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LINGUISTICA GENERALE

FONETICA

Il FONO è l’unità minima, SEGMENTO SONORO MINIMO

TRASCRIZIONE FONETICA 1° distinzione tra FONI VOCALICI (realizzati con il meccanismo laringeo) e
CONSONANTICI (realizzati con il diaframma)

VOCALI distinte per posizione degli organi del tratto vocale:

DORSO DELLA LINGUA  ANTERIORITà (palatali i, e,) /POSTERIORITà (velari, u,o) (a centrale) e GRADO DI
ALTEZZA

VELO PALATINO  NASALIZZAZIONE

LABBRA ARROTONDAMENTO, non arrotondate (i, e) arrotondate (u, o)

CONSONANTI distinte per:

MODI DI ARTICOLAZIONE  OSTRUENTI (occlusive ata, affricate aza, fricative asa) /SONORANTI (nasali,
laterali, vibranti e approssimanti)

LUOGHI DI ARTICOLAZIONE BILABIALI, LABIODENTALI, DENTALI, ALVEOLARI, POSTALVEOLARI,


PALATALI, VELARI (retroflesse, uvulari e glottidali)

COEFFICENTI LARINGEI (SONORE o SORDE)

IATO(due vocali distinte es. aereo) E DITTONGO (ASCENDENTE approssimante j + vocale o DISCENDENTE
vocale + semivocale w, j)

DAVANTI A LABIODENTALE [f] E [v] SI METTE [ɱ] SEMPRE LABIODENTALE

DAVANTI A velare [k] o [ɡ], la nasale sarà anch'essa velare (quindi [ŋ]

SILLABA:

1) NUCLEO
2) MARGINE (ATTACCO e CODA)  SILLABA CHIUSA se ha una cosa o APERTA se non ce l’ha

FONOLOGIA

Unità minima è il FONEMA, non è un suono fisico ma INSIEME DELLE UNITà DEL SIGNIFICANTE

Si individuano con: PROVA DI COMMUTAZIONE (COPPIA MINIMA: DUE PAROLE CHE VARIANO PER UN
SOLO FONEMA) e ANALISI DI DITRIBUZIONE.

Il fonema può essere scomposto in TRATTI FONOLOGICI:

VOCALI
+ arretrate  posteriori +alto  i, u + basso  a

- teso  aperte

CONSONANTI

MORFOLOGIA

Studio della struttura interna della parola: COSA SI INTENDE PER PAROLA?

PAROLE GRAFICHE

Sequenza di lettere separate da spazi bianchi o da pause nel parlato

LESSEMI

Costituiscono le parti del discorso, chiamate anche classi di lessemi, classi di parole, categorie lessicali o
categorie sintattiche. Sono divise in due gruppi: PARTI VARIABILI (nome, articolo, aggettivo, pronome e
verbo) E INVARIABILI (preposizione, congiunzione, interiezione e avverbio). Questa classificazione è valida
solo in italiano e non è universale.
Variabile significa che quella classe può presentarsi in forme diverse (declinato). La forma in cui si trova nel
vocabolario si chiama FORMA DI CITAZIONE che varia da lingua a lingua (es. per l’italiano i verbi vengono
indicati all’infinito invece in latino e greco alla prima persona singolare presente indicativo attivo).

Vanno distinti diversi tipi di forme: variazioni del significante (es. pian piano tramite troncamento) e
variazioni del significante E significato (in correlazione con il contesto sintattico). In italiano non c’è una
distinzione terminologica tra queste forme, per la seconda si usa il termine FORMA FLESSA di un lessema.

CATEGORIE GRAMMATICALI in italiano (numero, genere, persona, tempo, aspetto, modo, diatesi e caso.
Ogni categoria è rappresentata da un VALORE (es. il genere in italiano è formato dai valori maschile e
femminile).

Quindi i lessemi sono VARIABILI quando si possono presentare in diverse forme flesse che esprimono
diversi valori delle categorie grammaticali obbligatoriamente espresse nella grammatica di quella lingua.

In italiano i nomi sono variabili per numero (singolare e plurale), articoli e aggettivi anche per genere
(maschile e femminile), i pronomi anche per persona (prima, seconda, terza) e per caso (soggetto, oggetto,
termine…) e i verbi per modo, tempo, numero e persona.

I lessemi pluralia tantum (nozze, trousers…), i nomi massa (burro, coffee…) e alcuni nomi astratti (pazienza,
information…) non sono pluralizzabili, o i verbi difettivi che non hanno forme (soccombere, piovere, il faut,
il pleut…).

