Leducazione linguistica lazione che mira a far emergere la facolt di linguaggio, cio la capacit
spontanea di acquisire non solo la lingua nativa, ma anche altre lingue nel corso della vita. La
glottodidattica una scienza teorico/pratica che trae le sue conoscenze da varie aree scientifiche. Secondo
il modello di organizzazione proposto negli anni settanta da Anthony, individuiamo lapproccio e il metodo.
Nel trasformare il metodo in azione, il compito degli insegnanti sar quindi di selezionare delle tecniche
didattiche adeguate al metodo e coerenti allapproccio.
Parametri per descrivere approcci e metodi:
Teorie di riferimento: esse rimandano a quattro ambiti essenziali: le scienze del linguaggio e della
comunicazione, quelle della societ e della cultura (che cosa si insegna), quelle neuropsicologiche
(chi impara) e quelle delleducazione (il come).
Percorso: il movimento glottodidattica prevalentemente deduttivo, cio si danno delle regole e se
ne dedurranno i comportamenti linguistici, o induttivo, cio si danno dei materiali e lo studente
scopre da se i vari meccanismi di funzionamento della lingua.
Studente: una tabula rasa su cui incidere, una personalit da plasmare, oppure pu essere visto
come protagonista del suo apprendimento.
Docente: una fonte di informazione, un modello da seguire oppure pu essere considerato come
un regista, facilitatore dellapprendimento.
Lingua: vista come un insieme di regole da usare con la massima correttezza, come uno
strumento di comunicazione che deve anche essere efficace.
Cultura: quella letteraria, classica, oppure quella quotidiana, valori di fondo della civilt.
Strumenti operativi.
Tecniche didattiche: la metodologia didattica ricca di tecniche, intese come attivit (risolvere
problemi o elaborare temi) o come esercizi.
Materiali e strumenti tecnologici: libri, audio, video, computer, internet.
APPROCCI E METODI
gi in grado di fare e il livello potenziale che pu raggiungere nel tentativo di compiere la parte restante del
compito, da solo o sotto la supervisione di un esperto.
Percorso: fortemente induttivo.
Studente: protagonista del suo apprendere.
Docente: guida, punto di riferimento.
Lingua: strumento pragmatico di comunicazione.
Strumenti operativi: curricolo basato sullordine di acquisizione della lingua.
Tecniche didattiche: comprensione dei testi e interazione.
Approccio comunicativo, metodi clinici: negli anni sessanta e settanta una serie di proposte ebbero una
certa diffusione, caratterizzate da una forte componente psicologica, tant che qualcuno li definisce
metodi clinici, in quanto molte volte riprendono il modello del rapporto tra psicologo e paziente nella
psicoterapia: linsegnante infatti parla poco, incoraggia lo studente con sorrisi, lo corregge tenendo una
mano protettiva sulla sua spalla, e cos via. I quattro metodi sono:
a. Total Physical Response: proposto da Asher, dove linsegnante da ordini e indicazioni sempre pi
complessi finch induce gli studenti a usare spontaneamente la lingua per eseguire un ordine.
Metodo molto usato nella scuola primaria e nellinsegnamento dellitaliano agli emmigrati.
b. Community Language Learning: proposto da Curran che ha trasposto direttamente in didattica i
modelli della seduto psicoterapeutica dove linsegnante un consigliere che resta fuori dal lavoro
di apprendimento e cerca di individuare il ritmo e lo stile di apprendimento dello studente.
Laffettivit diventa la componente pi rilevante, anche se poi le tecniche rimandano allapproccio
formalistico.
c. Silent Way: proposto da Gattegno, linsegnante d un modello, poi tace, e gli studenti lo ripetono e
lo riutilizzano in situazioni differenti.
d. Suggestopedia: nasce in Bulgaria, a opera di Lozanov. E il metodo clinico per eccellenza simile ad
una seduta di psicoterapia di gruppo, con musica barocca di sottofondo che facilita
lapprendimento e i testi vanno ripresi prima di dormire e appena alzati.
Per quanto bizzarri, questi approcci si sono rivelati abbastanza efficaci e hanno, soprattutto, offerto
preziose indicazioni sul ruolo dellaffettivit.
Percorso: fortemente induttivo.
Studente: fulcro emotivo del processo.
Docente: fulcro guida, punto di riferimento, psicoterapeuta.
Strumenti operativi: testi graduati secondo le difficolt.
Lingua: strumento pragmatico di comunicazione.
La Glottodidattica Umanistica: negli anni settanta e ottanta, la situazione psicologica viene considerata
sempre pi importante in glottodidattica. I testi canonici della psicologia umanistica sono Toward a Theory
of Istruction di Bruner e Freedom to Learn di Rogers. La filosofia di fondo a questa corrente psicologica
stigmatizza la tradizione logica, razionale e intellettuale dellinsegnamento a scapito della dimensione
emozionale della persona che apprende. Il contributo della psicologia umanistica sta nellaver ricordato
allinsegnamento che:
a. La dimensione emozionale non solo una componente essenziale ma diventa spesso prevalente,
soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Latteggiamento verso una lingua pu dipendere dal
rapporto con linsegnante, con i compagni o addirittura dal layout grafico del manuale.
b. Il cervello umano diviso in due emisferi in continua interazione. Non si potr dunque insegnare ad
uno studente tenendo conto solo della sua razionalit e non, ad esempio, della sua sfera emotiva.
c. La mente umana funziona secondo sue procedure, che vanno rispettate per ottenere un buon
risultato.
d. Per essere interiorizzato, lapprendimento deve essere significativo portando a chi imparare a
rendersi conto delleffettiva necessit di apprendere una determinata materia (una motivazione).
e. Lidea che la conoscenza venga costruita dallo studente nella sua mente e che tale costruzione sia
pi rapida, complessa e solida se avviene attraverso il lavoro in gruppo sotto la guida
dellinsegnante (approcci e metodologie a mediazione sociale).
E vero che in gruppo si sbaglia di pi e gli errori non vengono corretti, ma secondo la Rule of Forgetting di
Krashen, si impara meglio una lingua quando si dimentica che si sta usando la lingua.
La linguistica acquisizionale e linterlingua: la linguistica acquisizionale studia una realt chiamata
interlingua, cio la lingua usata da una persona che sta apprendendo una lingua. E una parte della
piramide della quale non si pu acquisire una sezione centrale ma si deve per forza partire da zero,
costruendo la propria competenza secondo sequenze dacquisizione dette implicazionali perch ciascun
elemento implica la presenza di altri elementi gi acquisiti (secondo la logica della zona di sviluppo
prossimale di Krashen). La nozione fondamentale, secondo Selinker (il creatore del termine interlingua)
che linterlingua un sistema a s, non strutturato a caso, prodotto dallinput dellinsegnante nella lingua
straniera o nellambiente dellacquisizione spontanea (ad esempio gli immigrati che apprendono una lingua
vivendo il quotidiano). E un sistema che ha le sue basi nella grammatica universale, oltre che nella lingua
materna. Linterlingua non quindi una competenza sbagliata, una competenza ridotta, ha una sua
struttura e i suoi meccanismi sufficienti a comunicare, per quanto con mezzi ridotti che producono errori,
che si verificano perch la grammatica mentale dello studente, non ne prevede la esecuzione corretta che
invece arriver una volta raggiunto un livello adeguato. Lacquisizione di una lingua straniera segue percorsi
e meccanismi simili a quelli dellapprendimento della lingua materna, secondo gli studiosi di matrice
Chomskyniana. Ma lapprendimento della lingua materna spontanea, mentre quello della lingua straniera
consapevole e questo porta ad esempio a confrontare la lingua che stanno apprendendo con quella gi
acquisita, generando spesso errori di interferenza che possono, per, essere corretti con laiuto
dellinsegnante. Accanto allordine naturale di acquisizione, c una variabile cognitiva, studiata dalla Teoria
della Processabilit di Pienemann, secondo la quale la mente predisposta dapprima ad imparare le cose
che richiedono meno sforzo cognitivo, quindi ci che pi facile da osservare nellinput. Linsegnante pu
migliorare la propria qualit studiando la dimensione acquisizionale della lingua che insegna, cercando di
applicare il parametro giusti/sbagliato in relazione allinterlingua che si suppone il suo allievo possieda o
dovrebbe possedere in un determinato momento e chiedendosi, di fronte a incapacit o rallentamento di
acquisire qualcosa, se quel qualcosa sia processabile, cio se quel qualcosa spinga la mente ad acquisire o
se invece lo studente non ne abbia ancora individuato limportanza e la facilit da non permettergli
lacquisizione.
Portfolio europeo delle lingue: da degli indicatori adottati dai cinquantuno paesi del consiglio deuropa (e
non solo) per indicare la competenza comunicativa di una persona secondo i sei livelli che vanno da A1 a
C2, in cui il livello B1 corrisponde al livello soglia.
Quadro comune europeo: mentre i livelli soglia erano strumenti per autori di materiali didattici e per gli
insegnanti, il Quadro un testo politico e ribadisce che il problema della conoscenza delle lingue
comunitarie non riguarda solo la scuola ma tutti, dai ministri ai genitori, e che la societ della conoscenza si
costruisce non solo sapendo una lingua franca, linglese, ma conoscendo altre lingue comunitarie, anche se
a livelli diversificati, dallintercomprensione alla piena padronanza.
CERTEZZE CRESCENTI
a. Clil: la metodologia content and language integrated learning. Si tratta delluso veicolare di una
lingua straniera per insegnare unaltra disciplina, una metodologia sostenuta dal consiglio
dEuropa (matematica in inglese).
b. Intercomprensione tra lingue vicine: appare come una certezza crescente anche se ancora rara
nelle scuole e nelle universit. Il principio molto semplice: un italiano e uno spagnolo che parlano
la propria lingua fra loro lentamente, potranno capire a grandi linee cosa luno voglia dire allaltro
anche se non perfettamente. Insegnare lintercomprensione: sulla base di questa esperienza si
sono realizzati corsi per migliorare la qualit dellintercomprensione, a livello di strategie cognitive
(ad esempio far capire che comprendere non significa capire ogni singola parola), evidenziando
alcuni elementi linguistici che possono avere una funzione chiave (ad es. il pas francese indica la
negazione) o con alcune riflessioni di storia delle lingue.
c. La tendenza ad una Glottodidattica dArlecchino: lesperienza scolastica personale degli insegnanti
risale in media a un quarto di secolo prima, ed avvenuta con insegnanti formati dal progetto
speciale lingue straniere del 1980 circa. Quindi gli insegnanti possiedono valori, metodologie e
procedure che difficile abbandonare affiancandosi al nuovo. Gli editori sono ben consapevoli di
questo atteggiamento psicologico e sanno che gli insegnanti sono convinti che non tutto il
vecchio sia da buttare visto che loro la lingua lhanno imparata anche con quei metodi:
producono quindi dei manuali che sembrano vestiti da Arlecchino, che aggiunge al suo vestito le
pezze multicolori costituite delle convinzioni medo logiche personali dellinsegnante. Lo scopo di
questo manuale anche quello di contribuire a ridurre il ruolo di Arlecchino attraverso la creazione
di un insegnante consapevole della natura di una glottodidattica o tutto o niente.
IL PARADIGMA DELLA COMPLESSITA
Una societ complessa richiede un pensiero complesso. In questa societ le lingue sono uno strumento
essenziale. La glottodidattica che ne deriva deve essere fondata quindi sui processi di comprensione,
produzione e interazione e deve fornire strumenti per un lifelong language learning che la chiave di volta
perch ogni persona possa realizzare al meglio il progetto di s, la sua intenzione di vita. Per questa ragione
deve essere una glottodidattica fortemente transdisciplinare: unentit autonoma rispetto a tutte le aree
da cui trae conoscenze e che trasforma queste conoscenze in un sistema compatto, coerente avendo come
scopo la formazione di persone che padroneggiano in vari modi e livelli lingua non native per vivere al
meglio la loro chance di vita.
UNA GLOTTODIDATTICA TRANSDISCIPLINARE
Per poter agire e vivere in una societ complessa serva una glottodidattica complessa che porta dal
presupposto che le persone con cui opera:
a. Devono usare la lingua per comunicare, per cui ci sar una componente di scienze del linguaggio e
della comunicazione.
b. Devono comunicare allinterno di culture oppure tra culture, per cui ci sar una componente
antropologica e sociologica.
c. Vogliono fare entrare una lingua non nativa nella loro mente, per cui ci sar una componente
neuro-psicolinguistica.
d. Apprendono perlopi in ambienti finalizzati alla formazione (scuole, universit) e quindi in
situazioni di educazione formale.
studiato questi fenomeni traendone le implicazioni glottodidattiche che sono contenute in due termini
fondamentali: bi modalit e direzionalit.
Bimodalit: il termine suggerisce che entrambe le modalit del cervello sono coinvolte nella comunicazione
linguistica e esse devono essere integrate affinch lintera mente dellallievo venga coinvolta nel processo
di acquisizione linguistica.
