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INTRODUZIONE

Apparentemente ogni lingua è diversa l’una dall’altra, in realtà esistono gli universali linguistici che
racchiudono le caratteristiche delle lingue, le quali possono essere implicazionali o assolute. Un universale
linguistico assoluto può essere, ad esempio, che ogni lingua ha le vocali, un universale implicazionale può
essere che alcune lingue possiedono vocali nasali, ciò IMPLICA che tutte le lingue che hanno vocali nasali,
funzione la comunicazione, e che la facoltà di linguaggio sia trasmesso con il patrimonio genetico. In base a
queste teorie possiamo tranquillamente dire che la facoltà del linguaggio sia innata nell’uomo e viene
chiamata Grammatica Universale che permette all’uomo di costruire un sistema linguistico e avere le
“istruzioni” sul funzionamento di una lingua. Il quadro teorico di riferimento è la Grammatica Generativa
ideata da Chomsky in cui vengono individuati i principi linguistici (innati nell’uomo).

IPOTESI INNATISTA: Secondo Chomsky, l’uomo possiede tra le facoltà innate quella del linguaggio. L’uomo
non ha bisogno di “imparare” la lingua madre, ma dovrà attivare questa facoltà che già possiede nel
patrimonio genetico.

PRINCIPI E PARAMETRI: La Grammatica Generativa è costituita da principi e parametri. I primi sono


universali e riguardano tutte le lingue del mondo. I secondi invece non sono universali, ma rappresentano
lo spazio di variazione tra una lingua e l’altra. Un esempio di principio può essere la dipendenza dalla
struttura, secondo cui i costituenti di una frase instaurano tra di loro dei rapporti sintattici che non
dipendono dall’ordine lineare. Un altro esempio di principio è la presenza obbligatoria del soggetto
all’interno di una frase (Principio di Proiezione Esteso + Parametro del Soggetto Nullo). Un esempio di
parametro invece può essere il fatto che una lingua ammetta il soggetto sottinteso.

RICORSIVITA’ E GERARCHIA: tra i principi generali della Grammatica Generativa troviamo il principio di
Gerarchia e quello di Ricorsività. Il primo stabilisce che le parole all’interno della frase instaurano delle
relazioni sintattiche che non dipendono dall’ordine lineare, ma dalla loro posizione strutturale (gli elementi
infatti sono disposti in ordire gerarchico). Il principio di ricorsività invece stabilisce che una regola può
essere applicata al suo risultato un numero, teoricamente, infinito di volte.

COMPETENZA LINGUISTICA: l’uomo sviluppa la competenza linguistica nei primi anni di vita, da lì è in grado
di fornire giudizi di GRAMMATICALITA’, ACCETABILITA’ E APPROPRIATEZZA. Una frase risulta
GRAMMATICALE quando rispetta le regole morfosintattiche della lingua, quindi si riferisce semplicemente
alla “buona formazione” della frase. Non va confuso con il concetto di accettabilità, infatti una frase è
agrammaticale quando non rispetta le regole specifiche di una data lingua, invece una frase non è
accettabile se vengono usate delle espressioni non presenti nella data lingua (ES: Le auto devono essere
parcheggiate a spazzolino = è grammaticale, ma non accettabile, infatti si dice “a pettine” e non “a
spazzolino”). Infine, vediamo il concetto di appropriatezza, secondo cui una frase può essere grammaticale
e accettabile ma non appropriata nel contesto comunicativo.

LIVELLI LINGUISTICI: Il sistema linguistico di una lingua è suddiviso in diversi “piani” chiamati livelli, i quali
sono quello morfologico, fonetico, sintattico, semantico e pragmatico. Ogni livello è autonomo ma allo
stesso tempo si completa e interagisce con gli altri. Per spiegare l’interazione tra i vari livelli, bisogna
introdurre il concetto di interfaccia, esso consiste nei punti di contatto tra i livelli linguistici.
CAPITOLO UNO
Le parole fanno parte di raggruppamenti, i quali rappresentano i COSTITUENTI (o sintagmi) che possiamo
definire come “gruppi strutturati di significato”. Per riconoscere i costituenti all’interno di una frase
vengono applicati dei test.