Le CATEGORIE GRAMMATICALI, quindi sono l’espressione linguistica di alcune dimensioni cognitive
fondamentali dell’esperienza umana. Variano da lingua a lingua.

a. La categoria del NUMERO (assente in cinese e giappo) indica la quantità, quindi singolare e plurale.
In alcune lingue come il Greco si ha anche il duale per entità che si presentano in coppia o il paucale
nelle lingue oceaniche per un piccolo numero di entità. In italiano il singolare si usa anche per
esprimere classi di entità (es. è un mammifero).
b. Il CASO (presente in moltissime lingue) che dà informazioni sulla funzione sintattica. I due sistemi
principali sono nominativo-accusativo ed ergativo-assolutivo. Nel primo il soggetto è nominativo
(verbi transitivi e intransitivi) e l’oggetto (dei verbi transitivi) accusativo, nel secondo il caso
assolutivo è il soggetto dei verbi intransitivi e l’oggetto dei verbi transitivi mentre il soggetto dei
verbi transitivi è ergativo.
Gli oggetti indiretti sono dativi e i nomi che modificano altri nomi sono genitivi.
c. Il GENERE è inerente nei lessemi di categoria nome e quelli che vanno in accordo, cioè gli aggettivi,
articoli e pronomi in italiano. Quindi in italiano un nome ha quattro forme flesse che si oppongono
per numero e genere. Inoltre nelle lingue romanze il genere si può basare non solo sul sesso ma
anche su un altro valore cioè ANIMATO o INANIMATO; per gli oggetti assessuati il genere è
assegnato in base a caratteristiche fonologiche del nome (-o per maschile, -a per femminile).
Le lingue che presentano la categoria del genere si dividono in: alcune che usano solo criteri
semantici, altre che usano anche i criteri fonologici e morfologici. Nel primo tipo basta conoscere il
significato della parola per distinguerne il genere. Inglese e tedesco hanno anche il neutro, ma in
inglese il maschile e femminile si usano solo per esseri umani mentre in tedesco il maschile e
femminile si usa anche per gli oggetti inanimati.
d. La PERSONA è una categoria presente nei nomi e pronomi ed è determinata per accordo ai verbi. La
dimensione cognitiva è basata sui partecipanti all’atto comunicativo: emittente (prima persona),
ricevente (seconda) e altri riferimenti (terza persona sing o plur).
e. Categorie del verbo: TEMPO, ASPETTO e MODO. Il TEMPO si organizza attorno passato, presente e
futuro. Spesso l relazione passato-non passato è più diffusa rispetto a presente-futuro (in
giapponese non c’è). L’ASPETTO distingue tra eventi o azioni in corso di svolgimento escludendo la
visualizzazione del momento finale (aspetto imperfettivo, es imperfetto) e tra eventi o azioni
temporalmente determinanti, visualizzando il loro momento terminale (aspetto perfettivo, es
passato remoto). Il MODO per distinguere tra eventi o azioni reali (modo indicativo), non reali ma
possibili (congiuntivo) (in italiano anche condizionale, imperativo, infinito e gerundio). Poi c’è anche
la DIATESI (o voce) che segnale il ruolo semantico che gli argomenti del verbo hanno nella frase
(attivo e passivo).

Il valore di una categoria grammaticale può esprimersi in TRE SENSI: FLESSIONE INERENTE, quando il valore
non è condizionato da niente di esterno al lessema (es. il genere che non varia nella parola forchetta
mentre per esempio il numero sì, mentre nei nomi il numero è inerente); e FLESSIONE CONTESTUALE, per
esempio degli articoli e aggettivi che non hanno né genere né numero inerente ma dipende dall’accordo.

Modi tramite cui determinati elementi hanno determinati valori in determinate categorie grammaticali, IN
DIPENDENZA (FLESSIONE CONTESTUALE): l’ACCORDO è individuabile un controllore dell’accordo, target
dell’accordo e un dominio relativo al valore della categoria grammaticale; e la REGGENZA, nella quale il
controllore non deve presentare lo stesso valore (per esempio le preposizioni in tedesco).

Le diverse forme flesse dei lessemi sono organizzati in PARADIGMI, incroci dei diversi valori delle diverse
categorie grammaticali. Le parti del discorso variabili sono raggruppate in classi di flessioni dette
CONIUGAZIONI per i verbi e DECLINAZIONI per i nomi, aggettivi, pronomi.

Per l’analisi della struttura interna delle forme flesse si può considerare la forma come il risultato della
concatenazione di entità. Ogni forma è composta da UN SIGNIFICANTE e un SIGNIFICATO (unità dette
MORFEMI). Per individuare i morfemi presentii in una lingua si procede comparando espressioni che
abbiano in comune porzioni di significante e vedere se hanno lo stesso significato. Per esempio cane con
canto, la sequenza /kan/ non corrisponde ad alcun significato, ma cane e canile, l’elemento -il- confrontata
con porcile, fienile si può definire come morfema che ha come significato ‘luogo in cui vengono tenute le
entità designate del morfena precedente’.