Direzionalit: il principio della direzionalit stabilisce che luso bimodale del cervello avviene secondo una
direzione ben precisa: dellemisfero destro a quello sinistro. Quindi, durante le prime fasi si motiva
allacquisizione coinvolgendo in maniera bimodale la dimensione affettiva (piacere di comunicare in
unaltra lingua: modalit destra) e quella logica (bisogni linguistici o professionali: modalit sinistra). Poi si
presenta del materiale contestualizzato, sensoriale (modalit destra) per passare a formalizzare lanalisi con
tecniche associate alla modalit sinistra (esercizi, la riflessione sulla lingua ecc).
LAD e LASS: lo studente di una lingua straniera non una tabula rasa su cui incidere, non un vaso vuoto
da riempire di lessico, morfosintassi ecc lo studente un soggetto attivo, predisposto allacquisizione
linguistica che va supportato, guidato, facilitato e reso pi efficiente nei tempi di acquisizione.
Language acquisition device (LAD): un dispositivo di acquisizione della lingua, un ipotetico meccanismo
del cervello che Noam Chomsky postula per spiegare l'acquisizione umana della struttura sintattica del
linguaggio. Questo meccanismo conferisce ai bambini la capacit di ricavare la struttura sintattica e le
regole della loro lingua nativa rapidamente e con precisione da input impoverito fornito da utenti di lingua
per adulti.
Language Acquisition Support System (LASS): ipotizzato da Bruner, il quale ritiene che il LAD sia
insufficiente a spiegare lacquisizione se non si considera anche il LASS, costituito dallaiuto che il bambino
riceve dagli adulti e anche da altri bambini pi grandi. Nellinsegnamento linguistico il principale ruolo del
docente sarebbe quello di gestire il LASS costituito dalla sua azione didattica e dalluso che fa egli dei
materiali didattici.
Il processo di acquisizione si divide in cinque fasi:
a. Osservazione dellinput linguistico comunicativo che ci circonda individuando correlazioni
concrete (il bambino piange e dice acqua -> viene dissetato) e formali (il bambino rileva la
correlazioni tra io e desinenze verbali).
b. Creazioni di ipotesi sul funzionamento di quel dato meccanismo (i bambini ipotizano che le
desinenze verbali in o indichino la prima persona singolare, quindi generano io ando oppure al
posti di went, goed).
c. Verifica dellipotesi attraverso la conferma o la correzione da parte degli adulti o dallinsegnante.
d. Fissazione attraverso attivit di ripetizione. Nellinsegnamento delle lingue questa fase condotta
attraverso attivit di natura comportamentistica e per mezzo di giochi.
e. Riflessione, guidata dalladulto in rare occasioni nellacquisizione pre-scolare e poi dagli insegnanti
in maniera via via pi esplicita e complessa.
Va ricordata la teoria di Krashen, secondo il quale lacquisizione richiede una situazione in cui non ci sia
paura, ansia da prestazione, cio un filtro affettivo, altrimenti la memorizzazione risulta temporanea e non
stabile.
c.
d.
e.
f.
g.
ha bisogno di imparare dagli errori dai quali non si lascia scoraggiare. Spesso per lo studente
esecutivo ha difficolt metalinguistiche (cio di comprensioni dei discorsi grammaticali) in quanto
punta pi allefficacia pragmatica che alla coerenza formale della sua idea dapprendimento.
In/tolleranza per lambiguit: ci sono alcuni studenti che tendono ad accontentarsi di una
comprensione o di una produzione globale senza sentirsi a disagio dinanzi a dettagli ambigui,
imprecisi; altri sono a disagio di fronte a queste ambiguit.
In/dipendenza dal campo: la capacit di non lasciarsi distrarre o guidare da stimoli irrilevanti solo
perch compaiono in quel punto del testo.
Capacit/difficolt di prevedere i contenuti del testo sulla base del contesto: la grammatica
dellanticipazione. Essere forti in questo campo significa prevedere ci che verr detto,
sfruttando sia la conoscenza del mondo, sia il complesso di informazioni data dal contesto e dal
resto del testo. Lavorare su frasi staccate, estrapolate dal contesto, facilita chi debole nella
capacit di prevedere.
Tendenza/difficolt ad apprendere dai propri errori: questa caratteristica dello studente ha una
componente personale (ottimismo/pessimismo) ma anche unorigine scolastica che rimanda
allaver avuto insegnanti che consideravano lerrore un orrore da punire oppure insegnanti che
studiavano lerrore assieme allo studente.
Autonomia/dipendenza nei processi di studio: nella prospettiva di un apprendimento linguistico
che dura tutta la vita, creare lautonomia nellapprendimento una finalit importante.
Bisogno: una motivazione legata primariamente allemisfero sinistro del cervello, quello razionale e
consapevole, ed una motivazione che funziona ma presenta due limiti: 1) necessario che il bisogno sia
percepito. 2) funziona fin quando lo studente realizza di aver soddisfatto il suo bisogno, punto che si colloca
di solito ben al di sotto del livello soglia.
Piacere: motivazione legata allemisfero destro ma pu anche coinvolgere lemisfero sinistro, diventando
cosi potentissima. Ci possono essere anche emozioni piacevoli legate alla tattica quotidiana:
a. Il piacere della variet: il corso, il materiale, il modo di guidare la comprensione, il modo di
chiedere produzione linguistica devono essere vari. Fare ogni giorno gli stessi esercizi e le stesse
attivit toglie piacere e da noia.
b. Il piacere della novit: Schumann lo pone come fattore importante nella valutazione dellinput da
parte di una mente.
c. Il piacere della sfida: a tutti piace mettersi alla prova e lo si pu fare anche con prove di lingua
(puzzle, incastri o dettati).
d. Il piacere della sistematizzazione: capire come funzione il mondo o un meccanismo un piacere
molto forte, tale da coinvolgere anche lemisfero sinistro. Far scoprire la grammatica anzich
insegnarla con schemi gi fatti un modo per fornire questo piacere.
e. Il piacere di rispondere al senso del dovere: porta alla disponibilit ad impegnarsi anche in attivit
che di per s non danno piacere.
Secondo gli studi di Shumann, il cervello coglie gli stimoli (quelli che Krashen chiama Input) e procede ad
una valutazione in base alla quale decide se accettare linput e acquisire tale nuova informazione. Il cervello
selezione ci che vuole selezionare sulla base di cinque motivazioni:
1. Novit.
2. Attrattiva: dovuta alla piacevolezza dello stimolo.
3. Funzionalit: nel rispondere al bisogno che lo studente percepisce.
4. Realizzabilit: un compito possibile, abbordabile, viene percepito come motivante e innesca il LAD,
mentre un compito ritenuto troppo arduo chiude la mente.
5. Sicurezza psicologica e sociale: ci che si deve imparare e la risposta che si deve dare allo stimolo
non mettono a rischio lautostima e limmagine sociale.
LO STUDENTE BAMBINO
Ai bambini non si insegna una lingua straniera, ma li si guida nella scoperta del fenomeno linguistico
attraverso il contatto con varie lingue. Bisogna far capire loro che:
a. La lingua materna solo una tra le tante lingue possibili.
b. Le lingue straniere si possono imparare.
c. Imparare pu essere un gioco.
Secondo il trattato di Maastricht non basta equilibrare i fondamentali parametri economici, ma anche
necessario promuovere lintercomprensione tra i cittadini dellUE, per cui a ciascuno di essi dovrebbe
essere garantita la conoscenza di due lingua europee. Il progetto politico di fondo pu essere sintetizzato
nel passaggio da bilinguismo a bilinguit:
Bilinguismo: dato sociale.
Bilinguit: condizione personale, descrive coloro che sono riusciti a sviluppare una personalit bilingue.
Il periodo critico: come nota Danesi, la presenza di due lingua nel cervello porta ad un arricchimento
cerebrale. Secondo lipotesi dei periodi critici, studiata da Lenneberg, durante i primi anni di vita il
meccanismo di acquisizione linguistica sarebbe al suo massimo e decadrebbe alla soglia della pubert. Altri
studi hanno precisato che non proprio decade ma piuttosto decade la capacit di una perfetta acquisizione
fonetica. Tale periodo in realt articolato in:
a. Periodo critico: in cui potenzialmente possibile acquisire una o pi lingue raggiungendo una
competenza anche pari a quella di una madrelingua.
b. Periodo sensibile: tra gli 8 e i 22 anni la persona ha ancora forti potenzialit neurologiche che le
consentono di sviluppare una buona competenza linguistica, ma la sua performance non passa pi
per quella di un madrelingua.
Principio di interdipendenza linguistica: questo principio proposto da Cummins, afferma che lo studio di
una lingua si riflette positivamente sullintero repertorio linguistico della persona. Ricorre alla memoria
delliceberg ci che compare in superficie nella comunicazione linguistica solo una parte del processo
di concettualizzazione e verbalizzazione che avviene nella mente. La capacit di elaborare una lingua (la
parte sommersa delliceberg) cresce quando studiamo una lingua straniera.
Linsegnamento ai bambini: i capisaldi didattici per la glottodidattica precoce sono:
a. Integrazione tra la lingua straniera e il resto del curricolo, che si realizza sul piano della
progettazione quindi della definizione degli obiettivi e della scelta dei contenuti. E una sorta di CLIL
diffuso.
b. La flessibilit di approccio, metodo, tecniche: ogni bambino ha il suo stile cognitivo, per cui
struttura la propria conoscenza in maniera originale, e un suo stile di apprendimento, per cui
raggiunge la comprensione delloggetto da acquisire e poi accomoda le nuove conoscenze secondo
le sue procedure.
c. Sensorialit: implica quelluso di tutte le facolt sensoriali delluomo, udito, olfatto, vista, tatto,
gusto. Linsegnamento della lingua non pu quindi basarsi su astrazioni, schemi, regole, ma deve
partire dal nominare ci che si tocca, si vede ecc es. un dialogo non avverr tra due ipotetici
interlocutori ma tra due bambolotti.
d. Motricit: si sposa alla natura pragmatica e funzionale della lingua usata per giocare, per fare, per
dare istruzioni
e. Lucidit: non significa riempire la didattica di giochi, ma di giochi fini a se stessi, in cui chi fallisce
non vive una tragedia e dove sbagliare non comporta nessuna conseguenza.
La mente del bambino aperta allapprendimento continuo, let in cui si creano pi sinapsi al giono
intorno agli otto anni. Il bambino un macchina dapprendimento e limportante fornire Lass al suo Lad.
LO STUDENTE ADOLESCENTE
Aspetto relazionale: a differenza del bambino, adolescente non accetta pi come naturale il fatto di
sbagliare e di essere corretto dalladulto. Si sviluppa quindi un accordo tacito tra pari che porta a
privilegiare laurea mediocritas: la meta non pi leccellenza (i secchioni) ma quello di mantenersi intorno
al minimo necessario. Lo studente adolescente si ritiene adulto, quindi, non si possono utilizzare attivit
didattiche che egli percepisce come infantili.
Aspetto cognitivo: la capacit di analisi e di definizioni metalinguistiche maturano e rendono possibile una
riflessione sulla lingua via via sempre pi profonda. Le conoscenze dichiarative, affermazioni di dati di
fatto, maturano in conoscenze procedurali (es. se cos allora). La conseguenza glottodidattica di tutto
ci nel passaggio da un approccio comunicativo fondato sulle intuizioni ad uno che include sempre pi
riflessione. Alla competenza delluso della lingua si affianca, come sostegno, la competenza sulluso della
lingua,cio la competenza metalinguistica.
Introduzione della seconda lingua straniera: nel momento in cui entra nella scuola media, lo studente
inizia lo studio di una seconda lingua straniera. Leducazione linguistica vuole aiutare la persona nella
autopromozione, il che presuppone capacit di socializzare, che a sua volta presuppone laccettazione dei
modelli culturali della comunit straniera. Sul piano glottodidattico:
a. Lo studente di undici o dodici anni ha gi una storia personale di apprendimento della prima lingua
che non pu essere ignorata, necessario quindi che linsegnante di italiano e di lingua straniera si
coordino tra di loro sui metodi da seguire.
b. Le lingue da apprendere sono due ma lo studente uno quindi necessario non adottare delle
metodologie di insegnamento scoordinate.
c. Proprio perch si tratta di due lingue molti dei problemi sono comuni, quindi inutile ripetere
sempre gli stessi concetti.
d. Un aspetto particolare costituito dalluso delle glottotecnologie, non solo laula multimediale ,a
anche il lavoro autonomo in rete o con altri multimedia.
Per queste ragioni linsegnamento di due lingue deve essere coordinato e integrato.
IL GIOVANE ADULTO
Lo studente giovane adulto (anche universitario) si avvicina alla lingua straniera per bisogno professionale e
con latteggiamento della persona autonoma e responsabile delle proprie scelte. Ma la grande differenza
fra lapprendimento linguistico delle universit e quello per ragioni professionali sta nellatteggiamento
dello studente nei confronti del docente: ladulto gi inserito nel mondo del lavoro ed padrone di s, per
cui limpianto androgogico e la prospettiva lifelong learning; invece nelle universit lo studente si pone
ancora in posizione di inferiorit verso linsegnante, per cui limpianto pedagogico.
