LINGUISTICA ITALIANA
1. LE PAROLE
PAROLE, LESSEMI E VARIANTI
Nonostante non esista una definizione da tutti condivisa, possiamo descriverla in base a caratteri convenzionalmente riconosciuti:
- È isolabile all’interno di una frase: nello scritto dagli spazi tra le parole, nell’orale dalla conoscenza della lingua, perché
mentre parliamo non facciamo alcuna pausa che permetta di distinguere le diverse parole;
- È un insieme di foni (parola fonologica) o grafemi (parola grafica) ed è costituita da fonemi, un insieme di foni che
permette che permettono di distinguere due parole diverse (pane-rane, p-r);
- È dotata di un significato proprio. Le parole vengono divise in “piene” (nomi, aggettivi, verbi e avverbi) e “vuote” (articoli,
pronomi, preposizioni e congiunzioni). Queste ultime sono indispensabili per la comunicazione perché creano i rapporti
grammaticali che rendono possibile la comunicazione. L’unica lingua che non usava gli articoli era il latino.
Consideriamo parola fonologica quella del parlato, una sequenza di suoni dominati dalle regole delle sillabe, dell’accento e simili;
parola grafica quella dello scritto, un insieme di lettere intervallate da spazi.
Tutte le parole formano il lessico, un insieme aperto che si arricchisce continuamente e complesso, composto da strati
d’importanza quantitativa e qualitativa. Le unità del lessico vengono usate per formare gli enunciati. Dobbiamo ricordare che la
parola di base è chiamata lessema, le altre sono forme flesse scelte e utilizzate in base al contesto grammaticale (dare – demmo,
daresti, diedi, darò, dando). Presentano varianti flessionali anche i nomi, i pronomi egli aggettivi, che presentano anche i
superlativi con il suffisso
-issimo.
PAROLE E GRAMMATICA
Il rapporto tra le parole è regolato dalla grammatica, un insieme chiuso e stabile che cambia molto lentamente e, quando accade,
risulta rilevante e distruttivo (abbandono delle declinazioni e utilizzo singolare/plurale delle lingue romanze = fine del
latino). Ha uno stretto rapporto con la grammatica:
Nell’uso quantitativo le parole non sono tutte uguali: ciascuna parola possiede una FREQUENZA D’USO o DISPONIBILITÀ
ALL’USO. Calcolarla non è semplice, in quanto si fa sempre su un campione, infatti cambiando il campione, cambia la frequenza.
Più il campione è ampio, più possiamo accertare la validità dei risultati ottenuti. L’applicazione pratica si ha nei:
Si è stimato che nei manuali d’apprendimento le prime 2000 parole permettono di comprendere l’80% degli enunciati e che le
successive solo il 5%, pur trattando calcoli relativi. Questi manuali sono strutturati sul “principio di apprendimento”, secondo il
quale il sistema migliore è partire dalle parole più usate. Anche storicamente ciò può essere spiegato: delle 4000 parole che
compongono l’italiano, l’87% era già usato nel 1300, un 10% viene aggiunto nel XV e nel XVI secolo e le restanti in seguito.
Considerati i numerosi cambiamenti avvenuti nella società, il lessico specifico, soprattutto tecnologico, ha avuto un forte
incremento nel XX secolo, tuttavia è rimasto invariato quello di base. Secondo i dati statistici, un adulto in media conosce tra le
10.000 e le
12.000 parole. Consideriamo anche il fatto che si tratta di dati statistici frutto di una media, anche se la realtà non si discostano più
di tanto dalla realtà, considerando anche la competenza passiva, cioè il comprendere parole che non verranno mai usate.
La frequenza non può prescindere dalle famiglie lessicali. Ci sono parole meno usate, però sono fondamentali per avere un quadro
definito (4 stagioni). Molte volte bisogna considerare il contesto comunicativo, perciò parole poco usate diventano fondamentali
(powerpoint e proiettore in ambito universitario). Questi, tuttavia, sono ancora problemi aperti.
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APRILE
Il fatto che esistano immagini acustiche diverse a seconda della lingua implica che il significato è convenzionale in ciascuna
lingua e che non esiste nessun rapporto diretto tra significante e significato. Arriviamo quindi al concetto di arbitrarietà, espresso
da De Saussure o di convenzionalità, espresso da Ullmann
Ing. Tear = lacrima It. burro It. curva Ted. Regal = scaffale
Fra. Tir = tiro Spa. asino Lingue slave + greco e Pol. Droga = via
yiddish = prostituta
Paragon= scontrino
Ted. Tier = animale
Non esiste, dunque, identità tra oggetto e parola. Fanno eccezione le onomatopee, le parole che riproducono un suono (ronzio,
brivido) che sono comunque immotivate. Il contenuto semantico, l’oggetto mentale, è necessario, il nome è convenzionale.
Molto spesso si intromette l’etimologia popolare, fenomeno attraverso il quale una parola poco nota viene modificata dal parlante
con una parola più familiare, secondo il rapporto tra lingua e pensiero, cioè il fatto che ogni comunità linguistica accetta e sviluppa
attraverso la sua lingua una visione del mondo. È il risultato della fusione tra l’arbitrarietà del segno e il bisogno dei parlanti di
attribuire un significato. L’etiologia popolare è arrivata a influenzare diversi aspetti, come la religione (dea Afrodite = afròs,
spuma; Santa Lucia = luce; Saint Claire = chiaro; Sankt Augustin = auge, occhio) . Ciò accade anche con i nomi di animali
(Dei Sepolcri, upupa = da Foscolo considerato notturno per il suono u cupo della parola, in realtà uccello diurno). Il caso
più emblematico è quello degli occhi verdi: la parola ha origini francesi nel XIII secolo e significa “occhi vivi, di un grigio-blu” =
IEUS VAIRS. Con il passare del tempo il dittongo ai ha mutato la pronuncia in e e il significato di YEUS VERTS è mutato in
“occhi verdi”, non riferendosi più al varius latino ma a viridis.
MOTIVAZIONE E NOMI DI LUOGO
Due grandi gruppi contengono parole prive di motivazione: l’antroponomastica, i nomi di persona, e la toponomastica, i nomi di
luogo. Questi ultimi sono caratterizzati dalla perdita del reale significato (fara, parola longobarda che indica il
raggruppamento familiare; Napoli, neà + pòlis: Friuli, forum + Iulii; Marsala, marsa + Alì). Questi sono soggetti anche alla
rimotivazione secondaria, una tendenza ad affiancare il nome a un altro già conosciuto (grotta della poesia = posia, posis,
acqua potabile; Aspromonte, àspros = bianco; Milano, Mailand = paese di maggio).
POLISEMIA
Il risultato della rimotivazione è la polisemia, il fenomeno linguistico per cui una parola possiede più significati. Tutte le parole
più usate sono polisemiche, anche se spesso non ce ne rendiamo conto.
ACQUA liquido pioggia Segni Liquido Acqua Distesa Liquido Modi di dire
zodiacali suppurazione benedetta fiume o amniotico (nella
ferite mare del parto fraseologia)
BARRIERA ostacolo Causa di Cinta Accumulo di Schieramento
separazione doganale detriti di giocatori
insormontabile
Per comprendere il significato preciso non possiamo basarci sollo sulla singola parola ma dobbiamo analizzare tutto il contesto,
che precisa la scelta del significato. È particolarmente impiegata nella pubblicità e nella satira.
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APRILE
L’OMONIMIA
Il fenomeno linguistico per il quale due parole coincidono foneticamente (sale, forma verbale alla 3° persona singolare e
nome). L’omonimia può riguardare anche più di due parole (parto = verbo partire, popolazione orientale, l’azione del
partorire). Esistono casi in cui dal significato primario di una parola si sviluppano altri significati così discostanti che vengono
visti come omonimi (bolla = d’acqua o cavità sferica piena d’aria, lesione cutanea, sigillo, documento scritto. Derivano
entrambi dalla stessa parola ma oggi sono due entrate differenti nei dizionari).
L’INTERDIPENDENZA TRA FAMIGLIE DI PAROLE
L’omonimia dipende dall’interdipendenza tra famiglie di parole, in cui non si giunge a una identità tra le parole, ma solo a una
somiglianza formale dovuta a una sorta di attrazione semantica, fenomeno ormai in decadenza (lampascione, lampone). Esistono
anche deformazioni volute che non dipendono da un bisogno di rimotivazione (democrazia, demonocrazia da demonio e
demente).
SINONIMIA E ANTONIMIA
I sinonimi sono le parole che hanno lo stesso significato, anche se, come dice Niccolò Tommaseo nel Dizionario dei sinonimi,
una precisa identità di significato o possibilità d’uso non esiste. Questa può essere:
Accanto ai sinonimi troviamo i contraddittori (veloce = non veloce), la negazione. I contrari o antonimi, invece, sono parole
che hanno significato opposto ad altre. Si distinguono in:
I contrari possono anche neutralizzarsi, ad esempio quando parole possono essere impiegate come equivalenti ironici dei loro
contrari (bello, veloce, bravo). Esistono aggettivi privi di un contrario o in un significato o in tutti (freddoloso – profondo).
