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LA FRASE SEMPLICE

Analisi grammaticale: individua le parti del discorso, variabili (=articolo, nome,


aggettivo, verbo, pronome) e invariabili (=avverbio, congiunzione, preposizione,
interiezione).
Analisi del periodo: considera le relazioni logico-sintattiche tra più frasi.
Frase semplice: unità minima di comunicazione dotata di senso compiuto (quindi
deve avere un verbo finito, ad eccezione della frase nominale), costituita da un
sintagma/gruppo nominale (GN) nella funzione di soggetto e una sintagma/gruppo
verbale (GV) nella funzione di predicato. Le frasi semplici sono dette indipendenti,
o se si vogliono considerare nella loro capacità di reggere subordinate, frasi
principali.
Analisi logica: considera le relazioni tra i costituenti di una frase. Regge le
operazioni di codifica, decodifica e transcodifica. E' organizzata sulle categorie di:
soggetto, predicato, compl. oggetto diretto, compl. predicativo, attributo,
apposizione, compl. indiretti.

IL SOGGETTO
Dal latino "subiectum" (da "subicere"=sottoporre), calco del greco. E' l'elemento
della frase a cui si riferisce un predicato. Non coincide con l'agente, che nel caso di
un passivo è un complemento, e non è "colui che compie l'azione" perché il verbo
può esprimere anche una percezione, un'opinione, etc. Su base morfosintattica si
può definire l'istanza che governa l'accordo del verbo. Inoltre, il soggetto è il tema,
ovvero "ciò di cui si parla", e il predicato il rema, ovvero "ciò che si dice a
proposito di tale tema".
Qualsiasi parte del discorso può fungere da soggetto; quelle più comuni sono il
nome, ma anche il pronome, l'infinito sostantivato, il pronome relativo; si possono
usare anche parti invariabili o un'intera proposizione.
Il verbo si accorda nella persona e nel numero col soggetto; se la frase è
impersonale (il soggetto è una parte invariabile) il verbo assume la forma non
marcata (Jamais est un mot dangereux). Le marche del verbo non bastano a
identificare il soggetto quando non espresso, quindi si usa un soggetto
grammaticale neutro (il o ce/cela/ça). Esso può essere diverso dal soggetto logico
(Il se produit des faits bizarres -> sogg. grammaticale: il, sogg. logico: des faits
bizarres). Inoltre il verbo può non accordarsi al soggetto quando esso è un nome
collettivo o in una frase con ce+être (concordanza a senso).
Il soggetto precede il verbo (se non si effettua inversione: quindi SVO).
Omissione del soggetto:
-l'imperativo è strutturalmente privo di soggetto
-alcune locuzioni familiari (nel registro orale)
-nelle giustapposizioni e coordinazioni
-nelle ellissi discorsive
-in espressioni lessicalizzate (Vaut le détour) e nello stile telegrafico
Inversione:
-alcuni avverbi (En-faut il qu'elle le reconaisse)
-negli incisi del discorso diretto
-è possibile con verbi intransitivi se si sposta il complemento ad inizio frase (Dans
cet immeuble habitent près de trente immigrés), ma ha parecchie eccezioni
-soi(en)t+gruppo nominale, nel linguaggio scientifico (introduce ipotesi)
L'inversione può essere semplice o complessa (quando si riprende il sostantivo per
mezzo di un pronome); la prima si ha quando il soggetto è un pron. pers. atono,
oppure ce o on.

IL PREDICATO
Dal latino "praedicatum" (="ciò che viene affermato"), calco dal greco. E'
l'elemento che dice qualcosa del soggetto. Dal punto di vista sintattico: il verbo più
i suoi argomenti (sintagma verbale). Dal punto di vista comunicativo è il rema.
Può essere nominale o verbale. Nominale: verbo essere (copula) + aggettivo/nome
(parte nominale o nome/aggettivo del predicato). Predicato verbale: un verbo che
ha un significato compiuto e che può essere usato anche da solo (verbo
predicativo).
Valenza: numero di costituenti che un verbo può reggere e che ne completano il
significato. (Il concetto di valenza può essere esteso anche ad altre categorie
grammaticali).

IL COMPLEMENTO OGGETTO/DIRETTO
Può essere rappresentato da qualsiasi parte del discorso. E' l'elemento su cui ricade
l'azione espressa dal verbo. Si unisce direttamente al verbo e va posto dopo di esso
(a meno che il compl. non sia un pronome relativo, interrogativo o personale atono
non con l'imperativo). L'assenza di preposizione però è un tratto condiviso con
alcuni altri complementi. Ha la caratteristica di diventare soggetto nel trasporre una
frase da passiva a attiva.
Complemento oggetto interno: retto da un verbo intransitivo, ha la stessa radice del
verbo o vi è molto affine per significato (vivre une vie tranquille; dormir son
sommeil).

IL COMPLEMENTO PREDICATIVO
E' un aggettivo o un sostantivo che si riferisce grammaticalmente al soggetto o al
compl. oggetto ma completa il significato del verbo. Si incontra con verbi
copulativi affettivi o verbi (alla forma passiva) appellativi, elettivi, estimativi. Può
essere introdotto da preposizioni (Tu me prends pour une personne sérieuse?).
I verbi che all'attivo reggono il predicativo del soggetto, al passivo reggeranno il
pred. dell'oggetto.

L'ATTRIBUTO
Serve a qualificare, determinare, caratterizzare un sostantivo da cui dipende
sintatticamente. In francese si chiama épithète, mentre l'attribut è il pred. nominale
e il compl. predicativo. Può riferirsi al soggetto, all'oggetto e a qualsiasi altro
complemento. Anche l'avverbio può avere funzione di attributo (attributo
avverbiale).

L'APPOSIZIONE
Sostantivo che si affianca ad un altro per caratterizzarlo o definirlo meglio (dal
latino "ciò che si pone vicino"). Può riferirsi al soggetto, al complemento oggetto o
a qualsiasi altro complemento. Può essere semplice (un solo nome) o composta.
I soprannomi sono considerati apposizioni.

I COMPLEMENTI INDIRETTI/OBLIQUI
Producono una determinazione semantica della frase secondo i parametri del
tempo, dello spazio, del modo di svolgimento dell'azione, etc. Generalmente hanno
reggenza preposizionale. Ve ne sono nove primitivi (specificazione, termine, luogo,
tempo, mezzo, modo, causa, compagnia, agente) e circa trenta derivati (origine,
abbondanza, etc).

I TIPI DI FRASE
Le tipologie di frasi semplici sono estremamente variabili per nome e per numero,
anche se con differenze sottili. Ecco quelle tradizionalmente considerate nelle
grammatiche.

LA FRASE ENUNCIATIVO-DICHIARATIVA
Consiste in un'asserzione, una constatazione, una descrizione, caratterizzate da una
polarità positiva (affermazione) o negativa (negazione).
FRASE AFFERMATIVA
Considerato il tipo fondamentale dal quale gli altri discendono, o meglio quello più
prossimo alla struttura profonda dell'eunciato. Non comporta l'attesa di una
reazione da parte dell'interlocutore.
Si utilizza prevalentemente l'indicativo, ma anche il condizionale se ha funzione
conativa (ingiunzione, preghiera, lode, biasimo), detto condizionale di cortesia/di
modestia; o anche l'imperfetto di modestia/d'intenzione.
Oltre la frase prosodica (ovvero data dall'intonazione), che può insistere sul
soggetto, sul GV o su un complemento, il francese dispone di diverse possibilità
sintattiche che possono porre enfasi tramite i procedimenti di dislocazione e di
estrazione.
Dislocazione:
-Consiste nel porre un costituente di frase in testa (disl. a sinistra) o in fine di frase
(disl. a destra). Il costituente è ripreso o anticipato da un pronome (anaforico o
cataforico). Da qui le definizioni alternative di ridondanza e double marquage. Il
costituente dislocato può essere un soggetto, compl. oggetto, ocompl. indiretto, e
può essere più di uno. Si possono adoperare come richiamo i pronomi personali o i
pron. dimostrativi cela, ça e ce. La dislocazione può riguardare l'aggettivo, ripreso
attraverso il pronome le invariabile.
Estrazione:
-Procedimento simile alla dislocazione che pone enfasi su un costituente
ponendolo in testa e incorniciandolo con c'est... qui. L'elemento dislocato (a
sinistra) è il soggetto o il compl. oggetto, costituisce l'antecedente e può essere un
nome, un pronome o un infinito. Il pronome ce ha funzione cataforica. Se
l'elemento dislocato è un compl. indiretto sarà introdotto da que invece che da qui,
che svolgerà il ruolo di congiunzione. Nei costrutti impliciti l'estrazione è correlata
alla preposizione de.
Non si può estrarre un compl. di specificazione, un agg. qualificativo, un pred.
nominale o un compl. predicativo, né alcuni avverbi o congiunzioni. Da non
confondere l'estrazione con una completiva causale (c'est qu'aujurd'hui j'ai mal à
tete). Pseudoestrazione: l'elemento estratto è ripreso da ce che introduce una prop.
relativa.
FRASE NEGATIVA
Serve a negare, rifiutare, opporsi, esprimere un dubbio o un'ignoranza. Può essere
totale o parziale. Il secondo elemento della negazione si trova generalmente dopo il
verbo o l'ausiliare, ma alcuni casi particolari: se consiste in personne/aucun, si
pone dopo il participio; verbo d'appoggio+pas+infinito; ne+pas+infinito.
-Negazione totale: insiste sul verbo e nega l'intero enunciato. ne+verbo+pas
oppure ne+ausiliare+pas+participio passato. L'avverbio pas è tonico. Può essere
espressa anche con non; si usa obbligatoriamente con un nome non determinato
(come prefisso) o quando costituisce l'intera frase (non olofrastico). Non seguito da
plus è la negazione di aussi.
-Negazione parziale: esprime una restrizione o una limitazione. Ne seguito da
avverbio (nullement, plus, jamais, etc.), da aggettivo/pronome indefinito o
pronome relativo indefinito. Può indicare una restrizione di quantità, di tempo, o
limitata al soggetto o un complemento. Negazione rafforzata: ne... meme pas, ne...
aucunement, etc. Uso restrittivo di ne: singificato equivalente a quello
dell'avverbio seulement, si realizza come ne... que (sfumature di significato: ne
plus e ne... pas que).
Uso assoluto di ne: espressioni proverbiali o frasi fatte (Il ne dit mot), in alcune
forme di registro sostenuto, con que avverbio interrogativo o esclamativo.
Facoltativamente: con si condizionale; prop. subordinate negative rette da prop.
negativa/interrogativa dipendenti da ce n'est pas que; savoir+interrogativa
indiretta; cesser de/oser/pouvoir+infinito; dopo agg./pron. interrogativi; quando il
verbo ha un complemento di tempo introdotto da de. Uso espletivo di ne:
facoltativo e poco usato, introduce subordinate di senso positivo; spesso indica
l'atteggiamento dell'interlocutore davanti ad una possibilità (Je crains que vous ne
soyez fatigués après ce long voyage) o alla possibilità che non si verifichi (Je
crains que ma mère n'arrive pas à l'heure). Uso di ni: esprime la negazione
correlata, che può isistere sul verbo (ni... ni ne), sul soggetto (ni... ni), su un
complemento (ne... ni... ni), su aggettivi (ni... ni).

