focalizzano
la
mente
del
discente
su
una
situazione
enigmistica
da
risolvere
con
la
logica.
Per
risolvere
tale
problema
logico,
si
dovrà
conoscere
il
lessico,
la
grammatical,
il
dominio
concettuale
appropriati.
26
-‐ enigma
-‐-‐>
ce
ne
sono
di
diversi
tipi
-‐ indovinello
à
un
breve
componimento
che
in
forma
oscura
e
ambigua
allude
a
una
parola
o
a
un
concetto
da
indovinare.
È
un
gioco
mentale
associativo
che
possiede
molte
caratteristiche
psicodidattiche
che,
complessivamente,
portano
alla
cosiddetta
fluenza
concettuale
(abilità
dic
orrelare
gli
elementi
formali
della
L2
con
i
pensieri,
con
gli
atteggiamenti,
con
gli
schemi
culturali,
spesso
codificati
attraverso
il
linguaggio
figurato
della
L2).
È
basato
su
un
linguagio
metaforico-‐associativo.
Quale
materiale
si
può
usare
per
favorire
lo
sviluppo
della
fluenza
concettuale?
Che
attività
implica?
L’indovinello
si
presta
a
questo
scopo,
data
la
sua
ricchezza
di
contenuto
metaforico.
La
nozione
di
fluenza
concettuale
è
motivate
dale
ricerche
sulla
metafora,
che
presuppone
l’abilità
di
correlare
il
sistema
linguistico
alsistema
concettuale
attraverso
la
metaforizzazione.
L’aspetto
più
notevole
dell’indovinello
è
la
sua
ambiguitá:
fa
pensare
in
una
direzione
(denotative-‐informazionale),
prima
di
deviare
verso
un’altra
direzione
(connotative-‐
culturale)
per
la
sua
risoluzione.
Tipologie
di
indovinelli:
o intraconcettuali
à
la
soluzione
sta
nell’indovinello
stesso
o intralessicali
à
la
soluzione
si
trova
nelle
parole
o intrastrutturali
à
la
struttura
sillabica
o
sintattica
gioca
un
ruolo
importante
nella
soluzione
o omostrutturali
à
la
risposta
si
basa
sull’omofonia
o basati
sulla
polisemia
o che
definiscono
la
risposta
ma
in
modo
metaforico
o basati
sulla
descrizione
delle
funzioni
pratiche
del
lessema
o che
usano
la
strategia
della
negazione
o basati
su
un
gioco
si
antonimi
o basati
su
una
situazione
che
sembra
paradossale,
ma
che
è
logica
o che
descrivono
un
oggetto
basandosi
sulle
sue
funzioni
Tecniche
ludiche
comunicative
Il
gioco
comunicativo
costituisce
una
tecnica
ludica
ache
proietta
gli
student
in
situazioni
interattive.
Il
docente
può
agire
come
risorsa
linguistica
o
“suggeritore”.
Esempi
di
giochi
à
rubabandiera,
indovina
chi
è,
il
gioco
del
mimo,
flashcards,
gioco
dell’oca,
memory
-‐ giochi
individuali,
a
coppie
o
a
squadre
-‐ giochi
da
tavolo
CAPITOLO
7:
Tecniche
e
modelli
di
gestione
della
classe
Se
quello
che
caratterizzava
gli
approcci
e
i
metodi
che
hanno
preceduto
l’approccio
comunicativo
era
la
loro
totale
identificazione
con
una
certa
tipologie
di
tecniche,
la
più
recente
glottodidattica
prevede
invece
la
possibilità
di
scegliere
tra
un’ampia
gamma
di
tecniche,
purchè
utilizzate
in
relazione
a
specifici
parametri
à
obiettivi
da
conseguire,
il
momento
del
percorso
didattico
in
cui
una
tecnica
viene
utilizzata.
27
Diadori
suddivide
i
modelli
di
gestione
delle
attività
in
classe
in
tre
macro
categorie:
il
modello
a
stella,
il
modello
a
reticolo,
il
modello
a
isolotti.
Ciascun
modello
è
caratterizzato
da
una
diversa
caratterizzazione
spaziale
all’interno
della
classe,
prevede
un
diverso
tipo
di
interazione
fra
il
docente
e
gli
apprendenti.
Attraverso
i
diversi
modelli
di
gestione
della
classe
il
docente
può
mettere
in
atto
diversi
formati
didattici,
e
proporre
diverse
tecniche
didattiche.
Il
modello
a
stella
Ha
rappresentato
il
riferimento
prevalente
dell’approccio
formalistico.
È
quello
all’interno
del
quale
si
realizza
meglio
la
lezione
frontale,
format
didattico
sul
quale
si
basava
il
metodo
gramamticale
traduttivo
(che
faceva
riferimento
a
un
modello
a
stella
monodirezionale,
ovvero
una
stella
che
ha
il
suo
fulcro
nel
docente,
il
solo
ad
avere
diritto
di
parola).
Il
format
didattico
realizzabile
all’interno
di
tale
modello
è
esclusivamente
la
lezione
frontale
e
le
tecniche
che
questo
consente
di
mettere
in
atto
sono:
la
presentazione
di
regole,
il
dettato,
la
domanda,
la
traduzione,
la
manipolazione,
il
cloze
mirato,
la
ripetizione
o
la
stesura
di
testo
scritto.
La
lezione
frontale
viene
superata
con
l’introduzione
dell’approccio
comunicativo.
Ma
il
modello
a
stella
può
essere
utilizzato
anche
nell’ambito
di
una
didattica
di
impronta
comunicativa
e
orientata
verso
l’azione
(fra
le
attività
proposte
occupano
uno
spazio
considerevole
i
task,
i
giochi
su
schema,
i
role
play,
tutte
tecniche
che
richiedono
spesso
spiegazioni
molto
dettagliate
che
affidano
al
docente
un
ruolo
imprescindibile).
Con
l’introduzione
dell’approccio
comunicativo
il
modello
a
stella
subisce
una
leggera
ma
sostanziale
modifica:
anzichè
essere
monodirezionale,
può
consentire
interventi
da
parte
degli
apprendenti
che
possono
pore
domande
o
richiedere
chiarimenti
(modello
a
stella
bidirezionale)
à
maggiore
coinvolgimento
degli
apprendenti
(tecniche:
domanda,
domanda-‐elicitazione,
analisi/riflessione
metalinguistica).
Il
modello
a
reticolo
Evoluzione
comunicativa
del
modello
a
stella
bidirezionale.
Questo
modello
prevede
che
gli
apprendenti
(disposti
in
cerchio
o
in
modo
che
possano
vedersi
in
faccia)
prendano
la
parola
quanto
più
liberamente
possibil
e
che
il
docente
assuma
un
ruolo
sempre
meno
preminente.
Il
docente
diventa
moderatore
di
flussi,
gestore
dei
turni
di
parola,
stimolo
per
gli
apprendenti
a
parlare
o
a
scoprire
meccanismi
linguistici.
L’interazione
potrà
avventire
sia
docente-‐apprendente,
che
tra
gli
apprendneti
stessi.
Questa
disposizione
dela
classe
permette
di
realizzare
formati
diversi
della
lezione
frontale:
-‐di
problem
solving
o
scoperta
mirata
(tecniche:
domanda-‐elicitazione,
riconoscimento
informazioni,
esplicitazione,
di
tipo
insiemistico);
-‐di
studio
del
caso
(tecniche:
domanda-‐elicitazione,
discussione);
-‐di
discussione
o
seminario
-‐di
progetto
(task,
discussione);
di
espressione
libera
e
individuale
o
brainstorming.