SINONIMI E TRADIZIONI REGIONALI DEL LESSICO
Esistono coppie di sinonimi composte da parole che prima venivano usate in differenti dialetti, mentre ora fanno parte dell’italiano
standard (adesso-ora, prendere-pigliare, porta-uscio, dimenticare-scordare…). Questi sono chiamati geosinonimi a causa
della loro provenienza geografica differente (monnezza Roma/sporco Bergamo). Man mano questi si estingueranno, lasciandone
prevalere uno solo e facendo diventare gli altri di nicchia (rubinetto piemontese/cannella, cozza tarantino/muscolo ligure).
IPERONIMIA E IPONIMIA, ESTENSIONE E INTENSIONE
(felino è iperonimo di gatto, tigre, leone, pantera, leopardo, a loro volta iponimi. È a sua volta iponimo di animale, mentre gatto è
a sua volta iperonimo delle diverse razze).
Il rapporto tra parola e significato può anche essere spiegato attraverso i principi di estensione e intensione, che corrispondono ai
su citati concetti: la parola mobile ha molta estensione, al contrario di armadio, che ha più intensione. Questi due qualità sono
legate da un rapporto di proporzionalità inversa.
REALTÀ E OGGETTO MENTALE
Né linguistica né filosofia sono giunte a un accordo di come stabilire i confini mentali e linguistici nella realtà: non si possono
stabilire dei confini netti ma serve considerare un’area di transizione; tuttavia, la realtà extralinguistica conosce solamente delle
sfumature impercettibili. Un esempio sono i colori:
Un altro esempio sono le stagioni: la suddivisione è solo scolastica, prima erano riconosciute solamente la stagione calda e quella
fredda.
Quindi noi conosciamo il mondo grazie alla nostra lingua e, con noi, anche quelle lingue che derivano dallo stesso ceppo. Ogni
lingua fornisce la propria visione del mondo e, delle volte, la definizione di un oggetto mentale cessa di essere una questione
teorica per diventare dei problemi etici che toccano la nostra identità.
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APRILE
3. LA FRASEOLOGIA
CARATTERI FUNZIONALI E STRUTTURALI DELLE LOCUZIONI
Nei dizionari le parole sono descritte in modo isolato, astratte dal proprio contesto. All’interno di modi di dire, nessi fissi,
locuzioni, motti e proverbi queste devono per forza essere considerate con la frase nella globalità del significato, non considerato
come la semplice somma dei significati delle singole parole.
MODI DI DIRE E SISTEMI SOCIALI
I modi di dire sono diventati elementi fissi della lingua per il loro uso molto largo e appartenente a fasce molto ampie di parlanti e
perché erano strettamente legate all’identità della società. Oggi, tuttavia, molti di questi hanno perso il loro significato originario e
vengono usati meccanicamente. Molti di questi derivano da prassi giudiziarie antiche, altri in riferimento ad animali e a prassi
religiose:
- Lizza: in entrare in lizza, indica l’entrare in una gara in riferimento al rettangolo delle gare cavalleresche;
- Dare retta: dal latino dare rectam aurem;
- Mancia: indica la manica, dal francese manche, indica la manica del cavaliere offerta alla dama durante le competizioni;
LOCUZIONIE MODI DI DIRE, OGGI
- Gentil sesso, l’angelo del focolare e gentil sesso: in riferimento alla società etero-patriarcale;
- Figlio del peccato, figlio della colpa e frutto del peccato: per i figli nati al di fuori del matrimonio;
- Nella misura in cui, a monte e a valle: ormai in disuso. L’unico che sopravvive è autunno caldo che indica le tensioni
sociali del ’69, ora in processo di banalizzazione.
IL MECCANSIMO DELL’ANALOGIA
I modi di dire si formano attraverso parole già esistenti memorizzate dai parlanti con il fenomeno dell’analogia:
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APRILE
4. LESSICO E SOCIETÀ
I LINGUAGGI SETTORIALI
L’italiano ha numerose varianti caratterizzate da linguaggi specialistici usati da gruppi ristretti di persone, causati
dall’avanzamento della tecnologia e dallo sviluppo della società. Questi riguardano le scienze, il diritto, l’amministrazione, gli
hobby e gli sport. Ciascuno di questi presenta un proprio lessico specialistico, formato da termini. Alcuni di questi convergono
anche in altre lingue di cultura perché presentano caratteri sovranazionali. Si formano:
- Ex novo: si coniano o si prendono in prestito da altre lingue parole o unità polirematiche che la lingua comune non possiede:
la medicina dal greco e il latino, l’economia dall’inglese e la gastronomia dal francese;
- Rideterminazione semantica: si fa assumere un nuovo significato a una parola esistente nel linguaggio comune
(scivolata).
La formazione del lessico evita di creare ambiguità poiché essa è una negazione della comunicazione scientifica: a ciascun
termine deve corrispondere un solo significato. Proprio per questo si spinge verso la coniazione ex novo, caratterizzata dalla
monosemia e si limita la polisemia della rideterminazione.
La percezione dei linguaggi settoriali è comunque determinata dallo status del parlante e dell’ascoltatore: una parola che è
considerata specialistica da un uomo medio, per uno specialista è parte del suo vocabolario quotidiano.
PERSISTENZA DEL LESSICO E PROGRESSO DELLE CONOSCENZE
Seppur il progresso faccia mutare il lessico, alcuni termini rimangono in uso riferendosi ad altro (carrozza, penna, maccheroni e
ravioli). Noi oggi non abbiamo percezione di questo mutamento e del significato originario, usando questi termini come parole
comuni del nostro vocabolario.
I NEOLOGISMI
I neologismi sono le parole nuove che vengono coniate in una lingua attraverso il fenomeno della neologia, importantissimo per
mantenere la lingua stessa in vita. Possono essere:
- Lessicali: si forma una vera propria parola nuova attraverso le regole di formazione delle parole;
- Semantici: si attribuisce un nuovo significato a una parola già esistente.
Mentre i primi sono facilmente riconoscibili, i secondi sono più complicati da individuare e catalogare. Mentre alcuni neologismi
prendono poso nel lessico della lingua in cui vengono creati, altri vengono usato solo occasionalmente:
- Neologismi stilistici: sono formazioni occasionali legate principalmente all’attualità. Alcuni tuttavia attecchiscono al
lessico, come lottizzazione;
- Neologismi denominativi: formazioni per dare nuovi nomi a oggetti o tecniche che colmano la difettività lessicale di una
lingua. Sono quelli più longevi. Il fatto che questi siano strettamente legati al progresso fa sì che siano più soggetti a
invecchiamento e a decadimento d’uso (videocassetta/dvd e lp/cd).
Poiché il lessico è un insieme aperto la nascita di un neologismo spinge molti di questi ad affiancarsi a parole già esistenti diventando
sinonimi (contropiede/ripartenza e gomma da masticare/chewing gum/gomma americana/gomma). Possiamo considerare
neologismi anche quelli nati per settori specialistici e poi si diffondono con un processo di banalizzazione con un allargamento di
significato (attenzionare, dall’ambito poliziesco al comune). Questi ultimi neologismi, ottenuti tramite suffissazione, hanno più
difficoltà a entrare velocemente nella lingua parlata, come per quelli derivanti dalle lingue straniere.
GLI ARCAISMI
Gli arcaismi sono parole che tendono a morire in seguito a invecchiamento. Si suddividono in:
- Lessicali: parole uscite fuori dall’uso che non esistono più nell’italiano contemporaneo, solo in letteratura;
- Semantici: parole antiche in uso con un nuovo significato (volume, lume, presto, noia).
L’USO DELLE PAROLE: LA CORRETTEZZA POLITICA
La correttezza politica è l’esigenza di non usare un linguaggio sessista e offensivo verso le minoranze politiche, etniche e religiose
e, di conseguenza, quella di sostituire suddette parole con espressioni convenzionalmente non offensive: portatore di handicap,
non vedente e non udente. La correttezza comporta delle conseguenze anche nel campo del lavoro in base a una rivalutazione del
proprio ruolo nella società (spazzini/netturbini/operatori ecologici – secondini/agenti di custodia/agenti di polizia penitenziaria
– bidelli/uscieri/collaboratori scolastici).
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APRILE
In un libretto del 1987 di Alma Sabatini si propone un taglio netto con la discriminazione delle donne. In questo troviamo due
liste di parole o frasi con le corrispondenti forme non sessiste. Ad esempio:
All’interno della lingua italiana ci sono due tipi di lessico: formale e informale. Ci sono dei casi in cui parole confidenziali
possono essere sostituite da altre più formali e altre informali rimaste solamente in ambito giornalistico (grana, seminare,
soffiata). Completamente eliminato è il turpiloquio.
