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LIMBA ITALIAN CONTEMPORAN

Lector univ. drd. GETA POPESCU

OBIECTIVE
Cursul i propune s prezinte ntr-o form sintetic prile de vorbire, flexibile i neflexibile,
probleme de prim importan pe care limba italian le ridic studentului din anul I, zi, frecven redus
sau nvmnt la distan, interesat de achiziionarea unor structuri i construcii specifice limbii. n
prezentarea categoriilor morfologice se insist asupra regulilor i excepiilor, avnd ca suport numeroase
exemple, i pe diferenele fa de limba romn, respectndu-se caracterul specific al limbii italiene.
Semestrul II
MORFOLOGIA
5. IL VERBO
Il verbo la parte variabile del discorso indispensabile alla chiarezza, alla compiutezza del
significato del contesto in cui si trova. Esso pu indicare:
- unazione compiuta o subita dal soggetto:
Il bambino ascolta i consigli dei genitori.
Il quadro stato acquistato da un collezionista.
- unazione che si compie indipendentemente dal soggetto: Fa molto freddo.
- uno stato, un modo di essere del soggetto: Andrea felice.
- la semplice esistenza del soggetto: La sensibilit vive in ciascun essere umano.
- il rapporto tra soggetto e nome del predicato o complemento predicativo:
Ogni cane sembra fedele.
Il cane considerato la guardia della casa.
Classificazione dei verbi
ausiliari
copulativi
predicativi

transitivi

intransitivi

attivi
passivi
riflessivi

propri
apparenti
reciproci

assoluti
relativi
pronominali

servili
fraseologici
impersonali
difettivi
sovrabbondanti
5.1. I verbi ausiliari
Essere lausiliare caratteristico per i tempi composti dei verbi riflessivi e pronominali, dei
verbi impersonali e di parecchi intransitivi, specie i verbi di moto; inoltre serve per tutti i tempi della
coniugazione passiva: mi sono lavato (riflessivo), ti sei pentito (pronominale), si lavorato molto
(impersonale), siamo partiti (intransitivo), stato lodato (passivo).
Nella categoria dei verbi di moto rientrano: arrivare, andare, cadere, entrare, tornare, ritornare,
salire, scendere, uscire, venire, ecc. pi diventare = divenire, nascere, rimanere = restare.

Avere lausiliare caratteristico per i tempi composti di tutti i verbi transitivi e di vari
intransitivi: ho mangiato (transitivo), ho parlato (intransitivo), impersonali, servili (quando il
successivo infinito transitivo), fraseologici (comincio a / inizio a).
Come verbi autonomi, essere significa: esistere, esser nativo, stare, trovarsi, vivere, mentre
avere significa: conquistare, contenere, ottenere, possedere.
Vi sono verbi che possono presentare entrambi gli ausiliari:
- i verbi impersonali, di natura meteorologica: nevicare, piovere, ecc.;
- i verbi servili: dovere, potere, volere, seguiti dallinfinito di un verbo intransitivo;
- alcuni verbi di moto: ho corso per due ore sono corso incontro a lui;
- altri verbi di moto particolari, che possono assumere ora valore transitivo pi complemento
oggetto, ora intransitivo: ha salito le scale / salito per le scale.
Possono assumere funzione di ausiliare i verbi servili: dovere, potere, volere. Usati da soli,
prendono lausiliare avere: Gli ho voluto molto bene.
Quando invece hanno funzione di verbi servili, assumono lausiliare richiesto dal verbo che
accompagnano: Ho dovuto studiare. Sono voluto partire.
funzioni degli ausiliari
copulativo (copula): Giulia contenta.
essere
predicativo: Il libro sulla scrivania.
ausiliare: Gianni arrivato.
avere

predicativo: I ragazzi hanno molta vitalit.


ausiliare: Gli anziani hanno acquisito molte esperienze.

5.2. Verbi copulativi


I verbi copulativi hanno un senso generico e servono a collegare il soggetto a un nome (= nome
del predicato) o a un aggettivo; hanno quindi una funzione analoga a quella del verbo essere, che si
chiama copula. Rientrano in questa categoria:
- verbi copulativi veri e propri o effettivi: sono tutti intransitivi, quindi hanno la sola forma attiva
ed esprimono uno stato: restare, rimanere, stare; unapparenza: parere, sembrare; una trasformazione:
diventare, divenire:
Rimaneva immobile a scrutare qualcosa...
Tu sembri un principe.
Il cielo diventa nuvoloso.
- verbi appellativi: sono transitivi e possono trovarsi nella forma attiva o passiva: chiamare,
denominare: Federico II era chiamato il Barbarossa.
- verbi elettivi: sono transitivi e possono trovarsi nella forma attiva o passiva: eleggere,
nominare: Il professor Neri stato eletto vicario dal Preside.
- verbi estimativi e giudicativi: hanno le stesse caratteristiche dei precedenti: considerare,
ritenere, giudicare, stimare:
Qualcuno aveva considerato un affare vantaggioso la cattura delle belve.
5.3. Verbi predicativi
I verbi predicativi hanno senso compiuto, cio non hanno bisogno n di una parte nominale n di
una parte verbale per esprimere un significato. Essi, che comprendono la maggior parte dei verbi
italiani, possono appartenere a due gruppi:
- verbi transitivi: esprimono unazione che passa, che transita direttamente dal soggetto che la
compie alloggetto che la riceve;
- verbi intransitivi: esprimono unazione che rimane sul soggetto che la compie.
5.4. Verbi transitivi
Si chiamano transitivi i verbi che possono avere un complemento oggetto. Nella frase: Luca
legge un libro.
loggetto del verbo leggere esplicitamente indicato.
Invece nella frase: Luca legge.

manca loggetto determinato, anche se implicitamente esiste, in quanto lazione di leggere non si pu
concepire se non in rapporto a qualcosa che costituisca oggetto della lettura. Nei tempi composti
lausiliare avere: Gli allievi avevano salutato il docente.
Nella frase: Il giornale letto da Paolo.
lazione ricevuta dal soggetto. Nei tempi composti si usa lausiliare essere.
Nella frase: Ilaria si pettina.
lazione, compiuta dal soggetto, si riflette sul soggetto stesso. Nei tempi composti lausiliare essere.
5.5. Verbi intransitivi
Sono intransitivi i verbi che esprimono unazione che rimane sul soggetto che la compie. Essi
possono appartenere a tre gruppi:
- assoluti: dopo questi verbi possibile trovare complementi indiretti (introdotti da una
preposizione):
Presto verremo ad Amsterdam da voi.
Sono intransitivi assoluti i verbi copulativi effettivi: restare, sembrare, diventare, ecc.:
Pare una persona degna di fiducia.
Questi verbi possono essere coniugati con lausiliare essere o avere, ma non ci sono indicazioni
precise in merito. Solo luso e la verifica eventuale sul vocabolario possono aiutare.
- relativi: possono essere usati sia transitivamente che intransitivamente, in relazione al
significato ed al contesto:
Il cane passa il ponte di corsa.
A volte il tempo non passa mai.
I verbi intransitivi usati transitivamente sostituiscono lausiliare essere con avere:
Luca ha corso bene il suo tracciato.
- pronominali: possono essere definiti anche riflessivi intransitivi, perch nella coniugazione si
avvalgono dei pronomi atoni mi, ti, si, ci, vi, come i verbi riflessivi veri.
Nei tempi composti alcuni verbi usano essere (quelli di moto), gli altri avere:
Sono caduti per le scale.
Avete parlato per delle ore.
Sono intransitivi anche i verbi: aderire, giovare, rinunciare, che hanno un complemento indiretto
introdotto dalla preposizione a:
Tutti aderirono alliniziativa.
La ginnastica giova al fisico.
Non rinunciare mai a ci che ti spetta.
Verbi normalmente intransitivi diventano transitivi quando sono seguiti da un complemento
oggetto interno, cio un sostantivo che ha la stessa base del verbo: dormire sonni tranquilli, morire
una morte gloriosa, parlare parole chiare, piangere lacrime amare; si pu facilmente osservare che
tra verbo e complemento oggetto c un rapporto semantico molto stretto.
Alcuni verbi possono essere transitivi oppure intransitivi col cambiare del significato: attendere
(= aspettare) un amico / attendere (= dedicarsi) ai propri affari; aspirare il fumo / aspirare (= anelare)
al successo.
5.6. Verbi sovrabbondanti
Sono pochi verbi che avvendo la stessa radice appartengono a due coniugazioni diverse. Si possono
avere:
- verbi che mantengono lo stesso significato:
adempiere = adempire; annerare = annerire; colorare = colorire; scolorare = scolorire;
compiere = compire; dimagrare = dimagrire; riempiere = riempire; starnutare = starnutire.
- verbi che cambiano il significato, sono quindi coppie di verbi diversi:
abbrunare (= mettere il lutto) / abbrunire (= diventare bruno); atterrare
(= posarsi sulla
terra) / atterrire (= incutere spavento); fallare (= commettere un errore) / fallire (= non raggiungere il
fine); impazzare (= fare chiasso) / impazzire (= diventare pazzo); imboscare (= nascondere in un
bosco) / imboschire (= ridurre un terreno a bosco); sfiorare (= passare accanto toccando leggermente);
(scremare) / sfiorire (= appassire).
5.7. Verbi difettivi

