ROMENO → il blocco delle parlate romene due varietà principali: il tipo muntene
e quello moldavo. Quando la dacia fu conquistata da Traiano, venne popolata da
coloni. Tuttavia, quando venne abbandonata da Aureliano, una parte della
popolazione locale romanizzata rimase nel territorio. Il romeno costituisce la
cosiddetta Romània continua, essendosi sviluppato secondo delle tendenze
peculiari, influenzato anche dallo slavo, dall'ungherese e dal turco.
DALMALTICO → si era formato lungo le coste della Dalmazia, nel corso dei secoli
ha perso gradualmente importanza fino ad estinguersi del tutto.
Nella prima metà del XVI secolo cominciano ad apparire le prime grammatiche e i
primi dizionari destinati alle lingue romanze → in ogni paese sono però preceduti
da opere che affermano la dignità del volgare nei confronti del latino (es. ‘De
Vulgari Eloquentia’).
1° grammatica italiana → Leon Battista Alberti, di poche pagine, 1435.
1° grammatica spagnola → de Nebrija, 1492.
In questo periodo nasce anche il vocabolario → il più importante vocabolario
romanzo del Rinascimento è quello degli accademici della Crusca, 1612.
IL PARADIGMA STORICO
Tra ‘700 e ‘800, con il Romanticismo, si compie una rivoluzione → l’idea che le
culture classiche siano dei modelli da imitare viene messa in dubbio. L’idea
centrale che deriva dal romanticismo è che solo attraverso lo studio del
mutamento e dello sviluppo di un’istituzione (la lingua) si può conoscere la sua
vera natura.questo punto di vista, che è quello dello Storicismo, rompe con l’idea
classica che vedeva nel cambiamento solo una degenerazione e una decadenza.
La filologia, intesa come disciplina vera e propria, nasce nell’800 con la linguistica
storica e le prime teorizzazioni del metodo storico-comparativo.
La linguistica dell’800 è storica perché prende in esame la lingua nel suo divenire
(ne esamina l’evoluzione), ed è comparativa perché, mediante il confronto, punta
a raggruppare le lingue affini in famiglie e a definire i rapporti intercorrenti tra
esse.
Il primo importante risultato ottenuto da questo metodo è stata la dimostrazione
della derivazione di molte lingue europee ed alcune dell’Asia da un comune
capostipite → l’indoeuropeo.
Nei primi decenni dell’800, il metodo storico-comparativo inizia a costituire un
vero e proprio nuovo paradigma di studio scientifico.
IDEA CENTRALE → in una lingua, gli stessi suoni si trasformano nello stesso
modo in tutte like parole: il suono x diventa y in tutte le parole, a prescindere la
significato. C’è una regolarità nei cambiamenti fonetici. Questa regolarità
permette di formulare vere e proprie leggi fonetiche che descrivono i
cambiamenti. Le leggi fonetiche dovevano però essere senza eccezioni.
Le leggi fonetiche da sole, tuttavia, sarebbero ben lontane dallo spiegare tutti i
cambiamenti avvenuti storicamente. Non solo esse hanno bisogno di essere
integrate dai cambiamenti che avvengono agli altri livelli della lingua, ma allo
stesso livello dei fonemi si devono considerare altri tipi di processi.
Ogni lingua possiede le proprie leggi fonetiche. Ci sono tuttavia dei fenomeni
evolutivi che sono comuni a molte lingue del mondo. Nelle opere dei
neogrammatici, questi fenomeni sono denominati ‘accidenti (cambiamenti non
sistematici) generali (comuni a molte lingue)’. Eccone alcuni:
Uno dei meriti maggiori del metodo storico-comparativo è quello di aver orientato
e disciplinato la ricerca etimologica. L’etimologia è la disciplina che studia
l’origine di una parola (etimo), e il rapporto che c’è tra la parola e il suo
precedente storico. Il suo dominio di ricerca si estende anche all’origine di nomi
propri di persona e di luogo.
Già l’antichità classica e il medioevo avevano dimostrato interessa per l’origine
delle parole. Gli studi etimologici si sono perfezionati nell’Umanesimo e nel
Rinascimento.
Tuttavia, tale ricerca cadeva spesso nell’arbitrario → dopo l’opera di Diez diviene
chiaro che chi vuole stabilire l’origine di una parola, deve farlo nel rispetto delle
leggi che regolano l’evoluzione fonetica.
