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Zone di transizione sulle frontiere con il francese e con lo spagnolo ........................................ 7 3.1. 3.2. 3.3. Francoprovenzale e pittavino ............................................................................................. 7 Catalano .............................................................................................................................. 8 Guascone ............................................................................................................................ 9
4.
La lingua dei trovatori, di A. Roncaglia. Capitolo I. Riassunto a cura di Enzo Santilli. Opera trattata per soli fini didattici, tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari. Info: enzo.santilli.13@gmail.com
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La lingua dei trovatori, di A. Roncaglia. Capitolo I. Riassunto a cura di Enzo Santilli. Opera trattata per soli fini didattici, tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari. Info: enzo.santilli.13@gmail.com
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1. Conservazione di -a tonica libera, che il francese palatizza in // lat. MARE prov. mar fr. mer 2. Conservazione di -a finale atona di contro alla sua riduzione francese in -e prima evanescente ed oggi muta lat. PORTA prov. porta fr. porte 3. Assenza di dittongamento spontaneo delle vocali aperte ed , toniche libere, mentre il francese le frange rispettivamente in ie e uo lat. ML prov. mel fr. miel 4. Assenza assoluta di dittongamento delle vocali chiuse e ed o (derivanti dal latino) mentre il francese le frange rispettivamente in oi ed eu lat. TELA lat. AURUM prov. tela prov. aur fr. toile fr. or 5. Conservazione del dittongo au, tanto tonico quanto atono, mentre il francese lo riduce ad o 6. Lenizione delle occlusive sorde intervocaliche limitata al primo grado mentre il francese procede alla spirantizzazione o addirittura al dileguo lat. RIPA lat. VITA prov. riba prov. vida fr. rive fr. vie
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2.1.
Lintensit
2.2.
allintensit
della
romanizzazione, la quale nel mezzogiorno inizi assai prima e fu assai pi forte che nel settentrione. Gi nel 154 a.C. infatti Marsiglia chiedeva aiuto a Roma contro la pirateria ligure; sconfitti i briganti Roma stabil la colonia Narbo Martius (poi Narbona) nel 118 a.C., nel 106 a.C. veniva occupata Tolosa e nel 49 a.C. venne definitivamente annessa anche Marsiglia. In queste zone la romanizzazione fu rapida e intensa: in tutte le principali citt vennero aperte scuole che favorirono la diffusione della lingua e le citt vennero amministrate in maniera talmente romana da permettere alla Provincia Narbonensis di ottenere il diritto latino molto rapidamente, ovvero sin dai tempi di Cesare e Augusto. Quando infatti Cesare parte alla conquista delle Gallie, la Provenza era nella coscienza dei romani gi parte della Repubblica, non un luogo da conquistare; non a caso verr esclusa dalla partizione che troviamo nel De Bello Gallico. Di particolare importanza, anche dal punto di vista linguistico, ebbe il sistema stradale. Costruito sul modello romano, efficiente e ben sviluppato, questo penetrava accuratamente la regione tanto che le isoglosse che oggi costituiscono il limite fra francese e provenzale corrono ancora parallele La lingua dei trovatori, di A. Roncaglia. Capitolo I. Riassunto a cura di Enzo Santilli. Opera trattata per soli fini didattici, tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari. Info: enzo.santilli.13@gmail.com
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alla strada che dividendo la Gallia in due parti congiungeva Augusta Pretoria (Aosta) a Burdigala (Bordeaux).