LA FRASE INTERROGATIVA
Vi sono le interrogative indirette (subordinate) e le interrogative dirette
(indipendenti), di cui interrogative totali e parziali.
L'INTERROGATIVA TOTALE (O CONNESSIONALE)
La domanda riguarda la veridicità dell'intero enunciato. Non è introdotta da alcun
termine interrogativo, ha come risposta un avverbio olofrastico. Si fa in tre modi:
-intonazione ascendente
-locuzione est-ce que premessa alla frase strutturata in modo standard
-con l'inversione del soggetto, se esso è un pron. pers. atono, il dim. ce o l'indef. on
(inversione semplice= verbo+soggetto+compl).
Particolarità:
-con la terza persona singolare, se il verbo finisce con vocale (e muta o a) si pone
una t eufonica tra verbo e sogg.
-gli eventuali pronomi complemento si mettono prima del verbo (les lui rend-il?)
-inversione complessa: si effettua se il soggetto è un GN (o un pronome non di
quelli elencati); il soggetto non cambia posto, ma è ripreso con un pronome
corrispondente subito dopo il verbo (Luc e Marc sont-ils allés au cinéma?).
-con pronome soggetto di prima persona la e muta del verbo presente diventa è
(chantè-je?). Struttura poco usata.
L'INTERROGATIVA PARZIALE (O NUCLEARE)
La domanda riguarda un elemento della frase, che può essere il soggetto, pred.
nom. o compl. pred., compl. oggetto (tutti con qui), o i complementi indiretti (à
quoi, de qui, où, etc). Si introduce con una congiunzione/un avverbio interrogativo,
un aggettivo interrogativo o un pronome interr. Il soggetto cotituito da un pronome
si pone dopo il verbo, se costituito da un nome si usa l'inversione semplice o
complessa. Con porquoi si fa l'inversione semplice se il soggetto è un pronome
personale, sennò si fa quella complessa; si risponde sempre con parce que.
L'INTERROGATIVO-NEGATIVA
Sulla frase interrogativa standard, si aggiungono gli elementi di negazione
(ne...pas) ad incorniciare il verbo/l'ausiliare. La risposta affermativa è si. Forma
rafforzata: introdotta da n'est-ce pas. Si può realizzare anche unendola ad
un'enunciativa (Tu es allé au cinema, n'est-ce pas?, ma in registro informale
,non?).
L'INTERROGATIVA ALTERNATIVA
Due proposizioni alternative raccordate dalla congiunzione ou.

LA FRASE ESCLAMATIVA E L'INTERIEZIONE


Traduce i sentimenti e le emozione dell'enunciatore. Punto esclamativo, all'orale
tono ascendente. Grazie al tono qualsiasi frase enunciativa può diventare
esclamativa. Può essere verbale o nominale e può far uso di un'interiezione. Alcune
costruzioni specifiche:
-inversione tra soggetto e verbo (semplice o complessa)
-appositi introduttori, come que, combien (per enfatizzare aggettivi e sostantivi),
comme, quel, si (in forma asseverative: si je le connais!), qui
-con l'imperativo in funzione conativa (Rentrez vite!)
-con l'infinito (Moi, faire la bonne!)
-con il congiuntivo ottativo (Que cette femme soit heureuse!)
L'INTERIEZIONE (O ESCLAMAZIONE)
"Interiecto" ("inserzione) <-- "intericere" ("scagliare in mezzo"). E' una parola
invariabile usata da sola per tradurre un'emozione improvvisa e spontanea o per
riformulare un breve messaggio (consenso, negazione, ordine, etc). Realizza da
sola il significato di un'esclamativa. Può avere un punto esclamativo o
interrogativo, e un'intonazione intensa. Vi rientrano anche le onomatopee, le forme
di saluto e le imprecazioni. Può avere anche funzione fatica (Allo! Tu m'entends?).
Interiezioni primarie: liberazione spontanea di un'emozione tramite la tonalità delle
vocali (ah!, oh!, ohé!, etc). Il loro valore può essere molto diverso e varia a
seconda del contesto.
Interiezioni secondarie: categoria aperta, costituite da altre parti del discorso. Vi
sono anche alcuni prestiti (bravo!). Possono essere sostantivi, avverbi, verbi
soprattutto all'imperativo, aggettivi, pronomi. Vi rientrano gli zoonimi connotati
negativamente (chien!).
Locuzioni interiettive: costituite da più parole. Possono essere sostantivi
accompagnati da determinanti o preposizioni (par Dieu!), locuzioni avverbiali (eh
bien!), sintagmi nominali (bonté du ciel!), aggettivi, o un'intera proposizione
esclam. cristallizzata (Allons donc!).
Onomatopea: rientra nelle interiezioni primarie, detta anche ideofono; riproduce un
suono per imitazione fonetica/grafematica, il loro fonosimbolismo però non è
sempre pienamente motivato. Possono essere onomatopee zoologiche, oppure di
rumori dati da cause naturali o da oggetti creati dall'uomo.
Forme di saluto: morfologicamente corrispondono più che altro a interiezioni
secondarie o interiettive spesso contratte, le più frequenti sono adieu, au revoir,
bonjour, bonsoir, bonne nuit, ciao, salut.
Imprecazioni: merde! è la più diffusa e va perdendo il tratto triviale; spesso sono
blasfeme.

LA FRASE VOLITIVA
Esprime un ordine, un divieto, un consiglio, una preghiera. Ammette diverse
soluzioni sintattiche, si possono formare con qualsiasi modo verbale.
Principalmente si usa l'imperativo (esprime un'azione presente o futura). Alla terza
persona si usa il congiuntivo presente (che però oscilla tra un'ingiunzione e
un'esclamazione). L'infinito si adopera in istruzioni, ricette, divieti, etc., e
conferisce un carattere iussivo e impersonale. Possono essere attenuate grazie alle
formule di cortesia o alla forma interrogativa e rafforzate attraverso l'apostrofe,
alcuni avverbi, interiezioni.

LA FRASE NOMINALE
Una frase senza verbo, alcune categorie grammaticali possono assumerne il ruolo
sintattico. E' un caso particolare di frase ellittica. Non è in grado di trasmettere la
vasta gamma di informazioni che può dare una frase verbale. Situa in una sorta di
atemporalità. Possono essere costituite da un solo termine (monoremi) o da più.
Nel primo caso si deve interpretare in base al contesto e sono costituite da un
aggettivo/participio, un nome, un GN (Au bord de la mer). Nel secondo caso i due
termini sono giustapposti o separati da una virgola e intrattengono una relazione
predicativa (Mes poissons, frais); il primo può essere un GN o un equivalente, il
secondo anche una semplice interiezione (La parapluie, mince!).

IL PARAGONE
IL COMPARATIVO
Superiorità: comp. di maggioranza, si fa con plus (o agg./avv. di foma
comparativa)... que; inferiorità: comp. di minoranza, si fa con moins (agg./avv.
comp.)... que; uguaglianza: aussi/autant... que. Può essere di qualità o di quantità.
Il secondo termine può essere un aggettivo, un sostantivo o un avverbio (compl. di
paragone), oppure un'intera proposizione (prop. circostanziale comparativa). Il
paragone può istituirsi anche tra due complementi. Particolarità: se il confronto è
tra due quantità il secondo termine è introdotto da que de; alla forma interrogativa
e negativa autant e aussi possono essere sostituiti da tant (con verbi) e tant de (con
nomi); si possono adoperare avverbi come bien, décidement, etc., e con un verbo
da de beaucoup.
IL SUPERLATIVO RELATIVO
Esprime una qualità al grado più alto o più basso di un referente rispetto a uno o
più altri elementi. Si realizza con le forme dei comparativi di maggioranza e
minoranza precedute da un determinante, mentre il secondo termine è introdotto da
de, entre o parmi. Se il superlativo relativo segue il nome l'eventuale art.
determinativo si ripete (C'est mon ami la plus chère).

L'ARTICOLO
Parte variabile del discorso, costituente del gruppo nominale, determinante del
nome (e infatti vi si accorda): ha infatti la funzione di determinarlo e
contestualizzarlo, e inoltre di qualificarlo a livello semantico (se ha senso generico
o specifico) e precisa se indica un'entità singola o un insieme.