Dai lavori di Diez però, rimaneva fuori lo studio scientifico degli dialetti,
inaugurato dal linguista italiano Ascoli. Nella sua opera ‘Saggi ladini’ esamina
molti fenomeni linguistici disposti in modo ordinato su tutta l’area dell'Italia
settentrionale, identificando uno spazio linguistico relativamente uniforme, che
ha pensato di chiamare ‘ladino’.
A partire dagli studi di Ascoli, inoltre, si è fatta strada della linguistica che le
lingue si differenzino le une dalle altre in modo graduale, senza confini linguistici
netti. C’è dunque un continuum dialettale che si differenzia via via. È difficile
stabilire gli elementi di distinzione tra le lingue.
Dopo Ascoli, non è più pensabile di considerare lo studio del dominio romanzo
come limitato alle sole grandi lingue di cultura. La dialettologia romanza forma da
allora un campo di studio immenso.
BILANCIO
IL PARADIGMA MODERNO
Ogni atto linguistico è individuale e perciò unico e irripetibile → d'altra parte però
è possibile vedere tutto ciò che accomuna tutti gli atti linguistici.
Oltre a sincronia e diacronia, un'altra delle distinzioni fondamentali di Sassure è
quella tra langue e parole. La lingua si presenta come un insieme di emissioni
sempre nuove e diverse: in questa realtà complessa si distinguono un aspetto
fisso, regolare (langue) ed uno irripetibile, individuale (parole).
LANGUE → può essere oggetto di studio rigoroso, scientifico; di fatto è questo
l'oggetto di studio della linguistica.
Jackobson ha paragonato la langue un codice e la parole a un messaggio → il
messaggio di un'emittente è recepito dal ricevente perché entrambi condividono lo
stesso codice.
Una coppia di termini equivalenti e quella coniata da Chomsky, fondatore della
grammatica generativa, che parla di competence e performance → la competenza
di un parlante è il suo dominio istintivo della lingua, l'esecuzione è la sua
estrinsecazione effettiva. Solo la competenza è oggetto della linguistica.
Il tipo di analisi elaborata dallo strutturalismo è ancora oggi alla base dello studio
della fonologia.
Sul piano del significante, una parola può essere divisa in unità minime → cane =
/k/ /a/ /n/ /e/, pane /p/ /a/ /n/ /e/.
Due parole che si differenziano per un solo suono, come cane e pane, sono dette
coppie minime → in queste due coppie /k/ e /p/ non sono solo semplici suoni,
ma sono elementi dotati di carattere distintivo. Elementi che permettono di creare
un'opposizione all'interno del sistema di suoni di una lingua → sono fonemi.
FONEMA → non è un suono, ma una rappresentazione astratta, mentale, del
suono. Indicato tra //.
FONO → suono, manifestazione fisica attraverso la quale il fonema si realizza
concretamente. Indicato tra [].
Ci sono inoltre alcuni suoni che sono dotati di funzione distintiva solo in certi
contesti → l'opposizione che c’è tra questi suoni è detta neutralizzata.
Secondo la fonologia strutturale, ogni lingua appare diversa per numero, qualità
a modo di combinare i fonemi. Il superamento di questa fonologia è avvenuto
attraverso l’osservazione della scindibilità del fonema, sostenuta da Jackobson.
Il fonema è scomponibile in una serie di proprietà articolatorie e acustiche, dette
tratti distintivi. Tutti i fonemi di tutte le lingue del mondo possono essere derivati
da combinazioni di un numero limitato di tratti distintivi.
IDEA DELL’UNIVERSALITÀ FONOLOGICA → sostituisce l’affermazione della
filologia strutturale, per la quale ogni lingua i suoi tipi particolari di fonemi.
I tratti distintivi in cui sono scomponibili i fonemi costituiscono l’ultima
articolazione del sistema fonologico della lingua.
In questa prospettiva, ogni sistema fonologico si configura come un sistema di
fonemi che si oppongono per uno o più tratti distintivi.
La rappresentazione dei fonemi in base ai tratti distintivi rende meglio le affinità
tra suoni. In base a questa rappresentazione, è possibile definire delle classi di
suoni naturali.
Un esempio di rappresentazione di fonemi in base ai tratti distintivi, è il triangolo
vocalico: per quello dell’italiano occorrono 5 tratti distintivi → alto, basso,
arretrato, arrotondato, teso.
Un elemento fondamentale della teoria di Jackobson è l’idea che i tratti distintivi
siano organizzati in modo binario → un fonema è caratterizzato da un tratto (+) o
non lo è (-).