Tutte le parole che noi usiamo hanno una storia personale e l’adeguamento alle esigenze del progresso avviene in entrata e in
uscita: da una parte il lessico si arricchisce e sviluppa nuovi significati, dall’altra delle parole perdono il senso di esistere e
vengono eliminate. Il patrimonio lessicale italiano, dal punto di vista della formazione può essere suddiviso in:
Tutte le lingue romanze continuano il latino attraverso un processo progressivo, lento, graduale e ininterrotto di cui abbiamo prove
scritte ma non orali. Le prove sui primi cambiamenti sono molto esigue. L’italiano prende soprattutto da latino e le parole, dal
punto di vista linguistico, presentano due condizioni:
- Derivano dal latino parlato, che aveva una struttura differente da quello scritto;
- Sono usate ininterrottamente dal latino ad oggi.
Le parole di tradizione ininterrotta abbracciano per lo più parole del lessico di base (acqua, ala, rosa, cielo, pane, dare) e altre
sono rimaste vive però con un cambiamento di significato, spesso ampliato (cavallo – caballus/equus, distinzione tra razze;
casa
– casa/domus, villa di campagna/casa; fuoco – focum, focolare; pagano – paganus, contadino). In alcuni casi è assolutamente
complicato ritrovare la derivazione (cerchio/circulum, spegnere/exspingere, coppia/copula, scegliere/exeligere). Ricordiamo
anche che le parole odierne derivano dall’accusativo singolare, nel quale la -m veniva solo scritta e non più pronunciata. Ciò è
evidente con gli imparisillabi della terza declinazione.
I CULTISMI
Accanto alle parole che si sono conservate ci sono anche quelle che ormai sono andate perdute. Tuttavia, molte di queste sono
state recuperate dai dotti di epoche successive, sia dal latino che dal greco, nel momento in cui servivano parole per concetti che il
patrimonio linguistico non aveva. Molte parole sono così ritornate in vita e rientrate nell’uso parlato di ogni ceto sociale in tutte le
lingue romanze. Come già detto molte sono scomparse ma vengono riprese per crearne altre (fuoco, ignis – ignifugo).
- I romani non pronunciavano più la n nel nesso -ns (sponsa, mensem, insula si pronunciavano sposa, mensa e isula);
- Gli aggettivi in italiano sono sponsale, mensile e isulare.
Possiamo dedurre in questi nomi che i sostantivi sono di trafila ereditaria, gli aggettivi di trafila dotta. Possiamo usare anche la
morfologia:
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APRILE
Gli allotropi sono parole derivanti dalla stessa forma latina ma si presentano in forma diversa. Dalla stessa base latina si formano
due derivati distinti anche con significati a tal punto diversi da non rendere palese la connessione (circulu(m) – cerchio/circulum,
fauce(m) – foce/fauce, pausa(m) – posa /pausa, pensare – pesare/pensare, spatula(m) – spalla/spatola). A livello semantico,
la connessione è, invece, più definita. Esistono allotropi che derivano dalla stessa base latina, ma un significato è un prestito da
un’altra lingua romanza: è il caso di articulu(m), da cui derivano le parole articolo e artiglio (dal provenzale artelh).
L’ALTRA LINGUA DELL’ANTICHITÀ: IL GRECO
Il greco ha fornito alla lingua italiana numerose parole, specialmente negli ambiti intellettuali, a partire dall’umanesimo e il
rinascimento. Nel Sei-Settecento la circolazione dei franco-latinismi e grecismi iniziò in francese e poi si trasmesse a tutte le altre
neolatine. Il greco è importante nella formazione di composti che ne conservano lo schema grammaticale, specialmente in campi
come medicina e chimica che utilizzano radici greche come prefissoidi o suffissoidi (antropologia, filologo, cinofilo) senza che le
parole siano mai realmente esistite in greco. Il successo è dovuto al fatto che in campi così specialistici si cercano elementi più rari
che non si trovano nel linguaggio quotidiano. Un grande esempio di pseudogrecismi è dato da antologia.
AMPLIAMENTO E CAMBIAMENTO DEI SIGNIFICATI
Con il progresso della società la lingua si è arricchita di parole e di significati. Abbiamo anche parole di trafila ereditaria che
hanno ampliato il proprio significato:
I cambiamenti di significato avvengono attraverso metafora e analogia. La prima consiste nel trasportare il significato di una
parola in un contesto differente in base alla somiglianza di significato letterale. Esistono anche quelle spente, cioè quelle che
ormai non si riconoscono più tali (collo della bottiglia, gamba del tavolo, braccio di mare). Può anche succedere che dei
significati metaforici prendano il posto di quelli reali (testa).
- Contiguità: cambiamento di significato con estinzione del significato precedente e affermazione di quello più diffuso.
Questo fenomeno è detto metonimia (coxa – attaccatura coscia al tronco, dopo anca);
- Sineddoche: la parte per il tutto;
- Parole nate da nuove conoscenze (planta).
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APRILE
6. I PRESTITI
PREMESSA
I prestiti sono le parole straniere che entrano in una lingua a seguito di interferenza tra sistemi linguistici. Per parlare di prestiti
bisogna tenere in considerazione fenomeni sociali, economici, culturali e storici. Uno dei fattori principali è il bilinguismo, che
denota uno scambio bilaterale. Non esiste, infatti, nessuno scambio unilaterale. Lo scambio avviene generalmente da lingua più
prestigiosa a una meno prestigiosa, molte volte però in modo cruento. La storia dei prestiti alla lingua italiana è molto antica,
inizia con il disfacimento dell’Impero Romano e l’entrata nel latino di numerosi termini dei popoli barbari. Ricordiamo che il
prestito è individuale e poi si diffonde nella comunità. Molte volte questo scambio è dato dalla somiglianza tra le lingue stesse: tra
le lingue romanze lo scambio è stato ininterrotto, al contrario delle lingue germaniche e slave. Ciò accade perché la somiglianza
lessicale rende possibile l’identificazione interlinguistica degli elementi lessicali (letteratura, littérature, literature, literatur).
Principalmente vengono prestati sostantivi, per una necessità di colmare vuoti linguistici per oggetti che non trovano
denominazione nella nostra lingua.
PRESTITI ADATTATI E NON ADATTATI
- Adattati: cioè vengono adattati alla fonetica italiana (bechamel, werra, beefsteak – besciamella, guerra, bistecca);
- Non adattati: rimangono invariati in italiano (créme caramel, blitz, yacht).
Questa è una suddivisione accademica, in realtà esistono numerose categorie intermedie. L’adattamento avviene attraverso la
modifica della fine della parola, poiché l’italiano non contempla consonanti in fine, anche se da circa un secolo i prestiti vengono
anche lascianti invariati. Al massimo si adatta alla prima coniugazione i verbi inglesi privi di una marca morfologica. I prestiti
vengono presi al singolare e rimangono invariati al plurale. Abbiamo casi di plurali sentiti come singolari (serafim, kerubin,
silos). Molte volte ci ritroviamo davanti anche a suoni che nella lingua d’arrivo non sono conosciuti (beige, garage).
PRESTITI CHE ENTRANO TRAMITE LA LINGUA SCRITTA
Molti prestiti entrano nella nostra lingua attraverso lo scritto e ciò comporta una normalizzazione della pronuncia più vicina
all’italiano (tunnel, bungalow, Wikipedia). Un esempio importante è dato dal veneziano schei, le monetine. Sulle monete
ottocentesche austriache vi era la scritta “Scheidemünze” (moneta divisionale). La pronuncia corretta dovrebbe essere sciai ma i
veneziani lo hanno acquisito solamente attraverso lo scritto.
PRESTITI DI NECESSITÀ E PRESTITI DI LUSSO
- Di necessità: si acquisiscono parole per concetti e oggetti ignoti (computer, prodotti giunti dall’America);
- Di lusso: hanno già un corrispondente in italiano, seppur approssimativo (week end, baby-sitter, record, news).
PRESTITI DEFINITIVI E PRESTITI NON RIUSCITI
Questa distinzione serve ad accertare l’uso di un prestito in seguito al suo grado di durata. Alcuni prestiti perseverano da così
tanto nella nostra lingua che oggi non sono più sentiti tali:
Questi sono prestiti definitivi, altri, invece, non hanno attecchito alla lingua italiana. Le cause possono essere sia storiche che
culturali. Esempio sono le numerose parole spagnole nel 1500 ormai in disuso, i francesismi del 1700.
I CALCHI
Una parola italiana può cambiare sotto l’influsso di una lingua straniera, sviluppando forme e significati non originali: sono i
calchi o sostituzione lessematica. Si differenziano dai prestiti perché, mentre i primi sono parole straniere che entrano, adattate o
meno, nella nostra lingua, i secondi sono parole italiane che subiscono l’influenza di parole straniere. Inoltre i calchi sono
motivati a tutti i parlanti (cold war – guerra fredda). Questi possono essere:
- Strutturali: nel caso di composti o locuzioni che sono traduzioni letterali (alfanumerico, grattacielo, conferenza stampa
– alphanumeric, skyscraper, press conference);
- Semantici: una parola già esistente sviluppa un nuovo significato per effetto dell’influsso di una parola straniera
corrispondente (indossare – to wear).