28
In
alcuni
casi
il
docente
può
scegliere
di
collocarsi
all’interno
del
cerchio,
per
coinvolgere
gli
studenti,
farli
parlare.
Il
modello
a
isolotti
Prevede
di
suddividere
la
classe
in
copie
o
piccolo
gruppi.
Il
docente
si
sposta
fuori
dalla
scena,
diventando
una
risorsa
esternaalla
quale
gli
apprendenti
possono
ricorrere.
Tutti
i
partecipanti
potranno
prendere
parola
in
maniera
libera
(turni
lunghi
e
più
frequenti).
Tale
modello
viene
introdotto
nella
didattica
delle
lingue
con
l’avento
dell’approccio
comunicativo
à
classe:
universe
di
socialità.
Tecniche:
role
play
(role
taking
e
role
making),
drammatizzazione,
conversazione,
discussione
(in
gruppo),
i
giochi
su
schema,
tecniche
umoristiche.
Il
lavoro
collettivo
può
riguardare
anche
la
stesura
del
testo
scritto.
È
attraverso
il
modello
a
isolotti
che
si
realizza
l’approccio
cooperativo,
che
ha
come
vantaggio
lo
sviluppo
della
riflessione
metacognitiva
e
la
promozione
delle
abilità
di
relazione
e
di
un
buon
clima
di
classe.
L’approccio
cooperativeo
ha
tra
i
suoi
punti
cardine
l’interdipendenza
positiva
e
lo
sviluppo
delle
abilità
sociali.
Interdipendenza
positiva
à
consapevolezza
dell’importanza
della
collaborazione
fra
compagni
ai
fini
di
un
migliore
apprendimento.
Può
essere
promossa
tramite:
-‐ la
condivisione
di
obiettivi
e
risorse
-‐ la
ripartizione
di
compiti
e
di
ruoli
-‐ la
responsabilità
individuale
e
collettiva
anche
ai
fini
della
valiutazione
Sviluppo
della
abilità
sociali
à
solo
dopo
aver
imparato
a
conoscersi,
a
fidarsi
gli
uni
degli
altri,
a
comunicare
con
chiarezza
e
precision,
ad
accettarsi
e
sostenersi
a
vicenda,
a
risolvere
i
conflitti
in
maniera
costruttiva,
gli
apprendenti
saranno
in
grado
di
mettere
in
pratica
le
abilità
necessarie
ai
fini
della
gestione
del
gruppo
e
del
funzionamento
delle
attività
necessarie
per
promuovere
l’apprendimento.
Il
docente
dovrà:
-‐ definire
gli
obiettivi,
formare
i
gruppi,
organizzare
i
materiali;
-‐ analizzare
il
compito
assegnato
e
prendere
decisiponi
organizzative;
-‐ monitorare
i
gruppi
e
le
abilità
sociali,
favorire
l’interazione
e
chiedere
i
necessari
chiarimenti
per
migliorare
l’attività
di
gruppo;
-‐ valutare
il
funzionamento
del
gruppo
e
l’evolversi
dell’apprendimento.
Tecniche
à
di
tipo
ludico
(utili
per
la
creazione
del
clima
della
classe
e
lo
sviluppo
delle
abilità
sociali);
tecniche
cooperative
semplici
e
complesse(pairing,
jigsaw);
il
project
work.
Il
modello
a
platea
Proiezione
di
un
video
in
classe.
Prima
della
visione
di
un
film
à
es.
brainstorming;
durante
la
visione
si
può
chiedere
agli
apprendenti
di
fare
attenzione
a
particolari
aspetti
(riconoscimento
informazioni);
alla
fine
à
discussione,
stesura
di
testo
scritto.
29
Il
modello
a
platea
può
essere
indicato
anche
per
attività
di
tipo
ludico
à
gioco
del
mimo;
o
in
fase
di
task,
ad
esempio
quando
è
il
momento
di
riferire
alla
classe
il
risultato
di
una
ricerca
svolta.
Il
punto
focale
nel
modello
a
platea
può
essere
uno
degli
apprendenti,
o
un
gruppo,
ma
anche
qualcos’altro
(es.
uno
schermo
nel
caso
della
visione
di
un
film).
Modello
monodirezionale
ma
con
focus
opposto
rispetto
al
modello
a
stella.
Il
modello
a
ferro
di
cavallo
Variante
più
partecipativa
del
modello
a
platea.
Si
presta
a
far
mettere
in
atto
le
tecniche
viste
per
il
modello
a
platea:
brainstorming,
discussione,
e
può
consentire
anche
giochi
su
schema,
specie
quelli
che
richiedono
un
lavoro
a
catena
(es.
passaparola).
Il
modello
laboratorio
informatico
e/o
multimediale
Uno
student
o
piccolo
gruppi
a
postazione.
Pattern
drill,
esercizi
di
manipolazione,
cloze
mirati,
riordino,
tecniche
enigmistiche.
Grazie
all’uso
del
computer
à
stesura
testo
+
studenti
insieme.
Il
modello
tavolata
(senza
capotavola)
Ricorda
il
modello
a
reticolo,
ma
viene
assegnato
al
docente
il
ruolo
di
counselor
(Silent
Way
–
Gattegno),
è
presente
ma
non
in
funzione
direttiva.
Il
lavoro
si
svolge
a
gruppi,
a
coppie,
o
individualmente.
Ideale
per
lo
svolgimento
di
attività
di
tipo
cooperativo
o
per
ricerche,
per
realizzare
task,
role
play,
conversazioni
o
discussion,
così
come
per
svolgere
un
project
work.
CAPITOLO
8:
Tecniche
e
fasi
del
lavoro
in
classe
(con
esempi)
Classificazione
di
tecniche
alle
quali
fare
riferimento
nell’ambito
di
una
didattica
comunicativa.
Non
si
tratta
di
un
inventario
chiuso
e
definitivo,
ma
aperto
all’introduzione
di
tecniche
sempre
nuove.
50
tecniche
selezionate,
presentate
sotto
una
prospettiva
operativa:
sono
state
osservate
e
descritte
le
diverse
tecniche
facendo
riferimento
alle
operazioni
didattiche
che
con
il
loro
tramite
possono
essere
compiute.
+
alcuni
esempi
tratti
da
manuali
per
la
didattica
dell’italiano
L2
di
recente
pubblicazione.
Le
tecniche
non
sono
valutate
come
“buone”
o
“cattive”,
ma
in
funzione
della
loro
minore
o
maggiore
coerenza
rispetto
al
metodo
al
quale
fanno
riferimento
e
rispetto
all’obiettivo
che
tramite
esse
si
intende
conseguire.
à
il
processo
di
apprendimento
deve
sempre
seguire
un
percorso
coerente
e
funzionale,
tale
d
consentire
un’acquisizione
duratura.
I
diversi
modelli
operativi
UNITÀ
DIDATTICA
–
primo
modelo
operative
strutturato
e
ben
definito,
introdotto
nella
glottodidattica
a
seguito
di
esperienze
realizzate
negli
anni
Trenta
negli
Stati
Uniti.
1.Prima
fase:
motivazione,
mira
a
esplorare
il
contesto
nel
quale
si
inserisce
il
testo
input.
30
2.Momento
della
globalità:
ha
come
obiettivo
l’incontro
col
testo
(orale
o
scritto)
e
si
conclude
con
una
prima
saldatura
tra
significanti
e
sifnigicati.
3.
Momento
analisi:
induzione
delle
strutture
e
del
lessico
4.
Sintesi:
fissazione
delle
strutture
e
del
lessico,
che
sono
poi
reimpiegati
in
maniera
guidata,
per
poi
essere
utilizzati
in
modo
libero
e
creative.