È tuttavia possibile che tra indie livelli intervenga un cambiamento più radicale
→ queste regole fonologiche che regolano il passaggio dalla rappresentazione
soggiacente a quella di superficie, non si limitano a produrre degli allofoni;
possono alterare del tutto la corrispondenza tra fonema a relativa realizzazione
fonetica.
IPOTESI DI FONDO → esistono nella lingua due piani, uno più generale, astratto,
ed uno che ci appare in modo sensibile. Da un piano all’altro si passa attraverso
delle regole formali, che ci portano da una struttura astratta soggiacente ad una
struttura di superficie.
La lingua varia, oltre che geograficamente, anche socialmente, in base alle diverse
classi sociali → secondo lo schema di Labov, il rapporto tra lingua e classe sociale
è mediato dai registri (o stili) usati di volta in volta in contesti comunicativi
differenti. Ci sono diverse situazioni comunicative a cui sono associati diversi
registri → discorso casuale, discorso accurato, lettura di un testo, lettura di una
lista di parole. Ogni classe sociale si avvicina alla norma linguistica riconosciuta
come alta negli ultimi due stili. Ma contemporaneamente si avvicina a quella
bassa nel discorso casuale (anche la norma bassa è dotata di un proprio sistema
di regole).
Per far si che un dialetto sia riconosciuto come una lingua autonoma c’è bisogno
innanzitutto di una norma che lo regoli → è necessario che una comunità di
parlanti operi una standardizzazione della loro lingua per renderla adatta
all’insegnamento e agli usi ufficiali. Se ciò non avviene, il dialetto è destinato a
restare subordinato ad un’altra lingua.
È inoltre necessario che ciò, per avvenire, debba essere di interesse collettivo.
CAMBIAMENTO SINTATTICO
CAMBIAMENTO MORFOLOGICO
CAMBIAMENTO FONOLOGICO
CAMBIAMENTO SEMANTICO
SEMANTICA → ramo della linguistica che si occupa del significato delle parole.
Nel ‘900, lo studio della semantica fu eseguito dallo strutturalismo con una
prospettiva sincronica → ciò ha permesso di definire con maggiore esattezza
concetti basilari della semantica come ‘significato’ e ‘referente’.
Le lingue romanze derivano dal latino volgare → lo scarto che c’era tra il latino
classico e quello volgare è emerso da numerose testimonianze.
Del latino non si può parlare nella solo dimensione sincronica → la sua fase
documentata copra 8 secoli. Dal VI in poi si può supporre che la sua scrittura
diventi in parte artificiale. In gran parte di questo periodo è stata attiva una
norma (classica) che ha bloccato nell’espressione letterario sviluppo delle lingue
romanze che però era già in atto.
Il termine ‘latino volgare’ designa il registro più basso della lingua, usato da tutte
le classi sociali.
FONTI → alcuni testi latini sono utili per ricavare informazioni sul latino volgare .
LETTERE → le lettere che interessano sono quelle scritte fuori dai rigidi canoni
letterari. Dall’Egitto provengono circa 300 lettere scritte da soldati che riflettono
un uso vivo della lingua. Gli errori riflettono spesso l’evoluzione del latino in
corso, per cui possono essere considerati romanismi.
Una caratteristiche del latino classico, che doveva già essersi persa nel latino
volgare, è la grande libertà nell’ordine delle parole in una frase. In latino poteva
avvenire ciò grazie ala presenza dei casi → nessuna delle lingue romanze
conserva traccia di questa libertà.
Un’altra caratteristica abbondata già in latino volgare, riguarda la posizione del
verbo e la struttura SOV o OSV del latino → il verbo, in latino, erano
normalmente posto alla fine della frase. Nelle lingue romanze invece il verbo deve
prendere sempre l’oggetto (SVO).
Per quanto riguarda l’aggettivo, in latino prendeva sempre il nome, nelle lingue
romanze invece lo segue. L’avverbio in latino prendeva il verbo, nelle lingue
romanze no.
Tutti questi cambiamenti rivelano un’unica tendenza → invertire l’ordina latino
modificatore-modificato nell’ordine inverso. È possibile che questa tendenza, che
ha suscitato un cambiamento tipologico nel passaggio dal latino alle lingue
volgari, abbia avuto un’influenza anche sulla riduzione e caduta dei casi,
sostituiti dalle preposizioni.
PASSIVO → nella formazione del passivo, a seconda dei tempi verbali, il latino
usava forme sintetiche o analitiche. Nelle lingue romanze le forme sintetiche
cadono in disuso ed assieme ad esse anche i verbi deponenti (di forma passiva
ma di senso attivo).