TEST DI COSTITUENZA:

- Movimento: un costituente è tale se può essere spostato all’interno della frase.


- Enunciabilità in isolamento: un costituente è tale se può essere pronunciato da solo in certi
contesti, come ad esempio la risposta ad una domanda.
- Sostituzione con proforma: un costituente è tale se può essere sostituito da una proforma, che può
essere: pronome (libero o clitico), dimostrativo, possessivo, alcuni elementi avverbiali (qui, lì, così,
allora), il pronome partitivo “ne” (può sostituire un nome senza articolo), il locativo “ci”, alcune
locuzioni avverbiali con il vero “fare” (es: farlo), inoltre “lo” può sostituire una forma verbale o un
intero gruppo nominale.
- Ellissi: tramite questo test, il costituente può non essere ripetuto ma viene interpretato come se
fosse presente. (es: Chiara è bella e Sara pure, Nadia non vuole fare i compiti, anche se non vuole
- Frase scissa: Un costituente è tale se quando viene messo in rilievo dopo la copula “è” la frase
rimane grammaticale.
- Coordinazione: soltanto i costituenti, se tali, possono essere coordinati tramite le congiunzioni “e”
oppure “o”

QUANDO I TESTI SONO IN CONTRADDIZIONE: può capitare che se vengono applicati più di un test ai
costituenti, il risultato che ne viene fuori può essere in contraddizione. Ciò avviene soprattutto con il
test del movimento e della frase scissa poiché esse sono spesso soggette a delle restrizioni.

CONCETTO DI TESTA: i diversi tipi di sintagmi, sono distribuiti nella frase in base alla loro funzione
sintattica (nomi, aggettivi, verbi), la funzione del sintagma dà il nome al sintagma stesso (sintagma
nominale/aggetivale/verbale), dunque un nome è l’unico elemento indispensabile per formare un
sintagma nominale (può essere accompagnato da altre parole), così anche l’aggettivo per il sintagma
aggettivale, e il verbo per il sintagma verbale. Questi elementi costituiscono la TESTA del sintagma.
Esiste inoltre il sintagma preposizionale.

CAPITOLO DUE
La parola è il prodotto finale delle derivazioni sintattiche, in altre parole è quell’elemento che
otteniamo alla fine di tutte le operazioni di fusione tra morfemi lessicali e grammaticali da cui si
ottengono i clitici, le preposizioni articolate. La parola coincide con la testa sintattica che costituisce il
nucleo fondamentale della struttura sintagmatica.

CATEGORIE

In generale, dividiamo le parole secondo le categorie di nome, verbo, aggettivo, avverbio, pronome,
congiunzioni e interiezione. Questa suddivisione riscontra dei problemi con la questione
dell’universalità. Secondo gli studiosi, bisognerebbe categorizzare le parole secondo il criterio
semantico oppure secondo il suo comportamento morfologico, il problema si pone ad esempio quando,
per quanto riguarda il criterio semantico, sappiamo che i nomi designano referenti concreti in realtà
sappiamo che in altre lingue i nomi si riferiscono anche a referenti astratti. Secondo il comportamento
morfologico non dimentichiamo che esistono lingue isolanti che non hanno flessione morfologica.
Come possiamo definire le categorie dunque? La sintassi ci è d’aiuto: se si prende in considerazione il
contesto strutturale è possibile arrivare ad una classificazione in base alle proprietà distribuzionali e
formali. La categorizzazione delle parole in base ai criteri proporzionali è stabilita secondo il loro
contesto di occorrenza in ambito frasale e sintagmatico, ne deriva che è impossibile stabilire la
categoria definitiva di quella parola, perciò è il contesto ad assegnare la categoria alla parola. Esempio:

medico -> “non ho trovato un medico in tutto l’ospedale” (nome); “ti medico la ferita” (verbo)

libero -> “dopo la prigionia è diventato un uomo libero” (aggettivo); “quando ho ospiti libero la mia
stanza” (verbo); “durante il derby il libero del Milan ha subito un infortunio” (nome)

se -> “andrei alla festa se solo mi sentissi meno stanco” (congiunzione); “con i se e con i ma non si
risolve niente” (nome)

dopo -> “vengo a casa tu dopo” (avverbio); “vengo a casa tua dopo cena” (preposizione).

Il parlante è portato ad associare una categoria ad una parola in base alla frequenza con cui la adopera
nel parlato (concetto semantico di prototipo).

È importante riconoscere l’esistenza di categorie caratterizzate dal loro significato e dalla diversa
funzione morfosintattica. Distinguiamo le CATEGORIE LESSICALI che comprendono il NOME, VERBO,
AGGETTIVO, AVVERBIO (dal punto di vista semantico) le parole che fanno parte di questa categoria
sono di tipo denotativo, queste categorie sono aperte e produttive. Distinguiamo dalla categoria
lessicali, le CATEGORIE FUNZIONALI di cui fanno parte PREPOSIZIONI (oltre alle “canoniche”
monosillabiche, esistono quelle bi-/trisillabiche come “dopo”, “senza”, “meno”, “eccetto” …),
DETERMINANTI (sono parole che determinano la specificità e la definitezza del nome: articoli
determinati e indeterminativi), COMPLEMENTATORI di cui fanno parte le congiunzioni subordinanti
(che, se, sebbene, affinché...), FLESSIONI (verbali) di cui fanno parte gli ausiliari

FUNZIONI

I sintagmi si combinano assumendo ognuno una funzione sintattica ben precisa, che dipende dalla
collocazione del sintagma nella struttura frasale. Le funzioni sintattiche sono quattro:

1. SOGGETTO: è l’elemento che determina l’accordo con il verbo [aggiornamento: è l’elemento che
occupa la posizione di Spec,IP e che, in virtù di questa posizione strutturale, determina l’accordo
con il verbo per mezzo di una relazione Spec-Testa.
2. PREDICATO: viene di norma associata alla categoria verbale, ma anche un sintagma aggettivale o
nominale possono predicare qualcosa a proposito del soggetto.
3. OGGETTO: è il partecipante all’evento diverso dal soggetto, è qualsiasi complemento (diretto o
indiretto) che in genere segue il soggetto.
4. MODIFICATORE: è inserito nella struttura sintagmatica delle altre tre funzioni per aggiungere
informazioni. Suddividiamo i modificatori in: m. nominali (aggettivi, frasi relativi, sintagmi
preposizionali) e m. verbali (avverbi, ed espressioni avverbiali. I primi possono essere restrittivi o
appositivi, i secondi invece sono sempre aggiuntivi al sintagma verbale.

CAPITOLO TRE
Gli argomenti del verbo:
1. <agente>: è il primo partecipante volontario di azioni dinamiche a transitive (tratto semantico
[+animato]
2. <paziente> è il secondo partecipante involontario che subisce azioni transitive attive (in cui è
presente un <agente>) oppure il primo partecipante di un’azione passiva.
3. <tema>: è il primo partecipante di un’azione stativa intransitiva oppure di un evento
cambiativo, che prevede un cambiamento di stato, di luogo o di posizione.
4. <esperiente>: è il primo partecipante di un evento che esprime un’emozione, uno stato fisico o
psicologico.
5. <beneficiario>: è il partecipante verso cui è rivolta l’azione, è il terzo argomento di azioni
formalmente transitive.
6. <locativo> racchiude in sé tutti gli argomenti che esprimono il luogo in cui/verso cui/da
cui/attraverso cui si sposta il primo partecipante di un evento di moto, ovvero un <tema>.
7. <strumentale> è l’argomento che esprime il mezzo di cui ci si serve per realizzare l’evento.