Sono verbi dei quali si adoperano solo alcune forme, hanno quindi una coniugazione
incompleta; molto spesso si presentano solo alla III persona singolare o plurale:
addirsi: si addice, si addicono; si addiceva, si addicevano; (che) si addica, si addicano; si
addicesse, si addicessero;
solere: soglio, suoli, suole, sogliamo, solete, sogliono; solevo; (che) io soglia, tu soglia, egli
soglia, noi sogliamo, voi sogliate, essi sogliano; io solessi; solito; solendo;
urgere: urge, urgono; urgeva, urgevano; urger, urgeranno; urga, urgano; urgesse, urgessero;
urgerebbe, urgerebbero; urgente; urgendo;
vigere: vige, vigono; vigeva, vigevano; viger, vigeranno; viga, vigano; vigesse, vigessero;
vigerebbe, vigerebbero; vigente; vigendo.
5.8. Verbi impersonali
Si chiamano impersonali quei verbi che non hanno un soggetto determinato e si usano soltanto
nei modi indefiniti e nella III persona singolare dei tempi dei modi finiti:
Nevica; nevicava; nevic; nevicher.
Comincia a nevicare.
Sta nevicando.
Si possono raggruppare in alcune categorie:
- verbi che indicano fenomeni atmosferici: nevicare, piovere, tuonare, lampeggiare, grandinare,
albeggiare, annottare: Tanto tuon che piovve.
Adoperati in senso figurato, questi verbi diventano personali: Una voce tuon allimprovviso.
Anche il verbo fare pu essere usato in forma impersonale: fa freddo; faceva caldo.
- verbi di solito impersonali (ma usati anche personalmente) e locuzioni formate dal verbo essere
pi un aggettivo o un nome: accadere = avvenire = capitare = succedere, bisognare = occorrere,
bastare, convenire, importare, necessitare; necessario = opportuno, bene, certo = chiaro =
evidente = ovvio, sufficiente:
Bisogna affrettarsi.
Sembra che tutto vada bene.
E necessario avere pazienza.
E opportuno che tu parta subito.
Questi verbi possono avere la coniugazione personale:
Non bastano pochi minuti per prendere una decisione davvero importante.
- verbi impropriamente impersonali: sembrare = parere, piacere, (di)spiacere = rincrescere:
Spiace sempre non soddisfare gli altri.
Questi verbi, come pure i precedenti, hanno in realt un soggetto, si tratta dellinfinito o della
proposizione soggettiva:
Mi piace ascoltare buona musica.
Sembra che possiamo essere soddisfatti dei risultati ottenuti.
Anche questi verbi possono essere usati personalmente:
Le automobili viste dallultimo piano di un grattacielo sembrano formiche.
- verbi usati impersonalmente preceduti dalla particella pronominale si alla III persona singolare
di ogni tempo (con funzione di soggetto indeterminato):
Si dice; si pensava; si vide, ecc.
Troppo spesso si parla senza riflettere.
Ai verbi riflessivi e pronominali, nei quali gi presente la particella si, si ricorre ad unaltra,
ci:
Ci si lava; ci si pent; ci si accorse, ecc.
(= Qualcuno si lava)
In quella situazione ci si muoveva con difficolt.
La particella ci sostituisce quindi un pronome indefinito del tipo: uno, qualcuno, un tale.
Per ci che riguarda i tempi composti, c la sostituzione dellausiliare avere (nel caso, ad
esempio, del verbo lavare) con essere, secondo la regola che tutti i verbi preceduti dalla particella
pronominale si coniugano con questo ausiliare:
Si visto Ugo in citt. (= Qualcuno ha visto Ugo in citt)
I verbi che indicano fenomeni atmosferici possono usare lausiliare essere, se si vuole indicare il
fatto in se stesso: Linverno scorso nevicato molto.
e lausiliare avere, se si vuole indicare il perdurare dellazione: Ieri ha piovuto per tre ore.

5.9. Verbi servili


Non solo gli ausiliari essere e avere, ma anche i verbi servili e fraseologici servono come
appoggio ad altri verbi.
I verbi servili propriamente detti sono: dovere, potere, volere; essi reggono linfinito di un altro
verbo, del quale indicano una modalit (rispettivamente la necessit, la possibilit, la volont):
Ho dovuto camminare molto. (la necessit)
Non ha potuto aiutarmi. (la possibilit)
Monica vuole leggere tutto il giorno. (la volont)
Un verbo servile ha lausiliare del verbo che lo segue:
Ho dovuto (potuto, voluto) parlargli.
Sono dovuto (potuto, voluto) tornare subito.
La presenza di un pronome atono, che si pu collocare prima o dopo il verbo servile, ha effetto
sulla scelta dellausiliare: Non ho potuto andarci. Non ci sono potuto andare.
A questi verbi si aggiungono solere e sapere (= essere capace) che diventano servili quando sono
seguiti da un verbo allinfinito: Soleva leggere sdraiato sul divano. Sa fare molte cose.
Anche altri verbi reggono linfinito: desiderare, lasciare, osare, preferire, tentare, vedere:
Desiderava tornare a casa. Lo lascio dire tutto. Non oserebbe chiedertelo. Preferirei andarci da solo.
Lho visto partire ieri sera.
5.10. Verbi fraseologici
I verbi fraseologici, detti anche aspettuali per il particolare aspetto che conferiscono allazione
del verbo che li accompagna, possono essere seguiti da un gerundio o da un infinito preceduto da
preposizione. Talvolta assumono laspetto di vere e proprie perifrasi:
Sto (stavo) parlando. (azione durativa)
Sto (stavo) per partire. (azione imminente)
Cominci (= inizi) a parlare. (inizio dellazione)
Continuava (= seguitava) a dire. (proseguimento dellazione)
Smisi di parlare. (fine dellazione)
Finisco (= cesso) di annoiarti.
Vi sono anche locuzioni con valore fraseologico: essere sul punto di, andare avanti:
Era sul punto di partire quando si sent chiamato.
Andai avanti alle sue proposte perch giuste.
I verbi fraseologici costituiscono un unico predicato con il verbo che li accompagna.
5.11. Forma attiva e passiva
Secondo la relazione che stabilisce con il soggetto, il verbo pu essere attivo o passivo. Nella
forma attiva il soggetto del verbo lagente della frase:
I turisti ammiravano il panorama.
Mio padre andato a Roma.
Tutti i verbi transitivi e intransitivi hanno la forma attiva.
La forma passiva possibile solo con i verbi transitivi; la loro coniugazione avviene
esclusivamente con lausiliare essere, tanto nei tempi semplici, quanto nei tempi composti.
Nella forma passiva il vero agente della frase non il soggetto, ma il complemento, che si
chiama infatti complemento dagente o di causa efficiente:
Forma attiva:

Forma passiva:

La polizia insegue i ladri.


(soggetto) (verbo (compl. oggetto)
alla forma attiva)

I ladri sono inseguiti dalla polizia.