LO STUDENTE ADULTO
Lessere adulto rimanda sia allet, sia alla conseguente maturazione psicologica e relazionale. Da queste
peculiarit discendono alcune caratteristiche delladulto che studia una lingua straniera.
a. Ladulto fuori dal percorso formativo di base, maggiorenne e quindi vuole decidere
autonomamente ed una caratteristica fondamentale perch incide sul rapporto studenteinsegnante.
b. Il rapporto studente- insegnante, non pi educativo ma prevalentemente istruttivo: linsegnante
un tecnico che conosce la lingua e la glottodidattica.
c. Lo studente paga il corso, quindi viene applicato il principio value for money: non si segue il corso
per piacere.
d. I risultati perseguiti devono essere raggiunti nel minor tempo possibile perch spesso la societ
detta i tempi.
e. La storia dello studente mette a rischio lapprendimento in quanto egli convinto di sapere come si
impara una lingua, avendone imparata almeno una in passato, ma spesso si tratta di ricordi basati
su metodologie obsolete che potrebbero entrare in conflitto con quelle moderne: quindi i principi
metodologici gli vanno spiegati esplicitamente.
f. La capacit di apprendere una lingua in un adulto non viene mai meno, lunico problema la
rapidit di apprendimento che in una bambino pi veloce, ma alla fine ladulto riesce a
raggiungere lo scopo anche se lentamente, questo va spiegato per non rischiare la demotivazione.
g. Una fondamentale caratteristica psicologica delladulto la sua capacit metalinguistica che deriva
dalla superiore capacit astrattiva e sistematizzante della mente adulta, nonch dal desiderio di
regole stabili a cui far riferimento: quindi linsegnante deve integrare i materiali sulla base delle
necessit metalinguistiche dei suoi studenti.
Tecniche didattiche adatte alladulto: le tecniche glottodidattiche pongono lallievo di fronte alla sua
competenza considerandolo autonomo nel decide di affrontare i vari compiti richiesti. Tra le tecniche che
affidano allallievo il compito della realizzazione e della valutazione troviamo il dettato auto-corretto, la
procedura cloze (accoppiamento parole-immagini e tutte le forme di incastro). Queste sono tecniche
ottimali per ladulto, mentre non lo sono le attivit che portano lo studente ad interagire con i compagni, in
quanto possono essere percepite dalladulto come un rischio limmagine che da di se. Assolutamente
improponibili sono le attivit che pongono lallievo in un confronto diretto con linsegnante perch
rompono il patto psicologico tra adulti che sta alla base dellandragogia.
Andragogia: il corrispondente della pedagogia, che riguarda lapprendimento e linsegnamento a bambini
e adolescenti, mentre landragogia si occupa degli adulti. Secondo Rogers lapprendimento delladulto si
caratterizza per il fatto che ladulto, a differenza del bambino, restio a mettere in discussione
larchitettura delle sue conoscenze, quindi linsegnamento pu avere successo solo se stato lo studente a
decidere di modificare le sue conoscenze e se viene rispettata la sua autonomia nei processi di decision
making. Linsegnante quindi deve permettere continuamente allo studente di misurare il percorso fatto,
guidare il processo di modificazione guidando lo studente con strumenti cognitivi per adulti, garantire e
sostenere lautonomia dello studente nellapprendimento e passare dal ruolo di insegnante a quello di
facilitatore dellapprendimento.
Lifelong Making: non una scelta volontaria ma una necessit per adeguarsi alla globalizzazione. Ci si scrive
ad un corso non per fare carriera ma per sopravvivenza professionale.
Educazione Permanente: offerta educativa legata alla volont di chi ne fruisce. Es. una persona che vuole
scalare la gerarchia aziendale si iscrive ad un corso di lingue.
La differenza fra le due sta quindi nella natura della motivazione.
Il gruppo di studenti: lapprendimento avviene assieme ad altri compagni. Sono stati evidenziati alcuni
problemi: lavorando in gruppo e non essendo ancora esperti con la lingua uno studente potrebbe acquisire
un elemento sbagliato, ma questo un rischio che pu essere corso di fronte al vantaggio dellattivit
cooperativa. Infatti si tratta di pi menti che, esplorando insieme la lingua e i significati dei testi hanno
maggiore probabilit di riuscire nellimpresa (il che sostiene il piacere dellapprendimento).
LINSEGNANTE
I tre elementi della didattica della lingua sono: lingua, studente e docente. Lingua (intesa come competenza
comunicativa e riflessioni sulla civilt e sulla cultura del popolo) e studente sono posti in equilibrio
paritetico. Linterazione principale si realizza tra questi due poli e deve portare allacquisizione della lingua
allo studente. Linsegnante sta sul fondo e aiuta gli altri due poli a mettersi in relazione, ma lo fa svolgendo
una funzione di regista. Linsegnante regge il tutto, lo mantiene in equilibrio accentuando e restringendo il
ruolo dei due protagonisti. Linsegnante pu essere percepito come:
a. Facilitatore.
b. Consigliere: quello che usa i metodi clinici e la sua immagine spesso ricorda quella di uno
psicoterapeuta.
c. Maieuta: colui che con poche domande semplici stimola lo studente ad esplorare la lingua, farsi
ipotesi e darsi egli stesso le risposte, se possibile.
d. Tutore: secondo la logica del tutor, linsegnante garantisce sostegno e protezione nel processo di
acquisizione linguistica e lesplorazione di una cultura straniera.
e. Regista: sta dietro le quinte e guida gli studenti che diventano attori.
Tutte queste denominazioni hanno in comune il fatto che linsegnante non pi visto come maestro
onnisciente ma come un professionista che funge da punto di riferimento. Per svolgere la sua funzione il
docente parla. La comunicazione didattica importante per un insegnamento di qualit, ma ci sono alcuni
punti critici:
a. Foreigners talk: sono i tentativi di un madre lingua di farsi capire da un forestiero simili a quelli
usati per farsi capire dai bambini: sintassi elementare, coordinazione invece che subordinazione,
gesti enfatizzati ecc
b. Teachers talk: il forestierese; lessico ridotto scelto su base latina (intelligent/clever), sintassi
paratattica, cio basata su coordinazione, fonetica molto facilitata dal professore. La teachers talk
una procedura che va limitata ai primissimi passi dello studente in difficolt.
c. TTT, Teachers talking time: la percentuale di tempo usata dal docente sul tempo totale della
lezione una variabile utile per osservarne lo stile didattico. Un TTT eccessivo non facilita per
niente lapprendimento, anzi!
Che lingua usare in classe? E necessario usare la lingua straniera. Tranne nei momenti di correzione dei
compiti e nei momenti di carattere emozionale e relazionale. La tradizione ci da due generi comunicativi
consacrati nei secoli:
a. La conversazione maieutica: aveva senso sotto i portici di Atene e Roma, quando un saggio
(filosofo, maestro) si sforzava di far maturare lautonomia cognitiva e critica del suo allievo. Oggi
questo modello funziona solo per i dottorati di ricerca e, in glottodidattica, per linsegnamento
dellitaliano agli immigrati.
b. La lezione ex cathedra: la lectio tipica della istruzione religiosa. Lobiettivo viene messo al centro
dellattenzione e viene comunicato in maniera frontale e diretta agli allievi da un sacerdotemaestro che ha diritto di interpretazione incontestabile.
PROGETTISTI DEL CURRICULO E AUTORI DI MATERIALI DIDATTICI
Il progettista di un corso di lingue deve svolgere alcune funzioni essenziali:
a. Definire il ruolo del corso di lingua straniera allinterno del percorso formativo dello studente.
b. Analizzare i bisogno degli studenti per definire gli scopi del corso, specialmente per aziende o centri
linguistici.
c. Definire quali risorse sono necessarie per soddisfare quei bisogni e quali siano disponibili stabilendo
un ordine di priorit.
d. Definire quale tipo di insegnante serva per quel corso ed eventualmente indicare i percorsi
formativi per i docenti.
e. Definire il curricolo di lingua straniera secondo uno dei tanti modelli disponibili.
f. Indicare il tipo di materiale didattico adeguato.
Materiale didattico adeguato:
a. Manuale base che presenta un percorso programmato, graduato che deve guidare ll studente a
raggiungere uno dei livelli del Quadro di riferimento comune europeo.
b. Materiali per il rinforzo e il recupero specifici per i vari livelli.
c. Materiali audio con monologhi e dialoghi.
d. Ampliamento in rete, per cui a ogni unit didattica corrisponde una serie di navigazioni guidate.
e. Sezione di adattamento del materiale alle necessit dello studente a seconda del paese di
provenienza.
f. Video, soprattutto per favorire una contestualizzazione soprattutto culturale.
g. Guida didattica, che illustri allinsegnante il percorso glottodidattica e il senso di ogni attivit e
testo.
h. Prove di verifica graduate per ogni unit.
i. Un sito che offre ulteriori materiali o percorsi di recupero.
Quello che spetta al singolo insegnante lintegrazione del materiale didattico con materiale
originariamente non pensato per la didattica: questo materiale essenziale per offrire esempi autentici di
lingua, per motivare e per coltivare leccellenza degli alunni. Es. canzoni, film, pubblicit, giornali ecc
LA LINGUA E I LINGUAGGI NON VERBALI
La Comunicazione: insegnare a comunicare significa insegnare a scambiare messaggi efficaci.
Scambiare: la comunicazione non mai monodirezionale, lo studente deve rendersi conto che
impara una lingua per uno scambio di significati e che la dimensione interrelazionale necessaria.
Messaggi: includono un testo verbale e una componente non verbale, lo studente deve
comprendere che imparer a creare messaggi, non frasi o parole.
Efficaci: si comunica per convincere, ottenere o vietare qualcosa e lefficacia della comunicazione si
valuta sul risultato, cio sullessere riusciti ad ottenere quello che si voleva.
La comunicazione non avviene nel vuoto ma essa si situa in un evento comunicativo. Ciascuno dei fattori
dellevento influisce sulla qualit della comunicazione quindi sar utile portare gli studenti alla
consapevolezza esplicita di questi fattori. Il modello canonico per lanalisi di un evento comunicativo
quello di Hymes, rappresentato dallacronimo SPEAKING:
S: come setting, cio luogo fisico: nellinterazione viso a viso possibile usare gesti, indicare oggetti
ecc
P: come partecipanti, il rapporto di ruolo sociale fra i partecipanti fondamentale per cogliere il
senso profondo di un evento comunicativo.
E: come ends, gli scopi per cui si comunica, comprendere un testo significa cogliere gli scopi,
dichiarati e non, di chi ha prodotto quel testo. Lo studente deve capire che in lingua straniera si
realizzano intenzioni comunicative e non si traducono delle parole o delle frasi.
A: come atti, sono delle azioni degli atti comunicativi, unit minime quali salutare, chiedere la
strada, salutarsi ecc Lo studente deve imparare a non focalizzarsi sulle singole parole, ma a
cogliere lo scopo delle espressioni.
K: come Key, chiave psicologica, la relazione tra i partecipanti allevento comunicativo, la
dimensione psicologica.
I: come istruments, strumenti verbali e non , ma anche strumenti fisici di trasmissione dei linguaggi
(dallaria a internet). La lingua varia a seconda degli strumenti usati per la comunicazione.
N: come norme (di interazione e interpretazione dei messaggi) vanno osservate pi di quelle
linguistiche. Per es. in Italia possibile interrompere qualcuno mentre non lo assolutamente in
Scandinavia.
G: come genere comunicativo, conferenze, conversazioni, barzellette, testi letterari ecc sono
generi comunicativi con una struttura profonda universale e una struttura superficiale che varia da
cultura a cultura.
Riflettere sulla comunicazione in generale e sulle peculiarit della comunicazione in una data lingua un
investimento necessario a una precondizione per il successo nellacquisizione della lingua straniera.
Lingua straniera: laggettivo straniera indica una lingua che viene studiata in una zona in cui essa non
presente se non nelle scuole. Linput in lingua straniera fornito dallinsegnante direttamente o con
tecnologia.
Lingua etnica: si definisce etnica la lingua della comunit di origine di una persona quando essa non la sua
lingua materna, ma comunque presente nellambiente degli immigrati: ad es. un bambino italofono che
pu sentire queste lingue parlate a casa da parenti e amici.
Lingua franca: lo fu il latino, lo linglese oggi. Si tratta di una lingua molto usata in maniera semplificata
per facilitare la comunicazione internazionale.
LA COMPETENZA LINGUISTICA
La lingua il contenuto per eccellenza dellinsegnamento linguistico. Esistono vari modi di considerare la
lingua:
a. Mezzo per raggiungere scopi: la dimensione studiata dalla pragmalinguistica ed alla base del
metodo nazionale-funzionale.
b. Espressione di un rapporto sociale e mezzo per modificare questo rapporto: lambito della
sociolinguistica.
c. Indicatore di appartenenza a un gruppo, che spesso si riconosce proprio per luso della lingua.