Distinzione tra MORFEMI LESSICALI (can-) e MORFEMI GRAMMATICALI (-e, -i del singolare e plurale), una
categoria intermedia tra i due sono i MORFEMI DERIVAZIONALI (-il- di canile). Distinzione tra MORFEMI
LIBERI (dog), che possono costituire una parola da soli, e LEGATI (dog-s; la maggior parte), che sono
all’interno di parole polimorfiche. I morfemi legati sono detti anche RADICI, mentre i morfemi grammaticali
e derivazionali legati sono detti AFFISSI o PREFISSI; invece, i morfemi grammaticali sono detti anche
DESINENZE.

Nel caso dei quattro morfemi grammaticali degli aggettivi in italiano, sono portatori di due valori che non
possono essere separati: -o indica sia il singolare che il maschile, è un solo morfema nel significante ma due
nel significato. Quindi si è proposta una reinterpretazione della nozione di morfema: MORFEMA indica gli
elementi di significato mentre ogni elemento di significante MORFO. ES. la parola chiaro ha un morfo -o e
due morfemi -o maschile e -o singolare.

MORFI CUMULATIVI (o AMALGAMI) sono quelli che rappresentano contemporaneamente più di un tratto
morfosintattico  due entità del significato corrispondono a una sola del significante

MORFI ZERO sono quelli privi di significante (si indica ∅ )

MORFI VUOTI un elemento di significato apparentemente privo di un corrispondente significante. ES. am-A-
v-o: A è priva di significato, indica la prima coniugazione ma è una classe di flessione non una proprietà
morfosintattica. Questo comporta l’esistenza di due morfi am- e ama-  ALLOMORFI di un morfema che
hanno lo stesso significato.
Per spiegare i fenomeni di allomorfia si usa il MODELLO A ENTITà E PROCESSI: ogni morfema è
rappresentato a un livello profondo; questo allomorfo di base detto RAPPRESENTAZIONE SOGGIACENTE
può subire delle trasformazioni (effetto di processi fonologici) che ne alterano la forma fonologica.

ES. in italiano agisce un processo Regola di Cancellazione di Vocale: una vocale non accentata cade quando
è seguita da un confine di morfema e da un’altra vocale.

V∅ /___+ V quindi, AMARE + o  AM∅ + o  AMO

In altri casi l’allomorfia non sembra riconducibile a fenomeni fonologici. Per esempio, nei verbi si ricorre a
una proprietà dei paradigmi che sono organizzati in sottoinsiemi detti CLASSI DI PARTIZIONE.

REALIZZAZIONE DELLE FORME FLESSE

Dopo aver determinato la base da usare per la formazione di una certa forma flessa si applica qualche
processo. Per esempio, nei nomi dell’inglese la base principale coincide fonologicamente con la forma
flessa del singolare.

Un caso raro è la RIDUZIONE DELLA BASE attraverso la sottrazione di materiale segmentale, per esempio in
francese la forma maschile singolare di certi aggettivi è data dalla rimozione dell’ultima consonante di quelli
femminili.

[un segmento è "qualsiasi unità discreta che può essere identificata, fisicamente o uditivamente, nel flusso
del discorso". Per riferirsi ai più piccoli elementi in una lingua. i segmenti saranno tipicamente raggruppati
in consonanti e vocali, ma può essere applicato a qualsiasi unità minima, come una mora o una sillaba in
fonologia prosodica , un morfema in la morfologia]

Oppure attraverso AGGIUNTA di materiale a una base, di SUFFISSI è il caso più noto oppure PREFISSI. Un
caso particolare è il RADDOPPIAMENTO, cioè il materiale viene ricavato per copia della base (totale o
parziale come in latino DUPLIFISSI, costituiti solo dal materiale della base o in parte da segmentale fisso e
in parte materiale della base). Poi c’è la SOSTITUZIONE, alcuni verbi in napoletano antico la forma plurale
dei nomi si realizza da una base diversa.

IL LESSICO

Se lessema è l’unità astratta alla quale si riconducono le diverse forme, il LESSICO è L’INSIEME DEI LESSEMI
DI UNA LINGUA.

Stando alla distinzione saussuriana tra langue e parole, il lessico sta al vocabolario come la langue (sistema
linguistico) sta alla parole (uso della lingua). Il VOCABOLARIO è l’insieme dei vocaboli usati da un singolo
parlante o da un gruppo di parlanti ≠ il lessico è costituito dalla somma di tutti i vocabolari.