5.
Riflessione:
sistematizzazione
delle
strutture
grammaticali
6.
Verifica
delle
abilità
sviluppate
e
degli
obiettivi
perseguiti.
Questo
modello
rimane
alla
base
dell’insegnamento
per
molti
anni.
Ne
è
stata
poi
proposta
un’utilizzazione
che
definisce
il
tempo
di
durata
per
ognuna
delle
sue
fasi:
Prima
ora:
motivazione
e
primo
approccio
globale
al
testo
Seconda
ora:
analisi>sintesi>riflessione
Terza
ora:
aspetti
grammaticali
Quarta
ora:
rinnovo
della
motivazione
Dalla
quinta
ora:
verifica
finale
Ultime
due
ore:
commento
sulla
verifica
e
attività
di
preparazione
per
l’unità
successive
Modello
molto
rigido.
Non
è
efficace
in
presenza
di
tipologie
di
apprendenti
che
non
sono
in
grado
di
seguire
un
percorso
così
rigidamente
scandito
e
strutturato.
à
Elaborazione
di
modelli
operative
più
flessibili,
caratterizzati
da
obiettivi
parzialmente
diversi
fra
loro.
UNITÀ
DI
APPRENDIMENTO:
o
unità
minima
del
processo
acquisitivo.
Le
diverse
unità
di
acquisizione
costituiscono
una
rete
di
unità
inserite
all’interno
dell’unità
didattica.
UNITÀ
DIDATTICA/UNITÀ
DI
LAVORO:
parte
da
una
fase
iniziale
(contestualizzazione
culturalee
comunicativa)
e
si
conclude
con
una
verifica
(costituita
dall’output
comunicativo).
La
fase
central
ha
un
andamento
ciclico
ed
è
meno
strutturata
dell’unità
didattica,
in
quanto
prevede
un
ritorno
continuo
sul
testo.
Tutti
i
modelli
prevedono
sempre
una
fase
iniziale
di
motivazione
e
una
fase
finale
dedicate
alla
verifica
dell’acquisizione
dell’input
à
proposta
di
modello
totalmente
flessibile,
tale
da
potersi
adeguare
a
qualunque
situazione
comunicativa,
compreso
l’e-‐learning
e
da
poter
ricomprendere
i
precedent
modelli.
(modello
onnicomprensivo)àUNITÀ
DI
LAVORO:
INTRODUZIONE
-‐
SVOLGIMENTO
-‐
CONCLUSIONE
=
agli
altri
modelli
ricomprende
=
agli
altri
modelli
tutto
ciò
che
nelle
altre
fasi
è
previsto
nelle
fasi
intermedie
INTRODUZIONE:
momento
nel
quale
si
presentano
le
coordinate
situazionali
del
testo
e
il
testo
stesso,
si
sollecita
l’interesse
da
parte
degli
apprendenti,
si
elicitano
le
conoscenze
31
pregresse
di
ciascun
allievo
per
costruire
una
base
comune
di
conoscenze
enciclopediche
tali
da
conentire
a
tutti
di
attivare
la
expectancy
grammar
necessaria
per
una
migliore
comprensione
del
testo;
SVOLGIMENTO:
momento
nel
quale
si
svolgono
tutti
i
processi
necessari
affinchè
l’input
proposto
venga
acquisito
dagli
apprendenti
trasformandosi
in
intake
e
in
cui
si
dovrebbe
realizzare
la
maggior
parte
degli
obiettivi
didattici.
Il
testo
o
i
testi
proposti
devono
essere
compresi
in
questa
fase,
perchè
possano
costituire
il
punto
di
partenza
del
processo
di
induzione
e
quindi
dell’analisi
degli
elementi
oggetto
di
acquisizione
da
parte
degli
apprendenti.
Si
procede
poi
all’individuazione
della
regola,
la
sua
sistematizzazione
tramite
un
prcesso
diriflessione,
per
passare
alla
fissazione
e
al
rinforzo.
CONCLUSIONE:
ha
come
obiettivo
la
verifca
dell’acquisizione
dell’input
che
si
esplicherà
in
modi
e
forme
diverse.
Le
operazioni
didattiche
all’interno
dell’unità
di
lavoro
LA
FASE
DI
INTRODUZIONE
(Contestualizzazione):
sono
fornite
le
coordinate
della
situazione
comunicativa,
sono
introdotti
gli
elementi
lessiclai
e
culturali
relative
al
testo
input,
sono
sollecitati
lal
motivazione
e
l’interesse
degli
apprendenti,
e
viene
create
una
base
comune
per
partire
e
proseguire
col
percorso
didattico
previsto.
Operazione
didattica:
ELICITAZIONE
à
si
avvale
delle
abilità
di
ricezione
e
produzione
orale,
e
dell’interazione
orale.
Brainstorming:
libera
espressione
da
parte
di
tutti
gli
apprendenti
a
partire
da
una
parola
chiave
o
da
un’immagine.
Gli
apprendenti
potranno
interagire
tra
di
loro
e
con
il
docente.
Il
brainstorming
può
essere
avviato
dal
docente
o
dal
manuale.
Domanda-‐elicitazione:
una
domanda
del
docente
può
stimolare
gli
apprendenti
a
esprimersi,
elicitandone
le
conoscenze
di
tipo
lessicale
ma
anche
socioculturale
o
prgmatico-‐funzionale.
La
domanda-‐elicitazione
mira
a
sollecitare
interesse
e
curiosità
negli
apprendenti
o
a
far
notare
loro
particolari
caratteristiche
della
lingua.
La
risposta
è
ben
conosciuta
da
chi
pone
la
domanda.
Costellazione:
(o
diagramma
a
ragno)
consente
di
sintetizzare
e
fissure
graficamente
le
proposte
fornite
dagli
apprendenti
nel
brainstorming
o
alla
domanda-‐elicitazione,
costruendo
una
rete
semantic
ache
college
tra
di
loro
tutti
i
vocaboli
emersi.
Conversazione:
uno
degli
obiettivi
a
cui
deve
mirare
l’insegnante
è
l’interazione
fra
gli
apprendenti.
Un
modo
per
raggiungere
tale
obiettivo
è
la
conversazione
in
coppia.
Discussione:
tecnica
utile
per
elicitare
le
preconoscenze
degli
apprendenti.
Prevede
il
confront
fra
più
di
due
persone
e
può
talvolta
coinvolgere
anche
tutta
la
classe.
La
discussione
presuppone
che
il
discorso
si
sviluppi
anche
seguendo
le
caratteristiche
dell’argomentazione
orale.
Pairing:
si
basa
sullo
scambio
fra
pari
ai
fini
della
co-‐costruzione
fra
conoscenze.
Operazione
didattica:
PRESENTAZIONE
à
basata
su
un
processo
monodirezionale
(a
differenza
dell’elicitazione):
dal
docente
all’apprendente,
con
il
quale
non
ha
luogo
nessuna
interazione.
Lo
scopo
delle
tecniche
utilizzate
per
questa
operazione
è
introdurre
vocaboli
che
costituiranno
oggetto
di
apprendimento
dell’unità
durante
il
successive
svolgimento.
32
Matching:
accoppiamento,
abbinamento.
Prevede
l’unione
di
elementi
appartenenti
a
due
diverse
categorie,
presentati
in
ordine
casual
nei
due
diversi
insiemi.
Utilizzato
soprattutto
con
student
di
livello
base
e
ancor
più
in
presenza
di
bambini.
Spesso
basato
sull’unione
fra
parole
e
immagini.