ARTICOLO DETERMINATIVO (article dèfini)

sing plur
davanti a consonante davanti a vocale o h muta consonante vocale o h
M le
l' les[le] les [lez]
F la

Alcune eccezioni all'elisione: le un, le huit, le onze.


L'articolo determinativo focalizza l'attenzione su un referente già noto o
generalmente conosciuto, oppure entità uniche (la lune) o astratte (la vérité,
l'automne). Può inoltre avere funzione generalizzante quando indica l'appartenenza
ad una specie, o precede un nome di materia con valore generico. Si usa con
funzione anaforica, dimostrativa ( rinvia ad un referente riscontrabile nel contesto)
o possessiva (per parti del corpo, capi d'abbigliamento, o concetti astratti come "la
memoria").
Articles contractés (preposizioni articolate): date dalla fusione di le/les+ prep. de/à,
si usano per introdutte i complementi indiretti. Davanti al titolo di un'opera o ad un
toponimo che contenga un art. determinativo questo subisce ugualmente la
contrazione (l'auteur du "Cid"). Non avviene con nomi e cognomi. Avviene
davanti ad un titolo contenente due nomi coordinati da et/ou, ma presenta dei
problemi: la fin de "le Rouge et le noir"; la fin du "Rouge et Noir"; la fin du
(Rouge et du Noir", la fin du "Rouge et le Noir".
Altri casi particolari in cui si usa l'art. determinativo:
- nome proprio famoso determinato da un aggettivo o da un complemento (le
grand Racine)
-sigle (la BNP)
-nomi di abitanti di città/paese (les Espagnols)
-nomi geografici
-giorni, stagioni, feste (le 12eme mai)
-titoli (le Pope Jean-Paul II)
-superlativi relativi (le plus beau jourde de ma vie)
-misure con valore distributivo (1 euro le kilo)
-ai numerali per esprimere approssimazione (il doit avoir dans le cinquante ans)

ARTICOLO INDETERMINATIVO (article indéfini)

Seleziona un singolo elemento da un insieme e ne introduce l'esistenza.

sing plur
M un
des
F une

In frase negativa la forma di tutti e tre è de (oppure d'), tranne con etre (ce n'est pas
un probleme) e altri verbi copulativi (sembrare, etc).
Particolarità:
-il plurale des prende la forma de/d' se il sostantivo che introduce è preceduto da
un articolo qualificativo (nous avons passé d'excellent vacances)
-nei complementi introdotti dalla preposizione de, l'articolo plurale scompare
-l'aggettivo/pronome autre richiede la forma semplice d'
Si usa con funzione generalizzante, cataforica, di aggettivo numerale o enfatica (Il
a rencontré une fille très amaible. Une finesse, une grace, une élégance!)
ARTICOLO PARTITIVO (article partitif)
Indica una parte indefinita di un insieme. Si può considerare come un articolo
indeterminativo che introduce un sostantivo non numerabile. Si applica ai nomi di
massa/non numerabili. Di fatto è la fusione dell'articolo determinativo e della
preposizione de. Al plurale si usa des che ha un valore partitivo quando è seguito
da un compl. di spec. (des enfantes de la creche) o con sostantivi plurali simili ai
nomi di massa (je voudrais des pates)

sing plur
M du
de l'
des
F de la
de l'
La negazione si realizza con il semplice de/d'.
Tranne: -con etre e verbi copulativi
-se la negazione non è assoluta, ma si riferisce ad una caratteristica specifica
dell'oggetto (je ne mange jamais de la viande crue)
Altre particolarità:
-come con des (articolo indet.), des partitivo non si usa con un sost. plurale
preceduto da un aggettivo qualificativo, ma si usa de (je cueille de belles fleurs de
ton jardin)
-scompare dopo la preposizione de

GRAMMATICA CONTRASTIVA (ARTICOLI)


-gli appellativi prendono sempre l'articolo (Monsieur le President)
-va ripetuto se il nome precede un superlativo relativo (la chose la plus belle que
j'ai vu)
-non si mette davanti a mesi, anni, ore, percentuali
-non si mette con espressioni verbali lessicalissate come hurler de douler, pleurer
de joie, prendre part, etc., o nelle costruzioni in cui compl. e verbo sono
strettamente legati: avoir peur, avoir fame, etc. Al contrario si trova in alcune
espressioni idiomatiche di registro familiare con nomi di alcune parti del corpo:
mettre le pied, fair la sourde oreille, etc.
-con la negazione ne...ni non si può mettere l'articolo determinativo
Il determinativo non può assumere valore generico e rappresentativo, al suo posto
si usano:
-indeterminativo o partitivo ("Me lo compri il gelato?"---> Maman, tu m'achete
une glace?)
-possessivo ("dare le dimissioni"--> donner sa démission)
-dimostrativo deittico ("Lo conosci il medico?"---> Tu connais ce médecin?)
-si trova nei vocativi e nelle esclamazioni
-è espresso anche quando in italiano manca qualsiasi determinazione ("avere
notizie"--> avoir des nouvelles)

Inoltre:
-non si mette con compl. indiretti introdotti da à, de, en, par, sans, sous, sur, etc.
perché considerano il referente in modo generico, ma si mettono se ad essi si
aggiunge un determinante (une paque de sigarettes--un paque des cigarettes que je
fume)
-si trova con espressioni di quantità e di tempo (cet accident a provoqué des
dizaines de blessès)
-è facoltativo davanti nomi di parenti +nome proprio ("l'" oncle Pierre)

IL NOME
Designa esseri e cose. Elemento essenziale del gruppo nominale (sostanza--
>sostantivo), solitamente preceduto da un determinate che lo attualizza (articolo e
aggettivi dimostrativi, possessivi, indefiniti, interrogativi) o da dei modificatori
(agg. qualificativi e se si tratta di un gruppo nominale esteso: complementi,
subordinate relative e completive). E' una parte variabile del discorso, variabile per
genere e numero (che impone ai determinanti, ai modificatori e al verbo). E'
composto da due morfemi: morfema lessicale/radice (significato) e morfema
grammaticale (informazioni morfologiche).
Lessema: unità minima avente un significato autonomo. Lemma: corrisponde ad ogni voce del dizionario.
Suddivisione dei nomi:
-livello semantico: concreti/astratti, comuni/propri, collettivi/individuali
-livello morfologico: maschile/femminile, singolare/plurale, primitivi/derivati,
alterati, composti
Alcuni aggettivi e infinit possono assumere la funzione di nomi. Alcuni nomi
derivano da locuzioni (embonpoint) e altri si sono trasformati in parole
grammaticali.

NOMI PROPRI
-di persona (nomi, cogn., soprannomi, pseudonimi, nomi di animali e di
entità/divinità). Assenza di determinante.
-toponimi. Preceduti da articolo (tranne quasi tutte le città). Tra i corpi celesti solo
le Soleil, la Terre e la Lune hanno articolo. I punti cardinali sono nomi propri. Gli
etnonimi hanno la maiuscola (come sostantivi, come aggettivi no).
-titoli di opere d'arte/musicali, di giornali
-nomi di marche
I nomi di associazioni, partiti e movimenti, istituzioni, organizzazioni oscillano tra
la categoria dei nomi comuni e dei propri, prendono a volte la maiuscola solo
iniziale, a volte in tutta la parola. I nomi composti prendono la maiuscola in
entrambe le parti. Un nome comune può prendere la maiuscola per agioni di
dignità religiosa o sociale oppure di personificazione (le Ciel).
Se accompagnati da un determinante prendono l'articolo. Oppure può prenderlo
con funzione di esempio (la politique d'un De Gaulle), per metonimia (une
Renault), per antonomasia (nome proprio per designare generi o categorie di
individui: le Clint Eastwood du cinema français).

NOMI COMUNI
-Concreti e astratti. A volte è l'uso dell'articolo che chiarisce la natura concreta o
astratta del nome (la lecture/une lecture). Un nome concreto può essere usato per
metonimia con valore astratto (perdre la tete) e viceversa (offrire des douceurs).
-individuali (hanno come referente una singola entità/oggetto ma ovviamente al
plurale ne indicano più di uno) e collettivi (anche al singolare designano più
riferimenti)
-numerabili e non numerabili/nomi di massa (comptable-massifs). I secondi
richiedono l'articolo partitivo, al singolare possono essere preceduti da
quantificatori, quando possono essere usati al plurale perdono la qualità di nomi di
massa (des vins). Esistono nomi non numerabili astratti più facilmente delimitabili,
e quindi assimilabili alla categoria dei numerabili, come courage, tranquilité, etc.
-Altre sottocategorie: nomi relazionali, d'agente, d'azione, di carica istituzionale,
etc.
RELAZIONI SEMANTICHE DEL NOME
Analisi componenziale: procedimento finalizzato ad individuare le unità minime di significato all'interno
dell'unità lessicale.
-monosemia (=/= polisemia). Raro nei termini di uso comune, si trova di solito in
quelli tecnico-scientifici
-omonimia: stessa forma grafica e fonetica, referente diverso. Possono appartenere
e categorie grammaticali diverse. Varianti: omofonia, omografia.
-paronimia: singificato diverso, forma grafuca o pronuncia molto prossime
(saison/raison, conservation/conversation)
-antonimia: i due termini appartengono allo stesso asse semantico -->
mari__RELAZIONE MATRIMONIALE__femme
-sinonimia: potenzialmente intercambiabili ma non sempre. L'esatta
corrispondenza di significato non esiste ma più spesso si ha parasinonimia.
-iponimi e iperonimi: Co-iponimi: termini che condividono lo stesso iperonimo
(rose e violette coiponimi di fleur)