Dunque, nel caso di un calco strutturale abbiamo una vera e propria nuova parola, con quello semantico un nuovo ambito d’uso e
un nuovo significato
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APRILE
Tra i prestiti e la lingua di significato raramente abbiamo una corrispondenza netta di significato, abbiamo restringimenti e
allargamenti:
Tra i prestiti di lusso troviamo parole come (manager, killer rendez-vous) che sono assimilabili a direttore, sicario e
appuntamento. Queste tuttavia non rappresentano lo stesso concetto, quindi convivono tranquillamente nella loro sfera
semantica.
I termini italiani provenienti dai dialetti sono numerosi e non semplici da individuare perché si presentano tutte sotto forma
italianizzata. Ad esempio, la parola giocattolo deriva da “zugatolo” veneziano, il quale termine ha fatto scomparire l’italiano
“balocco”. La maggior parte dei prestiti dialettali è entrata dopo il 1861 (unità d’Italia).
Tra i dialettismi, ricordiamo quelli non adattati, che sono comunque davvero pochi:
LA GASTRONOMIA
Molti noi di piatti tipici sono entrati nella nostra lingua come parole ormai riconosciute italiane:
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APRILE
Il lessico italiano è formato anche dalle neoformazioni, parole non esistenti in latino formate da prefissi, suffissi e composti.
Mentre i neologismi sono parole recenti, queste nascono dopo la dissoluzione del latino. Quindi una parola per essere considerata
neoformazione non deve essere né un neologismo né un prestito. La neoformazione si forma dalla base, una parola fornita di
categoria grammaticale che può subire trasformazioni. A questa vengono aggiunti:
La maggior parte dei prefissi e dei suffissi della lingua italiana erano già presenti in latino. A seconda della capacità di un suffisso
o di un prefisso di formare nuove parole, si classificano in:
In teoria qualsiasi parola può essere formata seguendo le regole della formazione, tuttavia l’economia linguistica blocca le parole
virtuali a causa di una grande popolarità di un’altra già esistente (rubatore/ladro).
LA SUFFISSAZIONE
La suffissazione consiste nell’aggiunta di un suffisso dopo la base. La nuova parola può mantenere la stessa categoria
grammaticale della base (rumore/rumoraccio) oppure cambiare secondo il principio della transcategorizzazione
(rumore/rumoroso, rumoreggiare). Un suffissato può essere:
Il suffisso -ere è ormai una classe chiusa, non produce più parole, restano quelli esistenti ma non se ne formeranno di nuovi, così
come la classe -ire. L’unica eccezione è data dai verbi parasintetici. L’unica classe verbale attiva nella nostra lingua è -are, la
quale presenta numerose varianti:
I verbi della prima coniugazione occupano il 13% del lessico italiano. I suffissi più popolari sono quelli di trafila dotta (-tore/-trice,
-zione, -ista, -ismo) a dispetto di quelli di trafila ereditaria (-tà, -tù, -ìa). I suffissati sono divisi in:
- Nomi d’azione: indicano l’azione o le sue modalità e si formano attraverso i suffissi -zione, -mento, -tura. Spesso si
formano coppie di derivati con significati distinti (collocazione/collocamento – fondazione/fondamento –
perturbazione/perturbamento – stiratura/stiramento – investimento – investitura). Questi non possono essere usati
a piacimento;
- Nomi d’agente: indicano chi compie l’azione, uomo o cosa, usati specialmente nei nomi di mestieri. Il suffisso più
produttivo è -tore/-trice. I nomi derivati da questo suffisso sono formati prevalentemente da una base verbale. Tra i
denominali abbiamo il suffisso -ista e il suffisso -aio.
Diverse parole presentano una conversione senza cambiare forma, come ad esempio gli infiniti sostantivati, che si
nominalizzano. La prova dell’avvenuta nominalizzazione è il plurale che questi infiniti possiedono. Abbiamo anche gli aggettivi
sostantivati, aggettivi con valore di sostantivo e generalmente si presentano come un nesso fisso senza nome, cioè dall’omissione
del sostantivo in una sequenza nome + aggettivo (stradale, metropolitana, finanziaria, staminali, cellulare) oppure dalla
sequenza nome + di/a/da + nome (marsala, caccia, sdraio). Il fenomeno è così diffuso che ormai non sono più sentiti come
aggettivi sostantivati. Molti sono gli aggettivi diventati nomi (acido, adesivo, innamorato, americano, artico), i participi
presenti sostantivati (badante, aiutante, amante, viandante, insegnante) e anche i gerundi (crescendo, calando, addendo,
sottraendo, laureando, dottorando).
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I derivati a suffisso zero sono derivati deverbali che non presentano nessun suffisso ma solo la desinenza -a/-o (deliberare-
delibera, determinare-determina, inoltrare-inoltro, asportare-asporto, prorogare-proroga, delegare-delega). Spesso si
formano delle coppie nelle quali i due nomi, quello a suffisso zero e quello suffisso primo sono riferiti a diversi ambiti:
(comando/comandamento, carica/caricamento, realizzo/realizzazione). Ci sono dei casi in cui il verbo da cui il nome è
derivato è scomparso (discarico/discaricare, divieto/divietare, dimagrante/dimagrare, discrepante/discrepante,
esercente/esercire).
L’ALTERAZIONE
Gli alterati sono le categorie dei diminutivi, degli accrescitivi e dei peggiorativi. Questi non cambiano mai categoria
grammaticale perché la suffissazione avviene nella stessa categoria. Possiamo ottenere diminutivi da nomi (copertina), aggettivi
(caruccio) e verbi (trotterellare); accrescitivi da nomi (librone) e aggettivi (pigrone); peggiorativi da nomi (partitaccia) e da
aggettivi (pigraccio). Gli alterati possono essere analizzati secondo quantità (piccola e grande) e alla qualità (positiva e
negativa).
Il gruppo più numeroso è quello dei diminutivi. Si formano con i suffissi -ino/-ina, -etto/-etta, -ello/-ella. Per gli accrescitivi il
suffisso principale è -one/-ona, anche con cambio di genere. I peggiorativi sono ricavati da -accio/-azzo/-astro. Alcuni di questi
sono diventate parole autonome (figliastro, fratellastro, sorellastra).
Tra gli alterati troviamo anche i cosiddetti falsi, cioè parole che si sono staccate da quelle di provenienza divenendo autonome,
senza rapporto con la base originaria. Questi alterati si sono, dunque, lessicalizzati (minestra/minestrone, aquila/aquilone,
cavallo/cavallone, mani/manette, rosa/rosone, fuso/fusilli, spago/spaghetti).
I verbi deverbali presentano alterazioni con i suffissi -ellare/-erellare/-arellare, ettare/ottare, -icchiare, -acchiare.
LA PREFISSAZIONE
La prefissazione consiste in un prefisso prima della base (de-, ri-, s-). Una caratteristica è il fatto che la categoria grammaticale
non cambia quasi mai. La categoria più ampia è quella dei verbi. La categoria grammaticale cambia solamente con il prefissoide
anti- e pre- (antimissile – prepartita, provvedimento/analisi). Alcuni prefissoidi ormai sono dotati di vita propria (tele, moto,
auto, ex, pro, mini, extra, post).
I PARASINTETICI
I verbi parasintetici sono verbi che derivano dall’aggiunta simultanea di prefisso e suffisso a una base nominale, aggettivale e
avverbiale (s-briciol-are, in-acid-ire, in-oltr-are). I prefissi che vanno a formare i parasintetici sono:
Come suffissi abbiamo solamente -are e -ire. I nomi dei colori formano spesso parasintetici in -ire, anche se alcuni colori
producono due parasintetici con significati discostanti.
LA COMPOSIZIONE
Si parla di composizione quando si uniscono due basi e se ne forma una terza con un significato autonomo. Possono essere:
- Con base verbale: costituiti da un verbo transitivo e da un sostantivo senza articolo (appendiabiti, apriscatole,
lustrascarpe, terracotta). I verbi sono principalmente bisillabi della prima coniugazione. In alcuni casi abbiamo anche il
secondo elemento all’infinito (lasciapassare), al participio presente (luogotenente, nullafacente) o al participio passato
(terracotta, cartapesta, al secondo posto). Abbiamo anche composti formati da due imperativi coordinati (saliscendi,
dormiveglia, parapiglia, fuggifuggi, lecca-lecca);
- Con base nominale: hanno varie strutture. N + A (Terrasanta, palcoscenico, caposaldo), A+N (mezzobusto,
mezzanotte, gentiluomo), N+N con cumulo di funzioni, graficamente con o senza il trattino (studente-lavoratore,
capocronista, sciarpa-foulard, gonna pantalone, misuratore-dosatore, bar-ristorante, salotto-veranda, soggiorno-
cucina, divano letto). Importanti sono anche i composti A+A (chiaroscuro, agrodolce, gastrointestinale, bianconeri,
rossoneri, nerazzurri, giallorossi, verdenero).