ARTICOLO → il latino non aveva articolo. L’articolo definito può sia indicare la
classe o opporre un membro di una classe noto al parlante e all’ascoltatore a uno
generico. Di questa seconda funzione, si ha traccia in alcuni testi latini, nei quali
veniva impiegato ILLE per indicare un elemento già noto (uso anaforico). La prima
insorgenza in latino dell’articolo definito è ad uso testuale.
Alla sua origine ci sono le forme → ILLE, ILLA, ILLUD che verranno utilizzati in
forma ridotta già in latino volgare (fatta eccezione per lo spagnolo).
L’articolo indefinito deriva da UNUS che aveva già preso il posto di QUIDAM, con
una maggiore diffusione.
-NS- → la -n-, già articolata debolmente in latino classico davanti alla -s-, cade.
CASI → le lingue romanze hanno operato una radicale diminuzione del neuro dei
casi. Processo lento e progressivo che si conclude quasi sempre con la perdita
totale dei casi. L’ultimo passaggio di questo processo è l’eliminazione
dell’opposizione tra nominativo e accusativo.
ORDINE DEI SINTAGMI → in latino l’ordine dei sintagmi era molto libero, ed il
verbo veniva generalmente posto alla fine della frase. Nelle lingue romanze
quest’ordine si fa più rigido ed il verbo si trova sempre tra soggetto e oggetto.
SOV-OSV → SVO (ordine diretto).
PERFETTO → tempo verbale latino (sintetico) che viene perso e sostituito da una
forma composta (analitica).
TESTI ROMANZI
- dal parlante romanzo allo scrivente latino → è il caso dei testi di carattere
testimoniale, testi in cui lo scrivente cerca di riprodurre secondo le
consuetudini della lingua scritta, una testimonianza orale in lingua romanza.
Esempio → testi che contengono deposizioni verbali, inventari di beni, brevi testi
orali.
INDOVINELLO VERONESE → VIII-IX secolo, scritto da una mano nord-italiana
all’interno di un manoscritto di origine spagnola.
Nell’indovinello, l’atto dello scrivere viene paragonato all’aratura e alla semina.
Alcuni studiosi vedono nell’indovinello il primo documento volgare italiano,
tuttavia, la patina volgare del testo è solo superficiale → dal punto di vista
morfologico e semantico è il testo è ancora legato al latino.
Dopo una quarantina d’anni dai Giuramenti di Strasburgo, viene trascritto il più
antico monumento letterario del francese.
SEQUENZA DI SANTA EULALIA → tra 878 e 882, breve componimento di 29 versi
che narra il martirio della santa. Si tratta di un testo di uso liturgico, conservato
in un manoscritto dove fu copiato assieme al suo modello latino e a un poema
epico in tedesco antico.
La lingua presenta tratti di varie parlate del nord-est della Francia e nel testo, la
resa grafica del volgare si mostra molto matura.
Il terzo dei testi romanzi del IX secolo è italiano, è un graffito conservato nella
Catacomba di Cammodilla.
GRAFFITO DELLA CATACOMBA DI CAMMODILLA → fine prima metà IX secolo,
contemporaneo ai Giuramenti.
Il testo recita ‘non pronunciare le segrete a voce alta’ → le segrete erano alcune
preghiere che il nuovo uso liturgico imponeva si pronunciassero a bassa voce. Il
testo presenta dei caratteri nettamente volgari → forma negativa imperativo
formata da ‘non + infinito’, il passaggio da /w/ a [b], presenza dell’articolo ILLE.
Tuttavia, l’elemento più vistosamente volgare è il raddoppiamento fono-sintattico.
Il testo appare scritto nel volgare antico di Roma ed è notevole che in un testo
rivolto ai religiosi si usi il romanzo invece del latino.
X SECOLO
- Testi pratici → scritture redatte per le esigenze della vita pratica e non
destinate ad usi ufficiali. Le scritture pratiche non sono molte perché non
erano scritte per essere conservate: quelle che sono giunte fino a noi si sono
conservate per ragioni fortuite. Dunque, i reperti conservati sono pochi, ma in
origine dovevano essere numerosi: è probabile che l'uso del volgare fosse più
frequente in questo tipo di scritture informali che in altri documenti di
carattere maggiormente ufficiale.
FRANCIA → il francese inizia ad essere impiegato nei documenti più tardi rispetto
all’occitano. L'uso del volgare in ambito giuridico si diffonde rapidamente nel
corso del XIII secolo.