DERIVAZIONE
Prefissi, suffissi o in composti parasintetici entrambi. I suffissi vengono dal latino e
greco (marginalmente germanico e altri).
Suffissi:
-nomi d'azione o del suo risultato: -ade, -age, -tion, -sion, -ment, -aille, -ison, -
ande, -ence/once
-nomi di qualità: -ance/ence, -eresse, -esse, -eur, -ie, -té, -ité, -itude
-tendenza/dottrina/etc: -ature, -isme, -itude
-nomi d'agente: -ant, -eur/euse, -iste, -on
-istituzione/organizzazione: -at
-oggetti/strumenti: -eur/euse, -eret, -et/ette, -ol(e), -ière, -eau, -oire, -ille
-luoghi (legati ad un'attività): -erie, -oir(e), -il, -oir
-popoli: -ain, -ais, -ois
-nomi collettivi: -èe, -aie, -age, -aie, -is, -ure
-nomi tecnico-scientifici: -ose, -ite, -ule, -ie, -isme, -algie, -carpe, -game, -graphe,
-ide, -lithe
-diminutivi o peggiorativi: -eau, -et, -elet/elette, -ard, -asse, -ace

Prefissi:
-spaziali: arriere-, anti-, circum/circon-, en-, entre-, extra-, inter-, juxta-, post-,
sou/sousse-, sub-, super-, aèro-, cosmo-, géo-, end(o)-, topo-, èpi-, péri-, para-
-temporale: pré-, avant-, après-, pro-, archi-
-gerarchica: sous-, vi-, vice-, pro-, archi-
-dimensione/quantità: bi(s)-, mini-, omni-, plus-, pour-, quasi-, sur-, mono-, poly-,
hémi-, pan-, di(s)-, hypo-, hyper-, mega-, micro-
-opposizione o privazione: anti-, a-, contre-, in- (im-, il-, ir-), non-, ana-, anti-,
di(dys)-, pseudo-
-azione/produzione: a-, co(n)-, dé(s), é-, en-, ex-, extra-, trans-, tré-
-qualità: bien-, bon-, mal-/mé-, eu-, caco-

COMPOSIZIONE
Composti saldati, separati da un trattino o separati da sapzion grafico. Unità
semantica che si comporta sintatticamente come un termine unico i cui costituenti
hanno un valore autonomo.
Composti "savants". perlopiù termini tecnici (latino/greci), si comportano come gli
affissi derivazionali in quanto generano non singoli termini ma una serie aperta -->
pseudoprefissi: anthropo-, bio-, démo-, géo-, télé-, theo-, xeno-, xylo-, zoo-;
pseudoaffissi: -cratie, -graphie, -latrie, -logie, -mancie, -manie, -nomie, -theisme, -
mètre, -onymie, -phagie, -philie, -theque, -ptère.
Composti nominali: nome+nome, nome+prep.+nome, nome+adj., adj.+nome,
verbo+nome, verbo+verbo.

ABBREVIAZIONI-TRONCAMENTI-SIGLE
Abbreviazioni: apocope (troncamento a abbreviazione) e aferesi (traoncamento
delle sillabe iniziali). Molti sono di uso standard ma la maggior parte appartengono
al registro familiare. Ha spesso esito in o anche se non è la finale. Altre: M.
(monsiuer), etc. Sincope: caduta della vocale interna di una parola (Moieur).
Sigle: forme ridotte di sintagmi nominali. Si pronunciano separatamente.
Acronimo: pronunciato come una parola ordinaria (lessicalizzazione).

PRESTITI (diretti, ovvero senza alcuna modifica, e indiretti)


Inglese (25%): informatica, economia, sport, musica, medicina. Molti però si sono
itegrati (code, programme), alcuni sono calchi (affichage <-- display). Tendenza ad
arginare l'influenza anglo-americana.
Italiano (6,8%): gastronomico, musicale, teatrale, etc.
Lingue europee, latino, arabo, ebraico, turco, persiano, giapponese, cinese, russo,
lingue amerindiane.

IL GENERE DEL NOME


Genere grammaticale: arbitrario. Genere naturale: dipende dal sesso. Spesso è
determinato dall'etimo o d afattori culturali. Gli oggetti inanimati hanno genere che
dipende dall'uso linguisticp, gli esseri animati hanno due generi grammaticali
(tranne alcune eccezioni). A volte si distingue solo dalla presenza di un
determinante (omonimi, ad es: le lovre/la livre) e assumono un significato specifico
per ognuno dei due generi. Gli epiceni hanno stessa forma al maschile e al
femminile. Le forme marcate (affissi) hanno u genere specifico a seconda
dell'affisso.
Casi particolari: amour, délice maschili al sing. e femminili al plur., gens maschile
ma vuole adj. femminile se lo precede, oeuvre femminile ma maschile quando
designa l'intera opera di un autore. Alcune parole di genere incerto: un/une après-
midi, l'automne, la/le pomplemouse.
I sostantivi che esercitano professioni in passato esercitate dagli uomini non hanno
una forma femminile specifica ma si aggiunge femme/madame, molto
frequentemente però si tende a utilizzare delle forme femminil (aggiunta della e,
etc). E' un processo che è nato nei paesi francofoni, ma l'Académie Française cerca
di mantenere la tradizione. Alcuni invece non hanno la forma maschile.
I nomi di città sono generalemente maschili, soprattutto se terminano con
consonante, mentre sono solitamente femminili se terminano con e muta. I nomi
delle vocali sono maschili, quelli delle consonanti sono maschili se cominciano
con consonante e femminili se cominciano con vocale.

FORMAZIONE DEL FEMMINILE


Nei nomi di esseri animati si realizza mediante la trasformazione della desinenza o
l'aggiunta di un suffisso alla radice. La più comune è l'aggiunta della e muta, che
può non determinare alcun cambiamento o determinare la pronuncia dell'ultima
consonante. Nei nomi in -er la prima e prende un accento grave.
-in nomi in c diventano -que
-eau diventa -elle
-si raddoppia la consonante di -el, -en, -on, -an, -et, e più raramente altre (come la
s). Non raddoppiano quelli in -in e quasi tutti quelli in -at e -ot
-la f si ri-sonorizza in v
-la x diventa s
-i nomi in -eur di cui esiste un verbo diventano -euse. Alcuni però prendono -
eresse.
-nomi con varia desinenza si trasformano in -esse
-teur diventa -trice
-Altre forme: roi/reine, dindon/dinde, neveu/nièce

IL NUMERO

I nomi hanno una forma singolare e una plurale. Solo i numerabili possono portare
la marca del numero. Pluralia tantum: usati esclusivamente al plurale, sono nomi
che indicano cerimonie, alcune azioni, somme di denaro, luoghi considerati come
un insieme, caratteristiche ambientali, giochi composti da vari pezzi e in generale
entità di natura composita. I non numerabili hanno solo il singolare. Alcuni nomi
indicano un oggetto e al plurale un oggetto nato dalla sua duplicazione
(lunette/lunettes).

Formazione del plurale: solitamente si aggiunge una s.


-non subiscono cambiamento i nomi in -s, -x, -z
-i nomi in -au, -eau, -eu prendono una x (tranne landau, pneu, sarrau)
-i nomi in -al diventano -aux (tranne alcune eccezioni che seguono la regola: oval,
bal, carnival, chacal, festival)
-alcuni nomi in -ou hanno il plurale in x: bojoux, cailloux, billoux, choux, genoux,
hiboux. joujoux, poux
-alcuni nomi in ail prendono la x ( baux, coraux, émaux, travaux, fermaux)
Alcuni sostantivi hanno una duplice forma al plurale, con diverso significato
(aieuls/aieux, ciel -> ciels/cieux).
I nomi propri prendono la s al plurale quasi esclusivamente quando si riferiscono a
personaggi o famiglie storiche.
I nomi composti seguono varie regole:
-i composti saldati seguono la regola standard
-in quelli separati da un trattino prendono la marca del plurale solo nomi e
aggettivi, mentre avverbi, verbi, preposizioni e pronomi restano invariati
-in elementi composti da due nomi giustapposti, due aggettivi o un nome e un
aggettivo prendono entrambi il plurale (regole imposte dalle rectifications del
1990)
-se il primo elemento termina in o questo non varia
-nei composti di elementi onomatopeici solo il secondo prende il pl.
Le parole tronche prendono la marca del plurale.
Composti che non prendono il plurale: due verbi, pronome+verbo, verbo+compl.
indiretto, un'intera frase.
I prestiti: quelli integrati prendono la marca del plurale, i latinismi prendono il
plurale latino o restano invariati, stessa cosa per i prestiti italiani (anche se spesso il
plurale italiano è usato come singolare), gli anglicismi tendono a prendere il
plurale francese.

IL NOME NELLA FRASE SEMPLICE

Può essere soggetto, attributo e complemento e può legarsi ad un attributo, un


avverbio o un altro nome. Se non è legato a nessun altro elemento costituisce una
frase nominale, un interiezione o un invocazione.
Quando è soggetto costituisce insieme al verbo il perno della proposizione e di
solito lo precede. Si può verificare la dislocazione a sinistra (Cette plage, elle est
magnifique). Nella frase interrogativa si ha un'inversione semplice, o più
complessa quando il soggetto mantiene la propria posizione e viene ripreso da un
pronome personale soggetto; si può veificare anche nelle esclamative, nelle
volitive o nelle incidentali.