Il
principale
scopo
di
questa
tecnica
è
fornire
i
primi
elementi
relative
alla
competenza
lessicale.
Esplorazione
parole
chiave:
anch’essa
incentrata
sul
lessico.
Ha
lo
scopo
di
presentare
agli
apprendenti
alcuni
dei
vocaboli
contenuti
nel
testo
da
affrontare,
nella
consapevolezza
che
senza
la
loro
comprensione
non
sia
possibile
procedere
con
la
comprensione
del
testo.
Osservazione:
chiede
di
sservare
delle
immagini
accompagnate
da
opportune
didascalie.
Consente
agli
apprendenti
di
entrare
dentro
al
contesto
e
di
creare
i
presupposti
che
permettano
loro
di
immaginare
quale
sarà
l’argomento
trattato
nell’unità.
LA
FASE
DI
SVOLGIMENTO:
fase
più
complessa
e
articolata
dell’unità
di
lavoro,
in
quanto
riunisce
momenti
che
negli
altri
modelli
sono
suddivisi
in
più
fasi.
Qui
il
testo
dovrebbe
essere
presentato
per
la
prima
volta,
perchè
diventi,
una
volta
compreso,
il
punto
di
partenza
del
processo
di
analisi
e
induzione
alle
regole
che
porterà
all’acquisizione
delle
competenze
necessarie
per
interagire
nei
diversi
e
reali
contesti
comunicativi.
Operazione
didattica:
GUIDA
ALLA
COMPRENSIONE
à
la
comprensione
deve
sempre
precedere
ognialtro
obiettivo.
Bisogna
capire
quale
sia
l’argomento
trattato,
quale
sia
la
situazione
all’interno
della
quale
questo
si
colloca,
quali
siano
i
protagonist
ecc.
Vero/falso:
appropriate
per
una
prima
veridical
della
comprensione
globale.
Per
aumentare
la
complessità:
chiedere
a
quale
paragrafo
(in
caso
di
testo
scritto)
faccia
riferimento
ogni
singolo
item;
dare
un
tempo
limitato
per
leggere
e
comprendere
il
testo
proposto;
far
correggere
le
informazioni
ritenute
false
Scelta
multipla:
indicate
per
favorire
una
comprensione
di
tipo
globale
del
testo
o
in
alcuni
casi
serve
a
enuclearne
i
principali
nodi
formativi.
Scelta
binaria:
particolare
forma
di
V/F.
Ha
lo
scopo
di
evidenziare
alcune
pecifiche
caratteristiche
presenti
nel
testo,
è
utilizzata
prevalentemente
per
l’induzione
delle
regole.
Matching
(lingua-‐immagine):
la
richiesta
di
abbinare
testi
che
si
avvalgono
di
due
diversi
codici
(verbale
e
iconico)
può
essere
molto
utile
anche
per
favorire
la
comprensione.
Non
sempre
il
matching
richiede
una
scelta
biunivoca:
in
alcuni
casi
le
diverse
voci
corrispondono
a
più
di
un’immagine.
Transcodificazione:
consiste
nel
passaggio
da
un
codice
comunicativo
a
un
altro
(es.
comprendere
un
dialogo
fra
due
persone
seguendo
su
una
cartina
il
percorso
che
una
delle
due
sta
indicando
all’altra).
Riconoscimento:
prevede
di
tornare
sul
testo
letto
e
compreso
per
torvare
alcune
specifiche
informazioni.
Possibilità
di
utilizzare
questa
tecnica
per
introdurre
già
nella
comprensione
anche
un
inizio
di
analisi.
Griglia:
consente
di
guidare
gli
apprendenti
nell’individuazione
di
specifiche
informazioni.
Gli
apprendenti
possno
essere
indotti
a
scoprire
informazioni
sia
di
carattere
generale,
sia
specific,
cercando
nel
testo
i
dati
richiesti
e
inserendoli
in
una
griglia.
Domanda:
più
adeguata
per
lo
sviluppo
della
produzione
orale
o
scritta,
ma
molto
usata
per
favorire
la
comprensione.
Le
domande
devno
essere
formulate
in
modo
tale
da
non
richiedere
una
risposta
complessa
e
articolata
da
parte
degli
apprendenti.
33
Completamento
frasi:
può
guidare
gli
apprendenti
nel
processo
di
comprensione.
Questa
tecnica
richiede
di
completare
un
testo,
spesso
cosituito
da
una
singola
frase
di
cui
si
fornisce
solo
l’inizio.
Questa
tecnica
si
può
usare
anche
come
strumento
per
il
riutilizzo
delle
competenze
acquisite.
Dettato/Dettato-‐cloze:
utile
in
fase
di
comprensione,
ma
la
comprensione
non
è
il
solo
obiettivo
di
questa
tecnica.
Tramite
il
dettato
si
può
lavorare
anche
sull’ortografia
e
sull’ortepia.
A
livelli
iniziali
può
riferirsi
a
singole
parole,
o
a
testi
di
varia
lunghezza.
Dettato-‐cloze:
completa
i
dialoghi
(dove
mancano
delle
parole).
Cloze:
ottimo
strumento
per
fissure
e
verificare
le
competenze
acquisite,
viene
utilizzata
anche
per
guidare
gli
apprendenti
nella
comprensione
di
un
testo.
Consiste
nelcompletamento
di
un
testo
da
quale
sono
state
eliminate
alcune
parole.
Le
parole
da
escludere
non
possono
essere
scelte
dall’autore
docente
(come
accade
per
il
cloze
mirato),
ma
eliminate
sisematicamente
sulla
base
di
un
criterio
puramente
numeric
(cancellazione
di
una
parola
ogni
7).
Per
poter
svolgere
un
cloze
occorre
tenere
conto
del
testo
nella
sua
globalità
e
non
basarsi,
come
nel
cloze
mirato,
solo
sulle
singole
parole
da
inserire
nella
parte
di
testo
vuota.
È
una
tecnica
polivalente
complessa,
fondamentale
per
misurare-‐
sviluppare
la
capacità
di
considerare
un
testo
nella
sua
globalità.
Cloze
a
crescere
à
ridurre
in
maniera
progressive
la
distanza
fra
le
parole
mancanti;
Cloze
facilitato
à
con
le
immagini,
o
con
una
scelta
tra
più
opzioni
per
ogni
spazio
da
riempire;
Cloze
orale
à
ascolto
di
testi
audio
con
pause
in
determinati
punti.
Stesura
appunti
(guidata):
fornisce
agli
apprendenti
una
guida
per
prendere
appunti
dal
testo
proposto
sia
durante
la
lettura
che
durante
l’ascolto.
È
una
tecnica
che
va
oltre
la
comprensione
del
testo.
Pairing:
è
tramite
il
confront
con
un
compagno
che
l’apprendente
può
verificare
la
correttezza
degli
appunti
presi,
integrarli
(co-‐costruzione
delle
conoscenze)
Jigsaw:
esempio
di
tecnica
cooperativa.
I
componenti
della
classe
vengono
messi
insieme
per
formare
di
volta
in
volta
gruppi
diversi.
Tecnica
adatta
per
student
di
un
buon
livello
di
competenza
linguistica
e
in
possesso
di
abilità
sociali
(es.
rileggi
il
testo
poi
parlane
con
uno
studente
del
gruppo).
Autoverifica:
controllo
eseguito
autonomamente
dall’apprendente.
Mira
a
responsabilizzare
l’apprendente
favorendone
l’autovalutazione.
Può
essere
usata
per
controllare
tramite
la
lettura,
eseguita
in
maniera
autonoma,
la
corretta
comprensione
di
testi
precedentemente
forniti
oralmente.