I documenti più antichi del francese sono per la maggior parte di argomento
religioso.
SERMONE DI VELENCINNES → prima metà X secolo, presenta tratti linguistici
tipici del vallone. L'alternanza del latino e del romanzo valletta alla luce della
ricordata disposizione del Concilio di Tours. Scritto su un pezzo di pergamena che
fu riutilizzato per coprire un manoscritto più tardo.
Il più antico testo inversi di ambito liturgico è la sequenza di Sant’Eulalia.
VIE SANT LETHGIER e PASSION → fine del X secolo, due poemetti in ottosillabi
dotati anche di notazione musicale. Entrambi presentano numerosi tratti
meridionali.
VIE DE SANT ALEXIS → conservata da manoscritti più tardi ma composta
nell'ultimo quarto del XI secolo nel nord della Francia, probabilmente Normandia.
È un poema agiografico lungo 625 versi → dalla lunghezza si può dire che è
completamente svincolato dall'uso liturgico. Dal punto di vista metrico è
composto da cinque strofe di decasillabi assonnanzati → la sua struttura metrica
preannuncia quella delle prime chansons de geste, mentre l'elevato grado di
elaborazione formale e la raffinata tecnica versificatoria mostrano come le
ambizioni del testo vadano ben oltre il mero intento edificante dei poemetti
agiografici precedenti.
CHANSON DE ROLAND → la più antica la versione è ascrivibile al secondo quarto
del XII secolo. Capolavoro epico del medioevo francese tramandato da un
manoscritto anglo-normanno. Con questo opera inizia la poesia profana e il
francese diventa lo strumento di una nuova cultura volgare in rapida ascesa.
Attorno alla metà del XII secolo, sempre in Francia, viene creato un nuovo genere
letterario, il romanzo in versi.
ITALIA → in Italia l’uso scritto del volgare si afferma solo nel XIII secolo e la
tipologia dei primi testi è speculare a quella della Francia.
A differenza dei primi documenti francesi, nei quali erano già attivi fenomeni di
omogeneizzazione linguistica, gran parte dei testi di area italiana si presentano
ancora fortemente connotati in senso dialettale.
PLACITO DI CAPUA → prima registrazione di volgare italiano in documento
latino, 960. È la formula testimoniale che un giudice elabora per la deposizione di
testimoni ignari di latino.
PLACITI CAMPANI → testi legati all’abbazia di Montecassino (luogo che ha svolto
un ruolo fondamentale nella promozione dell'uso scritto del volgare), 963.
Nella seconda metà del XII secolo capita sempre più spesso che il volgare affiori
dal latino dei documenti.
Per quanto riguarda i testi pratici, è particolarmente precoce ed isolato il CANTO
NAVALE PISANO → XI e XII secolo, all'interno di questo documento sono
registrate le spese per la costruzione di una nave.
L’uso del volgare in ambito religioso è meno diffuso in Italia che in Francia → ci
sono però due notevoli testi in prosa di ambito liturgico: FORMULA DI
CONFESSIONE UMBRA (atto di penitenza in volgare) e i SERMONI SUBALPINI
(22 prediche in piemontese antico).
Di carattere paraliturgico c’è il PIANTO DI SANTA MARIA → componimento in
versi in volgare posto alla fine di un dramma liturgico latino sulla passione di
Cristo.
L'Italia si mostra unica nel panorama romanzo per la precocità di un tipo di testo
religioso molto particolare → le scritture esposte: iscrizioni parietali scolpite sul
marmo oppure eseguita in mosaico o a pennello. Si tratta di testi edificanti o
pratici rivolti a quelle persone che erano dotate di una minima alfabetizzazione. Il
GRAFFITO DI COMMIDILLA ne è un esempio.
Nel primo caso, il filosofo si limita fare l'edizione critica dell’opera → fornisce un
testo il più vicino possibile alla volontà dell'autore e allo stesso tempo leggibile per
un pubblico moderno. Ne fornisce cioè un'edizione interpretativa.
Nel secondo caso, in un'opera pervenuta come copia di un originale, sono spesso
presenti molti errori che il suo autore originale non avrebbe mai potuto fare → il
filologo allora deve attuare un intervento di correzione di questi errori.
Nel terzo caso, il filologo si trova a lavorare con più testimoni, detti varianti, di
una stessa opera, che tra loro possono presentare differenze più o meno vistose.
Il filologo deve decidere quale tra le testimonianze sia da preferire → per fare ciò,
confronta i testimoni e li classifica sulla base degli errori comuni.