Esistono alcuni criteri di definizione delle parole derivate; bisogna tener conto:
a. del procedimento di derivazione
b. della classe lessicale della base da cui derivano
c. della classe lessicale a cui appartiene il risultato.
La conversione o derivazione zero consiste nella presenza di coppie di parole, un verbo e un nome
o un aggettivo, fra i quali non è possibile stabilire quale sia la parola primitiva e quale la parola
derivata. Esempio: lavoro, lavorare; fiore, fiorire.
-conversione (descriviamo il cambiamento della categoria di una parola senza che si aggiunga un
affisso; senza una modificazione formale)
es. water-> acqua; to water-> innaffiare
es. vecchio->aggettivo; il vecchio-> sostantivo; cantante-> participio presente; il cantante->
sostantivo; coperto-> aggettivo/participio passato; il coperto-> sostantivo
Composizione
Essa è per molti aspetti diversa dalla derivazione: innanzitutto la derivazione è concatenazione di
una forma libera e di una forma legata, mentre la composizione è concatenazione di due forme
libere. La differenza è anche evidente nei rapporti con fonologia e sintassi. Infatti, una parola
derivata è una sola parola fonologica, mentre per quel che riguarda i composti, essi si comportano
come se fossero costituite da due parole fonologiche.
Tipi di composti.
- composti Verbo + Nome: in uscita è sempre un nome ed il costituente N non può essere la testa
del composto.
Composizione e derivazione
Composizione e flessione
DERIVAZIONE e COMPOSIZIONE
Sono due modalità che consentono la formazione di parole nuove a partire da materiale
endogeno.
Differenza: derivato un solo morfema lessicale, composizione due morfemi lessicali.
Produttività (in morfologia): statistiche quantitative (?); se ci sono pochi o molti composti.
Normalmente in composizione sono ammissibili le stesse combinazioni di elementi che sono
possibili nei sintagmi.
Il criterio che determina le possibilità combinatorie degli elementi per formare dei composti sono
ragioni strutturali proprie della sintassi della lingue: quegli elementi che sono combinabili in
sintassi sono combinabili in composizione.
Il criterio generale è dunque rispettare le regole della sintassi. Alcuni studiosi definiscono la
composizione come un punto a metà strada tra morfologia e sintassi, ed hanno parlato di
“microsintassi”.
La testa di un composto.
camposanto (è un tipo di campo, non un tipo di santo)
capostazione (è un tipo di capo, non un tipo di stazione)
Iperònimo: termine indicante un’unità lessicale di significato più generico ed esteso rispetto ad
una o più altre unità lessicali che sono in essa incluse (per es., fiore è iperonimo, ossia
«superordinato», rispetto a rosa, viola, garofano)
Ipònimo: il contrario
Ci deve essere una coincidenza tra le categorie morfologiche dell’intero composto e quelle della
testa (TEST MORFOLOGICO).
Test semantico ??
camposanto: nell’intero è un nome maschile
capostazione: tutto insieme è un nome maschile
Posizione della testa (le lingue hanno una strana tendenza ad avere una posizione fissa della testa)
In italiano in genere la testa è a sinistra (pescecane -> la testa è il primo costituente); mentre in
inglese di solito la testa è a destra (black-board -> la testa è il secondo costituente). In entrambe
le lingue vi sono delle eccezioni, in cui è invertito l’ordine consueto dei costituenti del composto.
Tra i composti esocentrici dell’italiano abbiamo i composti verbo + nome (cavatappi, portalettere,
battiscopa) (categoria abbondante)
Altri criteri di classificazione dei composti.
Distinzione tra:
-composti di coordinazione (es. caffelatte, agrodolce, cassapanca ->rapporto paritetico)
-composti di subordinazione
Altra distinzione:
-composti larghi: abbiamo un confine di parola forte, ben sentito tra i due costituenti
(es.dolceamaro -> la “e” di dolce e la a di amaro rimangono, i due elementi non perdono pezzi)
-composti stretti: (es. quintessenza -> la “a” di quinta viene cancellata; pomodoro -> le due parole
si sono fuse talmente tanto che esse hanno perso il proprio significato semantico)
Ultimo tipo di comporti:
-Composti con elementi neoclassici
MORFOLOGIA
Processi di derivazione o affissazione.
In italiano sono tre:
-prefissazione
-infissazione
-suffissazione (fiore, fiorista -> si mantiene la categoria d’entrata)
La differenza tra i tre dipende dalla differente posizione del morfema. Statisticamente la
suffissazione è più frequente, poi abbiamo la prefissazione e infine, la meno rara, l’infissazione.
La suffissazione è un processo dinamico che consente il cambiamento della categoria d’entrata
dell’elemento in confronto alla categoria d’uscita.
indubitabilmente
V>A>A>Avv
[[in[[dubita]v+bile]a]a +mente]avv
Questa modalità delle parentesi etichettate (modalità per descrivere??) possiamo utilizzarla anche
per i composti
Es. N+N> N
[[capo]n[stazione]n]>[capostazione]n
Prefissazione: in italiano non cambia la categoria d’entrata con quella di uscita
Suffissazione: non vi è la stessa rigida regola della prefissazione
Altri processi morfologici
Tipi di parole
-parole semplici e parole complesse
-parole suffissate
-parole prefissate
-parole composte
Per formare nomi a partire da verbi ->suffissi nominalizzatori (-zione, -ata, -ura, -mento)
(camminata, andatura, portamento,…)
-aio (giornalaio-> indicano una persona) (pollaio, granaio, formicaio ->indicano un luogo pieno di…)
-ista (fiorista)
-tore (colonizzatore)
-
Prefissi che si possono combinare con nomi, aggettivi e verbi sono per esempio:
ante- (anteguerra; antelucano, che deriva da luce; anteporre)
retro- (retrobottega; retroattivo; retrodatare)
Invece ci sono dei prefissi che si combino solo con una classe specifica:
es. avan- si combina solo con nomi (avanguardia)
de- si combina solo con verbi (deumidificare)
vice- si combina solo con nomi (viceré)