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MORFOLOG

IA
Lo studio della struttura interna delle
parole. In linguistica le parole sono
distinte in:
• Parole grafiche: la sequenza di lettere separate da spazi bianchi
• Lessemi: elementi più astratti, è il significato delle parole che cerchiamo su un vocabolario. Le
classi di lessemi sono dette parti del discorso (o categorie lessicali) e sono divise in parti variabili e
invariabili. Le parti variabili sono: nome, articolo, aggettivo, pronome e verbo; quelle invariabili:
preposizione, congiunzione, interiezione e avverbio / non è un elenco universale/
• Quando si nomina un lessema che appartiene a una parte variabile, si usa una delle sue forme detta forma di
citazione (es. su un vocabolario it per i verbi si usa l’infinito) e quando una forma si presenta più di una volta
è detta occorrenze (tokens).

Le forme flesse dei lessemi esprimono valori delle CATEGORIE GRAMMATICALI obbligatorie nella
grammatica di una lingua. Ogni categoria è rappresentata da uno dei suoi valori, detti anche tratti morfosintattici.
Le categorie sono:
• NUMERO: numero singolare e plurale, si ha anche duale e paucale.
• CASO: dà informazioni sulla funzione sintattica che un nome ricopre nella frase. Sono nominativo-accusativo
ed erogativo-assolutivo. Nella prima i nomi hanno funzione di soggetto ricevono il valore nominativo,
mentre nella funzione di oggetto il valore accusativo. Nell’altro il caso assolutivo è dato al soggetto di verbi
intransitivi, mentre il caso erogativo al soggetto di verbi transitivi. Il caso dativo ai nomi con la funzione di
oggetto indiretto, quello genitivo ai nomi che modificano altri nomi, lo strumentale per il ruolo semantico e i
valori locativi( esprimono significati che in italiano si hanno con le preposizioni).

• GENERE si distingue in animato e inanimato (non maschile e femminile). E’ inerente ai nomi, ma i
lessemi di diverse categorie entrano in accordo con il genere. In italiano articoli e aggettivi sono target di
accordo ( agg. hanno 4 forme flesse che si oppongono per numero e genere= nuovo-a, nuovi-e). Le
lingue che hanno questa categoria si dividono in: lingue in cui sono usati solo i criteri semantici, lingue
che usano i criteri fonologici e altre morfologici per stabilire il genere.
• PERSONA: ogni atto comunicativo prevede un parlante (1° persona) e un destinatario (2° persona), il
messaggio può contenere anche riferimenti ad altri individui (3° persona). Sono diversi i modi possibili di
definire la prima persona (it. Noi) .
• TEMPO : si organizza attorno a presente, passato e futuro.
• ASPETTO: distingue tra azioni in corso di svolgimento (aspetto imperfettivo) e azioni
concluse nel passato (aspetto perfettivo).
• MODO: distingue tra azioni reali (modo indicativo) e azioni non reali e possibili. Sono noti
anche come tempi verbali delle forme flesse.
• DIATESI detta anche VOCE, segnala il ruolo semantico degli argomenti del verbo in una
frase. Quando il verbo è in forma attiva (sogg=ruolo di agente e ogg= ruolo di paziente)
o passiva (sogg= ruolo di paziente e ogg= ruolo di agente).
FLESSIONE : un lessema o una forma flessa possono presentare il valore di una
categoria grammaticale:
• Inerentemente (flessione inerente) cioè senza che il valore sia condizionato da niente di esterno al
lessema o alla forma flessa (Il genere è una categoria in cui il valore è fisso quindi inerente alla
forma di un lessema, il numero può assumere diversi valori)
• In caso di flessione contestuale : si possono acquisire valori per accordo. In questo fenomeno è
possibile individuare controllore, target e dominio. Es: nel dominio del sintagma nominale, il
nome fa da controllore dell’accordo nelle categorie di genere e numero su target (aggettivi e articoli).
. L’accordo determina il comportamento di altri elementi dentro al sintagma.
• L’altro modo è la reggenza determina il comportamento di altri elementi fuori dal sintagma. Essa
si ha quando una certa forma x richiede o determina una certa forma y.