L'AGGETTIVO
Parte variabile nel genere e nel numero, contibuisce a definire semanticamente il
nome, con natura esplicativa (o descrittiva) quando segnala una qualità o
caratteristica, o restrittiva (o selettiva) quando restringe il campo dei referenti
possibili (quando ha questa funzione si potrebbe altrimenti rendere lo stesso senso
con un complemento del nome =di specificazione, o con una relativa). Gli aggettivi
epiceni terminano al maschile con e muta e al femminile rimangono invariati.
Non è autonomo grammaticalmente, può essere attributo se appartiene al gruppo
del nome e ha un legame diretto con esso, o predicato se appartiene al gruppo del
verbo e il legame col sostantivo è mediato dal verbo etre o da un verbo copulativo.
Vi sono aggettivi qualificativi (funzione descrittiva) e aggettivi indeterminati
(possessivo, dimostrativo, indefinito, numerale, interrogativo, esclamativo,
relativo). I qualificativi sono elementi del lessico e costituiscono una serie aperta, i
determinativi sono parole grammaticali e la serie è chiusa.
AGGETTIVI QUALIFICATIVI
Genere: solitamente prendono la e, che può lasciare invariato o comportare la
pronuncia della consonante, una variazione del timbro o la denasalizzazione della
vocale precedente. Altri esiti: epiceni; -el, -eil, -en, -et raddoppiano la consonante;
-at, -ot non raddoppiano, -s raddoppia (differenza dai sost.); in -er prendono un
accento grave sulla vocale precedente (apertura della vocale); in -u si marca la sua
pronuncia con una dieresi, in -g diventano -gue; -f --> -v, -eur --> -euse, -teur --> -
trice, infine una serie di aggettivi modifiano al femminile la desinenza.
Plurale: Aggiunta di una s che di solito non modifica foneticamente. Le eccezioni
seguono le regole dei sostantivi.
AGGETTIVI VERBALI
Aggettivi qualificativi di origine participiale, in particolare participio presente, che
possono presentare o no una variazione ortografica. Hanno tutte le proprietà e le
funzioni dell'agg. qualificativo.
I verbi in -quer e -guer mantenegono la radice al participio, mente nell'agg. essa si
trasforma in -cant, -gant.
IL GRADO
L'aggettivo qualificativo che esprime semplicemente una qualità è di grado
positivo. Se esprime il grado della qualità: il superlativo assoluto esprime il
massimo grado mentre il superlativo relativo e il comparativo esprimono un
paragone tra più unità. Il grado più basso è espresso dal senso proprio
dell'aggettivo o dall'aggiunta di prefissi (sous-, -hypo, etc.) o avverbi (à peine, un
peu, légèrement, etc.); il grado medio da avverbi (assez, moyennement, plutot, etc.),
il grado più elevato da avverbi (très, fort, bien, trop, absolutement) o alcuni prefissi
(extra-, hyper-, super-). Il superlativo sintetico (-issime) esprime solo un rincaro di
dignità dei titoli (eminentissime) o un senso scherzoso.
Comparativi: può essere di maggioranza (plus/meilleur... que), minoranza
(moins/pire...que) o uguaglianza (aussi/autant...que). (Comparativo di paragone:
plus+adj.+que+adj.) Gli aggettivi possono avere una forma sintetica o sia quella
sintetica che quella regolare. Le due forme hanno singificato diverso e non possono
essere usate indifferentemente. Meielleur, pire e moindre sono esiti del latino,
majeur e mineur sono invece calchi del latino e non possono essre usati come
comparativi. Per l'età: ainé e cadet. Ultérieur ha valore comparativo "assoluto"
(sign.: "successivo").
Superlativo relativo: una qualità al grado più alto o più basso di un referente
rispetto a uno o più altri elementi. Si realizza con le forme dei comparativi di
maggioranza e minoranza più un secondo termine introdotto da de, entre o parmi.
Può essere rafforzato da avverbi, locuzioni avverbiali o altro (tout, de beaucoup, de
loin, etc). Non tutti gli aggettivi ammettono il comparativo o il superlativo: quelli
che hanno un significato assoluto (absolu, enorme, excessif, etc), quelli che
indicano una caratteristica legata all'età, alla forma (cadet, double), gli agg. di
nazionalità e altri.

L'ACCORDO
Dove possibile, l'aggettivo si accorda nel genere nel numero a cui cui si riferisce.
Se è riferito a più nomi singolari coordinati si mette al plurale, femminile se sono
femminili, maschile se essi sono maschili o di generi diversi (in questo caso si
tende a mettere il nome maschile più prossimo all'attributo). Se più aggettivi si
riferiscono ad un nome plurale si mettono al singolare se ciascuno si riferisce
separatamente ad uno dei referenti del nome (les monnais danoise et
italienne=/=les étudiants danoises et allemandes). Se si riferisce ad un sost. con
complemento di specificazione sia accorda a seconda del significato.
Alcuni aggettivi assumono funzione avverbiale e restano invariabili (voler bas,
voir clair, etc.); alcuni avverbi sono usati occasionalmente con valore aggettivale
(des gens bien, etc).
L'aggettivo che si riferisce ad un titolo va al femminile.
Gli aggettivi di colore si accordano col sostantivo (anche se questo accordo salta se
c'è più di un aggettivo). I nomi (frutti, pietre prezione, fiori) usati come aggettivi
non si accordano al femminile.
Nei composti aggettivali si accordano entrambi gli elementi, tranne ovviamente
quando vi sono elementi invariabili (l'avant-dernière page).
Gli aggettivi epiceni terminano al maschile con e muta e al femminile rimangono
invariati. Alcuni aggettivi possono essere invariabili o meno a seconda della
posizione: demi, semi, excepté, ci-joint, nu si accordano solo se posposti; mi,
invece, va sempre anteposto e quindi invaribile.
Gli agg. plein e sauf usati con funzione preposizionale restano invariati (Il avait de
l'argent plein le poches).
Gli aggettivi di origine straniera non integrati restano invariati e anche alcuni di
formazione espressiva (riquiqui, gaga).
Casi particolari nel cambio di genere: aggettivi con doppia forma (beau-bel -->
belle; fou-fol-->folle; viuex-vieil-->vielle; jemeau-jemel-->jemelle).

LA POSIZIONE
L'agg. qualificativo è l'elemento più strettamente legato al verbo e niente può
separarli, a meno che non si tratti di un'unità lessicale inscindible (un match de
tennis interminable). Aggettivi riferiti allo stesso nome possono trovarsi
giustapposti o coordinati da una congiunzione. L'aggettivo può precedere o seguire
il nome o avere valore appositivo separato da virgola o parentesi (Cette viande,
nerveuse, est immangeable). Va sempre prima del nome se è monosillabico (tranne
haut e sec). A volte in base alla posizione può cambiare il significato (un simple
soldat=/=un soldat simple). Se dislocato, e precedente il sostantivo, può riferirsi
solo al soggetto della frase (Prudent, il évitait d'en parler à son ami). Può trovarsi
in coordinazione con un complemento o con una proposizione relativa (en étudiant
doué et qui travaille pour financer ses études).
Aggettivi che seguono sempre il nome:
-relazionali (esprimono una relazione stabile con il nome da cui derivano, detti
anche derivazionali), come médical, municipal, sono equivalenti ad un
complemento (=pour la municipalité, =de santé). Formano un nucleo inscindibile
col sost.
-aggettivi di colore, nazionalità, e alcune proprietà fisiche (clair, sec, idiot)
-participi passati e participi presenti in -ant
-gruppi aggettivali (un produit bon marché)
-se reggono un complemento (un immeuble haut dix étages)
Aggettivi che precedono il nome:
-aggettivi che indicano l'ordine, che possono variare nel senso se anteposti
-alcuni aggettivi descrittivi brevi e frequenti (beau, bon, brave, grand, etc.)
-alcuni aggettivi ricorrenti con il determinato nome (la pale mort)
Inoltre vengono posposti se: reggono un complemento (une blessure rage de deux
doigts), sono preceduti da un avverbio, o sono tra loro giustapposti o coordinati.
Aggettivi di posizione variabile:
-aggettivi senza modificazione di senso, che posposti enfatizzano (frequente solo
nell'uso giornalistico)
-aggettivi a duplice interpretazione, che anteposti al nome modificano il suo
significato (un grand mangeur), posposti vi aggiungono una qualità (un mangeur
gros).
-si, tout, très, trop
Alcuni aggettivi vanno considerati parte inscindibile del nome e sono generalmente
anteposti (le petit-déjeuner).
L'aggettivo qualificativo può essere modificato da avverbi di intensità, o
completato da altir modificatori (ad. es l'aggettivo di colore da un agg. che ne
indica la sfumatura). Alcuni possono essere completati da preposizioni (indifférent
à, furieux contre, etc).

AGGETTIVI DETERMINATIVI (O NON QUALIFICATIVI)

Hanno la funzione di determinante perché attualizzano il nome nella frase. Sono


possessivi, dimostrativi (esprimono collocazione nello spazio rispetto al locutore),
indefiniti (indicano una quantità generica), numerali (una quantità precisa), relativi
(introducono una relativa), interrogativi ed esclamantivi (una detemrinazione in
forma di interrogazione o esclamazione).

AGGETTIVI POSSESSIVI
Corrisponde ad un complemento del nome introdotto da de (in italiano compl. di
specificazione). Indica l'appartenenza dle referente ad una persona/cosa, si accorda
col nome a cui si riferisce. Determina il possessore e l'oggetto posseduto.
Forme atone:
sing plur
m f m f

1a pers. mon ma mes


2a ton ta tes
3a son sa ses

1a plur. notre nos


2a plur. votre vos
3a plur leur leurs

Davanti ad un sost. femminile che inizia con vocale o h muta si utilizzano le forme
maschili per evitare lo iato.
Forme toniche: mien, tien, sien, notre, votre, leur; costituiscono la base per la
formazione dei pronomi possessivi, mentre come aggettivi si usano ormai solo
nello scritto (Je fais mien ce propos).