(gruppo geografico, sociale, professionale ecc). E oggetto di studio sociolinguistico.
d. Forma: la lingua ha vari livelli formali, forma sonora (fonetica), scritta (grafemica), morfologica,
sintassi, lessico e linguistica testuale. Nella percezione diffusa tra i non specialisti sapere una lingua
vuol dire conoscere queste forme, la grammatica e le parole della lingua.
e. Espressione di una cultura e strumento per tramandarla di generazione in generazione. Questa
dimensione studiata dalletnolinguistica.
f. Strumento del pensiero, della concettualizzazione. Insegnando lingue straniere dobbiamo
insegnare diverse forme di concettualizzazione: es. un americano va dritto al punto mentre un
orientale ci gira attorno per poi arrivare al punto, un po come litaliano che usa digressioni,
premesse, commenti e cos via.
g. Strumento di espressione: lespressione in questo caso diviene una comunicazione fine a se stessa.
La lingua pensata per scopi estetici non pu essere il principale modello linguistico presentato agli
studenti, ma non pu nemmeno essere ignorato come se fosse inutile.
LA COMPENTENZA EXTRALINGUISTICA
Accanto alla competenza linguistica per comunicare necessario possedere la competenza extralinguistica,
cio quel complesso di codici che vengono usati assieme alla lingua per modificare o sottolineare alcuni
significati o, in alcuni casi, in sostituzione della lingua verbale. Le principali competenze extralinguistiche
sono:
a. La competenza cinetica: riguarda la capacit di comprendere e utilizzare gesti, espressioni del viso e
movimenti del corpo, il problema che alcuni gesti sono diversi a seconda del paese.
b. La competenza prossemica, relativa alla vicinanza e al contatto con linterlocutore cui sono spesso
legate le scelte di registro di lingua.
c. La competenza vestemica: la capacit di padroneggiare il sistema della moda, divise, uniformi, abiti
pi o meno formali ecc
d. La competenza oggettuale, rimanda alluso di oggetti come strumenti per comunicare uno status
sociale, una funzione ecc... es. larredamento dello studio o un auto aziendale.
LA COMPETENZA SOCIOPRAGMATICA
Per descrivere la competenza socio pragmatica possiamo citare il modello antropologico secondo il quale
ogni persona in contatto con se stesso, con gli altri e con il mondo. La lingua serve a stabilire e mantenere
queste relazioni, infatti:
a. A io corrisponde una funzione personale.
b. A io e te corrisponde una funzione interpersonale e una regolativa.
c. A io e il mondo una funzione referenziale, che riguarda il mondo reale, poetico-immaginativa che
riguarda il mondo fantastico e metalinguistica che riguarda il mondo della lingua.
Possedere la competenza socio-pragmatica significa saper realizzare le sei funzioni, attraverso atti ed
espressioni appropriate.
Funzione personale: si realizza quando lo studente rivela la propria soggettivit, personalit,
quando manifesta sentimenti, emozioni, pensieri. Questa funzione si realizza, oltre che nei
dialoghi, anche in generi come la lettera, il diario, lintervista ecc. Atti comunicativi: chiedere/dire
nome, et, provenienza; parlare dello stato fisico; parlare dello stato psichico; esprimere i propri
gusti. Molti materiali didattici hanno un peso poco rilevante a questa funzione che invece
fondamentale sul piano della motivazione.
Funzione interpersonale: si realizza quando la lingua serve a stabilire, mantenere o chiudere un
rapporto di interazione orale o scritta. Atti comunicativi: salutare/congedarsi; offrire, accettare o
rifiutare qualcosa; ringraziare, scusarsi. I rapporti interpersonali rimandano a regole
sociolinguistiche da tenere in considerazione per un uso appropriato della lingua.
Funzione regolativo strumentale: consiste nellusare la lingua per agire sugli altri per regolare il
loro comportamento, per ottenere qualcosa. I generi di questa funzione sono le istruzioni orali,
scritte, regolamenti e leggi. Atti comunicativi: dare/ricevere istruzioni; dare/ricevere consigli;
chiedere/obbligare/impedire di fare qualcosa. Questa funzione rimanda a regole socioculturali da
tenere in considerazione al fine di una scelta appropriata delle espressioni da usare. La scelta
errata pu bloccare lo scambio comunicativo.
Funzione referenziale: si manifesta quando la lingua viene usata per descrivere o spiegare la realt
(con relazioni, descrizioni di una situazione, testo scientifico ecc). Atti comunicativi: descrivere
cose, azioni, persone, eventi; chiedere/ dare informazioni; chiedere/dare spiegazioni. I messaggi
che realizzano questa funzione sono caratterizzati da oggettivit e lessico denotativo molto preciso
ed qui che gli studenti incontrano le maggiori difficolt.
Funzione metalinguistica: si realizza quando ci si serve della lingua per parlare della lingua o per
riflettere sulla lingua stessa o per risolvere problemi comunicativi tipici dellinterazione. Atti
comunicativi: chiedere come si chiama un oggetto; creare perifrasi per sostituire parole ignote;
comprendere o fornire spiegazioni sulla lingua e sulla comunicazione.
Funzione poetico immaginativa: si realizza quando si usa la lingua per produrre particolari effetti
ritmici, suggestioni musicali, associazioni metaforiche oppure creare situazioni e mondi
immaginari. Propri di questa funzione sono tutti i generi letterari, dalla fiaba al poema epico.
Le abilit linguistiche: sono abilit dalla duplice dimensione, una cognitiva, costituita dai processi di
comprensione, produzione, selezione delle informazioni per fare un riassunto o prendere appunti. Sono
processi che si sviluppano nella lingua materna. E una dimensione semiotica, questi processi si realizzano
attraverso la lingua, in gesti, grafici e cos via. Sono codici che variano da cultura a cultura. Le abilit di base
sono quattro: lascolto, il monologo, le lettura e la scrittura, ma anche se coinvolte due attivit si aggiunge
il dialogo. Queste abilit possono essere accorpate sulla base del ruolo assunto da chi usa la lingua oppure
dalla modalit orale o scritta. Esiste poi un gruppo di abilit di trasformazione linguistica che sono al centro,
tra ricezione e produzione e tra orale e scritto, cio il dettato, la traduzione, il riassunto, stesura di appunti
e parafrasi.
Le micro lingue disciplinari: per guidare un processo, per regolare i comportamenti, un manuale di
istruzioni o un codice devono avere una lingua perfetta: chiusa, immutabile, precisa e ben delineata. I testi
microlinguistici realizzano solo le funzioni referenziale (spiegano, descrivono), regolativa (danno istruzioni),
e, qualche volta, metalinguistica (spiegano il significato di un termine) ed hanno due principali finalit:
a. Dal punti di vista pragmatico, vogliono evitare le ambiguit per cui usano termini monosemici,
limitano luso dei pronomi, evitano i sinonimi ecc
b. Dal punto di vista sociale, servono come strumento di riconoscimento tra professionisti di un dato
settore.
I testi sono strutturati in paragrafi brevi, con titoli e sottotitoli, hanno riquadri con dati e annotazioni,
grafici, appendici ecc. Troviamo una elusione di articoli e preposizioni, eliminazione di frasi relative,
spersonalizzazione e passivazione. A livello lessicale si cerca di evitare le ambiguit, la parola diventa un
termine cio una unit lessicale puramente denotativa, priva di connotazioni culturali.
LA DIMENSIONE INTERCULTURALE
La prospettiva antropologica e sociolinguistica: Negli anni cinquanta e sessanta si effettua un passo
importante per la glottodidattica, la cultura descritta come problema sia situazionale sia comunicativo in
quanto essa caratterizza e modifica la natura e la forma della comunicazione. Linsegnante pu dare
strumenti, aprire gli occhi, ma poi losservazione che garantisce quella culturizzazione senza la quale non
ci sono n socializzazione n autopromozione.
La prospettiva interculturale: nella seconda parte degli anni ottanta emerge una nuova prospettiva,
seconda la metafora di Hofstede, ogni persona ha un software of the mind che include tra i vari file anche
quelli che costituiscono la competenza comunicativa. Essi funzionano quando siamo allinterno della nostra
cultura, ma quando si comunica con membri di altre culture necessario salvare i dati in formati
interscambiabili. Non si pu insegnare una competenza interculturale, ma si pu insegnare ad osservarla
(creando una banca di dati da aggiornare man mano che si incontrano stranieri, si guardano film ecc). Per
osservare occorre un modello:
a. Il software of the mind: cio tutti quei fattori culturali che influenzano la comunicazione, non tutti i
fattori ma solo quei fattori che influenzano lo scambio di messaggi tra due o pi persone.
b. Il software di comunicazione: tutti i codici che usiamo sia verbali che non. Ma spesso lattenzione
rivolta maggiormente verso i codici verbali dando poca importanza a quelli non verbali: linguaggio
del corpo, dei gioielli, dei vestiti ecc
c. Il software di contesto: ovvero il software socio pragmatico che nella comunicazione regola linizio,
per percorso e la conclusione di un evento comunicativo.
I primi due software, culturale e comunicativo, costituiscono la competence, mentre il software
contestuale interviene nel momento in cui si traduce la competenza in performance. Tra i software of the
mind di cui si di solito inconsapevoli e che possono creare problemi troviamo i seguenti aspetti:
Il concetto di tempo: crea molti problemi relazionali, quindi comunicativi, anche se non sempre
linguistici; il concetto di puntualit, time is money, orrore del tempo vuoto, il tempo strutturato.
Gerarchia, status, rispetto: la gerarchia la concretizzazione di unidea del potere. Alla base della
gerarchia c il concetto di status che pu essere attribuito automaticamente o guadagnato sul
campo con la propria preparazione. A queste persone si comunica in maniera formale, rispettosa.
Codici non verbali: le neuroscienze dicono che siamo prima visti e poi ascoltati. Siamo poco
consapevoli della natura convenzionale, grammaticale dei linguaggi non verbali. Tuttavia le parti del
corpo e i loro linguaggi non coincidono con quelli dei paesi stranieri e questo sicuramente
compromette la comunicazione. Il corpo parla anche con i vestiti che indossa e ha bisogno di una
distanza di sicurezza che se oltrepassata inibisce la conversazione.
Lingua e comunicazione interculturale:
Costruzione testuale anglosassone: straight to the point.
Costruzione testuale italiana: premesse, digressioni, precisazioni, commenti.
Costruzione testuale orientale: si avvicinano al fulcro del discorso lentamente e ritengono volgare,
violento e offensivo andare dritto al punto.
Aspetti socio pragmatici: ci basta ricordare, sul piano pragmatico, due fatti:
a. Alcuni atti comunicativi rimandano a differenti valutazioni dei rapporti interpersonali (un cinese
ringrazia qualcuno che ha fatto qualcosa per lui).
b. Alcune mosse comunicative sono permesse in certe culture e non in altre (linterruzione concessa
in area latina, vitatissima in Inghilterra).
Linsegnante di lingua straniera che voglia contribuire a creare una competenza comunicativa
interculturale, pu insegnare ad osservarla, che significa rendere consapevoli le persone dei problemi
della comunicazione interculturale, offrire alle persone degli strumenti concettuali, semplici e chiari, per
osservare la comunicazione e far notale che nelle societ complesse la realt muta ogni giorno, per cui le
varie culture si modificano, si contagiano ecc lo scopo di queste attivit non quello di istruire sui
contenuti ma piuttosto di far apprendere un metodo di osservazione.
Interviste impossibili: si tratta di discussioni tra personaggi della storia letteraria o di interviste tra uno
studente e Leopardi, ad esempio. Questa attivit richiede una forte preparazione preventiva e viene
ascoltata da tutti per la curiosit del tema.
Scenario e talk show: adatto a gruppi di studenti avanzati.
Talk show: temi di rilevanza psicologica, o interviste impossibili, o si pu chiacchierare di qualcosa di
specifico.
Scenario: prevede un evento comunicativo pi complesso, ad esempio una causa di divorzio.
Laspetto caratteriale di queste tecniche il fatto che la performance arriva dopo una lunga preparazione
ed inoltre un punto darrivo che va registrato per analizzare sia le argomentazioni sia la lingua che le ha
espresse.
Dialogo su chatline: rispetto ad un dialogo in presenza, si aggiunge la difficolt di un dialogo con luso della
scrittura. Tuttavia glia errori sono tollerati dalla netiquette, cio delle regole di buona educazione su
internet.