(soggetto) (verbo (compl. dagente)
alla forma passiva)
La forma passiva caratterizzata in italiano dallausiliare essere, seguito dal participio passato
del verbo. Il verbo deve appartenere alla categoria dei transitivi, perch solo questi possono
trasformarsi in passivi, in quanto il complemento oggetto diventa soggetto nella forma passiva. Il
soggetto della frase attiva diventa nella frase passiva complemento dagente, introdotto dalla

preposizione da. Si pu avere la forma passiva anche senza che il complemento dagente sia
specificato:
Lorologio stato riparato.
I suoi consigli non furono seguiti.
Il significato di una frase di forma attiva identico a quello della corrispondente frase di forma
passiva.
5.12. Forma riflessiva
Si chiama riflessiva ogni costruzione in cui il soggetto e il complemento oggetto coincidono;
dunque il fatto espresso dal verbo riflessivo si riflette sul soggetto stesso:
Io mi lavo equivale a io lavo me stesso;
Tu ti pettini

tu pettini te stesso;
Andrea si veste
Andrea veste se stesso.
In tutti questi casi il soggetto e il complemento oggetto sono la stessa persona. Il complemento
oggetto di un verbo riflessivo sempre costituito dai pronomi personali atoni mi, ti, si, ci, vi.
Quando invece queste particelle non svolgono la funzione di un complemento oggetto, ma di un
complemento indiretto (o di termine), non si ha una forma riflessiva vera e propria, ma una forma
riflessiva indiretta o apparente. La frase
Io mi lavo le mani equivale a io lavo le mani a me.
In questo caso la particella mi significa a me (non me) e il soggetto io non coincide con il
complemento oggetto le mani. Si tratta in questo caso di forma riflessiva apparente (o transitiva
pronominale), chiamata cos perch nellaspetto esterno uguale a una forma riflessiva, ma nella
sostanza equivale a una forma transitiva con il complemento oggetto e con un complemento indiretto
espresso da un pronome personale atono:
Io mi taglio le unghie. Tu ti pettini i capelli. Carla si prepara la cena.
A volte il verbo riflessivo pu esprimere una reciprocit dazione; si parla in tal caso di forma
riflessiva reciproca: amarsi, abbracciarsi, odiarsi, riconciliarsi, ecc.
I due fidanzati si amano moltissimo. Ugo e Renato si odiano.
Ognuna di queste proposizioni corrisponde in pratica ad almeno due proposizioni coordinate,
non riflessive: Ugo odia Renato e Renato odia Ugo.
I due soggetti sono al tempo stesso complementi oggetti luno rispetto allaltro.
I verbi intransitivi pronominali sono verbi intransitivi preceduti nella coniugazione dalle
particelle pronominali atone mi, ti, si, ci, vi:
Io mi vergogno di ci che ho fatto.
In questa frase la particella mi non riflessiva, ma semplicemente fa parte in modo indissolubile
del verbo, quindi appare in tutta la coniugazione. Il verbo *vergognare non esiste, dunque nemmeno la
forma *vergogno; esiste invece un verbo intransitivo pronominale vergognarsi.
Rientrano in questa categoria:
- alcuni verbi che hanno solo la forma pronominale, quindi non si possono adoperare senza le
particelle, le quali costituiscono un tutto con il verbo: accorgersi, arrendersi, congratularsi,
impadronirsi, pentirsi, ribellarsi, ricordarsi, vergognarsi, ecc.;
- alcuni verbi transitivi che, coniugati con le particelle pronominali, assumono valore intransitivo:
addormentarsi, allontanarsi, alzarsi, annoiarsi, avvicinarsi, destarsi, fermarsi, irritarsi, muoversi,
offendersi, rattristarsi, scoraggiarsi, spaventarsi, svegliarsi, ecc.
- alcuni verbi intransitivi che si usano anche con le particelle pronominali: approfittarsi, sedersi,
ecc.
- alcuni verbi, transitivi o intransitivi, possono anche avere una forma intransitiva pronominale, a
volte con significato diverso:
Non trovo pi il libro. / Luca si trova a New York.
altre invece senza sostanziali differenze:
Non ricordo nulla. / Non mi ricordo nulla.
5.13. Modo e tempo
Il verbo possiede un complesso sistema di forme per esprimere le categorie del modo, del tempo,
della persona e del numero; tale sistema si chiama coniugazione o flessione.
5.13.1. Coniugazione del verbo
Esistono in italiano tre coniugazioni:

- la I coniugazione comprende i verbi che allinfinito escono in are: parlare, aspettare, cercare,
pregare, ecc.
- la II coniugazione comprende i verbi che allinfinito escono in ere:
- piani: temere, tenere, possedere;
- sdruccioli: credere, prendere, leggere, scrivere.
- la III coniugazione comprende i verbi che allinfinito escono in ire: offrire, partire, servire,
udire; agire, finire, ecc.
I verbi della I coniugazione sono i pi numerosi; la II comprende una categoria chiusa di verbi,
derivati dalla seconda e terza coniugazione latina; infine la III coniugazione poco produttiva.
In ogni verbo esistono:
- un elemento costante, chiamato radice: parl- in parlare, tem- in temere, fin- in finire;
- una vocale tematica, che caratterizza la coniugazione: -a- (I coniugazione), -e- (II
coniugazione), -i- (III coniugazione);
- una parte variabile, la desinenza, che consente di individuare il modo, il tempo, la persona e il
numero: -re per linfinito.
La radice e la vocale tematica formano insieme il tema di un verbo, mentre tutto ci che segue la
radice viene chiamato desinenza: -are, -ere, -ire sono le desinenze dellinfinito.
In alcune forme manca la vocale tematica; ci accade nella I persona dellindicativo presente: in
parl-o non c la -a-, in tem-o non c la -e-, in part-o non c la -i- (che si ritrova per in fin-i-sco).
Allinterno della desinenza si pu distinguere ancora, in certe forme verbali, una parte che
caratterizza il tempo e unaltra che caratterizza la persona: in parl-a-v-o, tem-e-v-o, part-i-v-o abbiamo
una radice (parl-, tem-, part-), una vocale tematica (-a-, -e-, -i-), una caratteristica temporale (-v-)
dellimperfetto indicativo, comune a tutte le coniugazioni, una caratteristica della persona (-o),
anchessa comune alle tre coniugazioni.
I tempi composti di tutti i verbi si formano con laiuto dei verbi essere o avere, chiamati verbi
ausiliari; il verbo di cui si vuol formare il tempo composto si unisce allausiliare nella forma del
participio passato: hai cercato, arrivato, ecc.
5.13.2. Il modo
Il parlante pu presentare il fatto espresso dal verbo in diversi modi. A volte luso di un
determinato modo pu dipendere anche da ragioni stilistiche, da una scelta di registro o di livello
linguistico. Nelle subordinate rette da verbi del tipo parere, ad esempio, si usa di solito il congiuntivo:
Mi pare che Luigi abbia ragione.
Ma anche lindicativo, a un livello despressione pi popolare: Mi pare che Luigi ha ragione.
Esistono in italiano sette modi verbali:
- quattro modo finiti (o definiti): indicativo: io amo;
congiuntivo: che io ami;
condizionale: io amerei;
imperativo: ama!
- tre modi infinitivi (o indefiniti): infinito: amare;
participio: amante;
gerundio: amando.
Mentre i modi finiti determinano il tempo, la persona e il numero, i modi indefiniti non
determinano la persona e il numero, tranne il participio (che determina solo il numero).
Linfinito, il participio e il gerundio sono detti anche forme nominali del verbo, perch sono
usati spesso in funzione di sostantivo o di aggettivo: linfinito: lessere, il dare, gli averi; il participio
presente: lamante, il participio passato: la (donna) amata; il gerundio: il laureando, il reverendo,
ecc.
Il modo indicativo esprime lazione o lo stato in modo reale. E il modo dellobbiettivit
positiva: Egli canta.
o negativa: Egli non canta.
Esso assume tutte le persone e tutti i numeri, come pure il congiuntivo e il condizionale.
Il modo congiuntivo il modo della soggettivit e nelle proposizioni principali esprime un fatto,
unazione, come possibile, desiderabile. Pi frequente luso di questo modo nelle proposizioni
dipendenti, che si uniscono alla principale mediante le congiunzioni: che, se, affinch, ecc.: Non voglio
che tu mi mentisca.
Il modo condizionale esprime unazione subordinata a una condizione, espressa o sottintesa,
indica quindi unazione che avviene a patto che se ne verifichi unaltra: Se tu fossi fatto frate, saresti

diventato un buon predicatore.