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APRILE
- Di forme libere: dotate di un significato proprio che vivono liberamente nella lingua italiana;
- Di forme non libere: non sussistono da sole nella lingua italiana perché i due elementi presi da soli non hanno
significato (ippo, dromo, cardio, patia, antropo, fago).
Abbiamo dunque:
Euro-, tele-, auto- sono considerati prefissoidi perché non sono elementi autonomi come in cassapanca e ippodromo.
RIDUZIONE PER TRONCAMENTO
Così come in inglese, anche in italiano abbiamo la riduzione per troncamento di uno degli elementi del composto
(cantante+autore, cantautore; fantasia+scienza, fantascienza). Generalmente viene impiegato nei campi delle scienze e della
tecnica (eliporto, citoplasma, biochimica) ed è molto usato nei media e nelle denominazioni di strutture organizzative con l’uso
sistematico di conf e feder. Possono esserci anche delle formazioni a 3 nomi (autoferrotramviere).
LE UNITÀ POLIREMATICHE
Le unità polirematiche sono sequenze fisse di parole immodificabili che rispondono ad un unico concetto (ferro da stiro,
fornello da campo, scuola dell’obbligo). L’aggettivo può essere messo prima o dopo. Si suddividono in:
- Unità polirematiche nominali: N+A o A+N (anima gemella, scala mobile, alte sfere, quarto uomo); N+di/del+N,
complemento di specificazione (ufficio del lavoro, patente di guida, vigili del fuoco, Camera dei deputati); N+a+N
(occhi a mandorla, testa a testa, porta a porta). Oggi sono improntate su un significato di funzionalità (bomba a
orologeria, motore a gas/benzina, difesa a quattro); N+da+N (camera da letto, fornello da campo, marca da bollo,
abito da sera);
- Unità polirematiche verbali: dare retta, stare fresco, sparare a zero;
- Unità polirematiche avverbiali: così così, a suo tempo;
- Unità polirematiche aggettivali: ragazza acqua e sapone.
ETIMOLOGIA POPOLARE, EUFEMISMI E ALTRE MODIFICAZIONI INATTESE DELLA BASE
Spesso i parlanti tendono ad adattare una parola nuova a una già esistente nella loro lingua (liquirizia- Pistoia-logorizia,
logorare; Rovigo - acquarizia, acqua; Trieste – sùkaro de Goritsia; Valsugana – sugo de Gorithia, Modena – sug ed
Lukretzia). Questo fenomeno prende il nome di paretimologia o etimologia popolare. Altri esempi possono essere:
Muselmann, Malcommetto e demonocrazia, darsi agli stravizi (da lingua serbo-croata) e far bisboccia (dal francese
débuche), adattato con bis. A volte questo porta a creare parole insolite (vene vanitose, aromatico, indovinose).
Esistono anche parole modificate intenzionalmente perché di natura tabuistica di tipo religioso e sessuale ( per Dio – perdinci,
perdiana, perdindirindina, Madonna – maremma, matosca, Cristo – cribbio, ostia – osteria, diavolo – discolo, diamine,
donna – donnola). Le ritroviamo anche in sostituzione al turpiloquio (cavolo, capperi, caspita, balle). Tutti questi sono eufemismi.
I DERIVATI PER ACCORCIAMENTO
Alcune parole derivano dall’accorciamento di parole preesistenti (aereo-aeroplano, auto-automobile, moto-motocicletta, bici-
bicicletta, foto-fotografia, metro-metropolitana, polio-poliomielite, cinema-cinematografo). In tutti questi esempi viene
tagliato tutto ciò che segue il prefissoide. Ciò accade anche con i nomi propri (Vale, Fede, Anto, uguale peri due sessi).
Abbiamo parole accorciate che terminano in consonante (prof, sub, Inter). Questo succede anche con parole straniere (basket-
basketball, night-nightclub, water-water-closet). Esistono anche accorciamenti di parole con tre sillabe (tossico-
tossicodipendente, etero- eterosessuale).
LE SIGLE
In italiano importantissime sono le sigle, usate come vere e proprie parole o come basi per suffissati, soprattutto per il rapporto con
la lingua inglese. In alcuni casi la sigla ha preso il posto della locuzione che l’aveva generata:
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APRILE
A volte le sigle vengono anche scritte seguendo la pronuncia delle lettere da cui sono composte ( tivvù-TV, diccì-DC, piccì-PCI).
Molte delle sigle della realtà internazionale o transnazionale vengono adattate all’italiano (UE, ONU), mentre altre conservano il
modello inglese (USA, NATO, AIDS). Da queste è possibile far derivare degli aggettivi di relazione.
ONOMATOPEE E VOCI ESPRESSIVE E IMITATIVE
Le onomatopee sono un gruppo di parole che nascono da parole che indicano o indicavano rumori e suoni vari, molto presenti
nella poesia otto-novecentesca. Il suono riprodotto è approssimativo (brivido, miagolare, belare, ronzio, tintinnio, tonfo) e sono
le uniche parole motivate, in quanto esiste una correlazione tra la parola e la cosa. Tuttavia il legame è parziale e si può
raggiungere l’astrazione. Se realmente il rapporto fosse biunivoco non esisterebbero le differenze tra le lingue (chicchirichì,
kikiriki, kikeriki, coquericot, cock-a-doodle-doo). Da una stessa base onomatopeica possono crearsi differenti parole (brof-
brufolo/sbruffare).
PAROLE E NOMI
Alcuni nomi di persona sono diventati nomi comuni attraverso un’estensione semantica di tipo metaforico o metonimico
(cicerone, cassandra, mecenate, vespasiano, atlante, attila, giuda, vecchio bacucco/vecchio come il cucco – da Habacuc -,
caino, beniamino, giobbe, matusalemme, maddalena). Anche nel mondo odierno abbiamo degli esempi (silhouette, casanova,
sandwich). Sono molto presenti nella moda (montgomery, raglan). Dal 900 ne riconosciamo altri (bignami, paparazzo,
molotov, kalashnikov). Nella gastronomia ritroviamo la costruzione N+alla+N (bistecca alla Bismarck e margherita).
I nomi di luogo anche diventano nomi comuni (Malvasia, Vernaccia, Chianti, Prosecco, Barolo). Molti di questi sono prestiti
(jeans-da Genova, lana d’àngora-da Ankara, arazzo-da Arras). Diversi di questi derivano dal contesto storico marinaresco
(baia-dal portoghese “golfo” e fa riferimento alla Baia do Bourgnief, vulcano - dall’isola delle Lipari ). In alcuni casi la
denominazione di un prodotto deriva da processi di omissione (gorgonzola, asiago, San Daniele). Frequente è il nome di un
oggetto che deriva dagli abitanti di un luogo (fiorentina, parmigiano, genovese). Esistono nomi geografici che sono diventati
simboli di disastri per antonomasia (far casamicciola, caporetto, Corea, waterloo). Spesso sono anche i nomi di popoli a
divenire nomi comuni (portoghese, crumiro, beduino, vandalo, unno).
Importante è il contributo che dà la moda (bikini – da un sito nucleare, basco, sahariana, cachemire). Anche delle date possono
lessicalizzarsi e nominalizzarsi (quarantotto, sessantotto, undici settembre).
Da non dimenticare i marchionimi, che si generalizzano fino ad indicare per antonomasia il prodotto (scotch, cotton fioc,
aspirina, autogrill, sottiletta). Il presupposto per questo passaggio è il successo universale del prodotto.
PAROLE NATE PER ERRORE
Durante il corso della storia sono nate parole solo perché altre sono state lette e riscritte in modo errato (cognome Bafile – Basile,
basalto – greco basanites, binomio- binominem, collimare – latino colliniare, tuliano – confusione con un copricapo). Altre
parole nascono dalla tradizione orale a causa dell’articolo separato male dalla parola (lastrico – latino astricum).
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APRILE
9. I DIZIONARI DELL’USO
PREMESSA
I dizionari sono una caratteristica della società moderna perché rispondono a esigenze di informazione e comunicazione e anche
perché sono strumenti di educazione permanente per ogni tipo di persona. Contengono dalle 100.000 alle 150.000 unità, tenendo
presente che le parole esistenti sono tra le 500.000 e i milioni di unità se consideriamo anche i linguaggi tecnici. Quindi
denominiamo dizionario uno strumento in ordine alfabetico che raccoglie le parole di una lingua, mentre chiamiamo vocabolario
l’insieme delle parole. Essi hanno lo scopo di:
Essi sono anche dei prodotti commerciali anche se poco usati: sono un fallimento editoriale rimasti alla mercé di pochi, li
consideriamo infatti marchi registrati: Zingarelli, Devoto-Oli, Garzanti.