ABILITA DI TRASFORMAZIONE DI TESTI
Queste abilit vengono sviluppate in italiano, ma la lingua straniera pu dare un contributo. E unabilit
con una forte componente cognitiva.
a. Dettato: il dettato non una tecnica di comprensione ma di trasformazione di un testo orale in un
testo scritto. Affinch il dettato produca acquisizione necessario che non crei ansia, per evitare
che sorga il filtro affettivo: lautocorrezione dunque la modalit migliore.
b. Stesura di appunti: si tratta di una forma molto personalizzata di riassunto basata su un testo orale
o scritto, in cui vengono utilizzate parole chiave per esprimere e ricordare un concetto.
c. Riassunto: dato un testo di partenza, lallievo deve produrre un altro testo che ne riprenda i nuclei
formativi essenziali. Questa tecnica richiede la comprensione, gerarchizzazione, individuazione dei
nuclei formativi, ecco perch il riassunto una delle tecniche pi complesse che va applicata alle
lingue straniere quando labilit cognitiva consolidata.
d. Parafrasi: si realizza producendo un testo in prosa con lo stesso significato di un testo di partenza
(spesso una poesia). Lo sviluppo di questa abilit consente di parafrasare piuttosto che tradurre il
proprio pensiero permettendo di creare perifrasi per le parole che non si conoscono.
e. Traduzione: dato un testo in lingua straniera, lallievo deve produrre un testo orale o scritto
equivalente in italiano con o senza laiuto di dizionari. E la tecnica preferita dagli approcci
formalistici. La traduzione rappresenta uno dei momenti pi complessi della attivit glottodidattica:
un punto darrivo e non una tecnica per apprendere una lingua. La traduzione serve (a studenti
avanzati da B2 in poi) come strumento sia di meta competenza linguistica sia di riflessione
interculturale. La traduzione non pu essere considerata un test affidabili data la complessit dei
processi implicata e la variabilit e soggettivit dei parametri di valutazione.
SCOPERTA, FISSAZIONE, RIUTILIZZO DELLE REGOLE E DEL LESSICO
Grammatica implicita ed esplicita: uno dei temi cardinali della grammatica pedagogica riguarda il modo in
cui conosciamo le regole: si tratta della dicotomia chomskyniana tra Know e Cognize, che in glottodidattica
diventa conoscenza linguistica implicita vs esplicita e acquisizione vs apprendimento nellaccezione di
Krashen. La riflessione sulla lingua rimanda alla inventional grammar di Jespersen: scoprire e trovare
rappresentano un piacere primario mentre dare forma, collocare le proprie scoperte in uno schema, in un
contesto che permette di farle proprie sono una forma di piacere ancora pi sofisticato. In questo caso,
lacquisizione grammaticale pu sostenere la motivazione basata sul piacere.
LA METODOLOGIA CLIL
Clil lacronimo di content and language integrated learning che consiste nelle lezioni obbligatorie di altre
discipline in lingua straniera nella scuola (es. matematica in inglese). Tra gli undici e diciotto anni che il clil
pu avere un ruolo essenziale, legato alla crescente padronanza linguistica degli studenti.
Vantaggi del clil:
a. Incremento di esposizione alla lingua straniera.
b. Maggiore autenticit della lingua visto che la si usa in svariati contesti: arte, filosofia, matematica.
c. Una maggiore autenticit delle attivit: non si usa la lingua a scopo manipolativo ma la si usa per
scopi extra linguistici.
d. Il fatto che sono le conoscenze extralinguistiche a rendere comprensibile linput: nellinsegnamento
normale linput viene reso attraverso la lingua, mentre in lingua straniera linput fornito dalle
cartine e dai grafici e cosi via.
e. Lo spostamento dellattenzione dalla forma linguistica ai contenuti che essa veicola: la rule of
forgetting di krashen (si acquisisce una lingua quando ci si dimentica che la si sta imparando perch
il filtro affettivo non interviene a inibire il lad di fronte agli errori).
Durante luso veicolare delle lingue straniere linsegnante diventa significativo: non si apprende uno
strumento che forse si user in futuro ma uno strumento che servir nellora successiva per lavorare su
concetti veri, non simulati.
Organizzazione di esperienze di uso veicolare della lingua: per organizzare esperienze di uso veicolare
della lingua necessario tener conto che non tutte le attivit di lingue relative ad una disciplina e non tutto
linsegnamento di una disciplina in lingua straniera CLIL:
a. Laddove la prevalenza va alla disciplina, linsegnante di lingua straniera deve limitarsi a creare delle
condizioni per cui i contenuti della disciplina vengono acquisiti senza che la lingua sia un ostacolo.
b. Laddove prevale la lingua, i contenuti della disciplina sono noti e il lavoro basato su un evento o
un esperimento condotto in lingua straniera. Quindi per la disciplina si tratta di un ripasso o una
esercitazione in lingua straniera.
Metodologia per luso veicolare della lingua: sia se gli insegnanti lavorino da soli o in compresenza o in
programmazione congiunta, bisogna tenere presente che:
a. Lattivit deve portare allacquisizione dei contenuti disciplinari e al miglioramento dellacquisizione
linguistica, altrimenti non un integrating learning.
b. Il grande ostacolo che rende difficoltoso perseguire i due obiettivi la limitata competenza degli
studenti nella lingua straniera nelle scuole elementari e medie.
c. Se si vuole raggiungere A malgrado B, lattivit va accuratamente preparata in modo che
linsegnante possa fornire gli strumenti necessari e che il docente della disciplina sia chiaro nel
fornire gli input.
BISOGNA:
a. Fare a vere agli studenti la scaletta della lezione.
b. Leggere insieme lo schema in modo di affinare il suono allo scritto.
c. Fornire linput in maniera ridondante, con forte supporto di elementi non linguistici: simboli, frecce,
gesti, uso di acronimi.
d. Fornire linput avendo cura di illustrare gli elementi astratti con esempio o riferimenti concreti.
e. Evidenziare i marcatori di ordine logico, di sequenza, di tempo, di causa effetto e cosi via.
f. Far lavorare gli studenti in coppie o gruppi, interrompendo le sequenze frontali.
g. Far proprie le attenzioni glottodidattiche tipiche di un insegnante di lingua: chiedere se hanno
capito, ripetere anche in italiano un punto, prima di andare avanti ecc
h. Chiedere agli studenti di fare una sintesi, una tabella o un glossario al termine di ogni lezione.
i. Intervenire sugli errori solo quando sono tali da impedire la comprensione.
j. Nelle ore di lingua chiedere agli studenti di riferire oralmente quando appreso e solo allora
correggere limpostazione.
LA VALUTAZIONE E IL RECUPERO
La verifica: la verifica una raccolta di dati per verificare il raggiungimento di alcuni obiettivi o di un dato
livello. Essa presenta alcuni problemi, cio: processo/prodotto e competenza/esecuzione; linsegnante pu
conoscere prodotti linguistici ed esecuzioni comunicative, ma non pu entrare nella mente dello studente e
individuare i lineamenti della sua competenza comunicativa e tutti i processi che sottostanno alle abilit
linguistiche. Il docente quindi non conosce i dati, ma li ipotizza. Non possiamo sapere se ci che lallievo
produce frutto di acquisizione o apprendimento.
Punti fermi della verifica:
Oggetto: si verificano:
- Il sapere la lingua -> acquisizione delle regole.
- Il saper fare lingua ->padronanza delle abilit.
- Il saper fare con la lingua -> padronanza degli atti comunicativi.
Viene verificato quel che si presume dovrebbe essere acquisito in quel momento di quel percorso.
Strumenti: le tecniche usate per la verifica sono le stesse usate per linsegnamento: uno studente che non
ha mai fatto un cloze non pu essere testato con un cloze.
Parametri: le diverse abilit vengono verificate secondo parametri specifici: nelle abilit ricettive ci si pu
limitare alla comprensione del testo o si possono testare anche significati implicati. I parametri di solito
sono tre: comprensione facilitata, parziale e completa. Nelle abilit produttive il punteggio dipende dalla
capacit di veicolare i significati, la precisione lessicale, laccuratezza formale. I parametri sono poco,
sufficiente, buono.
Modalit: si hanno due modalit di base:
- Feedback o testing diffuso: in cui i dati vengono registrati (agenda, registro) durante le attivit
didattiche.
- Testing formale: fase in cui gli studenti sanno di essere sottoposti a verifica con tutti i problemi di
stress e filtro affettivo.
La valutazione: ottenuti i dati, attraverso la verifica, bisogna valutare essi, secondo alcuni parametri,
dallinsegnante o dagli studenti stessi. La valutazione si realizza appieno quando linsegnante e lo studente
riflettono sulle ragioni per cui si sono avuti quei risultati sulla natura degli errori. Sul piano dellacquisizione
la valutazione utile solo se viene discussa con lallievo.
Il recupero: la maggioranza degli studenti si colloca nella media fra il 5 e il 7, mentre minoranze si colloca
verso leccellenza o verso il fallimento. Nel caso delleccellenza si proporr un rinforzo, facendo rifare
esercizi e si torner su alcuni punti per consolidare le conoscenze. Nel secondo caso si procede al recupero
che deve coinvolgere lo studente in un progetto adatto a lui, percependo cos il lavoro supplementare
come un contratto psicologico con linsegnante e non come una punizione. Il recupero si presenta secondo
due modalit:
Modalit 1) Recupero continuo:
In uno studente con molte lacune si pu solo fornire un input supplementare, reso comprensibile, nella
speranza che lelemento linguistico, collocato nel grado +1 della sequenza acquisizionale sia presente e che,
incontrandolo e comprendendolo, il LAD se ne appropri. Abbiamo quindi attivit estemporanee (una
canzone, un filmato per scoprire che il proprio apprendimento procede) e attivit domestiche parallele
(ricopiatura, dettato, riassunti). Lo studente deve lavorare pi degli altri e rischia di ergere un forte filtro
affettivo se pensa che linsegnante lo voglia punire. E quindi indispensabile che gli scopi del suo lavoro gli
vengano spiegati chiaramente.
Modalit2) Recupero intensivo: dedicato ad alcuni studenti che hanno alcune lacune specifiche e mira a
garantire la riflessione e lesercizio su alcune specifiche strutture morfosintattiche, testuali o lessicali.
Riflessione: identificato il punto in cui ci si vuole soffermare si tratter di costringere lo studente a riflettere,
solo o con laiuto dei compagni, su quello che ricorda. In questo modo si attiva il meccanismo di
acquisizione linguistica procedendo attraverso lapprendimento consapevole. Esercizio: il fatto di essere
pochi una delle chiavi vincenti di un ora di recupero, perch linsegnante pu dedicarsi a tutti.
Leccellenza: si presta molta attenzione a colo il cui rendimento pi basso e quelli con un eccellente
rendimento vengono lasciati a se stessi. Questo impoverisce la classe e demotiva lo studente eccellente che
si annoia a stare al passo con gli altri. Lattivit per valorizzare leccellenza si compone di molte possibilit:
mentre linsegnante aiuta i pi deboli, i migliori possono lavorare al pc, approfondire gli argomenti,
interessi, curiosit che possono essere fatte autonomamente o sotto la guida e con laiuto linguistico
dellinsegnante.
La certificazione: la funzione della certificazione non formativa e non ha scopi pedagogici, ma deriva
dallattribuzione di valore economico o professionale alla conoscenza di una lingua. La certificazione non fa
riferimenti specifici ai programmi svolti in classe, ma rimanda ad un proprio curricolo implicito.
A1: comprende e usa espressioni di uso quotidiano tese a soddisfare bisogni di tipo concreto. Capisce se si
parla piano.
A2: comprende frasi ed espressioni usate frequentemente relative ad ambiti di immediata rilevanza.
B1: livello soglia. Comprende i punti chiave di argomenti che riguardano scuola, tempo libero ecc. Sa
muoversi liberamente nel paese dove si parla la lingua. E in grado di descrivere esperienze, avvenimenti,
sogni, ambizioni e spiegare brevemente le sue opzioni.
B2: comprende le idee principali di testi complessi su argomenti sia concreti che astratti. E in grado di
interagire con una certa scioltezza e spontaneit che rendono possibile una conversazione senza sforzi. Sa
produrre un testo chiaro e dettagliato portando varie argomentazioni.
C1: comprende unampia gamma di testi complessi e lunghi. Si esprime con scioltezza e naturalezza e usa la
lingua in maniera flessibile ed efficace. Riesce a produrre testi chiari e ben costruiti anche su argomenti
complessi.
C2: comprendere con facilit tutto ci che sente e legge. Sa esprimersi spontaneamente, in modo molto
scorrevole e preciso, individua le pi sottili sfumature di significato in situazioni molto complesse.
BETTONI
PRIMO CAPITOLO: IL CAMPO
1.1 UNALTRA LINGUA
Per L1( lingua prima) intendiamo la lingua madre, quella lingua che apprendiamo sin da piccoli nel contesto
in cui si cresce.
Per L2 (lingua seconda) quella lingua che lindividuo impara dopo che si stabilizzata la sua prima lingua.
La L2 pu rappresentare la lingua seconda (lingua appresa presso la comunit che la parla) o la lingua
straniera (lingua appresa in un contesto che non la usa, per es. luniversit).
L1 e L2 si differenziano per 3 criteri:
Questi parametri possono essere sfumati in base alle diverse situazioni della vita reale, per esempio nei casi
di bilinguismo precoce, dove i bambini si trovano davanti a due genitori parlanti lingue diverse e quindi la
distinzione netta tra L1 e L2 si appanna. Un altro caso quello dellemigrazione, dove la lingua imparata per
prima pu arrugginirsi col passare del tempo rispetto a quella appresa in un secondo momento; oppure in
un lungo soggiorno allestero dove si deve usare di pi la lingua che si conosce meno.