Il modo imperativo esprime un comando (Sta zitto una buona volta!), ma anche un consiglio
(Segui la via giusta!), una preghiera (Lasciami, ti prego!). Esso ha solo la II persona singolare (Va!)
e plurale (Andate!), a volte anche la I plurale (Andiamo!). Per la III persona singolare e plurale si
ricorre al congiuntivo (Vada!, Vadano!). Nella forma negativa della II persona singolare sostituito
dallinfinito: Non commettere imprudenze!
Il modo infinito indica genericamente lazione ed ha doppia natura, di nome e di verbo:
- come nome equivale a un nome di azione, e pu avere larticolo o le preposizioni:
Il ridere (= il riso) indice di allegria.
- come verbo appare in varie proposizioni indipendenti:
Essere o non essere... questo il problema!
Il participio presenta lazione come attributo di un nome. Esso conserva il significato dazione e
al tempo stesso ha due generi e due numeri. Si presenta in due forme: participio presente: -ante / ente:
I coniugazione: cantante, cantanti;
II coniugazione: sorridente, sorridenti;
III coniugazione: morente, morenti,
- e participio passato: -to, -ta, -ti, -te:
I coniug.: -a-: colorato, colorata, colorati, colorate;
II coniug.: -u-: creduto, -a, -i, -e, temuto, ecc.
II coniug.: -i-: insistito, -a, -i, -e; piaciuto, taciuto, ecc.
III coniug.: -i-: partito, -a, -i, -e, sentito, finito, capito, ecc.
III coniug.: -u-: venuto, -a, -i, -e, ecc.
Il participio presente ha raramente funzione di verbo:
Voglio la pratica concernente la costruzione delledificio.
ha invece spesso funzione di aggettivo (due occhi ridenti) o di aggettivo sostantivato (i partecipanti al
convegno).
Molti participi presenti sono diventati:
- aggettivi: abbondante, arrogante, eloquente, potente, sorridente;
- sostantivi: laffluente, gli abitanti, linsegnante, il presidente:
Gli affluenti del Po sono numerosi.
Anche dal participio passato sono derivati:
- aggettivi: ferito, ornato;
- sostantivi: laccaduto, i banditi, ecc.
Il latino aveva anche un participio in -urus, che ha lasciato tracce in italiano negli aggettivi:
futuro = venturo, imperituro = duraturo.
Uso del participio passato
Quando unito con lausiliare avere, il participio passato rimane invariato:
Linsegnante ha illustrato la lezione.
Se il complemento oggetto precede il verbo, il participio passato si accorda in genere e numero:
Questi fiori io ho colti per te.
Se davanti al verbo si ripete il complemento oggetto con i pronomi lo, la, li, le, laccordo
obbligatorio:
Quelle donne io non le ho conosciute molto bene.
Quando unito con lausiliare essere, il participio passato deve essere sempre accordato in genere
e numero:
Laura tornata.
I soldati sono partiti.
Con i verbi riflessivi apparenti, che reggono un complemento oggetto, laccordo pu avvenire
tanto con il soggetto che con il complemento:
Mi sono lavato le mani.
Mi sono lavate le mani.
In costruzione assoluta, unito cio a un nome o a un pronome, il participio passato deve essere
sempre accordato:
Partiti loro, partimmo pure noi.
Caduta la neve, il sole torn a brillare.

5.13.3. Il tempo

indicativo

tempi finiti
semplici
composti
presente
passato prossimo
imperfetto
trapassato prossimo
passato remoto
trapassato remoto
futuro semplice
futuro anteriore

congiuntivo

presente
imperfetto

passato
trapassato

condizionale

presente

passato

imperativo

presente
semplici
presente

tempi indefiniti
composti
passato

participio

presente

passato

gerundio

presente

passato

infinito

Il tempo indica qual il rapporto cronologico esistente tra lazione o lo stato espressi dal verbo
e il momento in cui viene pronunciato lenunciato. Il tempo grammaticale (o linguistico) costituito
da un sistema di relazioni temporali che permettono di collocare lazione prima, durante o dopo il
momento in cui viene pronunciata la frase e di indicare lordine di successione dei due avvenimenti.
Per esprimere il tempo grammaticale il parlante ha a disposizione, oltre al sistema dei tempi
verbali, gli avverbi e le locuzioni avverbiali di tempo: prima, dopo, fra tre mesi, per due anni, ecc.
Il rapporto cronologico tra lazione o lo stato espressi dal verbo e il momento in cui viene
pronunciato lenunciato pu essere di:
- contemporaneit: il fatto avviene nel momento in cui si parla: Renata scrive;
- anteriorit: il fatto avviene in un momento anteriore a quello in cui si parla: Carlo scriveva (ha
scritto, scrisse);
- posteriorit: il fatto avviene in un momento posteriore a quello in cui si parla: Maria scriver.
Il tempo che esprime la contemporaneit il presente; il tempo che esprime lanteriorit il
passato dellindicativo: imperfetto, passato prossimo o remoto, trapassato prossimo o remoto; del
congiuntivo: imperfetto, passato, trapassato; il tempo che esprime la posteriorit il futuro semplice o
anteriore.
Sotto laspetto formale, i tempi si distinguono in semplici, quando le forme verbali consistono in
una sola parola, e in composti, quando le forme verbali risultano dallunione del participio passato
del verbo con una forma dellausiliare essere o avere: ho aspettato, avevo pensato; fu arrivato, sar
partito, ecc.
5.13.3.1. Tempi dellindicativo
E il modo pi articolato, ha otto tempi, quattro semplici (presente, imperfetto, passato remoto,
futuro semplice) e quattro composti (passato prossimo, trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro
anteriore).
Presente, passato e futuro sono i tempi fondamentali del verbo. Mentre il presente uno solo, il
passato e il futuro possono avere diverse gradazioni di significato cui corrisponderanno diversi tempi
secondari, atti a esprimere con maggior precisione il momento dellazione.
Il presente indica azione che avviene nel momento in cui si parla oppure si immagina che
avvenga nel momento in cui si parla: Dico la verit.
Pu riferirsi anche ad azione futura: Parto domani alle 12.
Il presente viene adoperato anche per indicare azione che pu essere considerata attuale in ogni
tempo. E ancora adoperato nelle narrazioni presente storico:
Annibale attraversa le Alpi e scende in Italia.

Il passato prossimo indica azione avvenuta in un tempo passato:


Ieri non ho fatto nulla.
- azione i cui effetti durano ancora: Cristoforo Colombo ha scoperto lAmerica.
- o azione compiuta che ha tuttavia relazione con il presente: Questa settimana non lho visto.
Limperfetto indica azione passata, cui connessa lidea di una certa durata. Molto spesso
usato in correlazione con altri tempi, specie con un passato remoto:
Finalmente arriv: era molto stanco.
Per il suo carattere di continuit il tempo preferito nelle descrizioni imperfetto descrittivo:
Era una notte oscura; non una stella brillava in cielo.
Il trapassato prossimo un tempo relativo, perch sempre posto in relazione con un altro tempo.
Esprime azione passata, anteriore ad altra passata:
Non avevamo ancora finito che gi scendeva la pioggia.
Pu essere in relazione con limperfetto o con il passato remoto:
Ci che avevano costruito con tanta cura croll in un attimo.
Il passato remoto indica azione passata, conclusa, senza relazione col presente:
Alcuni anni fa Francesco fece un viaggio in Australia.
Il trapassato remoto anchesso un tempo relativo. Indica azione passata, anteriore ad altra
pure passata, espressa col passato remoto. Le due azioni sono sentite come distinte, e tale distacco
sottolineato da una congiunzione temporale del tipo: quando, come, non appena, dopo che:
Dopo che loro furono partiti, chiudemmo la porta e andammo a letto.
Il futuro semplice indica azione futura:
Domani partir.
- presente, ma incerta: Che far mai in questo momento quel ragazzino?
- dubitativa: Sar un bravuomo, ma io non lo credo.
- o comandata: Partirai immediatamente!
Il futuro anteriore indica azione futura, anteriore ad altra pure futura:
Quando avr cambiato idea, ne riparleremo.
Pu anche sottolineare incertezza, dubbio nel passato: Cosa pensate che avr fatto quel
bambino?
- o anche possibilit: Ci avr probabilmente fregati.
5.13.3.2. Tempi del congiuntivo
Come tempi assoluti, indicano varie sfumature: desiderio, incertezza, dubbio, e specialmente la
possibilit eventuale (nel presente, congiuntivo presente; nel passato, congiuntivo passato) o lirrealit
(nel presente, congiuntivo imperfetto, nel passato, congiuntivo trapassato).
Come tempi relativi, si usano nelle proposizioni dipendenti in rapporto con i tempi delle
proposizioni reggenti:
Non so chi sia il tuo amico.
Vorrei che fosse vero!
Io approvo chiunque abbia parlato cos.
Come avrei voluto che tu mi avessi raggiunto!
5.13.3.3. Tempi del condizionale
Il presente indica:
- desiderio: Vorrei girare il mondo.
- supposizione: La sua affermazione dovrebbe essere vera.
- azione realizzabile subordinata ad altra che la condizioni: Gli parlerei,
Il passato indica azione che poteva attuarsi a determinate condizioni:
Se avessi saputo la verit, te lavrei detta.
Lo schema dei modi e dei tempi del verbo
modo
indicativo

tempo
presente
passato
presente
imperfetto
passato prossimo
passato remoto
trapassato prossimo

futuro
futuro semplice
futuro anteriore

se venisse.