LA NOMENCLATURA O LEMMARIO
Un vocabolario consta di parole, chiamate voci, entrate o lemmi. L’insieme di questa forma il lemmario o la nomenclatura.
Questa deve essere presentata in ordine alfabetico. Da sottolineare che i lemmi vengono ordinati secondo un criterio di vicinanza
grafemica, cioè una successione determinata delle lettere dell’alfabeto. Le parole vengono classificate prima in base alla prima
lettera, poi alla seconda, e, attraverso i secoli, anche in base alla terza.
Possiamo classificare le parole anche in base al raggruppamento morfologico, cioè le famiglie di parole (DIR, Dizionario
Italiano Ragionato – Angelo Gianni e Luciano Satta), questo perché l’ordine alfabetico interrompe le relazioni tra le forme che
consentono di capire il funzionamento del lessico. Il raggruppamento morfologico, invece, raggruppa le parole per famiglie per
avere tutta la ramificazione formale e semantica di una voce.
Poiché è impossibile stimare la grandezza del lessico di una lingua e poiché questo è in costante ampliamento, non possono esserci
tutte le parole su un dizionario, che sarà sempre incompleto. Le cifre variano a seconda della scelta dei lemmi e in questi ultimi
anni, per motivi commerciali, sono state aggiunte anche coniazioni momentanee di giornalisti.
All’interno dei dizionari troviamo parole poco usate che possono diventare popolarissime (tsunami) e parole che invece vivono
temporaneamente a causa di dinamiche storico-sociali. Il Garzanti ne ha eliminate già circa 200 chiamandole archeologismi. Le
parole di una lingua non sono infinite, semplicemente non si possono contare e vengono scelte in base a:
Il discorso è più complesso per gli alterati, dato che sono fin troppi da poter essere tutti inseriti. Nel nuovo Devoto-Oli troviamo
quelli usati con accezioni particolari all’interno del lessico (pagellina, verbalino, felpona). Tutti i più importanti vocabolari
hanno inserito dei simboli per indicare quello che è il lessico fondamentale (Sabatini-Coletti – fondino grigio e poi rosso). Le
parole che costituiscono il lessico di base, secondo i diversi dizionari, sono:
Queste vengono scelte in base alla frequenza d’uso, in questo caso la presumibile conoscenza e comprensione delle parole da parte
di un determinato pubblico. Nel lessico fondamentale vengono anche inserite le parole grammaticali semanticamente vuote.
Vengono poi aggiunti arcaismi, usi letterari o poetici e termini dei linguaggi settoriali.
Considerando ciò, il numero delle entrate in comune ai vocabolari è di circa l’80%: Tra i 4 vocabolari sopra citati il numero di
entrate in comune è di circa il 90%. L’importanza di un dizionario, però, non è data dal numero di entrate ma dalla qualità delle
stesse, in quanto ciascuna entrata rappresenta una singola unità.
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APRILE
Importante nei dizionari è anche la struttura grafica, che indica un ordinamento interno del materiale presente in essi. Ogni
entrata è composta da 3 aree:
- Entrata: la parola (in grassetto in tutti i vocabolari), la pronuncia o la sillabazione e l’informazione grammaticale;
- Area della semantica: significati, esempi d’uso e fraseologia;
- Informazioni complementari: etimologia, data di prima attestazione, sinonimi, contrari, ecc. queste possono essere
disposte diversamente a seconda dei vocabolari.
Uno dei problemi che scaturisce è il femminile dei nomi mobili, il quale viene solamente citato nella voce delle entrate a causa
della convenzione di usare il maschile, retaggio di una società patriarcale millenaria. Molti di questi, infatti, vengono o usati tra
virgolette (avvocatessa, ministra) o addirittura come scherno (dottora). In alcuni casi le regole di formazione permettono di
creare un nome mobile del quale però ancora non c’è stata attestazione scritta (meccanica): sono i cosiddetti femminili virtuali. Il
problema esiste anche al contrario: mestieri come guardia, sentinella, guida oppure nomi di animali come tigre, volpe non hanno
il maschie, ma solo un’entrata al femminile.
In molti dizionari è anche aggiunta la suddivisione in sillabe, cosa molto utile nel momento in cui il sillabatore automatico non
dovesse seguire le regole della sillabazione italiana. La pronuncia è riportata con la trascrizione IPA (International Phonetic
Association). Dizionari come il Sabatini-Coletti e il Devoto-Oli riportano anche la pronuncia adattata in italiano. All’interno della
pronuncia troviamo principalmente il grado di apertura della e e della o e la pronuncia sorda o sonora della s e della z. La
pronuncia, tuttavia, è solo un dato accessorio per un pubblico più attento e gli stranieri.
Sulla scia della prima edizione del Sabatini-Coletti del 1997 (DISC), tutti i dizionari, tranne lo Zingarelli, hanno aggiunto la
classificazione dei verbi e delle preposizioni secondo la teoria delle valenze.
In tutti i vocabolari sono indicate anche le funzioni secondarie: aggettivo, infinito e participio sostantivato. Il fatto che una parola
muti categoria grammaticale non implica obbligatoriamente una nuova entrata. I prestiti sono segnalati solo in alcuni vocabolari
(Sabatini-Coletti), in altri no (Zingarelli, Garzanti).
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APRILE
La classificazione dei significati e degli impieghi è precisa, in ordine gerarchico per le entrate semplici e complesse. I livelli sono
scanditi da numeri e lettere con livelli subordinati:
- Il livello grammaticale è segnato nello Zingarelli da lettere maiuscole, nel Devoto-Oli, nel Sabatini-Coletti e nel garzanti
dal rombi pieni;
- I diversi significati sono distinti da numeri arabi in grassetto rosso puntato nel Devoto-Oli, in grassetto non puntato e di
diversi colori nello Zingarelli, nel Garzanti e nel Sabatini-Coletti;
- Ci sono anche livelli non gerarchizzati attraverso simboli alfanumerici chiaramente distinguibili.
- Ordine storico: dal più antico al più moderno, non per forza quello più diffuso (arrabbiare – malattia, andare in collera).
È un sistema caratterizzato dall’oggettività storica e poggia su dati certi. Questo accade nel DELI e nel LEI, dizionari
etimologici, ma non sempre in quelli dell’uso;
- Ordine logico: dal concreto al figurato;
- Ordine di diffusione: sistema più arbitrario, ormai non più in uso.
La natura della definizione è correlata con la categoria grammaticale della parola definita:
- Un nome viene definito attraverso un nome o un sintagma nominale (N+DET, nome o aggettivo);
- Un infinito con un altro infinito;
- Un aggettivo con uno o più aggettivi.
L’analisi semantica si basa su senso e impiego, le quali dovrebbero incontrarsi ma spesso, in caso di ambiguità, non è possibile:
La descrizione deve essere neutra e puramente descrittiva, anche se non è sempre così. Sono state eliminate espressioni come
angelo del focolare che denigrano il mondo femminile e sembra sempre mantenere la neutralità con concetti politici (fascismo,
nazismo, comunismo), culturali (strutturalismo, psicanalisi, generativismo) e religiosi (cristianesimo, ebraismo, islamismo,
relativismo). Ci sono anche imbarazzi nell’approccio definitorio di minoranze sessuali o religiose. Una definizione per essere
adeguata deve rivolgersi a tutto l’oggetto e per essere esatta deve riferirsi solo a questo e deve rispondere a due fini:
- Rendere più comprensibile l’oggetto definito attraverso un linguaggio il più possibile chiaro e preciso;
- Rendere chiara la strutturazione semantica del lessico e il suo rapporto con la morfologia e la grammatica.
Seguono gli esempi d’uso o la fraseologia. In questa parte abbiamo due tipi di definizione:
Le definizioni dei termini settoriali e scientifici sono sempre, invece, molto accurate, con le dovute eccezioni. Spesso delle
definizioni presentano tecnicismi collaterali, parole non necessarie che servono a mantenere il discorso settoriale con un certo
grado di specificità e separatezza rispetto al linguaggio comune.
In un dizionario le parole sono legate tra loro e formano delle frasi. Questo è possibile grazie alla presentazione del modo d’uso
che metta in evidenza gli usi fissi, i modi di dire e i proverbi. Possono essere di due tipi:
Molto frequenti sono le citazioni letterarie in prosa o in poesia, anche se piuttosto essenziali. Sono prese da tutta la letteratura
italiana e proprio questi ci permettono di osservare la dipendenza trai dizionari. Lo spazio per le famiglie lessicali è scarso: il
Sabatini- Coletti, ad esempio, aggiunge sotto il lemma fuoco gli aggettivi igneo e pirico. Al termine di ogni significato troviamo
sinonimi e contrari.