In base ai 3 criteri vengono fatte alcune considerazioni: il processo di apprendimento della L2
sicuramente diverso da quello della L1 perch nel momento in cui si decide di imparare la L2 si gi adulti e
quindi si scegli consapevolmente e si conosce gi la L1. La presenza della L1 per frena il processo di
apprendimento della L2.
PROTOTICIPITA : concetto legato alla metodologia della ricerca in varie discipline. Un prototipo combina le
caratteristiche pi rappresentative di una determinata categoria. il miglior esemplare tra i membri di una
categoria e serve come punto di riferimento cognitivo rispetto al quale gli altri membri possono venire
categorizzati. La metodologia della ricerca si occupa perci dei fenomeni che sono prototipici nelle varie
discipline. Una distinzione tra i metodi di ricerca tra qualitativo e quantitativo; nellestremo qualitativo c
lintrospezione(utilizzata in psicologia) che consiste nell'osservazione attenta del proprio comportamento.
Nellestremo quantitativo c lesperimento, metodologia usata in tutte le scienze, che traduce i fenomeni
osservati in variabili numeriche.
Le metodologie orientate qualitativamente osservano i fenomeni, li descrivono, formulano delle ipotesi, si
concentrano sul processo, privilegiano losservazione naturalistica e le loro scoperte sono poco
generalizzabili. Le metodologie quantitative invece sono deduttive, puntano sulla verifica delle ipotesi e
portano risultati generalizzabili.
Per quanto riguarda gli studi linguistici, essi metodologicamente pi vari rispetto agli studi psicolinguistici
che invece privilegiano modelli formali (statistiche).
1.2 IMPARARE
Il termine imparare viene spesso utilizzato insieme al suo corrispondente apprendimento; per poterlo
ben identificare necessario prendere in considerazione altri due termini sviluppo e insegnamento.
Alcune dimensioni lungo le quali si contrappongono questi 3 termini sono:
intenzionalit : non presente nella L1 poich non sappiamo effettivamente che stiamo
apprendendo una lingua; potrebbe esserci invece nella L2
controllo: non c nella L1 o pu esserci raramente; invece c nella L2 solo se guidato
consapevolezza: non c nella L1 dato che il bambino non consapevole di apprendere una lingua,
ma nonostante ci cerca di elaborare la regola attraverso la sua intelligenza; mentre presente
nella L2 solo se guidata.
Il processo di apprendimento della L2 pu essere inteso come sviluppo, e cio come un processo di
maturazione biologica e come processo di crescita sociale dovuta principalmente allesperienza e
allambiente. Lapprendimento pu essere SPONTANEO (inconsapevole,inconscio ) o GUIDATO (pi
consapevole, intenzionale )
1.3 CONOSCERE UNA LINGUA
Conoscere una lingua vuol dire avere una competenza complessa. Questa competenza pu essere
linguistica o comunicativa. Competenza linguistica: conoscere le regole che governano la propria lingua e
saperle applicare senza prestarvi attenzione; competenza comunicativa: usare la propria lingua
spontaneamente per comunicare (scherzare, promettere ).
La piena competenza linguistica e comunicativa permette al parlante L! di prestare minima attenzione alla
forma e massima attenzione al contenuto della comunicazione. Il contrario avviene per lapprendente L2.
Sapere usare una lingua significa saper essere sia nel ruolo di emittente che ricevente
EMITTENTE MESSAGGIO RICEVENTE
Chi parla
sonoro
chi ascolta
Chi scrive
scritto
chi legge
Il punto di partenza per non rappresentato solo dalla L1 ma anche da tutto linsieme delle conoscenze
linguistiche generali che abbiamo gi come parlanti di almeno una lingua. Gli apprendenti non imparano le
propriet della L2 tutte insieme ma procedendo per gradi di approssimazione verso la L2. Il percorso verso
la L2 uguale a tutti gli apprendenti, cambiano invece la velocit e lesito finale.
1.6 LA MODULARITA
Il processo di apprendimento della L2 va considerato come un insieme di processi separati che obbediscono
a principi diversi. Ognuno di questi processi rappresenta il modulo. Il concetto di modularit usato per far
riferimento al rapporto tra la lingua e la mente.
Esistono due teorie: una MODULARE, di stampo razionalista,deduttiva,innatista, poich ritiene che la lingua
sia una facolt specifica diversa da tutte le altre. La seconda teoria, NON MODULARE, di stampo
empirista,induttivo, ritiene che la lingua non sia che una delle facolt della mente umana.
Una teoria dellapprendimento deve essere multidisciplinare e interdisciplinare, poich necessario che ci
siano delle connessioni fra i moduli. Tra le diverse discipline, le 3 fondamentali sono: la linguistica, la
psicolinguistica, la sociolinguistica. La linguistica si occupa della creazione di una teoria del linguaggio. Nello
spiegare i meccanismi che portano allapprendimento della L2, i linguisti tendono a parlare di principi
linguistici, regole linguistiche, universali linguistici, ecc. La psicolinguistica spiega i meccanismi mentali
dellapprendimento linguistico in particolare. Cosi i psicolinguisti tendono a parlare di processi, di strategie,
di operazioni,ecc. La sociolinguistica cerca di individuare e spiegare i fattori sociali e situazionali che
influenzano luso linguistico.
La modularit del processo di apprendimento interessa anche i LIVELLI di ANALISI LINGUISTICA. Partendo
dal livello inferiore, sino a quello superiore troviamo prima la FONETICA e FONOLOGIA (studio dei suonipronuncia); poi la LESSICOLOGIA (studia il vocabolario) e la MORFOLOGIA (le parole dal punto di vista della
loro struttura interna); la SINTASSI (studia come le parole si combinano in frasi); ANALISI DEL DISCORSO
(come si combinano le frasi che a loro volta formano testi); PRAGMATICA (studia il testo nel suo contesto
duso facendo riferimento alla realt sociale); la SEMANTICA (studia il significato delle parole). Questo il
percorso che compie il ricercatore-analista. Il percorso compiuto dal parlante-apprendente invece il
contrario.
La modularit interessa anche le ABILITA LINGUISTICHE: ascoltare, parlare, leggere e scrivere. Due sono
orali e due scritte, inoltre due sono di recezione ( capire e leggere) e due di produzione (parlare e scrivere).
A queste abilit se ne pu aggiungere una quinta, lABILITA METALINGUISTICA: permette allapprendente,
non solo di produrre enunciati corretti, ma anche di parlare della L2, di riconoscere gli errori, di distinguere
tra gradi diversi di appropriatezza, formale e funzionale = capacit di avere intuizioni sulla propria lingua
Gli UNIVERSALI LINGUISTICI sono tutte quelle propriet ricorrenti nelle lingue del mondo. Non tutti sono
effettivamente riscontrabili tali e quali in tutte le lingue ma limportante per essere un universale linguistico
che non sia contraddetto da nessuna lingua. Per capire quanto un apprendente L2 sappia gi qualcosa
prima di entrare in stretto contatto con una lingua, si possono esaminare 3 universali linguistici: a LIVELLO
FONOLOGICO in ogni lingua naturale, le parole sono composte da sillabe; a LIVELLO SINTATTICO la struttura
gerarchica determina la segmentazione degli enunciati in costituenti; a LIVELLO SEMANTICO, per esempio,
la denominazione degli utensili non fa riferimento alle loro qualit fisiche ma allattivit umana che
permettono di compiere (ita macina).
Tra i numerosi universali linguistici utili alla decifrazione dellinput, Klein(1986) ne elenca alcuni:
-
Klein afferma, inoltre, che ci sono altre propriet che possono aiutare a decifrare linput, come:
Infatti, si ritiene che le parole che ricorrono pi frequentemente, quelle che si trovano in prima e in ultima
posizione nellenunciato e quelle che sono pi accentate si notano prima delle altre.
Queste propriet universali non permettono da sole di decifrare linput, a cui contribuiscono maggiormente
le PROPRIETA SPECIFICHE DELLA L1, soprattutto se questa tipo logicamente simile o imparentata alla L2.
La vicinanza di L1 e L2 non solo di aiuto per gli elementi simili nelle due lingue, ma ha delle ripercussioni
positive anche su altri elementi.
Per decifrare linput in L2, lapprendente pu fare affidamento anche sulle CONOSCENZE PARZIALI DELLA
L2. Ma se questo da una parte positivo, dallaltra potrebbe avere delle conseguenze negative, in quanto
lapprendente potrebbe essere portato a fare degli errori ( es. se conosce gi la parola luna e lana, pu in
un primo momento identificare erroneamente luva nellinput, anzich luva). Questo il cosiddetto
problema della segmentazione. Per quanto riguarda la comprensione a livello sintattico, un esempio di
errore, dovuto alla parziale conoscenza della L2 pu avvenire con i verbi psicologici richiedono due
argomenti: un essere animato che prova il sentimento e una cosa o persona che lo causa (Piera ama i fiori,
Maria preferisce le rose). La maggior parte di essi vuole che il nome animato sia il soggetto e il nome
inanimato sia loggetto, ma ci sono anche casi contrari ( la lezione annoia Vera). Il problema di
comprensione diventa grave, per lapprendente, nel momento in cui sia la causa che colui che prova il
sentimento siano animati ( Franco deprime Gina/ Gina deprime Franco).
Infine, per la decifrazione dellinput sono molto utili anche le CONOSCENZE DI ALTRE L2 (pi lingue si sanno
pi facile decifrarne una nuova).
LINPUT E MODIFICABILE: un aiuto alla comprensione dellinput viene anche dallinterlocutore nativo,
attraverso il FOREIGNER TALK ( si ha nel momento in cui la lingua indirizzata agli apprendenti dai parlanti
nativi viene in qualche modo modificata con lintenzione di renderla pi comprensibile).
Le MODIFICHE FORMALI DEL FOREIGNER TALK interessano tutti i livelli di analisi (fonologico, lessicale,
morfosintattico, pragmatico), risultano da strategie diverse e variano moltissimo. A LIVELLO FONOLOGICO il
parlante nativo si rivolge allapprendente con un tono di voce pi alto e pi lentamente. Il maggiore volume
della voce serve soprattutto per sottolineare le parole chiave, mentre la lentezza dovuta a pause pi
frequenti e lunghe. A LIVELLO LESSICALE, il FOREIGNER TALK sceglie parole pi comuni, preferendo gli
iperonimi agli iponimi ( rain piuttosto che drizzle- pioggerella) ed evitando espressioni idiomatiche o
figurative. A LIVELLO MORFO-SINTATTICO gli enunciati del foreigner talk tendono a essere pi corti e meno
complessi. A LIVELLO PRAGMATICO si preferiscono forme pi dirette ( uso frequente dellimperativo tu
vieni!).
I PROCESSI FORMALI DEL FOREIGNER TALK: il foreigner talk pu essere formato con strategie sia di
semplificazione delle forme sia di elaborazione. La sola semplificazione formale potrebbe offrire
allapprendente un input senzaltro pi facile da capire ma poco adatto allapprendimento perch forse
corrispondente a quello che sa gi. Lelaborazione formale, invece, pu offrire un input pi ricco di elementi
ancora da imparare.
Anche la MISURA DELLE MODIFICHE del foreigner talk contribuisce alla grande variabilit. I fattori che
determinano la variabilit del foreigner talk sono molto e includono lo stile comunicativo, la sensibilit,
lesperienza precedente con apprendenti e soprattutto la valutazione del livello della competenza
linguistica dellascoltatore-apprendete.
Per i casi estremi di foreigner talk, le condizioni necessarie perch si verificano le sgrammaticature
includono la percezione da parte del parlante nativo che lapprendente abbia insieme una competenza
linguistica minima, uno status sociale inferiore e che si tratti di conversazione spontanea.
UTILITA DELLE MODIFICHE: la misura dellaiuto che viene dato allapprendente dal parlante nativo varia
secondo la misura delle modifiche. Oltre al foreigner talk vi il TEACHER TALK( il modo di parlare degli
insegnanti in classe) che ha 2 caratteristiche che lo differenziano: non mai sgrammaticato e risulta meno
calibrato sui bisogni degli allievi di quanto non lo sia il foreigner talk da parte dei parlanti nativi.
LINPUT NEGOZIABILE: Se ci sono ancora problemi di comprensione tra il parlante nativo e lapprendente
(nonostante la contestualizzazione, le conoscenze linguistiche precedenti, le modifiche formali del foreigner
talk), possono ricorrere alla negoziazione dellinput. Questa pu avvenire in vari modi. A una minima
segnalazione di incomprensione, possono abbondare ripetizioni e riformulazioni. Molto utili sono anche le
scomposizioni, con cui il parlante segmenta enunciati troppo lunghi o troppo densi.
Non sempre per la negoziazione ha successo. I risultati degli studi confermano che linput negoziato
conversazionalmente pi facile da comprendere dellinput modificato solo dal parlante nativo.