Il DIZIONARIO è la rappresentazione del lessico di una lingua tipicamente sotto forma di volume scritto che
elenca i lessemi in ordine alfabetico. Il lessico è molto più ampio perché il dizionario include solo lessemi
attestati, e tra queste opera una selezione. Ciascuna unità lessicale in un dizionario è chiamata ENTRATA o
LEMMA, e si chiama LEMMARIO l’insieme di lemmi e LEMMATIZZAZIONE l’operazione con cui si registra
una parola come lemma. La LESSICOGRAFIA è l’attività di realizzazione dei dizionari, la LESSICOLOGIA è
invece il settore della linguistica che si occupa dello studio del lessico.

La lemmatizzazione non è facile in quanto nel lessico ci sono molti OMONIMI: se l’identità è solo grafica
OMOGRAFI, se è solo di pronuncia OMOFONI. Gli omonomi sono ASSOLUTI se appartengono anche alla
stessa parte del discorso.

LA FORMAZIONE DEI LESSEMI


Il vocabolario non è statico: la competenza del parlante non è solo la conoscenza dei lessemi esistenti ma
anche quella di formarne di nuovi secondo certe regole.

Nelle REGOLE DI FORMAZIONE DEI LESSEMI (RFL) deve essere specificata la classe di lessemi cui la regola
può applicarsi (BASE DELLA REGOLA), il tipo di operazione e il tipo di lessemi che si formano.

Le operazioni possono essere per esempio la COMPOSIZIONE che dà origine alle parole composte,
COMPOSIZIONE NEOCLASSICA nella quale si uniscono due o più elementi che hanno lo stesso significato
(ES. CARDIO- e NEFRO- che hanno lo stesso significato di cuore e rene, possono entrare in composizione
con LOGIA o PATIA). Per DERIVAZIONE, cioè l’aggiunta di un affisso a un lessema già esistente
(SUFFISSIAZIONE, fior-aio, organizza-zione, lava-trice e PREFISSAZIONE, co-pilota, super-eroe). Poi per
RADDOPPIAMENTO, nel quale un affisso è copiato in parte o in tutto dai fonemi della base. Poi c’è la
CONVERSIONE, cioè il lessema viene creato da un lessema di una diversa parte del discorso senza alcun
affisso (run in inglese è sia verbo che nome). Con simultanea prefissazione e conversione si formano i VERBI
PARASINTETICI che derivano da nome e aggettivi (abbottonare, imburrare, inaridire).

Le operazioni usate meno di frequente sono la RETROFORMAZIONE che porta alla costruzione di un
lessema da parte di un parlante come se fosse la base di un lessema già esistente (es. il verbo
compravendita a partire dal nome compravendita). La RIDUZIONE per l’abbreviazione di lessemi già
esistenti (auto, frigo, piano) o anche SIGLE (cd). La SOTTRAZIONE, un processo di conversione con cambio di
base flessiva tra la base e il derivato.

Infine i lessemi formati unendo parti di lessemi già esistenti (smog, unione di smoke e fog o motel, motor e
hotel) si chiamano PAROLE MACEDONIA.

Per RAPPRESENTARE LE REGOLE DI FORMAZIONE: la base, cioè il lessema di partenza si indica con le
parentesi etichettate [CANE]n.

RESTRIZIONI FONOLOGICHE: ES. ¿ ; [s+ [ contento ] a ]a  [scontento ]a (s per formare aggettivi di significato
contrario)

RESTRIZIONI MORFOLOGICHE (la possibilità di combinazione tra determinati affissi in lessemi formati
attraverso le applicazioni di più RFL: ES.¿ ; ¿  [lottizzazione]n

In particolare -zione si aggiunge con maggiore frequenza ai verbi in -izzare. Un rapporto di solidarietà tra
due affissi come -izzare e -zione è detto POTENZIAMENTO. Le restrizioni morfologiche possono essere
POSITIVE come nel caso tra -izzare e -zione, o NEGATIVE, per esempio -zione non si usa con il suffisso -
eggiare.

I TRATTI DI STATO sono proprietà dei lessemi e degli affissi di una lingua che sono entrati a far parte della
lingua per diacronia (es. suffissi latini che sono entrati a far parte dell’italiano per trafila popolare).

RESTRIZIONI SINTATTICO-SEMANTICHE: esistono per esempio dei tipi di affissi che selezionano un dominio
di lessemi appartenenti solo a una sola parte del discorso (es. ri- si aggiunge solo ai verbi).

ES. ¿ ; ¿  [scopritore ]n . -tore forma nomi di agente.

La SEMANTICA LESSICALE è la disciplina che si occupa del lessico dal punto di vista semantico, ed ha come
obiettivi quelli di ANALISI SEMANTICA dei SINGOLI LESSEMI e ANALISI DEI RAPPORTI SEMANTICI TRA
LESSEMI.