Operazione
didattica:
ANALISI/INDUZIONE
ALLA
REGOLA
à
guidare
gli
apprendenti
alla
scoperta
delle
regole.
Non
si
tratta
solo
di
regole
riferite
ai
meccanismi
linguistici,
ma
anche
all’uso
della
lingua
stessa
e
a
tutti
gli
aspetti
culturali,
interculturali
e
socioculturali
a
essa
connessi.
La
successione
di
operazioni
didattiche
può
spesso
seguire
un
andamento
ciclico,
proponendo
più
volte
nella
stessa
unità
la
sequenza
ANALISI>SINTESI>RIFLESSIONE
Riconoscimento:
può
mirare
a
più
obiettivi,
tra
cui
l’induzione
delle
regole.
Questa
tecnica
richiede
che
gli
apprendenti
afrontino
di
nuovo
il
testo
già
letto
e
compreso,
per
concentrarsi
stavolta
esclusivamente
sulla
ricerca
e
individuazione
di
alcuni
specifici
elementi,
ovvero
quelli
che
costituiscono
l’obiettivo
di
volta
in
volta
scelto
come
input
(es.
sottolinea
i
periodi
ipotetici).
Matching:
unione
di
elementi
appartenenti
a
due
o
più
insiemi,
che
possono
anche
appartenere
a
codici
diversi.
In
questo
caso,
gli
elementi
da
unire
possono
fare
riferimento
34
sia
allo
stesso
codice,
sia
collegare
fra
loro
elementi
appartenenti
a
codici
e
canali
diversi:
testi
scritti
e
testi
orali,
immagini
o
vignette,
movimenti
del
corpo
e
gesti,
cc.
Molto
frequente
è
il
matching
fra
vocaboli
(es.
contrari,
iperonimi,
iponimi,
sinonimi).
Accoppiamenti
fra
vocaboli
e
le
loro
definizioni:
tipo
di
matching
usato
in
riferimento
ai
linguaggi
settoriali.
Griglia:
la
compoizione
di
una
griglia
appositamente
costruita
può
aiutare
nella
scoperta
di
regole
riferite
a
molteplici
competenze,
oltrechè
guidare
poi
alla
loro
sistematizzazione.
Sono
molte
le
tipologie
di
regole
che
la
griglia
aiuta
a
scoprire
partendo
da
quanto
offerto
nel
testo
input.
Completamento
schema:
simile
alla
griglia
per
quanto
riguarda
la
forma
con
la
quale
si
presenta,
ma
non
prevede
l’abbinamento
incrociato
degli
elementi
presentati
nei
due
assi.
Tale
tecnica
può
essere
utilizzata
per
la
riflessione
sulle
regle,
in
quanto
ne
prevede
la
sistematizzazione
all’interno
di
uno
schema.
Come
altre,
anche
questa
tecnica
richiede
la
rulettura
analitica
del
testo
input.
Esplicitazione:
tecnica
adeguata
per
scoprire
le
regole
di
funzionamento
della
lingua.
(es.
te
li
avrei
dati
volentieri
à
TE
=
A
TE).
Inclusione:
utilizzata
per
guidare
gli
apprendenti
nell’analisi
di
regole
relative
a
molteplici
aspetti
della
competenza
linguistico-‐comunicativa.
Prevede
la
lettura/ascolto
di
testi
input
e
la
ricerca
degli
elementi
che
rappresentano
di
volta
in
volta
l’obiettivo
di
apprendimento,
seguita
dall’inserimento
di
tali
elementi
in
due
o
più
insiemi
omogenei.
La
tecnica
dell’inclusione
può
guidare
anche
nella
induzione
di
regole
relative
alla
scrittura
o
alla
pronuncia
delle
parole
italiane.
(es.
sottolinea
nel
testo
con
2
colori
diversi
i
verbi
che
hanno
bisogno
dell’ausiliare
essere
e
quelli
he
necessitano
l’ausiliare
avere,
poi
prova
a
ricostruire
la
regola)
Esclusione:
leggete
le
parole
e
sottolineate
il
nome
generico
Seriazione/Sequenziazione:
di
tipo
insiemistico.
Richiedono
di
ordinare
una
serie
di
elementi
forniti
in
ordine
casual
in
base
a
uno
specific
criterio
(criteri
di
tipo
qualitative
per
quanto
riguarda
la
seriazione
e
quantitative
per
quanto
riguarda
la
sequenziazione).
Possono
essere
utilizzati
per
indurre
a
scoprire
una
regola.
Domanda
elicitazione:
molto
usata
per
stimolare
gli
apprendenti
a
tirar
fuori
le
preconoscenze.
Si
tratta
di
chiedere
all’allievo
di
infierire
dal
testo
stesso
“regole”.
L’osservazione
è
guidata
e
stimolata
da
domande
(es.
Osserva
il
participio
passato
dei
verbi
che
hai
sottolineato.
Quando
si
accorda
con
il
soggetto?)
Osservazione:
quando,
senza
porre
domande,
ma
chiedendo
solo
di
osservare
testo
e
immagini,
si
mira
a
guidare
gli
apprendenti
alla
scoperta
della
regola.
Analisi/Riflessione
metalinguistica:
a
volte
non
può
essere
prevista
una
netta
separazione
tra
analisi
e
riflessione.
Attività
rivolte
ad
apprendenti
con
un
alto
livello
di
competenza
linguistica,
o
comunque
in
grado
di
svolgere
in
autonomia
l’analisi
(es.
analizzate
gli
infiniti
presenti
nel
brano
appena
letto
e
dite
che
valore
hanno
–
causale,
finale,
consecutivo..).
Operazione
didattica:
FISSAZIONE
à
gli
esercizi
di
fissazione
hanno
lo
scopo
di
aiutare
a
memorizzare
strutture
e
meccanismi
già
scoperti
in
maniera
autonoma
dall’apprendente,
quindi
dovrebbero
essere
proposti
solo
dopo
che
la
regola
è
stata
analizzata.
Manipolazione:
consiste
nella
trasformazione
di
parole
(o
gruppi
di
parole)
in
base
a
un
determinate
criterio
(il
tempo,
i
modi
dei
verbi,
il
genere
o
numero
di
articoli,
..).
Nei
35
metodi
ispirati
all’approccio
comunicativo
si
sceglie
molto
spesso
di
presentare
le
parole
o
frasi
da
manipolare
all’interno
di
un
testo
che
deve
essere
quindi
completato
trasformandone
alcuni
elementi.
(es.
mettete
i
sostantivi
al
plurale).
Cloze
mirato:
reimpimento
spazi.
Gli
apprendenti
devono
scegliere
la
forma
che
deve
essere
inserita
nello
spazio
lasciato
vuoto.
Il
cloze
mirato
verte
esclusivamente
su
una
precisa
categoria
della
lingua
italiana.
Le
forme
sulle
quali
è
incentrata
in
prevalenza
questa
tecnica
appartengono
spesso
a
una
classe
chiusa,
come
articoli
o
preposizioni.
(es.
Completa
le
interviste
con
le
preposizioni
A
DI
DA
SU
IN
).
Completamento
parole:
simile
al
cloze
mirato.
La
differenza
consiste
nel
fatto
che
la
parte
da
completare
si
trova
all’inizio,
alla
fine
o
all’interno
di
una
singola
parola.
Tecnica
particolarmente
indicat
per
favorire
la
fissazioe
di
regole
riguardanti
la
morfologia,
l’ortografia,
la
pronuncia.
Esclusione:
consente
di
fissure
in
particolare
l’acquisizione
della
competenza
lesicale
e
semantica.