2.2 LASCOLTO
Lascolto unattivit complessa che coinvolge tutti i livelli di analisi. Se adottiamo il MODELLO
PSICOLINGUISTICO che Levelt(1989) ha elaborato per la produzione del parlato in L1 allascolto in L2,
possiamo notare come si articola il processo di comprensione. Secondo questo modello, il processo di
comprensione del messaggio, sia parlato che ascoltato, si basa su una gerarchia universale di conoscenze
procedurali che operano sulle conoscenze dichiarative dellascoltatore. Queste ultime sono di 2 tipi:
lessicali e generali. Le conoscenze procedurali, invece, sono raccolte in 3 principali componenti di
elaborazione: lUDITORE, il DECODIFICATORE e lINTERPRETE. Il decodificatore in relazione con le
conoscenze lessicali, linterprete con le conoscenze generali. Ogni elaboratore riceve un input e produce un
output, che a sua volta diventer linput dellelaboratore successivo.
Per questi motivi, lapprendente di
una L2 nel momento in cui sente un
messaggio acustico, idealmente attiva
le procedure di un primo elaboratore,
lUDITORE, che trasformano il suono
in stringa fonetica, consegnandola al
2 elaboratore, il DECODIFICATORE,
che a sua volta la trasforma prima in
struttura superficiale, grazie
allelaborazione fonologica. E
importante dire che il decodificatore
in relazione con il lessico, cio con un
magazzino di conoscenze lessicali, nel
quale le parole sono rappresentate sia
come FORME con le loro specificazioni
fonologiche e morfologiche, sia come
LEMMI, con le loro specificazioni
semantiche e grammaticali. La
componente di elaborazione fonologica del decodificatore in relazione con la parte formale del lessico, e
ci permette allascoltatore di riconoscere i fonemi e le sillabe udite e di mettere in corrispondenza con le
parole che si trovano nel suo magazzino. Dopo di che il decodificatore da inizio alla seconda fase di
elaborazione, consegnando la struttura superficiale, fono logicamente e morfologicamente analizzata alla
componente grammaticale. Essa perci la decodifica semanticamente e grammaticalmente permettendo
allascoltatore di capirne il significato. La struttura superficiale, dunque diviene un vero e proprio
ENUNCIATO ANALIZZATO. Le parole devono essere ancora interpretate dallascoltatore, ed in questo
momento che entra in gioco lINTERPRETE. Le procedure di elaborazione di questultimo sono in relazione
con un secondo magazzino, quello delle CONOSCENZE GENERALI, che includono: le conoscenze
enciclopediche, il contesto extralinguistico, linguistico,ecc. Nel momento in cui lapprendente L2 stabilisce
una corrispondenza tra lenunciato analizzato e le conoscenze generali si pu realmente affermare che il
messaggio sia stato compreso.
Conoscere una parola vuol dire poterla usare sia nellascoltare sia nel parlare. Bisogna fare 3 distinzioni:
CONOSCENZA POTENZIALE vs. CONOSCENZA REALE del lessico: il vocabolario potenziale consiste nelle
parole che unapprendente L2 riconosce anche senza averle mai viste e sentite nella L2 studiata. Il
vocabolario reale, invece, costituito da parole che lapprendente conosce solo dopo averle incontrate
nellinput.
LESSICO ATTIVO vs. LESSICO PASSIVO : il primo quello che lapprendente L2 pu produrre, il secondo
quello che riconosce soltanto.
CONOSCENZA vs. CONTROLLO: la conoscenza la rappresentazione del lessico nella mente, mentre il
controllo la capacit di elaborarlo durante leffettiva esecuzione.
Le SEQUENZE di apprendimento del lessico: lapprendente di una L2 impara le parole e alcune propriet di
queste ultime, secondo alcuni criteri che ne guidano lapprendimento si dividono in CRITERI ESTERNI e
CRITERI INTERNI al lessico. Dei CRITERI ESTERNI fanno parte: LUTILITA, LA DISPONIBILITA delle parole
imparate, LA PREFERENZA PERSONALE.
UTILITA: Alcuni apprendenti sono pi portati a scegliere in un primo tempo un maggior numero di formule
caratteristiche dellinterazione sociale; altri invece un maggiore numero di parole riferite agli oggetti e alle
attivit che li circondano (es. i lavoratori immigrati imparano prima il lessico connesso con il proprio lavoro,
gli studenti quello con le attivit scolastiche, e cos via).
DISPONIBILITA: criterio che dipende da alcuni fattori come la frequenza con cui la parola ricorre nellinput,
la variabilit dei contesti in cui ricorre, laiuto fornito dal contesto situazionale e dal co-testo linguistico per
la sua comprensione.
PREFERENZA PERSONALE: criterio che riguarda non tanto le parole quanto gli apprendenti, i quali tendono
ad imparare presto determinate parole trascurandone altre.
Dei CRITERI INTERNI possiamo fare una distinzione tra criteri formali e semantici. Dei criteri formali fanno
parte:
PRONUNCIABILITA: lapprendente L2 facilitato se deve imparare una lingua che ha le parole con accento
fisso, mentre pi difficoltoso imparare lingue con accento mobile (es. italiano, inglese, ecc.). Inoltre
vengono preferite lingue con parole formate da fonemi o combinazioni di fonemi facili da pronunciare.
Affine al criterio di pronunci abilit vi quello della similarit sonora con altre parole che rende pi difficile
da parte dellapprendente di distinguere e pronunciare le diverse parole (es. bit beat bet bat but)
CORRISPONDENZA TRA SUONO E GRAFIA: pi la corrispondenza chiara pi lapprendimento facilitato
LUNGHEZZA DELLE PAROLE: alcuni studi affermano che pi facile apprendere parole pi corte, ma non
sempre cos. Pu avere unimportanza anche la L1 di partenza, infatti se lapprendente italiano, le parole
latine pi lunghe e rare potrebbero essere imparate pi facilmente rispetto alle monosillabiche.
MORFOLOGIA: lingue con grande complessit flessionale sono pi difficili da apprendere. La complessit
derivazionale di una parola composta non costituisce ostacolo se le parti che la compongono sono
trasparenti.
Degli aspetti semantici delle parole, due fattori fondamentali sono:
POLISEMIA: quando ununica parola ha vari significati che hanno tra loro qualche affinit.
OMONIMIA: quando ununica parola ha vari significati che per hanno significati completamente diversi.
Se lapprendente L2 conosce la parola in un significato pi difficile accettarla in un altro significato molto
diverso.
Un altro fattore che rende difficile una parola lOPACITA per esempio se prendiamo libro, questo
risulta pi chiaro di volume, che oltre ad essere polisemico e una parola pi rara e specifica. Dunque
anche la SPECIFICITA del significato rende pi difficile lapprendimento. LIDIOMATICITA un altro criterio
che ostacola sia la comprensione sia la produzione per gli apprendenti L2.
Tra i criteri che influenzano maggiormente quali parole lapprendente L2 imparer per prime, vi anche la
contrastivit con la l1: una parola risulta pi facile da imparare quanto pi forma e significato si
assomigliano nelle due lingue.
DIFFERENZA TRA SIGNIFICATO DI UNA PAROLA E CONCETTO
(SCHEMA DI APPEL)
Il significato di una parola, insieme alla sua forma, fa
parte del lessico mentale, il concetto invece fa parte
dellenciclopedia mentale. Si hanno infatti molti concetti
che non sono lessicalizzati.
Kroll e Groot riprendono due possibili modelli di abbinamento delle parole in L1 e L2 ai concetti e ne
presentano un terzo proprio.
Modello Dell Associazione Lessicale
COME VENGONO IMAPARATE LE PAROLE? Una volta scelte le parole in base a questi criteri, vengono
imparate secondo alcune propriet: FONOLOGIA, GRAMMATICA, SEMANTICA e PRAGMATICA.
1. Per quanto riguarda la FONOLOGIA, le parole vengono imparate gradualmente secondo le regole di
apprendimento fonologico della L2. A questo livello di analisi, linterferenza della L1 agisce pi
profondamente che ad altri livelli.
2. GRAMMATICA :ogni parola ha una sua grammatica, se questa complessa, sar imparata per gradi.
3. Per quanto riguarda la SEMANTICA, lapprendente L2 non impara subito i vari significati che una
parola pu avere, ma impara ununit lessicale per volta. Inoltre per ogni parola si tende ad
apprendere per primo il significato non metaforico.
4. PRAGMATICA : lapprendente allinizio rischia sempre di usare una parola in un contesto
situazionale sbagliato. Perci conoscere completamente una parola vuol dire anche conoscerne gli
ambiti di uso appropriati.
3.3 LA GRAMMATICA
Con il tempo, ma soprattutto con pi input, il lessico viene grammaticalizzato e qui vien fuori la
GRAMMATICA.
Alcuni studi hanno mostrato che quando i bambini imparano a parlare linglese come L1, alcuni morfemi
grammaticali compaiono con un ordine fisso. Subito si cercato di scoprire se ci fosse un ordine anche per
gli adulti che lo imparano come L2 e se fosse simile a quello dei bambini; si arrivati a confermare questa
tesi per almeno una decina di morfemi (-ing, -s plurale, be copula, be ausiliare, ecc.). Ma la ricerca di simili
sequenze in altre lingue stata minima, anche perch mancava una spiegazione convincente per lordine
scoperto e poi perch questi studi misuravano solo laccuratezza formale del prodotto finale. Si passati
cosi ad una nuova ricerca basata sulla sequenza degli stadi in cui emergono le singole strutture. La
gradualit del percorso chiara dallesempio dei pronomi personali; lapprendente L2 infatti impara prima
a distinguere la persona, poi il numero e infine il genere. La distinzione del caso lultima a comparire.
Un esempio di percorso comune, quello dellapprendimento del GENERE IN ITALIANO L2, secondo cui
prevalgono prima criteri fonologici (secondo cui le desinenze nominali non sono degli indizi per risalire al
genere dei sostantivi, ma hanno solo lo scopo di contribuire a stabilire la tipica forma fonologica della
parola italiana a finale vocalica); poi criteri semantici (che fanno capo alla relazione genere-sesso del
referente. Tendono ad essere considerate pi affidabili le desinenze o per il maschile e a per il femminile,
mentre risultano incerte quelle in e); infine criteri morfologici (nel momento in cui si sviluppano i suffissi
della derivazione, come tore per il maschile e trice per il femminile, sia per le persone che per gli oggetti:
lavoratore, lavoratrice, lavatrice).
Per quanto riguarda lACCORDO SINTATTICO, i primi che compaiono sono quelli con i pronomi tonici e quelli
con larticolo, in seguito tutti gli altri.
RELATIVIZZAZIONE: fenomeno sintattico presente in tutte le lingue con caratteristiche diverse. Le relative
sono proposizioni subordinate e possono variare secondo alcuni parametri:
Il punto di attacco: le relative possono variare secondo la funzione del sintagma nominale, che
nella principale rappresenta il punto di attacco della relativa (il gatto che miagola non mio
sogg. della principale; non vedo il gatto che miagola ogg.)
Lelemento relativizzato: il gatto che miagola il gatto soggetto viene relativizzato
La strategia dellordine canonico (SOC), che blocca qualsiasi movimento tra gli elementi della
stringa SVO
La strategia di inizializzazione e finalizzazione (SIF) che, data una stringa XYZ, blocca lo
spostamento di X tra Y e Z, o quello di Z tra X e Y
La strategia delle proposizioni subordinate (SPS), che blocca qualsiasi movimento allinterno di una
proposizione subordinata
Una prima distinzione tra variazione evolutiva, o diacronica che riguarda i cambiamenti avvenuti
allinterno di una lingua con il trascorrere del tempo (sequenza di stadi) e variazione sincronica in un unico
periodo di tempo (un unico stadio) questa si divide a sua volta in variazione intersoggettiva che riguarda
soprattutto la velocit dellapprendimento, e variazione intrasoggettiva che si divide in sistematica che
pu dipendere da diversi tipi di contesto (sociale,psicologico,linguistico) e libera, casuale.
La variabilit intrasoggettiva pu essere spiegata SITUAZIONALMENTE, per cui lapprendente di una L2,
come ogni parlante nativo sensibile a fattori sociolinguistici come ad esempio linterlocutore a cui si
rivolge, la formalit del contesto, largomento della conversazione. Pu anche essere spiegata
PSICOLOGICAMENTE; in questo caso sono in gioco fattori quali il tempo a disposizione per la pianificazione
e lattenzione dedicata alla forma piuttosto che al contenuto. Unaltra variabilit pu essere spiegata
LINGUISTICAMENTE : a livello fonologico, a livello morfologico e a livello sintattico.
La maggior parte della variabilit intrasoggettiva dellinterlingua sistematica. Quando per abbiamo due o
pi forme alternative che hanno la stessa funzione, nello stesso contesto linguistico situazionale e
psicologico, dobbiamo considerare che si tratta di una variazione libera.
E difficile, soprattutto in sistemi ricca di variabilit, determinare leffettivo PUNTO DI APPRENDIMENTO di
un nuovo elemento. Si pu distinguere tra EMERGENZA, APPRENDIMENTO e perfetta PADRONANZA di un
elemento, secondo che in un determinato stadio dellinterlingua lelemento in questione ricorra
rispettivamente la prima volta, un certo numero di volte, ogni volta che necessario.
