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Generalmente, con la suffissazione cambia la categoria grammaticale della parola di base→ questo
è il processo della transcategorizzazione ed è un elemento fondamentale che distingue la
prefissazione e l’alterazione dalla suffissazione. Se un aggettivo può diventare un verbo o un nome
e un verbo può diventare un nome o un aggettivo, il nome, oltre che diventare verbo o aggettivo,
può anche rimanere un nome ( orologio – orologiaio). Invece, l’aggettivo non subisce il
fenomeno della transcategorizzazione, questo succede solo se è coinvolto nel processo
dell’alterazione in tal caso, l’aggettivo resta aggettivo. In realtà, esistono alcuni prefissi che
possono determinare il cambiamento di categoria grammaticale (antinebbia, antifurto possono
essere intesi sia come sostantivi che come aggettivi). Ma ci sono almeno altre due differenze
importanti che distinguono la suffissazione dagli altri processi di formazione delle parole. Se alla
parola orologio aggiungiamo il suffisso
-aio otteniamo la parola orologiaio, e determiniamo la caduta della vocale finale / desinenza /
morfema grammaticale o flessivo che ci indica genere e numero della parola. Invece, nella
prefissazione non cade niente, tutto rimane identico.
Prendiamo come esempio la parola can-e, formata da un morfema lessicale che ci dà informazioni
sul significato della parola (e quindi informazioni semantiche e lessicali) e poi abbiamo un morfema
flessivo che ci dà informazioni grammaticali. Se dicessimo can-ino avremmo comunque un
morfema lessicale e un morfema derivativo, in quanto serve per formare nuove parole.
Prendiamo come esempio bello, bella, belli, belle, bellezza, bellino. Abbiamo un unico morfema
lessicale (bell), quattro morfemi grammaticali (o, a, i, e) e due morfemi derivativi (ezza, ino).
Dunque, generalmente la suffissazione comporta un cambiamento di categoria grammaticale e la
caduta del morfema flessivo. Ma c’è un'altra differenza: abbiamo visto che il suffisso non è una
forma libera della lingua italiana, ma è una forma legata. Anche il prefisso spesso è una forma
legata (precampionato), però tra i prefissi ne esistono alcuni che sono forme libere e che svolgono o
la funzione di preposizione o quella di avverbio. Ad esempio, in sottoscala, sotto può essere inteso
come preposizione o avverbio a seconda dei casi. Anche in dopocena, dopo può essere o una
preposizione o un avverbio. Quindi abbiamo individuato tre caratteristiche che differenziano la
prefissazione dalla suffissazione. Ma possiamo dire altre cose sulla suffissazione:
La lingua non sfrutta appieno tutte le possibilità offerte dai meccanismi di formazione delle
parole, quindi noi non formiamo tutte le parole che teoricamente potremmo formare.
Prendiamo una parola come lavare, da cui possiamo ricavare parecchi sostantivi come
lavaggio, lavata, lavatura. Ma la lingua ci darebbe altre possibilità che noi non sfruttiamo.
Il suffisso più comune che abbiamo per formare nomi a partire da verbi è -zione, qui non lo
possiamo applicare, *lavazione; stessa cosa succede col suffisso -mento, *lavamento
(l'asterisco serve a indicare che quella parola o frase italiana non è accettabile, se lo
troviamo davanti a una parola latina sta a indicare che quella parola non è attestata e quindi
non è stata ritrovata in nessun testo scritto, però gli studiosi attraverso sistemi
scientificamente affidabili l’hanno ricostruita). Se io ho l'aggettivo felice, formerò il
sostantivo felicità, ma perché non posso formare *felicezza (bellezza) o *feliciore
(chiarore)? Perché l'uso ha selezionato un determinato suffisso. Un caso curioso è quello di
rigido, da cui possiamo ricavare rigidezza ma anche rigidità, dunque la lingua ha
selezionato diversi suffissi, ma non possiamo dire *rigidizia. Questo fenomeno in linguistica
si chiama blocco della suffissazione.
Base modificata spesso, nel passaggio da una base a un derivato intervengono dei
cambiamenti di carattere formale. Se prendiamo l'aggettivo nuovo e vogliamo formare il
corrispondente sostantivo, avremo novità. Dunque nella base nuovo abbiamo un dittongo,
mentre nella forma derivata abbiamo la vocale semplice, dunque si modifica l'aspetto
esteriore e formale della parola. Questa è la regola del dittongo mobile in italiano il
dittongo è possibile soltanto quando la vocale è tonica. Altro esempio, lieto - letizia. Altro
esempio di base modificata passaggio da un’occlusiva a un’affricata nelle sue tre
varietà prendiamo come esempio comico-comicità, passiamo dall'avere un’occlusiva
velare sorda all’avere un’affricata prepalatale sorda. Ancora, mago-magia, passiamo da
un’occlusiva velare sonora a un’affricata prepalatale sonora. O anche potente-potenza,
abbiamo un’occlusiva dentale sorda e poi un’affricata alveolare sorda. Sempre per quanto
riguarda le modifiche formali, possiamo avere, nel suffissato, il mantenimento della base
latina → figlio-filiale (da filium), mese-mensile (da mensem). Talvolta possiamo avere due
derivati, uno legato alla lingua italiana e uno legato alla parola latina → famiglia, familiare
(familiam), famigliare (il famoso romanzo di Natalia Ginzburg si chiama “Lessico
famigliare”, nonostante il termine sia poco comune. Stessa cosa accade con la parola
obiettivo che può essere un aggettivo o un sostantivo con diversi significati. Obbiettivo è la
sua variante, non è un errore, ma la prima forma è più comune quindi è più consigliabile. La
base è il latino obiectivum, la forma con una sola b si riallaccia direttamente alla base latina,
la forma obbiettivo deriva dal fatto che /bj/ nel passaggio all'italiano diventa /bbj/ come in
habeat-abbia).