RAPPORTI SEMANTICI:

Saussure individua due tipi di rapporti cui vanno soggette tutte le unità linguistiche I RAPPORTI
SINTAGMATICI, che riguardano la successione lineare degli elementi linguistici (ogni elemento ha una
propria posizione nel messaggio linguistico e acquisisce il suo valore in base agli elementi che lo precedono
e lo seguono) e I RAPPORTI ASSOCIATIVI (rapporti di associazione mentale tra gli elementi; es.
insegnamento evoca sia le parole insegnante o cambiamento per lo stesso suffisso).

I RAPPORTI PARADIGMATICI che si dividono in tre tipi:

Relazioni di SINOMIA (somiglianze di significato come gatto/micio): si definisce in termini di sostituibilità tra
lessemi in un certo contesto. Due parole sono sinonimi se sono intercambiabili. La SINOMIA ASSOLUTA è
molto rara (tra/fra). Nella maggior parte dei casi, i lessemi condividono il significato ma differiscono nel
valore stilistico o nella varietà linguistica (mal di testa/cefalea). I GEOSINONIMI sono sinonimi che
appartengono a varietà geografiche diverse come babbo(tipico del toscano)/papà. I lessemi di somiglianza
semantica si definiscono di SINOMIA PARZIALE.

Relazioni di OPPOSIZIONE (tra lessemi di significato contrario): si dividono in ANTONIMIA (lessemi che
indicano gli estremi di una scala graduabile come caldo/freddo o alto/basso), COMPLEMENTARITà (lessemi
che sono l’uno la negazione dell’altro senza gradazione come vivo/morto) e INVERSIONE (lessemi che
esprimono la stessa nozione da prospettive opposte come marito/moglie o dare/ricevere o sopra/sotto o
andare/venire). Esistono anche opposizioni NON BINARIE cioè che riguardano più elementi come le stagioni
e la relazione tra questi si chiama di INCOMPATIBILITà.

GERARCHICHE (tra lessemi di significato più generale IPERONIMO e più specifico IPONIMI): gli iponimi dello
stesso iperonimo si chiamano COIPONIMI (gatto, mucca di animale)

I rapporti di MERONIMIA (tra il nome di un tutto e le sue parti come dito/mano).

LA TEORIA DEL CAMPO LESSICALE: un campo lessicale è un INSIEME DI LESSEMI CHE COPRONOO UNA
DATA AREA CONCETTUALE DELIMITANDOSI A VICENDA NEL SIGNIFICATO, come per esempio i colori, i
termini di cucina, i termini di parentela. Sui lessemi di un campo lessicale valgono le relazioni dei rapporti
paradigmatici.

I RAPPORTI LESSICALI SINTAGMATICI ogni parola in un atto linguistico instaura una relazione con le altre
parole presenti. [Livello sintattico (grammatica) ≠ livello semantico (significato), non sono necessarie
entrambe.]

Due possibilità combinatorie delle parole dal punto di vista semantico: FENOMENI DI COLLOCAZIONE,
combinazioni di parole regolarmente vicine sull’asse sintagmatico (capelli/biondi, isoscele/triangolo),
chiamati anche SOLIDARIETà SEMANTICHE o LESSICALI o combinazioni che danno luogo a ESPRESSIONI
LESSICALMENTE FISSE (fare paura e non fare terrore) e questi presentano delle RESTRIZIONI DI
COLLOCAZIONE, cioè limiti combinatori dovuti alle convenzioni lessicali di una lingua; E FENOMENI DI
SELEZIONE, cioè proprietà semantiche che devono presentare un lessema per combinarsi in modo sensato
con un altro, quindi sono restrizioni semantiche tra una parola e l’altra (quel ragazzo tossiva ha senso, il
tavolo tossiva no).

La differenza tra questi due fenomeni è che quelli di collocazione sono lessicali invece quelli di restrizione
semantici, anche se ci possono essere delle eccezioni (il Quirinale ha detto che… è un fenomeno dii
selezione sensato).

LA SINTASSI

La sintassi è la PARTE DELLA GRAMMATICA CHE REGOLA LA FORMAZIONE E LA STRUTTURA DELLE FRASI E
DEI LORO COSTITUENTI.

La sua unità minima è la PAROLA (MORFOSINTATTICA) e coincide con il costituente massimo della
morfologia. Per individuare la parola si fa riferimento a due proprietà: la STABILITà INTERNA di una parola,
cioè se è scomponibile in unità (in morfi) di ordine rigido e la NON INTERROMPIBILITà di una parola, cioè se
in essa sono identificabili più elementi tra i quali non si può inserire nuovo materiale (cas+a non può avere
nient’altro in mezzo).