3.5 LA PRODUZIONE DEL PARLATO
Le conoscenze dichiarative sono di 2 tipi: generali e lessicali. Le conoscenze procedurali sono raggruppate
in 3 principali componenti di elaborazione: CONCETTUALIZZATORE, FORMULATORE, ARTICOLATORE. Ogni
elaboratore riceve un input e produce un output, e loutput di una componente diventa linput della
successiva. Nel concettualizzatore viene selezionata, ordinata e preparata tutta linformazione del
magazzino delle conoscenze generali che serve per comunicare le intenzioni del parlante, per essere
convertita in lingua. Loutput del concettualizzatore non ancora il messaggio verbalizzato che lo diventa
quando passa nel formulatore. Nel formulatore viene selezionata, grammaticalizzata e fonologizzata
linformazione lessicale pertinente al messaggio concettuale. Lattivazione delle parole avviene in due
tempi, prima semanticamente, poi formalmente: importante quindi il fatto che gli elementi lessicali
vengono selezionati per primi, e che sono le loro propriet che determinano lapplicazione delle regole
grammaticali e fonologiche. Nellarticolatore il piano fonico viene eseguito come una serie di istruzioni
neuromuscolari. Infine la propria produzione viene auto-monitorata nel decodificatore; qui il monitoraggio
pu avvenire sia silenziosamente prima dellarticolazione, sia dopo larticolazione.
Altre importanti caratteristiche del modello sono: AUTONOMIA (implica che ogni componente
dellelaborazione lavora in modo altamente specializzato e specifico), AUTOMATICITA (implica unaltissima
velocit) e INCREMENTALITA(implica che tutte le componenti di elaborazione lavorino in parallelo, ma
mentre si articola il primo pezzo si pu gi formularne un secondo e concettualizzarne un terzo, e cos via).
CONCLUSIONE: DIFFERENZA TRA APPRENDIMENTO DEL LESSICO E DELLA GRAMMATICA?
Lo sviluppo della grammatica nellinterlingua sostanzialmente un fatto autoregolatore. Prima si imparano
parole e formule; le formule non vengono analizzate e le parole sono prevalentemente di contenuto, poco
morfologizzate. Poi si sviluppa la grammatica vera e propria, attraverso stadi obbligati. Il lessico, invece,
rispetto alla grammatica, presenta minori regolarit di sviluppo, ma nonostante ci risulta molto
importante nella produzione del parlato poich la formulazione grammaticale determinata lessicalmente.
Dopo la concettualizzazione vengono selezionate le parole, e sono queste che portano con s conseguenze
grammaticali.
Livello di analisi: quello pi soggetto alla L1 la fonologia (fonemi, allofoni, accento, ritmo,
intonazione, ecc.), poi abbondanti interferenze della L1 anche nella pragmatica e nel lessico; meno
frequenti in sintassi e rari in morfologia
Livello di competenza linguistica in L2: opera congiuntamente al livello danalisi. Nei primi stadi la
L1 interferisce pesantemente in fonologia e pragmatica, solo negli stadi intermedi il trasferimento
di elementi grammaticali pi facile. Negli stadi avanzati linfluenza della L1 diminuisce a tutti i
livelli.
Marcatezza: nozione relativa, non assoluta: in una coppia, un elemento viene definito meno
marcato rispetto a un altro pi marcato. I criteri di marcatezza che operano sono la complessit e
la lunghezza (professore professoressa), la rarit (bambino fanciullo), lestendibilit ( altobasso: poich alto estendibile alle interrogative, mentre basso non lo , infatti anche di persona
COMPETENZA LINGUISTICA COGNITIVO-ACCADEMICA. Questipotesi dellestroversioneintroversione si basa sul fatto che le persone estroverse e socievoli sono in grado di procurarsi
maggiori occasioni per usare la lingua orale, mentre quelle pi introverse riescono meglio nelle
attivit accademiche.
4.4 CARATTERISTICHE CULTURALI
Lapprendimento della L2 varia secondo lAMBIENTE CULTURALE. Sono stati fatti studi che riguardano le
variabili ambientali. Tra questi ve ne sono due, entrambi riguardanti lapprendimento della L2 in contesti di
immigrazione: il primo propone come variabile la distanza sociale nellambito del MODELLO DI
ACCULTURAZIONE e il secondo lorientamento culturale nellambito del MODELLO MULTIDIMENSIONALE
del progetto ZISA.
Il modello di acculturazione di Schumann nasce per spiegare lapprendimento dellinglese negli Usa da
parte di un costaricano. Questo modello propone come variabile la DISTANZA SOCIALE una dimensione
del gruppo e interessa la misura in cui i singoli apprendenti riescono a diventare parte del gruppo di parlanti
L2. formata da 8 fattori: dominanza (rapporti di dominanza tra gruppo L1 e L2), integrazione, chiusura,
coesione (forza dei legami allinterno del gruppo L1), dimensione (numero di individui nel gruppo L1),
congruenza (somiglianza culturale tra L1-L2), atteggiamento (sentimenti, opinioni del gruppo L1 nei
confronti del gruppo L2), intenzione (durata prevista del soggiorno nel paese L2).
Lacculturazione pu risultare importante per lapprendimento, ma questo non sufficiente, perch senza
linput linguistico non serve a niente. Non necessaria, perch linput pu essere ottenuto anche senza
acculturazione.
Il modello ZISA si chiama multidimensionale considera sia la dimensione universale, che quella variabile.
Secondo questo modello, linterlingua di un apprendente pu essere collocato tra due poli opposti costituiti
da due scopi in concorrenza luno con laltro: lefficacia comunicativa vs laccuratezza formale. Una delle
ipotesi centrali di questo modello che la posizione degli apprendenti su questo continuum di
orientamento dellapprendimento della L2 sia determinata da fattori socio-psicologici dellambiente di
apprendimento.
4.5 STRATEGIE DI APPRENDIMENTO
Tutte le attivit che portano allapprendimento sono state chiamate strategie di apprendimento. Esse sono
in parte frutto delle caratteristiche individuali degli apprendenti e in parte frutto delle caratteristiche
ambientali in cui gli apprendenti si trovano.
Le strategie di apprendimento sono state interpretate in vari modi: da una parte si distinto tra attivit
comportamentali e mentali; in un altro verso tra strategie dirette e strategie indirette e in un altro ancora
tra strategie consapevoli e inconsapevoli.
Alle strategie di apprendimento si sovrappongono le strategie di comunicazione, che sono messe in atto
con lintenzione di risolvere problemi di comunicazione che si riscontrano durante linterazione.
induttive- senza limiti alle possibili grammatiche da imparare) . Dallaltra parte correnti di pensiero
RAZIONALISTE, secondo cui linguisticamente linput linguistico agisce sulle facolt del linguaggio per
produrre il sistema di conoscenze di una particolare lingua, che risulta in una serie di enunciati specifici di
quella lingua (+ teorie innatiste- mente dotata di capacit innate, + teorie deduttive- limiti alle possibili
grammatiche da imparare).
Le teorie possono essere divise anche tra teorie delle propriet e teorie della transizione. Le prime si
preoccupano di fornire un resoconto dei sistemi statici delle conoscenze, le seconde dei meccanismi
responsabili dei cambiamenti da un sistema al successivo.
Le teorie possono essere anche data-driver, cio partire induttivamente da una minuta raccolta empirica
dei dati, e poi arrivare alla formulazione esplicativa globale, oppure theory-driven, cio partire
deduttivamente dallelaborazione di una ipotesi, e poi verificare se questa regge alla prova dei dati
empirici.
Ora vengono descritte le teorie pi rappresentative:
5.1 IL CONTRASTIVISMO (anni 50)
Ipotesi dellanalisi contrastiva stampo empirista. Nata con lo scopo di migliorare linsegnamento della L2.
Si sviluppa con presupposti psicologici, ipotesi linguistiche e applicazioni glottodidattiche.
IN PSICOLOGIA TEORIA DEL COMPORTAMENTISMO, secondo cui tutto lapprendimento, verbale e non,
un processo di formazione di abitudini. Quando quello che si deve apprendere troppo complesso, lo si
scompone in unit pi semplici. una teoria che si basa quindi su 3 principi: leffetto, la pratica e la
scomposizione.
LINGUISTICAMENTE lapprendente inizia da zero, riceve linput e con limitazione e la ripetizione riceve il
rinforzo positivo.
LE APPLICAZIONI DIDATTICHE vengono validate da entrambi i presupposti psicologici e linguistici.
Psicologicamente si creano esercitazioni che si basano sullinsistente imitazione meccanica del modello.
Linguisticamente, vengono selezionati come modello da esercitare soprattutto le strutture che nella L2
sono diverse da quelle della L1.
Lipotesi storica dellanalisi contrastiva viene per sconfitta come tesi esplicativa. Linguisticamente, non
regge alla prova dei dati, poich nella realt non tutti gli errori previsti si verificano, psicologicamente,
anche limitazione non mai meccanica, poich lapprendente imita selettivamente in base a quello che gli
serve.
5.2 IL GENERATIVISMO (seconda met Novecento)
Elaborata da Noam Chomsky GRAMMATICA UNIVERSALE - teoria razionalista, innatista e deduttiva.
Vuole spiegare in cosa consiste e come viene acquisita la conoscenza linguistica. una teoria delle
propriet non indaga tanto il percorso dellapprendente quanto la facolt innata che gli permette di
percorrerlo. Quindi, non una teoria dellapprendimento della L2, ma una teoria generale di linguaggio e
delle lingue. Comprende una serie di universali linguistici, che consistono in principi e parametri. I principi
sono propriet molto astratte e generali che valgono per tutte le lingue del mondo. I parametri, anchessi
uguali per tutte le lingue, ma con un valore che fissato diversamente da lingua a lingua. Inoltre i principi
sono innati, mentre il valore dei parametri appreso in base allesperienza.
Vi sono 4 posizioni principali sulla Grammatica Universale come teoria per la spiegazione
dellapprendimento della L2:
1) INACCESSIBILITA
Secondo questa ipotesi, la Grammatica Universale non centra con
lacquisizione della L2. Gli apprendenti devono ricorrere ad altre
abilit generali di apprendimento non specificamente linguistiche
ma generalmente cognitive.
2) PIENA ACCESSIBILITA
La Grammatica Universale centra come per la L1. Lapprendimento della L1
e della L2 ha un processo identico. Le differenze si riscontrano solo in base
alla diversa maturit cognitiva e ai diversi bisogni degli adulti rispetto ai
bambini.
3) ACCESIBILITA INDIRETTA
La Grammatica Universale non centra direttamente, ma vi si
accede indirettamente attraverso la L1 solo se la L2 ha i
parametri fissati come la L1.
4) ACCESIBILITA PARZIALE
5.3 IL FUNZIONALISMO
Pi che una teoria specifica, un approccio teorico. Le teorie funzionaliste mirano a spiegare che le forme
linguistiche sono create, governate, apprese in funzione della funzione; vogliono spiegare il modo preciso e
la misura in cui le funzioni determinano la forma prevalgono quelle di tipo semantico e discorsivo, ma
Affidabilit ( data dalla regolarit con cui a una forma corrisponda una funzione)
Disponibilit ( data dalla frequenza con cui un indizio ricorre nellinput)
Validit nel conflitto ( data dal rapporto tra il numero di volte in cui un indizio vince sugli altri e il
numero di volte in cui si trova in conflitto.
Teoria formulata per spiegare le sequenze di sviluppo delle abilit procedurali che permettono le sequenze
dellinterlingua. una teoria psicolinguistica, cognitiva e linguistica. La teoria importante perch predice il
passaggio da uno stadio allaltro dellinterlingua.
La Teoria della processabilit ha 3 fonti principali:
Prende lavvio dalle strategie di elaborazione del parlato del Progetto ZISA( anni 70)
Si rif al Modello psicolinguistico di Levelt per i processi di produzione linguistica
Usa il modello della Grammatica Lessico - funzionale
Nel processo di questa generazione linguistica incrementale vengono attivate le seguenti procedure di
codifica:
Accesso lessicale
Procedura categoriale
Procedura sintagmatica
Procedura frasale
Procedura della proposizione subordinata, se applicabile
La sequenza di queste procedure implicazionale: ognuna requisito necessario per la successiva, e non
possibile attivarne una senza avere attivato tutte quelle precedenti. Queste procedure seguono la sequenza
con cui vengono attivate nella produzione del parlato.
La variabilit dellinterlingua definibile a priori dalla specifica gamma di opzioni strutturali di cui
lapprendente dispone allo stadio dellinterlingua in cui si trova. Questa gamma di opzioni viene chiamata
Spazio delle Ipotesi. Dunque la Teoria della Processabilit delinea le forme possibili a ogni stadio
dellinterlingua.
La variazione dei singoli stadi della gerarchia di processabilit pu rendere conto del fenomeno della
FOSSILIZZAZIONE. Questa subentra quando un apprendente sceglie tra le variabili di cui dispone quelle che
lo portano in un vicolo cieco strutturale.