(es.
Elimina
la
parola
che
non
c’entra).
Pattern
drill:
ripetere
più
volte
il
modello
della
struttura
analizzata
e
scoperta
ne
favorisce
l’interiorizzazione
e
quindi
l’acquisizione.
(es.
In
coppia
ripetete
i
seguenti
dialoghi/
Rispondete
alle
domande
secondo
il
modello).
I
pattern
drill
possono
essere
incentrati
anche
su
strutture
necessarie
per
compiere
determinati
atti
linguistici.
Ripetizione:
consente
di
rafforzare
essenzialmente
la
competenza
fonetica
e
paralinguistica.
La
tecnica
di
ripetizione
sarà
riservata
soprattutto
ai
suoni
della
lingua
italiana
che
potrebbero
creare
maggiori
problem
agli
apprendenti.
Scelta
binaria:
es.
Ascolta
e
scegli
l’ortografia
corretta
–
“Metti
la
schiarpa/sciarpa
Individuazione
errore:
oltre
ad
invitare
gli
apprendenti
a
individuare
l’errore,
si
può
richiederne
la
correzione.
Drammatizzazione:
consente
di
raggiungere
più
di
un
obiettivo.
Consente
anche
di
approfondire
la
comprensione
del
testo
letto
e/o
ascoltato
per
esercitarsi
su
aspetti
fonologici
ed
paralinguistici.
(es.
Lavorate
in
coppia.
Assumete
i
ruoli
di
Maria
e
Gianna
e
leggete
il
dialogo).
Operazione
didattica:
DALLA
FISSAZIONE
A
UN
PRIMO
RIUTILIZZO
GUIDATO
à
attività
più
libere
e
presumono
una
maggiore
autonomia
per
la
loro
esecuzione.
Completamento
frasi:
richiede
di
completare
una
frase
o
un
testo
inserendo
una
parte
consistente
di
parole,
dovendo
tenere
conto
di
criteri
di
tipo
sintattico
e
di
coesione
testuale.
(es.
Completa
le
frasi
come
vuoi,
usando
comparative
o
superlativi).
Perifrasi:
es.
Spiegate
i
significati
delle
parole
e
scrivete
una
frase
per
ogni
significato.
Parafrasi:
prevede
la
trasformazione
di
un
testo
in
un
altro
di
equivalente
significato.
Si
è
scelto
qui
di
considerare
il
termine
“parafrasi”
come
iperonimo
di
qualsiasi
attività
che
preveda
il
passaggio
da
un
testo
a
un
altro:
sarà
quindi
parafrasi
la
trasformazione
di
una
frase
all’attivo
al
passivo,
il
passaggio
da
discorso
diretto
a
indiretto,
ecc.
La
manipolazione
agisce
solo
su
una
parola,
la
parafrasi
su
un
testo.
Seriazione/Sequenziazione:
es.
Prova
a
mettere
in
ordine
al
passato
(una
serie
di
avverbi).
Inclusione:
es.
Metti
gli
aggettivi
di
nazionalità
nei
sacchi
giusti,
sulla
base
del
suffisso
usato
per
formarli.
Matching:
usto
in
modo
meno
passive
come
accade
per
la
fissazione.
36
Transcodificazione:
in
questo
caso
può
consistere
nell’esecuzione
di
un
disegno
segeuendo
istruzioni
fornite
oralmente
o
in
forma
scritta,
oppure
nell’effettuazione
di
gesti
o
movimenti
del
corpo,
sempre
a
seguito
di
istruzioni
verbali.
Costellazione:
usata
per
introdurre
e
presentare
il
testo
input.
In
questo
caso
per
costruire
reti
di
parole
collegate
tra
loro
sia
a
livello
semantico
sia
a
livello
morfologico,
ovvero
a
partire
dai
meccanismi
per
la
formazione
delle
parole.
Attività
di
quest’ultimo
tipo
sono
state
usate
per
l’insegnamento
dei
linguaggi
settoriali.
Tcnica
enigmistica:
l’apprendente
è
impegnato
in
maniera
attiva
e
cognitivamente
coinvolgente.
Cloze:
inserimento
delle
parole
mancanti
in
un
testo
non
completo.
Rispetto
al
cloze
mirato,
il
cloze
classic
richiede
agli
apprendenti
maggiore
impegno
cognitive
in
quanto
coinvolge
un’ampia
gamma
di
conoscenze
e
competenze
ed
è
per
questo
motivo
che
può
essere
inserita
in
questa
sezione.
Richiede
allo
studente
di
mettee
in
gioco
anche
le
strategie
per
definire
quale
possa
essere
la
categoria
alla
quale
appartiene
la
parola
da
inerire
nello
spazio
mancante.
Basandosi
sul
cotesto
(ciò
che
che
precede
e
ciò
che
segue)
è
possibile
intuire
se
il
termine
da
inserire
sia
un
articolo,
un
nome,
un
verbo,
ecc.
).
Riordino:
richiede
di
mettere
in
ordine
elementi
ascrivibili
a
diversi
aspetti
della
competenza
linguistica,
arrivando
a
contemplare
anche
competenze
più
specificamente
comunicative
come
quella
pragmatico-‐funzionale.
Sono
previste
numerose
varianti:
-‐ riordino
di
lettere
–
anagramma,
ma
prevede
anche
di
mettere
in
ordine
una
sequenza
(di
lettere).
-‐ Riordino
di
parole:
es.
Abbina
le
frasi
delle
due
colonne
Riordino
di
spezzoni
di
frase:
incentrata
sulla
competenza
sintattica
ma
anche
sulla
testualità,
in
quanto
richiede
il
rispetto
dei
criteri
di
corenza
e
coesione.
-‐ Riordino
di
paragrafi
–
tener
conto
di
connettivi,
della
forma
delle
frasi,
affirmative
o
interrogative,
dei
tempi
verbali
utilizzati..
-‐ Riordino
di
battute
–
di
un
dialogo
Dialogo
aperto:
si
tratta
di
ricostruire
un
dialogo,
del
quale
non
sono
però
fornite
tutte
le
battute,
anche
se
in
disordine,
bensì
solo
quelle
di
uno
degli
interlocutori.
È
necessario
basarsi
sulla
forma
e
sul
contenuto
delle
frasi.
Rispettando
anche
i
criteri
di
cerenza
e
coesione
del
testo.
Riassunto:
un
caso
particolare
del
riassunto
è
la
contrazione
del
testo,
che
può
essere
considerate
propedeutica
sia
al
riassunto
stesso
che
alla
stesura
di
un
testo,
ma
che
può
anche
favorire
una
migliore
comprensione
del
testo
fornito.
Questa
tecnica
consiste
nella
mera
riduzione
di
un
testo
senza
che
debbano
essere
effettuate
nè
parafrasi
nè
modifiche
al
testo
dato.
Occorre
limitarsi
all’eliminazione
delle
parti
che
non
forniscono
informazioni
essenziali
per
quanto
riguarda
il
contenuto
e
che
non
sono
indispensabili
ai
fini
della
coerenza
e
coesione
del
testo.
Traduzione:
è
stata
una
tecnica
emblematica
del
metodo
grammaticale-‐traduttivo.
Metà
degli
anni
Novanta
del
XX
secolo
compare
sotto
il
termine
iperonimo
di
mediazione
e
rappresenta
uno
degli
obiettivi
di
un
apprendimento
della
L2
orientato
all’azione
e
alla
spendibilità
dei
saperi:
si
tratta
di
imparare
a
tradurre
per
diventare
capaci
di
agire
da
mediatori,
sia
oralmente
che
per
scritto,
mettendo
in
contatto
persone
che
non
potrebbero
altrimenti
comunicare
tra
loro.