Nell’espressione di possesso, l’oggetto posseduto ha il ruolo di <tema> mentre il possessore è un


<locativo>. La struttura argomentale del verbo è universale, può variare però la funzione sintattica.
Ad esempio il verbo “piacere” in italiano e inglese seleziona un <esperiente> e un <tema>. In
italiano il <tema> è il soggetto e l’oggetto indiretto è l’<esperiente>.

CLASSIFICAZIONE DEI VERBI IN BASE AL NUMERO DEGLI ARGOMENTI:

- Zerovalenti: in genere sono i verbi atmosferici.


- Monovalenti: predicati stativi o cambiativi il cui soggetto è un <tema> o anche psicologici il cui
soggetto è un <esp.>
- Bivalenti: sono verbi transitivi nella maggior parte dei casi, ma alcuni verbi bivalenti possono anche
essere intransitivi
- Trivalenti: i verbi che selezionano <ag.>, <paz.> e un terzo partecipante che ha tipicamente il ruolo
di <locativo> o di <ben.>.

I verbi transitivi hanno come ausiliare sempre il verbo avere, mentre i verbi intransitivi posso avere sia
l’ausiliare essere che avere. Per quanto riguarda i verbi intransitivi la scelta dell’ausiliare dipende dal ruolo
argomentale assegnato al soggetto, da qui dividiamo gli intransitivi in due sottogruppi: inaccusativi e
inergativi. I verbi intransitivi inergativi selezionano un <agente> e un <esperiente> ed hanno come ausiliare
il verbo avere, mentre i verbi intransitivi inaccusativi selezionano un <tema> e un <paziente> ed hanno
come ausiliare il verbo essere.

Fanno parte dei verbi inaccusativi tutti i verbi che esprimono uno stato, un moto e un cambiamento,
nonché i verbi di morfologia passiva e quelli che prevedono una duplice entrata lessicale chiamati ergativi.

CAPITOLO QUATTRO
Struttura X’.

Parentesi etichettate: la parentesi quadra rappresenta il nodo ramificante, seguita dal nome del nodo
stesso scritto in pedice, all’interno della parentesi c’è l’elemento contenuto nel nodo corrispondente.

- VP: spec -> NP; compl -> PP, NP, AdvP, frasi intere
- NP: spec -> possessivi, aggettivi prenominali (DP); compl -> PP, AP, CP
- PP: spec -> AdvP; compl -> DP
- DP: spec -> QP, compl -> NP
- AdvP: spec -> AdvP, compl -> AdvP, PP

Parametro Testa – Complemento: testa iniziale e testa finale


CAPITOLO CINQUE
La struttura del VP

Interfaccia Sintassi-Semantica lessicale: VP. La struttura del VP si articola in base agli argomenti che
seleziona il verbo. La classica struttura XP mette a disposizione un massimo di 2 argomenti da
posizionare, ma noi sappiamo che il verbo può selezionare fino a tre argomenti, perciò è necessario
fare un aggiunto interno al VP, a V’. [vp Spec [v’ [v’ [compl2 [v° [compl1]. È importante sottolineare
che il rapporto tra la Testa e il Compl è più stretto rispetto al rapporto che ha con lo Spec, infatti gli
argomenti inseriti nella posizione di Compl si chiamano argomenti interni mentre quelli inseriti
nello Spec si chiamano argomenti esterni. Infatti nel caso in cui l’Aggiunto è interno parte dal Compl
(all’interno del V’), mentre quando l’Aggiunto è esterno parte dallo Spec (all’esterno del V’).

Struttura del VP di un verbo trivalente: Spec <agente> / <esperiente>; Compl2 <beneficiario> /


<locativo> / <strumentale>; Compl1 <tema> / <paziente>.