Nela parte delle informazioni complementari è stata da poco aggiunta la datazione, nozione solo compilativa dato che deriva da
studi precedenti. Si tratta forse dell’informazione meno rilevante. Importanti sono le marche diasistematiche, notazioni sull’uso
della parola o di un singolo significato (arc, com, disus, enfat, eufem, evit, famil, volg., croce per quelli estinti). Ci sono
marche anche per i linguaggi settoriali (abbigl., aer., agr., arald., arch., archeol., astrol.,). Queste servono all’utente per
orientarsinegli usi sociali della lingua e spesso vanno incontro a contestazioni perché la classificazione non è mai oggettiva e molti
termini antichi non sono considerati tali perché ancora presenti nella cultura odierna (mongolfiera, centurione). Molto ambigua è
la marca pop perché sono proprie di tutti.
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APRILE
I DIZIONARI DI BASE
I dizionari di base o fondamentali sono un prodotto relativamente recente ma sono concepiti solo per pochi. Il DIB (Dizionario
italiano della lingua italiana – Tullio De Mauro e Gian Giuseppe Moroni) è pensato per un pubblico a cavallo tra le elementari e le
medie. Essi partono da un nucleo di 2000 parole fondamentali contrassegnate con O e permettono la comprensione del 95% dei
discorsi. Seguono 3000 parole ad alta frequenza, contrassegnate da un semicerchio nero e altre 2000 parole, segnate con una luna.
Altre 8000 parole (per un totale di 15.000) sono scelte pragmaticamente. Ciascuna definizione è data usando parole ad alta
frequenza e sono presenti esempi d’uso con un chiaro fine didattico.
DIZIONARI DELL’USO A PIÙ VOLUMI
I dizionari di base a più volumi hanno una maggiore estensione e, quindi, più entrate. Abbiamo:
- Vocabolario della lingua italiana, conosciuto come Il Vocabolario Treccani, curato da Aldo Duro;
- GRADIT (Grande dizionario italiano dell’uso, in 6 volumi + 1 di
- Intestazione: in grassetto con trascrizione fonetica per le parole straniere e le italiane problematiche, varianti, marca
grammaticale, femminile per i nomi mobili, lingua di appartenenza per le parole straniere ed etimologia;
- Corpo della voce: definizioni ed esemplificazione, citazioni e fraseologia;
- Sottraente: alterati, avverbi ecc.
Di questo è uscito anche Il Conciso, di Raffaele Simone, in un solo volume, un’opera con caratteristiche autonome.
Il GRADIT (250.000 parole) nell’intestazione inserisce la pronuncia e la sillabazione per tutte le parole (senza varietà regionali) e
si attribuiscono marche d’uso a tutte le entrate e alle unità polirematiche e anche a qualche significato, racchiuse in un quadratino:
- FO: fondamentale
- AU: alto uso;
- AD: alta disponibilità;
- CO: comune;
- TS: uso tecnico-specialistico;
- LE: uso letterario;
- RE: regionale;
- DI: dialettale;
- ES: esotismo;
- BU: basso uso;
- OB: obsoleto.
Un dizionario storico contiene anche gli esempi tratti dagli autori del passato (200-300, periodo d’oro), che in origine erano esempio
di formazione stilistica per gli aspirati scrittori. Vengono esclusi quelli del 400-500 (Tasso, Machiavelli), del periodo argenteo.
I vocabolari storici nascono a Firenze nel 1612, quando una quarantina di letterati pubblicarono il primo vocabolario della
Crusca, il primo dell’epoca moderna. L’innovazione sta nel fatto che per la prima volta abbiamo delle definizioni, anche se molto
approssimative poiché non esistevano dei precedenti da prendere come punto di riferimento. In questo vengono esaminati e
schedati tutti gli autori toscani trecenteschi, tra cui minori e anonimi.
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APRILE
Non vengono illustrati significati particolarmente comuni, che è un retaggio del 1500, e, per temperare la carenza, si invita il
lettore a leggere altri autori contemporanei. Sono definite con un solo sinonimo le parole che rimandano a un oggetto specifico e a
un’azione concreta e determinata, con due relativamente pochi nomi e aggettivi (censo – tributo, rendita; grotta-spelonca-
caverna; fornito- copioso, abbondante). La spiegazione con un solo sinonimo vale anche per i nomi astratti e per i noi
corradicali o semplici varianti. Con gli astratti spesso troviamo i sinonimi in serie, generalmente 3 (focoso-di fuoco, infocato,
ardente) e a volte anche con dei verbi. In alcuni casi troviamo imbarazzo (grossezza-astratto di grosso). I nomi che designano
un’azione sono definiti tramite il batte). Consta di più di 40.000 parole.
Il vocabolario della Crusca sarà un punto di riferimento per tutti i successivi e verrà modificato in parte solamente nel 1900, con i
nomi degli autori e delle opere. Nel 1700 troviamo dizionari che si discostano un poco, come quello di D’Alberti da Villanuova.
Il dizionario della Crusca termina con la sesta edizione rimasta incompiuta nel 1923 a causa di una crisi dei metodi lessicografici.
IL TOMMASO-BELLINI (TB)
È il miglior vocabolario storico dell’800 fino al 2002. Viene pubblicato tra il 1865 e il 1879 con il nome di Dizionario della
Lingua Italiana a cura di Niccolò Tommaseo e Bernardo Bellini, anche se di questo non è chiaro il contributo. Usa il metodo
classicista, si fonda sui migliori classici, non su un periodo storico e si schiera contro l’ostentazione letteraria fiorentina e
l’atteggiamento normativo. Troviamo anche una finezza interpretativa nelle definizioni, anche a volte umorale (Leopardi-
procombere, All’Italia). Ricordiamo che anche Giancarlo Oli nel 1993 tolse voci di personaggi politici che a lui non piacevano.
IL GRANDE DIZIONARIO DELLA LINGUA ITALIANA (GDLI)
Il Battaglia, il Grande dizionario della lingua italiana (GDLI) viene iniziato nel 1961 da Salvatore Battaglia e finito nel 2002
da Giorgio Bàrberi Squarotti. È concepito in 21 grossi volumi. Inizialmente doveva essere soltanto un ammodernamento del
Tommaseo-Bellini. È stato realizzato solo ed esclusivamente con i soldi della casa editrice. Al contrario degli altri dizionari, esso
parte con una forte caratterizzazione letteraria. Ha un’impostazione fondamentalmente classicista, con citazioni di tutte le epoche,
principalmente l’800.gli autori moderni sono riportati come “testimoni attuali” per rappresentare appieno l’epoca. gli exempla
sono in ordine alfabetico e cronologico.
- Lemma in grassetto;
- Marca grammaticale;
- Femminile di nome mobile tra parentesi;
- Significato;
- Autori;
- Altri significati introdotti dai numeri arabi.
Le definizioni sono accurate, tuttavia si tende ancora a spiegare i nomi di azione con gli infiniti sostantivati e questo rimane per
tutti e 21 volumi. Ci sono stati anche dei cambiamenti: si perde il carattere letterario del vocabolario in favore di quello
compilativo e l’allargamento delle fonti anche a saggi e quotidiani. Un altro cambiamento è l’apertura alle parole straniere non
adattate, inizialmente escluse, tranne quelle ormai non riconosciute come straniere (bar). Un difetto venuto alla luce è l’uso di
fonti filologicamente non importanti, come schedature successive di opere trecentesche, critica che si giustifica con la scarsità
delle opere circolanti e con lo stampo non filologico-letterario dell’opera.
Abbiamo inoltre il GAVI (Glossario degli antichi volgari italiani) e il TLIO (Tesoro della lingua italiana delle origini).
I VOCABOLARI ETIMOLOGICI
I dizionari etimologici sono incentrati sull’etimologia della parola. Non indica solo la derivazione ma tutta la sua storia, compresa
la datazione per tutti i significati. Oggi i più importanti sono il VEI (Vocabolario Etimologico Italiano), il DEI, il DELI e il
LEI.
Il DEI (Dizionario Etimologico Italiano) di Battisti Alessio, pubblicato tra il 1950 e il 1957 è il primo dizionario etimologico
scientifico in 5 volumi con oltre 50.000 voci. Vengono escluse quelle dei linguaggi tecnici ma sono incluse quelle della tradizione
italiana letteraria, anche estinte, pochi tecnicismi moderni, forestierismi comuni e voci regionali e dialettali entrate nell’uso
comune e letterario. Queste ultime parole sono precedute da una tilde. Presenta come entrate suffissi, suffissoidi, prefissi e
prefissoidi. Presta molta attenzione al latino medievale e alle sue fonti per redigere le descrizioni.
Il DELI (Dizionario Etimologico della Lingua Italiana), pubblicato tra il 1979 e il 1988, curato da Manlio Cortelazzo e Paolo
Zolli. È il dizionario etimologico della lingua nazionale, senza sconfinamenti nei dialetti ad eccezione delle parole affermatesi in
italiano. Le entrate sono le stesse dello Zingarelli minore. Le entrate sono divise in due parti:
- Documentazione;
- Commento su storia ed etimologia della parola.