Un’altra importante unità è quella della FRASE costituita da un certo numero di ELEMENTI NOMINALI
organizzati attorno un PREDICATO. Esistono varie tipologie di proposizioni: principale, dipendente e
coordinata. Esistono casi in cui la frase principale non è interamente indipendente perché le sue
subordinate non sono omissibili ma ne costituiscono gli argomenti  FRASI ARGOMENTALI O COMPLETIVE,
cioè a) soggettive, B) oggettive o c) oblique; ES. a)Mi stupisce che Marco non sia ancora arrivato b)Mara
dice che Marco non è ancora arrivato c) Mara dubita che Marco non sia ancora arrivato.

FRASI NOMINALI (senza verbo, con impiego circoscritto in italiano) ≠ FRASI VERBALI

+ in italiano FRASI CON PREDICATO NOMINALE (es. Giovanni è molto alto)

POLARITà DELLA FRASE, cioè positiva o negativa. MODALITà DELLA FRASE: DICHIARATIVA, INTERROGATIVA
(totale che prevede una risposta sì/no, o parziale) E IMPERATIVA (l’italiano le distingue attraverso
PROSODIA, cioè l’intonazione della voce). DIATESI DELLA FRASE, se è attiva o passiva(in greco antico c’è
anche la media). Anche le frasi RIFLESSIVE con pronomi riflessivi.

LE FRASI NON MARCATE sono riconducibili a un piccolo numero di strutture fondamentali: il predicato e gli
argomenti; quindi, si possono distinguere le frasi prive di argomenti (FRASI NON ARGOMENTALI), che ne
presentano uno (FRASI MONOARGOMENTALI, come Luca mangia), due (BIARGOMENTALI) o tre
(TRIARGOMENTALI).

Gli argomenti sono classificabili tramite SOGGETTO, OGGETTO e OGGETTO INDIRETTO.

RELAZIONI GRAMMATICALI di soggetto, oggetto diretto e indiretto si manifestano attraverso proprietà di


tipo: MORFOLOGICHE, nelle lingue che segnalano i valori della categoria del caso (accusat, nominat) con
appositi morfi (latino, giappo); SINTATTICHE, riguardano sia l’ordine dei costituenti nella struttura della
frase sia i collegamenti; SEMANTICHE che riguardano o caratteristiche del sintagma nominale che
rappresenta un argomento (in spagnolo si usano diverse proposizioni se il complemento oggetto è animato
o inanimato), o il ruolo che un argomento svolge nell’evento descritto nella frase (il soggetto è l’agente
mentre l’oggetto è il paziente); PRAGMATICO-INFORMATIVE, il tipo di informazione (tema) che portano le
frasi.

FRASI NON ARGOMENTALI, in italiano per esempio si hanno con i verbi metereologici (in francese e inglese
il pronome non può essere omesso it rains/il pleut).

FRASI MONOARGOMENTALI, come le frasi con verbi intransitivi o transitivi usati senza complemento
oggetto.

FRASI BIARGOMENTALI, sia transitive che intransitive con soggetto più un altro argomento.

FRASI TRIARGOMENTALI, soggetto, oggetto e un altro argomento.

La frase non marcata oltre predicato e argomenti (NUCLEO DELLA FRASE) può prevedere anche altri
elementi (AGGIUNTI) che possono essere omessi senza compromettere la grammaticalità della frase.

Gli argomenti e gli aggiunti sono catalogabili tramite denominazione che specifica la loro relazione con il
predicato (RUOLI TEMATICI), per esempio:

 Agente/Attore (dà inizio a un’azione)


 Paziente (subisce il mutamento di un’azione)
 Tema (la persona o cosa che si trova in un certo stato di cose o la cui posizione è modificata
dall’azione)
 Esperiente (entità senziente che sperimenta uno stato psicologico come conoscere, percepire
un’emozione)
 Beneficiario
 Strumento
 Fine/meta
 Provenienza
 Locativo (il luogo)

Questa classificazione non prende, però in considerazione gli ausiliari con i verbi intransitivi e altre
difficoltà. Quindi per risolvere, si è ampliata la definizione di verbo intransitivo: INTRANSITIVO
INACCUSATIVO (in cui il soggetto ha proprietà simili all’oggetto diretto, come affondare ‘la nave’) e
VERBI INTRANSITIVI INERGATIVI (che prendono l’ausiliare avere).

Esistono COSTITUENTI INTERMEDI TRA UNA PAROLA (unità minima) e UNA FRASE (unità massima). Le
parole in una frase sono raggruppate in unità di ordine superiore  COSTITUENTI. Per individuarli si
agisce tramite un’ANALISI IN COSTITUENTI. Inoltre possono essere definiti sulla base di RAPPORTI
SINTAGMATICI e PARADIGMATICI, perché sono UNITà SINTAGMATICHE (sono formati da una sequena
di parole ordinata da alcuni parametri) e UNITà PARADIGMATICHE (ogni costituente può essere
commutato da un altro con la stessa proprietà fondamentale).