Si trova sempre davanti al nome. L'agg. poss. non è mai preceduto da articolo
determinativo o altro determinante come un dimostrativo, se si vuole esprimere
questa determinazione si ricorre ad una perifrasi (cet ami des miens). Come
l'articolo, va ripetuto davanti a ciascun nome di una serie. Con on (o altri termini
indefiniti come chacun) si utilizzano i possessivi di terza persona singolare, mentre
quando è usato col senso di nous ovviamente quelli di prima persona.
Divergenze con l'italiano:
-molto più usato che in italiano, non esprime necessariamente un possesso, ma si
usa con nomi che designano capi d'abbiagliamento, oggetti personali, nomi di
parentela o abitudini (je dois terminer mon travail).
- spesso si usa dove in italiano si usa un riflessivo (Martine mit ses lunettes)
-quando vi sono due possessivi riferiti ad uno stesso nome si trovano un prima e
uno dopo
-non si mette mai davanti all'aggettivo
-l'agg. propre rafforza il possessivo, non lo sostituisce

AGGETTIVI DIMOSTRATIVI
Funzione deittica nello spazio e anche nel tempo. Si accorda nel genere e nel
numero con la cosa a cui si riferisce.
sing plur
masch ce (consonante o h aspirata)
/ cet (vocale o h muta)
ces
femm cette

Spesso è rafforzato dalle particelle avverbiali -ci e -la (ce livre-ci) che però hanno
ormai quasi perso ogni significato spaziale.
Il dimostrativo può avere anche una funzione verso il co-testo, anaforica o
cataforica, o anche di ipotiposi (di enfasi: Regardez ce spectacle naturel, ce ciel
limpide, ces merveilleuses étendues!).
Non vi si possono accoppiare articoli determinativi o agg. possessivi (ma
qualificativi, indefiniti o numerali sì).
A volte viene sostituito dal semplice articolo quando l'oggetto è sufficientemente
determinato (Entre le duex T-shirts je choisis le rouge).

AGGETTIVI RELATIVI
Indicano il legame del nome con un antecedente o un sostantivo precedentemente
citato (funzione anaforica). Si mettono davanti al nome e sono: lequel(s), duquel,
desquels, au(x)quel(s).

AGGETTIVI INTERROGATIVI ED ESCLAMATIVI


Ha la funzione di chiedere l'entità della persona o la qualità della cosa designate
dal sostantivo cui si riferiscono. Si accorda nel genere e nel numero.
masch femm
sing quel quelle
plur quels quelles

Può avere funzione di attributo o di aggettivo predicativo, può essere usato nelle
interrogative dirette o indirette (Je voudrais savoir quelle est ton occupation).
La stessa forma ha l'esclamativo, che esprime stupore, ammirazione, rabbia, etc.

AGGETTIVI INDEFINITI
Hanno funzione determinante, ma in maniera più generica e approssimata, possono
esprimere un'idea di quantità e qualità indeterminate, ma anche di somiglianza,
identità e differenza.
Aggettivi che esprimono quantità:
-nulla: nul(le), aucun(e), pas un(e). Si usano al singolare (tranne quando si
riferiscono a pluralia tantum) e sono accompagnati dalla particella negativa ne
(Aucun scientifique n'avait exploré ce domaine). Spesso aucun è preceduto da
sans. Pas une è una negazione più accentuata e si usa solo al plurale.
-totale: chaque, tout/toute/tous/toutes. Chaque si usa soltanto al singolare e
determina con valore distributivo gli elementi di un insieme. Tout ha lo stesso
valore se usato senza determinante (Cessez de m'interrompre a tout instant), mente
con un determinante indica una quantità considerata totalmente.
-parziale: certain(e)(s), quelque(s), quel(le)(s), quelconque(s), n'importe quel(le)
(s), duvers(es), différent(e)s, maint(e)(s), plus d'un(e), tel(e)s, plusieurs. Se
posposti certain, différents e divers hanno valore qualificativo. Se usato al
singolare certain vuole l'articolo indeterminativo. Divers e different indicano una
pluralità di persone diverse. Quelque se usato al singolare ha lo stesso valore di un,
al plurale può avere valore restrittivo, preceduto da articolo o altro determinante
esprime numero limitato, davanti a numerale esprime il singificato di environ
(=circa). Plusieurs è invariabile, non ha valore restrittivo e non vuole alcun
articolo. Maint esprime una quantità indeterminata più grande. Quelconque e
n'importe quel esprimono totale indeterminaztezza.
Aggettivi che esprimono identità, somiglianza o differenza:
-identità (ma anche somiglianza): meme. Variabile nel genere e nel numero, sempre
preceduto da determinante. Posto di seguito al nome ha valore rafforzativo.
-somiglianza: tel. Può esprimere anche intensità o indeterminatezza. Tel...que
introduce una proposizione consecutiva (equivale a si+adj).
-differenza: autre. Variabile nel genere e nel numero, precde il sostantivo,
accompagnato da un determinante (che al plurale è sempre d'). Può avere valore
qualificativo, sia se anteposto che posposto.

AGGETTIVI NUMERALI
Forniscono un'indicazione quantitativa precisa. Si distinguono in cardinali e
ordinali.
Cardinali: possono avere forma semplice o composta, sono invariabili per genere, e
per numero, ad eccezione di zéro, millier, million, milliard, billion (e divingt e cent
quando moltiplicati per un altro numero) che prendono il plurale. Possono avere la
funzione di determinante (J'ai quatre enfants), ma spesso sono preceduti da
articolo o altro determinante. Precedono il nome tranne quando esprimono anno,
elementi in sequenza o il numero d'ordine di un regnante (che invece in italiano
vuole un ordinale: Louis quatorze).
Ordinali: indicano l'ordine di successione di elementi in una serie numerica. Ad
eccezione di premier e second, si formano dai rispettivi cardinali+-ième. Possono
essere preceduti da un determinante. Si accordano nel genere e nel numero e vanno
preposti, tranne quando si riferiscono ad un volume appartenente ad una serie (nel
caso di un capitolo di un libro invece si possono mettere sia prima che dopo).
Deuxième sostituisce second nei composti (trente-deuxième) o quando si riferisce
ad una serie di più di due elementi. Quando premier e dernier accompagnano un
cardinale si mettono dopo (al contrario dell'italiano).
Frazionari e moltiplicativi: i denominatori corrispondono agli ordinali, tranne demi,
tiers e quart; sono preceduti da un articolo. I numeri moltiplicativi sono variabili e
possono essere anteposti o preposti.
Vi sono infine alcuni agettivi qualificativi che esprimono periodicità (annuel,
trimensuel, etc).

IL PRONOME
Tradizionalmente definito come la parte variabile del discorso che ha la funzione di
sostituire un nome, in realtà può sostituire anche un sintagma nominale, un gruppo
preposizionale o un'intera proposizione, e in alcuni casi non sostituisce nulla bensì
designa i propri referenti con l'enunciazione (come tu che designa l'interlocutore).
Possono avere forma semplice o complessa (lequel), possono avere più forme,
variare in genere e numero e possono ammettere o non ammettere modificatori. La
funzione in rapporto al referente può essere deittica (si riferisce a qualcosa presente
all'enunciazione), anaforica (quando riprende un antecedente, in maniera più o
meno concorde, si pensi ai collettivi) e cataforica (quando precede il sostantivo,
come ad esempio in una dislocazione a destra: Tu l'attrapperas, ce pauvre
pigeon!).

PRONOMI PERSONALI
Costituiscono un insieme particolarmente ricco che ha ereditato più fedelmente la
diversità delle forme latine. Oltre le forme soggetto, sono sintetiche quelle
accusative e dative atone, mentre gli altri complementi sono espressi in maniera
analitica (con pronomi tonici). Sono atone le serie soggetto, compl. oggetto, compl.
indiretto e riflessiva, mentre la serie tonica può svolgere diverse funzioni. I
pronomi atoni si distinguono dai tonici per alcune proprietà:
-gli atoni precedono o seguono immediatamente il verbo (non si presentano in loro
assenza), il loro nesso può essere spezzato solo da un altro pronome (ils me
regardent) o dalla particella negativa ne. Sono infatti detti congiunti al verbo.
-non possono essere usati in costruzioni con messa in rilievo del pronome (C'est à
toi que j'ai parlé, non C'est te que j'ai parlé)
-non possono comparire in assenza del verbo (ad es. in una risposta)
-non possono essere preceduti da preposizione (e quindi non possono essere usati
nella costruzione etre+à+pronome)
A volte forma atona e tonica sono omomorfe e si distinguono solo tramite
un'analisi sintattica. Le forme toniche si adoperano per la maggior parte dei
complementi obliqui.
All'imperativo i pronomi possono trovarsi in posizione accentata e per questo
alcuni si ono trsformati in forma tonica.
PRONOMI PERSONALI SOGGETTO
I pron. pers. sogg. atoni funzionano come indicatori di persona per distinguere le
sei persone della coniugazione francese, molto delle quali sono foneticamente
identiche. Je: indica la persona che enuncia, valore deittico, unico che subisce
elisione allo scritto. Tu: l'interlocutore, rapporto di confidenzialità, elisione solo nel
registro familiare. Il, elle, ils, elles: unico a variare in genere e numero,
indipendente dall'enunciazione, può avere funzione deittica se facilmente
deducibile. Il ha valore neutro nei costrutti impersonali e in alcune espressioni può
essere omesso. Nous: pluralità che contiene un je, può essere anche un nous
maiestatico. On è un pronome indefinito e sostituisce nous, ma anche gli altri
pronomi, comporta la concordanza in genere e numero se il referente è deducibile
dal contesto. Può assumere un carattere ironico. La forma l'on è impersonale e
caratterizza lo scritto o un registro alto (si trova con ou, où, si, que, quoi). Vous:
pluralità tra cui un tu, è anche pronome allocutivo referenziale (forma di cortesia,
più usata che il "lei" italiano).
La forma tonica può essere usata come soggetto quando:
-come apposizione, enfatizza il sogg. (Moi, je travaille)
-in una frase come c'est...qui
-il pronome è soggetto logico (Il ne manque que lui)
-il pronome e il verbo sono separati da qualcosa (Moi seul peux juger cette affaire)
-il pronome è coordinato ad un altro sogg. (Lui e son frére meritent nos éloges)
-il pronome si oppone ad un altro termine
-è soggetto di un verbo sottinteso in una frase ellittica (di risposta)
RIPETIZIONE DEL PRONOME SOGGETTO
Nella subordinazione è obbligatoria. Quasi mai obbligatoria nella coordinazione,
tranne:
-nelle coordinazioni per asindeto è frequente e diventa obbligatoria quando i verbi
sono uno positivo uno negativo, hanno tempi o modi diversi o hanno diversa
costruzione sintattica
-se lo stesso verbo è ripetuto (scelta stilistica: Elle danse le matin, elle danse le
soir, elle danse tout le temps)
-nelle coordinazioni per polisindeto (tranne se sono alla terza persona) o con le
congiunzioni car e or (Je le connais, or je n'en peux plus).
Altri casi: on e il impersonali si ripetono sempre; anche con l'inversione del
soggetto è obbligatoria (Arrive-t-il ou part-il?).
RIPRESA DEL SOGGETTO CON UN PRONOME SOGGETTO ATONO
Se il soggetto è espresso da un sostantivo o un nome proprio non deve essere
ripreso con un pronome atono, anche se si tende a farlo nel registro familiare (disl.
a sx). Deve essere ripreso dopo termini che comportano l'inversione del pron.
soggetto (à peine le soleil s'était-il levé, qu'elle se mit en route). Si può enfatizzare
esprimendo il soggetto con la forma tonica e riprendendolo con l'atona. Se vi sono
più soggetti (di cui almeno uno forma tonica) vengono ripresi con pronome
inclusivo corrispondente (tranne quando sono coordinati con ni, o a volte quando
uno dei soggetti è una forma tonica di terza persona.
INVERSIONE DEL PRONOME PERSONALE SOGGETTO
Con i pron. pers. soggetto nella forma tonica non si ha alcuna inversione. La forma
atona è generalmente posta prima del verbo, ma lo segue: nella forma interrogativa
con inversione, nelle proposizioni incidentali, nella locuzione toujours est-il, dopo
alcuni avverbi e locuzioni avverbiali come aussi, encore, à peine, e altre.