• PARADIGMI E CLASSI DI FLESSIONE Le forme flesse sono organizzate in paradigmi che
possono essere rappresentati da CELLE. I lessemi si raggruppano in classi di flessioni dette
congiunzioni per i verbi e declinazioni per i nomi per nomi ,aggettivi e pronomi.
• Gli aggettivi italiani si classificano generalmente in aggettivi a quattro uscite, due o invariabili
TIPI DI IRREGOLARITA’
• Forme perifrastiche: (come i tempi composti in italiano) le celle dei paradigmi sono occupate da forme
flesse di più parole che esprimono gli stessi valori di quelli espressi da forme costituite da una parola.
• Fusione (bad vs worse non fa il comparativo in -ER) nelle celle i lessemi irregolari presentano una forma non
segmentabile.
• Polimorfia ( devo vs debbo) una cella occuppata da forme diverse e realizza gli stessi valori per lo stesso
lessema
• Difettività (soccombuto) quando un lessema non presenta forme che occupino alcune celle del paradigma
• Allomorfia ( ox vs oxen) quando 1 significato è rappresentato da signicanti diversi in contesti diversi
• Suppletivismo ( buy/ bought—vado/andiamo) quando un lessema è rappresentato da morfi non derivabili
l’uno dall’altro fonologicamente e risalenti etimologicamente a lessemi diversi.
• Sincretismo (io, tu, egli senta) quando 2 forme dello stesso paradigma ma celle diverse, hanno significati
diversi, ma significante uguale.
• Invariabilità (città, specie, lama) – nelle lingue in cui ciò si riferisce al caso è detto indeclinabilità
• Deponenza (verbi deponenti come loquor) cioè verbi con forme flesse identiche a forme passive ma con
valore attivo
• Oscillazioni nella classe di flessione ( la mano, le mani)
• Sovrabbondanza (aborro/ aborrisco)
ENTITA’ e MODELLI DELLA MORFOLOGIA
• La struttura interna delle parole presenta 3 livelli di analisi: modello a entità e disposizioni, modello a entità
e processi e modello a parole e paradigmi.
• MORFEMI: unità di prima articolazione e la più piccola entità dotata di significato (entità di contenuto) Si
individuano con prove di commutazione (es. morfema can- della parola cane e canile). Distinguiamo morfemi
lessicali e morfemi grammaticali (can- morfema lessicale, –e\-i grammaticale), morfemi derivazionali (canILe o
dentISTa), si distinguono a loro volta in morfemi liberi (possono costituire da soli una parola) e morfemi legati
(si presentano all’interno di parole polimorfemiche). In alcune lingue, come l’inglese, abbiamo morfemi lessicali
legati detti radici e morfemi grammaticali legati detti affissi. In base alla posizione rispetto alla radice sono detti
prefissi, suffissi e desinenze.
Morfemi problematici es. lessema chiaro, isoliamo il morfema lessicale chiar- e 4 diversi morfemi
grammaticali, il problema è che ognuno dei 4 morfemi porta non uno ma due elementi di significato.
MORFI : elemento di significante segmentabile all’interno di una parola (entità dell’espressione). Es: lessema
chiaro: morfo –o rappresenta 2 morfemi (maschile e singolare). Distinguiamo morfi cumulativi detti amalgami
( sono un problema sia per 2 entità sul piano del significato a cui corrisponde una sola entità sul piano del
significante, sia per i morfemi privi di significato e significante. Morfi zero ovvero morfi privi di significante
(fenomeno notato nel caso genitivo plurale nelle lingue slave) es. king in russo-libro- kinga genitivo plurale =
morfema con significato di genitivo plurale e significante Ø. Morfi vuoti cioè elementi all’interno di significati privi di
significato, come le vocali tematiche: che non sono morfi ma presentano alcune propietà dei morfi vuoti: hanno il
significante ma sono privi di significato ( es. morfo amavo analisi= AM è il significato lessicale di amare, A?, V
indica l’imperfetto e O la prima persona singolare; la vocale tematica A è un elemento privo di significato).
Ci sono morfemi lessicali che hanno 2 tipi di morfi con un significato : tema formata da radice+ v. tematica
(es. am- è usato per le tre forme singolari dell’indicativo e ama- è usato per 2° singolare dell’indicativo e tutte le
forme dell’imperfetto).
Allomorfi varianti dello stesso morfema

Due o più morfi di un morfema che hanno lo stesso significato. Nell’allomorfia si hanno più entità
(allomorfi) sul piano del significante che rappresentano una sola entità sul piano del significato.

MODELLO A ENTITA’ E PROCESSI fonologici  ogni morfema è rappresentato a un livello


soggiacente da un solo morfo; questo allomorfo di base è detto rappresentazione soggiacente e
subisce trasformazioni che alternano la forma fonologica. Ogni verbo italiano è rappresentato da un
solo allomorfo che coincide con il tema (formato da radice + vocale tematica) qui agisce un processo
fonologico, detto regola di cancellazione di vocale (es. 1° singolare dell’indicativo amare:
AMA è il morfo lessicale soggiacente + O si aggiunge il morfo di 1° sing, disposizione finale= ama+o
poi si applica la RCV = am Ø+ o; forma risultante= AMO). Ci sono casi in cui questa regola non
funziona ad esempio la 2° persona plurale amate= morfo lessicale ama+te consonante non vocale.
La RCV è in grado di spiegare la distribuzione degli articoli davanti a parole che iniziano per vocale.
Questa regola sembra fondata su principi della fonologia come la tendenza di evitare una sequenza di
2 vocali in una parola (iato).
ALLOMORFIA: classi di partizioni
• Ci sono casi in cui l’allomorfia non è dovuta a scelte fonologiche né semantiche: il verbo udire ha 2
allomorfi od- e ud- questo è dovuto al fatto che i paradigmi sono organizzati da sottoinsiemi
detti classi di partizione : Foto n.34
• Le celle con sfondo grigio classe B (appartengono 1-2-3° singolare+ 3° plurale del congiuntivo e 2°
dell’imperativo). Celle con sfondo bianco classe A (imperfetto e infinito)
Od- appartiene alle classe B, ud- alla classe A.

Distribuzione di diversi verbi nel presente indicativo (foto n.35)


Nella classe B: sied-/ finisc-/ esc-/ forme –v di andare
Nella classe A: sede, fini, usci e anda. Questo è un fenomeno indipendente dalle caratteristiche fonologiche.

** verbo uscire= deriva dal latino exire e per evoluzione fonologica doveva diventare escire. Le forme usc- sono
dovute all’influsso della parole uscio. Le persone singolare è 3° plurale sono rimaste immuni da questo influsso.

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