Ogni parola è associata alle altre della stessa famiglia sia dal punto di vista della forma sia dal punto
di vista del significato. I rapporti di derivazione che si stabiliscono tra le varie parole di una stessa
famiglia si raggruppano in due paradigmi fondamentale. Partendo da operare possiamo ricavare
operatore, operazione, operabile, operato ecc. Da una base possiamo ottenere diversi derivati,
formiamo così il paradigma di derivazione a ventaglio in cui ciascuna trasformazione comporta il
riuso della stessa base. Da globale possiamo ricavare globalizzare e da quest’ultima forma
possiamo ottenere globalizzazione. Questo è un caso diverso, parliamo di paradigma di
derivazione a cumulo → ciascun suffissato diviene la base per la trasformazione successiva.
Ovviamente, la cosa è più complessa perché il paradigma di derivazione a cumulo si mischia a
quello a ventaglio. Può capitare che in una stessa famiglia di parole siano presenti entrambi i
paradigmi idea, ideale, idealizzare, idealizzabile / idea, ideale, idealista, idealistico. Il paradigma di
derivazione ci fa comprendere quali siano le possibilità derivative di una parola e ci consente di
ricostruire i vari passaggi attraverso cui da una certa base si arriva a uno o più derivati.
Sono molto importanti anche i nomi di agente / nomina agentis che indicano una persona che
compie un'azione → in origine participi presenti, -ante, (calmare - calmante anche se questa parola
nasce come aggettivo per poi acquisire un uso sostantivale, insegnare-insegnante, commerciare-
commerciante, trafficare-trafficante) / in origine participi presenti, -ente (supplire-supplente) / -tore
(lavorare-lavoratore, operare-operatore) / -trice (non forma solo il femminile di -tore, ma indica
anche alcune macchine, calcolare-calcolatrice, lavare-lavatrice, incubare-incubatrice, anche se
alcune di queste macchine possono avere anche il suffisso -tore) / -ino (imbiancare-imbianchino,
spazzare-spazzino) .
Suffissati nominali denominali il nome è l’unica categoria grammaticale che nella suffissazione
ha la possibilità di passaggio da nome a nome. Vediamo alcuni esempi:
-aiolo (bosco-boscaiolo).
Nomi di luoghi→
-ato (commissario-commissariato, console-consolato che può indicare sia l'ufficio del console sia la
carica del console).
-ificio (pane-panificio).
-ìa (farmaco-farmacia).
Nomi di oggetti / utensili (si dovrebbe leggere utensìli perché il plurale della parola latina utensilem
era utensilia)→
-erìa (libro-libreria).
-ario (lampada-lampadario).
-ata (→ suffisso che può avere tantissimi significati→ spaghetti-spaghettata, la quantità di spaghetti
che riesco ad arrotolare con la forchetta, cucchiaio-cucchiaiata, gradino-gradinata, scalino-scalinata,
onda-ondata in tal caso con valore intensivo. Ma nel caso di bastonata o pugnalata non parliamo
più di una quantità, ma di un colpo. Se aggiungiamo il suffisso a una base temporale, anche qui ha
un valore collettivo→ giornata, nottata, annata. Se diciamo buffonata o pagliacciata indichiamo una
certa azione con una connotazione negativa).
-iera (scoglio-scogliera).
Nomi scientifici
La tassonomia è il procedimento o la disciplina che serve per ordinare le parole e per dare a
ciascuna un significato ben preciso. Dunque, la parola deve essere monosemica, esattamente il
contrario di ciò che avviene nel linguaggio poetico dove ciò che conta è la vaghezza. Prendiamo ad
esempio il campo della medicina che usa tre suffissi in particolare: -ite (infiammazione acuta di un
dato organo→ bronchite, polmonite), -osi (malattia cronica→ artrosi), -oma (formazione tumorale).
Nella zoologia si usano molto due suffissi: -idi (indica una famiglia ~classe, ordine, famiglia,
sottofamiglia, genere, specie~ → canidi), -ini (bovini). Nella botanica il suffisso -acee indica una
famiglia di piante, il suffisso -ali indica un ordine di piante, il suffisso -ine indica una classe di
piante (felce-filicine → base modificata, il derivato riprende la base latina). Nella mineralogia il
suffisso -ite indica un tipo di minerale (bauxite che ha come base la località di Les Baux dove
furono scoperti i primi giacimenti di bauxite→ abbiamo ripreso questa parola per via scritta, perciò
la pronunciamo secondo la fonologia italiana; dolomite che ha come base il nome dello scopritore,
De Dolomieu; antracite che deriva da anthráx).