I germani con le loro invasioni hanno portato in tutte le regioni occidentali del vecchio Impero romano gli influssi della loro lingua, ma con risultati diversi da regione a regione, sia per la diversit delle stirpi immigrate sia per la loro numerosit e compattezza rispetto alle popolazioni indigene. Nella Gallia meridionale si stanziarono allinizio del V secolo i Visigoti, e qui nel 425 fondarono il loro regno con capitale Tolosa. Nel 433 i Burgundi si stanziarono nella parte centrorientale della regione e nel 486 i Franchi occuparono quella del nord. Linguisticamente vi era gi una notevole differenza: se Visigoti e Burgundi appartenevano al ramo orientale del ceppo germanico, i Franchi appartenevano a quello occidentale. Franchi che, numerosissimi rispetto alle altre trib, avrebbero naturalmente di l a poco prevalso sulle altre, sconfiggendo e annettendo i territorio di Visigoti e Burgundi rispettivamente nel 507 e nel 534. Se i Burgundi si sottomisero potendo cos conservare le loro terre, i Visigoti emigrarono in Spagna (pur mantenendo le terre galliche della Settimania), dove rimasero fino alla conquista araba del 711. Dal 536, dunque, tutto il Mezzogiorno con la sola eccezione della Settimania rest nelle mani dei Franchi i quali vi stabilirono s la loro sovranit, senza per fissarvi stanziamenti importanti. Il massiccio centrale era una difesa naturale ad ogni tipo di penetrazione, anche linguistica, quindi se a nord lazione del superstrato germanico si tenne assai forte, nel Mezzogiorno essa si fece sentire debolmente. La stessa cosa, tra laltro, era avvenuta ai tempi delle migrazioni celtiche. I germanismi sono comunque abbastanza numerosi anche in provenzale, ma i pi non sono esclusivi della lingua visto che si deve tener conto di quelli che sono stati trasmessi a tutto loccidente neolatino in alcuni casi gi in epoca romana (linguaggio militare, colori ecc.). Una seconda categoria di germanismi comprende quelli che il provenzale ha in comune solo con francese e che si possono quindi attribuire alla dominazione franca. Ci sono poi quelli che comuni a francese e provenzale si presentano nelle due lingue i due forme diverse: franca al nord, gotica al sud. Un quarto ed ultimo gruppo in cui raggruppare questi elementi lessicali quello che racchiude i germanismi esclusivi del provenzale, o comuni al provenzale e allo spagnolo, ascrivibili perci al solo superstrato gotico. Complessivamente questi ultimi, che sono anche i pi peculiari e interessanti, sono quelli minori in numero. La lingua dei trovatori, di A. Roncaglia. Capitolo I. Riassunto a cura di Enzo Santilli. Opera trattata per soli fini didattici, tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari. Info: enzo.santilli.13@gmail.com
2.3.
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La Francia meridionale conobbe anche uninvasione araba (soppressa poi da Carlo Martello nella celebre battaglia di Poitiers del 732) e gli arabi riuscirono a permanere in Settimania solo per qualche decennio pertanto pi che di superstrato qui si parler di parastrato, o pi semplicemente di prestiti, venuti per lo pi dalla Spagna.
2.4.
Pur sottomesse allautorit dei Franchi, le regioni meridionali continuarono a godere di stessi dominatori come quando Carlo Magno cre per uno dei suoi figli il regno dAquitania. La coscienza di questa autonomia era alimentata dal forte dislivello culturale che divideva le due regioni, sin dallepoca merovingia.
Sviluppo autonomo della vita meridionale e dislivello culturale tra sud e nord
unautonomia assai larga, a volte rivendicata senza successo con le armi, a volte riconosciuta dagli
A partire dai tempi di Carlo Magno la Francia del Nord venne migliorando la sua posizione culturale con la nascita di scuole episcopali e monasteri, e fu infatti col tramontare della dinastia carolingia che tale distacco si riaccentu: i duchi del Sud erano pienamente in grado di gestire i propri affari ed i poteri che gli provenivano dai loro possedimenti li rendevano non meno potenti del re di Francia, se non addirittura pi potenti. Il frazionamento feudale favoriva lindipendenza dellaristocrazia locale, e tale autonomia politica permise ai conti di Tolosa e Provenza di acquisire poteri immensi per tutto quellarco che va dallVIII al XII secolo. La distinzione linguistica, assieme a quella sociale e politica, rimase per tutto questo tempo altrettanto netta.
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3.1.