Poiché sappiamo che in una data posizione sintattica può essere inserito un solo costituente, la
sintassi impone delle restrizioni sulla cooccorrenza degli argomenti, ad esempio se la selezione
tematica include un beneficiario, possiamo escludere la presenza di un locativo o di uno
strumentale.

- AGGIUNTO del VP
- AGGIUNTO del NP: si può fare l’aggiunzione interna al NP nel momento in cui vi siano dei
modificatori che consentono l’identificazione del referente. Si posso fare anche aggiunzioni esterne
nel momento in cui gli elementi della frase siano circostanziali del nome

CAPITOLO SEI
Struttura della frase (IP) e il movimento.

È necessario considerare la frase come sintagma, la quale è la proiezione delle marche flessive, in
particolare della flessione verbale, ciò significa che la testa della frase è una categoria funzionale. Ciò
significa che in I° sarà inserita la flessione verbale, come ad esempio gli ausiliari.

Compl,IP -> VP, Spec,IP -> soggetto (DP, PP)

CONDIZIONE DI ESTENSIONE: i costituenti possono spostarsi verso l’alto proiettando l’area funzionale
relativa all’interfaccia con la morfologia flessiva del Caso. Il movimento del soggetto da Spec,VP a Spec,IP si
chiama Movimento-A (argomentale).

- Tracce: la sua presenza indica che l’elemento spostato sta svolgendo due funzioni. La traccia può
essere definita come una categoria vuota, presente nella struttura ma di fatto non viene
pronunciata, perciò “vuota” nel senso che è priva di contenuto fonologico.

- Il soggetto nullo (pro): il pro è il soggetto sottointeso, in italiano è ammesso al contrario di altre
lingue (come l’inglese), il fatto che l’italiano ammetta un sogg. Sottinteso dipende dal valore del
cosiddetto Parametro del Soggetto Nullo (o anche Parametro del pro-drop). Questo parametro è
legato al principio universale “Principio di Proiezione Esteso (EPP)” secondo cui tutte le frasi
hanno un soggetto.
- Soggetto espletivo: sempre per il EPP, cosa succede quando i verbi non selezionano alcun
argomento? Verbi come piovere, grandinare, nevicare, ecc.: in questi casi si ipotizza l’esistenza del
soggetto espletivo cioè di un elemento semanticamente nullo che viene inserito direttamente in
Spec,IP e non lascia alcuna traccia. Oltre che per i verbi atmosferici, il soggetto espletivo si usa
anche per i verbi che selezionano come <tema> un’intera frase (sembrare).

- Movimento Testa-a-Testa: V-a-I: è il movimento che compie il verbo quando non è composto
(quindi non c’è l’ausiliare) e dunque contiene informazioni codificate sia in V° che in I°

- Movimento Testa-a-Testa dei clitici.

CAPITOLO SETTE
CP: il sintagma del complementatore, nella cui testa C° verrà inserita un’informazione grammaticale
relativa all’intenzione comunicative della frase: SE e CHE. La posizione di Compl,CP è occupata da
IP, mentre lo Spec,CP è occupato da sintagmi interrogativi ed elementi dislocati.
Movimento Testa-a-Testa I-a-C: vale per le lingue come l’inglese o il francese in cui spesso avviene
l’inversione tra soggetto e verbo per le interrogative.
Movimento-A’: movimento (non)Argomentale.
Movimento-wh: è il movimento degli interrogativi (fa parte del mov. A’). questi elementi sono
creati in VP e poi spostati in Spec,CP, essi possono essere argomenti del verbo, ma posso muoversi
anche come aggiunti, ciò vale per gli interrogativi quando e come (la relativa traccia occuperà una
posizione di aggiunto esterno a VP).