Studenti
di
livello
iniziale:
traduzione
di
singoli
vocaboli.
Lessico
tecnico
o
di
bassa
disponibilità
àapprendenti
già
in
possesso
di
un
buon
livello
di
37
competenza.
Con
student
di
un
buon
livello
di
competenza,
la
traduzione
può
anche
rappresentare
uno
strumento
di
analisi
testuale
(es.
canzone).
Operazione
didattica:
RIUTILIZZO
PRODUTTIVO
à
tra
gli
obiettivi:
rendere
autonomi
gli
apprendenti
e
in
grado
di
riutilizzare
in
maniera
libera
e
produttiva
all’interno
di
nuovi
contesti
quanto
acquisito
durante
il
percorso
guidato.
Riutilizzo
guidato:
operazione
che
prevede
una
vera
e
propria
produzione,
anche
se
spesso
parzialmente
guidata,
da
parte
degli
apprendenti.
Stesura
testo
scritto:
operazione
che
richiede
il
possesso
di
conoscenze
e
competenze
sia
a
carattere
generale
che
di
ambito
linguistico-‐comunicativo.
Quasi
scomparso
ilclassico
“tema”,
a
favore
di
attività
che
richiedono
la
progettazione
e
creazione
di
testi
mirati
a
specifici
destinatari,
finalizzati
a
uno
scopo,
ascrivibili
a
un
particolare
tipo
e
genere
testuale.
È
importante
che
rima
di
richiedere
agli
apprendenti
la
produzione
di
un
particolare
tipo
di
testo,
ne
siano
state
analizzate
le
caratteristiche
e
specificità.
Oltre
che
da
una
traccia
scritta,
la
stesura
del
testo
può
essere
guidata
tramite
altre
modalità,
quale
per
esempio
la
presenza
di
immagini.
Monologo:
consente
di
sviluppare
l’abilità
di
produzione
orale.
Il
QCER
mette
in
evidenza
come
la
produzione
orale
riguardi
diversi
tipi
e
generi
di
testo
(annuncio,
lezione,
conferenza,
predica),
ognuno
con
le
sue
specifiche
caratteristiche
dele
quali
è
necessario
tenere
conto.
Un
testo
orale
può
anche
essere
trasmesso
attraverso
canali
audio
o
audiovisivi
e
rivolgersi
a
un
pubblico
non
presente
e
non
sempre
chiaramente
identificabile.
Questa
tecnica
viene
realizzata
fornendo
specifiche
coordinate
volte
a
guidare
gli
apprendenti
nella
loro
performance.
Come
per
la
produzione
di
un
testo
scritto,
anche
un
monologo
può
essere
effettuato
basandosi
su
una
traccia
iconica.
Role
play:
sviluppo
di
abilità
pragmatico-‐funzionali,
necessarie
per
gestire
l’abilità
di
interazione
orale
(es.
Vai
al
botteghino
a
comprare
due
biglietti
per
lo
spettacolo
di
sabato
o
domenica
prossimi).
Conversazione:
può
essere
libera
oppure
prendere
spunto
da
alcune
immagini
che
guidano
e
indirizzano
gli
apprendenti
durante
la
loro
performance.
Discussione:
(in
gruppo,
in
classe)
tecnica
che
più
di
tutte
viene
adottata
per
sviluppare
negli
apprendenti
la
capacità
di
produrre
messaggi
corretti
e
adeguati,
di
costruire
testi
orali
più
o
meno
complessi,
di
gestire
correttamente
turni
di
discorso,
ma
anche
di
controbattere,
argomentare,
esporre
le
proprie
idee.
Spesso
questa
attività
viene
sfruttata
anche
per
sviluppare,
tramite
il
confronto,
la
competenza
interculturale.
Task:
termine
che
indica
attività
inconsuete
e
particolarmente
complesse.
Non
considerabili
task
based
o
project
work,
prendono
da
questi
delle
caratteristiche:
alternanza
di
diverse
modalità
di
lavoro
(individuale,
a
coppia,
in
gruppo,
con
l’intera
classe),
la
richiesta
di
svolgere
più
di
un
compito
alla
volta
(leggere,
mprendere
appunti,
scrivere,
riferire),
il
ricorso
a
più
abilità.
Attività
che
mirano
a
sviluppare
più
di
una
competenza:
competenza
lessicale,
morfosintattica
e
testuale,
pragmatico-‐funzionale,
socioculturale
o
culturale,
interculturale.
Tecniche
umoristiche:
diverse
dale
tecniche
ludiche
à
giochi
formali,
ossia
esercizi
a
carattere
ludico
centrati
sullo
sviluppo
dell’abilità
di
controllare
le
strutture
e
i
lessemi
della
L2,
e
giochi
comunicativi
(GIOCHI
SU
SCHEMA),
tramite
i
quali
gli
studenti
vengono
invitati
a
interagire
in
specifiche
situazioni
comunicative.
Tecnica
umoristica
à
qualsiasi
procedimento,
attività,
esercizio
che
utilizza
stimoli
umoristici
di
vario
tipo.
38
Gioco
su
schema:
questa
tecnica
prevede
attività
nelle
quali
viene
richiesto
di
svolgere
un
gioco
secondo
specifiche
regole.
In
alcuni
casi
si
tratta
di
un
gioco
codificato
(gioco
dell’oca,
bingo..),
in
altri
casi
di
un
gioco
inventato
dal
docente
o
dall’autore
del
manuale
(es.
guarda
la
cartina
e
dai
istruzioni
al
tuo
compagno
su
come
raggiungere
il
tesoro).
Operazione
didattica:
RIFLESSIONE
à
termine
contrapposto
a
INSEGNAMENTO.
Riflessione
=
processo
induttivo
nell’acquisizione
delle
regole
grammaticali.
Sistematizzazione
delle
regole
e
delle
conoscenze
conseguite.
Oltre
a
trasferire
il
compito
dal
docente
all’apprendente,
che
viene
così
reso
responsabile
del
processo
di
acquisizione,
la
riflessione
sulla
lingua
non
parte
da
schemi
fissi.
Completamento
schema:
già
vista
come
guida
all’analisi,
ma
più
adeguata
per
la
riflessione
e
la
schematizzazione
conclusive
delle
regole
precedentemente
scoperte
in
maniera
induttiva
(es.
in
una
tabella:
Rosa
chiede
la
professione-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐
Federica
risponde-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐).
Questa
tecnica
risulta
utilizzata
in
maniera
prevalente
in
riferimento
alla
competenza
grammaticale.
Evidenziazione:
utile
per
proporre
una
schematizzazione
delle
regole.
Consiste
nell’evidenziare
gli
elementi
significativi
relative
a
quello
che
di
volta
in
volta
rappresenta
l’oggetto
di
insegnamento.
Viene
collocate
alla
fine
del
processo
di
induzione
delle
regole.
(es.
Riassumiamo
+
tabella
condiz.
Semplice/condiz.
Composto).
Griglia:
il
lavoro
di
compilazione
della
griglia
può
essere
svolto
dagli
studenti
in
maniera
individuale,
ma
previsto
anche
come
compito
da
svolgere
in
collaborazione
fra
due
o
più
allievi.
Inclusione:
la
presentazione
della
regola
non
viene
fornita,
bensì
è
l’apprendente
che
,
guidato,
arriva
a
completarla.