La caratteristica distintiva del costituente sarà quindi la categoria lessicale della testa: se è un nome
SINTAGMA NOMINALE, se un verbo SINTAGMA VERBALE, se un aggettivo AGGETTIVALE e se una
preposizione PREPOSIZIONALE. SI SCHEMATIZZANO CON UN DIAGRAMMA AD ALBERO.

Si usano i TEST DI COSTITUENZA per rendere esplicito il raggruppamento delle parole in costituenti:
TEST DEL MOVIMENTO (le sequenze spostabili sono costituenti sintattici) (pag. 281), TEST
DELL’ISOLABILITà (un costituente può essere usato solo in isolamento, es. come risposta a
un’interrogativa parziale), TEST DELLA SCISSIONE (trasformando una frase semplice in frase scissa, a
spostarsi dopo la copula può essere solo un costituente intero), TEST DELLA COORDINAZIONE (si basa
sul fatto che le congiunzione e od o possono unire solo costituenti, e che i gruppi di parole uniti da
congiunzione appartengono alla stessa categoria lessicale o sintagmatica, TEST DELL’ELLISSI (possibilità
dei costituenti di essere omessi a certe condizioni) e il TEST DELLA SOSTITUIBILITà (i costituenti possono
essere sostituibili da altri elementi, es. zia preparò la torta  zia la preparò).

SINTAGMA NOMINALE:

Può essere realizzato da un pronome, la sua obbligatorietà dipende dalla lingua: LINGUE A SOGGETTO
NULLO (italiano, giappo) e LINGUE A SOGGETTO OBBLIGATORIO (inglese, francese) che prevedono la
presenza di un PRONOME ESPLETIVO (it o il)

SINTAGMA VERBALE
SINTAGMA AGGETTIVALE

SINTAGMA PREPOSIZIONALE

RELAZIONI STRUTTURALI NELL’ALBERO SINTATTICO

a) Dominanza: A e B possono essere collegati solo dall’alto al bassoDIRETTA se A domina B e non ci


sono nodi intermedi tra di loro
b) Ramificazione: non permette incroci tra i rami
c) Fratellanza: due nodi sono fratelli se dominati direttamente dallo stesso nodo ramificante
d) Precedenza: A precede B se non domina direttamente B ed è più a sinistra
e) C(costituente)-comando: se A e B non sono in dominanza e se il nodo che domina direttamente A
domina anche B (non per forza direttamente, PROPRIETà ASIMMETRICA)

+ casi di ambiguità strutturale

L’ordine dei costituenti: dipende da lingua a lingua  SVO (italiano, FRANCESE); SOV (turco, giappo,
persiano); VSO (gallese)
L’ACCORDO, per es. in italiano tra articolo e nome ‘’lA febbre altA’’ febbre è il CONTROLLORE, alta è il
TARGET, DOMINIO è il contesto sintattico della frase. L’accordo può essere MANIFESTO o LATENTE:
NOMINALE, DEL PREDICATO ANAFORICO (per esempio si manifesta in un pronome quando è usato come
ANAFORA, cioè richiama un nome del sintagma precedente).

ANAFORE, cioè i PRONOMI RIFLESSIVI (entrambi elementi nella stessa frase); PRONOMI personali;
ESPRESSIONI REFERENZIALI, sostantivo nominale a cui si riferisce (elementi in frasi diversi).

Per frase si intende una cosa diversa dell’ENUNCIATO, cioè sequenza verbale prodotta oralmente o per
iscritto in una situazione comunicativa concreta.

La TOPICALIZZAZIONE consiste nella messa a rilievo di un costituente grazie allo spostamento all’inizio della
frase. Es. Pietro porta il dolce Ecco Pietro col dolce

a) FRASE SCISSA (è derivata dal francese) es. è Pietro che porta il dolce
b) DISLOCAZIONE A SINISTRA (la frase più antica in italiano) es. il dolce lo porta Pietro
c) DISLOCAZIONE A DESTRA es. Pietro lo porta il dolce
d) FRASE PASSIVA es. il dolce è portato da Pietro

SEMANTICA

Lo studio del piano del contenuto (semantica lessicale).

Alcune distinzioni: 1. SIGNIFICATO ≠ REFERENTE (oggetto) 2. SIGNIFICATO ≠ SENSO 3. INTENSIONE ≠


ESTENSIONE

La nozione di significato si trova all’incrocio TRA LINGUAGGIO, PENSIERO e REALTà.

 mette in relazione i tre elementi coinvolti nel


processo di significazione: SIMBOLO, PENSIERO e
REFERENTE. PENSIERO COME INTERMEDIARIO
TRA LINGUAGGIO E REALTà

Ci sono, quindi, tre approcci alla semantica, TRE TEORIE DEL SIGNIFICATO:

1. REFERENZIALE (logico, scientifico) relazione tra il linguaggio A e il referente C

Il significato come capacità del linguaggio di rinviare al mondo. Noi capiamo anche frasi di cui non
conosciamo la verità ma la semantica referenziale consiste se possiamo stabilire quali condizioni rendono
una frase vera .