PRONOMI PERSONALI COMPLEMENTO OGGETTO


Sostituiscono un sintagma costituito da un nome proprio, un sostantivo determinato
da un articolo det. o un agg. dimostrativo/possessivo, o un'intera proposizione
(mediante il pronome le). Sono quasi sempre forme atone. Sono: me, te, le/la, nous,
vous, les.
Si trova tra il soggetto e il verbo, tranne:
-alla forma negativa, ne si pone tra sogg. e pron. (Ils ne les voient pas)
-alla forma interrogativa con inversione, il pronome precede il verbo (Les voient-
ils?) (se interrog. neg. con inversione si antepone il ne a questa struttura)
-nei tempi composti si pone tra soggetto e ausiliare (anche in interrogativa,
negativa e interro-negativa)
-con i servili e i gallicismi si pone subito prima dell'infinito (Je dois le voir) (con
neg., int. e int.-neg. non cambia la struttura)
-con verbi causativi, alcuni verbi di percezione e alcuni di movimento, il pron.
precede il verbo coniugato (Il le laisse voyager) (con neg., int. e int.-neg. non
cambia la struttura)
-con imperativi (affermativi) il pronome segue il verbo e vi è legato da un trattino

In pochi casi si utilizzano le forme toniche come compl. oggetto:


-come apposizione per enfatizzare quello già espresso dall'atono (Je l'avais vu, elle,
traivallant dans les champs)
-quando è oggetto di un verbo sottinteso di una frase ellittica
-alla prima e alla seconda pers. sing. dopo un imperativo affermativo

PRONOMI PERSONALI COMPLEMENTO INDIRETTO


Questa classe raccoglie diverse funzioni logiche, di carattere principalmente
dativale, ma non solo. Atoni. Sono: me, te, lui/y/en, nous, vous, leur/y/en.
Esprimono:
-complemento di termine (Je lui donne une pomme)
-complemento di vantaggio (Il vous à trouvé un appartement =pour vous)
-complemento di stato in luogo (Je lui trouve beaucoup de talent =chez lui)
-complemento di moto a luogo (Ces lettres nous arriveront-elles? =à nous)
-complemento di specificazione (Les oreilles lui sifflaient)
La posizione che occupano è la stessa dei pronomi compl. oggetto.
Sono sostituiti dalla forma tonica:
-nei casi in cui i pronomi compl. oggetto lo sono
-se il pronome è retto da un verbo al participio passato/un nome/un aggettivo (Une
affaire proposée à lui)
-con la preposizione à retta dai verbi penser, recourir, renoncer, rever, songer

PRONOMI PERSONALI RIFLESSIVI


Esprimono un riferimento alla persona soggetto del verbo. Adoperati per la forma
riflessiva del verbo, propria, impropria (Je me lave les mains), o reciproca, e per
verbi intransitivi pronominali (Elle s'endormit). Sono: me, te, se/soi, nous, vous, se.
In forma tonica va dopo il verbo, in forma atona segue le regole del pron. compl.
oggetto. All'imperativo segue il verbo.

L'uso della forma tonica soi (ma anche lui-meme e simili) è equivalente a quello
del pronome italiano "sé", e inoltre è obbligatorio quando:
-il soggetto è un pronome indefinito o un sost. con aggettivo indefinito (Tout
homme travaille pour soi)
-quando l'antecedente è inespresso (verbo all'infinito o impersonale)
-se è complemento di nome (L'amour de soi).
-ove vi sia rischio di equivoco
-è raccomandato nelle locuzioni de soi, en soi, però spesso sostituite da forme
toniche non riflessive a volte rafforzate da meme
Tutte le forme toniche possono essere rafforzate da meme.

PRONOMI PERSONALI AVVERBIALI (EN E Y)


Sono antichi avverbi di luogo che hanno assunto valore pronominale. Sono atoni e
sostituiscono un sintagma nominale preposizionale. All'imperativo vogliono una
posizione tonica; se alla seconda pers. sing. il verbo riprende la s per evitare lo iato
(tranne se dopo si trova un infinito: va y faire un tour!).
En: sostituisce un sintagmi introdotti dalla prep. de con referente quasi sempre
inanimato. I più frequenti:
-compl. oggetto preposizionale. Si usa en+art. indeterminativo/art. partitivo/agg.
partitivo/agg. numerale/agg. indefinito/compl. di specificazione
-compl. ogg. indiretto
-proposizione.
Particolarità:
-se il determinante è chaque la forma pronominale non si costruisce con en
-se il compl. ogg. indiretto è un essere umano si ricorre alla forma tonica (con gli
animali si può scegliere)
-il compl. di spec. con reggenza aggettivale richiede la forma tonica (Il est satisfait
d'eux)
-si adopera con un antecedente inanimato se esso è preceduto da una preposizione
locativa
Y: sostituisce un sintagma introdotto dalla preposizione à, ovvero un compl. di
termine (Vous pensez à vos vacances --> vous y pensez), un compl. di stato in
luogo figurato o un'intera proposizione
Particolarità:
-se il compl. di termine è un essere animato non si può ricorrere ad y (si utilizza
però nei casi in cui non sia consentito il succedersi di due pronomi atoni). Si può
usare con antecedente animato se è preceduto da preposizione con valore locativo.
-in svariate locuzioni non è possibile attribuire un valore preciso a y (Il y a)

COMBINAZIONE DI PIU' PRONOMI PERSONALI ATONI


-COI+COD: oggetto alla terza pers., indiretto qualsiasi (le altre persone
dell'oggetto vanno espresse in forma tonica: On te présente à lui). Eccezioni: se
invece anche l'indiretto è di terza persona lo segue. All'imperativo: oggetto e poi
indiretto.
Negative: struttura base, con ne prima e pas dopo il verbo.
Interr. con inversione: posti a inizio frase, se c'è un soggetto ripetuto (inversione
complessa) li precede. Negazione: si aggiungono ne prima e pas dopo.
Verbi servili e gallicismi: precedono l'infinito (Quelqu'un va le lui donner).
-Pron. riflessivo+COD/COI: se il riflessivo ha funzione di compl. oggetto,
l'indiretto sarà in forma tonica (Elle se presente à lui). Se invece il riflessivo
esprime un compl. indiretto precede il compl. oggetto (Il se la represente grande et
blonde).
-Pron. compl. oggetto/indiretto+en/y: indiretto+en è la più frequente e si ha nel
caso in cui il verbo regga due complementi indiretti (Elle lui en parle). Mentre con
y: Elle l'y déposera. Oggetto+en: anch'essa più frequente. Es.: Il nous en prie,
oppure Elle m'y conduit. En e y occupano sempre la seconda posizione.

PRONOMI POSSESSIVI
Indicano una relazione di possesso in rapporto con una persona grammaticale. Vi si
abbina un articolo determinativo.

masch. sing. femm. sing. masch. plur. femm. plur.


le mien la mienne les miens les miennes
le tien la tienne les tiens les tiennes
le sien la sienne les siens les siennes
le nôtre la nôtre les nôtres les nôtres
le vôtre la vôtre les vôtres les vôtres
le leur la leur les leurs les leurs

Consentono di distinguere il genere del posseduto al singolare, ma non al plurale


con persone plurali (les vôtres).
Possono essere rinforzati da propre, e preceduti dall'aggettivo indefinito tout o da
un numerale cardinale.
La forma nominalizzata indica i genitori/familiari (les miens, les tiens, etc), inoltre
si trova in alcune locuzioni fisse (faire des siennes).

PRONOMI DIMOSTRATIVI
Semplici, o composti se accompagnati dagli avverbi -ci e -là. Inoltre vi sono quelli
variabili in genere e numero e quelli neutri (solo singolari).