Francoprovenzale e pittavino
Provenzale
Pittavino
Francoprovenzale
Francese
portar portar
portar
porter
manger manjar
mangier
mangier
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Un altro dominio linguistico adiacente al provenzale cha avuto sorte opposta il catalano. La Catalunya non ha mai badato troppo al limite naturale dei Pirenei ed ha sempre avuto unorientazione pi francese che ispanica. Le affinit che si sono naturalmente venute a creare e sviluppare nel XII e XIII secolo fecero s che molti trovatori nativi della Catalunya non disdegnassero di usare il provenzale come lingua letteraria esclusiva. Nel corso dei secoli tuttavia ci sono stati diversi movimenti che hanno cercato di sottrarre il catalano alla subordinazione dal provenzale, come quando nel XIV secolo divenne lingua ufficiale della monarchia aragonese accompagnata da una fiorente produzione letteraria. A questepoca per segu quella del declino, dal momento in cui nel 1479 Aragona e Castiglia si unirono scegliendo come lingua ufficiale il castigliano e relegando di fatto il catalano a variet dialettale. Negli anni 30 del 900 il catalano si vide nuovamente riconosciuta la sua indipendenza ufficiale, poi soppressa dal regime franchista, ma conserva comunque ogni elemento di indipendenza e dignit linguistica. I fattori che avvicinano il catalano al provenzale piuttosto che allo spagnolo sono: 1) Mancata dittongazione di in :
ML
3.2.
Catalano
cat. e prov. mel sp. miel cat. e prov. amic sp. amigo cat. e prov. plorar sp. llorar cat. e prov. clau sp. llave cat. e prov. flama sp. llama cat. ull prov. uelh sp. ojo cat. consell prov. conselh sp. consejo cat. e prov. caire sp. cuadro
2) Caduta di finale:
AMICUM
Staccano invece il catalano dal provenzale e lo ricongiungono allo spagnolo la monottongazione del dittongo au e la palatizzazione in -nn-.
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Indipendentemente da quali tratti avvicinino pi o meno il catalano alla famiglia galloromanza o iberoromanza, indubbio che questa lingua rappresenti un ponte fra provenzale e iberoromanzo.
Meno fortunata storicamente ma con funzione ugualmente transitoria fra iberoromanzo e galloromanzo la situazione del guascone. Considerata oggi come un dialetto, il suo spessore in epoca medievale ha permesso a questa lingua di godere di piena autonomia linguistica. Gi attorno al 1200, nel suo celebre discordo plurilingue, Raimbaut de Vaqueiras utilizza questo idioma per comporre una strofa, strofa che costituisce di fatto il pi antico documento letterario in guascone. Le sue caratteristiche pi evidenti sono il passaggio dal v- a b- (bos, boste, bs), il passaggio di f- iniziale ad h- (hos, hossetz, hera, haissos, hresqua) e la rotracizzazione della doppia -ll- intervocalica (bera < bella, noera < noella, hiera < fibella).
3.3.
Guascone
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comune e specificatamente letteraria. Basti notare per rendersi conto il differente uso del guascone di due poeti guasconi di nascita come Macabru e Raimbaut. Dordinario ogni letteratura ha la sua base naturale nelluso parlato di una determinata regione. Chiedersi quale dialetto abbia fornito la base allantico provenzale dunque perfettamente legittimo, anche se si tratta di una domanda alla quale non si pu, con tutta probabilit, dare una risposta. Letichetta provenzale infatti non fa riferimento alla variet che porta lo stesso nome, ma a tutta la lingua nel suo complesso da quando gli venne affibbiato dagli italiani, in quanto la Provenza era la regione pi vicina allItalia. Maggiori titoli in tal senso potrebbero forse essere attribuiti al limosino, ove si tenga nella dovuta considerazione limportanza dellabbazia di San Marziale a Limoges, come centro culturale che esercit una diretta influenza sui primi trovatori, inclusi Bernard de Ventadorn e lo stesso Guglielmo IX. Di fatto, non possibile stabilire con certezza se alla base della lingua trobadorica vi sia uno strato limosino, gi purificato per altro dagli idiotismi pi crudi e aperto anche a forme diffuse in altre regioni soprattutto se si deve accettare linterregionalit che tutto il registro linguistico provenzale del poeta trobadorico era naturalmente propenso ad adoperare.
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