trapassato remoto
imperfetto
passato
trapassato
condizionale
presente
passato
imperativo
presente
infinito
presente
passato
participio
presente
passato
gerundio
presente
passato
5.14. Laspetto e lazione del verbo

congiuntivo

presente

5.14.1. Laspetto
Laspetto verbale la maniera in cui il parlante considera lo svolgimento dellazione espressa dal
verbo. In italiano laspetto verbale non grammaticalizzato, cio non possiede marche formali ben
definite.
Nelle frasi:
Monica torn a casa laspetto perfettivo; lazione considerata conclusa; il passato remoto
interpreta unazione momentanea;
Mario tornava a casa laspetto imperfettivo; lazione in via di svolgersi;
Franco tornato a casa laspetto compiuto; lazione considerata compiuta;
Paolo torna a casa - il verbo indica unazione nel suo svolgersi, collocata nel tempo presente.
Lazione considerata nel suo svolgersi pu essere espressa anche mediante una costruzione
perifrastica del tipo stare + gerundio che corrisponde allaspetto progressivo: Paolo sta tornando a
casa. Paolo stava tornando a casa.
5.14.2. Lazione
Nelle frasi:
Luigi arriva alle sette precise lazione momentanea;
Paola fa la professoressa lazione durativa.
Possiamo individuare due sottoclassi di verbi durativi: i verbi stativi (fare lavvocato) e i verbi
continuativi (riparare, lavorare, ecc.).
Le frasi:
Andrea si accorse dellinganno azione momentanea;
Maria disegna un paesaggio azione durativa
indicano unazione che tende ad un risultato. Se partire, morire sono chiamati verbi trasformativi,
disegnare, costruire sono verbi risultativi.
Se laspetto essenzialmente una categoria di natura morfologica, legata alla coniugazione del
verbo, lazione una categoria semantica, perch riguarda il significato intrinseco del verbo.
5.15. Coniugazione passiva
Oltre che con lausiliare essere: sono lodato / lodata, sono stato / stata lodato / lodata, ecc., il
passivo si pu formare:
- con il verbo venire, esclusivamente nei tempi semplici: io vengo lodato = io sono lodato:
La sua onest viene riconosciuta da tutti.
- con il verbo andare, quando unito al participio passato di verbi come perdere, smarrire,
sprecare:
Tutti i documenti andarono smarriti nel naufragio. (= furono)
oppure quando si vuol esprimere unidea di necessit:
Questo lavoro va fatto meglio. (= deve essere)
- con la particella pronominale si, soltanto alla III persona singolare e plurale dei tempi
semplici dei verbi transitivi attivi: si passivante:
Il nuovo prodotto si vende bene. (= venduto)
5.16. Coniugazione riflessiva
Qualsiasi tipo di riflessivo si coniuga come lattivo, ovviamente premettendo al verbo la particella
pronominale: mi lavo, ti lavi, si lava, ci laviamo, vi lavate, si lavano, ecc. Nei tempi composti richiedono
lausiliare essere: mi sono lavato / lavata, ecc.

Le particelle pronominali seguono il verbo e si uniscono ad esso nei modi indefiniti e


nellimperativo, eccetto la III persona singolare e plurale:
lavarsi
lavantesi
lavandosi
essersi lavato
lavatosi
essendosi lavato
lavati
laviamoci / si lavi
lavatevi
si lavino
Nella forma negativa della II persona singolare e plurale dellimperativo la particella
pronominale pu essere proclitica o enclitica:
non ti lavare = non lavarti
non vi lavate = non lavatevi
Se il riflessivo accompagnato da un verbo servile, si ha lausiliare essere quando la particella
pronominale proclitica: Si voluto lavare.
e lausiliare avere quando la particella pronominale enclitica: Ha voluto lavarsi.
6. LAVVERBIO
Lavverbio la parte invariabile del discorso che serve a modificare e precisare il significato di
una frase o di un suo componente. Esso serve a determinare varie unit grammaticali:
- un nome: la quasi totalit;
- un aggettivo: molto lieto;
- un avverbio: troppo tardi;
- unintera frase: Certamente, Rita abita in questa villa.
6.1. Formazione dellavverbio
In relazione alla loro forma gli avverbi si distinguono in:
- semplici: formati da una sola parola: bene, dove, forse, gi, mai, qui, pi.
- composti: formati da due o pi elementi diversi: almeno, dappertutto, infatti, perfino.
- derivati: provengono da altre forme mediante laggiunta di un suffisso: -mente, -oni:
allegro allegramente; ciondolare ciondoloni,
oppure laggettivo vero e proprio che viene usato con valore avverbiale: parlar chiaro, camminare
veloce, ecc.
Le locuzioni avverbiali sono costrutti del tipo: allimprovviso, a pi non posso, dora in poi,
poco fa, pressa poco, ecc. Spesso una locuzione avverbiale pu essere sostituita con un avverbio
derivato: allimprovviso = improvvisamente.
6.2. Avverbi derivati
La maggior parte degli avverbi derivati si ottiene aggiungendo il suffisso mente:
- al femminile degli aggettivi in o:
certo, -a certamente; raro, -a raramente; ultimo, -a ultimamente;
- allunica forma singolare degli aggettivi in e:
forte fortemente; grande grandemente; veloce velocemente;
- se lultima sillaba di questi aggettivi le o re, si elimina la e finale:
generale generalmente; particolare particolarmente.
Forme particolari sono: altrimenti, benevolmente, leggermente, ridicolmente, violentemente.
Gli avverbi indicanti una particolare posizione del corpo sono spesso formati col suffisso oni
che si aggiunge a un nome o ad un verbo:
bocca bocconi; dormire bocconi (= con la faccia in gi)
ciondolare ciondoloni
dondolare dondoloni (= dondolando)
ginocchio ginocchioni (= in ginocchio)
tastare tastoni; camminare tastoni
tentare tentoni (= alla cieca)
Alcuni di questi avverbi si usano anche con la preposizione a: a tastoni,
a tentoni.
6.3. Tipi di avverbi
Secondo il loro significato, gli avverbi si distinguono in: - avverbi di modo (o qualificativi); -

avverbi di luogo; - avverbi di tempo; - avverbi di giudizio; - avverbi di quantit; - avverbi