Forme semplici:
sing. plur.
masch. femm. neutro masch. femm.
celui celle ce ceux celles

Forme composte:
sing. plur.
masch. femm. neutro masch. femm.
celui-ci celle-ci ceci ceux-ci celles-ci
celui-là celle-là cela/ça ceux-là celles-là

FORME SEMPLICI
Devono essere seguite da un modificatore, che può essere:
-un pronome relativo (Celle à qui tu t'addresse est hollandaise)
-un participio presente o passato (Je vuos envoie celui signé par l'Ambassadeur)
-la preposizione de seguita da un nome, un avverbio o un infinito
La forma neutra ce si adopera ogni volta che il sostantivo che segue sia preceduto
da un determinante (Ce sont des infirmières). E' generalmente usata come soggetto
del verbo être. Si utilizza ce+être+adj. per riferirsi ad un concetto espresso in
precedenza. Inoltre c'est/ce sont può introdurre un soggetto nominale o
pronominale. Per la terza persona plurale si adopera ce sont (per tutte le altre c'est).

Si utilizza inoltre in quasi tutte le espressioni di tempo, tranne per l'ora (Il est 8
heures) o numero+mese per cui si usa nous sommes/on est.
ALTERNANZA C'EST/IL EST
Il si utilizza tutte le volte che il predicato nominale è un aggettivo/sostantivo non
determinato (Il est médecin; Ils sont blonds). Si può utilizzare se c'è il determinante
solo per dare un particolare effetto stilistico.
Nelle costruzioni impersonali si usa Il est+agg./sost./avv. (Il est nécessaire que tu
dises la vérité).
Si adopera inoltre in alcune forme stereotipate (il suffit, S'il vous plaît, in cui ha
valore di cela, ma anche Il était une fois, etc).
Ciononostante, nel parlato si userà C'est quando si vuole insistere sull'aggettivo o
quando la proposizione che segue è una temporale (C'est amusant quand il fait des
grimaces); generalmente tende a imporsi.

FORME COMPOSTE
Le forme composte non vogliono alcun modificatore. Possono avere valore
anaforico o deittico. Quando si utilizzano insieme -ci e -là, si determina
un'opposizione spaziale o anche temporale (riferendosi all'elemento nominato per
ultimo o ad uno precedente). Nell'uso contemporaneo questa opposizione si è
molto affievolita e si tende ad usare solo -là.
Forme comp. neutre: ceci e cela sono proprie dello scritto o dell'orale sostenuto, ça
del registro familiare (stesso valore di cela). Non vogliono alcun modificatore
(eccezione: de+adj.+dichiarativa. Elle a ceci de bon, qu'elle est toujours discrète).
Sostituiscono spesso una proposizione: ceci riferendosi a ciò che si sta per dire,
cela a ciò che si è appena detto, anche se questa opposizione tende nel parlato a
neutralizzarsi.
Ceci e ça tendono a sostituire ce in molti usi.

PRONOMI RELATIVI
Mettono in relazione una proposizione reggente con una subordinata, richiamando
un termine già espresso (antecedente), che può essere un nome o un pronome.
Presentano delle forme semplici e delle forme composte.
Soggetto: qui, lequel, laquelle, lesquels, lesquelles.
Oggetto/predicato nominale: que.
Complemento indiretto: prep+qui o donc (antecedente animato), prep.+quoi, dont o
où (antecedente inanimato), prep.+lequel/lequelle/etc., auquel (à laquelle,
auxquels, auxquelles) o duquel (de laquelle, desquels, desquelles) (entrambi i tipi
di referente).
FORME SEMPLICI
Non sono marcate né in genere, né in numero.
Qui: funzione di soggetto o di compl. preposizionale con antecedente animato (Ce
chien sûr qui vous comptez tant ne vous appartient plus).
Que: compl. oggetto o pred. nominale (L'homme que je suis ne peur tolérer ça), nel
registro sostenuto anche compl. di tempo, o anche molto raramente soggetto.
Quoi: forma neutra, è sempre preceduto da una preposizione, ha come antecedente
rien, ce, cela o un'intera proposizione (Ce à quoi que vous pensez).
Dont: ha il valore di de+pronome relativo, ovvero compl. di moto da luogo, compl.
di specificazione, compl. partitivo. Ha quindi un uso estremamente ampio. Se il
sintagma a cui si riferisce ha esso stesso funzione di compl. indiretto, si dovrà
utilizzare de qui o duquel/etc.
Où: è un pronome relativo avverbiale e ha valore locativo o temporale (ovvero di
à/dans/etc.+pron. relativo). Ha antecedente solo inanimato. Vi si possono
aggiungere de o par per precisare ulteriormente (Le village d'où je viens). Nel
registro familiare tende a sostituire que con valore temporale.

FORME COMPOSTE
Variabili per genere e numero. L'antecedente deve essere sempre presente. Possono
essere rette da qualsiasi preposizione, con à e de costituiscono forme contratte
(auquel, duquel, etc). Adoperate quando l'antecedente è una cosa o un animale o
per disambiguare una frase. Quiconque: include il proprio antecedente
eprincipalmente funge da soggetto. Lequel: soggetto o complemento, più formale.

RELATIVI INDEFINITI
Caratterizzati dall'assenza dell'antecedente. Anche qui, que, quoi possono assumere
valore di rel. indefinito se usati senza antecedente.
Quiconque: equivale a tout homme qui; di cui tout homme soggetto della reggente
e qui della subordinata relativa.
Qui que: si trova solo nella locuzione qui que tu sois.
Quoi que: riferito a cose, ha funzione di soggetto, pred. nominale e compl. oggetto
(Quoi qu'il arrive).

PRONOMI INTERROGATIVI
Segnalano la richiesta di identificare un elemento contestuale (solitamente, il
soggetto del verbo espresso). Introducono le proposizioni interrogative dirette
parziali e le subordinate inerrogative indirette. Possono essere classificati e la
forma semplice/composta.secondo la propria funzione, la natura animaat/inanimata
dell'antecedente

FORME SEMPLICI E SEMPLICI RINFORZATE


Non sono marcate né in genere né in numero ma permettono di distinguere tra
referenti animati e inanimati; l'attributo concorda con il referente.
PER GLI ANIMATI
Qui: diverse funzioni logiche: soggetto, compl. oggetto, pred. nominale, compl.
predicativo. Nelle interrogative dirette con qui si fa sempre l'inversione. Se unito a
preposizione può formare tutti i compl. preposizionali. Forma rinforzata: qui est-ce
qui (soggetto) e qui est-ce que (compl. oggetto, pred. nominale, compl. predicativo
e unita a preposizione tutti i compl. predicativi).
Que: pred. nominale, compl. predicativo. Forma rinforzata: qu'est-ce que: stesse
funzioni.
Con le forme rinforzate non si effettua mai l'inversione del sogg.
PER GLI INANIMATI
Que: compl. oggetto nelle interrogative dirette o indirette con verbo all'infinito (in
quelle con modo finito si ha ce qui come soggeto e ce que come compl. ogg, pred.
nominale e compl. predicativo). Forma rinforzata: qu'est-ce que, soggetto con quei
verbi che hanno sia costruzione personale che impersonale (se passer, arriver, etc).
Quoi: compl. oggetto, pred. nominale e compl. predicativo in interrogative dirette
senza inversione (proprie del registro familiare). Consente la formazione di
complementi preposizionali. Si trova inoltre: davanti ad un agg. preceduto da de
con funzione di tema (Quoi de neuf aujourd'hui?), davanti ad un infinito, in
funzione interiettiva (Quoi! Tu l'as retrouvé?). Forma rinforzata: quoi est-ce que,
forma tutti i compl. preposizionali che si formano con quoi.

FORME COMPOSTE
Sono le stesse del pronome relativo (art. determinativ+quel). Varibili in genere e
numero, so cintraggono col le preposizione à e de. Servono a porre una domanda
su asseri animati/inanimati già definiti dal contesto. Se hanno funzione di soggetto
non si effettua l'inversione.

PRONOMI INDEFINITI
Possono esprimere quantità, totalità, identità, somiglianza e differenza.
Quantificazione:
-nulla: aucun(e), nul(le), personne, pas un(e), rien. Funzione di soggetto, compl.
oggetto e compl. indiretto se preceduti da una preposizione (tranne nul e pas un
che sono solo sogg). Person (animato) e rien (inanimato) sono invaribili, tutti gli
altri variabili ma solo nel genere. Sono preceduti da ne (tranne in frase ellittica).
Ammettono delle espansioni costituite da compl. partitivi nominali (pas un d'entre
vous).
-indefinita: un(e), quelqu'un(e), quelque chose, un(e) autre, n'importe qui,
n'importe quoi, n'import lequel e n'import laquelle (singolari) e plusieurs,
certain(e)s, quelques-un(e)s, d'autres, quelques autres, n'importe lequel e
n'importe lesquelles (plurali). Inoltre bisogna includervi on che è il soggetto
generico per eccellenza. Le forme singolari sono invariabili in geere (tranne
n'importe lequel). Hanno funzione di soggetto, compl. oggetto, e compl. indiretto
se oreceduti da preposizione. Possono presentare reggenza partitiva e essere
preceduti da en quando sono compl. oggetto. Alle forme singolari si possono
abbinare degli avverbi di quantità. Inoltre tel è spesso usato come antecedente di
una proposizione relativa nei proverbi.
Totalità:
-tout, tous, toutes, chacun(e). Le prime tre esprimono una totalità globale, sono
variabili e possono esprimere tutte le funzioni logiche. Chacun(e) invece esprime
una totalità distributiva, è variabile solo nel genere, può essere sogg., compl.
oggetto e compl. indiretto e può reggere il compl. partitivo.
Identità e differenza:
-le/la même, les mêmes, l'un(e), l'autre, les un(e)s, les autres, d'autres, autrui, autre
chose. Articolo+même: identità, variabili in genere e numero, sono soggetto,
compl. oggetto e compl. obliquo. Le altre esprimono differenza e sono soggetto e
compl. oggetto (tranne autrui che è solo compl. indiretto).

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