APPENDICE

Le lingue possono essere suddivise secondo diversi criteri. Vediamo innanzitutto la categorizzazione
delle lingue secondo la tipologia morfologica:
- Lingue isolanti: le categorie funzionali e lessicali sono realizzate da elementi indipendenti, ovvero
come morfemi liberi. (es. cinese, creolo)
- Lingue agglutinanti: la testa lessicale (verbo o nome) si combina con una o più categorie funzionali.
(es. turco, gujarati)
- Lingue flessive (o fusive): anche qui una categoria lessicale si può combinare con una o più
categorie funzionali, con l’aggiunta che un singolo morfo può realizzare più info. Grammaticali. (es.
russo, arabo)
- Lingue polisintetiche (o incorporanti): più cat. Funzionali e lessicali possono combinarsi tra di loro e
formare un’unica parola complessa. (es. groenlandese, cayuga).

Si possono classificare le lingue anche secondo il criterio della tipologia sintattica che riguarda
l’ordine non marcato. Gli ordini n.m. possono essere:
- SVO (42%)
- SOV (42%) la maggior parte delle lingue fanno parte di uno di questi tre ordini.
- VSO (10%)
- VOS (4%)
- OVS (2%)
- OSV (non attestato)
-
Dall’osservazione dei primi tre ordini, deduciamo che le lingue preferiscono porre il soggetto all’inizio della
frase, ciò ha portato alla formulazione del Principio di Precedenza: nell’ordine non marcato, il soggetto
preferisce precedere l’oggetto. La grande differenza tra l’ordine SOV e VSO ha portato la formulazione del
Principio di Adiacenza: nell’ordine non marcato, il verbo e l’oggetto sono preferibilmente adiacenti.

Concetto di “tendenza”: questo concetto fa riferimento che le lingue VO (testa inziale) e le lingue OV (testa
finale) hanno delle caratteristiche proprie:

- Lingue VO -> Prep-DP / N-AP / N-CPrel / N-GEN.


- Lingue OV -> DP-Posp / AP-N / CPrel – N / GEN-N

Lingue ergative:

Il termine “ergativo” lo abbiamo incontrato con i verbi inaccusativi, e dunque sappiamo che
selezionano come unico argomento il <tema> che viene sollevato in Spec,IP per assumere il Caso
nominativo, questo vale per le lingue occidentali (nominativo-accusative). Le lingue ergative, invece,
marcano con il Caso ergativo un soggetto con ruolo-tematico di <agente> e con il Caso assolutivo un
soggetto di ruolo-tematico <paziente> o <tema>. Il caso ergativo è legato alla posizione di Spec,VP
mentre quello assolutivo alla posizione di Compl,VP.

Lingue non-configurazionali:

 L’ordine delle parole è determinato da proprietà pragmatiche del costituente


 Sono presenti costruzioni discontinue nel discorso
 È assente la categoria del VP, elementi espletivi
 Sono presenti elementi nulli
 Non esiste

Lingue configurazionali:

 Il soggetto appare al di fuori del VP


 Sono lingue gerarchicamente strutturate
 L’oggetto è all’interno del VP

Lingue del mondo


1. Uralico.
Zona: Europa centrale (Ungheria e Finlandia) -> Ugro – Finnico
Zona: Siberia (Urali) -> Samoiedo
2. Caucasico.
Zona: Mar Caspio e Mar Nero -> Avaro
3. Paleo-siberiano.
Zona: Nord Siberia -> Ciuckio
4. Altaico.
Zona: Asia nord-orientale, area balcanica
Sottogruppo: turco-tataro: Turco, Tataro; mongolico: Mongolo; manciù-tunguso: Manciù.
5. Austronesiano.
Zona: Madagascar, Isola di Pasqua, Hawaii, Nuova Zelanda -> Malgascio
6. Dravidico.
Zona: India -> Tamil
7. Sino-tibetano.
Zona: Tibet e Cina -> Cinese, Tibetano, Birmano
8. Austro-asiatico.
Zona: Sud-est asiatico, Indonesia -> Vietnamita
9. Indo-pacifico.
Zona: Filippine -> Tagalog
10. Lingue Aborigeno-Australiane
Zona: Australia -> warlpiri
11. Afro-asiatico.
Zona: Africa del Nord

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