interrogativi.
6.3.1. Avverbi di modo (o qualificativi)
Indicano appunto il modo in cui si svolge unazione. Appartengono a questo tipo:
- gli avverbi in mente: timidamente, lievemente, facilmente, leggermente;
- gli avverbi in oni: dondoloni (= penzoloni);
- gli avverbi che si ottengono ricorrendo alla forma maschile singolare dellaggettivo
qualificativo: certo, chiaro, forte, lento, piano, sicuro; bianco, nero, rosso; rientrano anche avverbi
riferiti al mondo musicale: adagio, allegretto, allegro, andante, lento, moderato, pianissimo, presto,
vivace:
- altri avverbi: bene, male, apposta, cos, volentieri.
Locuzioni avverbiali di modo: a memoria, a pi non posso, di corsa, di solito, di sicuro, in fretta,
in un batter docchio, ecc.
6.3.2. Avverbi di luogo
Specificano la collocazione di un oggetto nello spazio, la sua posizione, il luogo in cui si svolge
unazione: qui, qua, quaggi, quass; l, l, laggi, lass; altrove, contro, dappertutto = dovunque,
davanti = dinanzi, dentro, dietro, fuori, lontano, oltre, presso, sopra, sotto, vicino.
- qui, qua e i composti indicano un luogo vicino a chi parla e a chi ascolta;
- l, l e i composti indicano un luogo lontano da chi parla e da chi ascolta.
Anche le particelle ci, vi, ne possono essere usate come avverbi di luogo:
- ci, vi = in questo, in quel luogo: Ora entro e ci resto. Roma bella, vi sono restato tre anni.
- ne = da questo, da quel luogo: Me ne vado subito.
Locuzioni avverbiali di luogo: di qua, di l, di sopra, di sotto, in su, in gi, per di qua, per di l.
6.3.3. Avverbi di tempo
Servono a determinare il tempo quando si svolge unazione: adesso = ora, allora, ancora,
domani, dopo, finora, gi, ieri, mai, oggi, ormai, poi, prima, presto, sempre, spesso, subito, talora =
talvolta, tardi.
Per quanto riguarda larco di una giornata, litaliano ha a disposizione la serie: laltro ieri (=
ieri laltro), ieri, oggi, domani, dopodomani.
Quando vogliamo insistere, nel passato o nel futuro, su un numero di giorni a partire dalloggi,
ad esempio, dobbiamo ricorrere alle locuzioni:
numerale + nome indicante tempo + fa tre giorni fa = tre giorni or sono;
fra + numerale + nome indicante tempo fra tre giorni = di qui a tre giorni.
Lavverbio mai usato anche nel significato di qualche volta:
Se mai capiti a Milano, vieni a trovarmi!
Hai mai visto uno spettacolo simile?
- pi spesso serve a rafforzare la negazione: Non obbedisce mai.
- con valore negativo, preposto al verbo, si trova in frasi enfatiche: Mai sentito dire!
- da solo usato in risposte negative: - Volete arrendervi? Mai!
Locuzioni avverbiali di tempo: a un tratto = tutto a un tratto, dora innanzi = dora in poi, di
quando in quando, di buonora, in un batter docchio, in tempo, ogni tanto, quando, un giorno, ecc.
6.3.4. Avverbi di giudizio
Servono per affermare, negare o mettere in dubbio unazione. Si dividono in:
- avverbi di affermazione: certo = sicuro, certamente = sicuramente, davvero, gi, perfetto =
perfettamente, per lappunto, proprio, s;
- avverbi di negazione: affatto, non, neanche = nemmeno = neppure, mica, per niente = per
nulla, punto;
- avverbi di dubbio: eventualmente, forse, probabilmente, pu darsi, quasi, se mai.
Gli avverbi neanche, nemmeno, neppure si costruiscono con la negazione non quando seguono il
verbo: Non lo voglio nemmeno vedere. Non ci penso neanche! mentre si usano da soli quando lo
precedono: Nemmeno lo voglio vedere.
Lavverbio non precede sempre il verbo: Non sono riuscito a trovarlo.
S e no hanno una funzione sostitutiva, analoga a quella dei pronomi. Non servono a determinare
altre unit grammaticali (funzione propria degli avverbi), ma servono invece a sostituire unintera frase
(vengono chiamati avverbi olofrastici):

- Lhai visto? No (= non lho visto)


- S (= lho visto)
Locuzioni avverbiali di giudizio: di sicuro = di certo, neanche per idea, per lappunto, senza
dubbio.
6.3.5. Avverbi di quantit
Indicano una quantit in modo indefinito: abbastanza, alquanto, altrettanto, appena, assai =
parecchio, meno, mezzo, molto, niente = nulla, pi, parecchio, poco, quasi (= allincirca), quanto,
tanto, troppo.
Molti aggettivi indefiniti dunque, nella forma maschile singolare, assumono funzione di avverbi
di quantit: Andrea studia molto, ma scrive poco.
Gli avverbi tanto e quanto sono usati spesso come correlativi:
Non simpegna tanto quanto potrebbe.
Lavverbio affatto significa del tutto: Hanno dei punti di vista affatto diversi.
- oggi usato come rafforzativo della negazione: Non ho affatto sonno.
(= Non ho sonno
per niente)
- usato anche nelle risposte negative: Hai freddo? Affatto! (= Per niente)
Locuzioni avverbiali di quantit: allincirca = pressa poco, n pi n meno, pi o meno.
6.3.6. Avverbi interrogativi
Introducono una domanda che pu riguardare: - il modo: come? - il luogo: dove?
- il tempo: quando? - la misura o il valore: quanto? - la causa: perch?
Sono usati nelle interrogazioni dirette: Come stai? Dove abitate? Quando arriver tua sorella?
Quanto tempo impiegherai? Perch non leggi di pi?
Perch equivale a come mai: Perch hai fatto questo? (= Come mai hai fatto questo?)
Nelle interrogazioni indirette funzionano come congiunzioni subordinanti:
Non so proprio come fare. Fammi sapere quando verr.
Non mi ha detto quanto ha speso ieri al supermercato. Spiegami perch lo fai.
Lavverbio dove, oltre ad avere funzione interrogativa, pu avere anche funzione relativa: Quella
la casa dove abitiamo. (= in cui, nella quale)
6.4. Gradi e alterazioni dellavverbio
Come gli aggettivi, anche numerosi avverbi hanno il comparativo e il superlativo. Si tratta
prevalentemente degli avverbi di modo (o qualificativi), per non il tipo in oni, e di alcuni avverbi di
tempo e di luogo:
positivo
fortemente
lontano
tardi

comparativo
pi fortemente
pi lontano
pi tardi

superlativo
fortissimamente;
lontanissimo;
tardissimo.

Alcuni avverbi hanno forme organiche di comparativo e superlativo:


positivo
comparativo
superlativo
bene
meglio
benissimo (ottimamente);
grandemente
maggiormente
massimamente;
male
peggio
malissimo (pessimamente);
molto
pi
moltissimo;
poco
meno
pochissimo.
Ci sono avverbi che hanno pure forme alterate:
bene
benino
benone;
poco
pochino;
presto
prestino;
tardi
tardino.
6.5. Posizione dellavverbio
Di solito lavverbio si colloca prima dellaggettivo: Sono troppo stanco.
e dopo il verbo: Abitano lontano.
Gli avverbi di modo hanno di solito una posizione libera:

Improvvisamente scoppi un temporale.


Scoppi improvvisamente un temporale.
Scoppi un temporale, improvvisamente.
In altri casi la posizione dellavverbio modifica le sue relazioni con il resto della frase:
Sinceramente, non so se risponderti.
Non so se risponderti sinceramente.
7. LA PREPOSIZIONE
E una parte invariabile del discorso che serve a precisare i rapporti sintattici esistenti tra le
varie parti della proposizione:
Vado con Maria a casa di Giulia.
o fra la reggente e una o pi subordinate:
Andiamo a casa di Giulia per studiare, non per divertirci.
Le preposizioni hanno funzione subordinante e introducono una subordinata implicita (con un
verbo ad un modo indefinito): Digli di tornare!
Esse si distinguono in:
- preposizioni proprie: di, a, da, in, su, con, per, tra, fra. Queste preposizioni (eccetto tra e fra)
si uniscono allarticolo determinativo dando luogo alle preposizioni articolate.
- preposizioni improprie: - sopra, davanti, gi, prima, dopo, derivate da avverbi;
- lungo, secondo, salvo, derivate da aggettivi;
- mediante, durante, nonostante, derivate da participi
presenti;
- eccetto, dato, derivate da participi passati.
- locuzioni preposizionali: possono essere formate da due preposizioni: davanti a, insieme con,
vicino a, lontano da, prima di; o da raggruppamenti formati da un nome preceduto e seguito da
preposizione: in cambio di, a favore di, in mezzo a, ecc.
Sempre pi numerosi sono gli accostamenti di due termini, uniti o no da trattino, l dove prima
cera una preposizione: sala riunioni (= sala per le riunioni), conto spese (= conto delle spese).
La soppressione delle preposizioni indispensabile nel linguaggio telegrafico, negli annunci
pubblicitari ed economici: Cercansi coniugi (per la) custodia (della) portineria (di un) palazzo (del)
centro.
Infine la preposizione di, semplice o articolata, pu essere confusa con larticolo partitivo. Solo
losservazione del contesto pu evitare lerrore:
Ho incontrato i genitori dei miei amici. (prep. art.)
Ho incontrato degli amici. (art. part.)
7.1. La preposizione di
Regge i seguenti complementi:
- di specificazione: lalbero dellulivo; lautomobile di mio padre; la cupola di Michelangelo; la
partenza del treno;
- partitivo: molti di noi; due dei ragazzi; una parte della squadra;
- dopo un superlativo relativo: il pi intelligente di tutti;
- di denominazione: la citt di Venezia; il mese di agosto;
- di paragone: pi bravo di me; una giornata pi bella dellaltra; oggi fa meno freddo di ieri;
- di moto da luogo: esco di casa;
- in correlazione con in: ha girato di citt in citt; di male in peggio;
- di moto per luogo: passiamo di qui;
- di moto a luogo: vado di l;
- di stato in luogo: dorme di l;
- di origine, provenienza: sono di Atene; nativo della Toscana; un giovane di buona famiglia;
- di argomento: una rivista di filosofia; un libro di fiabe; un trattato di medicina; parlarono di
affari, di politica;
- in titoli di opere: Dei delitti e delle pene;
- di materia: una statua di marmo; un foglio di carta; fatto di pietra;
- di modo o maniera: arrivai di corsa; bevve dun fiato; mi sembra di buona fede;