IL SIGNIFICATO DI UNA FRASE è IL SUO VALORE DI VERITà  PRINCIPIO DI COMPOSIZIONALITà, il valore di


verità di un’espressione complessa si ottiene componendo i significati delle espressioni semplici che la
formano.

SENSO ≠ SIGNIFICATO  es. Dante è Dante, e Dante è l’autore della Divina Commedia sono frasi che hanno
lo STESSO SIGNIFICATO perché entrambe si riferiscono allo stesso referente, ma hanno SENSO DIVERSO
perché lo presentano in modo diverso.

SENSO ≠ RAPPRESENTAZIONE la rappresentazione dipende dal singolo individuo, intermedio tra gli
oggetti e le rappresentazioni soggettive

ESTENSIONE (insieme di entità cui è applicabile un’espressione) ≠ INTENSIONE (insieme di proprietà che
individuano quell’entità
CONNOTAZIONE (insieme di oggetti che un termine indica) ≠ DENOTAZIONE (informazione concettuale che
esso esprime)

POLISEMIA caratteristica di un lessema di avere più significati

2. STRUTTURALE (linguistica) come il significato A ci fa concepire la realtà B

ANALISI DEI MUTAMENTI SEMANTICI nel corso della storia di una lingua  il significato è un’entità
puramente linguistica, cioè che SI CREA ALL’INTERNO DEL SISTEMA LINGUISTICO. Ciò deriva
dall’ARBITRARIETà DEI SEGNI LINGUISTICI, non dipendono da caratteristiche intrinsiche dei suoni o dei
concetti.

Nel suo sviluppo si sono affermati due metodi di analisi: ANALISI COMPONENZIALE DEL SIGNIFICATO e
SEMANTICA DEI PROTOTIPI

3. COGNITIVA (psicologia) come B trova unità linguistiche C per essere rappresentato

Il linguaggio è una facoltà mentale le cui caratteristiche dipendono dal funzionamento della mente umana.
 NON AUTONOMIA DEL LINGUAGGIO

Uno dei metodi più diffusi di analisi semantica è l’ANALISI COMPONENZIALE che si basa sull’idea di poter
scomporre il significato in unità più piccole TRATTI SEMANTICI (come la fonologia)

Karz e Fodor li chiamavano MARCATORI, cioè parte di significato comune tra le parole e DIFFERENZIATORI,
la parte di significato specifica di quella parola; mentre Coseriu CLASSEMI (tratti semantici generali come
animato/inanimato) e SEMI (tratti appartenenti a un solo campo lessicale come schienale).

Questi tratti sono BINARI; si dice MARCATO il lessema che possiede il tratto che manca all’altro lessema.

NATURA DEI TRATTI  sono parole (come quelle del dizionario) ma non sono parole perché hanno

- Proprietà universali innate della nostra psicologia


- Costrutti teorici per descrivere le lingue

LA SEMANTICA DEI PROTOTIPI è una teoria di categorizzazione, cioè l’attività con cui raggruppiamo le entità
in classi o categorie.

Una CATEGORIA CLASSICA a) è definita da un insieme di proprietà necessarie e sufficienti dei suoi membri,
b) hanno confini definiti c) internamente i membri sono tutti uguali tra di loro

QUELLE DELLA PSICOLOGIA DEI PROTOTIPI a) non hanno proprietà necessarie, b) hanno confini vaghi e c)
sono internamente strutturate.

Le categorie sono organizzate intorno ad un PROTOTIPO DELLA CATEGORIA, cioè il loro esempio migliore
Categoria sovraordinata; con più esemplari possibili

Categorie dello stesso livello

Categoria subordinata: esemplari unici

Uno dei problemi è il DIVARIO TRA ESPRESSIONE LINGUISTICA ED ESPRESSIONE PSICOLOGICA

Esistono categorie POLISEMICHE (polisemia REFERENZIALE, come uccello che rimanda a vari esemplari pur
avendo lo stesso piano semantico) e MONOSEMICHE.  questo rende le categorie PROTOTIPICHE.

C’è una gradazione nella definizione stessa perché possiedono diverse proprietà ma una categoria non deve
possederle tutte per essere prototipica:

- Prevede gradi di RAPPRESENTATIVITà


- Ha CONFINE SFUMATO
- I membri NON CONDIVIDONO tutti le STESSE PROPRIETà
- Presenta POLISEMIA REFERENZIALE

È difficile trovare un singolo prototipo che valga per tutta la categoria. Ci sono dei GRADI DI
APPARTENENZA.

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