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APRILE
La prima parte contiene il lemma in grassetto, l’indicazione grammaticale, la definizione racchiusa tra virgolette semplici, data e
fonte prima attestazione conosciuta. Queste sono il più possibile precise. Spesso sono anche datate le varianti. Con questo sistema
il DELI dimostra che molte parole erano molto più antiche di quello che si credeva. Anche qui troviamo fonti poco note del latino
medievale. Si tiene sempre conto che la datazione è provvisoria, in attesa di nuove fonti che possano indicarne una antecedente.
Usa i raggruppamenti: derivati con suffisso e composti sono inseriti in ordine alfabetico nello stesso paragrafo della parola da cui
derivano.
Nella seconda parte vengono fornite l’etimologia storica e remota. Se le etimologie sono semplici si rinvia alla parola di
derivazione, nel caso di etimologie complesse c’è un rimando a tutte le ipotesi e alle fonti. Questa parte è introdotta da •
Il LEI (Lessico Etimologico Italiano) è l’opera più colossale della lessicografia mondiale, fondato da Max Pfister, linguista
svizzero. Studia tutte le parole dell’italiano e dei dialetti che siano documentate dal 960 al 2020 Zingarelli. La forma è inversa: si
parte dall’etimo per giungere al significato, quindi è un’opera di stampo architettonico pensata per un pubblico specialista. Le voci
(monografie) sono distinte in tre parti segnate con numeri romani:
I dizionari online nascono come semplice trasposizione in CD-ROM dei dizionari cartacei, con la distinzione che questi
prescindono dall’ordine alfabetico in favore di ricerche dirette sui dati interessati.
ORGANIZZAZIONE E REPERIMETO DELLE INFORMAZIONI
L’installazione di questi software non richiede grandi abilità informatiche e presentano tutte le caratteristiche dell’edizione
cartacea con anche altri espedienti grafici che mettano in risalto le diverse parti. In alcuni è possibile far interagire le definizioni
con tavole illustrative e nomenclatorie e ascoltare la pronuncia. La ricerca può essere:
ZINGARELLI: (ed. 2014) presenta due livelli di interrogazione come spiegato sopra. Presenta anche la funzione “Cercavi forse”
per correggere eventuali errori di digitazione. Si possono cercare singole parole o stringhe di testo con i caratteri speciali su citati
o con “operatori booleani (e, o, non, vicino a, seguito da), in tutto il dizionario o aree specifiche (Lemma, definizione,
etimologia), compresa la fraseologia (122 autori in tutto il vocabolario). Si può cercare per nomenclatura, reggenza, limiti d’uso
(154 scelte). Su
140.000 lemmi troviamo 174 voci corredate da suggerimento grammaticale, 965 voci che analizzano la famiglia di parole.
DEVOTO-OLI: (ed. 2014) presenta due livelli di interrogazione: indice delle voci e ricerca. Anche in questo caso nella seconda
opzione possiamo usare caratteri speciali o operatori logici. Contiene in tutto 278 autori.
SABATINI-COLETTI: (ed. 2013) ha una maschera di ricerca affine al Devoto-Oli. Troviamo anche un “Indice della
Nomenclatura”, con le voci raggruppate per macroaree semantiche e le “Statistiche”, relative all’intero lessico o una sua parte.
Così come per i precedenti abbiamo le ricerche complesse, con le stesse modalità.
GARZANTI: (ed. 2013) ha una grafica molto elegante. La ricerca avviene attraverso il comando CERCA. Se si cerca una forma
flessa viene data la forma base ed è possibile cercare tutte le parole presenti nella descrizione. La ricerca avanzata risponde a due
precise modalità: a tutto testo o campi ristretti oppure per tipo grammaticale. È possibile anche stampare e copiare i contenuti.
GRADIT: (ed.2007) presenta un unico spazio con le voci in ordine alfabetico con una barra di ricerca per cercare il lemma
desiderato. Con un solo clic si può visualizzare solo l’indice delle voci (comando I) o il dizionario completo (comando D). dal
Menù è possibile visualizzare le statistiche. Attraverso il comando PRO si avvia la ricerca avanzata: è possibile cercare nel
Dizionario Generale o nel Vocabolario di Base, tra monorematiche e polirematiche o a partire dalla forma flessa. Possibile è anche
una ricerca per parte. Troviamo anche giochi linguistici come palindromi, bifronti, onomatopee, anagramma, rime, ecc.
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APRILE
LE RICERCHE INCROCIATE
I dizionari online possono essere usati come banche dati e per le ricerche incrociate, cioè ricerche complesse con risultati
aggregati. Con questo sistema è possibile svolgere studi quantitativi sul lessico italiano con un gran numero di parole.
IL TOMMASEO-BELLINI IN CD-ROM
È l’unico disponibile degli storici in formato digitale. Presenta due modalità di interrogazione, come i precedenti. Con la ricerca
ipertestuale possiamo ricercare gli interventi di Tommaseo, indicati nell’edizione originale con [T] e, attraverso l’interfaccia
grafica si accede alla storia dell’opera, dando la possibilità di leggere la Prefazione, le Avvertenze e la Tavola delle Abbreviature.
Non lo abbiamo del Battaglia.
LA CRUSCA IN RETE
Di recente, dopo un accordo tra la Crusca e Google (Cruscle) abbiamo la versione digitale delle 5 impressioni del Vocabolario. Ha
una grafica moderna e accattivante con 4 diverse modalità di ricerca:
- Ricerca libera: con la possibilità di cercare a piacimento e decidere su quale edizione del vocabolario;
- Ricerca avanzata: per cercare due o più forme a distanza stabilita, punteggiatura e varianti formali;
- Ricerca esperta: per ricerche molto complesse, come se fosse un’interfaccia web;
- Ricerca per immagini: permette di cercare un lemma sulle cinque edizioni e riproduce l’immagine della pagina che lo
contiene e sfogliare da lì il volume.
Abbiamo anche le ricerche guidate per contesti, citati e indici, per chi non ha in mente una ricerca specifica. Cruscle per ora non
permette indagini quantitative, solo ricerche testuali.
IL DELI IN CD-ROM
Fermo all’ultima edizione (1999), è caratterizzato dalla semplicità e dalla chiarezza dell’edizione cartacea. L’interfaccia presenta
una doppia possibilità: strumenti accessori (presentazione dell’opera e degli autori, introduzione alla prima edizione, le
abbreviazioni usate e la bibliografia), consultabili attraverso la funzione “indice generale”. Attraverso la funzione “ricerca” si
può consultare il dizionario. Ciò è molto utile soprattutto per comprendere le sigle. La voce è strutturata in modo molto semplice:
lemma in alto, in grassetto e in corpo più grande, seguito da marca grammaticale, definizione e, tra parentesi, data e fonte di prima
attestazione. Con lo stesso sistema sono datate anche le varianti. Dopo il lemma principale, troviamo le locuzioni e i derivati. La
voce si chiude con il commento sulla storia della parola e dei suoi derivati. L’ordine è lo stesso alfabetico dell’edizione cartacea e,
in queste, troviamo anche numerose sottovoci (derivati e locuzioni). Cercando una delle parole nelle sottovoci si aprirà, sulla
stessa schermata, il lemma di questa, affiancata dalla prima parola. Giunti a una voce è possibile passare direttamente ad altre voci
utilizzando le apposite funzioni del menù “Documento”:
Con la funzione “Navigatore” (doppio clic del pulsante sinistro sopra la parola) possiamo trovare rapidamente il lemma di una
parola nel documento aperto in consultazione: si apre una piccola finestra di dialogo sulla sinistra con all’interno un riquadro
contenente la parola puntata dal cursore. Nel riquadro sottostante c’è una porzione dell’indice di ricerca. Se la parola è presente
nell’indice, compare al centro del riquadro, con le parole precedenti e successive. Se la parola non è presente nell’indice
compaiono le parole più vicine prima e dopo.
DIZIONARI ONLINE
Si distinguono in opere nate espressamente per il web (Dizionario italiano, Treccani, Sabatini-Coletti) dai programmi che
sfruttano versioni cartacee precedenti e in cd-rom. Tutti questi hanno un medesimo fine: rendere disponibile la propria banca dati
per diversi utenti e scopi. Non offrono però altro. Non presentano ricerche complesse, né di tipo testuale né quantitativo. È un
brande limite, che non si presenta con quelle digitali.
LIMITI E PREGI DEI DIZIONARI ELETTRONICI
I dizionari elettronici, come detto, permettono consultazioni e ricerche impensabili con le edizioni cartacee. Essi sono accusati di
essere solamente delle versioni elettroniche dell’opera a stampa. Sono, tuttavia, molto utili se usati bene. Possiamo considerare
una visione biunivoca: da una parte mostrano quanto possano essere utili i dizionari, dall’altro ne rivelano difetti e incongruenze.
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