- di causa: tremo di freddo; ha pianto di gioia; siamo morti di fame;


- di qualit: un orologio di alta precisione; un uomo di bassa statura; sono di cattivo umore;
- di tempo: di notte; destate; di buon mattino;
- in correlazione con in: di giorno in giorno;
- di et: un bambino di otto mesi;
- di prezzo: un appartamento di cento milioni; un quadro di altissimo valore;
- di quantit, misura: un grattacielo di ottanta piani.
Seguita da un verbo allinfinito, la preposizione di introduce le seguenti proposizioni: soggettiva: Mi sembra di averlo gi conosciuto.
- oggettiva: E sicuro di avere ragione.
- finale: Ti prego di fare silenzio.
- causale: Mi spiace di non poter restarci.
- consecutiva: E degno di essere ricordato.
La preposizione di forma:
- locuzioni avverbiali: di qua, di l, di sopra, di sotto, di nascosto, di recente;
- locuzioni preposizionali: a causa di, dopo di, fuori di, invece di, per mezzo di, prima di;
- locuzioni congiuntive: di modo che, dopo di che.
7.2. La preposizione a
Mostra la direzione e regge i seguenti complementi:
- di termine: regalai un disco a un amico;
- di stato in luogo: abita a Roma; vissi a Malta; rester a casa;
- di moto a luogo: vado a Napoli; si recher allestero; correva a scuola;
- di tempo: si svegli allalba; partir al tramonto; arrivai a mezzogiorno; fu rimandato al
prossimo anno;
- di et: Leopardi mor a trentanove anni.
- di modo: parlava a bassa voce, a voce alta; imparai a memoria; ho amato alla follia;
- di mezzo: andai a piedi, a cavallo; giocava a palla; motore a benzina; barca a vela;
- di causa: rise alla mia battuta;
- di fine: andato a caccia, a pesca;
- di prezzo (o misura): vendeva a tremila lire letto; andavo a cento chilometri lora;
- predicativo: lo presi a modello; fu eletto a presidente dellassemblea;
- distributivo: sono entrati a uno a uno; si disposero a due a due;
Seguita da un verbo allinfinito, la preposizione a introduce le seguenti proposizioni: - causale:
Hai fatto male ad andare via.
- condizionale: A dire la verit, le cose non stanno in questo modo.
- finale: Cosa vuoi darmi a intendere?
- temporale: Al vederlo, fui arcicontenta.
- limitativa: Fu pi facile a dirsi che a farsi.
La preposizione a forma:
- locuzioni avverbiali: a caso, a poco a poco, a precipizio, a stento;
- locuzioni preposizionali: a favore di, ad opera di, a seguito di, davanti a, dietro a, di fronte a,
fino a, in mezzo a, oltre a, vicino a.
7.3. La preposizione da
Mostra la provenienza e regge i seguenti complementi:
- di moto da luogo: vengo da Milano;
- in correlazione con a o in: Si trasferito da Palermo a Napoli.
Caddi dalla padella nella brace.
- di moto a luogo: arriv subito da me; andai dal barbiere;
- di stato in luogo: ti aspetto dallavvocato;
- di moto per luogo: fuggirono dalluscita di sicurezza; passava da Bologna;
- di agente (o di causa efficiente): stimato da tutti; bagnato dalla pioggia; una barca travolta
dalle onde;
- di causa: piangeva dalla gioia; sono morto dallo spavento; tremavi dal freddo;
- di separazione, allontanamento: un muro ci divide dal giardino; estraevano il ferro dalle
miniere;

- di origine (o provenienza): litaliano deriva dal latino; apprese la notizia dai giornali;
- nei nomi di persona: Francesca da Rimini; Leonardo da Vinci; Francesco dAssisi;
- di tempo: non lo vidi da molti anni; aspetta da ieri;
- in correlazione con a: lavorava dalla mattina alla sera;
- di fine: carte da gioco; sala da pranzo; spazzolino da denti; abito da sera; uva da tavola;
occhiali da sole; servizio da caff; cane da caccia; rete da pesca;
- di qualit: una bambina dagli occhi azzurri, dai capelli neri; un oratore dalla parola facile;
- di limitazione: zoppo da una gamba; cieco da un occhio;
- di prezzo: unautomobile da cinquanta milioni;
- di modo: lo trattava da amico;
- in correlazione con un pronome personale: lo far da solo (= da me);
- predicativo: gli far da padre; funse da presidente per due anni.
Seguita da un verbo allinfinito, la preposizione da introduce le seguenti proposizioni: consecutiva: Ho una fame da morire.
- finale: Mi dia un libro da leggere, per favore!
La preposizione da forma:
- locuzioni avverbiali: da capo, da lontano, dappertutto, da vicino; si elide in: daltronde, daltro
canto, dora in poi;
- locuzioni preposizionali: da parte di, di qua da, di l da, fuori da.
7.4. La preposizione in
Regge i seguenti complementi:
- di stato in luogo: sto in ufficio; vive in citt; abitai in via Dante; ha una villa in Toscana; ebbe
molta fiducia in me; studiamo nella biblioteca;
- di moto a luogo: va in Francia; ho cambiato lei in euro; si gett in acqua;
- di moto per luogo: correva nei campi; passeggio in giardino; ha viaggiato in Italia;
- di tempo determinato: sono nato nel 1965; verr in estate;
- di tempo continuato: fin il lavoro in due giorni; un libro che si legge in poche ore;
- di modo: in collera, in dubbio; stavo in ansia; vive in solitudine; mi trovai in pericolo; stava
in pigiama; verr in abito da sera; tagli il pane in due;
- di limitazione: bravo in matematica; dottore in lettere; commerciante in agrumi; si
perfezionato nel francese;
- di mezzo: andava in treno;
- di materia: scultore in bronzo;
- di fine: mi venne in soccorso; accorreva in aiuto; ho ricevuto in premio; una festa in onore
della figlia.
La preposizione in forma:
- locuzioni avverbiali: di tanto in tanto, in alto, in apparenza, in avanti, in basso, in conclusione, in
effetti, in fondo, in fretta e furia, in l, in qua, in realt, in su;
- locuzioni preposizionali: in armonia con, in base a, in cambio di, in cima a, in compagnia di,
in conseguenza di, in considerazione di, in mezzo a, in relazione a, in quanto a, in seguito a, in virt
di;
- locuzioni congiuntive: nel caso che, nella maniera che, nel modo che, nel senso che, nel tempo
che.
7.5. La preposizione con
Regge i seguenti complementi:
- di compagnia, unione: vado con lui; arrosto con patate;
- di relazione: un appuntamento con il medico; si spos con una straniera;
- di mezzo: si asciugava col fazzoletto; battevi con un martello; sono arrivato con laereo,
lavoro con luncinetto, spaghetti col pomodoro;
- di modo: ag con prudenza; guardavo con attenzione; ha lavorato con impegno, con cura;
- di causa: con questo caldo difficile lavorare;
- di tempo: sono uscito col sole; le rondini se ne vanno con i primi freddi.
7.6. La preposizione su
Regge i seguenti complementi:

- di stato in luogo: il libro sul tavolo; siediti su questa poltrona; stette sulla cima della
montagna; ha posto la bandiera sulla torre;
- indica vicinanza: una casa sul mare;
- di moto a luogo: Andiamo sul terrazzo!
- di argomento: una mostra sul Rinascimento italiano; discutarono sulla situazione economica;
- di tempo determinato: vediamoci sul tardi; sul far del mattino;
- di et: un uomo sui trentanni;
- di prezzo: costa sulle diecimila lire;
- di modo: lavor su ordinazione; un abito su misura;
- distributivo: tre analfabeti su mille abitanti.
7.7. La preposizione per
Regge i seguenti complementi:
- di moto per luogo: passato per Torino; passeggio per il giardino; usciva per la porta;
- di moto a luogo: part per lAmerica;
- di stato in luogo: era seduta per terra;
- di tempo continuato: ha lavorato per tutta la notte;
- di tempo determinato: lappuntamento fissato per stasera;
- di mezzo: cap per intuizione; comunicavo per telefono;
- di causa: stanchi per la fatica; tremavano per il freddo; ho sofferto per la lontananza;
- di fine: hanno combattuto per la libert; un impianto per la lavorazione della seta;
- di modo: chiama per ordine alfabetico; raccontava per filo e per segno;
- distributivo: in fila per due; linteresse del 5 per cento.
Seguita da un verbo allinfinito, la preposizione per introduce le seguenti proposizioni: - finale:
Mi ha telefonato per annunciarmi il suo matrimonio.
- consecutiva: Sono troppo stanco per concentrarmi.
- causale: Sar premiato per aver scritto il migliore componimento.
La preposizione per forma:
- locuzioni avverbiali: per caso, per di qui, per il momento, per lappunto, per lo pi, per ora,
per sempre;
- locuzioni congiuntive: per il fatto che, per la qual cosa, per quanto, per via che.
7.8. Le preposizioni tra e fra
Reggono i seguenti complementi:
- di stato in luogo: una casa tra gli alberi;
- di moto a luogo: torna tra noi;
- di moto per luogo: un raggio di luce passava tra le imposte socchiuse;
- di distanza: tra due chilometri c un benzinaio;
- di tempo: fra mezzora, tra due ore; parlava tra il sonno;
- di relazione: una discussione tra amici.
8. LA CONGIUNZIONE
La congiunzione la parte invariabile del discorso che serve a congiungere due o pi parole in
una proposizione oppure due o pi proposizioni in un periodo. A seconda della funzione sintattica che
esse svolgono nella frase, si distinguono in due categorie:
- congiunzioni coordinanti: uniscono parti di proposizione oppure proposizioni sintatticamente
equivalenti:
Devo andare a Parigi e a Londra per affari.
dove a Parigi, a Londra equivalgono dal punto di vista sintattico e sono complementi di moto a luogo.
- congiunzioni subordinanti: uniscono proposizioni sintatticamente non equivalenti, mettono cio
in rapporto di dipendenza le proposizioni subordinate rispetto alle proposizioni reggenti.
Rispetto alla forma, le congiunzioni sono:
- semplici: e, o, ma, come, che, n: Vado e torno subito. Non mangio n bevo.
- composte: allorch, neanche, nondimeno, oppure, sebbene;
- locuzioni congiuntive: dal momento che, di modo che, per il fatto che, per la qual cosa.

8.1. Congiunzioni coordinanti


Possono essere:
- copulative: segnalano un collegamento puro e semplice: e (ed), anche, n, neanche, nemmeno,
neppure, nonch, pure:
Non posso, n voglio dargli una mano.
- aggiuntive: altres, inoltre;
- disgiuntive: segnalano separazione tra i termini collegati: o, oppure, ovvero:
Stasera che fai, resti a casa oppure esci?
- avversative: segnalano contrapposizione: anzi, bens, eppure, invece, ma, nondimeno, peraltro,
per, piuttosto, tuttavia:
Ci sono poche probabilit, eppure tenteremo.
- dichiarative (o esplicative): segnalano una dichiarazione, una spiegazione: cio, difatti, infatti,
ossia, ovvero, vale a dire:
Torner fra due mesi, vale a dire alla fine di luglio.
- conclusive: segnalano una conclusione, una conseguenza: allora, dunque, ebbene, perci,
pertanto, quindi:
Penso, dunque sono.
- correlative: stabiliscono una corrispondenza o una relazione tra due o pi elementi: ee, oo,
nn, non soloma anche, oraora, siasia:
Ora ride, ora piange.
Mi piace sia la musica leggera sia quella classica.
E un lavoro non solo interessante, ma anche ben stipendiato.
La congiunzione e pu diventare ed per eufonia, cio quando seguita da parola che inizia per
vocale: Amiche ed amici carissimi, vi voglio vedere subito.
8.2. Congiunzioni subordinanti
Secondo il loro significato e il tipo di rapporto che stabiliscono, si possono dividere in:
- dichiarative: introducono una dichiarazione: che, come:
Afferma che non ha visto niente.
- condizionali o ipotetiche: indicano una condizione, senza la quale il fatto espresso nella
principale non potrebbe realizzarsi: a condizione che, a patto che, caso mai, nel caso che, posto che,
purch, qualora, se:
Se fossi in te, agirei diversamente.
Se fossi stato in te, avrei agito diversamente.
- causali: indicano una causa, un motivo: considerato che, dal momento che, dato che, giacch,
in quanto, perch, poich, per il fatto che, siccome, visto che:
Tremo tutto perch ho paura.
- finali: indicano il fine per il quale un fatto si realizza: acciocch, affinch, che, perch:
Grido affinch mi sentano.
Parla a voce alta perch tutti lo possano sentire.
- concessive: indicano una concessione, negando nello stesso tempo la conseguenza: anche se,
bench, con tutto ci, malgrado che, nonostante che, per quanto, pure se, sebbene, seppure:
Bench fosse giugno, faceva freddo.
Sebbene stanco, continu a camminare.
- consecutive: indicano la conseguenza di quello che stato detto nella principale: a tal punto
che, (cos)che, di maniera (di modo) che, talmente che, (tanto)che:
Aveva cos fame che mangi tutto in un secondo.
- temporali: indicano una circostanza di tempo: allorch, appena che, dacch, dal momento che,
dopo che, finch, mentre, nel tempo che, ogni volta che, prima che, quando = come:
Dobbiamo prendere una decisione prima che sia troppo tardi.
Uscirai quando avrai finito.
- comparative: stabiliscono una comparazione: anzich, (cos)come, nel modo che, meglio che,
menoche, peggio che, pi...che, piuttosto che, tantoquanto:
Fa come ti ho detto!
- modali: come, come se, nel modo che, quasi, secondo che, siccome:

Urlava quasi fosse impazzito.


- interrogative indirette e dubitative: introducono una domanda o un dubbio: come, dove,
quando, quanto, perch, se:
Dimmi perch, come e quando successo.
- avversative: introducono una contrapposizione: laddove, mentre, quando:
Hai agito molto precipitato, mentre avresti dovuto aspettare.
- eccettuative, esclusive, limitative: a meno che, a patto che, eccetto che, fuorch, per quello che,
per quanto, purch, salvo che, senza che, tranne che:
Per domani abbiamo in programma una gita, a meno che non piova.
E libero di andare, salvo che non sa dove.
9. LINTERIEZIONE
Linteriezione la parte invariabile del discorso che esprime una sensazione, uno stato danimo,
un sentimento, una preghiera, un ordine, un saluto, ecc. Si possono dividere in tre gruppi:
- proprie: ah!, ahi!, beh!, oh!, ohi!, deh!, ehi!, uff!, ohib!, mah!, uff!, urr!:
- Capir di avere sbagliato? - Mah, non lo so!
-improprie: accidenti!, accipicchia!, bene!, bravo!, coraggio!, evviva!, guai!, mannaggia!,
peccato!, zitto!:
Guai ai vinti!
- locuzioni: che fortuna!, mamma mia!, perbacco!, perdio!, porco mondo!, santo cielo!:
Mamma mia, che impressione!
A differenza delle parti del discorso, linteriezione non ha una precisa funzione sintattica; si pu
anzi considerare equivalente a unintera frase, in quanto esprime da sola un messaggio compiuto:
Zitti!; Ciao!
Lonomatopea ununit lessicale consistente nellimitazione di un suono o rumore naturale:
- (di animale): ba ba, chicchirich, coccod, cip cip, miao, zzz;
- (di oggetto): bum, drindrin, dindon, tic tac, trac.
LISTA DE SUBIECTE PENTRU EXAMEN
SEMESTRUL II
1. Pronomi personali soggetto e complementi, forme toniche e atone.
2. Pronomi allocutivi.
3. Pronomi indefiniti e relativi.
4. Modi e tempi del verbo.
5. Verbi ausiliari, regolari, irregolari.
6. Tipi di avverbi, preposizioni, congiunzioni.
BIBLIOGRAFIE
Obligatorie

Angelo Chiuchi, Fausto Minciarelli, Marcello Silvestrini, In italiano Grammatica


italiana per stranieri, Edizioni Guerra, Perugia, 1990.
Carlo Iandolo, Italiano giovane - Grammatica italiana, Fratelli Ferraro Editori, Napoli,
1992.
Facultativ

Michele Dardano, Pietro Trifone, Grammatica italiana, Zanichelli, Bologna, 1995.


Alfredo Ghiselli, Carlo Casalgrande, Lingua e parola, Sansoni Editore, Firenze, 1986.
Luca Serianni, Grammatica italiana, Utet, Torino, 1988.

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