LA
FASE
DI
CONCLUSIONE
Tutti
i
modelli
operative
proposti
in
letteratura
si
concludono
assicurandosi
tramite
la
verifica
che
glia
apprendenti
abbiano
completato
il
processo
di
acquisizione
di
tutti
i
contenuti
(linguistici-‐pragmatico-‐funzionali,
culturali)
selezionati
come
input
del
relative
segment
del
processo
didattico.
Controllo,
conclusion,
output
comunicativo:
sono
tutti
momenti
nei
quali
l’unità
si
chiude,
e
ci
si
accerta
che
tutta
la
classe
possa
efficacemente
proseguire
il
percorso
di
apprendimento.
Si
procede
alla
verifica
delle
competenze
e
conoscenze
acquisite
(CONTROLLO).
Oltre
che
sotto
forma
di
controllo
(test
formale),
la
verifica
può
essere
realizzata
anche
chiedendo
agli
apprendenti
di
svolgere
compiti
e
attività
nelle
quali
riutilizzare
in
maniera
significativamente
rilevante
le
competenze
acquisite.
Operazione
didattica:
VERIFICA
à
la
verifica
effetttuata
dal
docente
ha
il
compito
di
verificare
in
maniera
formale
se
gli
obiettivi
didattici
previsti
sono
stati
conseguiti
dalla
classa.
Questa
deve
vertere
su
tutti
gli
elementi
trattati
nel
percorso
appena
concluso
ed
essere
realizzata
tramite
tecniche
con
le
quali
gli
student
già
abbiano
familiarità.
(es.
matching
o
una
tecnica
enigmistica
per
verificare
l’acquisizione
della
competenza
lessiciale;
la
manipolazione
o
il
test
cloze
mirato
per
la
morfologia
e
la
sintassi;
il
riordino
per
tutte
le
competenze
di
ambito
linguistico.
Per
verifica
produzione
e
ricezione
scritta:
stesura
del
testo
scritto,
role
play.
39
Operazione
didattica:
AUTOVALUTAZIONE
à
operazione
tramite
la
quale
è
possibile
conseguire
lo
stesso
scopo
perseguito
dalla
verifica,
affidandone
però
la
responsabilità
direttamente
all’apprendente,
al
quale
si
richiede
di
verificare
in
maniera
autonoma
di
aver
raggiunto
gli
obiettivi
previsti.
In
questo
caso
quindi
non
è
il
docente
a
fornire
il
feedback
sul
lavoro
svolto
e
a
dare
un
suo
giudizio,
ma
è
l’apprendente
che
viene
guidato
a
farlo.
(es.
completate
il
dialoco,
poi
verificate
le
vostre
risposte
a
pag.9
–
ma
non
sempre
si
rimanda
a
delle
chiavi
di
risposte).
Operazione
didattica:
RIUTILIZZO
EXTRA
AULA
à
l’apprendente
deve
essere
messo
in
grado
di
comunicare
al
di
fuori
della
classe,
nel
dominio
o
nei
diversi
domini
sociali
all’interno
dei
quali
si
potrà
trovare
a
interagire.
OUTPUT
COMUNICATIVO.
Project
work
à
in
maniera
mirata
e
specifica
simula
l’interazione
autentica.
È
una
metodologia
di
insegnamento
che
sposta
l’apprendimento
dellal
ingua
fuori
dalla
classe,
spingendo
gli
apprendenti
a
interagire
concretamente
nel
mondo
reale.
Consente
di
parlare
la
lingua
“facendo”,
attraverso
specifici
task
calibrati
sule
diverse
competenze
e
sulle
specifiche
caratteristiche
degli
apprendenti.
LA
FASE
DI
AMPLIAMENTO
Ulteriore
fase
oltre
a
introduzione,
svolgimento,
conclusione,
durante
la
quale
ci
possono
essere
altri
obiettivi
previsti
e
altre
le
operazioni
didattiche
da
svolgere
per
poterli
conseguire.
Si
tratta
di
obiettivi
trasversali
alle
tre
fasi
sopra
descritte.
Operazione
didattica:
APPROFONDIMENTO/AMPLIAMENTO
SOCIOCULTURALE
à
presentazione
di
testi,
attraverso
i
quali
è
possibile
presentare
agli
apprendenti
modelli
culturali
propri
del
popolo
al
quale
fa
riferimento
la
lingua
che
stanno
imparando.
Le
attività
che
più
si
prestano
a
mettere
in
evidenza
le
caratteristiche
della
società
e
della
cultura
di
un
paese
sono
prevalentement
introdotte
da
brani
tratti
da
giornali,
riviste,
Internet,
spesso
corredati
da
immagini.
Questi
approfondimenti
possono
essere
realizzati
utilizzando
anche
tecniche
umoristiche,
come
vignette
e
disegni.
Operazione
didattica:
APPROFONDIMENTO/AMPLIAMENTO
CULTURALE
à
spesso
consistono
esclusivamente
in
testi
iconici
(FOTOGRAFIE).
Operazione
didattica:
CONFRONTO
INTERCULTURALE/INTERLINGUISTICO
à
mettere
in
relazione
la
lingua
obiettivo
con
la
propria
ingua
madre,
consente
di
riflettere
in
maniera
esplicita
su
quest’ultima
e
al
contempo
di
attivare
le
strategie
cognitive
necessarie
per
una
migliore
acquisizione
e
per
un
più
efficace
e
rapido
sviluppo
delle
proprie
competenze
nella
L2,
anche
ma
non
solo
di
tipo
linguistico.
Tra
le
tecniche
che
possono
essere
adottate
per
mettere
a
confronto
le
specificità
di
due
diverse
culture:
la
domanda,
molto
utile
per
invitare
gli
apprendenti
a
parlare
(utile
anche
per
favorire
il
confront
interlinguistico).
La
domanda
può
spesso
essere
stimolo
anche
per
la
discussione,
con
lo
scopo
di
confrontarsi
e
di
evidenziare
analogie
o
differenze
fra
cultura
e
cultura.
Insieme
alla
domanda,
il
task:
esso
richiede
agli
apprendenti
prima
di
riflettere
autonomamente,
poi
di
fare
una
ricerca
e
successivamente
di
discutere
e
confrontarsi
con
i
compagni.
Anche
il
riconoscimento
di
informazioni
può
essere
utile
a
tale
scopo.
Infine,
giochi
su
schema
e
le
tecniche
umoristiche,
utili
allo
scopo
di
attivare
il
confront
fra
culture.
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Operazione
didattica:
RINFORZO/RECUPERO
à
rinforzo
individualizzato
o
recupero
rivolto
a
tutta
la
classe.
RECUPERO
à
alla
fine
del
percorso/
RINFORZO
(mira
a
consolidare
l’apprendimento
di
quanto
proposto
nell’unità)
à
può
essere
previsto
in
due
diversi
momenti,
sia
prima
di
sottoporre
gli
apprendenti
alla
verifica,
sia
dopo
aver
accertato
che
l’input
sia
stato
acquisito
e
trasformato
in
intake.
Prima
di
procedere
con
un
nuovo
micropercorso
tramite
il
quale
verrà
fornito
agli
apprendenti
un
nuovo
input
da
acquisire,
può
essere
necessario
proporre
proporre
attività
che
coinvolgano
tutta
la
classe
in
un
recupero
generale.
Operazione
didattica:
RILASSAMENTO
à
in
fase
di
interludio
tra
un’unità
e
l’altra.
Tecniche
umoristiche
–
giochi
su
schema:
mezzo
per
favorire
il
recupero,
ma
anche
come
strumento
per
attenuare
l’ansia
e
favorire
una
migliore
acquisizione.
Accanto
a
queste,
anche
tutte
le
tecniche
che
prevedano
interazione
spontanea
e
autentica
frag
li
allievi.
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